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SOMMARIO del 12/06/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • L'educazione cristiana è formazione all'autentica libertà nella scoperta del vero senso della vita: così il Papa al Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma
  • Nomine
  • Iniziata la visita a Roma dell'arcivescovo di Nuova Giustiniana e Tutta Cipro Chrysostomos II: sabato l'incontro con il Papa con la firma di una Dichiarazione Comune
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Tra angoscia e speranza si attende la liberazione di padre Giancarlo Bossi, rapito domenica scorsa nelle Filippine
  • Giornata mondiale contro il lavoro minorile: ogni anno muoiono 22 mila bambini-lavoratori
  • Presentato oggi, presso la nostra emittente, l'Incontro europeo dei docenti universitari che si svolgerà alla Lateranense dal 21 al 24 giugno
  • Completato a Roma, nel complesso della Scala Santa, il restauro della Cappella di San Silvestro
  • Le tradizioni religiose di tutto il mondo nel documentario in 5 puntate "Dio pace o dominio" in onda da stasera su Rai Uno
  • Chiesa e Società

  • Concluso a Betlemme il Capitolo della Custodia di Terra Santa con un appello alla convivenza tra israeliani e palestinesi
  • Allarme dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (ACNUR) sulla situazione dei profughi in Iraq: si aggrava l’emergenza umanitaria
  • A Timor Est, tanti sfollati, ma poche infrastrutture. Il Jesuit Refugee Service Australia chiede aiuti internazionali
  • In Cina, bambini sfruttati per fabbricare “gadget” olimpici
  • La Chiesa indiana contro la decisione del governo dell’Andhra Pradesh di accettare a Tirumala solo la religione indù
  • In Bangladesh e in Cina centinaia di vittime e senza tetto per tempeste e alluvioni
  • Parte oggi dalla Basilica di Guadalupe, a Città del Messico, il “Tour Mondiale per la Pace e l'Unità”
  • Indignazione per la proclamazione della Giornata dell’orgoglio pedofilo. UNICEF: nel mondo, 73 milioni di vittime l’anno
  • “Denunciare ogni forma di illegalità”: così, l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Sepe, intervenendo alla Giornata del Mezzogiorno
  • Croazia: incontro internazionale di ginecologi e ostetriche cattolici
  • In Somalia, tornano a trasmettere le tre radio accusate di sostenere gruppi terroristici
  • Per il secondo anno la Radio Vaticana ha partecipato a ‘Radioincontri’, il Festival delle radio italiane conclusosi domenica scorsa a Riva del Garda
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nei Territori palestinesi, Al Fatah accusa Hamas di preparare un colpo di Stato e minaccia di uscire dal governo - In Afghanistan, uccisi 24 talebani e, per errore, 7 agenti
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'educazione cristiana è formazione all'autentica libertà nella scoperta del vero senso della vita: così il Papa al Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma

    ◊   Nella società di oggi che fa del relativismo il proprio credo e dove la formazione della persona è influenzata da messaggi che si ispirano al consumismo e alla profanazione del corpo e della sessualità, i cristiani possono offrire il modello educativo del Dio che è amore e dà senso all’esistenza. Lo ha detto il Papa ieri sera, aprendo nella Basilica di San Giovanni in Laterano il Convegno ecclesiale della diocesi di Roma sul tema: “Gesù è il Signore. Educare alla fede, alla sequela, alla testimonianza”. A rivolgere il saluto al Papa il cardinale vicario Camillo Ruini. Il servizio di Tiziana Campisi:


    Per “far uscire la società in cui viviamo dalla crisi educativa che la affligge, mettendo un argine alla sfiducia e a quello strano ‘odio di sé’” che la caratterizza, la Chiesa può offrire il proprio contributo avvicinando “a Cristo e al Padre la nuova generazione che vive in un mondo per gran parte lontano da Dio”. Questo ha sottolineato Benedetto XVI, che ha descritto così la realtà di oggi:

    “In una società e in una cultura che troppo spesso fanno del relativismo il proprio credo, viene a mancare la luce della verità, anzi si considera pericoloso parlare di verità e si finisce per dubitare della bontà della vita e della validità dei rapporti e degli impegni che la costituiscono”.

    E non soddisfa, ha proseguito il Papa, il tentativo di “appagare il desiderio di felicità delle nuove generazioni colmandole di oggetti di consumo e di gratificazioni effimere”, perché così si “lascia da parte lo scopo essenziale dell’educazione, che è la formazione della persona per renderla capace di vivere in pienezza e di dare il proprio contributo al bene della comunità”:

    “Oggi più che nel passato l’educazione e la formazione della persona sono influenzate da quei messaggi e da quel clima diffuso che vengono veicolati dai grandi mezzi di comunicazione e che si ispirano ad una mentalità e cultura caratterizzate dal relativismo, dal consumismo e da una falsa e distruttiva esaltazione, o meglio profanazione, del corpo e della sessualità”.

    “Per l’educazione e formazione cristiana – ha detto poi il Santo Padre – è decisiva anzitutto la preghiera e la nostra amicizia personale con Gesù”, perchè “solo chi conosce e ama Gesù Cristo può introdurre i fratelli in un rapporto vitale con Lui”. E necessaria è anche la consapevolezza che non può essere solo opera delle forze umane “condurre i fanciulli, gli adolescenti e i giovani ad incontrare Gesù Cristo e a stabilire con Lui un rapporto duraturo e profondo”:

    “Sono necessarie la luce e la grazia che vengono da Dio e agiscono nell’intimo dei cuori e delle coscienze”.

     
    E “l’educazione cristiana, l’educazione cioè a plasmare la propria vita secondo il modello del Dio che è amore”, ha specificato Benedetto XVI, “ha bisogno di quella vicinanza che è propria dell’amore”. Decisivo, dunque, è “l’accompagnamento personale, che dà a chi cresce la certezza di essere amato, compreso ed accolto”, “soprattutto oggi, quando l’isolamento e la solitudine sono una condizione diffusa, alla quale non pongono un reale rimedio il rumore e il conformismo di gruppo”:

    “In concreto, questo accompagnamento deve far toccare con mano che la nostra fede non è qualcosa del passato, che essa può essere vissuta oggi e che vivendola troviamo realmente il nostro bene. Così i ragazzi e i giovani possono essere aiutati a liberarsi da pregiudizi diffusi e possono rendersi conto che il modo di vivere cristiano è realizzabile e ragionevole, anzi, di gran lunga il più ragionevole”.

    Ad educare e a formare alla fede, Benedetto XVI ha chiamato anzitutto le famiglie. E di fronte a quelle impreparate, a quelle che sembrano non interessate, “se non contrarie, all’educazione cristiana dei propri figli”, e lì dove si fanno sentire “le conseguenze della crisi di tanti matrimoni”, devono entrare in gioco “parrocchie, oratori, comunità giovanili”; per sostenere e assistere le famiglie “nell’educazione dei figli, aiutandole così a ritrovare il senso e lo scopo della vita di coppia”. Il Papa ha poi spiegato che “il rapporto educativo è un incontro di libertà e che la stessa educazione cristiana è formazione all’autentica libertà”:

    “Non c’è infatti vera proposta educativa che non stimoli a una decisione, per quanto rispettosamente e amorevolmente, e proprio la proposta cristiana interpella a fondo la libertà, chiamandola alla fede e alla conversione”.

    Riguardo ai giovani il Papa ha evidenziato che sollecitati e spesso confusi dalla molteplicità di informazioni e dal contrasto delle idee e delle interpretazioni che vengono loro proposte, essi conservano tuttavia dentro di sé un grande bisogno di verità e sono aperti dunque a Gesù Cristo:

    “Aiuteremo così i giovani ad allargare gli orizzonti della loro intelligenza, aprendosi al mistero di Dio, nel quale si trova il senso e la direzione dell’esistenza, e superando i condizionamenti di una razionalità che si fida soltanto di ciò che può essere oggetto di esperimento e di calcolo”.

    Essenziale in questo senso, ha proseguito Benedetto XVI è la testimonianza:
     
    “Quando si tratta di educare alla fede, è centrale la figura del testimone e il ruolo della testimonianza. Il testimone di Cristo non trasmette semplicemente informazioni, ma è coinvolto personalmente con la verità che propone e attraverso la coerenza della propria vita diventa attendibile punto di riferimento. Egli non rimanda però a se stesso, ma a Qualcuno che è infinitamente più grande di lui, di cui si è fidato ed ha sperimentato l’affidabile bontà. L’autentico educatore cristiano è dunque un testimone che trova il proprio modello in Gesù Cristo, il testimone del Padre che non diceva nulla da se stesso ma parlava così come il Padre gli aveva insegnato”.

