Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

SOMMARIO del 11/06/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • La Chiesa incoraggia e promuove la ricerca scientifica: così, Benedetto XVI nell’udienza ai partecipanti alla Scuola estiva della Specola Vaticana
  • Consegnato a Benedetto XVI il Documento finale della V Conferenza generale di Aparecida
  • Altre udienze
  • L’emergenza educativa al centro del Convegno ecclesiale della diocesi di Roma. Stasera l’apertura, con l’intervento di Benedetto XVI
  • Le torture più crudeli non fecero abiurare i cristiani e i religiosi durante le persecuzioni del 1600 in Giappone: la storia di due futuri Beati
  • In Vaticano, la riunione del Consiglio di amministrazione della Fondazione "Populorum Progressio", che si occupa di progetti di aiuto al'America Latina
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La visita di Bush in Europa, il suo placet all'indipendenza del Kosovo, i dubbi dell'Europa: intervista con Alberto Bobbio
  • In Kenya, torna la paura del '98: un kamikaze si è fatto saltare in aria nel distretto finanziario di Nairobi. Una decina i feriti
  • Compie 20 anni Telefono Azzurro, la linea italiana contro gli abusi all'infanzia
  • Chiesa e Società

  • Appello dei vescovi filippini e di padre Gian Battista Zanchi, superiore generale del PIME, per la liberazione di padre Bossi
  • Guatemala: previsti per oggi i funerali del religioso salvadoregno ucciso nel corso di una rapina
  • Dopo 4 giorni, finisce la deportazione della minoranza tamil da Colombo, capitale dello Sri Lanka. Il governo cingalese si scusa
  • Terra Santa: l'Opera Romana Pellegrinaggi organizza un nuovo itinerario per favorire il dialogo tra israeliani e palestinesi
  • La Custodia di Terra Santa ha inaugurato un grande impianto sportivo a Betlemme, aperto ai cristiani di tutte le confessioni della città
  • Si è spento a 84 anni a Dakar il regista e scrittore, Ousmane Sembène, considerato uno dei "padri del cinema africano"
  • Africa occidentale: riapre il ponte sul fiume Mano, emblema della collaborazione economica tra Sierra Leone e Liberia
  • Si pregherà in tutto il mondo, nella notte fra il 23 e il 24 giugno, per le vittime della tortura
  • Grave denuncia di Don Fortunato di Noto: i pedofili italiani stanno organizzando la "giornata dell’orgoglio pedofilo" per il prossimo 23 giugno
  • Porte aperte alla Settimana liturgica nazionale. Dal 27 al 31 agosto si terrà a Spoleto l’incontro organizzato dal Centro azione liturgica
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il partito di destra UMP vince in Francia, la formazione dei cristiano democratici in Belgio - Bassa l'affluenza in Italia alle amministrative
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Chiesa incoraggia e promuove la ricerca scientifica: così, Benedetto XVI nell’udienza ai partecipanti alla Scuola estiva della Specola Vaticana

    ◊   Con la sua attività, la Specola Vaticana mostra il desiderio della Chiesa di promuovere gli studi scientifici: è quanto ribadito dal Papa nell’udienza di stamani ai partecipanti all’XI Scuola estiva dell’osservatorio vaticano, che si terrà a partire da oggi a Castel Gandolfo. L’evento, della durata di un mese - ha spiegato il direttore della Specola, il padre gesuita José Funes - coinvolge 26 giovani scienziati di ben 22 Paesi, 14 dei quali in via di Sviluppo. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Since its establishment in 1891, the Vatican Observatory…
    Fin dalla sua fondazione nel 1891, ha affermato Benedetto XVI, la Specola Vaticana ha mostrato il desiderio della Chiesa di “abbracciare, incoraggiare e promuovere gli studi scientifici” nella convinzione che fede e ragione sono “come due ali” che aiutano l’uomo ad elevarsi verso la contemplazione della Verità. I Padri gesuiti che reggono l’Osservatorio Vaticano, ha proseguito, “non solo sono attivi nella ricerca astronomica”, ma sono anche “impegnati ad offrire opportunità alle future generazioni di astronomi”. Il Papa si è soffermato sull’importanza della Scuola estiva della Specola, quest’anno incentrata sullo studio dei pianeti extrasolari. Rivolgendosi agli studenti dell’Osservatorio, il Pontefice ha messo l’accento sulla “preziosa opportunità” offerta da questo avvenimento.

     
    The wide variety of your backgrounds…
    “La grande varietà delle vostre esperienze e tradizioni culturali - ha detto - possono essere una grande fonte di arricchimento per tutti voi”. Di qui, l’incoraggiamento del Papa a trarre il massimo beneficio dalla scuola. Parole corredate dal suo auspicio che “questa piccola comunità internazionale possa diventare il segno di una più grande collaborazione scientifica per il bene dell’umanità intera”.

    inizio pagina

    Consegnato a Benedetto XVI il Documento finale della V Conferenza generale di Aparecida

    ◊   Il ricordo del recente viaggio apostolico in Brasile e dell’inaugurazione della V Conferenza generale dell’episcopato dell’America Latina e dei Caraibi sono ritornati questa mattina nell’udienza che Benedetto XVI ha concesso ai tre presidenti dell’assise episcopale: i cardinali Francisco Javier Errázuriz, arcivescovo di Santiago del Cile e presidente del CELAM, Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, e Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di São Salvador de Bahía e primate del Brasile. I tre porporati hanno presentato al Papa il “Documento finale” che raccoglie le riflessioni della Conferenza di Aparecida, conclusasi lo scorso 31 maggio.

    inizio pagina

    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata il primo gruppo di presuli della Conferenza episcopale della Slovacchia,in Visita ad Limina.

    inizio pagina

    L’emergenza educativa al centro del Convegno ecclesiale della diocesi di Roma. Stasera l’apertura, con l’intervento di Benedetto XVI

    ◊   Questa sera alle 19.30, nella Basilica romana di San Giovanni in Laterano, Benedetto XVI aprirà i lavori del Convegno ecclesiale della diocesi di Roma, sul tema: “Gesù è il Signore. Educare alla fede, alla sequela, alla testimonianza”. Invitati tutti i parroci, i sacerdoti, le religiose e, soprattutto, i fedeli laici e i giovani di parrocchie, associazioni e movimenti della Chiesa di Roma. La radiocronaca dell’evento sarà trasmessa dalla nostra emittente a partire dalle 19.20, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Ma come si è preparata la diocesi di Roma a questo incontro con il Papa? Roberta Moretti lo ha chiesto al vicegerente, mons. Luigi Moretti:


    R. - Questo è il terzo anno che il Santo Padre presiede il Convegno diocesano, con la sua relazione introduttiva. Questo significa che traccia un po’ il cammino che come diocesi stiamo percorrendo. Di questo gli siamo molto grati, perché certamente diventa un momento di vita ecclesiale pienamente intesa.

