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SOMMARIO del 09/06/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Pace in Medio Oriente, situazione dei cristiani in Iraq e l'Africa, al centro del primo incontro tra Benedetto XVI e George Bush
  • Il Papa ringrazia i vescovi del Nordafrica per la coraggiosa testimonianza del Vangelo e il dialogo con i musulmani
  • Due importanti nomine di Benedetto XVI: mons. Leonardo Sandri nuovo prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e mons. Fernando Filoni nuovo sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato
  • Benedetto XVI, in visita alla sede della Congregazione per le Chiese Orientali, invoca piena libertà religiosa per i cristiani in tutto il mondo
  • Altre nomine
  • Accordo Santa Sede-Baviera sull'insegnamento della teologia nelle Università statali
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Intervista con il cardinale Bertone sulla situazione dei cristiani in Iraq e sul G8
  • Dal G8 aiuti all'Africa e finanziamenti contro le pandemie, ma secondo le ONG sono pochi e insufficienti gli impegni concreti
  • Il cardinale Bertone ricorda il cardinale Consalvi, segretario di Stato di Pio VII
  • Padre Rastrelli: lottare contro l'usura educando all'uso responsabile del denaro
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo del Corpus Domini
  • Chiesa e Società

  • Appello della Caritas Internationalis e di “Aiuto alla Chiesa che soffre” per sostenere i cristiani in Iraq
  • Timor Est: per aiutare i rifugiati la Chiesa lancia un appello alle autorità civili
  • Domani colletta annuale di Caritas Argentina, sul tema: “Se ci impegniamo insieme, cresciamo tutti”
  • Preparare alla liturgia: la sfida dei vescovi svizzeri, riuniti in Assemblea ordinaria
  • Alla Conferenza dell’OSCE, il “no”dell’ONU alla “cristianofobia”
  • Concluso in Canada il Congresso mondiale dell'Unione Cattolica Stampa Internazionale
  • Annunciata al Premio Ilaria Alpi una conferenza a Nairobi per far conoscere meglio ai giornalisti i problemi dell’Africa
  • Un nuovo vaccino contro la meningite fa registrare in Africa buoni esiti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nello Sri Lanka 31 morti per scontri tra ribelli e militari - Francia domani al voto per le legislative. Scontata la vittoria del partito neogollista del presidente Sarkozy
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pace in Medio Oriente, situazione dei cristiani in Iraq e l'Africa, al centro del primo incontro tra Benedetto XVI e George Bush

    ◊   La situazione dei cristiani in Iraq, la condizione dell’Africa, in particolare in Darfur, e la pace in Medio Oriente: questi i grandi temi al centro del colloquio tra il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, e il Papa, in Vaticano. Si tratta della prima visita di Bush a Benedetto XVI. Ce ne parla Alessandro Gisotti:
     
    Nei “cordiali colloqui” tra Benedetto XVI e il presidente americano, informa una nota della Sala Stampa della Santa Sede, “sono stati passati in rassegna i principali temi di politica internazionale” con un’attenzione particolare, “per quanto riguarda il Medio Oriente”, “sulla questione israelo-palestinese, sul Libano, sulla preoccupante situazione in Iraq e sulle critiche condizioni in cui si trovano le comunità cristiane”. Da parte della Santa Sede, prosegue il comunicato, “si è auspicata, ancora una volta, una soluzione "regionale" e "negoziata" dei conflitti e delle crisi che travagliano la regione”. Nell’incontro, “si è dedicata attenzione all’Africa e al suo sviluppo, con riferimento anche al Darfur, non mancando inoltre uno scambio di opinioni sull’America Latina”. Infine, si sono esaminate “le questione morali e religiose odierne, tra cui quelle relative ai diritti umani e alla libertà religiosa, la difesa e la promozione della vita, il matrimonio e la famiglia, l’educazione delle nuove generazioni, lo sviluppo sostenibile”.
    Venendo alla cronaca dell’avvenimento, il corteo presidenziale è giunto alle ore 11,03 nel cortile di San Damaso, tra imponenti misure di sicurezza. Ad accogliere Bush e la moglie Laura, il prefetto della Casa Pontificia, mons. James Michael Harvey, che ha accompagnato il presidente e la First Lady alla Sala della Biblioteca del Palazzo Apostolico, dove il Pontefice ha avuto un colloquio con il presidente, in forma strettamente privata. Il vertice del G8 è stato un “successo”: è quanto affermato dal presidente americano in risposta ad una domanda del Papa che, appena incontrato Bush, gli ha chiesto notizie sull’esito del summit in Germania tra le Grandi Potenze. Prima dell’inizio del colloquio, a porte chiuse, Benedetto XVI si è anche soffermato con Bush sugli aiuti all’Africa, tema anch’esso in agenda al G8 di Heiligendamm. Il colloquio tra Bush e Benedetto XVI è durato oltre mezz’ora, alla fine del quale si è svolto il tradizionale scambio dei doni: Benedetto XVI ha donato al presidente Bush una stampa che raffigura la Basilica di San Pietro nel diciassettesimo secolo. Dal canto suo, il presidente degli Stati Uniti ha ricambiato con un bastone bianco con incisi i dieci comandamenti in diversi colori. Il presidente americano ha avuto anche un lungo colloquio, di circa quaranta minuti, con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone.

     
    La giornata di George W. Bush a Roma si caratterizza per un’agenda fitta di appuntamenti di carattere istituzionale. Prima dell’incontro in Vaticano, George W. Bush si è recato al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che ha ribadito l’importanza della NATO per l’Italia. Dopo il colloquio con il Pontefice, il presidente ha ricevuto i vertici della Comunità di Sant’Egidio nella sede dell’ambasciata statunitense, dove si è parlato di aiuti umanitari all’Africa. Bush è ora a Palazzo Chigi per una colazione di lavoro con il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi. Stasera, infine, il presidente americano incontrerà l'ex premier Silvio Berlusconi, a Villa Taverna, residenza dell’ambasciatore statunitense.

    La visita di Bush viene accompagnata da numerose manifestazioni pacifiste, in particolare nella capitale. Un sit in si svolgerà, a partire dalle alle ore 17 in piazza del Popolo. Alle 16, 30 è prevista, invece, la partenza di un corteo contro la guerra in Iraq, da piazza della Repubblica. Purtroppo, si registrano anche alcuni atti inqualificabili: la lapide che ricorda l'uccisione di Aldo Moro, in via Fani a Roma, è stata profanata nella notte con la scritta: “Bush uguale Moro”. E sempre a Roma, nella notte, una bottiglia incendiaria è stata lanciata contro la vetrina di un negozio Blockbuster, la catena americana per il noleggio di film.

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    Il Papa ringrazia i vescovi del Nordafrica per la coraggiosa testimonianza del Vangelo e il dialogo con i musulmani

    ◊   E’ necessario un dialogo proficuo con il mondo islamico per la promozione della giustizia e della pace: è questo in sintesi quanto ha ribadito stamani il Papa incontrando i vescovi della Conferenza Episcopale Regionale del Nord dell’Africa in visita ad Limina. L’organismo comprende le Chiese dei quattro Paesi del Maghreb: Algeria, Tunisia, Libia e Marocco. Il servizio di Sergio Centofanti:  

     Il Papa saluta con affetto le comunità ecclesiali del Nordafrica, sottolineando la coraggiosa testimonianza offerta dalla piccolissima minoranza cristiana, tra prove e difficoltà, in questa regione quasi interamente musulmana. Una situazione che richiede “spesso un grande senso ecclesiale e profonde convinzioni spirituali” nello sforzo di “edificare una società sempre più fraterna e più giusta”.

     
    "Pour cela, comme l’a vécu intensément le Père Charles de Foucauld..."

