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SOMMARIO del 13/06/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: ricercare nella storia della Chiesa l'amore e le opere di Dio e non scandali e sensazionalismi. Il saluto del Papa per gli 80 anni dell'AVIS e gli auguri per gli studenti sotto esame
  • Nomine
  • Il cardinale Martino annuncia la sospensione dei finanziamenti cattolici ad Amnesty International, dopo la svolta abortista dell’organizzazione umanitaria

  • Il Pontificio Consiglio della Cultura compie 25 anni. Il cardinale Poupard: rilanciare il dialogo tra fede e culture
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Un mese fa il Papa inaugurava la Conferenza di Aparecida: intervista con il cardinale Errázuriz
  • La solidarietà dell'arcivescovo ortodosso Chrysostomos a mons. Angelo Bagnasco
  • E' guerra tra Hamas e Fatah. Cristiani nel mirino in Medio Oriente
  • La Chiesa ricorda Sant'Antonio di Padova
  • Chiesa e Società

  • I vescovi del Messico chiedono alla Suprema Corte di Giustizia di verificare l’incostituzionalità della recente legislazione che legalizza l'aborto
  • Taiwan: la comunità cattolica vive con fervore il mese del Sacro Cuore di Gesù, nel ricordo di Giovanni Paolo II
  • Spagna: il cardinale Cañizares Llovera, arcivescovo di Toledo, ricorda ai genitori che hanno il diritto di difendere l'educazione dei figli con tutti i mezzi legittimi, compresa l’obiezione di coscienza
  • “I poveri sono le vittime principali dei cambiamenti climatici”: messaggio di un rappresentante dell’episcopato statunitense al Senato
  • Crescono del 3,5 % le spese militari mondiali. In testa gli Stati Uniti
  • OIL, FAO e vari organismi di solidarietà impegnati per eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016
  • A Bali, in Indonesia, anti-vertice sull’olocausto negato dall’Iran
  • La Conferenza episcopale svizzera si prepara ad accogliere gli Europei di calcio 2008
  • A quota 11.458, ha compiuto ieri 10 anni la “Lista dei siti Cattolici in Italia”
  • Concluso il restauro del complesso di Santa Cristina a Bologna, dove verrà aperta una “Schola di canto gregoriano”
  • Oggi in Campidoglio la consegna del premio "Una Coppola per il Dialogo" al cardinale Paul Poupard ed al regista algerino Rachid Benadj
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Iraq forte tensione per attentato alla moschea di Samarra
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: ricercare nella storia della Chiesa l'amore e le opere di Dio e non scandali e sensazionalismi. Il saluto del Papa per gli 80 anni dell'AVIS e gli auguri per gli studenti sotto esame

    ◊   Guardare alle “grandi opere di Dio” nella storia e amare la Chiesa senza andare in cerca ad ogni costo “del sensazionale o dello scandalistico”. E’ il messaggio che emerge dalla 21.ma udienza generale del 2007, che Benedetto XVI ha tenuto questa mattina in Piazza San Pietro davanti a oltre 20 mila persone. La catechesi del Papa si è soffermata sulla figura del vescovo Eusebio di Cesarea, il primo storico del cristianesimo. Al momento dei saluti, l’apprezzamento del Papa è andato in particolare ai volontari dell’AVIS, l’Associazione italiana donatori sangue, che festeggia l’80.mo di fondazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Che chi guarda alla Chiesa cercandone l’errore, amplificandone lo scandalo o interessandosi a ciò che fa sensazione a livello epidermico lo faccia mosso dalla curiosità e dal pregiudizio è un fatto innegabile. Non così deve essere per un cristiano: la fede deve aiutarlo ad aprire l’anima al “mistero”, per “rintracciare nella storia della Chiesa i segni dell’amore di Dio” e nella storia degli uomini le sue “grandi opere” di salvezza. Benedetto XVI ha tracciato una linea netta tra questi due atteggiamenti e lo ha fatto lasciandosi ispirare dal modo in cui 1700 anni fa uno dei grandi vescovi della prima era cristiana, Eusebio di Cesarea, raccontò le gesta tanto di coloro che “come lupi crudeli - scrisse - hanno spietatatamente devastato il gregge di Cristo”, quanto di quelli che, aggiunse, “durante ogni generazione sono stati messaggeri della Parola divina con la parola o con gli scritti”.

     
    Telogo, esegeta, erudito, Eusebio decide di fare il punto su tre secoli di storia della Chiesa, che da parte sua condurrà questa verifica sulla sua evoluzione dottrinale nel 325 con il celebre Concilio di Nicea. E’ grazie a dieci libri della “Storia Ecclesiastica” del vescovo di Cesarea, ha spiegato il Papa, che “numerosi eventi, personaggi e opere letterarie della Chiesa antica” si salvano “da sicuro oblio”. I suoi volumi, scritti con un “intento morale”, passano in rassegna le vite di Santi e martiri, raccontano di eretici e di apologeti, “leggendo” sempre in questa sequenza di personaggi e avvenimenti la misericordia e la benevolenza divine. Quella di Eusebio, ha affermato Benedetto XVI, “è una storia ‘cristocentrica’, nella quale si svela progressivamente il mistero dell’amore di Dio per gli uomini” e il suo “modo di accostarsi alle vicende della storia”, ha osservato il Papa, “interpella vivacemente i credenti di ogni tempo”:

     
    “Egli interpella anche noi: qual è il nostro atteggiamento nei confronti delle vicende della Chiesa? È l’atteggiamento di chi se ne interessa per una semplice curiosità, magari andando in cerca del sensazionale e dello scandalistico a ogni costo? Oppure è l’atteggiamento pieno d’amore, e aperto al mistero, di chi sa – per fede – di poter rintracciare nella storia della Chiesa i segni dell’amore di Dio e le grandi opere della salvezza da lui compiute? Se questo è il nostro atteggiamento, non possiamo non sentirci stimolati a una risposta più coerente e generosa, a una testimonianza più cristiana di vita, per lasciare i segni dell'amore di Dio anche alle future generazioni”.

     
    “C’è un contenuto nascosto nella storia”, ha concluso Benedetto XVI citando un eminente studioso di Pastristica, il cardinale Jean Daniélou: il “mistero è quello delle opere di Dio, che costituiscono nel tempo la realtà autentica, nascosta dietro le apparenze”:

     
    “A tanti secoli di distanza, anche oggi Eusebio di Cesarea invita i credenti, invita noi, a stupirci, a contemplare nella storia le grandi opere di Dio per la salvezza degli uomini. E con altrettanta energia egli ci invita alla conversione della vita. Infatti, di fronte a un Dio che ci ha amati così, non possiamo rimanere inerti. L’istanza propria dell’amore è che la vita intera sia orientata all’imitazione dell’Amato. Facciamo dunque di tutto per lasciare nella nostra vita una traccia trasparente dell'amore di Dio”.