    Il Papa ha ricordato anche l’importante compito della scuola cattolica che nel suo progetto educativo “pone al centro il Vangelo”, e che cerca “di promuovere quell’unità tra la fede, la cultura e la vita che è obiettivo fondamentale dell’educazione cristiana”. Nel loro compito educativo, ha affermato poi Benedetto XVI, pure le scuole statali, possono essere sostenute da insegnanti credenti e da alunni cristianamente formati:

    “La sana laicità della scuola, come delle altre istituzioni dello Stato, non implica infatti una chiusura alla Trascendenza e una falsa neutralità rispetto a quei valori morali che sono alla base di un’autentica formazione della persona”.

    Infine Benedetto XVI ha esortato i fedeli a pregare per le vocazioni, che necessitano in particolare dell’esempio di vita dei sacerdoti e delle anime consacrate. “In maniera sempre delicata e rispettosa, ma anche chiara e coraggiosa – ha concluso il Santo Padre – dobbiamo rivolgere un peculiare invito alla sequela di Gesù a quei giovani e a quelle giovani che appaiono più attratti e affascinati dall’amicizia con Lui”.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Louisville, negli Stati Uniti, presentata da mons. Thomas Cajetan Kelly, domenicano, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Joseph Edward Kurtz, finora vescovo di Knoxville. Mons. Joseph Edward Kurtz è nato a Shenandoah nella diocesi di Allentown (Pennsylvania) il 18 agosto 1946. Dopo aver frequentato le scuole elementari della Saint Mary's Parish e della Saint Canicus Parish a Mahanoy City, e la scuola secondaria dell'Immaculate Heart (ora Cardinal Brennan) di Ashland, è entrato (1963) nel Seminario Saint Charles Borromeo di Philadelphia, seguendovi i corsi filosofici e teologici ed ottenendovi il Master of Divinity. Nel 1976 ha conseguito pure il Master in Social Work presso il Marywood College di Scranton. È stato ordinato sacerdote per la diocesi di Allentown il 18 marzo 1972. Nominato alla sede di Knoxville (Tennessee) il 26 ottobre 1999, è stato ordinato vescovo l’8 dicembre successivo. In seno alla Conferenza episcopale, mons. Kurtz è presidente del Comitato per il Matrimonio e la Famiglia e membro dei Comitati Pro-vita, Finanze e Amministrativa. Inoltre, è membro del Board of Governors del Pontificio Collegio Americano del Nord a Roma.
     In Ghana, il Papa ha eretto la prefettura apostolica di Donkorkrom, con territorio dismembrato dalla diocesi di Koforidua. Il Santo Padre ha nominato primo prefetto apostolico di Donkorkrom padre Gabriel Edoe Kumordji, superiore provinciale dei Verbiti in Ghana e presidente della Conferenza locale dei Superiori Maggiori Religiosi. Padre Gabriel Edoe Kumordji è nato ad Accra il 24 marzo 1956. È stato ordinato sacerdote il 14 luglio 1985. Il territorio della neo-eretta prefettura apostolica di Donkorkrom (nom. lat. Donkorkromen/sis/), comprende il distretto civile di Donkorkrom, che si trova nella Regione orientale del Ghana (Eastern Region). Si estende su una superficie di 4.285 kmq con 136.000 abitanti, di cui 12.000 cattolici (8,8%), suddivisi in 3 parrocchie servite da 7 sacerdoti Verbiti, 6 Suore (SspS) e 102 catechisti.
     Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Burkina Faso e in Niger mons. Vito Rallo, finora inviato speciale ed osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio di Europa a Strasburgo, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Alba, con dignità di arcivescovo. Mons. Vito Rallo è nato a Mazara del Vallo (Trapani) il 30 maggio 1953 ed è stato ordinato sacerdote il 1° aprile 1979. È laureato in Utroque Iure. Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 20 febbraio 1988, ha prestato successivamente la propria opera nelle rappresentanze pontificie in Corea, Senegal, Messico, Canada, Libano, Spagna. Conosce l’inglese, lo spagnolo e il francese.

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    Iniziata la visita a Roma dell'arcivescovo di Nuova Giustiniana e Tutta Cipro Chrysostomos II: sabato l'incontro con il Papa con la firma di una Dichiarazione Comune

    ◊   Ha avuto inizio nella tarda mattinata di oggi la visita a Roma di Sua Beatitudine Chrysostomos II, arcivescovo ortodosso di Nuova Giustiniana e Tutta Cipro. L’arcivescovo è stato accolto all’aeroporto Leonardo da Vinci di Roma con il cerimoniale di Stato vaticano. Ad attenderlo, fra gli altri, il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, cardinale Walter Kasper. Nei giorni della sua permanenza Chrysostomos II visiterà le quattro Basiliche Papali dell’Urbe, la Basilica di San Clemente, dove renderà omaggio alla tomba di San Cirillo, e quella di Santa Maria in Trastevere, in cui parteciperà alla preghiera dei Vespri con la Comunità di Sant’Egidio. Culmine della visita a Roma di Sua Beatitudine è l’incontro con Benedetto XVI, sabato 16 giugno alle 11.00, incontro che prevede la firma di una Dichiarazione Comune. La Chiesa di Cipro risale ai tempi degli Apostoli e conserva integra la successione apostolica; si considera suo fondatore l’apostolo Barnaba che nell’isola compì due viaggi missionari. Giovanni Peduto ha chiesto al cardinale Walter Kasper l’importanza di questa visita e la risonanza che può avere sul piano ecumenico:


    R. – La Chiesa di Cipro è una Chiesa di successione apostolica. E’ una vecchia Chiesa. Questo è importante. Già l’apostolo Paolo e poi Barnaba hanno predicato su quest’isola. Il secondo punto è che questa Chiesa è un ponte tra Oriente ed Occidente e il nuovo arcivescovo vuole essere mediatore tra Occidente ed Oriente. Quindi, questa visita è molto importante per noi, essendo un ulteriore passo verso il riavvicinamento con le Chiese ortodosse.

     
    D. – Può avere questa visita anche un influsso positivo nei rapporti tra le due comunità, turca e greca, a Cipro?

     
    R. – Questa certamente è una grande preoccupazione dell’arcivescovo, perchè l’isola è divisa. Lui parlerà probabilmente di questo e chiederà il supporto della Santa Sede soprattutto per opporsi alle distruzioni dei monumenti storici, delle Chiese e dei monasteri nel nord dell’isola.

     
    D. – Possiamo dire quindi che questa visita sia un ulteriore tassello nell’ansia ecumenica di Benedetto XVI?

     
    R. – Questo è certamente vero e l’arcivescovo era già presente ai funerali di Giovanni Paolo II e all’intronizzazione di Benedetto XVI. Aprirà certamente la strada ad ulteriori contatti.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - "La famiglia ha una responsabilità primaria nell'educazione e nella formazione alla fede": Benedetto XVI apre a San Giovanni in Laterano il Convegno della diocesi di Roma e consegna le tematiche sulle quali si articolerà il cammino del prossimo anno pastorale.

    Servizio estero - Un articolo dal titolo "Ore di ansia e di speranza per la sorte dei sacerdoti rapiti.

    Servizio culturale - Un articolo di Roberto Morozzo Della Rocca dal titolo "Un'agorà di studio, di approfondimento e di discussione": il ruolo dell' 'Istituto Sturzo' nel panorama culturale italiano.
    Per l' "Osservarore libri" un articolo di Francesco Licinio Galati dal titolo "Non dimenticare per avere il coraggio di perdonare": "Pfarrerblock 25487": tradotte in italiano le memorie di Jean Bernard, sacerdote lussemburghese prigioniero a Dachau dal 1941 al 1942.
     Servizio italiano - In rilievo il caso Visco.