     
    Il Papa invita a seguire l’esempio del Beato Charles de Foucauld, autentico testimone “della fraternità universale che il Cristo ha insegnato ai suoi discepoli”. Charles de Foucauld giunse in queste terre per annunciare l’amore di Cristo attraverso l’Eucaristia, “incontro personale col Signore”. Ed è proprio ponendo l’Eucaristia al centro della vita, sia nella Messa che nell’adorazione, che si possono “rompere le barriere … che ci separano gli uni dagli altri”. Sono quei ponti costruiti lungo i secoli tra le rive del Mediterraneo dalle comunità cristiane di questa regione: e Santi come Cipriano e Agostino sono in questo senso “riferimenti, spirituali, intellettuali e culturali incontestati”. Comunità molto diverse tra loro che ci mostrano l’universalità della Chiesa e il fatto che “il messaggio evangelico si rivolge a tutte le nazioni”.
     
    "Le dialogue interreligieux tient une place importante..."

     Benedetto XVI ribadisce ancora una volta la necessità del dialogo interreligioso, riprendendo quanto aveva detto agli ambasciatori dei Paesi musulmani nel settembre dell’anno scorso: “abbiamo assolutamente bisogno d’un dialogo autentico tra le religioni e tra le culture, un dialogo in grado di aiutarci a superare insieme tutte le tensioni in uno spirito di proficua intesa”. In effetti molte sono le iniziative per il dialogo nel Nordafrica e i cattolici “sono decisamente impegnati nello sviluppo e nell’approfondimento dei rapporti di stima e di rispetto tra cristiani e musulmani, allo scopo di promuovere la riconciliazione, la giustizia e la pace”. Un’amicizia che si consolida nella quotidiana collaborazione offerta dalla comunità cristiana nel campo “dell’assistenza sanitaria, dell’educazione, della cultura o nel servizio ai più umili”.

     
    "Parmi les grandes questions auxquelles votre région est confrontée, l’émigration de personnes venant d’Afrique subsaharienne..."
     Il Papa esprime quindi la propria inquietudine per la situazione di tanti emigrati dell’Africa subsahariana: una situazione “particolarmente preoccupante e talvolta drammatica” che “non può non interpellare le coscienze” e che vede “l’aiuto generoso” delle Chiese locali. Il Papa “auspica vivamente che i Paesi interessati da queste migrazioni cerchino i mezzi efficaci per permettere a tutti di avere la speranza di costruire un avvenire per se stessi e per i propri familiari, e che la dignità di ogni persona sia sempre rispettata”.
     Il Pontefice sottolinea quindi l’importanza della vita consacrata in questa terra quasi interamente musulmana: la testimonianza di “una vita completamente donata, nel distacco da sé e nella libertà interiore”, nel servizio disinteressato a tutta la popolazione “senza distinzione di origine o di fede”, segno “di un’appartenenza radicale a Dio, che suscita l’ardente desiderio di andare verso il prossimo e in maniera privilegiata verso i più abbandonati”.

     
    Benedetto XVI saluta in modo particolare i monaci e le monache di vita contemplativa, la cui presenza è “una grazia” per la Chiesa nordafricana. Ricorda con commozione i sette Trappisti di Tibhirine, uccisi dai fondamentalisti islamici nel maggio del 1996: è un “esempio sconvolgente” di monaci che hanno vissuto con discrezione la loro fedeltà “alla popolazione che li accoglie”, “segno eloquente dell’amore di Dio, che vuole manifestarsi a tutti...
     
    ...est un signe éloquent de l’amour de Dieu, qu’ils veulent manifester à tous".

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    Due importanti nomine di Benedetto XVI: mons. Leonardo Sandri nuovo prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e mons. Fernando Filoni nuovo sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato

    ◊   Due importanti nomine del Papa per quanto riguarda il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ed il nuovo sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. Benedetto XVI, infatti, ha accolto la rinunzia per raggiunti limiti di età del cardinale Ignace Moussa I Daoud all’incarico di prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico l’arcivescovo Leonardo Sandri, finora sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato; incarico che sarà ricoperto dall’attuale nunzio apostolico nelle Filippine, l’arcivescovo Fernando Filoni. Il servizio di Roberto Piermarini:
     

     Mons. Leonardo Sandri, argentino, nato a Buenos Aires nel 1943, è stato ordinato sacerdote nel 1967. Laureato alla Gregoriana in Diritto Canonico, nel ’74 è entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede ed ha prestato la propria opera in Madagascar, e come consigliere, presso la nunziatura apostolica negli Stati Uniti e l’Organizzazione degli Stati Americani. Nominato reggente della Prefettura della Casa Pontificia ed assessore per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, nel 1997 ha ricevuto la consacrazione episcopale ed è stato nominato prima nunzio apostolico in Venezuela e poi in Messico. Nel settembre 2000 la nomina a sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.

     
    La Congregazione per le Chiese Orientali, che guiderà mons. Sandri, ha ricevuto istituzionalmente dal Papa il mandato di porsi in collegamento con le Chiese Orientali Cattoliche, per favorirne la crescita, salvaguardarne i diritti e mantenere vivi e integri nella Chiesa Cattolica, accanto al patrimonio liturgico, disciplinare e spirituale della Chiesa latina, anche quelli delle varie tradizioni cristiane orientali. Il Dicastero esercita “ad normam iuris” sulle eparchie, sui vescovi, sul clero, sui religiosi e sui fedeli di rito orientale, le facoltà che le Congregazioni per i vescovi, per il clero, per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica e per l’Educazione cattolica hanno rispettivamente sulle diocesi, sui vescovi, sul clero, sui religiosi e sui fedeli di rito latino. Ha inoltre autorità esclusiva in Egitto e penisola del Sinai, Eritrea ed Etiopia del Nord, Albania meridionale, Bulgaria, Cipro, Grecia, Iran, Iraq, Libano, Palestina, Siria, Giordania e Turchia.

     
    Nell’esprimere al Santo Padre la sua gratitudine per avergli affidato l’importante incarico, mons. Sandri ha rivolto un deferente pensiero ai Patriarchi ed agli arcivescovi maggiori, ai vescovi, ai sacerdoti e ai diaconi, ai monaci ed alle monache, ai religiosi e alle religiose, agli uomini ed alle donne delle Chiese d’Oriente. “Penso soprattutto a quelli che soffrono in Terra Santa, in Iraq, in Libano ed altrove a causa della guerra, della violenza, della paura per l’incertezza del futuro", afferma in una dichiarazione il nuovo prefetto; "penso a quelli che devono lasciare la propria patria e tutto ciò che hanno. Tutti abbraccio cordialmente nel Signore ed a tutti offro fin d’ora la mia piena dedizione e disponibilità. Sono consapevole che mi viene affidato il grande 'tesoro' della preghiera liturgica, della tradizione spirituale, della vita monastica, della vita di tanti Santi, dell’insegnamento dei Padri e dei Dottori della Chiesa d’Oriente. Un 'tesoro' – spiega mons. Sandri - che speriamo anche oggi sia ricercato, rivisitato, approfondito ed amato, così che esso possa offrire alle attese odierne della Chiesa universale e del mondo del nostro tempo la ricchezza di dottrina e di spiritualità della tradizione orientale”.
     Mons. Fernardo Filoni, nuovo sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato è pugliese, è nato a Manduria in provincia di Taranto, nel 1946. Ordinato sacerdote nel ’70, si è laureato in Filosofia e Diritto Canonico alla Lateranense e Scienze dell’Opinione Pubblica alla Pro Deo. Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede nel 1981, ha prestato successivamente la propria opera presso le nunziature in Sri Lanka, Iran, in Segreteria di Stato, in Brasile e nelle Filippine. Nel 2001 è stato consacrato vescovo e nominato nunzio apostolico in Giordania ed Iraq. Il presule è arrivato a Baghdad poco prima della guerra anglo-americana che ha portato alla caduta di Saddam Hussein ed insieme all’ambasciatore cubano, è stato l’unico diplomatico a non lasciare la capitale irachena. Lo scorso anno è stato nominato nunzio nelle Filippine. 
    La figura del Sostituto, comparve nell'ordinamento gerarchico della Segreteria di Stato nel 1814. Secondo la Pastor Bonus di Giovanni Paolo II, alla Sezione degli Affari Generali o Prima Sezione, spetta di attendere al disbrigo delle questioni riguardanti il servizio quotidiano del Sommo Pontefice sia nella sollecitudine per la Chiesa universale sia nei rapporti con i Dicasteri della Curia Romana. Cura la redazione dei documenti che il Santo Padre le affida. Adempie gli atti riguardanti le nomine della Curia Romana e custodisce il sigillo di piombo e l’anello del Pescatore. Regola la funzione e l’attività dei rappresentanti della Santa Sede, specialmente nei confronti delle Chiese locali e tutto ciò che riguarda le ambasciate presso la Santa Sede. Vigila sugli organi di comunicazione ufficiali della Santa Sede e cura la pubblicazione degli “Acta Apostolicae Sedis” e dell’“Annuario Pontificio”.
     
