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SOMMARIO del 08/06/2007
E’ l’amore universale di Cristo la fonte di ogni attività caritativa: così, il Papa nell’udienza ai partecipanti alla 18.ma Assemblea generale di Caritas Internationalis
◊ Il concetto autentico di caritas ci porta nel cuore della cristianità, “nel cuore di Cristo”: è la riflessione di Benedetto XVI offerta stamani ai partecipanti alla 18.ma Assemblea generale di Caritas Internationalis, ricevuti in Vaticano. Nel suo discorso, tutto incentrato sulla centralità dell’amore di Cristo quale fondamento di ogni attività caritativa, il Papa ha rivolto un pensiero particolare al cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga, eletto martedì scorso presidente di Caritas Internationalis. All’udienza ha preso parte anche il presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, l’arcivescovo Paul Josef Cordes. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Nell’impegno delle organizzazioni come Caritas Internationalis “vediamo i frutti dell’amore di Cristo”. E’ quanto sottolineato da Benedetto XVI, che ha ribadito come il compito principale dell’ente caritativo sia di assistere la Chiesa nella sua missione di diffusione dell’amore di Dio. Per questo, ha spiegato, l’opera di Caritas Internationalis non è solamente un “lavoro a nome della Chiesa, ma è parte stessa della Chiesa”. Si è così soffermato sul significato profondo dell’amore cristiano, che sempre deve guidare le attività di Caritas Internationalis:
Every act of charity should by inspired…
“Ogni atto di carità deve essere ispirato da una esperienza personale di fede che ci guidi alla scoperta dell’amore di Dio”. Chi lavora in Caritas, ha proseguito, deve essere “testimone” di questo amore “dinnanzi al mondo”. Il Papa ha così ricordato che la “carità cristiana eccede la capacità naturale dell’amore”. Come rivela San Paolo, è infatti una “virtù teologica”. E’ allora necessario “situare l’assistenza umanitaria nel contesto di una personale esperienza di fede, che diviene così parte del dono offerto ai bisognosi”.
Only when charitable activity takes the form…
“Solo quando l’attività caritatevole” si conforma al dono di sè cristiano, è stato il richiamo di Benedetto XVI, diventa un gesto davvero degno dell’essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio. Vivere la carità, ha detto ancora, ci fa crescere in santità, sull’esempio di tanti “servitori dei poveri, che la Chiesa ha elevato all’onore degli altari”. Quindi, ha rivolto il pensiero all’universalità dell’amore cristiano:
God’s love is offered to everyone…
“L’amore di Dio - ha detto - è offerto ad ognuno”, per questo la carità della Chiesa è “uno scopo universale e deve includere un impegno alla giustizia sociale”. Tuttavia, ha proseguito, “cambiare le strutture ingiuste non è sufficiente a garantire la felicità della persona umana”. Ribadendo poi quanto affermato nel suo viaggio apostolico in Brasile, ha sottolineato che la politica “non è di immediata competenza della Chiesa”.
Her mission is to promote the integral development…
“La sua missione - ha affermato - è di promuovere lo sviluppo integrale della persona umana”. Per questo, “le grandi sfide che deve affrontare il mondo di oggi” dalla globalizzazione all’ingiustizia sociale “non possono essere confrontate e superate” a meno che “l’attenzione sia focalizzata sui più profondi bisogni della persona umana: la promozione della sua dignità” e in definitiva “la salvezza eterna”. Il Pontefice non ha mancato di lodare l’attività svolta dalle oltre 150 organizzazioni nazionali che formano la Caritas Internationalis. Ha così incoraggiato gli operatori di Caritas a perseverare “nella speciale missione di diffondere l’amore di Cristo”, affinché “tutti possano avere la vita in abbondanza”.
Dopo l’udienza con il Papa, i lavori dell’assemblea generale di Caritas Internationalis proseguono, in Vaticano, con l’approvazione oggi pomeriggio - secondo programma - di un messaggio finale dell’assise. Intanto, dopo la nomina del presidente, ieri è stato eletto il nuovo segretario generale: si tratta del direttore internazionale di Caritas Inghilterra e Galles, Lesley-Anne Knight, che, intervistata da Alessandro Gisotti, si sofferma sulle sfide future di Caritas Internationalis:
R. - It’s an enormous joy and it’s a huge, huge privilege for me. …
E’ una gioia enorme, per me, ed un grande, grandissimo privilegio. Ho con me uno splendido neo-eletto presidente ed insieme uno splendido comitato esecutivo, e sento che insieme formeremo un team che consentirà a Caritas Internationalis di muoversi all’insegna delle sfide impegnative del XXI secolo.
D. - Quale importanza riveste la sua elezione per l’attività di Caritas Internationalis in favore delle donne?
R. - I clearly feel that gender issues are critical; that doesn’t mean that there are ...
Ovviamente, sono cosciente dell’urgenza che hanno tutte le questioni relative alla donna; il che non significa che altre questioni non siano altrettanto importanti. Ma sia che consideriamo il problema dei conflitti, sia che consideriamo il problema dell’impatto del virus HIV e dell’AIDS, o i problemi della salute o dell’istruzione, secondo me non potranno esserci miglioramenti a lungo termine nella vita delle donne veramente povere - ma nemmeno in quella degli uomini - senza affrontare l’aspetto legato al fattore femminile di ciascuno di questi problemi. Quindi, sì: l’aspetto femminile è molto importante ai miei occhi.