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    Oggi in Primo Piano



    Tra angoscia e speranza si attende la liberazione di padre Giancarlo Bossi, rapito domenica scorsa nelle Filippine

    ◊   Continuano nelle Filippine le ricerche di padre Giancarlo Bossi, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, rapito nell'arcipelago meridionale di Mindanao lo scorso 10 giugno. Ieri, i vescovi filippini hanno lanciato un pressante appello per la liberazione del missionario italiano, mentre in tutta Mindanao si è creato un movimento di preghiere e di solidarietà. Anche i leader delle comunità islamiche hanno condannato il rapimento. Per una testimonianza proprio su come i fedeli filippini vivano questa drammatica vicenda, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Zamboanga, nell’arcipelago di Mindanao, padre Sebastiano D’Ambra, confratello di padre Bossi:


    R. – Per noi è una sorpresa, perché non pensavamo che potesse succedere proprio a lui. Per noi è un ritorno ad una sofferenza che abbiamo avuto anche altre volte. Noi soffriamo, soffriamo per la gente, soffriamo con questo Paese, che ancora una volta deve affrontare una situazione simile, che, in qualche modo, dà un’immagine negativa al Paese. Padre Bossi viveva molto vicino alla gente, era accanto alla povera gente, era una persona molto cordiale.
    D. – Fa soffrire ancora di più questo: un uomo che si impegna da tanti anni per i più poveri, che poi viene rapito…

     
    R. – E’ vero, questo fa soffrire. Tra l’altro c’è da dire che lui era stato in quel posto, in quella zona anni fa come primo assistente della parrocchia e poi come parroco aveva costruito la casa parrocchiale. La gente gli voleva bene. Poi ha avuto altri incarichi. Da solo due mesi era andato di nuovo lì, perché la diocesi aveva richiesto al PIME un padre, non avendo loro padri da mandare. Lui si è offerto volentieri. E’ una zona difficile, dove non è semplice trovare dei preti disposti ad andare, ma lui è andato con spirito di generosità e noi, quindi, lo abbiamo ammirato anche per questo gesto.

     
    D. – Come vive un missionario in queste regioni così difficili?

     
    R. – E’ una zona imprevedibile la nostra. Dipende poi dai posti. Noi viviamo accanto alla gente e sentiamo di voler bene a questa gente. Sappiamo quali sono i pericoli e comunque andiamo avanti con speranza. Non ci arrendiamo, ma usiamo la prudenza necessaria per evitare alcuni problemi che possiamo intravedere lungo la strada. Anche in situazioni simili dobbiamo sperare, perché alla fine sembra che questa zona sia strana, ma c’è anche tanta brava gente attorno. Siamo solidali con quelli che ci vogliono bene.

    E il sequestro di padre Bossi riporta in primo piano la drammatica condizione di tanti cristiani oggetto di sequestri e aggressioni in molte aree calde del pianeta. Dal canto suo, Benedetto XVI, all’Angelus di domenica scorsa, ha chiesto con forza la liberazione di tutti i sacerdoti rapiti in diverse parti del mondo. Ecco la riflessione di Attilio Tamburrini, direttore della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre, raccolta da Alessandro Gisotti:


    R. – Ogni generazione di cristiani ha le sue prove; le prove le può avere in casa o fuori. Ora, quello che secondo me è molto importante far percepire è che se un cristiano viene perseguitato in Mauritania, in Bangladesh è tutto il corpo della Chiesa che soffre! Io credo che quello che si è un po’ perso è questo: che mentre i primi cristiani questa realtà l’avevano ben presente, che dove soffre un membro soffre tutto il corpo, ecco, noi questo forse l’abbiamo un po’ dimenticato ...

     
    D. – Guardando più nello specifico, si parla molto del fondamentalismo di matrice islamica ma, per esempio, vediamo quanto stia diventando difficile per i cristiani vivere e testimoniare il Vangelo in un Paese come l’India ...

     
    R. – Certo, perché il discorso è molto più ampio: sembrerebbe che con la nascita di questo fondamentalismo islamico, dall’inizio di questi fenomeni di carattere terroristico, sono incominciati i problemi per i cristiani. I problemi dei cristiani, all’interno di Paesi o a maggioranza islamica o a maggioranze di religioni diverse, come per esempio nel caso dell’India induista, ci sono sempre stati. Ci sono sempre stati! In India c’è una identificazione – come in molti luoghi – della nazionalità con la religione, per cui se si è induisti, si è indiani, altrimenti si è un corpo estraneo. Per esempio, in alcune parti dell'India vengono attaccate normalmente le scuole cristiane, di tutte le confessioni cristiane: perché? Perché la scuola cristiana è aperta a tutti, quindi in una scuola cristiana può diventare ingegnere anche il "paria", anche il fuori casta. Cosa che, dal punto di vista della mentalità, della struttura castale della società indiana, che anche se ufficialmente non lo è più, ma nella pratica di tutti i giorni, poi, nella vita quotidiana ancora rimane questo tipo di impostazione, ecco che questo è un atto sovversivo terribile, per cui l’attacco è soprattutto alla scuola. Inoltre, continuano quelle aggressioni laddove ci sono i resti del XX secolo: il problema-Cina, il problema-Cuba ...

     
    D. – In America Latina, in Africa, in molte altre zone gli uomini di Chiesa – religiosi e religiose, missionari, laici – spesso sono vicini ai poveri e in situazioni difficili, e quindi scontano anche la violenza endemica di queste aree ...

     
    R. – Certo; anche perché poi succede questo: quando ci sono dei fenomeni di violenza, il missionario è un testimone scomodo per qualsiasi parte in lotta, per cui normalmente si trova tra l’incudine e il martello. E’ la condizione della Chiesa in tanti posti, come appunto in Africa, dove appunto il fatto di essere elemento di pacificazione non va bene né all’uno né all’altro. Il missionario presente sul territorio, che può denunciare delle situazioni di ingiustizia, delle situazioni di massacri, ecco che diventa “pericoloso” per tutti gli elementi in conflitto tra loro. Quindi, ecco che normalmente ci va di mezzo il missionario!

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    Giornata mondiale contro il lavoro minorile: ogni anno muoiono 22 mila bambini-lavoratori

    ◊   Sono oltre 218 milioni, di età compresa tra i 5 e i 14 anni, i bambini vittime dello sfruttamento economico. Il 70 per cento è impiegato nel settore agricolo e sono circa 22 mila quelli che muoiono ogni anno per il lavoro cui vengono sottoposti. E’ il drammatico bilancio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro presentato in occasione dell’odierna Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Al microfono di Cecilia Seppia, il direttore generale di UNICEF Italia, Roberto Salvan, riflette sulla diffusione del fenomeno nel mondo e sulla necessità di provvedimenti validi:


    R. – Il lavoro minorile è diffuso prevalentemente in Asia, ma se dobbiamo guardare il bambino che lavora e non va assolutamente a scuola, la situazione è più drammatica in Africa.

     
    D. – Chi lavora non studia e fatica a costruirsi un futuro. Eppure, a volte, è l’unico modo per sopravvivere, sia per i bambini che per le famiglie di appartenenza ...

     
    R. – Là dove è più forte la povertà delle famiglie, maggiore è il ricorso al lavoro minorile per sostenere le famiglie stesse. In particolare, dove la crisi economica, le difficoltà ambientali e le situazioni di malattia – pensiamo soltanto cosa significhi in Africa perdere il padre a causa dell’AIDS – i bambini che vanno dai 6, 7, 8 ai 12, 13 anni sono quelli più a rischio e che probabilmente soffrono maggiormente per il fatto che devono lavorare per sostenere la famiglia. Ma gran parte dei bambini lavorano all’interno della famiglia, soprattutto nell’agricoltura. Se si riuscisse in qualche modo a garantire anche ai bambini che aiutano la propria famiglia nella coltivazione dei campi ad andare a scuola - anche una scuola di tipo informale - questo problema si risolverebbe. Altrimenti, purtroppo, la famiglia rimane all’interno di un ciclo di povertà che si perpetua anche nelle prossime generazioni.

     
    D. – E per ridurre questo problema, che cosa serve concretamente?

     
    R. – Servono maggiori risorse, serve maggiore informazione, aiuto e sostegno alle famiglie nelle fasce più deboli, e soprattutto è necessario intervenire all’interno delle grandi città, dove sono forti le presenze di bidonvilles, di slums, dove i diritti dei bambini vengono spesso negati e ci sono migliaia e migliaia di bambini che vivono di espedienti nelle strade e nei mercati. Servono leggi nazionali che poi vanno monitorate, e ci devono essere delle possibilità di intervento attraverso la comunità, attraverso organizzazioni non governative e altre realtà, per controllare continuamente dove sono presenti le fasce a rischio.