     
    Al termine delle catechesi nella varie lingue, Benedetto XVI ha indirizzato un saluto ai buddisti membri della “Rissho Kosei-Kai” e inoltre, alla vigilia della Giornata mondiale dei donatori di sangue, ha incoraggiato i donatori italiani dell’AVIS a continuare “nel loro importante servizio al prossimo”, da 80 anni ispirato - ha detto - ai “valori della vita, della gratuità e della solidarietà”. Quindi, rivolgendosi ai membri del Gruppo Ricerca e Informazione Socio-Religiosa, il Papa ha espresso il proprio apprezzamento per il loro lavoro su un tema delicato:

     
    “Mi compiaccio per il vostro impegno ecclesiale, teso a presentare ai cristiani i pericoli connessi con la diffusione delle sette e dei movimenti religiosi alternativi”.

     
    E un ultimo pensiero è andato ai giovani: “Per molti vostri coetanei sono iniziate le vacanze - ha detto il Papa - mentre per altri questo è tempo di esami. Vi aiuti il Signore a vivere questo periodo con serenità e a sperimentare la sua protezione”.

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    Nomine

    ◊   In Brasile, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Limeira Padre Vilson Dias de Oliveira, dei Padri Dottrinari, finora parroco di “Nossa Senhora d’Ajuda” nella diocesi di Caraguatatuba. Il 49.enne neo presule ha compiuto gli studi di Filosofia nell’Istituto “Mater Ecclesiae” nella diocesi di Ponta Grossa e quelli di Teologia nell’Istituto Teologico “São Paulo” (ITESP). Ha inoltre compiuto studi di aggiornamento teologico-pastorale presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. Dopo l'ordinazione ha svolto, fra le altre, le attività di parroco, coordinatore diocesano delle Comunità ecclesiali di base, coordinatore di catechesi della Regione episcopale Ipiranga dell’arcidiocesi di São Paulo, assessore per la Dimensione biblico-catechetica della Conferenza episcopale nazionale.

    Sempre in Brasile, il Papa ha nominato vescovo di Guaxupé mons. José Lanza Neto, finora ausiliare di Londrina. Mons. Lanza Neto, 54 anni, ha studiato Filosofia nel Seminario diocesano di São Carlos e Teologia nel Seminario maggiore di São Paulo. E' stato ordinato nell'ottobre 1980. Successivamente ha svolto gli incarichi di rettore del Seminario maggiore diocesano di Jaboticabal, di parroco, di membro del Consiglio presbiterale diocesano e del Collegio dei consultori.

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    Il cardinale Martino annuncia la sospensione dei finanziamenti cattolici ad Amnesty International, dopo la svolta abortista dell’organizzazione umanitaria
     

    ◊   Niente più finanziamenti cattolici ad Amnesty International, dopo la svolta abortista intrapresa dall'organizzazione internazionale di difesa dei diritti umani. E’ quanto annunciato dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, in un’intervista al settimanale americano National Catholic Register. Il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    Il cardinale Martino ha espresso profondo rammarico per la presa di posizione abortista di Amnesty International, sottolineando che schierarsi per la depenalizzazione dell'interruzione volontaria della gravidanza rappresenta un tradimento delle finalità istituzionali della stessa organizzazione. Conseguenza inevitabile di tale decisione, spiega il porporato, sarà la sospensione di ogni finanziamento ad Amnesty da parte delle organizzazioni cattoliche. Il presidente di Giustizia e Pace ribadisce che non esiste un diritto di aborto internazionalmente riconosciuto, come si deduce dalla Conferenza ONU del Cairo sulla popolazione. E’ in tale occasione, viene ricordato, che è stato escluso l'aborto come mezzo lecito di controllo delle nascite. La delegazione della Santa Sede in quella occasione era guidata proprio dall'allora arcivescovo Martino, all’epoca Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di New York. Le lobby abortiste – prosegue il cardinale Martino nell’intervista al National Catholic Register - stanno continuando la loro propaganda, che si inquadra in quella che Giovanni Paolo II chiamava la “cultura di morte”. E’ estremamente grave, avverte il porporato, che una benemerita organizzazione come Amnesty International si pieghi ora alle pressioni di tali lobby. Si rammenta che tale svolta è stata esortata da parte di alcune sedi nazionali di Amnesty. Di qui, la necessità, per il cardinale Martino, di intensificare l'impegno dei cattolici, ma anche di ogni persona di buona volontà, in difesa del diritto alla vita di tutti i nascituri, senza impossibili distinzioni tra casi in cui l'uccisione del bimbo nel seno materno sarebbe giusta e altri ingiusta. La soppressione volontaria di ogni vita umana innocente - ha ribadito il capodicastero vaticano - è sempre un delitto e mina alle basi il bene comune della famiglia umana. 

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    Il Pontificio Consiglio della Cultura compie 25 anni. Il cardinale Poupard: rilanciare il dialogo tra fede e culture

    ◊   Celebrati oggi in Vaticano i 25 anni del Pontificio Consiglio della Cultura, istituito da Giovanni Paolo II il 20 maggio 1982. L’anniversario è stato ricordato stamane in un incontro ospitato nella nuova sede del dicastero in Via della Conciliazione, cui hanno partecipato i cardinali Paul Poupard, Ivan Dias, Claudio Hummes, Francis Arinze ed il professor Vincenzo Cappelletti. Il servizio di Roberta Gisotti:  

     La volontà profetica di creare questo Dicastero - ha ricordato il suo presidente il cardinale Poupard - si deve a Giovanni Paolo II che “aveva fatto della persona umana, cuore pulsante della cultura, il centro della sua riflessione intellettuale”. “La cultura è ciò per cui l’uomo in quanto uomo diventa più uomo, ‘è’ di più, accede di più all’essere”, aveva dichiarato due anni prima, in un memorabile discorso all’UNESCO, a Parigi nel 1980. E che “il dialogo della Chiesa con le culture del nostro tempo fosse un campo vitale, nel quale è in gioco il destino del mondo” lo aveva messo nero su bianco nella Lettera autografa istitutiva del Dicastero. “Una fede che non diventa cultura – si legge - è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”.

     
    E stamane si è riflettuto sulla missione del Pontificio Consiglio nelle diverse realtà culturali dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa, in profonda trasformazione di cui hanno parlato i cardinali Dias, Hummes e Arinze, prefetti rispettivamente delle Congregazioni per l’Evangelizzazione dei Popoli, per il Clero e per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. In particolare il cardinale Dias ha puntato il dito contro “il relativismo religioso” attraverso cui si va diffondendo “una cultura plasmata da un’ideologia che afferma che non esiste nulla che abbia carattere di assolutezza e di immutabilità”.

     
    Sulla sfida dell’annuncio e dell’inculturazione della fede si è soffermato poi padre Ardura, segretario del Dicastero della Cultura. Mentre a fare il punto storico sui rapporti tra Chiesa e cultura all’alba del terzo Millennio è stato il prof. Cappelletti, presidente della Società europea di cultura e delle Edizioni “Studium”.

     
    Ora ci stiamo preparando - ha annunciato il cardinale Paul Poupard - alla prossima Assemblea, nella primavera del 2008, dedicata alla grande sfida della secolarizzazione, “tema ricorrente nelle parole e nella preoccupazioni” di Benedetto XVI. Così il porporato al microfono di Giovanni Peduto:

     
    R. – Tanta gente vive “etsi Deus non daretur”, come se Dio non esistesse. E’ questa la sfida più grande, la secolarizzazione che diventa secolarismo e che erode, attacca la fede dei cristiani anche nella Chiesa. La gente vive in una cultura, credendo di vivere in modo naturale, e non si rende nemmeno conto del suo modo di pensare, di agire, di vivere l’amore e la sofferenza, la famiglia e la vita civile. E tutto questo avviene secondo modelli che si svuotano man mano del contenuto cristiano e oserei dire umano tout court.