D. - Può sintetizzarci le priorità emerse dall’Assemblea generale di Caritas Internationalis?
R. - First and foremost is our commitment to the poor, to eradicating poverty …
In primo luogo e innanzitutto, il nostro impegno per i poveri, per sradicare la povertà e l’ingiustizia sociale nonché le strutture stesse dell’ingiustizia, che continuano a perpetuare la miseria. E vogliamo fare questo con e attraverso la Chiesa, con i nostri valori e la nostra missione, basati sul magistero sociale della Chiesa che parla di amore per il nostro prossimo e per l’umanità tutta. Credo che la Confederazione delle Caritas sia solidamente radicata nella nostra identità cattolica e sulla rete cattolica, così da poter raggiungere tutti e ognuno. Alla luce di questo, continueremo a porre al centro di ogni nostro impegno l’opera di pacificazione nelle situazioni di conflitto. Continueremo nel nostro impegno per costruire in tutto il mondo una rete per la pace e cercheremo di attuare uno sviluppo umano integrato ed integrale.
D. - “Make Aid Work”, “Fate funzionare gli aiuti” possiamo definirlo una specie di slogan di questa assemblea generale: ma è anche una sorta di appello al G8?
R. - Yes. We are calling on the G8 to fe faithful to the promises that they made ...
Certo. Noi chiediamo ai Paesi del G8 di essere fedeli alle promesse fatte in termini di aiuti ai poveri e in termini di impegno ad assicurare che la comunità internazionale assuma pienamente la propria responsabilità in merito ai cambiamenti climatici e a tutti i problemi che ci riguardano. Questo è un messaggio molto chiaro da parte della Confederazione delle Caritas.
D. - Quale importanza riveste per la Caritas Internationalis il sostegno di Papa Benedetto XVI?
R. - “Witnesses of charity, builders of peace”, which was the whole theme of this …
“Testimoni della carità, costruttori di pace” è stato il tema di questa Assemblea generale e questo è venuto in risposta all’appello che il Papa ci ha rivolto, basato sulla sua Enciclica Deus caritas est, di cercare i poveri e raggiungerli, di continuare a rendere le nostre organizzazioni professionali efficienti, ma allo stesso tempo di continuare a mantenere il nostro cuore vigile e attento alla necessità che tutti gli esseri umani hanno della nostra compassione e dell’amore di Cristo.
L’Eucaristia centro della vita dell’uomo, in un mondo inaridito da sistemi ideologici ed economici che mortificano la vita: così il Papa nella solennità del Corpus Domini
◊ L’Eucaristia è per ogni generazione cristiana l’indispensabile nutrimento nel deserto di questo mondo inaridito da sistemi ideologici ed economici che mortificano la vita e dove domina la logica del potere. Lo ha detto il Papa, ieri pomeriggio, durante la Messa per l’odierna solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Gesù. Benedetto XVI ha presieduto la tradizionale celebrazione eucaristica sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano ed ha poi raggiunto in processione la Basilica di Santa Maria Maggiore. Il servizio di Tiziana Campisi:
Gesù è il "Pane della vita", il cibo che sostiene nel cammino dell’umana esistenza e il Mistero eucaristico “è il dono che Cristo fa di se stesso, rivelandoci l’amore infinito di Dio per ogni uomo”. La solennità del Corpus Domini ci ricorda questo, e “proprio perché si tratta di una realtà misteriosa che oltrepassa la nostra comprensione - ha sottolineato Benedetto XVI - non dobbiamo meravigliarci se anche oggi molti fanno fatica ad accettare la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia”:
“Allora come adesso, l’Eucaristia resta ‘segno di contraddizione’ e non può non esserlo, perché un Dio che si fa carne e sacrifica se stesso per la vita del mondo pone in crisi la sapienza degli uomini”.
Ma in questo mondo dominato dalla logica dell’avere, e dove trova più spazio la violenza, l’Eucaristia resta il nutrimento vitale per i cristiani:
“Come la manna per il popolo d’Israele, così per ogni generazione cristiana l’Eucaristia è l’indispensabile nutrimento che la sostiene mentre attraversa il deserto di questo mondo, inaridito da sistemi ideologici ed economici che non promuovono la vita, ma piuttosto la mortificano; un mondo dove domina la logica del potere e dell’avere piuttosto che quella del servizio e dell’amore; un mondo dove non di rado trionfa la cultura della violenza e della morte”.
Benedetto XVI ha inoltre ricordato che "il dono dell’Eucaristia", ricevuto dagli Apostoli nell’Ultima Cena, è “destinato a tutti, al mondo intero”, e va “esposto apertamente, perché ognuno possa incontrare ‘Gesù che passa’… perché ognuno, ricevendolo, possa essere sanato e rinnovato dalla forza del suo amore”. E richiamando al miracolo dei cinque pani e dei due pesci della pagina evangelica della liturgia, ha affermato:
“Il miracolo compiuto dal Signore contiene un esplicito invito ad offrire ciascuno il proprio contributo. I cinque pani e i due pesci stanno ad indicare il nostro apporto, povero ma necessario, che Egli trasforma in dono di amore per tutti. Cristo ancora oggi continua ad esortare i suoi discepoli ad impegnarsi in prima persona”.