    “La mia nomina è un atto di paterna benevolenza dal Papa – scrive in una dichiarazione da Manila Mons. Filoni – al quale rispondo non senza trepidazione e sono riconoscente al cardinale Segretario di Stato che mi annovera tra i suoi più stretti collaboratori”. Il presule rivolge un cordiale saluto alla Segreteria di Stato “che con generosità e quotidiano impegno – scrive – consente il disbrigo di quel lavoro, spesso nascosto, ma prezioso, che permette alla Sede Apostolica di manifestare la sollecitudine del Successore di Pietro nel mondo, in modo profondo e partecipe”. Mons. Filoni rivolge infine una parola di apprezzamento per la Chiesa delle Filippine alla quale chiede il sostegno della preghiera.

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    Benedetto XVI, in visita alla sede della Congregazione per le Chiese Orientali, invoca piena libertà religiosa per i cristiani in tutto il mondo

    ◊   "Ovunque, dall’Oriente all’Occidente, le Chiese possano professare la fede cristiana in piena libertà”: è l'accorato appello lanciato da Benedetto XVI, che nella tarda mattinata si è recato in visita presso la sede della Congregazione per le Chiese Orientali in via della Conciliazione. Il discorso ai membri del dicastero pontificio, nel servizio di Roberta Moretti:


     “Testimoni viventi delle origini”: con queste parole, Benedetto XVI ha definito il ruolo centrale delle Chiese Orientali Cattoliche, precisando che “senza un costante rapporto con la tradizione delle origini”, “non c’è futuro per la Chiesa di Cristo”. “Sono in particolare le Chiese Orientali – ha spiegato il Papa – a custodire l’eco del primo annuncio evangelico; le più antiche memorie dei segni compiuti dal Signore; i primi riflessi della luce pasquale e il riverbero del fuoco mai spento della Pentecoste. Il loro patrimonio spirituale, radicato nell’insegnamento degli Apostoli e dei Padri – ha aggiunto – ha generato venerabili tradizioni liturgiche, teologiche e disciplinari, mostrando la capacità del ‘pensiero di Cristo’ di fecondare le culture e la storia”. Esprimendo quindi “vicinanza” e “profonda considerazione” per le Chiese Orientali Cattoliche, Benedetto XVI ha raccontato di aver intrapreso, sulla scia dei suoi predecessori, un pellegrinaggio ideale “verso il cuore dell’Oriente”. Per questo motivo – ha spiegato – ha assunto il nome di un Papa, Benedetto XV, “che tanto amò l’Oriente” e che 90 anni fa istituì la “Sacra Congregazione per le Chiese Orientali”. Poi, il riferimento al viaggio apostolico in Turchia, “indimenticabile per il commovente abbraccio con la comunità cattolica e per il suo significato ecumenico e interreligioso”. Manifestando poi “stima” e “affetto” per le Chiese dell’Ortodossia, con le quali – ha detto – “abbiamo in comune quasi tutto”, il Papa ha ribadito “l’irreversibilità della scelta ecumenica e l’inderogabilità dell’incontro a livello interreligioso”. Quindi, la “fervida preghiera” e l’“accorato appello” affinché “ovunque, dall’Oriente all’Occidente, le Chiese possano professare la fede cristiana in piena libertà”. “Ai figli e alle figlie della Chiesa – ha esortato Benedetto XVI– sia concesso ovunque di vivere nella tranquillità personale e sociale: siano garantiti dignità, rispetto e futuro ai singoli e ai gruppi, senza pregiudizio alcuno per i loro diritti di credenti e di cittadini”. Infine, l’invocazione per la pace in Terra Santa, in Iraq e in Libano, “tutti territori posti sotto la giurisdizione della Congregazione per le Chiese Orientali, come anche per le altre regioni coinvolte nel vortice di una violenza apparentemente inarrestabile”. “Possano le Chiese e i discepoli del Signore – ha auspicato Benedetto XVI – rimanere là dove li ha posti per nascita la divina Provvidenza; là dove meritano di rimanere per una presenza che risale agli inizi del Cristianesimo”.

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    Altre nomine

    ◊   Il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ordinario per i cattolici di rito orientale residenti in Polonia e sprovvisti di Ordinario proprio, presentata a norma del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 210 § 1, dal cardinale Józef Glemp, arcivescovo emerito di Varsavia. Il Santo Padre ha nominato Ordinario per i cattolici di rito orientale residenti in Polonia e sprovvisti di Ordinario proprio, mons. Kazimierz Nycz, arcivescovo di Varsavia.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare del patriarca di Gerusalemme dei Latini, presentata da mons. Kamal Hanna Bathish, vescovo titolare di Gerico, per raggiunti limiti di età.

    In Sudan, il Papa ha nominato vescovo di Torit mons. Akio Johnson Mutek, vescovo titolare di Suava e ausiliare della medesima diocesi.

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    Accordo Santa Sede-Baviera sull'insegnamento della teologia nelle Università statali

    ◊   Ieri, nella sede della nunziatura apostolica a Berlino, il nunzio apostolico in Germania, mons. Erwin Josef Ender, e il ministro-presidente dello Stato Libero di Baviera, Edmund Stoiber, hanno proceduto allo scambio degli Strumenti di ratifica del Protocollo addizionale all’articolo 3, §§ 1 e 4, e all’articolo 4, § 1, del Concordato con la Baviera del 29 marzo 1924 (modificato da ultimo con l’Accordo dell’8 giugno 1988), che era stato firmato il 19 gennaio 2007 fra la Santa Sede e lo Stato Libero di Baviera per regolare alcune questioni riguardanti l’insegnamento della teologia sia nelle Facoltà di Teologia Cattolica delle Università statali sia in altri Centri di istruzione nella Baviera. Il Protocollo addizionale è entrato in vigore oggi.