     
    D. - Quali sono le tematiche più urgenti per la realtà della diocesi di Roma?

     
    R. - Veniamo da un lungo impegno sul tema della famiglia. Abbiamo cercato di promuovere un’attenzione particolare nella comunità cristiana alla famiglia, per far sì che diventasse sempre più protagonista. Questo non soltanto in riferimento alle relazioni tra gli sposi, ma anche alla responsabilità verso i figli. Da qui è emerso l’impegno che segna in modo particolare il Convegno di quest’anno, proprio in riferimento all’educazione.

     
    D. - "Educare alla fede, alla sequela, alla testimonianza": in che modo, concretamente, la diocesi di Roma intende affrontare questa sfida dell’emergenza educativa?

     
    R. - Vogliamo da una parte riqualificare la proposta specifica che la Chiesa fa nel tema religioso di educazione alla fede e quindi rimettere al centro l’attenzione a Gesù, che è vivo, è Risorto. Allo stesso tempo, vorremmo però suscitare una sorta di "santa alleanza" tra tutti coloro che sono impegnati sul versante dell’educazione e, in particolare, con il mondo della scuola.

     
    D. - Come trasmettere concretamente i valori della famiglia cristiana all’interno di una realtà variegata, che tende a disperdere questi valori?

     
    R. - Soprattutto accompagnando le famiglie giovani sia con un sostegno all’esperienza familiare che vivono, sia nel loro impegno educativo nei confronti dei ragazzi, a partire dalla richiesta del Battesimo per i loro bambini e poi accompagnandoli nei primi anni dei figli, durante i quali sembra esista una sorta di "deserto educativo" per quanto riguarda la dimensione religiosa. Questo perché possano riapproprarsi dei diritti e dei doveri rispetto a figli e, quindi, facendoli crescere non soltanto in salute ma anche in grazia.

     
    D. - Come si inserisce il cammino della diocesi di Roma nel tracciato del Convegno di Verona?

     
    R. - Noi stiamo cercando di tradurre nella pastorale ordinaria della diocesi i temi prevalenti che sono stati elaborati a Verona e, in particolare, l’approccio nuovo del partire dai reali bisogni della persona e vedere come la persona, che si fa famiglia, nel vivere le sue varie dimensioni - la fragilità, il lavoro, l’educazione, l’affettività - possa imparare da Cristo Signore, speranza del mondo.

    inizio pagina

    Le torture più crudeli non fecero abiurare i cristiani e i religiosi durante le persecuzioni del 1600 in Giappone: la storia di due futuri Beati

    ◊   Con i Decreti promulgati lo scorso primo giugno, Benedetto XVI ha approvato la canonizzazione e la beatificazione per 320 nuovi Servi e Serve di Dio. Per molti di loro, è stato riconosciuto il martirio: è il caso del padre gesuita, Pietro Kibe Kasui, sacerdote professo della Compagnia di Gesù, e di 187 Compagni - sacerdoti, religiosi e laici - uccisi in Giappone nei primi decenni nel 1600: una delle parentesi tragiche della nascita della Chiesa nel Paese orientale. Alessandro De Carolis ripercorre la storia di due figure di questa lunga schiera di martiri:

     
    “Questo criminale ha raccolto elemosine per aiutare le vedove e i bambini orfani dei martiri e perfino i missionari”. La scritta campeggia sul cartello trasportato dal carceriere che sta scortando il prigioniero al luogo dell’esecuzione, in cima alla collina di Nishizaka. Il “criminale” è Michael Kusurya, conosciuto con il “Buon Samaritano di Nagasaki” per la sua instancabile azione di solidarietà verso i cristiani giapponesi e i missionari Gesuiti, tutti vittime di espulsioni, feroci torture e assassinii. E’ il 28 luglio 1633, il culmine di un periodo drammatico per la Chiesa in Giappone, fondata circa 90 anni prima da S. Francesco Saverio. Dal 1587, gli shogun, cioè “i marescialli della corona”, hanno cominciato a perseguitare i battezzati del Sol Levante, che in pochi anni sono diventati circa 300 mila. Dietro la campagna anticristiana vi è la gelosia dei buddisti ma anche l’odio verso l’accresciuta influenza di Spagna e Portogallo, patria di molti dei missionari. L’ondata di violenza arriva a spazzare quasi del tutto la comunità cattolica: sacerdoti, vecchi, padri e madri di famiglia, bambini. Molti vengono mutilati e decapitati, altri condannati al rogo. E’ questo anche il destino di Michael Kusurya, che sale la collina cantando i salmi e muore legato al palo e bruciato vivo.

     
    Con lui sale per la stessa collina e nello stesso giorno Nicholas Keian Fukunaga. E’ un religioso gesuita e un catechista molto apprezzato quando, nel 1614, viene espulso dal suo Paese all’inizio della furiosa persecuzione decretata dallo shogun Taifusama. Dovrebbe essere ordinato sacerdote ma non ci sono più vescovi in Giappone in grado di consacrarlo. Intorno al 1620 Nicholas rientra clandestinamente in Giappone e riprende il suo lavoro. Poi, nel 1633 riesplodono le persecuzioni. Nicholas viene a sepere del martirio di 34 sacerdoti e religiosi Gesuiti, 14 dei quali giapponesi. E in quell'anno è lui stesso a cadere nelle mani dei carnefici. Ma in quel 28 luglio non viene bruciato come il suo compagno di martirio sulla collina di Nishizaka. Il sadismo dei torturatori lo spinge in fondo a un pozzo dove rimane tre giorni. Nicholas non cede. E alla domanda se si sia rammaricato per qualcosa nella vita, Nicholas risponde ai carcerieri: “Sì, di non aver saputo portare a Cristo tutti i giapponesi, a cominciare dallo shogun”. Nelle ore successive, le sue parole e le sue preghiere salgono dal pozzo sempre più debolmente finché si spengono del tutto. Nicholas muore il 31 luglio, festa di Sant’Ignazio di Loyola.

    inizio pagina

    In Vaticano, la riunione del Consiglio di amministrazione della Fondazione "Populorum Progressio", che si occupa di progetti di aiuto al'America Latina

    ◊   Da domani, in Vaticano, e fino al 14 si svolge la Riunione del Consiglio di amministrazione della Fondazione "Populorum Progressio". Al microfono di Giovanni Peduto, mons. Segundo Tejado Munoz, officiale del Pontificio Consiglio Cor Unum, al quale fa capo la Fondazione, ne spiega la natura e parla dei più recenti progetti di solidarietà:


    R. - La Fondazione Populorum Progressio è una fondazione pontificia che fa capo al Pontificio Consiglio Cor Unum, responsabile della gestione, e che ha un Consiglio di amministrazione che si raduna appunto in questi giorni. Nasce nell’anno 1992, in occasione del V centenario dell’evangelizzazione dell’America da parte di Giovanni Paolo II, e la finalità è come un segno della carità del Santo Padre nei confronti di queste popolazioni dell’America Latina, chiamato c "Continente della speranza", come è stato definito anche da Benedetto XVI in questo viaggio ad Aparecida.