“L’Eucaristia - ha proseguito il Papa - è una chiamata alla santità e al dono di sé ai fratelli, perché 'la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo’”. E l’adorazione eucaristica, ha detto ancora Benedetto XVI, invita proprio a riflettere “sul fatto che Cristo si è immolato per l’intera umanità”:
“La festa del Corpus Domini vuole rendere percepibile, nonostante la durezza del nostro udito interiore, questo bussare del Signore. Gesù bussa alla porta del nostro cuore e ci chiede di entrare non soltanto per lo spazio di un giorno, ma per sempre”.
E la processione, nella solennità del Corpo e Sangue di Cristo, ha concluso Benedetto XVI, è come immergere Gesù “nella quotidianità della nostra vita, perché Egli cammini dove noi camminiamo, perché Egli viva dove noi viviamo”.
Udienze e nomine
◊ Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il direttore generale dell'Agenzia internazionale dell'Energia atomica (AIEA), Mohamed El Baradei, accompagnato dalla moglie e da un seguito, e un gruppo di presuli della Conferenza Episcopale Regionale del Nord de l'Africa (C.E.R.N.A.), in Visita "ad Limina Apostolorum":
In India, il Papa ha nominato vescovo di Amravati mons. Lourdes Daniel, vicario generale della Diocesi di Poona. Il neo presule, 60 anni, prima di entrare in Seminario ha lavorato per oltre un anno in una ditta privata. Ha poi frequentato il Seminario maggiore di S. Pio X a Bombay. Dopo l'ordinazione ha ricoperto, fra gli altri, gli incarichi di rettore di seminario, parroco, direttore spirituale al Papal Seminary di Puna. La Diocesi di Amravati, creata nel 1955, ha una superficie di 46.500 kmq. e conta poco più di 10 milioni di abitanti, di cui 6.200 cattolici, con 31 sacerdoti diocesani, 3 religiosi e 207 religiose, distribuiti in 23 parrocchie e sette stazioni missionarie. I seminaristi maggiori sono 13.
Messaggio di Benedetto XVI per il centenario di Odoardo Focherini, il giovane giornalista italiano che salvò moltissimi ebrei dalla Shoah
◊ “Un’indimenticabile figura di sposo cristiano, il cui virtuoso esempio continua a parlare alla Chiesa di oggi”. Sono le parole dedicate da Benedetto XVI al ricordo dell’italiano Odoardo Focherini, uno dei tanti eroi antinazisti che durante la Seconda Guerra mondiale spesero la vita, e in molti casi la sacrificarono, per salvare gli ebrei dall’Olocausto. Il Messaggio del Papa, a firma del cardinale Bertone, indirizzato alla diocesi modenese di Carpi, ha voluto celebrare i cento anni dalla nascita di Focherini, per il quale è in corso la Causa di Beatificazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Marito, padre di sette figli, giornalista. Ma soprattutto un uomo coraggioso in un tempo in cui osare in nome di un ideale poteva portare alla morte. E’ il marzo del 1944 quando Odoardo Focherini si reca all’ospedale “Ramazzini” di Carpi per una delle sue delicate missioni clandestine. Nell’ospedale è ricoverato un ebreo e bisogna organizzarne la fuga. Sono già un paio d’anni che Focherini, amministratore del quotidiano “L’Avvenire d’Italia” e Cavaliere di San Silvestro nel 1937 per volontà di Pio XI, organizza gli espatri di ebrei verso la Svizzera e i contatti con i soldati al fronte o dispersi, con l’appoggio della Curia vescovile di Modena e Carpi ma anche della sua stessa casa di Mirandola, nel modenese. Ma quel giorno, all’ospedale di Carpi, qualcosa non va per il verso giusto. Focherini è scoperto e arrestato. Dopo aver messo in salvo più di 100 ebrei dalle maglie naziste è lui a doverne subire la disumana crudeltà. Il 5 luglio 1944 venne trasferito al campo di concentramento di Fossoli, nei pressi di Carpi, poi spostato al campo di Gries vicino Bolzano e infine al campo di concentramento di Hersbruck, uno dei 74 sottocampi di Flossenburg, nella Baviera orientale. Focherini vi muore il giorno della vigilia di Natale del 1944. Ha solo 37 anni. Nel ricordarne i cento anni dalla nascita, avvenuta il 6 giugno 1907, Benedetto XVI ha auspicato che questa “significativa ricorrenza contribuisca a richiamare il luminoso messaggio e l’intrepida testimonianza evangelica di un laico così generoso che ad imitazione di Cristo si prodigò incessantemente per la salvezza dei fratelli”. Nel 1998, si è concluso il processo diocesano per la Causa di Beatificazione e gli atti sono ora al vaglio della Congregazione per le Cause dei Santi. Nel 1969, era stato riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” dallo Stato d’Israele”. E domani, Focherini sarà ricordato nella sua Carpi durante una Messa alla presenza del cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - "I passi di Gesù per le vie e i quartieri di Roma": nella solennità del "Corpus Domini" Benedetto XVI celebra la Santa Messa e guida la Processione Eucaristica dal Laterano a Santa Maria Maggiore.
Servizio estero - "G-8": raggiunti accordi per maggiori aiuti all'Africa e per la lotta ai cambiamenti climatici.
Servizio culturale - Un articolo di Paolo Miccoli dal titolo "Un filosofo attraverso la storia": attualità del pensiero di Augusto Del Noce.