     
    D. - C’è poi un’altra emergenza nei tempi odierni cui fare fronte:

     
    R. – Ci troviamo anche davanti ad una nuova sfida che dobbiamo affrontare, quello che chiamiamo il multiculturalismo. Dobbiamo imparare a vivere la nostra identità. Lì incontriamo l’ansia del Papa, che chiede, dunque, uno sforzo sovrumano di educazione, per fare in modo che soprattutto i giovani che sono immersi in questa cultura siano capaci già da ragazzi a non nascondersi come cristiani e ad essere fieri di esserlo e a dare ragione del perché sono cristiani.
     

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell'udienza generale

    Servizio estero - Medio Oriente: Gaza precipita nella guerra civile

    Servizio culturale - Un articolo di Angelo Marchesi dal titolo "Giovanni Duns Scoto e la ricerca del fine ultimo dell'uomo": l'edizione bilingue del "Prologo dell'Ordinatio" curata da padre Alessandro Apollonio
     Servizio italiano - Il tema delle liberalizzazioni.

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    Oggi in Primo Piano



    Un mese fa il Papa inaugurava la Conferenza di Aparecida: intervista con il cardinale Errázuriz

    ◊   Un mese fa, il 13 maggio scorso, Benedetto XVI inaugurava ad Aparecida, in Brasile, la V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e caraibico. In questi giorni è stato presentato al Papa il “Documento finale” che raccoglie le riflessioni della Conferenza di Aparecida conclusasi il 31 maggio. A un mese dall’inizio di questo importante evento Luis Badilla ha intervistato il cardinale Francisco Javier Errázuriz, arcivescovo di Santiago del Cile e presidente del CELAM, il Consiglio dell’episcopato latinoamericano, chiedendogli cosa abbia significato la presenza del Papa ad Aparecida:


    R. - Bueno, era una presencia para toda America Latina …
    Bene, è stata una presenza per tutta l’America Latina. Il Papa ci ha dato degli orientamenti fondamentali, questioni prioritarie che animeranno la vita di tutte le nostre Chiese come, per esempio, il rapporto di Gesù con le culture aborigene oppure il fatto che Dio è la realtà fondante di ogni cosa. Molte volte, la gente, i politici, o esponenti della cultura, vorrebbero lasciare fuori dalla “realtà” questo nostro Dio che invece è la realtà stessa. Vorrei aggiungere un altro elemento centrale che esprimo in modo semplice, e cioè, vedere il Papa contento. E’ stata una bella esperienza, per tutti, vedere quest’uomo, così saggio e intelligente, sereno e mite, che irradia una grande pace, tanta libertà e tanta allegria. E’ stata una letizia per tutti noi. Ci siamo detti: la difficoltà e complessità dei tempi che viviamo non giustificano il vivere nel timore, nell’angoscia o nell’insicurezza. Il Papa ci ha comunicato la gioia di essere cristiani, la fiducia nella presenza di Gesù nella storia per affrontare ogni sfida dei nostri tempi.

     
    D.- Le riflessioni del Santo Padre sulla “strutture giuste”, o meglio da dove e come nascono queste strutture, sembrava molto calzante nel caso dell’America Latina e dei Caraibi …

     
    R. - Bueno, sempre el Papa tiene una visiòn umanista …
    Bene, il Papa ha sempre una visione umanista molto profonda. Non si ferma alle cose superficiali e si pone costantemente la grande domanda sul cuore dell’uomo: è un cuore giusto, rispettoso della dignità altrui, che comprende realmente l’essere tutti! a immagine e somiglianza di Dio? Questo cuore, comprende veramente, che nel povero c’è Cristo stesso e che dunque è di fronte ad una dimensione teologica, o meglio, cristologica, nel rapporto con il povero? Il Papa ha rilevato tutti questi aspetti quasi a voler dare una risposta a questa domanda: perchè dopo tante assemblee in cui viene ribadita l’opzione preferenziale per i poveri, non si registrano effetti rilevanti in questo senso? Perché, ci dice il Papa, occorre andare al cuore dell’uomo: al suo impegno con Cristo, alla disponibilità a realizzare quei grandi e radicali cambiamenti che possono dare ai poveri più speranza.

     
    D. Avete consegnato al Papa lunedì scorso il Documento conclusivo e aspettiamo che sia pubblicato. E’ possibile comunque delineare le principali conclusioni?

     
    R. – Las conclusiones en primer lugar no se dirigen a un quehacer …
    In primo luogo devo dire che le conclusioni non puntano tanto al “cosa fare” quanto allo spessore della vita cristiana di ciascuno. Non è ammissibile sostenere di essere cristiani semplicemente perché siamo battezzati o perché andiamo ogni tanto a Messa o adempio a qualche comandamento. E’ l’ora di affermare: sono cristiano perché sto vicino al Signore, perché l’ho incontrato e gli ho aperto le porte del mio cuore e mi è stata data la grazia di seguirlo. Voglio essere un suo discepolo. La densità di questa scelta è la misura dello nostro stupore di fronte a Cristo, uomo e Dio; stupore per la sua Parola e per le sue opere in questo mondo. Dobbiamo prendere una decisione: trasformare la nostra vita seguendo Gesù per trasformare anche la società. Il discepolo deve essere coerente ovunque si trovi: nelle responsabilità pubbliche, nel lavoro, nella famiglia ecc. Nel documento abbiamo voluto dire che seguire Gesù significa essere missionari: questa è una delle conclusioni principali. Ce n’è poi un’altra, strettamente legata alla precedente: tutte le comunità della Chiesa devono essere scuole per i missionari di Cristo, luoghi dove si impara ad incontrare Gesù, dove si impara a proclamarlo. Ovviamente tutto questo evidenzia la grande importanza delle Sacre Scritture e dunque della Lectio divina, che già in America Latina è un fenomeno di massa, in crescita costante, in particolare tra i giovani. Infine, tornando alla dimensione della missionarietà ci chiediamo: ma quale è stato veramente lo spirito missionario delle nostre popolazioni? Quanti missionari abbiamo inviato ad altri Paesi e ad altre Chiese? Quanti dei nostri cristiani escono da casa per occuparsi degli altri, nel quartiere, nella parrocchia, o in altre regioni con scarsità di sacerdoti? Oggi viviamo una rinascita dello spirito missionario e la Conferenza di Aparecida ha inteso rinforzarlo. Ogni cristiano deve sentire che il Signore lo ha chiamato per essere un suo discepolo e al tempo stesso per inviarlo agli altri. Questo ci attendiamo della Missione continentale.