     
    D. - Quali i temi al centro della riunione?

     
    R. - La riunione viene fatta per approvare i progetti presentati lungo l’arco dell’anno. In tutto l’anno, sono stati presentati alla segreteria di Bogotà una serie di progetti da tutte le nazioni dell’America Latina. Ogni volta ci si raduna in un Paese diverso dell’America Latina, Paesi ai quali appartengono i membri. Quest’anno, per sottolineare la sua natura pontificia e la sua vicinanza al Santo Padre, abbiamo voluto tenere la riunione a Roma, come avevamo fatto nel 2000: proprio perché la vicinanza della Fondazione al Santo Padre si faccia effettiva, si faccia fisica.

    D. - Quali sono le emergenze da voi affrontate in modo particolare?

     
    R. - La Fondazione Populorum Progressio non si occupa delle emergenze dettate dal momento contingente. Ci sono altre organizzazioni all’interno della Chiesa, quali la Caritas ed altre, che si occupano diu questo, anche perchè hanno la capacità di farlo. La Fondazione Populorum Progressio è una fondazione piccola, limitata, che aiuta più un tipo di emergenza che si protrae nel tempo: emergenze che sono attuali, che sono endemiche del continente latinoamericano.

     
    D. - Un bilancio del lavoro fin qui svolto dalla Fondazione?

     
    R. - La Fondazione approva i progetti. Sono già passati 15 anni dalla sua creazione. La Fondazione approva attorno ai 200, 220 progetti che si aggirano intorno a 10-15 mila dollari. Sono cose piccole, non vogliono essere grandi progetti, ma segni della presenza del Santo Padre in America Latina. Siamo intorno a quasi 1800 progetti in questi anni, forse anche un po’ di più. Adesso non ho il dato esatto. Sono progetti vari: dal Cile al Messico, passando per i Carabi, Cuba. Sono tante le varietà socio pastorali che troviamo in nazioni di questo tipo.

     
    D. - Qual è la provenienza dei fondi per portare avanti queste iniziative di aiuto?

     
    R. - Fino a questo momento abbiamo avuto un aiuto sostanziale, importantissimo, da parte della Conferenza episcopale italiana. Giovanni Paolo II chiese a suo tempo alla Conferenza episcopale italiana di aiutare questa Fondazione. E grande è stata la generosità in questi anni. Sono stati loro ad aiutarci. Quest’anno, abbiamo iniziato tutto un lavoro di ricerca, di sensibilizzazione di altri organismi, altri enti, perché prima di tutto si potesse allargare la capacità di fare progetti e potessero essere di più. In secondo luogo, perché noi dobbiamo arrivare al momento in cui sia la stessa America Latina a finanziare i suoi progetti. Da qui, abbiamo cominciato tutta una serie di contatti con gli episcopati, con alcune persone che ci vengono presentate e sono interessate ad aiutare il Papa in questa missione. Perché in fondo una Fondazione non è altro che una missione.

     
    D. - Siamo nel 40.mo anniversario dell’Enciclica Populorum Progressio di Paolo VI: Papa Montini nel 1967 sottolineava con forza che il nome della pace è lo sviluppo dei popoli. Cosa è cambiato oggi?

     
    R. - Sono cambiate tante cose, ma credo che questa frase di Papa Paolo VI nella Populorum Progressio sia una frase profetica, in nome della pace e dello sviluppo dei popoli. Questa pace è una pace che va ricercata in ogni momento da tutti, da parte dei popoli, ma anche da parte dei singoli.

     
    D. - Cosa deve fare la comunità internazionale perché la globalizzazione non approfondisca sempre di più la distanza tra Paesi ricchi e Paesi poveri?

     
    R. - Con le parole di Giovanni Paolo II: globalizzare la carità, globalizzare la solidarietà. Credo che questa sia la risposta che la Chiesa deve dare al mondo. Se noi globalizziamo soltanto l’economia, e la globalizzazione in fondo sta diventando un sistema economico di rapporto tra tutti i mercati, allora globalizzeremo poco e la differenza tra ricchi e poveri, questo solco sarà sempre più grande. Il Papa ha parlato di globalizzare la carità, la solidarietà e credo che questo sia il messaggio profetico che noi dobbiamo dare. Benedetto XVI ha parlato anche dell’Europa. L’Europa non può diventare soltanto un mercato, deve diventare un luogo dove i valori cristiani che stanno alla base della nostra cultura, della cultura europea, ma anche di tutto il mondo - perché la globalizzazione è qualcosa di esteso a tutto il mondo - possano basarsi non soltanto sull’economia, ma anche su altri valori.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano – “Restituire al più presto all’affetto dei loro cari le persone sequestrate in varie parti del mondo”: all’Angelus, Benedetto XVI prega per le vittime e rivolge un accorato appello agli autori di tali esecrabili atti.

    Servizio estero - Filippine: missionario italiano del PIME rapito sull’isola di Mindanao.

    Servizio culturale - Un articolo di Danilo Mazzoleni dal titolo “Un instancabile studioso delle antichità cristiane”: una serie d manifestazioni ed un convegno internazionale in ricordo dell’archeologo Joseph Wilpert.

    Servizio italiano - In rilievo un articolo dal titolo “Gravi disordini a Roma durante la visita di Bush”: giovani violenti si sono infiltrati nel corteo “No War”.


    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    La visita di Bush in Europa, il suo placet all'indipendenza del Kosovo, i dubbi dell'Europa: intervista con Alberto Bobbio

    ◊   Con la tappa in Bulgaria si conclude oggi il tour europeo del presidente degli Stati Uniti, George Bush. Dal G8 in Germania, ai Paesi dell’est europeo, all’Italia e Albania, il capo della Casa Bianca ha affrontato una serie di temi cruciali per il futuro dei rapporti con i partner internazionali: tra le altre questioni, si è parlato di scudo antimissile, di clima e del futuro status del Kosovo. Che giudizio dare, dunque, della missione di Bush in Europa? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Paolo Mastrolilli, a capo della redazione esteri del TG1-Rai:

     
    R. - Un passo avanti per quanto riguarda la collaborazione nuova che gli Stati Uniti stanno stabilendo con questi Paesi, che in Europa dell’est vivevano all’interno del blocco sovietico e che adesso invece sono diventati nuovi alleati importanti di Washington. I problemi con noi e Mosca restano ancora. Naturalmente, la questione dello scudo missilistico è un tema difficile da risolvere così come quello dell’indipendenza del Kosovo che Washington sostiene e che invece Mosca al momento sembra di non volere. Ovviamente, questi problemi restano sul tavolo ma si sono fatti dei passi avanti per cercare quanto meno di avviare il dialogo. Per quanto riguarda appunto il rapporto con gli alleati europei è importante forse soprattutto il clima di cooperazione che si è cercato di stabilire sul tema del clima, poi vedremo che risultati porteranno, comunque è un passo avanti rispetto al passato.