Servizio italiano - Politica; Visco: ora la Cdl vuole un'inchiesta
L'impegno del G8 per Africa a conclusione del vertice di Heiligendamm. Bush arriva in Italia: domani l'udienza in Vaticano e l'incontro con la Comunità di Sant'Egidio
◊ Dopo il compromesso sulle questioni climatiche, la giornata conclusiva del G8 di Heiligendamm, in Germania, è stata caratterizzata da un importante accordo: i Paesi industrializzati si sono accordati su un programma di aiuti all’Africa con 60 miliardi di dollari per la lotta all’AIDS, alla malaria e alla tubercolosi. Ma c’è davvero la speranza che i progetti del mondo industrializzato in favore dell’Africa siano realizzati? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al missionario comboniano, padre Alex Zanotelli:
R. - Purtroppo, in questi ultimi anni le promesse fatte all’Africa non sono mai state mantenute per cui siamo stanchi. Davanti ad un grande continente che rappresenta la speranza del mondo, un continente che è la nostra madre; davanti a quest’Africa che oggi è violentata, l’appello che noi facciamo è che finalmente i grandi della Terra incomincino a capire che è loro interesse dare una mano a questo continente altrimenti i suoi problemi ci travolgeranno.
D. - Gli aiuti dovranno venire dall’esterno o è possibile promuovere quelle istanze positive che vengono dallo stesso continente africano?
R. - Certamente l’Africa è il continente più ricco al mondo. Ha delle potenzialità culturali e religiose semplicemente straordinarie che rischiano di essere travolte. Una volta sommersa l’Africa dai nostri prodotti, penso che essa dovrà rimettersi in piedi, le comunità locali dovranno rimettersi in piedi. I nostri aiuti devono passare dalla nostra base alle basi del sud del mondo, per potenziare le organizzazioni popolari, le comunità di base, le piccole cooperative. Per cui, quello che noi chiediamo non è la carità: è prima di tutto un minimo di giustizia.
D. - Il ruolo che la Chiesa, le missioni cattoliche svolgono, può essere funzionale a questo scopo?
R. - Certamente. Penso che le chiese in Africa stiano svolgendo un buon ruolo a livello sociale. Quindi, le Chiese dovranno aiutare la gente a partire, cioè a camminare con la gente per costruire comunità che siano autosufficienti, in particolare in campo agricolo, per vivere una vita serena. L’Africa davvero può essere una grande speranza, non c’è sviluppo se non c’è una dimensione profondamente religiosa.
Nella tarda serata di oggi è previsto l’arrivo in Italia del presidente statunitense, George Bush, che domani sarà ricevuto in udienza da Benedetto XVI. Il capo di Stato americano incontrerà anche il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio all’ambasciata americana a Roma. Ma come è nata l'opportunità di incontrare con il presidente Bush? Al microfono di Adriana Masotti, risponde il portavoce della Comunità di Sant’Egidio, Mario Marazziti:
R. - E' stata una sorpresa. Siamo stati contattati ormai un po’ di tempo fa, con un mandato esplorativo per vedere se saremmo stati d’accordo ad una visita del presidente Bush. Naturalmente, questo si inserisce all’interno di tanti anni in cui l’amministrazione americana ha seguito da vicino tutto il lavoro per la pace, il lavoro umanitario in tante parti del mondo: in particolare, penso al recente accordo con la Costa d’Avorio, che il 4 marzo scorso ha chiuso la guerra civile, e al quale noi abbiamo dato un contributo insieme con il presidente del Burkina-Faso, e penso anche al grande progetto di cura dell’AIDS in Africa. Si tratta di rapporti con l’amministrazione americana, che per tanti motivi si datano ormai dagli anni Ottanta.
D. - Certamente, questa visita è un’occasione da sfruttare. Ci sarà una tavola rotonda con il presidente ed alcuni esponenti della Comunità di Sant’Egidio. Cosa gli direte?
R. - Sì, ci sarà una tavola rotonda centrata sui temi della lotta alla povertà del mondo e sulla salvezza dell’Africa fra conflitti, AIDS, bambini senza diritti e poi vedremo.
D. - Ci sarà anche una proposta, un progetto più concreto?
R. - Il progetto più concreto è scritto nella storia della Comunità di Sant’Egidio. Siamo con il programma di cura dell’ADIS “Dream”, forse il più vasto e più efficace programma di cura e di lotta alla pandemia dell’AIDS. Certamente, uno dei progetti più concreti è che questo possa diventare uno strumento per rendere efficaci le grandi politiche mondiali di lotta all’AIDS in Africa. Questo certamente è il primo passo, poi possono essercene - speriamo - anche altri.
D. - Quale risultato vi attendete o sperate da questo incontro?
R. - Intanto, un dialogo costruttivo. Siamo certamente sorpresi, ma ci aspettiamo anche tanto ascolto. Speriamo poi che sia solo l’inizio.
D. - Non vedete nessun pericolo di non essere capiti dall’opinione pubblica, ad esempio dai pacifisti?
R. - Noi siamo sempre stati fuori dagli schemi ideologici, perchè questo è ciò che ci insegna la preghiera la sera e l’ascolto della Parola di Dio. E’ chiaro che Sant’Egidio è anche sinonimo di pace e di dialogo, ma questo non vuol dire essere parte del pacifismo ideologico, che non riesce mai a cercare strade costruttive per superare concretamente le vie per mettere fine alle guerre, allo scontro, al conflitto. Noi lavoriamo per la pace e proprio per questo siamo contenti di incontrare il presidente degli Stati Uniti, Bush.