     
    D. – Iniziative e progetti come la Banca dei bambini, che è gestita da e per i bambini stessi, possono servire a qualcosa?

     
    R. – Questa esperienza è certamente positiva, perché ci sono dei 14enni, dei 15enni, che lavorano e che allo stesso tempo la sera vanno a scuola. Attraverso la banca possono vedere in modo più positivo la loro crescita, perché con questo sistema di banca-cooperativa i ragazzi vengono anche incentivati a crescere nella scala sociale e nei loro diritti.

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    Presentato oggi, presso la nostra emittente, l'Incontro europeo dei docenti universitari che si svolgerà alla Lateranense dal 21 al 24 giugno

    ◊   Restituire alla missione universitaria la consapevolezza di un impegno a servizio dello sviluppo integrale della persona. Questo lo scopo dell’Incontro europeo dei docenti universitari, presentato oggi presso la nostra emittente, dal titolo “Un nuovo umanesimo per l’Europa. Il ruolo delle Università”. L’evento, in programma dal 21 al 24 giugno alla Pontificia Università Lateranense, è promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa e si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per il 50° anniversario dei Trattati di Roma. Ai lavori sono già iscritti oltre 1.400 docenti di 45 Paesi europei. Ma cosa si intende per “nuovo umanesimo”? Al microfono di Gabriella Ceraso risponde mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma:


    R. – Significa che la questione antropologica costituisce il cuore della vicenda culturale dell’Europa. E’ per questo che dal Giubileo in poi, i docenti universitari si sono impegnati a prendere a cuore questo tema, soprattutto attraverso un lavoro interdisciplinare, a dare nuove risposte. Crediamo infatti che i problemi contemporanei dell’Europa sono direttamente legati a ciò cui già Giovanni Paolo II, nella sua prima Enciclica Redemptor hominis, faceva riferimento: senza risolvere cioè la questione antropologica, non sarà possibile individuare strategie sociali, culturali e politiche per costruire insieme una Europa veramente rispettosa di quella tradizione che per secoli l'ha animata e che ha posto al centro l’uomo, ad immagine e somiglianza di Dio.

     
    D. – Su quali ruoli rifletterete, per quanto concerne l’Università?

     
    R. – Anzitutto credo che il primo ruolo sia quello di recuperare la dimensione culturale dell’Università. Non dobbiamo dimenticare che l’esperienza universitaria è un’esperienza tipicamente europea, nata in Europa, dal cuore della Chiesa. Ma questo, purtroppo, negli ultimi tempi si è un po’ affievolito. Sotto la spinta della Chiesa - e credo anche sotto la spinta del magistero di Benedetto XVI - l’università è chiamata a riscoprire e a rilanciare il suo ruolo di soggetto culturale nell’Europa. Questo fa parte del momento che l’Università sta vivendo, ed è il cammino di realizzazione del processo di Bologna, dove si creerà lo spazio comune europeo di alta istruzione. Crediamo che questo percorso sia molto importante, ma bisogna anche fare in modo che la dimensione professionalizzante non prenda il sopravvento su una dimensione culturale che è poi decisiva per la formazione di uomini e donne capaci di dare un contributo originale per il futuro dell’Europa.

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    Completato a Roma, nel complesso della Scala Santa, il restauro della Cappella di San Silvestro

    ◊   E' stato presentato oggi a Roma il restauro della Cappella di San Silvestro, parte integrante e fondamentale del complesso della Scala Santa. Il progetto è stato curato dal gruppo “Studio 3 Restauro Opera d’Arte” e finanziato dalla Getty Foundation in collaborazione con i Musei Vaticani, i Padri Passionisti e la Provincia di Roma. La Cappella è finalmente ritornata all’antico splendore, svelando anche il suo aspetto più inedito. Ce lo descrive la restauratrice Antonella Giammusso nell’’intervista di Emanuela Campanile:


    R. – La superficie delle pitture era talmente scura e nera da non far vedere che cosa fosse rappresentato. Questo perchè durante i precedenti interventi di restauro, nell’‘800, erano state messe delle colle e degli oli ravvivanti, che lì per lì davano un effetto di verniciatura, di splendore, ma che poi si sono annerite e, inglobando il fumo nero delle candele, alcune parti si sono rese totalmente illeggibili. Si sapeva che c’erano dei paesaggi dipinti, ma non si vedeva cosa rappresentassero nella realtà, non si potevano vedere. Quindi, è stato un recupero fondamentale per questo e per l’unità della pittura, in quanto si temeva fossero molto più danneggiati di quanto in realtà fortunatamente non erano.

     
    D. – Quanto tempo avete impiegato per riportare al suo antico splendore la Cappella?

     
    R. – Il restauro è durato circa un anno e mezzo, perché ovviamente sono state fatte tante operazioni e soprattutto abbiamo lavorato in tutto l’ambiente.

     
    D. – Si conosceva la firma dell’artista che ha dipinto i paesaggi che sono rappresentati?

     
    R. – Bisogna tener presente che tutto questo “ciclo sistino”, che decora l’intero santuario, ha un’esecuzione molto particolare, perché il santuario è stato pensato, costruito, decorato nel giro di due anni. In questo breve periodo hanno lavorato numerosissimi pittori. Noi sappiamo della presenza di 40 persone, di 40 pittori, ovviamente ognuno con mansioni diverse.

     
    D. – Quindi, questo team a lavoro era numeroso. Invece, l’equipe dei restauratori?

    R. – I restauratori erano in sette nel cantiere. Ovviamente, un’equipe coadiuvata da storici d’arte, chimici, fotografi, architetti, che ci hanno aiutato nel corso del lavoro.

    E al microfono Emanuela Campanile, a spiegare in quali termini hanno collaborato i Musei Vaticani nei lavori di restauro è il direttore Francesco Buranelli:


    R. – Il ruolo dei Musei Vaticani è stato molto semplice. Si è trattato di coordinare e di offrire una supervisione tecnico-artistica del patrimonio della Santa Sede. E’ un ruolo, appunto, riconosciuto dalla legge sui beni culturali dello Stato della Città del Vaticano. Abbiamo quindi seguito, coordinato e supervisionato un’équipe di lavoro molto affiatata ed articolata che ha logicamente nei Padri Passionisti - che ebbero addirittura già dal Beato Pio IX l’affidamento del santuario - i committenti. Dell’équipe hanno fatto parte la Getty Foundation - i finanziatori cioè - e la società che ha eseguito i lavori di restauro, che noi abbiamo seguito e alla quale abbiamo dato delle indicazioni di metodo sull’intervento stesso.

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    Le tradizioni religiose di tutto il mondo nel documentario in 5 puntate "Dio pace o dominio" in onda da stasera su Rai Uno

    ◊    
    “Dio pace o dominio” è il titolo della nuovo programma televisivo in cinque puntate, che andrà in onda da oggi, in seconda serata, su Rai Uno. Il documentario, diretto dal regista Luca De Mata e frutto di un lavoro di tre anni, raccoglie 88 testimonianze delle maggiori tradizioni religiose ed è stato girato in tutti e cinque i continenti. Marina Tomarro ha intervistato don Salvatore Vitiello, curatore del programma, e mons. Mauro Piacenza, presidente della Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa e supervisore editoriale. Ma com'è nata l'idea di questa trasmissione? Ascoltiamo don Vitiello:


    R. – Prendendo spunto dalla situazione contemporanea si è sentito il bisogno di offrire al grande pubblico televisivo uno strumento per comprendere, uno strumento che non censurasse le domande fondamentali del cuore dell’uomo, ma che si proponesse come una via da percorrere insieme al telespettatore. Certamente l’idea di Dio come dominio è una idea che, in qualche modo, rimane stretta per la mente e per il cuore dell’uomo. Probabilmente il Dio a cui tutti aneliamo è il Dio della pace, il Dio della riconciliazione. Questo Dio, però, rimane nascosto a volte. E allora “Dio pace o dominio” vuole aiutare il grande pubblico televisivo a porsi delle domande autentiche e a provare a trovare insieme delle risposte.