     
    D. - Questo viaggio, di fatto a conclusione del mandato presidenziale, che riscontro avrà negli Stati Uniti?

     
    R. - Negli Stati Uniti, naturalmente, la cosa più importante era l’incontro con il Papa: i cattolici nel Paese guardavano con molta attenzione a questo incontro. Ma è rilevante anche quello ciò che il presidente intende fare riguardo al clima, perché c’è un forte dibattito negli Stati Uniti dal momento che il capo del Casa Bianca si è opposto per lungo tempo all’applicazione del Trattato di Kyoto. C’è un forte movimento invece che lo spinge ad agire sul problema del riscaldamento globale anche fra i Repubblicani. Quindi, il cambiamento di rotta che il presidente Bush ha accennato può avere degli impatti sulla politica interna. Ovviamente, è molto importante anche il rapporto con Putin, perché il timore che si possa riavviare un clima di guerra fredda tra Stati Uniti e Russia, preoccupa gli elettori americani.

    E durante la visita in Europa il presidente Bush ha sottolineato, in particolare, che la trattativa per lo status futuro del Kosovo deve avere come obiettivo immediato “l’indipendenza”. E’ stata così respinta la proposta di una proroga dei negoziati per altri sei mesi, avanzata dal capo di Stato francese, Nicolas Sarkozy, durante il vertice del G8 in Germania. Ma quali sono adesso le prospettive per la provincia serba a maggioranza albanese? Claudia Bumci lo ha chiesto ad Alberto Bobbio, caporedattore di Famiglia Cristiana ed esperto di Balcani:
     
    R. - Le prospettive sono complicate perché ieri c’è stata questa dichiarazione del presidente americano Bush in Albania che ha parlato di indipendenza del Kosovo. Praticamente, possiamo dire che ieri gli americani hanno riconosciuto l’indipendenza del Kosovo e questa fretta americana naturalmente spaventa l’Europa. La proposta del nuovo leader francese è una proposta, a mio parere, intelligente perché qualche mese di tempo avrebbe potuto convincere la Russia ad avere almeno una dichiarazione di ineluttabilità dell’indipendenza del Kosovo - un' indipendenza "sorvegliata" insomma. In altre parole, qualche sistema si poteva orchestrare in modo creativo da parte della diplomazia. Naturalmente, la dichiarazione di ieri di Bush cambia tutte le carte in tavola. Credo che rischia di aver ragione Carl Bildt, il ministro degli Esteri svedese, espertissimo delle questioni dei Balcani, che dice che gli americani giocano con il fuoco e rischiamo di finire in una prospettiva un po’ tetra.

     
    D. - La dichiarazione di Bush ha creato un po’ di scompiglio non solo in Europa, ma anche in mezzo agli analisti che da anni si occupano del Kosovo…

     
    R. - Io penso che questa dichiarazione di Bush di ieri sul fatto che gli Stati Uniti sarebbero subito pronti a riconoscere l’indipendenza, rischia di spaccare anche l’Unione Europea perché non è detto che essa sia contraria in modo compatto al voler attendere qualche mese, in modo tale da mettere d’accordo tutti gli attori del negoziato, soprattutto la Russia. Io penso che su questo tema l’Unione Europea non sia compatta e che all’interno di tutti gli Stati ci sia qualcuno che andrà con gli americani e qualcuno che invece starà con gli italiani e i francesi, che per l'appunto affermano: “Aspettiamo e cerchiamo di convincere Mosca”.

    inizio pagina

    In Kenya, torna la paura del '98: un kamikaze si è fatto saltare in aria nel distretto finanziario di Nairobi. Una decina i feriti

    ◊   Momenti di paura stamani nel centro di Nairobi. Un terrorista suicida si è fatto esplodere nel distretto finanziario della capitale, a pochi passi da un albergo dove abitualmente alloggiano funzionari del governo della Somalia. L’attentatore è l’unica vittima dell’attacco, anche se si segnalano una decina di feriti. Ma non è questa la prima volta che fatti così gravi accadono in Kenya. Da Nairobi, ce ne parla il dottor Gianfranco Morino, coordinatore medico dell’organizzazione umanitaria "World Friends", intervistato da Stefano Leszczynski:


    R. - Purtroppo, ero presente all’altro grande attentato del 1998, in cui era stata fatta saltare in aria una banca cooperativa vicino all’ambasciata americana e molti furono in quell'occasione i keniani che morirono, così come tanti furono i feriti rimasti disabili. Le notizie di questa mattina invece sono ancora confuse. Ho sentito poco fa l’ospedale e sembra che ci siano 30-40 feriti, di cui alcuni sono gravi. C’è un solo morto, che sembra tra l’altro essere l’attentatore.

     
    D. - Normalmente, a Nairobi, c’è un allarme, una particolare preoccupazione nella vita quotidiana?

     
    R. - Adesso, forse, ci si era un po’ dimenticati dall’ultimo attentato. L’allarme è, direi, sempre presente perché comunque si vive nell’insicurezza. Una insicurezza, questa, che è cresciuta negli anni e che è direttamente proporzionale alla crescita delle povertà e delle miserie. Noi, come associazione e come "World Friends", lavoriamo nelle baraccopoli e ci accorgiamo quanto di giorno in giorno la poavertà aumenti e questo soprattutto per i nostri malati ed i nostri pazienti, che vengono da noi perché non possono permettersi di andare negli ospedali. E allo stesso modo ci accorgiamo della crescita enorme dei popoli. Purtroppo è cresciuta anche, al contempo, la violenza: quella quotidiana, con le rapine e le conseguenti rappresaglie della Polizia.

     
    D. - Secondo lei, questo disagio sociale che si vive a Nairobi può essere terreno fertile per il reclutamento di terroristi?

     
    R. - Senz’altro e questo perché, soprattutto i giovani, non trovano lavoro, sono spesso degli spostati che non riescono ad inserirsi in una società che sta nascendo con grande difficoltà. Sicuramente, è presente l’integralismo, magari meno conosciuto che in altri Paesi dell’Africa sub-sahariana.

     
    D. - Nei Paesi confinanti ci sono ampie zone di tensione sia in Somalia che in Etiopia, ad esempio?

     
    R. - Sì, pensandoci c’è guerra un po’ dappertutto. C’è certamente un traffico d’armi costante e spesso ci si dimentica che per compiere atti di terrorismo, per fare le guerre sono necessarie le armi.

    inizio pagina

    Compie 20 anni Telefono Azzurro, la linea italiana contro gli abusi all'infanzia

    ◊   Telefono Azzurro compie vent’anni. L’associazione, che ha fornito ai bambini il primo punto d’ascolto senza intermediazione degli adulti, nasceva infatti a Bologna l’8 giugno del 1987. Per l’occasione, si è svolto in questi giorni, presso il Senato, il primo di una serie di convegni sulle tematiche dell’infanzia. Il servizio di Marco Guerra:
     
    "196.96": In Italia da vent’anni questo numero è sinonimo di “diritto all’ascolto” dei bambini. E’ infatti sulla linea del Telefono Azzurro che corrono le richieste di aiuto di tanti minori che subiscono abusi o si vedono negare i diritti basilari, come il gioco e l’istruzione. Telefono Azzurro è stata la prima linea nazionale italiana di prevenzione dell’abuso all’infanzia e, a 20 anni dalla sua nascita, vanta due le linee gratuite attive 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Solo nel 2006 sono state ricevute 230 mila chiamate e, in seguito alle segnalazioni giunte agli operatori, sono state svolte 31 mila consulenze. Numeri che illustrano un servizio di respiro nazionale, gestito da operatori altamente qualificati e da centinaia di volontari, che fanno fronte ogni giorno a migliaia di chiamate provenienti da tutta Italia. Tante poi le nuove emergenze fronteggiate in questi vent’anni: dal lavoro minorile ai rischi legati alla fruizione dei nuovi media. Il prof. Ernesto Caffo, presidente e fondatore di Telefono Azzurro, traccia un bilancio di questi 20 anni:
     
    R. - Sono aumentate le chiamate dei bambini, sono calate le chiamate degli anonimi, degli adulti. C’è sicuramente una maggior consapevolezza sul fenomeno della violenza ai bambini, che prima era nascosto e restavo molto spesso chiuso nelle case.