I vertici italiani della Comunità, ma anche rappresentanti di altri Paesi: sarà una delegazione internazionale quella di Sant'Egidio che domani si intratterrà a colloquio con il capo della Casa Bianca. Luca Collodi ne ha parlato con il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo:
R. - Ad incontrare il presidente Bush sarà una delegazione euro-africana, nel senso che oltre a qualche rappresentante della comunità di Roma e dell’Europa, ci saranno due rappresentanti dall’Africa: una donna dalla Liberia - Paese che ha recentemente raggiunto la pace - una donna che è una profuga e che è entrata nella comunità di Sant’Egidio dove svolge un grande lavoro per l’educazione dei bambini oggi, e un giovane del Malawi che è nostro coordinatore del programma “Dream” di cura dell’AIDS in Malawi.
D. - Ci sarà uno scambio di doni, darete qualche omaggio al presidente americano?
R. - Ci sono delle regole molte strette: al presidente degli Stati Uniti non si possono fare doni particolarmente costosi. Per questa ragione, il nostro sarà un dono semplice come è nel nostro stile: una piccola stampa della Chiesa di Sant’Egidio.
D. - Ancora una volta la Comunità di Sant’ Egidio si pone all’attenzione internazionale con una certa autorevolezza...
R. - Questo nostro malgrado, nel senso che se non abbiamo chiesto noi questo incontro, ci è stato chiesto. Evidentemente, gli Stati Uniti si rendono conto, lavorando molto sul campo, che ciò che noi facciamo ha un senso, ha un valore.
R. - Questo può essere una speranza anche sulla via della pace, anche in altre aree del mondo, non solo in Africa?
D. - Io penso di sì. La pace è la nostra prima preoccupazione perché, come noi diciamo, “la guerra è la madre di ogni povertà”. Si può arrivare a tutto ma si cerca di lavorare su vari campi e il fatto di avere questo sostegno americano può essere un aiuto.
La Chiesa in Iraq respinge il progetto della Piana di Ninive, nella quale si vorrebbero concentrare i cristiani del Paese. Mons Sako: "La Chiesa non è un ghetto"
◊ Per le drammatiche condizioni di vita alle quali è costretta, la comunità cristiana irachena si è ridotta da oltre mezzo milione di persone, nel 2003, a poco più di ventimila. Oggi, un discusso progetto politico prevede la creazione di un’area autonoma nella Piana di Ninive, dove concentrare quel che rimane dei cristiani iracheni. Una situazione che mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk ha denunciato con forza come un tentativo di isolamento della Chiesa del Paese. Don Fabio Corazzina, coordinatore Pax Christi Italia, spiega quali siano i problemi dei cristiani in Iraq. L’intervista è di Stefano Leszczynski:
R. - E’ il problema quotidiano che vive la gente, la popolazione dell’Iraq: le violenze di ogni giorno, l’impossibilità di una normalità di vita, i rapimenti a scopo di estorsione, i ricatti, le uccisioni, le imposizioni di tipo religioso fondamentalista rendono la vita per i cristiani assolutamente impossibile.
D. - Da un po’ di tempo, si è cominciato a parlare di vera e propria persecuzione dei cristiani in Iraq. Tra l’altro, c’è anche un discusso progetto politico per concentrare quello che rimane della comunità cristiana irachena in una determinata zona del Paese. Di cosa si tratta?
R. - Il problema non è solo quello della persecuzione dei cristiani: è il popolo iracheno che è perseguitato e subisce costantemente le violenze. I cristiani naturalmente vivono la vita e condividono il quotidiano di questo popolo. C’è poi questa teoria, questa ipotesi del cosiddetto progetto della Piana di Ninive: nella Piana di Ninive sono presenti una serie di villaggi cristiani e la maggior parte dei villaggi cristiani dell’Iraq si trovano all’interno di questa Piana, circa una ventina. E’ un centro culturale, commerciale, ecclesiastico, circondato da villaggi arabi e vi abitano circa 120 mila cristiani. L’idea è quella di concentrare lì la presenza dei cristiani in Iraq, facendo una sorte di enclave, un gruppo, un realtà, un territorio in cui probabilmente - secondo alcuni cristiani e non soltanto secondo alcuni cristiani - ci si sentirebbe più protetti.
D. - Tuttavia, questo progetto snaturerebbe completamente quella che è la storia dei cristiani iracheni e del cristianesimo in Iraq...
R. - Evidentemente, questa sarebbe la tragedia più grande, perché se per essere sicuri ci immaginiamo di dover fare una divisione etnica del territorio, allora questo tipo di tragedia non l'abbiamo vissuta soltanto nei Balcani, ma la stiamo vivendo anche in Medio Oriente, in Palestina e in Israele e a questo punto viene anche riprodotta e riproposta anche nel territorio dell’Iraq. Gli amici, soprattutto mons. Louis Sako, che abbiamo sentito direttamente e che ho sentito anche questa mattina, diceva in termini molto chiari: “La nostra Chiesa in Iraq non è mai stata nazionalista e chiusa in senso etnico”. Ecco perché noi non possiamo chiuderci in un ghetto e questo significa chiaramente dover lavorare per la riconciliazione del popolo iracheno, collaborando con tutte le autorità religiose, con i partiti. Dialogo, riconciliazione, spinta verso la cultura della pace: questa è la missione dei cristiani e non certo quella di rinchiudersi per sentirsi più sicuri.