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    La solidarietà dell'arcivescovo ortodosso Chrysostomos a mons. Angelo Bagnasco

    ◊   "La Chiesa italiana assicura la volontà di fare tutto il possibile perché si coltivi il dialogo e il rapporto fraterno, al fine di giungere alla piena comunione e, nel momento contingente, lavorare insieme con strategie pastorali solidali perché il Vangelo sia predicato ad ogni creatura". Lo ha detto mons. Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, accogliendo questa mattina, presso la sede della CEI, l'arcivescovo ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, nel primo appuntamento ufficiale della sua visita in Vaticano che culminerà sabato 16 giugno con l’udienza di Benedetto XVI. Il servizio di Daniele Rocchi:


    “Rendiamo grazie per la fede e la bella testimonianza cristiana dei nostri popoli” ha affermato mons. Bagnasco nel suo saluto. "Condividiamo - ha aggiunto - i sogni di pace del popolo cipriota. Tali aspirazioni di pace e di sviluppo nella concordia si sono ulteriormente accresciute con l'ingresso di Cipro nella Unione Europea”. “Stringere rapporti di amore tra le comunità - ha concluso il presidente della CEI - ci spinge a essere più uniti per combattere le divisioni, i mali, le violenze e le ingiustizie che travagliano la vita dei nostri Paesi. Intraprendere azioni pastorali comuni, sostenere insieme il principio di libertà e democrazia, significa dare testimonianza corale all'unico Vangelo e rendere ragione della speranza che è in noi”.

     
    Nella sua allocuzione l’arcivescovo ortodosso di Cipro non ha mancato, innanzitutto, di esprimere solidarietà al presidente dei vescovi italiani per le minacce cui è oggetto da tempo: “Siamo qui per manifestare la nostra fraterna solidarietà a Lei, difensore della dignità umana, della famiglia cristiana, del matrimonio come lo vuole la tradizione bimillenaria della Santa Chiesa – ha detto Chrysostomos - siamo qui per incoraggiarla nel suo alto incarico di presidente della Conferenza episcopale italiana dicendole: ” Avanti con Dio, fratello! Non sei solo e la primavera viene dopo l’inverno, come l’arcobaleno dopo la pioggia”. Il rappresentante ortodosso ha poi sottolineato che “sono tantissime le cose che ci uniscono e pochissime le cose che ci dividono e che, con l'aiuto dello Spirito Santo, possono essere superate! Inoltre, ci unisce la nostra Casa comune, l'Europa: un luogo che diventa troppo spesso causa di disperazione, ma anche di speranza verso una meta comune, quale è il Regno di Dio! Un territorio, dove la famiglia è in pericolo di estinzione a causa di chi non rispetta ormai la legge di Dio, che è il vero amore! Una terra dalle radici cristiane ma con un cristianesimo minacciato, perseguitato, ferito”. Chrysostomos ha inoltre denunciato la spoliazione del patrimonio artistico e religioso nella parte nord di Cipro, attualmente occupata dalla Turchia. “Il nostro patrimonio – ha detto - viene costantemente derubato, maltrattato, venduto all'estero da quelli che occupano una parte della nostra isola! Chiediamo il vostro sostegno per la nostra giusta intenzione di voler restaurare i nostri monumenti occupati, distrutti o lasciati in rovina poiché i luoghi sacri di Cipro, cattolici, maroniti, armeni, ebraici e Ortodossi, appartenenti tutti al patrimonio culturale dell'umanità rischiano di scomparire per sempre”.

     
    Al termine dell’incontro, suggellato da uno scambio di doni, non è mancato il tempo per una dichiarazione del Segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori, relativamente agli ultimi sviluppi delle indagini che vedrebbero, dietro le minacce a mons. Bagnasco, la figura della brigatista Nadia Desdemona Lioce. Sollecitato dai giornalisti mons. Betori ha affermato: “siamo sereni e ci affidiamo agli inquirenti nella speranza che facciano chiarezza su tutto. Non sta a noi emettere giudizi. È un problema generale del Paese. Sembra che una presenza ancora vivace dell’estremismo sia una realtà che appartiene a questi giorni del nostro Paese e vada con attenzione seguita. Noi chiediamo solo di essere un interlocutore ascoltato e considerato nella realtà della nostra vita sociale. Siamo sereni, i cristiani sono sereni perché hanno Qualcuno in alto, molto in alto cui far riferimento”. (Da Roma per Radio Vaticana, Daniele Rocchi)

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    E' guerra tra Hamas e Fatah. Cristiani nel mirino in Medio Oriente

    ◊   Sempre più incandescente la situazione nei Territori Palestinesi: miliziani di Hamas hanno fatto esplodere una forte carica in un tunnel sotto una base delle forze di sicurezza fedeli al presidente Abu Mazen a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Secondo alcune fonti ci sarebebro più di dieci morti. Il braccio armato di Hamas ha lanciato, poi, un nuovo ultimatum intimando ai miliziani di Al Fatah di deporre le armi entro questa sera. Nelle strade di Gaza, intanto, proseguono gli scontri tra i miliziani dei due partiti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

     
    Nella Striscia di Gaza si continua dunque a combattere: otto miliziani di Al Fatah sono rimasti uccisi, questa mattina, durante scontri con militanti di Hamas. Il bilancio dei combattimenti di questi ultimi giorni è di almeno 55 morti. E’ inoltre caduto nel vuoto l’appello ad una tregua lanciato ieri dal primo ministro, Ismail Haniyeh, e molti uffici delle forze di sicurezza sono ora sotto il controllo di miliziani del gruppo radicale. Il presidente palestinese, Abu Mazen, ha avvertito che se le violenze non cesseranno, la situazione arriverà inevitabilmente al collasso. L'ONU e la Caritas hanno lanciato un nuovo appello manifestando preoccupazione, soprattutto, per i palestinesi che dipendono dagli aiuti umanitari. Ma il quadro, anche sul piano politico, è sempre più intricato. Fatah e Hamas hanno dato vita, lo scorso mese di marzo, ad un governo di unità nazionale con lo scopo di porre fine alle violenze nei Territori. Ma le armi non hanno taciuto e le tregue, finora concordate dalle parti, sono state regolarmente infrante. La frattura tra i due partiti è alimentata da divergenze sulle misure da applicare per riportare l'ordine. In particolare, il controllo delle forze di sicurezza costituisce la principale fonte di conflitto da quando Hamas, nel gennaio del 2006, ha vinto le elezioni politiche. Per contrastare il predominio di Al Fatah sulle forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese, Hamas ha creato una sua forza paramilitare ritenuta illegittima dal presidente Abu Mazen. Ieri Al Fatah ha accusato inoltre Hamas di preparare un colpo di Stato per far degenerare la situazione fino alla guerra civile. Il gruppo radicale ha minacciato di uscire dal governo. In questo scenario segnato da scontri armati e da un duro confronto politico, la popolazione civile continua a chiedere, infine, immediati sforzi per la pace. Diverse centinaia di palestinesi sono scesi in strada, questa mattina, nel centro di Gaza per chiedere la fine delle violenze.

     
    I Frati Minori della Custodia di Terra Santa, che in questi giorni hanno concluso il loro Capitolo generale presso la Grotta della Natività a Betlemme, hanno lanciato un nuovo appello per una pacifica convivenza tra israeliani e palestinesi. Nel testo si esprime la "costante vicinanza alla provata popolazione di Betlemme, come pure a quella di Gerusalemme e di altre città nella regione". Ma c'è il rischio che la situazione, ormai fuori controllo nella Striscia di Gaza, possa degenerare anche in Cisgiordania? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa:


    R. - Ancora no; io penso che la Cisgiordania abbia una situazione, anche sociale, molto diversa rispetto a Gaza. Diciamo che, al momento, il pericolo è ancora lontano. Quello che è importante è fare in modo che la situazione si calmi - anche se sembra tardi a Gaza - in modo che non ci siano teste calde che poi portino anche da questa parte queste tensioni.