     
    D. - Come crede venga percepito il servizio da parte dei bambini?

     
    R. - E’ spesso l’unica opportunità per molti bambini di accedere ad un servizio e di poter chiedere aiuto. E’ per questo che i bambini conoscono il Telefono Azzurro più di altre possibilità di soccorso. Sicuramente, va detto che se per i bambini questo è uno strumento presente 24 ore al giorno accanto a loro, per molti adulti rappresenta un pericolo, percepito in modo improprio come tale, pensando che i bambini raccontino bugie o raccontino cose improprie.

     
    D. - In questi due decenni, sono cambiati tanto i bambini quanto il tessuto sociale italiano. Quali nuove emergenze si trova ad affrontare il Telefono Azzurro?

     
    R. - Da parte i cambiamenti sociali, che hanno portato ad una fragilità familiare sempre maggiore, o a fenomeni come quelli dell’immigrazione che pongono sempre nuove problematiche. Ci sono poi i nuovi media che sono entrati in modo sempre più importante nella vita dei bambini e degli adolescenti, inducendo percorsi nuovi di rischio oltre che naturalmente di conoscenza.

     
    D. - A suo avviso, quali rischi od opportunità presentano le attuali tecnologie? Alla luce di questi fenomeni, qual è la risposta di Telefono Azzurro?

     
    R. - Su questo versante dobbiamo far sì che tutte le istituzioni, tutto il mondo dell’impresa compia - a mio avviso - un salto di qualità per poter rispondere alle esigenze dei bambini. Se qualcuno vuole fare la sua parte, la può fare segnalando le istituzioni improprie presenti non solo su Internet, ma in tutto il mondo virtuale. E, d’altra parte, facendo campagne di sensibilizzazione e maturando consapevolezza maggiore di questo strumento, talvolta anche in assenza delle figure adulte di appoggio e di guida.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Appello dei vescovi filippini e di padre Gian Battista Zanchi, superiore generale del PIME, per la liberazione di padre Bossi

    ◊   “Imploriamo i rapitori: per favore, risparmiate il missionario. Preghiamo affinché venga liberato al più presto e possa tornare a fornire il suo aiuto alla nostra gente”. E’ l’appello lanciato oggi dal portavoce della Conferenza episcopale filippina, monsignor Pedro C. Quitorio, per la liberazione di padre Bossi, missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) rapito ieri a Mindanao mentre si recava a celebrare messa. “Fateci sapere chi siete e perché avete rapito padre Bossi”, si rivolge ai rapitori padre Gian Battista Zanchi superiore generale del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere). “Stamattina ho parlato con il superiore locale ma ancora nessuno ha fatto rivendicazioni – ha continuato padre Zanchi in una dichiarazione raccolta dall’ agenzia Sir -. Domani l’arcivescovo e altre autorità locali dovrebbero incontrare il colonnello della zona dove è stato sequestrato padre Bossi. Siamo in grande attesa. Finché non si hanno notizie su chi sono i responsabili del gesto abbiamo davanti solo un punto interrogativo. Almeno, se qualcuno rivendica pian piano iniziano i contatti. Aspettiamo che qualcuno si faccia vivo e si prenda la responsabilità del sequestro, per capire perché lo abbiano rapito”. Agli appelli dei presuli del Paese asiatico e del superiore di padre Bossi ha risposto il portavoce degli indipendentisti islamici, condannando il gesto e ribadendo la piena volontà del movimento nel collaborare con le autorità per il rilascio. Intanto, tra i religiosi che operano nella zona, nessuno sa spiegarsi le cause di un’azione così grave nei confronti di un uomo che si è sempre speso per il popolo filippino. “Stiamo cercando di capire la situazione, il perché sia avvenuto questo gesto nei confronti di uno dei pionieri del PIME nella penisola di Mindanao”, dichiara Sebastiano D’Ambra, confratello di padre Bossi e presidente del Movimento Silsilah per il dialogo interreligioso, che afferma poi di essere sconvolto dalla notizia del rapimento. Secondo padre Angelo Calvo, clarettiano e presidente del Peace Advocates Zamboanga, padre Bossi “è un sacerdote che ha sempre amato lavorare per i poveri, soprattutto contadini della zona. Ha voluto immergersi nella comunità in cui viveva, e parla due dialetti locali”. Lo stesso ritratto viene fornito dal padre Jasulga, amministratore della Prelatura apostolica di Ipil, dove il missionario PIME “era tornato volontariamente, con gioia, per lavorare con i poveri. Non aveva ricevuto minacce ed era amato dalla popolazione locale”. Sul fronte delle indagini la polizia e l’esercito filippino hanno intensificato in queste ore le operazioni di ricerca del missionario. Il capo dei rapitori sarebbe Waning Abdulsalam, fratello del leader indipendentista islamico Akiddin. Tuttavia, lo stesso Fronte di liberazione islamico Moro (Milf), ha preso le distanze dal rapimento e, secondo il loro portavoce, “nessun guerrigliero ne è responsabile”. Eid Kabalu, portavoce ufficiale del movimento indipendentista, spiega infatti che: “Non avremmo mai permesso di rovinare il processo di pace in corso. Noi stessi abbiamo dispiegato diversi uomini con il compito di cercare padre Bossi”. Kabalu condanna infine il rapimento, definendolo “non islamico”, ed aggiunge che il gruppo di Abdulsalam “già da tempo non risponde più al Milf, da cui è stato allontanato. Non sono dei nostri, e una volta ancora diamo la nostra piena disponibilità a fornire assistenza e qualunque cosa possa servire alle autorità filippine”. (M.G.)

    inizio pagina

    Guatemala: previsti per oggi i funerali del religioso salvadoregno ucciso nel corso di una rapina