La riscoperta della Bibbia per cristiani e non cristiani al Festival biblico, conclusosi a Vicenza. Intervista con mons. Gianfranco Ravasi
◊ Si è concluso nei giorni scorsi, a Vicenza e in altre località dell'area, il Festival biblico, un appuntamento molto seguito promosso dalla diocesi vicentina. Esperti di Sacre Scritture e teologi si sono alternati per parlare dei "tempi della Bibbia", secondo il titolo dell'edizione 2007. Gabriella Ceraso ha intervistato uno dei protagonisti del Festival, il biblista mons. Gianfranco Ravasi, prefetto della Biblioteca ambrosiana, e gli ha chiesto quali siano oggi le strade preferenziali attraverso le quali la Bibbia entra nella vita delle persone:
R. - Sarà un po’ paradossale ma dobbiamo dire che la prima rimane ancora in assoluto la lettura: ne è stata fatta una in cattedrale con un’antologia, quest’anno, di sei testi riguardanti il tema del tempo, proprio perché forse il punto di partenza fondamentale è sempre ritornare alla Parola, e ciò lo sappiamo anche per altri capolavori. Poi, c’è tutta una gradazione, un successo proporzionato al tema, all’attualità dell’offerta stessa dell’incarnazione di questa Parola e questo è un altro elemento sicuramente positivo da lodare.
D. - Mons. Ravasi, credenti e non credenti, cristiani e non cristiani: era nello spirito di questo Festival il rivolgersi a tutti. Con i non credenti, con i non cristiani, che spazio c’è per le Sacre Scritture?
R. - Diciamo subito che l’impegno che si deve proseguire è quello di far fiorire al’interno delle altre comunità cioè ci si accorge sempre più che la Bibbia, come la stella polare, è stato il punto di riferimento per secoli della cultura dell’Occidente. Chi riesce a comprendere veramente, in maniera piena, l’arte occidentale senza avere tra le mani il testo biblico? L’iconografia biblica è stata dominante. La Bibbia come diceva Marc Chagall per l’arte, è stata l’alfabeto colorato della speranza nel quale hanno intinto per secoli il loro pennello i pittori, ma lo è anche per quanto riguarda la filosofia, lo è anche per quanto riguarda perfino l’etica, la morale, il decalogo risuona con tutta la sua potenza per secoli. Penso, quindi, che questo ambito è l’ambito della Bibbia che va incontro al mondo laico agnostico: è un percorso da fare perché aiuta anche il laico, anche l’agnostico, almeno secondo due dimensioni: da una parte, gli fa ritrovare il senso della sua cultura, la cultura che gli sta alle spalle, una cultura gloriosa come quella dell’Occidente e, dall’altra parte, gli permette anche di riuscire forse ad interrogarsi ancora: questo perché la Bibbia, in ultima analisi, pone le grandi domande che non sono soltanto le grandi domande della fede - certo fondamentali - ma anche le grandi domande dell’essere semplicemente uomini e donne.
La Lega Araba condanna il rapimento a Baghdad del sacerdote caldeo e di cinque suoi fedeli, poi rilasciati
◊ In un comunicato diffuso ieri dal Cairo, la Lega Araba, attraverso il suo segretario generale, Amr Mussa, ha condannato il sequestro di padre Hani Abdul Ahad, rapito a Baghdad con cinque giovani fedeli, poi rilasciati: lo riferisce l’agenzia Ansa, ripresa dalla MISNA, precisando che Mussa ha anche deplorato l’uccisione, nei giorni scorsi, di altri cristiani a Mossul, nel nord del Paese. Il riferimento è a padre Ragheed Ganni, anch’egli sacerdote caldeo, e a tre suoi suddiaconi, Basman Yousef Daud, Wahid Hanna Isho, Gassan Isam Bidawedm, assassinati domenica da ignoti. Mussa ha parlato di atti che puntano a “consacrare la divisione etnica in Iraq”, lanciando un appello al popolo iracheno, affinché non consenta “a coloro che mirano a colpire l'unità, la sicurezza e la stabilità dell'Iraq, di danneggiare la società irachena, qualunque sia la sua religione, setta o razza”. (R.M.)