     
    D. – Trasmissioni come questa possono aiutare anche a comprendere meglio religioni magari molto diverse tra di loro?

     
    R. – Direi proprio di sì. Ovviamente non ci troviamo davanti ad un programma che ha come scopo la conoscenza di altre tradizioni religiose, però certamente emergono moltissimi elementi di grande interesse delle altre tradizioni religiose e delle altre culture. Nelle cinque trasmissioni si vede come il filo rosso, per esempio, della pace, oppure il filo rosso dell’amore, della comprensione, della tolleranza, attraversino tutte le tradizioni religiose. Sicuramente, quindi, il programma offre anche un grande viaggio attraverso tutte le tradizioni religiose, le più note del mondo, facendo parlare i protagonisti e cioè gli appartenenti a quelle stesse tradizioni religiose. Questo è molto importante perché torniamo di nuovo alla centralità della persona: conoscere un’altra tradizione religiosa, partendo da chi appartiene a quella tradizione.

     
    D. - Tema fondamentale del programma è il dialogo interreligioso. Ma perché è così importante portare avanti questo dialogo? Ascoltiamo mons. Mauro Piacenza:

     
    R. – Credo che sia importante, soprattutto, affermare più che altro un dialogo interculturale. Ci sono dei bacini culturali che nascono attorno e nel contesto di determinate religioni e, quindi, forse si tratterebbe più di un vero ed ampio dialogo interculturale. Occorrerebbe poi portare avanti tutto questo in modo molto corretto, e cioè cercando di essere aderenti alla nostra identità, e quindi, nell’amore verso la verità, portare avanti quel dialogo, che è un confronto sereno. Questo dialogo dovrebbe diventare l’irraggiamento della propria identità.

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    Chiesa e Società



    Concluso a Betlemme il Capitolo della Custodia di Terra Santa con un appello alla convivenza tra israeliani e palestinesi

    ◊   “A distanza di 40 anni dalla Guerra del Giugno 1967, anche oggi la pace non regna in Terra Santa, che rimane lacerata dal conflitto che divide e oppone l’uno all’altro i suoi due popoli”: è quanto “constatano con rammarico” i Frati Minori della Custodia di Terra Santa, che ieri sera hanno concluso il loro Capitolo, presso la Grotta della Natività a Betlemme. Nel messaggio finale, riportato dall’agenzia SIR, i religiosi francescani sottolineano “la loro costante vicinanza alla provata popolazione civile di questa città natale di Nostro Signore Gesù Cristo, come pure a quella di Gerusalemme e di altre città nella Regione. Vicinanza dimostrata in modo particolare durante la guerra, di cui ricorre ora questo triste 40.mo anniversario”. La Custodia ricorda che gli stessi religiosi “hanno anch’essi sperimentato in prima persona i pericoli inerenti alla situazione bellica, sia 40 anni or sono che cinque anni fa, quando resistevano con eroica fedeltà alle pressioni di abbandonare il Luogo Santo della Natività e invece ne difesero strenuamente il più profondo significato per tutta l’umanità”. Il messaggio termina con la preghiera che “le due Nazioni, che trovano la loro patria in questa Terra Santa, possano con-vivere riconciliate, in base al reciproco riconoscimento della loro pari dignità ed uguale diritto a sicurezza e libertà”. Durante i lavori del Capitolo, presieduto dal Custode, padre Pierbattista Pizzaballa, riferisce AsiaNews, i Frati Minori hanno ascoltato i vari rapporti sulle attività della Custodia negli ultimi tre anni, approvato alcuni cambiamenti alla legislazione interna ed eletto il nuovo Venerabile Discretorium, il Consiglio del Custode. Nel nuovo Consiglio, padre Athanasius Macora continuerà a rappresentare la regione inglese; padre Gregor Geiger è stato eletto in rappresentanza di quella franco-tedesca; il Medio Oriente di lingua araba sarà rappresentato da padre Rashid Mistrihh, mentre le regioni spagnole da padre Nicolas Marques, messicano; l’Europa centrale e orientale da padre Dobromir Jasztal, canonista polacco, mentre Italia e Malta da padre Noel Muscat. Il vicario del Custode, padre Artemio Vitores, è spagnolo. (R.M.)

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    Allarme dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (ACNUR) sulla situazione dei profughi in Iraq: si aggrava l’emergenza umanitaria

    ◊   È crisi umanitaria per gli oltre 4 milioni di iracheni sfollati e rifugiati. A lanciare l’allarme è l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati (/ACNUR) che opera in Iraq, Giordania e Siria, i Paesi che ospitano il maggior numero di profughi iracheni. Secondo il governo di Baghdad, citato dall’agenzia Fides, sono quasi un milione e mezzo gli iracheni rifugiati in Siria, circa 700 mila in Giordania, 80 mila in Egitto e oltre 200 mila quelli nei Paesi del Golfo. L’ACNUR, che esorta tutti i Paesi a mantenere le frontiere aperte per le persone bisognose di protezione internazionale, prevede, entro la fine dell’anno, di fornire assistenza medico sanitaria e alimentare ad almeno 50 mila iracheni sfollati. Fonti locali affermano che da febbraio 2006, sono stati circa 800 mila gli iracheni costretti a lasciare le proprie abitazioni. Le autorità civili hanno serie difficoltà ad affrontare il problema: almeno 10 governatori su 18 hanno chiuso le frontiere per bloccare le transazioni. Questa situazione, unita alla generale carenza di risorse, ha prodotto un numero crescente di baraccopoli. Inoltre, le Nazioni Unite e il Programma alimentare mondiale (PAM) indicano che oltre il 45% degli sfollati non ha accesso ai canali ufficiali della distribuzione del cibo. (B.B.)

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    A Timor Est, tanti sfollati, ma poche infrastrutture. Il Jesuit Refugee Service Australia chiede aiuti internazionali

    ◊   C’è urgente bisogno di aiuti internazionali a Timor Est, dove sono decine di migliaia gli sfollati e troppo poco sviluppate le infrastrutture che li ospitano. A lanciare l’allarme è il direttore del Jesuit Refugee Service Australia, padre David Holdcroft, che sottolinea all’agenzia MISNA la “necessità di trovare una soluzione alle dispute terriere, alla povertà e alla disoccupazione del Paese”. Sono circa 100 mila gli sfollati a Timor Est, su una popolazione di appena un milione di abitanti. Alcuni sono ospitati nei 51 campi profughi della capitale, Dili, ma la maggior parte sono stati costretti a trasferirsi da parenti e amici, in altri distretti della città. Sono moltissime le famiglie che non hanno più casa e beni. Tuttavia – afferma padre Holdcroft – sembra che la situazione sia “ignorata dalla comunità internazionale”, che invece potrebbe aiutare il governo locale a “fornire soluzioni durature”. (B.B.)

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    In Cina, bambini sfruttati per fabbricare “gadget” olimpici

    ◊   La Federazione dei sindacati britannici (TUC) ha accusato alcune imprese cinesi di usare il lavoro minorile nella fabbricazione dei “gadget” connessi alle Olimpiadi del 2008, che si svolgeranno a Pechino. L’accusa è contenuta in un Rapporto intitolato “Nessuna medaglia per le Olimpiadi”, in cui si afferma che nelle fabbriche di queste imprese lavorano bambini di 12 anni, che spesso i lavoratori adulti sono sottopagati e che i turni di lavoro possono durare fino a 15 ore. “Lavoratori minori e adulti vengono sfruttati senza pietà, in modo che datori di lavoro senza scrupoli possano aver maggiori profitti”, ha commentato il segretario della TUC, Brendan Barber. Il leader sindacale ha invitato il Comitato olimpico internazionale (CIO) ad “aggiungere alla Carta Olimpica il rispetto dei diritti dei lavoratori”. La denuncia coincide con la riunione del CIO per studiare i progressi di Londra nella preparazione delle Olimpiadi del 2012. (R.M.)