     
    D. – Ci si interroga sul perché di questa difficile situazione tra i palestinesi. Chi vuole la guerra civile?

    R. – Sicuramente il mondo arabo tribale. L’impressione è che i grandi leader abbiano perso il controllo del territorio; ma credo che ci siano anche cellule infiltrate dall’estero.

     
    D. – I francescani di Terra Santa hanno lanciato un appello per la pace. E’ opportuno, proprio in questi momenti, ribadire certi concetti...

     
    R. – Direi che non è solo opportuno ma ancora più doveroso. So che a volte fare questi discorsi sembra retorica però è importante soprattutto che tutti si sentano vicini a quanto sta accadendo qui ; è importante che si intervenga e che si facciano tutte le pressioni necessarie perché questo massacro cessi quanto prima.

     
    D. – La comunità cristiana di Terra Santa continua a soffrire a causa di questa situazione...

     
    R. – La prima cosa è che i leader riescano a controllare quanto sta accadendo perché i cristiani, che sono la minoranza, soffrono come gli altri e a volte anche di più. La prima cosa necessaria è che la situazione si calmi; poi, bisogna cercare di riprendere, nonostante tutto, il filo del dialogo. Non c’è alternativa se non quella della degenerazione. Quello che stupisce ed amareggia molto è il tipo di violenza e di rabbia che si vede soprattutto a Gaza e la preoccupazione e la frustrazione di tutti qui a Gerusalemme e dintorni per quanto sta accadendo.


    E nell'area mediorientale i cristiani continuano ad avere vita difficile per la loro fede e spesso sono costretti alla fuga. La situazione più grave è certamente quella in Iraq. In molti altri Paesi islamici, i cristiani sono vittime di vessazioni e discriminazioni. Per denunciare questa situazione, il vicedirettore del quotidiano “Il Corriere della Sera”, Magdi Allam, musulmano, ha lanciato un appello rivolto alla società civile e ai cattolici affinché aderiscano ad una manifestazione a Roma il prossimo 30 giugno, in concomitanza con la festa liturgica dei Protomartiri Romani. Ma quali sono state le molle che hanno alimentato, negli ultimi anni, questa campagna contro i cristiani? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto proprio a Magdi Allam:

     
    R. - Il dilagare di un’ideologia dell’odio, della violenza e della morte che gradualmente ha avvelenato il cuore e le menti degli arabi e dei musulmani. Ed è in questo contesto che i cristiani oggi sono il bersaglio principale di estremisti e terroristi islamici e i fatti indicano, in modo inequivocabile, che stiamo assistendo ad una graduale scomparsa dei cristiani dal Medio Oriente.

     
    D. – Come invertire questa tendenza e come bloccare, se possibile, l’esodo dei cristiani?

     
    R. – Dobbiamo promuovere una forte iniziativa a livello internazionale che affermi la libertà religiosa nei Paesi musulmani; è necessaria una forte mobilitazione internazionale per contrastare l’estremismo e il terrorismo islamico e far sì che la classe politica e tutti coloro che hanno la responsabilità di tutelare il bene e l’interesse della collettività, assumano delle azioni coerenti con il loro mandato.

     
    D. – E far capire anche ai governi dei Paesi arabi che queste barbarie sono gravissime anche per le popolazioni musulmane...

     
    R. – Infatti la persecuzione dei cristiani è una tragedia non solo per i cristiani ma anche per quei musulmani che saranno costretti a sopravvivere in regimi totalitari, all’insegna di ideologie della morte, della violenza, dell’odio; sono i musulmani quelli che alla fine pagheranno il prezzo più alto perché saranno quelli che non avranno alternativa che soccombere all’arbitrio di questi estremisti e di questi tiranni.

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    La Chiesa ricorda Sant'Antonio di Padova

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria di Sant'Antonio di Padova, sacerdote francescano e Dottore della Chiesa. Lo ha ricordato stamani anche Benedetto XVI durante l'udienza generale salutando i fedeli portoghesi presenti in Piazza San Pietro. Il Santo, nato a Lisbona nel 1195 e morto a Padova a 36 anni, è stato un grande predicatore ed ha saputo unire la dimensione contemplativa con quella attiva. Oggi grandi festeggiamenti a Padova, la cui Basilica intitolata al Santo accoglie più di 4 milioni di pellegrini ogni anno. Ma che cosa attira la gente a visitare il luogo dove da quasi 8 secoli riposa il corpo di questo Santo? Ci risponde padre Enzo Poiana, rettore della Basilica di Sant'Antonio a Padova, al microfono del nostro collega dal Programma Bulgaro, Dimitri Gancev:

     R. - Credo che Sant’Antonio parli ancora oggi proprio perché è essenziale nella sua proposta di vita che è Vangelo e carità. Il Vangelo da solo non ha la possibilità di essere sperimentato se non attraverso la carità. Il Vangelo e la carità fanno sì che Dio si renda presente nella vita degli uomini. Sant’Antonio ha questa proposta. In Antonio la gente del suo tempo, come la gente di oggi, vede l’uomo di Dio, che offre la Parola di Dio ma anche la concretezza della vita, fatta di amore, perchè non si annuncia solo che Dio ci ama, ma si fa vedere anche come Dio ama. La gente affida le proprie angosce, le proprie tribolazioni, le proprie sofferenze, la propria vita alla intercessione di Sant’Antonio e Antonio diventa un mezzo per raggiungere Dio.
     
    D. – L’Europa cresce. E’ diventata più grande grazie a due popoli a maggioranza ortodossa. In che modo il messaggio di Sant’Antonio potrebbe essere sentito da loro?

     R. – Potrebbe essere l’unità nel rispetto della diversità, cioè la capacità di trovare il cuore dell’unità in Dio e di lasciare che le varie culture esprimano se stesse dentro questo cuore di Dio. Sant’Antonio è stato un frate che ha girato il mondo e si è incontrato con altre culture. Credo che questo sia importante, che per l’Europa di oggi queste radici cristiane, che tante volte si rifiutano, siano invece il collante per fare l’unità, non per fare uniformità.
     
    D. - I giovani di oggi che cosa possono imparare da Sant’Antonio?

     R. - I giovani potrebbero imparare l’attenzione ai poveri, l’attenzione alle esigenze di quelli che non hanno la possibilità tante volte di difendersi. Sant’Antonio, che era un uomo di Dio, un uomo di preghiera, era anche un uomo che battagliava nella società. Io credo che oggi Sant’Antonio sia attuale proprio perché era un uomo impegnato nella propria vita spirituale e concreto nella vita di ogni giorno e cercava di portare rimedio ai mali di questo mondo.