Boicottare gli accordi di partenariato economico: è l’obiettivo degli esponenti del Sud del mondo, riuniti a Sikasso per il Forum dei popoli
◊ Gli Accordi di partenariato economico mirano alla ricolonizzazione dell’Africa. Lo sostengono gli esponenti del Sud del mondo, riuniti a Sikasso, in Mali, per il Forum dei popoli, in contemporanea con il G8 di Heiligendamm, in Germania. Gli accordi – riferisce l’agenzia MISNA – prevedono l’istituzione, entro il 2008, di una zona di libero scambio tra l’Unione Europea e i 75 Paesi dell’Africa, dei Carabi e del Pacifico. Secondo il Forum, però, l’accordo porterà solo a un’inondazione straniera dei mercati africani e a un indebolimento del settore agricolo locale. La protesta prevede quindi il boicottaggio della firma dell’Accordo di partenariato e l’aumento del 50% delle tasse doganali. Il Forum suggerisce anche altre strategie di sopravvivenza: l’industrializzazione, la diversificazione della produzione agricola e l’aumento del commercio interregionale. (B.B)
Curare in famiglia la malnutrizione acuta grave con alimenti terapeutici di pronto utilizzo: il progetto presentato da OMS, PAM e UNICEF
◊ La malnutrizione acuta grave potrà essere curata in famiglia con alimenti terapeutici di pronto utilizzo. Lo sostengono, in una dichiarazione congiunta diffusa dall’agenzia MISNA, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), il Programma alimentare mondiale (PAM) e l’UNICEF. La terapia consiste nella somministrazione di alimenti ad alto valore energetico, di facile preparazione domestica e senza l’aggiunta di acqua. Sarà possibile, così, curare anche i bambini che vivono in cattive condizioni igieniche. La malnutrizione acuta grave uccide circa un milione di bambini l’anno: una media di un bambino ogni 30 secondi. La cura, applicata su larga scala, permetterebbe di prevenire la morte di centinaia di bambini. In alcuni Paesi come l’Etiopia, il Malawi, il Niger e il Sudan la nuova terapia ha già aumentato i tassi di sopravvivenza infantile. Margaret Chan, direttore generale dell’OMS, sostiene che “questo approccio integrato, unito a una azione di prevenzione, dovrebbe essere inserito nella lista degli interventi per migliorare lo stato nutrizionale dei bambini e ridurre la mortalità infantile”. (B.B)
Il "Jesuit Refugee Service" ha inaugurata nel Ciad orientale una scuola elementare in un campo per sfollati
◊ Porte aperte per 511 alunni del Ciad: il Jesuit Refugee Service ha inaugurato una nuova scuola elementare nel campo per sfollati di Habile 3, nella regione orientale del Dar Sila. Il JRS ha fornito il materiale per costruire scuole provvisorie, ha distribuito i libri agli studenti e ha formato tre insegnanti della comunità. Nella regione, il tasso di frequenza scolastica è il più basso del Ciad: inferiore al 10%. Gonzalo Sanchez-Teran, direttore del progetto, spiega all’agenzia FIDES che “la mancanza di insegnanti qualificati rende difficile l’aumento del tasso di frequenza”. Ma non finiscono qui i progetti del JRS: nelle prossime settimane verranno aperte altre scuole nei campi di sfollati di Gassare e Aradib, tutti nella regione del Dar Sila. (B.B.)
Visita a Cuba del preposito generale dei Gesuiti, padre Kolvenbach
◊ Dopo una visita a Cuba della durata di sei giorni, il preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Peter-Hans Kolvenbach, è rientrato a Roma il 3 giugno, appena in tempo per dare il benvenuto agli otto superiori maggiori che stanno partecipando al Colloquium organizzato appositamente per loro dal 4 al 10 giugno. A Cuba, il padre Kolvenbach ha incontrato i gesuiti, ma anche religiosi e religiose di altri istituti e un gruppo di laici. Ha visitato anche la scuola militare di ingegneria, che ha sede nei magnifici edifici dell’antico "Colegio di Belén", appartenuto alla Compagnia di Gesù e noto come il collegio dove studiò Fidel Castro. La scuola aprì le porte nel 1845, ma gli edifici attuali sono del 1925. A Santiago de Cuba, il preposito ha potuto visitare un’altra delle quattro scuole che la Compagnia aveva un tempo nell’isola: il "Colegio Dolores", così chiamato in onore della Madonna Addolorata. Nella capitale, L’Avana, il padre Kolvenbach ha visionato il luogo dove a breve sorgerà una casa di esercizi della Compagnia. (A.M.)
“L'aborto non è mai una soluzione”: comunicato dei vescovi argentini in risposta ai progetti che pretendono di depenalizzare il crimine dell’aborto
◊ Davanti a diversi progetti che pretendono di depenalizzare il crimine dell’aborto in Argentina, regolamentando i cosiddetti “aborti non punibili”, la Conferenza episcopale locale (CEA) ribadisce, in un comunicato, che “l'aborto non è mai una soluzione” e che “l’opzione sarà sempre la vita”. I vescovi – riferisce l’agenzia Fides – sottolineano che “il diritto alla vita è il primo diritto naturale della persona umana, preesistente ad ogni legislazione positiva, e che risulta garantito dalla Costituzione nazionale”. Ricordato poi che “non esiste nella legislazione argentina norma alcuna che autorizzi i governi o le legislature provinciali o della città di Buenos Aires a legiferare su questioni di fondo”, come non “esiste un atto amministrativo o norma alcuna che possa escludere dal controllo dei giudici lo studio di un caso nel quale si metta in gioco il diritto alla vita”. Quindi, l’appello a tutti i cittadini a “offrire il loro appoggio nella difesa della vita, e ai legislatori a difendere la Costituzione”. Anche il Segretariato della famiglia della Conferenza episcopale argentina ha pubblicato una nota su questo tema, ricordando che “l'aborto è sempre un crimine e, benché in alcuni casi sia escluso dalle sanzioni di leggi, non per questo cesserà di essere un delitto”. (R.M.)