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    La Chiesa indiana contro la decisione del governo dell’Andhra Pradesh di accettare a Tirumala solo la religione indù

    ◊   A Tirumala, nello Stato indiano dell’Andhra Pradesh, è accettata solo la religione indù e non sono permesse attività religiose: la decisione è stata presa dal governatore dello Stato, Rameshwar Thakur, con un’ordinanza che proibisce la propagazione di altre religioni nei luoghi di culto o di preghiera. Il capo dei ministri, Y S Rajasekhar Reddy, ha riferito ad AsiaNews che durante la prossima sessione dell’Assemblea verrà fatto un disegno di legge. L’attività dei missionari cristiani a Tirumala e dintorni ha spinto il governo a promulgare l’ordinanza, che contiene misure punitive per chi la viola: prigione fino a tre anni, indennità fino a cinque mila rupie o entrambe. “Davanti alla persecuzione – ha commentato l’arcivescovo di Hyderabad, mons. Joji Marampudi – ci leviamo in piedi coraggiosi con la nostra fede. Non c’è potere politico che possa impedirci di diffondere la Parola del Signore”. “Questa ordinanza ha un valore prettamente politico – ha aggiunto il presule - e il nostro capo dei ministri cristiano è tenuto sotto pressione. Ma crediamo che la Costituzione indiana ci garantirà il diritto di diffondere la nostra fede”. Anche secondo padre Anthoniraj Thumma, segretario dell’Andhra Pradesh Federation of Churches (APFC) e dell’A.P. Bishops’ Council (APBC), “il capo dei ministri si è piegato al volere dei gruppi estremisti indù che si stanno approfittando del fatto che è cristiano per ricattarlo”. “Il governo – ha sottolineato l’arcivescovo Marampudi – dovrebbe essere vicino alla comunità cristiana che ha servito instancabilmente l’intera società, senza distinzione di casta e credo. Come arcivescovo di Hyderabad – ha concluso – affermo che mai alcun cristiano è entrato in edifici di altre comunità religiose per fare proselitismo. La Chiesa sostiene il dialogo interreligioso nel Paese e ha lottato per costruire armonia e unità tra le religioni e la società civile”. (R.M.)

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    In Bangladesh e in Cina centinaia di vittime e senza tetto per tempeste e alluvioni

    ◊   È appena cominciata la stagione dei monsoni, ma in Asia già si possono contare le prime vittime e stimare i danni. In Bangladesh, dopo tre giorni di incessanti piogge, sono 91 i morti, un centinaio i feriti e oltre 55 mila i senzatetto. Il bilancio è ancora provvisorio, secondo le autorità, che temono sia destinato ancora a salire. Nella città portuale di Chittagong, nel sudest del Paese, si è registrata la situazione più grave: il fango ha sepolto almeno 55 persone e le colline sono franate sulle baracche dei poveri. Il porto, l’aeroporto, le scuole e negozi sono stati chiusi e manca l’energia elettrica. L’agenzia Asianews riferisce che nelle prossime ore il generale Matin, in rappresentanza del capo del governo provvisorio, Fakhruddin Ahmed, dovrebbe visitare le zone colpite dal disastro e le famiglie delle vittime. Da una settimana, si abbattono forti piogge anche nella Cina meridionale. Secondo il ministero per gli Affari Civili di Pechino, sono 71 i morti, almeno 12 i dispersi, quasi 600 mila gli evacuati, 48 mila le case distrutte e 300 mila gli ettari di terreno coltivato che ha subito danni. L’ufficio centrale di meteorologia non prevede miglioramenti immediati: le piogge continueranno incessanti almeno fino a giovedì. (B.B.)

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    Parte oggi dalla Basilica di Guadalupe, a Città del Messico, il “Tour Mondiale per la Pace e l'Unità”

    ◊   Facendo proprio il motto “Un cuor solo e un’anima sola”, il “Progetto Ecumenicon” inaugura oggi nella Basilica di Guadalupe, a Città del Messico, il suo “Tour Mondiale per la Pace e l'Unità”. L’obiettivo – riferisce l’agenzia Fides – è promuovere i valori universali dell'umanesimo cristiano, specialmente la difesa della vita, attraverso una manifestazione pubblica che riunisca le differenti opzioni cristiane intorno ad un messaggio di unità, di pace e di riconciliazione, mettendo l'accento sulla protezione della dignità umana dal suo concepimento, senza distinzione di origine, razza o credenza. Il Tour, promosso dall'Associazione spagnola Giovanni Paolo II per la difesa della famiglia, porterà il suo messaggio in 100 Paesi, compreso Israele, per terminare a Roma nel 2008. Si tratta di un ambizioso programma internazionale, che intende promuovere l’intesa tra le nazioni e l’impegno di milioni di volontà disposte ad unirsi in uno sforzo di solidarietà globale. Al centro del Tour, la rappresentazione di un’opera, denominata “Oratorio Ecumenicon”, che desidera suscitare, attraverso la musica, quell'anelito non soddisfatto dell’unità tra gli uomini e sostenere la ricerca di un denominatore comune che porti verso un futuro migliore. (R.M.)

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    Indignazione per la proclamazione della Giornata dell’orgoglio pedofilo. UNICEF: nel mondo, 73 milioni di vittime l’anno

    ◊   Crescono indignazione e proteste in Italia per l’annunciata manifestazione internazionale di “orgoglio pedofilo”, il “Boy love day”, che alcuni siti internet propagano per il prossimo 23 giugno. Intanto – riferisce il quotidiano Avvenire – Antonio Sclavi, presidente di UNICEF Italia, ricorda che “nel mondo sono oltre 73 milioni ogni anno, secondo le stime riportate nell’ultimo Rapporto ONU sulla violenza sui bambini, i minori costretti a subire violenze sessuali”. “L’Italia ha leggi severissime e condivise a tutela dell’integrità dei bambini e degli adolescenti – sottolinea Anna Serafini, presidente della Commissione bicamerale per l’infanzia – Di questo siamo orgogliosi come lo siamo del lavoro della polizia postale”. E si moltiplicano le adesioni all’appello “Fermate gli orchi”. Tra queste, quella del presidente della Regione Toscana, Claudio Martini: “Ribadisco la mia personale, profonda e disgustata avversione – afferma – contro ogni manifestazione di violenza sui bambini e di pedofilia”. (R.M.)

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    “Denunciare ogni forma di illegalità”: così, l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Sepe, intervenendo alla Giornata del Mezzogiorno

    ◊   La verità è la strada proposta dall’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, per risolvere la “questione meridionale”. Bisogna riconoscere – ha affermato il porporato, intervenendo ieri alla Giornata del Mezzogiorno, presso l’Istituto degli Studi filosofici del capoluogo partenopeo – che “lo sviluppo del Sud non è solo incompiuto, ma anche distorto”. Il cardinale si è soffermato sul fenomeno del clientelismo e ha sollecitato la cittadinanza a denunciare ogni forma di illegalità che confonda i “diritti” con i “favori”. “I rapporti del potere politico – ha detto – soprattutto nei confronti dello Stato, considerato solo come erogatore di risorse, da un lato ha enfatizzato la politica dell’intervento pubblico straordinario, bloccando la crescita autopropulsiva del Mezzogiorno, dall’altro ha finito col generare una rete di piccolo e grande clientelismo, che ha schiacciato i diritti sociali, soprattutto delle fasce più deboli”. Secondo il porporato, il clientelismo è un problema morale che riguarda tutta l’Italia, “ma è inutile negare che al Sud, proprio per le carenze di sviluppo economico, sociale e civile, e per gli allarmanti dati sulla disoccupazione giovanile, ha trovato terreno più fertile nella criminalità organizzata”. “Se è vero che quest’ultima ha anche radici storiche, politiche e culturali – ha aggiunto il cardinale Sepe - è anche vero che oggi è più difficile da debellare, perché ha dato vita a forme di economia sommersa parallela, l’unica capace di offrire guadagni facili”. Quindi, l’esortazione alla denuncia: “Un passo verso la verità – ha sottolineato – consiste allora nel coraggio della denuncia”. (R.M.)

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    Croazia: incontro internazionale di ginecologi e ostetriche cattolici

    ◊   “Relazione della pratica ostetrica con il rispetto della maternità”: su questo tema, si svolgerà dal 20 al 23 giugno a Zagabria, in Croazia, l’Incontro internazionale di ginecologi e ostetriche cattolici. Al centro, temi d’attualità legati alla morale e alle attività nel campo dell’ostetricia, come la fertilità, le cure palliative e l’eutanasia dei neonati. L’incontro è promosso da Mater Care International, associazione di ostetriche e ginecologi cattolici presente in Canada, Irlanda, Gran Bretagna, Stati Uniti, Australia, Polonia, Svizzera e Singapore. L’associazione fa riferimento diretto alle encicliche “Evangelium Vitae” di Giovanni Paolo II e “Deus Caritas Est” di Benedetto XVI. Tra gli interventi in programma, quello di José Maria Simon Castelli, presidente della Federazione internazionale dei medici cattolici (FIAMC), di Paola Pellicano, del Policlinico Gemelli di Roma, di don George Woodall, docente di teologia e di bioetica alla Pontificia Università Regina Apostolorum di Roma, di mons. Valentin Pozaić, ausiliare di Zagabria, e di mons. Valter Župan, presidente della Commissione episcopale croata per la famiglia. Il cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria, e il nunzio apostolico in Croazia, l’arcivescovo Francisco-Javier Lozano, concelebreranno la Santa Messa di inizio lavori. (A.M.)