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    Chiesa e Società



    I vescovi del Messico chiedono alla Suprema Corte di Giustizia di verificare l’incostituzionalità della recente legislazione che legalizza l'aborto

    ◊   “Per la dignità della vita umana e la giustizia”: è il titolo del comunicato con cui la Conferenza episcopale messicana ha chiesto alla Suprema Corte di Giustizia di rispondere, con imparzialità e secondo il diritto, alle domande di incostituzionalità presentate riguardo alla legge che depenalizza l’aborto in Messico. I presuli – riferisce l’agenzia Fides – ricordano che “il fondamento di ogni legge giusta è la dignità inalienabile della persona umana”. Dignità – aggiungono – che è riconoscibile dalla ragione e che chiede come risposta “una condotta di rispetto e non di uso, poiché la persona esige di essere trattata come fine e non come mezzo”. I vescovi affermano inoltre che la vita umana non “è semplicemente un fenomeno biochimico, bensì un cammino di perfezione spirituale aperta e disponibile a un destino trascendente”. La Chiesa messicana si congratula per tutti gli sforzi che si stanno realizzando, affinché “la Suprema Corte di Giustizia riveda con grande attenzione e cura la recente legge che depenalizza l'aborto”, ricordando che le ragioni dell’incostituzionalità di questa legislazione sono varie. “Desideriamo sinceramente – concludono i vescovi – che quanti sono chiamati ad esaminare e a valutare, lo facciano in modo imparziale, animati fortemente da un alto senso del Diritto”. (R.M.)

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    Taiwan: la comunità cattolica vive con fervore il mese del Sacro Cuore di Gesù, nel ricordo di Giovanni Paolo II

    ◊   La comunità cattolica di Taiwan sta vivendo intensamente il mese di giugno, dedicato alla devozione verso il Sacro Cuore di Gesù, nella memoria dell’amatissimo Papa Giovanni Paolo II. Secondo Christian Life Weekly, bollettino settimanale dell’arcidiocesi di Tai Pei, citato dall’agenzia Fides, all’inizio del mese si è svolta la conferenza stampa per la pubblicazione della versione cinese dell’opera di Papa Wojtyla, “Memoria e Identità”, alla presenza del rettore dell’Università Cattolica di Fu Ren, Li Jian Qiu, e del teologo gesuita, padre Fang Zhi Rong. Diverse case editrici cattoliche hanno partecipato all’incontro, presentando alcuni filmati e DVD sulla vita di Giovanni Paolo II. Li Jian Qiu ha sottolineato l’importanza della devozione al Sacro Cuore nella vita di Papa Wojtyla, perché – ha detto – “il Sacro Cuore è la fonte dell’amore. Quindi è importante ritornare sempre al Sacro Cuore, come faceva il Papa”. La parrocchia del Sacro Cuore di Gu Ting ha invitato tutti i fedeli a partecipare al solenne Triduo di preghiera per rendere omaggio al Sacro Cuore di Gesù, che si svolgerà da domani al 16 giugno. Lo scopo dell’iniziativa è mettere in evidenza che il Sacro Cuore è segno e simbolo dell’umanità di Gesù e dell’amore profondo di Dio per l’umanità, oltre a rafforzare la fede nel mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. (R.M.)

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    Spagna: il cardinale Cañizares Llovera, arcivescovo di Toledo, ricorda ai genitori che hanno il diritto di difendere l'educazione dei figli con tutti i mezzi legittimi, compresa l’obiezione di coscienza

    ◊   “Educazione per la Cittadinanza”: è questo il tema della Lettera pastorale che l’arcivescovo di Toledo, in Spagna, il cardinale Antonio Cañizares Llovera, insieme ai suoi ausiliari, ha indirizzato a tutti i fedeli. Come riferisce l’agenzia Fides, il porporato ricorda il “diritto inalienabile e non negoziabile” che i genitori hanno di scegliere il tipo di educazione che desiderano per i propri figli. Secondo l’arcivescovo di Toledo, i genitori possono difendere questo diritto con tutti i mezzi legittimi alla loro portata, tra cui l'obiezione di coscienza. “Essendo in gioco l'educazione dei figli e la libertà di educazione – si legge nella lettera – i genitori possono essere sicuri che, se optano per l’obiezione di coscienza, staranno anche optando per la difesa dei loro figli, per la tutela dei diritti fondamentali e staranno contribuendo al bene comune”. Nel messaggio, viene anche ricordata l’importanza di scegliere la materia di Religione a scuola e la morale cattolica: “Stiamo tutti molto attenti – esorta il porporato – e difendiamo una scuola che educhi veramente e non distrugga la personalità dei vostri figli con pubblicazioni e strumenti didattici, o con insegnamenti inadeguati o dannosi”. (R.M.)

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    “I poveri sono le vittime principali dei cambiamenti climatici”: messaggio di un rappresentante dell’episcopato statunitense al Senato

    ◊   Coloro che hanno contribuito meno ai problemi del cambiamento climatico sono quelli che ne subiscono maggiormente le conseguenze: è quanto ha affermato, in un messaggio indirizzato al Senato degli Stati Uniti, John Carr, segretario della Commissione sullo sviluppo sociale e la pace nel mondo della Conferenza episcopale statunitense. “Constatiamo con i nostri occhi – ha detto Carr, citato dall’agenzia Zenit – che i poveri nel nostro Paese e nei Paesi poveri spesso non hanno le risorse e la capacità per adattarsi ed evitare le conseguenze negative dei cambiamenti climatici. La loro vita, la loro casa, i loro bambini e il loro lavoro – ha aggiunto – sono estremamente a rischio”. Il rappresentante episcopale ha ribadito che i vescovi degli Stati Uniti accettano il consenso crescente sui cambiamenti climatici, ma che ammettono anche il dibattito sulla sua rapidità e gravità. Inoltre, secondo Carr, il fenomeno dei cambiamenti climatici non riguarda la politica o l’economia, ma il futuro della creazione di Dio e della famiglia umana. I vescovi USA – riferisce il segretario – stanno “esprimendo le preoccupazioni di principio di una comunità di fede, non di un gruppo di interesse” e “cercano di aiutare a modellare questo dibattito attingendo ai principi morali tradizionali dell’insegnamento cattolico: prudenza, bene comune e priorità per i poveri”. “Questa priorità per i poveri – ha poi aggiunto – non può essere una preoccupazione marginale nella politica climatica, ma deve essere piuttosto un elemento centrale e una misura chiara per la legislazione e le scelte politiche del futuro”. E ha concluso: “Se non affrontiamo i cambiamenti climatici e la povertà globale insieme, falliremo a livello sia morale che pratico”. (R.M.)