    Erano presenti alla cerimonia, per parte ecclesiastica, anche il cardinale Friedrich Wetter, amministratore apostolico di Monaco e Frisinga, il rev. prelato Karl Jüsten, direttore dell’Ufficio Cattolico a Berlino, il rev. prof. Peter Beer, direttore dell’Ufficio Cattolico della Baviera, mons. Stephan Stocker, Segretario della nunziatura Apostolica; e per parte statale, il ministro di Stato, Signor Siegfried Schneider, ministro dell’Insegnamento e del Culto; il ministro di Stato Thomas Goppel, ministro per la Scienza, la Ricerca e l’Arte; il direttore ministeriale Walter Schön, capo della Cancelleria dello Stato Libero di Baviera; il dirigente ministeriale Adalbert Weiß, capo sezione nel Ministero per la Scienza, la Ricerca e l’Arte.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - "Dalle mie labbra si leva accorata l'invocazione di pace per la Terra Santa, l'Iraq, il Libano": il discorso di Benedetto XVI in occasione della visita alla Congregazione per le Chiese Orientali.

    Servizio estero - In evidenza l'Iraq, dove le violenze non conoscono tregua.

    Servizio culturale - Un articolo di Barbara Tagliolini dal titolo "Rapporto tra conservazione e ricerca artistica in una prospettiva di educazione permanente": un convegno internazionale di studi ha indagato su natura, funzione e sviluppo dei musei.
     Servizio italiano - In rilievo il tema del fisco.

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    Oggi in Primo Piano



    Intervista con il cardinale Bertone sulla situazione dei cristiani in Iraq e sul G8

    ◊   Bisogna evitare che in Iraq i cristiani vengano isolati o siano costretti a lasciare il Paese: lo ha detto ieri il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone a margine del suo intervento a Roma alla cerimonia di commemorazione della figura del cardinale Ercole Consalvi. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il porporato si è anche espresso positivamente sulle decisioni prese dal G8 a favore dell’Africa. Il servizio di Tiziana Campisi:


    Preoccupa la situazione dei cristiani in Iraq, ma in particolare - ha detto il cardinale Bertone - si teme il loro isolamento:

     
    R. - “Il problema cruciale è il tentativo di ghettizzare le comunità cristiane, un tentativo cui bisogna opporsi con tutte le forze, perché nella tradizione della convivenza dei Paesi del Medio Oriente, come in Giordania, come in Libano ed anche in Iraq, la convivenza tra musulmani e cristiani è stata una convivenza pacifica nel medesimo territorio, nei medesimi quartieri. Questo mettere alle corde le comunità cristiane è peggio che costringerle a lasciare l’Iraq, che è un tentativo che non dovrebbe riuscire e a cui tutti dovrebbero opporsi”.

     
    E a proposito dei problemi che riguardano l’Africa, così si è espresso il cardinale Bertone:

     
    R. - “Ho saputo che il G8 ha dato aiuti non solo per combattere l’AIDS, che certamente è uno dei problemi più rilevanti. L’AIDS, in qualche modo, assorbe, la maggior parte delle risorse. E questo non va bene, perché non c’è solo l’AIDS, ad esempio c’è anche la tubercolosi che sta riprendendo la sua azione devastatrice, non solo nei Paesi dell’Africa, ma anche in altri Paesi. L’attenzione, però, all’Africa era certamente un punto che aveva sottolineato il Papa nella lettera al cancelliere Angela Merkel ed anche nel discorso all’udienza generale. E’ importante che i grandi del G8 - che adesso sarà G13 - prendano nota e si impegnino a favore di queste emergenze, soprattutto di quelle che toccano l’Africa. Nel G13 ormai campeggiano anche l’India, il Brasile, il Messico, la Cina, grandi Paesi emergenti che entrano ormai nel concerto del dialogo internazionale dei Paesi più sviluppati”.

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    Dal G8 aiuti all'Africa e finanziamenti contro le pandemie, ma secondo le ONG sono pochi e insufficienti gli impegni concreti

    ◊   Il G8 in Germania, conclusosi ieri ad Heiligendamm, presenta luci e ombre. Dai sette Paesi più industrializzati del mondo (Stati Uniti, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Canada) e la Russia, sono arrivate importanti promesse ma secondo le Organizzazioni non governative all’impegno non fa seguito un programma con riferimenti e obiettivi inderogabili. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    Nel testo si parla di riduzione “sostanziale” delle emissioni di gas serra. Non sono stati tuttavia fissati gli obiettivi vincolanti voluti dall’Unione Europea, tra cui la limitazione al 2 per cento del riscaldamento climatico, con un dimezzamento delle emissioni di anidride carbonica entro il 2050. I Paesi del G8 si sono poi impegnati a stanziare 60 miliardi di dollari per la lotta contro AIDS, tubercolosi e malaria. Diverse ONG sottolineano, però, che tale somma è insufficiente per affrontare la lotta contro le pandemie. L’impegno sottoscritto in Germania prevede di assistere 5 milioni di persone affette da AIDS nei prossimi anni. Ma secondo gli ultimi dati dell'Agenzia delle Nazioni Unite per la lotta all’AIDS, sono più di 11 milioni le persone bisognose di cure. Il G8 ha sollecitato anche un pronto rilancio dei negoziati dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio. Ma resta ancora irrisolta la disputa sui sussidi agricoli. Vengono anche annunciati nuovi impegni per facilitare consultazioni con Paesi emergenti (Cina, India, Brasile, Messico e Sudafrica) e monitorare la situazione in Kosovo. Secondo la presidenza tedesca non si è riuscito, però, a trovare un punto di convergenza sul futuro della provincia serba a maggioranza albanese a causa del perdurante ‘no’ di Mosca all’indipendenza. La Russia ha inoltre proposto sedi alternative all’Europa per la realizzazione dello scudo spaziale voluto dagli Stati Uniti. L’amministrazione americana ha definito “interessante” la proposta, ma il caso - che ha recentemente innescato forti frizioni tra Washington e Mosca - non è stato definitivamente risolto. Rimane aperta anche la questione nucleare iraniana. Nel comunicato si prospetta l’adozione di nuove misure contro l’Iran, se la Repubblica islamica non sospenderà il proprio programma per l’arricchimento dell’uranio.

     
    Sulle luci e le ombre del vertice in Germania, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il commento di Sergio Marelli, presidente dell’Associazione delle ONG italiane presente al summit:


    R. – Alcuni spiragli si sono visti in particolare per quanto riguarda la posizione più aperta, più flessibile degli Stati Uniti sui cambiamenti climatici. Ma si tratta di una apertura che noi consideriamo ancora insufficiente, perché parlare di cambiamenti climatici, senza fissare degli obiettivi e delle scadenze misurabili e quantificate nel tempo ci sembra, sinceramente, uno sforzo troppo timido e poco ambizioso. Ci sono state anche alcune grandi promesse per il Fondo globale per l’AIDS: sono i 60 miliardi di dollari stanziati. Ma l’impressione è quella che si riciclino cifre ed impegni già assunti nel vertice di Gleanagles del 2005. Buona volontà, ma pochi impegni precisi: questa è la sintesi del mio giudizio.

     
    D. – I Paesi ricchi, quindi, si impegnano genericamente e gli Stati poveri aspettano che le promesse vengano mantenute. Ma la salvaguardia del clima e la lotta contro le pandemie, in particolare, sono sfide realmente rinviabili?

     
    R. – Tutti dicono di no e non solamente la società civile; per quanto riguarda anche i cambiamenti climatici e l’ambiente, l’insieme della comunità internazionale degli scienziati ammette che di questo passo consegneremo la nostra terra ad un futuro veramente non vivibile ed insostenibile. Occorrono 50 miliardi di dollari in più all’anno per la lotta alla povertà, occorre cancellare il debito dei Paesi poveri, occorrono regole commerciali che siano giuste, che siano in qualche modo anche a vantaggio dei Paesi poveri e dei Paesi in via di sviluppo; bisogna rimettere questi Stati dentro il canale dello sviluppo delle economie che oggi è beneficiato solamente dai Paesi ricchi.