    ◊   Sono previsti per oggi i funerali di fratel Enrique Alberto Olano Merino, il religioso salvadoregno della Congregazione dei Fratelli Maristi delle Scuole, ucciso nella notte tra sabato e domenica a Città del Guatemala. Esponenti del suop Istituto, contattati presso la Casa generalizia di Roma dall’agenzia Misna, precisano che l’omicidio di fratel Enrique “appare collegato alla criminalità comune”. Secondo la dinamica ricostruita dai religiosi, “Fratel Enrique” è stato infatti vittima di un attacco a colpi di arma da fuoco, consumato nelle strade della capitale guatemalteca, mentre rientrava con alcuni confratelli al suo collegio. “Enrique, insieme ad altri cinque religiosi, era uscito nella zona di Cuatro Grados Norte e al suo ritorno due uomini armati li hanno intercettati con la pistola in mano per derubarli” ha detto Adolfo Sarmeño, direttore dell’Unità amministrativa della congregazione dei Fratelli Maristi delle Scuole. Secondo Sarmeño, mentre fratel Enrique e i suoi confratelli - presente anche il fratello del religioso Francisco Javier Olano - venivano derubati, altri due uomini a bordo di una macchina si sono avvicinati e hanno sparato contro il gruppo uccidendo fratel Enrique e ferendo Francisco Javier a una mano. Fratel Enrique, 29 anni, di nazionalità salvadoregna, si trovava da sette anni in Guatemala dove era professore liceale. Intanto, anche la polizia locale conferma che si è trattato di un episodio di criminalità comune che si inserisce nel quadro di violenze che hanno causato centinaia di morti dall’inizio dell’anno, e che, nelle ultime settimane, il governo ha tentato di fronteggiare adottando misure straordinarie, tra cui il dispiegamento della guardia presidenziale nelle strade della capitale. (M.G)
     

    inizio pagina

    Dopo 4 giorni, finisce la deportazione della minoranza tamil da Colombo, capitale dello Sri Lanka. Il governo cingalese si scusa

    ◊   Dopo l’espulsione forzata dalla capitale dello Sri Lanka di quasi 400 persone della minoranza etnica del tamil, la Corte Suprema blocca la deportazione e il governo cingalese chiede pubblicamente scusa. Il 7 giugno, in seguito ad un’ordinanza dell’ispettore generale della Polizia Victor Perera, la polizia cingalese cominciò la pulizia etnica di Colombo, capitale dello Sri Lanka. I quartieri della periferia sono rastrellatati e oltre 400 persone sono costrette a lasciare le proprie case e a tornare nei villaggi del Nord. Come riporta l’agenzia Asianews, l’ordinanza di espulsione è giustificata da “motivi di sicurezza” legati agli attentati avvenuti nelle scorse settimane. Immediatamente insorgono le associazioni locali e internazionali per i diritti umani. Sabato scorso, la Corte Suprema revoca l’ordinanza. Il governo, per voce del premier Rathnasiri Wickremanayake, chiede pubblicamente scusa durante una conferenza stampa. Intanto, è stata aperta un’inchiesta per far luce sulla vicenda e per chiarire da chi sia stato partito l’ordine di espulsione. Il presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapakse, garantisce che “saranno prese le dovute misure per punire il responsabile”. (B.B.)

    inizio pagina

    Terra Santa: l'Opera Romana Pellegrinaggi organizza un nuovo itinerario per favorire il dialogo tra israeliani e palestinesi

    ◊   “Messaggeri di pace in Terra Santa”: è il nome del nuovo itinerario proposto dall’Opera Romana Pellegrinaggi per favorire il dialogo tra israeliani e palestinesi. A metà luglio, per cinque giorni, oltre duecento ragazzi potranno visitare Betlemme, Gerusalemme e Nazaret. Soprattutto, avranno occasione di confrontarsi con i loro coetanei israeliani e palestinesi durante le visite nei Kibbutz e nelle strutture di carità. All’iniziativa hanno partecipato anche l'Ufficio Nazionale per il Turismo Israeliano, il Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI, il Centro Turistico Giovanile e il Cral Telecom. “Un’importante esperienza sia dal punto di vista culturale che religioso”, ha sottolineato l’amministratore delegato dell'ORP, padre Cesare Atuire al quotidiano Avvenire. Monsignor Paolo Giulietti, responsabile del servizio CEI per la pastorale giovanile, ha aggiunto: “In particolare, arrivare fino in Terra Santa significa toccare con mano il passato e domandarsi sul futuro”. Il turismo religioso in Terra Santa sostiene anche l’economia locale. Lo scorso anno, Israele è stato infatti visitato da 58mila italiani: il 70% dei quali erano pellegrini. (B.B.)

    inizio pagina

    La Custodia di Terra Santa ha inaugurato un grande impianto sportivo a Betlemme, aperto ai cristiani di tutte le confessioni della città

    ◊   Favorire l'aggregazione delle famiglie e dei giovani puntando allo sport come opportunità di crescita e di socializzazione, ma anche rafforzare la presenza cristiana sul territorio di Betlemme, Bet Jala e Bet Sahur, principalmente come conseguenza alle incertezze dopo la costruzione del muro e la totale chiusura dei Territori. Con questo spirito è stato inaugurato sabato scorso a Betlemme, il nuovo centro sportivo costruito per iniziativa della Custodia di Terra Santa su un terreno dell'Azione cattolica. L’impianto è composto di una palestra di 340 metri quadrati, fornita di attrezzi ginnici; una sala ping pong ; un grande salone per ballo, karate e attività varie; un campo di basket e pallavolo con gradinate che possono ospitare fino a 600 persone e una caffetteria per i servizi di ristoro. A pochi giorni dall’apertura si contano già 280 iscritti alla palestra e 350 nelle altre discipline sportive nel centro che, secondo quanto riferisce l’agenzia Sir, la Custodia ha aperto ai cristiani di tutte le confessioni della città, ma anche a quelli delle vicine città di Beit Sahur e Beit Jala. "Avevamo questo progetto da qualche tempo - afferma padre Amjad Sabbara parroco di Betlemme - nella situazione di immobilismo che conosce l'agglomerato di Betlemme noi cerchiamo di moltiplicare l'offerta di attività destinata ai nostri fedeli e aiutarli così a resistere per restare in questa terra". (M.G.)

    inizio pagina

    Si è spento a 84 anni a Dakar il regista e scrittore, Ousmane Sembène, considerato uno dei "padri del cinema africano"

    ◊   Il regista e scrittore senegalese Ousmane Sembène, è morto a 84 anni a Dakar. Nato a Ziguinchor, nella regione della Casamance, da una famiglia povera, Sembène non finì gli studi e fu arruolato tra i fucilieri senegalesi dell’esercito coloniale, per poi trasferirsi in Francia dopo fece i più svariati mestieri (muratore, meccanico, scaricatore di porto a Marsiglia) prima di iscriversi al partito comunista francese e diventare sindacalista. Negli anni Cinquanta - riferisce l'Agenzia Misna - si dedicò alla letteratura, scrivendo vari romanzi, molti dei quali furono da lui stesso trasferiti sul grande schermo quando, negli anni Sessanta, decise di dedicarsi completamente al cinema. I suoi film, distribuiti in tutto il mondo, sono stati premiati nei più prestigiosi festival internazionali tra cui Venezia e Cannes. Tra le opere di Sembène, esperto nel raccontare l’Africa post-coloniale e i suoi conflitti, si segnalano ‘La Noire de…' del 1966, storia di una giovane senegalese che segue i padroni in Francia dove si toglierà la vita per la desolazione; ‘Mandabi’ (Il vaglia), del 1964, sulle peripezie di un uomo che riceve un vaglia dal nipote ma non può ritirarlo perché privo di carta di identità; ‘Ceddo’ (Il popolo), 1977, sulla lotta di una comunità all’islamizzazione forzata; ‘Camp de Thiaroye’ (Campo Thiaroye), 1988, su una rivolta pacifica dei fucilieri dell’esercito coloniale sedata nel sangue dai francesi; ‘Guelwaar’, 1992, ricostruzione della morte di un capo cattolico, promotore del rifiuto agli aiuti internazionali che “umiliano l’Africa”. (R.P.)