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    In Somalia, tornano a trasmettere le tre radio accusate di sostenere gruppi terroristici

    ◊   Dopo quattro giorni di silenzio, le tre radio principali della Somalia, costrette a chiudere per decreto governativo, hanno ricominciato a trasmettere. Le emittenti di Mogadiscio - riferisce l'agenzia MISNA - erano state accusate di sostenere le azioni di gruppi antigovernativi, di appoggiare il terrorismo e di creare ostilità. Dopo lunghe consultazioni tra i proprietari delle radio e i rappresentanti del ministero dell’Informazione somalo, è arrivato il via libera per riprendere la messa in onda delle trasmissioni. È stato fondamentale, per raggiungere l’accordo, l’intervento delle associazioni per la difesa della libertà di stampa locali e internazionali. Shabelle Media Network, Horn Afrik e IQK, questi i nomi delle emittenti, erano già state chiuse due volte negli anni scorsi, sempre con l’accusa di essere troppo vicine alle posizioni antigovernative. (B.B.)

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    Per il secondo anno la Radio Vaticana ha partecipato a ‘Radioincontri’, il Festival delle radio italiane conclusosi domenica scorsa a Riva del Garda

    ◊   La radio in Italia gode oggi più che mai di ottima salute. Lo dicono i dati Audiradio che parlano di 38 milioni di ascoltatori quotidiani e le novità che coinvolgono l’intero settore, confermandone il dinamismo e il rapporto stretto con le nuove tecnologie. La buona notizia arriva da Riva del Garda, dove dall’8 al 10 giugno si è tenuta la quarta edizione di ‘Radioincontri’, il festival della radiofonia italiana che permette al pubblico di incontrare le ‘voci’ dell’etere, assistendo dal vivo alle dirette, ma è anche momento di confronto tra gli addetti ai lavori. Tra le novità di quest’edizione, la presenza del ministro delle comunicazioni Gentiloni, che ha annunciato la volontà di creare una società autonoma per la radiofonia pubblica, e lo svolgimento del primo meeting delle radio per la salute mentale, fenomeno in crescita in Italia. Confermata per il secondo anno la presenza della Radio Vaticana, rappresentata dalle redazioni di One-O-Five Live e del Programma Arabo. Durante un dibattito dedicato alle tendenze del giornalismo radiofonico in Italia e in Europa sono state ricordate l’originale prospettiva multilinguistica e interculturale dell’emittente pontificia e del suo sito internet e la sua capacità di garantire un’informazione svincolata da logiche commerciali. (A cura di Fabio Colagrande) 

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    24 Ore nel Mondo



    Nei Territori palestinesi, Al Fatah accusa Hamas di preparare un colpo di Stato e minaccia di uscire dal governo - In Afghanistan, uccisi 24 talebani e, per errore, 7 agenti

    ◊   In Medio Oriente, non regge l’ultima tregua concordata dal gruppo radicale Hamas e dal partito Al Fatah. Nelle ultime 24 ore, sono almeno 20 i palestinesi delle due fazioni che hanno perso la vita in seguito a nuove violenze. A Gaza, intanto, si è tenuto l’incontro tra mediatori egiziani e delegazioni di Al Fatah e Hamas per cercare di porre fine a settimane di scontri. La presidenza dell’Autorità Nazionale Palestinese, guidata dal leader di Fatah, Abu Mazen, ha anche accusato Hamas di preparare un colpo di Stato puntando a far degenerare la situazione nella Striscia di Gaza fino alla guerra civile. Al Fatah ha anche minacciato di ritirarsi dal governo di unità nazionale. Ma c’è davvero il rischio di guerra civile nella Striscia di Gaza? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Eric Salerno, corrispondente dal Medio Oriente del quotidiano "Il Messaggero":


    R. – Direi proprio di sì. Mi sembra che i due leader, uno di Al Fatah, il presidente palestinese Mahmoud Abbas, e l’altro di Hamas, il premier Haniyeh, non siano in grado di controllare i loro uomini. Ieri, c’è stato un tentativo di tregua durato poche ore; la situazione poi si è aggravata nuovamente con il bombardamento della casa di Haniyeh e attacchi alla casa di Abbas, che è una casa nella quale lui non risiede perché è qui a Ramallah. Così facendo, i combattenti mandano messaggi chiari: cioè l’obiettivo non è necessariamente il miliziano di fronte ma il potere che controlla l’altra parte.

     
    D. – C’è il rischio che le violenze si estendano da Gaza alla Cisgiordania?

     
    R. – E’ una cosa che ci stiamo chiedendo da tempo. Sembra che Hamas in Cisgiordania non abbia ancora gli strumenti armati per andare a uno scontro con Al Fatah. E’ da tenere presente il fatto che, comunque, in Cisgiordania ci sono gli israeliani che controllano la situazione.

     
    D. – Che meccanismo si è innescato, allora, nella Striscia di Gaza?

     
    R. – A Gaza regna un clima di caos già da diverse settimane, in cui vari gruppi – non necessariamente controllati dai vertici – agiscono per conto proprio: sono quegli stessi gruppi che, poi, tengono da un anno il caporale Gilad Shalit ed anche il giornalista della BBC Alan Johnston. L’embargo imposto, che – devo dire – funziona poco, danneggia soprattutto i civili, perché arrivano soldi e mezzi non alla popolazione bensì ai combattenti.

    - E nella regione palestinese è sempre più drammatica la situazione umanitaria: la Caritas di Gerusalemme ha espresso “profonda preoccupazione" per il deterioramento della situazione nella Striscia di Gaza. In un comunicato inviato al Servizio Informazione Religiosa (SIR), la Caritas rende anche noto “di aver chiuso il proprio centro medico a Gaza”.

    - Si intensificano gli sforzi per promuovere la pace in Iraq: il vice segretario di Stato americano, John Negroponte, è arrivato stamani a Baghdad per una visita a sorpresa e ha incontrato il premier iracheno, Nouri al Maliki. Il viaggio di Negroponte a Baghdad giunge proprio mentre il Congresso americano fa appello al governo iracheno, affinché affronti e risolva questioni centrali per promuovere la riconciliazione tra le comunità sciita, sunnita e curda del Paese ed una migliore distribuzione delle risorse provenienti da attività petrolifere.

    - Restiamo in Iraq, dove secondo diverse fonti una potente esplosione avrebbe provocato ieri il ferimento di almeno tre persone e gravi danni alla chiesa assira di Mart Shimoni nella città di Tall Kayf, nel nord del Paese. In questa area, ai confini con la regione del Kurdistan iracheno, si è parlato recentemente di un progetto che prevede la creazione di una enclave cristiana. Secondo alcuni osservatori, il progetto costituisce l'unica, possibile via di fuga dalle violenze. Ma si parla anche del rischio di "ghetizzazione" della comunità cristiana della regione di Niniveh.

    - In Turchia, intanto, si terrà nel pomeriggio un vertice straordinario ad Ankara per discutere, ed eventualmente decidere, nuove misure per contrastare l’arrivo dall’Iraq di ribelli dell’organizzazione separatista armata curda, PKK. I militari hanno più volte chiesto un’autorizzazione al governo per un’operazione militare in territorio iracheno. L’esecutivo di Ankara ha finora sempre negato questa richiesta.

    - In Afgahanistan, almeno 24 talebani sono rimasti uccisi nel corso di combattimenti nella provincia di Kandahar, nel sud del Paese. Sempre nel sud dello Stato asiatico, una sparatoria iniziata per errore è finita in tragedia: in una zona orientale dell’Afghanistan sette poliziotti afghani sono rimasti uccisi in seguito ad uno scontro a fuoco con militari delle forze della coalizione. Al momento, non sono ancora chiare le cause e la dinamica della sparatoria. Un altro grave episodio è avvenuto nella provincia di Kunar, dove i soldati della NATO hanno aperto il fuoco contro un’auto e ucciso tre civili. L’autista alla guida del mezzo non si era fermato al posto di blocco presidiato dai militari dell’Alleanza Atlantica.