     
    D. – Il G8 in Germania è stato uno dei più costosi ed inquinanti della storia. Questa contraddizione può essere un po’ l’emblema di tanti altri paradossi nel mondo?

     
    R. – Forse sì. Forse sì è l’emblema, ma direi soprattutto che è il grande monito che richiama alla necessità che questi vertici, proprio per questo impatto che hanno sui costi ed anche sull’ambiente, debbano essere delle riunioni dove si prendono delle decisioni serie. E' inutile organizzare questi grandi happening internazionali con questi costi e con questa mobilitazione di risorse, se poi servono solamente per ribadire delle dichiarazioni teoriche e retoriche.

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    Il cardinale Bertone ricorda il cardinale Consalvi, segretario di Stato di Pio VII

    ◊   Ieri pomeriggio, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone è intervenuto in Campidoglio alla commemorazione del cardinale Ercole Consalvi - segretario di Stato di Pio VII - in occasione del 250.mo anniversario dalla nascita. Ricordato dagli storici come grande diplomatico e fine politico, Consalvi è vissuto nel difficile periodo in cui Roma era occupata dalle truppe francesi. A lui si deve, nel 1801, il Concordato con Napoleone e, al Congresso di Vienna, la restituzione alla Santa Sede dei territori di cui era stata privata. Tiziana Campisi ha chiesto al cardinale Tarcisio Bertone cosa ha lasciato alla storia la figura di Ercole Consalvi:
     

     
    Il mio grande predecessore è vissuto in tempi difficilissimi, di fronte a quel dittatore che era Napoleone, che voleva assoggettare la Chiesa e che ha imprigionato due Papi, Pio VI e Pio VII. Sappiamo bene, però, che la Chiesa è guidata dal Signore e vince e supera anche le potenze avverse, le potenze umane. Ed Ettore Consalvi è stato un grande segretario di Stato, un grande negoziatore con Napoleone, anche se non ha ottenuto quello che pensava e Napoleone lo ha costretto a certe condizioni, al famoso concordato del 1801. Consalvi è riuscito però a porre delle clausole abbastanza interessanti, che poi Napoleone ha osservato. Poi, dopo la caduta di Napoleone, Consalvi ha negoziato al Congresso di Vienna la restituzione di quasi tutte le proprietà della Santa Sede. Io penso anche al ritorno delle opere d’arte rubate da Napoleone in tutta Italia. Quando ero arcivescovo di Vercelli ho visto una relazione del vescovo di allora, del 1799. Napoleone ha rubato ben 17 capolavori del ‘500 piemontese, che poi sono stati restituiti. Ricordo anche la restituzione del grande archivio del Santo Uffizio, anche se lo si ebbe molto impoverito e danneggiato. L’archivio del Santo Uffizio, che è un archivio importantissimo, parte dal 1542 ed ha delle documentazioni e delle notizie importantissime per i ricercatori di oggi.

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    Padre Rastrelli: lottare contro l'usura educando all'uso responsabile del denaro

    ◊   Favorire la cultura della legalità e l’uso responsabile del denaro. Con queste intenzioni si è chiusa ieri, l’Assemblea annuale della Consulta nazionale antiusura alla quale hanno partecipato 27 fondazioni attive in tutta Italia. Le associazioni hanno chiesto al governo l’accesso ai benefici di legge non solo per le imprese ma anche per le famiglie vittime di usura dato che il fenomeno, in modo preoccupante, altera il progetto educativo familiare. Al microfono di Benedetta Capelli, padre Massimo Rastrelli, presidente della Consulta nazionale antiusura:


    R. – Le leggi dello Stato, l’indebitamento delle famiglie, i messaggi televisivi, il massacrante incubo delle finanziarie stanno distruggendo l’Italia. Anzitutto bisogna dire agli italiani che il debito è una responsabilità di chi lo fa. Noi seguiamo i malati che si fanno curare, ne curiamo 10 mila l’anno, ma quelli che si vanno ad infettare sono centinaia di migliaia, sono milioni. Noi siamo un Paese fortemente indebitato: 27 mila euro a persona. Nel ’94 erano 234 mila le famiglie indebitate; due anni dopo erano 636 mila; nel Duemila erano diventate quattro milioni. Adesso si è perduto il conto: adesso si sa che quasi tutti gli italiani sono indebitati.

     
    D. – Mons. Bagnasco vi ha affidato il compito di restituire speranza alle vittime dell’usura?

     
    R. – C’è speranza, ma le persone devono pentirsi dei debiti. Quando la gente viene qui non dice, infatti: "ho contratto un debito", ma dice: "ho preso un prestito". Questo è gravissimo, perché il prestito sono dei soldi che dobbiamo riavere, mentre il debito consiste nel prendere denaro non proprio che bisogna quindi restituire. La gente non lo capisce: nelle scuole non si insegna, nelle famiglie non si insegna. Io debbo dare speranza e la voglio dare, Gesù la dà, ma è necessario che noi facciamo il nostro dovere. Oggi i ragazzi delle medie hanno il telefonino e il papà deve pagare, ma non ha i soldi. Che fa allora? A Napoli, ci sono dei ragazzi che vengono uccisi per un telefonino. Vogliamo aprire gli occhi? Arrivano famiglie che mi chiedono un attimo di attenzione, che mi chiedono una mano, un aiuto ed io rispondo loro “certo”. Ma poi mi guardano e mi dicono che l’aiuto che chiedono... sono magari 70 mila euro. C’è una politica dell’illusione, c’è una politica dell’immagine dietro la quale c’è una realtà dolorosissima.

     
    D. – Lottare contro l’usura significa anche combattere fenomeni come il gioco d’azzardo, che è in crescente aumento?

     
    R. – Il gioco ha fatto diminuire le entrate dello Stato, ma lo Stato ha promosso il gioco, lo Stato ha aperto 1.400 sale di scommesse, lo Stato ha aperto circa 400 sale Bingo, ha moltiplicato a tre volte alla settimana il Lotto, ha messo il Superenalotto. Io ho denunciato il dato che ad ogni estrazione di Superenalotto, il 10 per cento dei giocatori cadono in miseria. Dove c’è il giocatore, non c’è il lavoratore! L’Italia è fondata sul lavoro e non è fondata sul gioco!

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo del Corpus Domini

    ◊   Questa Domenica la Chiesa festeggia la Solennità del Corpus Domini. La Liturgia ci presenta il brano del Vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Le folle che ascoltano Gesù si trovano in una zona desertica e non hanno nulla da mangiare. I discepoli manifestano al Maestro la loro preoccupazione. Allora Gesù dice:

    "Dategli voi stessi da mangiare".

    Sulla festa del Corpus Domini ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    Il giorno cominciava a declinare, questa è l’ora del sacrificio cui segue l’ora della consumazione e quindi della partecipazione al sacrificio. Gesù consegna se stesso al Padre come agnello senza macchia. Da questa sua consegna segue la consegna ai suoi nella Cena e quindi quella ai pagani per la sua passione e morte. Su questa consegna si fonda la tradizione, l’atto del ricevere l’offerta consegnata dal Figlio e l’atto del donare. Dice Paolo: “Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso. E Gesù dice ai discepoli prima della moltiplicazione dei pani: “Date loro voi stessi da mangiare”. Ma il dare dei discepoli è susseguente al ricevere da Gesù. E’ Gesù che dà i pani ai discepoli perché li distribuissero. Tutta la catena plurimillenaria delle consegne è ancorata nella consegna originaria del Figlio al Padre. A questa consegna che si compie nell’offerta del Corpo, diciamo: “Amen, il Corpo di Cristo, amen”.