    inizio pagina

    Africa occidentale: riapre il ponte sul fiume Mano, emblema della collaborazione economica tra Sierra Leone e Liberia

    ◊   Il ponte sul fiume Mano, nel tratto che segna il confine tra Sierra Leone e Liberia, è stato riaperto nei giorni scorsi con una cerimonia di inaugurazione a Jendema, dove erano presenti i vertici politici e militari della Sierra Leone, gli organismi dell’ONU che hanno finanziato l’iniziativa ed esponenti della Mano River Union, il cui primo progetto nel 1973 fu proprio la costruzione del ponte. L’opera - luogo-simbolo della collaborazione economica tra Sierra Leone, Liberia e Guinea Conakry – rappresenta un atto ufficiale che, secondo i rispettivi governi dei paesi interessati, suggellerà la pace ormai tornata nella regione dopo anni di conflitti, favorendo il movimento di persone, beni e merci e rafforzando le relazioni. Il fiume, infatti, ha origine negli altopiani della Guinea e attraversa la zona chiamata Parrot’s Beak, per poi passare nella Lofa County, in Liberia, e affluire nei distretti sierraleonesi di Kono e Kailahun, segnando così il confine tra questi due ultimi Stati. Secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, oltre al ponte, la Mano River Union intendeva costruire una ferrovia Freetown-Monrovia, ma il conflitto civile in Sierra Leone (1991-2002) e la guerra in Liberia (1999-2003), peraltro appoggiata dalla vicina Guinea, interruppero ogni possibilità di dialogo. (M.G.)

    inizio pagina

    Si pregherà in tutto il mondo, nella notte fra il 23 e il 24 giugno, per le vittime della tortura

    ◊   La notte fra il 23 e il 24 giugno prossimi, a 48 ore dalla Giornata mondiale contro la tortura promossa dalle Nazioni Unite, in tutta la Terra si pregherà per sostenere quanti hanno subito maltrattamenti, fisici o morali, intenzionalmente inflitti. L’iniziativa, riferisce l’agenzia MISNA, è della rete “Azione dei Cristiani per l’Abolizione della Tortura” (Acat), che l’ha promossa con lo slogan “Portare la speranza di un mondo liberato da ogni forma di tortura”. Secondo l’organizzazione, la tortura, “distruzione dell’uomo dall’uomo”, viene utilizzata in un Paese su due. Fra i dieci esempi emblematici di vittime della tortura ricordati dall’Acat Rafael Sánchez Rodriguez, incarcerato nella prigione messicana di Tlacolula dopo la manifestazione pacifica del 26 novembre 2006 ad Oaxaca, sottoposto a scariche elettriche e in attesa di un processo; Bakhadir Choukourov, condannato in Russia nel 2005 per la sua appartenenza a un movimento musulmano fuori legge, torturato e intontito da sostanze chimiche che hanno ridotto le sue capacità cognitive; i difensori dei diritti umani turkmeni Annajourban Amnnklytchev e Sapardourdy Khadjie, incarcerati e torturati in seguito a un processo iniquo dopo aver collaborato con una reporter francese; la giornalista e militante dei diritti umani Ogoulsapar Mouradova, arrestata insieme a loro, è morta per le percosse subite. (T.C.)


    inizio pagina

    Grave denuncia di Don Fortunato di Noto: i pedofili italiani stanno organizzando la "giornata dell’orgoglio pedofilo" per il prossimo 23 giugno

    ◊   Il prossimo 23 giugno i pedofili italiani celebreranno la giornata dell’orgoglio pedofilo affidandosi alla riservatezza del Liechtenstein, porto franco telematico. A riferire l’inquietante scoperta è l’Associazione Meter onlus (associazionemeter.it) diretta da don Fortunato di Noto, che ha denunciato il tutto alla polizia postale italiana e allo SCOCI svizzero (Servizio di coordinamento per la lotta contro la criminalità su internet) . Infatti, secondo quanto riferisce il quotidiano “Avvenire”, la Federazione Elvetica, nel 2006, ha firmato un protocollo d’intesa con il principato del Liechtenstein per fronteggiare la pedofilia ondine. A tal fine l’associazione Meter ha avanzato una richiesta perentoria: oscurare i portali e individuare che da 10 anni si spende per celebrare la giornata dell’orgoglio pedofilo. Secondo don Di Noto, questa vergognosa iniziativa rappresenta il tentativo di acquisire una legittimazione di ordine culturale da parte della pedofilia, come ad esempio sta avvenendo con la teorizzazione e la difesa del cosiddetto “boyloving”, una forma di amore rivolto ai bambini che si pone nelle zone grigie tra abuso sessuale e attenzioni troppo “particolari”. “ E’ da 15 anni che denunciamo queste cose nel silenzio generale, - ha affermato don Di Noto – mentre la pedofilia culturale prolifera grazie ad una potente e strisciante lobby”. Don di Noto ha poi posto l’attenzione sull’inquietante aumento di siti dedicati all’abuso di minori che sarebbe avvenuto in vista della giornata che si celebrerà tra due settimane. In particolare, il sacerdote ha affermato di averne denunciati ben 1532 alla polizia postale di Catania. (M.G.)

    inizio pagina

    Porte aperte alla Settimana liturgica nazionale. Dal 27 al 31 agosto si terrà a Spoleto l’incontro organizzato dal Centro azione liturgica

    ◊   Il 27 agosto comincerà a Spoleto la settimana liturgica nazionale “Celebrare nella città dell’uomo. Comportatevi da cittadini degni del Vangelo”. L’evento, organizzato dal Centro Azione Liturgica e dalla diocesi di Spoleto e Norcia, tratterà il tema dell’impegno dei cristiani nella società moderna. Si darà particolare importanza alla consapevolezza che la liturgia non è solo appannaggio degli addetti ai lavori, ma una questione relativa a qualsiasi popolo. “Un’occasione per rivisitare il delicato ambito dell’impatto tra civiltà cristiana e cultura civica”: racconta monsignor Riccardo Fontana, arcivescovo della diocesi di Spoleto, all’agenzia SIR. Si raccoglie cosi la sfida lanciata durante il Convegno ecclesiale nazionale di Verona, che proponeva una liberazione dell’uomo dall’isolamento, dall’emarginazione e dalla solitudine. Durante la settimana verrà lanciato anche un concorso nazionale di composizione di musica sacra per la liturgia. (B.B)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Il partito di destra UMP vince in Francia, la formazione dei cristiano democratici in Belgio - Bassa l'affluenza in Italia alle amministrative

    ◊   In Iraq, l’esplosione di una bomba ha parzialmente distrutto un ponte nei pressi di Baghdad, causando la morte di tre soldati americani. Con questo ennesimo episodio di violenza, sale a 3500 il numero di militari statunitensi morti a partire dal mese di marzo del 2003, quando è cominciata l’operazione militare nel Paese arabo. A Baghdad è arrivato, intanto, il premier britannico in pectore Gordon Brown per incontrare il primo ministro iracheno, Nouri Al Maliki. Al centro del colloquio, le prospettive di riconciliazione politica e di ripresa economica.