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    Crescono del 3,5 % le spese militari mondiali. In testa gli Stati Uniti

    ◊   Nel 2006, le spese militari mondiali sono salite a 1204 miliardi di dollari, il 3,5% in più rispetto all’anno precedente. Lo sostiene l’Istituto di ricerca internazionale per la pace (SIPRI) nel suo Rapporto annuale, presentato ieri a Stoccolma. A guidare la classifica – riferisce l’agenzia MISNA – sono gli Stati Uniti, che contribuiscono da soli quasi alla metà della spesa mondiale. Seguono Gran Bretagna, Francia, Cina, Giappone e Germania. L’Italia è al nono posto, con una spesa militare di quasi 30 miliardi di dollari. Il rapporto del SIPRI evidenzia anche la Cina e l’India come i principali Paesi importatori di armi, mentre gli Stati Uniti e la Russia continuano ad essere i due maggiori fornitori, con il 30% delle esportazioni mondiali. In particolare, l’Italia ha registrato un record nazionale: circa 860 milioni di dollari di esportazioni militari. Era dal 1985 che il Paese non superava gli 800 milioni. Sempre nel Rapporto, gli esperti dell’istituto svedese sostengono che “crescerà l’importanza strategica di aree geografiche ricche di petrolio e gas, che diventeranno aree di tensione nei prossimi decenni”. La minore disponibilità di fonti di energia tradizionali rischia infatti di far nascere nuovi conflitti. Il rapporto del SIPRI si chiude con un appello ai governanti per una maggiore collaborazione internazionale, perché – si legge – “in un settore come quello energetico, cooperazione e concorrenza possono coesistere, a condizione che siano equilibrate”. (B.B.)

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    OIL, FAO e vari organismi di solidarietà impegnati per eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016

    ◊   Eliminare le peggiori forme di sfruttamento dei minori entro il 2016: è l’obiettivo annunciato ieri a Roma dall’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), dall’ente ONU per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e da altri organismi di solidarietà, in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Secondo stime della FAO, riportate dall’agenzia MISNA, sono almeno 218 milioni i bambini lavoratori, il 70% dei quali è impiegato nel settore dell’agricoltura, considerato il più rischioso per l’uso dei macchinari, il contatto con i pesticidi e il prolungato orario di lavoro. “Ogni anno – sottolinea Josè Maria Sumpsi, vicedirettore generale della FAO – muoiono 22 mila bambini per malattie legate al lavoro agricolo”. Per combattere il fenomeno, l’OIL pone l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita nelle zone rurali, creando fonti per risorse alternative. (B.B.)

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    A Bali, in Indonesia, anti-vertice sull’olocausto negato dall’Iran

    ◊   Una “contro-conferenza di Teheran” sull’Olocausto si è svolta ieri a Bali, in Indonesia, il più popoloso Paese musulmano al mondo. L’incontro – riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews – ha visto protagonisti alcuni rabbini, diversi ebrei sopravvissuti alla persecuzione nazista e i familiari delle vittime del terrorismo islamico, che sull’isola indonesiana ha colpito più volte. Intanto, però, al Consiglio di sicurezza dell’ONU, proprio il “no” di Jakarta ha impedito l’approvazione di una dichiarazione contro le parole del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, che il 3 giugno scorso ha invocato il “conto alla rovescia per la caduta dello Stato sionista”. La conferenza di Bali, promossa dalla ONG statunitense, Libforall Foundation, nasce in risposta alla controversa iniziativa di Teheran, che a dicembre del 2006 contestò la verità storica della Shoa, suscitando la condanna internazionale. Presente a Bali anche l’ex capo di Stato indonesiano, Abdurrahamn Wahid, conosciuto anche come Gus Dur, attivista per i diritti umani e portavoce di un Islam moderato. “Sebbene io sia un buon amico di Ahmadinejad – ha detto Gus Dur – devo dire che su questo si sbaglia. Vuol falsificare la storia, ma io credo che l’Olocausto sia avvenuto”. Il rabbino Daniel Landes, direttore dell’Institute for Jewish Studies a Gerusalemme, ha spiegato l’importanza dell’evento: “Visto che la maggior parte delle storie dell’Olocausto sono avvenute in Occidente – ha affermato – nei Paesi musulmani mancano testimoni che possano affermare la verità di questa tragedia”. (R.M.)

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    La Conferenza episcopale svizzera si prepara ad accogliere gli Europei di calcio 2008

    ◊   A un anno dall’inizio degli Europei di calcio 2008, la Conferenza episcopale svizzera (CES), riunita nei giorni scorsi a Einsiedeln per la sua Assemblea ordinaria, ha elaborato le grandi linee della pastorale delle Chiese cristiane proposta ai partecipanti e agli spettatori di questo grande avvenimento sportivo. Previste diverse celebrazioni, momenti di accompagnamento spirituale, spazi per la meditazione e assistenza alle persone bisognose. Il programma dell’evento, che verrà inaugurato il 7 giugno 2008 a Basilea e si svolgerà anche in Austria, deve ancora essere approvato dalla Federazione delle Chiese potestanti della Svizzera (FEPS), controparte della CES in questo progetto. Padre Stefan Roth, parroco di Zermatt, designato dai vescovi svizzeri per dirigere la pastorale del Campionato europeo di calcio, ha parlato dei diversi livelli di azione delle Chiese. In primo luogo, sul piano nazionale, che può anche diventare binazionale quando si pronunceranno le Chiese austriache, sono previsti una celebrazione di apertura e un programma di accompagnamento delle squadre classificate. Nel contesto delle quattro città svizzere organizzatrici (Basilea, Ginevra, Berna e Zurigo) sono previste celebrazioni e altri incontri cristiani, luoghi di raccoglimento nei dintorni degli stadi e azioni “sussidiarie” di accoglienza, ad esempio per visitatori che si trovano senza denaro o per strada. (R.M.)

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    A quota 11.458, ha compiuto ieri 10 anni la “Lista dei siti Cattolici in Italia”

    ◊   Ha compiuto ieri 10 anni la “Lista dei siti Cattolici in Italia”, che racchiude le realtà cattoliche italiane presenti in internet, passate dalle originarie 243 del 1997 alle 11.458 tuttora attive. Per il decennale – riferisce l’agenzia MISNA – la Lista ha rinnovato il suo sito web (www.siticattolici.it). “Era il 12 giugno 1997 quando la Lista esordì in rete – ricorda l’ideatore, Francesco Diani – ed era semplicemente una parte del materiale della mia tesi in teologia, imperniata sui rapporti tra telematica e pastorale, che veniva condivisa con gli amici che avevano collaborato per quella ricerca. La Chiesa – aggiunge – muoveva allora i primi passi nel cyberspazio. Già intravedeva le nuove e straordinarie possibilità di evangelizzazione attraverso la rete, in una sempre maggiore universalità che caratterizza tutte le vie della missione”. Ringraziando coloro che hanno contribuito a raggiungere il traguardo dei 10 anni di vita, Diani rivolge un particolare saluto alla Conferenza episcopale italiana (CEI) e ai “molti che hanno apprezzato, pregato e sostenuto la Lista”, che riflette “un vastissimo arcipelago di iniziative di carattere ecclesiale o personale, risposta concreta alla nuova evangelizzazione, non l’unica né la prima, ma nemmeno (e questi dieci anni di crescita lo confermano) solo episodica o frammentata; sempre più – conclude l’ideatore – le nostre realtà sono il segno che nella cultura del nostro tempo sappiamo muoverci in modo coordinato a un progetto più ampio di cammino missionario comune”. (R.M.)