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    Chiesa e Società



    Appello della Caritas Internationalis e di “Aiuto alla Chiesa che soffre” per sostenere i cristiani in Iraq

    ◊   I vescovi caldei e altri leader cristiani dell’Iraq e dei paesi del Medio Oriente hanno rinnovato la loro denuncia sulle vessazioni che i cristiani subiscono in Iraq, appellandosi alle autorità civili del Paese e alla comunità internazionale. Dopo l’uccisione di padre Raghid Al-Ghani e di quattro diaconi a Mosul ed il rapimento a Baghdad del sacerdote cattolico caldeo padre Hani Abdul Ahad insieme a cinque giovani fedeli, anche l’Assemblea Generale della Caritas Internationalis, che si conclude oggi in Vaticano, ha segnalato la situazione dal punto di vista umanitario. Il direttore esecutivo di Caritas Internationalis in Giordania, Wael Suleiman, scrive l'agenzia Fides, ha ricordato le difficili condizioni di vita dei profughi. La Giordania ha accolto fino ad oggi 800 mila profughi in fuga dall’Iraq, di cui oltre il 10 per cento cristiani. “Oggi i cristiani in Iraq sono una minoranza ridotta al lumicino – ha detto Suleiman – minacciata e perseguitata quotidianamente, da parte sunnita e da parte sciita. Dove fino a poco tempo fa sorgevano interi quartieri cristiani ora non rimangono che poche famiglie che – ha proseguito Suleiman – se escono di casa per visitare ad esempio dei parenti, rischiano al ritorno di non disporre più delle proprie abitazioni perché occupate dai musulmani”. Una voce forte in difesa dei cristiani iracheni si è alzata dall’Opera di diritto Pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Attraverso le parole del suo presidente Hans-Peter Röthlin, l’organizzazione chiede preghiere e solidarietà concreta: “Abbiamo il dovere di aiutare i cristiani iracheni perchè condividiamo con loro la stessa fede. E proprio perchè rifiutano di abbandonare la loro fede cristiana, stanno soffrendo”. I cristiani sono una delle componenti più antiche della popolazione irachena e fin dall’inizio si sono fusi con comunità di fede ed etnie differenti come gli arabi, i curdi, i turcomanni, dando un notevole contributo alla civilizzazione dell’Iraq. (T.C.)

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    Timor Est: per aiutare i rifugiati la Chiesa lancia un appello alle autorità civili

    ◊   Sono circa 30 mila gli sfollati ospitati nei 51 campi allestiti a Dili, a Timor Est, dove non si è ancora risolta la crisi dei profughi. Settantamila persone, riferisce l’agenzia Fides, vivono invece in famiglie allargate o in piccoli campi e la situazione grava pesantemente sulle infrastrutture della giovane nazione. Il quadro è degenerato ormai da un anno; dal marzo 2006 infatti il malcontento di alcuni elementi delle forze armate ha dato origine a episodi di violenza, mettendo seriamente a rischio l’ordine e la legalità. A fine maggio dello stesso anno sono stati dislocati a Timor Est oltre 2 mila agenti di polizia australiani, neozelandesi e portoghesi, oltre a un contingente di agenti di peacekeeping. Molti sono stati successivamente rimpiazzati con agenti dell’ONU. “Risoltasi la crisi politica, molti speravano che gli sfollati, a causa delle violenze, sarebbero ritornati presto a casa - ha detto il direttore del Jesuit Refugee Service Australia padre David Holdcroft - ora, però, governo e Ong si sono resi conto che le cause dello sfollamento sono ben più complesse e profonde. Bisogna trovare soluzioni a vecchie diatribe intergenerazionali sul possesso delle terra, nonché alla povertà e all’alto tasso di disoccupazione”. Numerose famiglie sono rimaste senza casa né terra, e dovrebbero essere reinsediate. Lo sfollamento nei distretti periferici, poi, ha determinato enorme pressione sulle comunità minori e rischia di causare nuovi conflitti e nuovi esodi. La Chiesa locale ha chiesto alle autorità civili provvedimenti adeguati e risorse per risolvere la crisi degli sfollati. Il JRS, molto impegnato sul campo, insieme con i salesiani e ad altre organizzazioni non governative, opera nell’isola di Timor dal 1999. (T.C.)

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    Domani colletta annuale di Caritas Argentina, sul tema: “Se ci impegniamo insieme, cresciamo tutti”

    ◊   “Se ci impegniamo insieme, cresciamo tutti”: è lo slogan della Colletta annuale di Caritas Argentina, in programma domani in tutte le parrocchie e istituzioni cattoliche del Paese, per poter rispondere alle necessità più urgenti. “Il messaggio di quest’anno – ha spiegato mons. Fernando María Bargalló, vescovo di Merlo-Moreno e presidente di Caritas Argentina, citato dall'agenzia Fides – si allaccia alla realtà che stiamo vivendo, dato che c’è, senza dubbio, una maggiore stabilità e crescita economica, ma questo miglioramento non segna una crescita di tutto il Paese. Il fatto che i grandi indici economici migliorino – ha precisato – non significa necessariamente che la crescita sia di tutti e per tutti”. L’obiettivo della colletta è “accrescere la solidarietà e, soprattutto, rendere tutti consapevoli che il Paese crescerà in equità, distribuzione delle entrate e possibilità per tutti, se tutti ci impegniamo, secondo il tema di quest’anno”. Durante il fine settimana, i numerosi volontari che collaborano con Caritas proporranno diverse attività e manifestazioni culturali, sportive e ricreative, invitando tutti a manifestare la loro solidarietà, specialmente verso i più poveri e gli esclusi. Caritas Argentina sostiene diverse iniziative dirette a circa 3 milioni di persone in tutto il Paese, grazie al lavoro di 32 mila volontari. (R.M.)

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    Preparare alla liturgia: la sfida dei vescovi svizzeri, riuniti in Assemblea ordinaria

    ◊   “La formazione liturgica delle diocesi della Svizzera”: è questo il titolo del documento approvato dai vescovi elvetici, in occasione della loro 276.ma Assemblea ordinaria, conclusasi ieri a Einsiedeln. “L’obiettivo – spiegano i vescovi – è quello di dare una direzione chiara e ufficiale che definisca i rispettivi ruoli che laici e sacerdoti hanno all’interno della liturgia”. Come riferisce il quotidiano Avvenire, in alcune diocesi della Svizzera tedesca e, in parte, in quella di lingua francese, ai laici vengono affidate alcune funzioni che spettano strettamente al sacerdote all’interno della celebrazione. Per questo, secondo i presuli, è necessario dare una proposta formativa e pastorale che “accompagni questi fedeli a una comprensione teologica” del servizio che sono chiamati a dare alla Chiesa. Durante l’Assemblea, i vescovi elvetici hanno anche eletto mons. Leandro Demetrio Tagliaferro nuovo coordinatore nazionale delle Missioni di lingua italiana. Tra i temi affrontati, anche quello della solidarietà con l’Africa. I presuli hanno deciso la pubblicazione di una ricerca storica, affidata alla Commissione nazionale Giustizia e Pace, sul tema: “Gli svizzeri cattolici – apartheid in Sudafrica”. Infine, la Conferenza episcopale ha annunciato che sarà il suo presidente, mons. Kurt Koch, a rappresentare la Chiesa svizzera al prossimo Sinodo dei vescovi, in programma dal 5 al 26 ottobre 2008, sul tema: “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”. (R.M.)