    - Nei Territori Palestinesi, Hamas ed al Fatah hanno raggiunto una nuova intesa per la cessazione immediata delle violenze tra miliziani delle due fazioni. Lo ha annunciato stamani a Gaza un dirigente di Hamas dopo aver negoziato a lungo con un responsabile di al Fatah. Gli scontri degli ultimi giorni sono costati la vita ad almeno cinque persone. Recentemente, sono stati annunciati nei Territori diversi accordi di tregua ma sono stati sempre infranti. Nella notte, intanto, uomini armati hanno aperto il fuoco contro la casa del premier palestinese, Ismail Haniyeh. Fortunatamente, non si ha notizia di vittime.

    - In Francia, è netto il successo del partito di destra UMP, formazione del presidente Nicolas Sarkozy: su 110 deputati eletti, ben 98 sono dell’UMP. I socialisti, invece, hanno riportato una chiara sconfitta. Segolene Royal, leader del partito socialista, cerca intanto un accordo con il centrista, François Bayrou, leader del neonato movimento democratico. Sulla consultazione in Francia, il servizio di Francesca Pierantozzi:

     

    Astensione storica, ieri, in Francia, al primo turno delle legislative che annunciano una maggioranza schiacciante per il presidente Nicolas Sarkozy, dopo appena cinque settimane all’Eliseo. I francesi, questa volta, non si sono mobilitati come per le presidenziali: l’astensione ha sfiorato il 40 per cento. Ma i risultati sono netti. La destra vola al 45 per cento. Dopo i ballottaggi di domenica prossima, potrebbe ottenere fino a 470 seggi sui 577 dell’Assemblea Nazionale. Come annunciato, la sinistra esce sconfitta globalmente: dalla sinistra estrema dei trotzkisti fino ai verdi e ai socialisti, scende sotto al 40%. Il partito socialista raccoglie un onorevole 28% in percentuale, ma in seggi – dopo i ballottaggi – potrebbe non superare la fatidica soglia dei 100. E scende sotto al 5% e perderà probabilmente il gruppo parlamentare il Partito comunista, mentre continua l’erosione cominciata con le presidenziali del Fronte nazionale di estrema destra di Jean-Marie Le Pen. Il primo segretario del partito socialista, François Hollande, ha invitato ieri sera gli elettori a mobilitarsi per il secondo turno per – ha detto – evitare che la Francia sia dominata da una destra assoluta. (Francesca Pierantozzi da Parigi per la Radio Vaticana)

    - Si è votato, ieri, anche in Belgio dove le elezioni legislative sono state vinte, in base risultati quasi definitivi, dai Cristiano-Democratici. Chiara sconfitta, invece, per i socialisti. Il nostro servizio:


    La consultazione, con oltre il 90 per cento dei voti scrutinati, presenta un quadro complesso ma ormai definito. Nelle Fiandre, la regione più popolosa del Paese, sono state rispettate le previsioni: il partito dei Cristiano-Democratici ha riportato una netta vittoria diventando il primo partito nazionale e conquistando 30 dei 150 seggi del Parlamento belga. Tra i vincitori, figura anche la formazione di estrema destra fiamminga che diventa il terzo partito nelle Fiandre con 17 seggi. In calo, rispetto alle precedenti elezioni, il secondo partito fiammingo: la formazione liberale ha ottenuto, infatti, solo 18 seggi. Nella Vallonia, regione francofona, hanno raggiunto importanti risultati i liberali del Movimento Riformatore e i verdi. In netto calo, invece, il partito socialista che ha perso consensi nelle Fiandre e, soprattutto, nella roccaforte della Vallonia. In base a questi risultati, il leader dei Cristiano-Democratici fiamminghi, Yves Leterme, sarà probabilmente il prossimo premier di un governo di centro-destra. L’attuale primo ministro, il liberale Guy Verhofstadt, si è dimesso e ha ammesso la sconfitta. Verhofstadt ha comunque sottolineato come l’esecutivo uscente abbia ottenuto “risultati sul piano interno e consensi su quello internazionale”.
     
    - In Italia, seggi aperti fino alle 15 in 69 comuni per le elezioni amministrative. Sono quasi 3 milioni gli italiani chiamati al voto, ma l’affluenza è bassa. Il servizio di Giampiero Guadagni:


    Alle 22 di ieri sera aveva votato, per le comunali, il 44,9 per cento contro il 54,4 per cento del primo turno; per la provincia di Genova, il 32,6 per cento contro il 42,9 per cento di 15 giorni fa. Affluenza, dunque, ancora in forte calo a conferma della crescente disaffezione dell’elettorato. Vani, dunque, sembrano i tentativi delle forze politiche di convincere i dubbiosi. A partire dal voto politicamente più importante, la provincia di Genova, tradizionale roccaforte del centrosinistra che la Casa delle Libertà vorrebbe conquistare per consolidare la netta vittoria al Nord del primo turno. Tra i comuni, otto i capoluoghi interessati: Parma, Latina e Oristano – finora a guida centrodestra – Piacenza, Pistoia e Matera, dove i sindaci uscenti sono di centrosinistra. Lucca e Taranto sono state ultimamente rette da un commissario prefettizio. Diverso l’approccio al voto: per l’Unione, ha solo valenza locale; per la CDL si tratta di un test per il governo Prodi. (Per la Radio Vaticana, Gampiero Guadagni)

     
    - Appuntamento con le urne anche in Egitto: sono chiamati ai seggi circa 25 milioni di persone, per il rinnovo della metà del Consiglio consultivo. La giornata elettorale è stata purtroppo segnata da un incidente nel governatorato di Sharkiah, nel delta del Nilo. Una persona é morta ed altre quattro sono rimaste ferite in uno scontro a fuoco tra sostenitori di due candidati del partito nazional democratico, del presidente Hosni Mubarak, e quelli di un candidato indipendente. Il secondo turno elettorale si svolgerà il 18 giugno. Istituito nel 1980, il Consiglio consultivo ha 264 seggi. Ha scarsi poteri legislativi e agisce come corpo consultivo per l’altro ramo del Parlamento, l’Assemblea del Popolo.

    - In Bangladesh, almeno 22 persone sono morte per uno smottamento causato dalle forti piogge. E’ stata completamente distrutta una baraccopoli sulle colline della città portuale di Chittagong. Secondo fonti locali, sono ancora molti i dispersi sotto il fango e le macerie. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 162

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano

    inizio pagina