    - Dalla Nigeria, una buona notizia: la polizia ha reso noto che un gruppo armato ha rilasciato, ieri, 12 cittadini stranieri e un nigeriano tenuti in ostaggio nel sud del Paese. Gli stranieri liberati sono 5 americani, 3 britannici, 2 indiani, un filippino e un sudafricano. Dal gennaio del 2006 nella regione meridionale di Bayelsa, ricca di petrolio, sono stati sequestrati più di 180 lavoratori stranieri. Sono almeno 20 quelli ancora nelle mani dei rapitori. In gran parte dei casi, i responsabili dei sequestri sono ribelli del sedicente Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger (MEND). Gli insorti chiedono una diversa distribuzione delle risorse derivanti da attività petrolifere.

    - Il mondo del volontariato continua ad essere bersaglio di drammatici attacchi in Africa: nella Repubblica Centrafricana è stata uccisa una giovane volontaria francese dell’organizzazione Medici Senza Frontiere (MSF), la 27.enne Elsa Serfass. Lo ha riferito la stessa ONG all’agenzia missionaria MISNA aggiungendo che la giovane si era recata nella zona di Paoua, nel nord ovest del Paese, per un programma di assistenza alla popolazione civile. Secondo l’ONU, le condizioni di vita in questa regione sono “aberranti”.

    - Organizzazioni umanitarie vittime di attacchi anche in Libano: due operatori della Croce Rossa e tre militari libanesi sono stati uccisi a causa di nuovi, violenti scontri scoppiati nel campo profughi di Nahr el Bared, nel nord del Paese, tra soldati e militanti del gruppo islamico Fatah al Islam. Dallo scorso 20 maggio, quando sono iniziati i combattimenti, sono morte almeno 128 persone. Il segretario generale della Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha annunciato, intanto, l’estensione del mandato di Serge Brammertz, il magistrato belga a capo dell’inchiesta internazionale sull’assassinio dell’ex premier libanese, Rafik Hariri. Il segretario generale dell’ONU ha anche avviato le prime pratiche per istituire il Tribunale speciale che dovrà giudicare i responsabili della morte di Hariri.

    - All’Aja, intanto, il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia ha condannato Milan Martic a 35 anni di carcere per campagne di persecuzione condotte all’inizio degli anni ‘90. Ex presidente dell'autoproclamata Repubblica dei serbi di Croazia, Martic si era consegnato spontaneamente, nel 2002, al Tribunale penale internazionale. E’ stato anche accusato di aver ordinato, nel maggio del 1995, il bombardamento di Zagabria per ritorsione contro l’esercito croato.

    - Al via a Vienna la riunione del CFE, il Trattato sulle forze convenzionali in Europa, sul quale nell’ultimo ventennio si è basata la distensione tra blocco ex-sovietico e NATO. Ma l’annuncio del Pentagono di voler installare basi militari in Europa mette a rischio la partecipazione di Mosca all’intesa. Ieri, il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), El Baradei, ha auspicato, poi, che si superi lo stallo con l’Iran. La Repubblica islamica non intende sospendere il proprio programma per l’arricchimento dell’uranio, come chiesto dalla comunità internazionale.

    - Cercare di limitare i danni per il centro sinistra, consolidare il trionfo per il centro-destra. Con queste intenzioni è già ripartita la campagna elettorale per il secondo turno delle legislative francesi, dopo la schiacciante vittoria – domenica scorsa – del centro-destra di Nicholas Sarkozy. Ma come commentare questo risultato? Stefano Leszczynski ne ha parlato con Massimo Nava, corrispondente de “Il Corriere della Sera” da Parigi:


    R. – Bisogna considerare almeno tre fattori fondamentali. Il primo è il sistema francese che premia le maggioranze e, quindi, tutte le forze più piccole o medie spariscono e chi perde allora le elezioni ha un danno veramente superiore alla sua effettiva consistenza. Questa è la prima ragione. La seconda è l’assenteismo record; il terzo elemento è quello relativo alla crisi della sinistra. E’ una crisi che comincia, appunto, con la divisione sul referendum sulla Costituzione. Si afferma ancora di più con le primarie ed ancora maggiore è in questo forte contrasto tra Segolene Royal e il suo compagno Holland. Si tratta di una crisi di progetto, di una crisi di leadership, ma si tratta anche di una crisi di programmi.

     
    D. – Si può interpretare un po’ quello che avviene in Francia come un segnale per comprendere a breve quello che sarà il futuro delle altre elezioni in giro per l’Europa?

     
    R. – Certamente sì, perché è chiaro che la sinistra è stata sconfitta, sia pure di misura, in Germania. Traballa in Italia, ha perso clamorosamente in Francia: l’unica sinistra vincente, in fondo, è quella di Tony Blair e della Gran Bretagna e, forse, per certi aspetti quella spagnola.

    - In Italia, Unione e Casa delle libertà riflettono dopo le elezioni amministrative. I ballottaggi di domenica e lunedì non hanno riservato particolari novità. Ma nel complesso, considerando il primo turno di 15 giorni fa, si registra un'affermazione del centrodestra, soprattutto al Nord. E stanotte, Berlusconi ha annunciato l’intenzione di salire al Quirinale per un colloquio con il capo dello Stato. Il servizio di Giampiero Guadagni:


    Il primo passo del dopo amministrative è, dunque, di Silvio Berlusconi. Un passo peraltro annunciato da tempo. Il leader di Forza Italia andrà al Quirinale per chiedere al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, elezioni anticipate. “Il tempo della sinistra è finito, ci deve essere un rapido cambio alla guida del Governo”, aveva detto ieri Berlusconi, che al Colle salirà con il leader della Lega, Umberto Bossi, mentre UDC e AN non ritengono l’iniziativa né utile né opportuna. E l’Unione afferma: “Il risultato deve fare riflettere, ma non c’è stata la spallata al governo Prodi e, d’altra parte, il voto aveva valenza esclusivamente locale". Negli otto comuni capoluogo, dove si è andati ai ballottaggi, il risultato è di cinque a tre per il centrodestra, come nelle precedenti elezioni. La CDL conferma i sindaci a Parma, Lucca, Oristano, Latina e strappa all’Unione Matera. Unione, che a sua volta conquista Taranto e si conferma a Piacenza e Pistoia. Ma soprattutto il centrosinistra riesce a difendere la roccaforte della provincia di Genova. Complessivamente la CDL ha vinto in 25 tra comuni e province, contro 13 successi dell’Unione. Da registrare la bassissima affluenza alle urne, 12 per cento in meno rispetto al primo turno, calo ancora più consistente se confrontato con le amministrative del 2002. Dall’elettorato è insomma arrivato un ulteriore segnale di disaffezione alla politica. Politica sempre alle prese, peraltro, con polemiche e vicende poco chiare. Non si è placato ancora lo scontro sul caso Visco-Guardia di Finanza, che si accende un’altra durissima polemica sulle intercettazioni che riguardano i politici. Stavolta riguardano colloqui risalenti al 2005 tra il presidente DS, Massimo D’Alema, e il presidente di UNIPOL, Giovanni Consorte, a proposito della scalata della stessa UNIPOL alla Banca nazionale del lavoro.(Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)

     
    - In Italia, intanto, sono almeno 200.000 i pensionati scesi nelle piazze delle principali città per protestare contro la perdita di potere d'acquisto delle pensioni. Il segretario generale della CISL, Raffaele Bonanni, ha dichiarato che il confronto in atto fra governo e parti sociali sul tema delle pensioni deve ottenere come risultato almeno la rivalutazione delle pensioni più basse e un vero decollo della previdenza integrativa. I pensionati - ha aggiunto - dopo “aver costruito l’Italia e averla sviluppata, si trovano con pensioni falcidiate dall’inflazione, che hanno perso il 30 per cento del loro potere d'acquisto”. - Sono state smentite le voci di un accordo fra le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) e il presidente francese Nicolas Sarkozy, per ottenere dal presidente colombiano, Alvaro Uribe, la liberazione di Rodrigo Granda, uno dei capi storici del gruppo guerrigliero. Le FARC chiedono al governo di Alvaro Uribe la liberazione di 500 loro attivisti in cambio del rilascio di 56 prigionieri. Tra gli ostaggi dei ribelli, c’è anche l’ex candidata alle elezioni presidenziali, Ingrid Betancourt. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
      
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 163

     
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