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    Alla Conferenza dell’OSCE, il “no”dell’ONU alla “cristianofobia”

    ◊   Con un appello al dialogo, alla lotta alla discriminazione e a una migliore comprensione tra le culture si è conclusa ieri a Bucarest, in Romania, la Conferenza dell’Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa (OSCE), che ha riunito per due giorni i rappresentanti dei 56 Paesi membri. Come riferisce il quotidiano Avvenire, il presidente romeno, Traian Basescu, ha ricordato che la legislazione del Paese sui diritti delle minoranze è molto ampia: tutte le 18 minoranze della Romania sono rappresentate d’ufficio al Parlamento, mentre esponenti di quella ungherese, la più numerosa (6,6% della popolazione), sono al governo. La soluzione per contrastare l’intolleranza è il “compromesso”, secondo il ministro spagnolo degli Esteri, Miguel Angel Moratinos, il cui Paese ha la presidenza di turno dell’OSCE. A sua volta, il relatore dell’ONU, Doudou Diene, ha sottolineato che la “cristianofobia” è sempre più presente nel mondo, con la diffusione della falsa percezione che la Chiesa, da istituzione cristiana, sia nemica delle altre religioni. Al ruolo delle Chiese cristiane nell’Europa centrale e dell’Est nella lotta contro i regimi totalitari si è riferito anche il vicepresidente del Consiglio nazionale italiano delle ricerche, Roberto De Mattei, docente di Storia del Cristianesimo presso l’Università europea di Roma. (R.M.)

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    Concluso in Canada il Congresso mondiale dell'Unione Cattolica Stampa Internazionale

    ◊   Si sono conclusi ieri sera i lavori del Congresso mondiale dell’UCIP che si è tenuto questa settimana in Canada. Tanta festa ma anche grande riconoscenza al Signore per questi 80 anni dell’UCIP e 20 anni della rete dei giovani giornalisti. Festeggiamenti scanditi dalla cerimonia delle premiazioni. Momento commovente quando la medaglia d’oro è stata consegnata all’arcivescovo di Mossul, in Iraq, Georges Casmoussa della rivista Al Fikr Al Masihi cioè il giornale cristiano che dal 1965 ad oggi, svolge un lavoro coraggioso di educazione ai valori cristiani e civici. Tra i premiati anche due musulmani, una giovane algerina e un danese, ed una giovane ortodossa russa. Prima della serata, l’UCIP ha eletto il suo nuovo presidente, la signora Else Strivens del Sudafrica. Diventa così il primo presidente africano dell’Unione dei giornalisti cattolici. Sempre ieri si è riflettuto sul cammino compiuto dall’UCIP in questi ultimi anni. Ne risulta che ai corsi di formazione organizzati nei Paesi in via di sviluppo, Africa, Asia ed America Latina, partecipano un numero sempre più crescente di giornalisti, a volte anche di altre confessioni. L’organizzazione sta giocando quindi un ruolo importante in quelle aree. L’assemblea ha lamentato l’assenza di circa un centinaio dei suoi membri per problemi di visto di ingresso in Canada. Il prossimo congresso mondiale dell’UCIP si terrà nel 2010 per la prima volta in Africa. (A cura di Jean-Baptiste Sourou)

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    Annunciata al Premio Ilaria Alpi una conferenza a Nairobi per far conoscere meglio ai giornalisti i problemi dell’Africa

    ◊   “Tutti diritti umani per tutti”: avrà questo slogan la prossima edizione della marcia della pace Perugia-Assisi. Lo ha detto Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, che ha preso la parola ieri a Riccione alla XIII edizione del Premio giornalistico Ilaria Alpi. Per la prima volta, scrive l’agenzia SIR, nello slogan non comparirà la parola “pace”. "Abbiamo fatto questa scelta – ha spiegato Lotti - perché si assiste oggi ad un grande abuso nell’utilizzo di questo termine. Vogliamo far capire che la parola pace va sempre abbinata al suo vero significato: il pieno rispetto di tutti i diritti umani. Per questo – ha proseguito Lotti – una settimana fa abbiamo presentato in Parlamento un disegno di legge per un’azione educativa in questa direzione”. Nel corso della manifestazione è stata annunciata anche l’ottava edizione della Marcia della pace di Nairobi, che si svolgerà il 15 settembre con l’obiettivo di “fare in modo – ha detto Michael Ochieng, coordinatore di Africa Peace Point – che le elezioni politiche in Kenya si svolgano in un clima di unità e serenità”. E a Nairobi, per dare l’opportunità ai giornalisti di conoscere meglio l’Africa e i motivi degli innumerevoli conflitti che la affliggono si svolgerà, dal 29 novembre al 1° dicembre, una conferenza internazionale che vedrà riuniti operatori della comunicazione e personaggi della politica e della cultura africana. Lo ha annunciato il giornalista e missionario comboniano padre Kizito Sesana. “Ci ha sempre lasciati amareggiati il modo in cui, nei mass media internazionali, vengono rappresentati i conflitti africani – ha affermato il religioso – senza la volontà di capirne i motivi e di scavare le problematiche in profondità”. La conferenza di Nairobi è stata pensata da Africa Peace Point e dalla Comunità di Koinonia, da tempo attivi nel promuovere “un lavoro di pace e informazione”. “Da otto anni organizziamo a Nairobi la Marcia per la pace – ha ricordato padre Kizito Sesana – e da sei anni abbiamo aperto una scuola per i gruppi che operano nelle zone più difficili dell’Africa”. Una sfida continua volta prima di tutto al “coinvolgimento delle persone dei quartieri più poveri e delle baraccopoli”, partendo dalle fondamenta costruite con il World Social Forum 2007. (T.C.)

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    Un nuovo vaccino contro la meningite fa registrare in Africa buoni esiti

    ◊   Sono positivi i risultati della seconda fase dei test clinici del Progetto vaccini contro la meningite (Mvp), creato nel 2001 in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e alcune organizzazioni non governative, dal Serum Institute of India Limited. Il Progetto prevedeva una campagna di vaccini di tipo ‘coniugato’ contro la meningite di tipo A, la più mortale e diffusa, per 600 bambini tra i 12 e i 23 mesi in Mali e in Gambia. “Si tratta di un progetto nato in Africa e per l’Africa, il che è molto qualificante per il continente e rappresenta una vittoria” ha detto alla MISNA la dottoressa Simonetta Viviani, responsabile dello sviluppo del vaccino per il Mvp, precisando che i risultati preliminari sono stati superiori alle attese: il vaccino produce anticorpi 20 volti superiori a quelli ottenuti grazie al vaccino attualmente in commercio, detto poliosidico o non coniugato. Oltre ad assicurare una protezione più duratura, sino a 10 anni, con la somministrazione di un’unica dose, questo vaccino dovrebbe garantire protezione anche ai soggetti non immunizzati, per un fenomeno noto come ‘immunità collettiva’”. Inoltre il vaccino coniugato è preventivo, mentre quello attualmente in commercio può essere applicato solo dopo che l’epidemia è stata diagnosticata, e una dose costerà circa 30 centesimi di euro contro i 50 centesimi o l’euro e mezzo di quello attuale. “Noi ci auguriamo vivamente che i Paesi europei, Italia compresa, possano interessarsi al nostro progetto, investire di più nella lotta contro la meningite e la povertà in Africa – ha affermato la dottoressa Viviani – è fondamentale portare il vaccino nei Paesi interessati il più velocemente possibile”. Il Mvp spera d’introdurre il vaccino coniugato già l’anno prossimo in Burkina Faso, dove sarà amministrato a 9 milioni di giovani. Il Paese è una delle nazioni che fa parte della cosiddetta ‘cintura della meningite’, la regione subsahariana che si estende dal Senegal all’Etiopia, abitata da 300 milioni di persone, dove, durante la stagione secca tra dicembre e giugno, si presentano violenti epidemie proprio della meningite di tipo A che provocano la morte di migliaia di persone. (T.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nello Sri Lanka 31 morti per scontri tra ribelli e militari - Francia domani al voto per le legislative. Scontata la vittoria del partito neogollista del presidente Sarkozy

    ◊   Nello Sri Lanka, almeno 30 ribelli delle Tigri Tamil e un soldato sono rimasti uccisi in combattimenti avvenuti nell’est del Paese. La battaglia è avvenuta in una zona impervia della giungla. Lo ha riferito un portavoce della sala stampa della Sicurezza nazionale precisando che i militari hanno attaccato e distrutto quattro basi dei guerriglieri.