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    Concluso il restauro del complesso di Santa Cristina a Bologna, dove verrà aperta una “Schola di canto gregoriano”

    ◊   La Chiesa di Santa Cristina, uno dei gioielli artistici di Bologna, ritorna al suo antico splendore. Luogo di culto edificato nel XIII secolo per un gruppo di suore camaldolesi, Santa Cristina mantiene oggi l’originaria destinazione di chiesa consacrata al culto e di luogo per la coltivazione dell’arte musicale, specialmente quella sacra. Una storia tormentata, quella di Santa Cristina, segnata dall’espropriazione napoleonica del convento e culminata, nell’Ottocento, nella scelta di adibirla a magazzino militare. Una felice intesa tra la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e la Parrocchia di San Giuliano (proprietaria del complesso di Santa Cristina) permetterà di valorizzare il luogo di culto attraverso l’avvio di una “Schola di canto gregoriano” e, nel contempo, di farne un centro d’eccellenza dedicato alla musica. L’idea di dare vita alla “Schola”, che inizierà la propria attività in autunno e sarà intitolata a Benedetto XVI, è nata a seguito dell’esortazione apostolica “Sacramentum Caritatis”, dove il Santo Padre afferma: “Desidero che venga adeguatamente valorizzato il canto gregoriano, in quanto canto proprio della liturgia romana.” Commentando l’evento, il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, ha ricordato che l’iniziativa intende favorire il recupero e la permanenza della bellezza nell’azione liturgica. Giovedì 21 giugno è previsto a Santa Cristina un concerto della Cappella musicale pontificia “Sistina”, preceduto dai Vespri, durante i quali sarà eseguita un’opera inedita del direttore della Cappella, mons. Giuseppe Liberto. (A cura di Stefano Andrini)

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    Oggi in Campidoglio la consegna del premio "Una Coppola per il Dialogo" al cardinale Paul Poupard ed al regista algerino Rachid Benadj

    ◊   Oggi pomeriggio alle ore 18.00, in Campidoglio a Roma, presso la Sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini, avrà luogo la prima edizione del Premio “Una Coppola per il Dialogo”. Questa prima edizione vedrà premiati due personaggi che, nei loro rispettivi ambiti, hanno promosso il dialogo tra culture diverse. Uno, per l’Occidente, è il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, a motivo del suo encomiabile impegno culturale e pastorale in tal direzione; e, per le altre culture, il regista algerino Rachid Benadj, testimone di un Islam in costante ricerca della sua identità e di quanto nelle sue radici lo accomuna al cristianesimo. Nel corso della serata saranno assegnati dei riconoscimenti ad altre associazioni e realtà sempre operanti nell’ambito del dialogo e della collaborazione solidale. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Iraq forte tensione per attentato alla moschea di Samarra

    ◊   E’ stato decretato il coprifuoco a Samarra, a nord di Baghdad, dopo l’attentato che stamani ha colpito la moschea sciita della città, provocando la distruzione di due minareti. Uditi anche alcuni colpi di mortaio. Le autorità temono pesanti disordini, dopo che nel febbraio del 2006 un altro attentato alla stessa moschea diede di fatto il via ad una sanguinosa campagna di violenze interconfessionali, tra sciiti e sunniti, con ripercussioni in tutta la regione. Appelli alla calma sono giunti dall’ayatollah Ali Al Sistani e dal portavoce del leader radicale sciita Moqtada al Sadr. Ma perché colpire nuovamente la moschea di Samarra? Risponde Lorenzo Cremonesi, inviato in Medio Oriente del "Corriere della Sera", intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Samarra è un simbolo, è una importantissima moschea, paragonabile addirittura a quelle di Najaf e Kerbala, ed è una moschea sciita nel cuore di una zona sunnita. Non dimentichiamo che convenzionalmente l’inizio del precipitare della guerra civile, nel febbraio 2006, è stato considerato proprio l’altro gravissimo attentato che devastò completamente la stessa moschea, già ricostruita - tra l’altro anche grazie ad aiuti americani - negli ultimi 12 mesi. L’attacco di oggi è quindi una prova del continuo deteriorarsi della situazione in Iraq. Ormai gli stessi comandi americani – tra i denti – ammettono che il nuovo piano per la sicurezza Al Maliki-Bush, messo in pratica nell’area di Baghdad da gennaio-febbraio di quest’anno, non funziona. L’attentato odierno, direi, che sia da imputare ancora una volta ai gruppi estremisti dell’area sunnita legati ad Al Qaeda, come era successo – peraltro – per quello precedente. Ciò dà valore, ancora di più, alla necessità di colloqui tra Iran, Iraq, Siria e Stati Uniti, per cercare insieme e collettivamente di pacificare l’area, come si è cominciato a fare nelle scorse settimane a Sharm el Sheikh.

    D. – Quali rischi comporta l’aggravarsi delle tensioni interconfessionali tra sciiti e sanniti?

     
    R. – Il rischio è che il conflitto si allarghi. In questo momento mi trovo in Libano. Sono in corso scontri nei campi profughi palestinesi, con le milizie sunnite legate ad Al Qaeda, anche se bisogna precisare che più che di palestinesi, si tratta di miliziani che arrivano dall’estero (come algerini, afghani, pakistani). Ecco, proprio qui si può comprendere il senso della paura che il conflitto interconfessionale iracheno si estenda a tutta la regione.

    - In Israele è iniziata in Parlamento la seduta per l'elezione, a scrutinio segreto, del nuovo capo di Stato di Israele. Sono presenti tutti i 120 deputati. Tre candidati sono in lizza per sostituire il presidente uscente Katzav, che si è autosospeso dopo le accuse di violenze sessuali: l'attuale vicepremier Peres, di Kadima, l'ex-presidente della Knesset, Rivlin, del Likud, e la laburista Colette Avital.

    - Nelle Filippine, appello degli eponenti della comunità musulmana di Mindanao per la liberazione di padre Giancarlo Bossi, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, rapito nella notte tra sabato e domenica in una provincia meridionale del Paese. Il sultano Maguid Maruhom, membro di un'organizzazione non governativa per il dialogo interreligioso, ha definito il rapimento "un atto contro la moralità dell'Islam".

    - In Thailandia, quattro religiosi buddisti sono stati uccisi da sospetti militanti separatisti musulmani a Narathiwat, nel sud del Paese. In questa area sono frequenti gli attacchi dei ribelli. Recenti statistiche hanno dimostrato che i due terzi delle vittime dell'odio inter-religioso nel sud del Paese sono musulmani.

    - La polizia indonesiana ha catturato Abu Dujana, il leader integralista più ricercato del Pese, ritenuto il capo dell'ala militare della Jemaah Islamiyah. Lo ha annunciato un portavoce della polizia. Abu Dujana era ricercato perché sospettato di coinvolgimento in diversi sanguinosi attentati dinamitardi, inclusi quello all'ambasciata d'Australia nel 2004 e l'attacco con un'autobomba nel 2003 al Marriott Hotel a Giakarta.

    - Per ‘circostanze impreviste’ è stata posticipata di un mese la conferenza di pace sulla Somalia, che si sarebbe dovuta aprire oggi a Nairobi. Lo slittamento è stato annunciato dal presidente del Comitato per la riconciliazione nazionale, Ali Mahdi Mohamed. E’ la terza volta che viene rinviata la conferenza di pace. Secondo gli osservatori, questo slittamento rappresenta un nuovo, duro colpo per le speranze di stabilità nel Paese, dove il governo di transizione è costantemente minacciato dalle milizie islamiche. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 164

     
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