    - Violenze anche in Pakistan, dove tre persone sono morte per l’esplosione di due bombe nella provincia sud occidentale del Baluchistan. I separatisti del Baluchistan, che chiedono maggiore autonomia e controllo delle risorse naturali, sono ritenuti responsabili di diversi attentati.

    - L’Iraq protesta contro la Turchia per bombardamenti oltre confine: il ministero degli Esteri iracheno ha denunciato in una lettera consegnata all’incaricato d’affari turco a Baghdad “intensi bombardamenti” delle forze armate di Ankara nella regione del Kurdistan iracheno. Ieri lo stato maggiore turco aveva ammonito di essere deciso a combattere il terrorismo, rivendicando il diritto inalienabile di rispondere sempre e comunque agli assalti dei ribelli.

    - Sono ripresi gli scontri fra l'esercito libanese e gli estremisti di Fatah Al Islam, asserragliati da tre settimane nel campo profughi palestinese Nahr Al-Bared, nel nord del Libano. Colpi di artiglieria sono stati esplosi dall'esercito libanese. L'esercito ha inviato rinforzi pesanti con mezzi blindati e unità speciali da combattimento. E’ stata chiusa, inoltre, la strada tra la città di Tripoli e il confine siriano.

    - L’esercito israeliano ha compiuto, questa mattina, una nuova incursione nel sud della Striscia di Gaza. Un portavoce israeliano ha detto che l’operazione, con la partecipazione di blindati e unità di fanteria, è in corso ad est di Rafah. Le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza, quasi sempre aeree, sono condotte per rispondere al continuo lancio di razzi, da parte di estremisti palestinesi, contro la parte meridionale dello Stato ebraico.

    - Il premier spagnolo, Josè Luis Rodriguez Zapatero, ha dichiarato che “di fronte alla minaccia del terrore, sarà implacabile”. L’organizzazione indipendentista basca ETA ha annunciato martedì scorso la sospensione del cessate il fuoco permanente proclamato il 22 marzo del 2006. Il gruppo terroristico, che ha detto di voler riprendere la lotta armata “su tutti i fronti”, ha accusato il governo spagnolo di essere responsabile del fallimento dei negoziati per la soluzione della questione basca. Ieri, intanto, la Corte suprema ha confermato la condanna a 15 mesi per il leader di Batasuna, Arnaldo Otegi, accusato di apologia del terrorismo.

    - In Francia si profila una netta vittoria per il partito del presidente francese, Nicolas Sarkozy, alle elezioni legislative che si terranno domani e il prossimo 17 giugno. Secondo i sondaggi l’esito è scontato ma il primo ministro, François Fillion, ha sottolineato che “nulla è stato ancora deciso e tutto rimane aperto”. Il servizio di Francesca Pierantozzi:


    Francia di nuovo al voto a 5 settimane dalle presidenziali che hanno portato all’Eliseo Nicolas Sarkozy. Il neo capo di Stato francese si appresta a fare il bis domani. Primo turno delle legislative che dovrebbero garantirgli una maggioranza più che ampia all’Assemblea nazionale. I sondaggi sono tutti d’accordo: il centro-destra sarà il grande vincitore di questo voto. Le ultime proiezioni attribuiscono a l’UMP fino a 450 deputati su 577. La sinistra è pronta ad una sconfitta annunciata anche se fino all’ultimo i socialisti hanno fatto campagna per cercare di limitare i danni. Tanto il partito socialista di François Holland e soprattutto di Ségolène Royal, quanto il movimento democratico del centrista François Bayrou, hanno puntato la loro campagna elettorale proprio sul rischio che potrebbe costituire, a loro avviso, una concentrazione di tutti i poteri nelle mani di Sarkozy. Il presidente, da parte sua, è sceso personalmente in campo per chiedere ai francesi di dargli quella maggioranza che gli consentirà di realizzare il proprio programma. Sono candidati undici membri del governo, compreso il primo ministro François Fillon: chi non riuscirà a farsi eleggere, ha già detto Sarkozy, dovrà fare i bagagli.

    - Elezioni anche in Belgio, dove domani si vota per scegliere 71 senatori e 150 deputati. La sfida elettorale prevede un serrato confronto tra undici partiti e sei leader politici per la poltrona di primo ministro. Il Belgio, dove vivono oltre dieci milioni di persone, è uno Stato federale. Il capo di stato è re Alberto II, succeduto nell’agosto del 1993 al fratello Baldovino.

    - Al G8 in Germania si è parlato anche di Kosovo, senza comunque raggiungere una posizione comune sull’annosa questione dello status della provincia serba a maggioranza albanese, attualmente amministrata dalle Nazioni Unite. Il presidente francese Sarkozy aveva proposto di rinviare di sei mesi la decisione finale che il Consiglio di Sicurezza dovrebbe prendere a breve, in modo da dare ancora tempo alle diplomazie per trovare un compromesso. La proposta di Parigi è stata invece bocciata dalla Russia, nettamente contraria all’indipendenza del Kosovo dalla Serbia. Giada Aquilino ne ha parlato con Federico Eichberg, esperto di questioni balcaniche:


    R. – Le due posizioni nascono, oltre che da linee tradizionali della politica estera dei due Paesi, dalla Risoluzione 1244 del ’99, che creò questo status provvisorio - a seguito dell’azione della NATO in Jugoslavia - ma che in qualche misura lasciava aperta la questione della provincia serba. A tale situazione era necessario dare termine sulla base di un riscontro democratico, da un lato, e di alcuni standard di diritti civili rispettati, di rispetto delle minoranze, dei luoghi culturali e dei luoghi religiosi, dall’altra. Mentre il primo aspetto - e cioè la partecipazione democratica - si è progressivamente affermato in Kosovo, il secondo aspetto - quello degli standard – non si è sviluppato. Al momento rimane una divergenza fra le posizioni dei principali Paesi del G8 sul fatto se si debba continuare con la politica standard before status - avere cioè prima degli standard rispettati e poi riconoscere lo status - oppure andare avanti con lo standard with status, riconoscere cioè uno status e procedere sulla via del rispetto delle minoranze e dei diritti civili.

    - “Entro il 2020 la Russia diventerà una delle maggiori economie del mondo, ma l’alto livello di corruzione resta il suo tallone di Achille”: lo ha detto il primo vice premier russo, Serghei Ivanov, intervenendo all’XI forum economico internazionale di San Pietroburgo. “L’iniziativa imprenditoriale - ha ammesso Ivanov - è ostacolata da grosse barriere d'ingresso nel mercato e da inique condizioni per la competizione”. Alla riunione partecipano 6000 persone, di cui circa 500 top manager di alcune delle principali società russe e straniere.

    - Restiamo in Russia, dove secondo il settimanale ‘Kommersant’ il capo di Stato Vladimir Putin non esclude di candidarsi nuovamente alla presidenza nel 2012. Il secondo mandato di Putin, 54 anni, scade il prossimo anno. La Costituzione russa limita a due i mandati presidenziali consecutivi ma non è vietata una ricandidatura dopo una pausa. Il presidente Putin ha già detto di non voler cambiare la Costituzione in modo da consentire il terzo mandato consecutivo. Ma ha anche affermato di non volersi ritirare dalla vita politica dopo le elezioni fissate nel mese di marzo del 2008. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 160

     
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