La Chiesa venezuelana esorta lo Stato a “non demonizzare” le proteste studentesche in seguito alla chiusura dell’emittente televisiva RCTV
◊ Allo scopo di “contribuire a riscattare il necessario clima di pace nel Paese”, la Conferenza episcopale del Venezuela (CEV) ha rivolto un appello ai cittadini, e soprattutto alle autorità, alla sensatezza, alla ponderazione e alla risoluzione dei conflitti mediante la “stretta e diligente applicazione dell’ordine costituzionale e legale”. In un messaggio intitolato “Lavorare per la pace”, riportato dall’agenzia Zenit, i presuli hanno affermato che la Costituzione difende le manifestazioni studentesche pacifiche che si sono svolte negli ultimi giorni nel Paese. Dopo aver deplorato la chiusura dell’emittente televisiva RCTV, i vescovi hanno spiegato che sia le proteste che le critiche alla misura governativa, “con cui in qualche modo sono stati colpiti la libertà d’espressione e il diritto all’informazione”, sono “una legittima espressione del pluralismo politico”. Nel corso di una conferenza stampa, il cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, ha sottolineato l’ “urgente” necessità di assumere il “dialogo” come via per risolvere le differenze, ricordando che l’articolo 19 della Costituzione obbliga lo Stato a garantire a tutti i cittadini l’esercizio dei loro diritti umani. “I diritti umani sono per tutti i venezuelani, non per un gruppo”, ha evidenziato il porporato, considerando che “tutte le manifestazioni degli ultimi giorni sono state pacifiche”. (R.M.)
Algeria: il governo limita la libertà religiosa per i non musulmani
◊ In Algeria, gli incontri religiosi di fede non musulmana si potranno celebrare solo in condizioni molto limitate, secondo quanto deciso dal governo di Algeri, con una nuova risoluzione esecutiva relativa alla legge sulle religioni del marzo 2006. Lo rende noto l’agenzia Zenit, secondo cui l’utilizzo di un edificio come luogo di culto deve essere oggetto di richiesta. Gli incontri religiosi spontanei, fuori dai luoghi di culto, sono proibiti. Secondo i media francesi, la nuova legge ha come principale obiettivo i gruppi cristiani evangelici, attivi da alcuni anni in Algeria. La legge del 2006 prevede pene di arresto di cinque anni e multe fino a 10 mila euro per quanti cerchino di convertire un musulmano a un’altra religione. Le stesse pene si applicano anche a ogni persona che “fabbrica, immagazzina o distribuisce stampati o pubblicazioni audiovisive o in qualsiasi altro supporto o mezzo, che abbiano come obiettivo quello di indebolire la fede musulmana”. L’arcivescovo cattolico di Algeri, mons. Henri Teissier, ha sottolineato che il carattere repressivo della legge non corrisponde alla situazione reale del Paese, che pratica di fatto una politica di libertà d’espressione e di riunione chiaramente superiore a quella di altri Paesi arabo-musulmani, e che continua ad essere garantita nella nuova legge. L’Algeria ha meno di 10 mila cattolici su una popolazione di 33 milioni di abitanti, in maggioranza musulmani.
Sri Lanka: la Corte suprema blocca l’espulsione dalla capitale, Colombo, di 376 cittadini di etnia tamil
◊ La Corte suprema dello Sri Lanka ha ordinato al governo di fermare l’espulsione forzata dalla capitale, Colombo, di 376 tamil che non avevano saputo motivare la loro presenza e la loro deportazione nel distretto settentrionale di Vavuniya, nuovo fronte degli scontri tra le forze cingalesi e i ribelli separatisti delle Tigri per la liberazione della patria tamil (LTTE). “È stato dato l’ordine. Il cancelliere deve contattare l’Ispettore generale di polizia, perché fermi immediatamente ogni ulteriore espulsione dei tamil da Colombo”, ha detto l’avvocato M.A. Sumanthiran, del gruppo indipendente ‘Centro per le politiche alternative’, citato dall’agenzia MISNA, aggiungendo che alle forze di polizia è stato inoltre ordinato di non impedire il rientro dei tamil espulsi nella capitale. La decisione di far tornare nei propri villaggi d’origine tutti gli esponenti della minoranza tamil presenti a Colombo “senza una valida ragione per restare”, era stata presa la scorsa settimana, “dal momento che – aveva spiegato l’ispettore generale della capitale – non è facile identificare un attivista delle LTTE e un civile”. Il provvedimento aveva però sollevato le critiche della società civile che denunciava “gravi violazioni dei diritti umani”. (R.M.)
Dal 14 al 18 giugno a Minsk, in Bielorussia, il 35.mo Incontro dei segretari generali delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE)
◊ “Migrazioni: una sfida per l’Europa”: su questo tema, si terrà dal 14 al 18 giugno a Minsk, in Bielorussia, il 35.mo Incontro dei segretari generali delle 34 Conferenze episcopali d’Europa (CCEE). Al meeting – riferisce l’agenzia SIR – parteciperanno anche il nunzio apostolico in Bielorussia, l’arcivescovo Martin Vidović, e il segretario generale della Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE), mons. Noel Treanor. Tra i temi in agenda: la situazione della Chiesa cattolica in Bielorussia; le migrazioni nei vari Paesi europei, con i nodi problematici e le conseguenze per la pastorale; le attività del CCEE e la collaborazione tra le Conferenze episcopali europee in ambiti pastorali urgenti come la società dei mass-media, la responsabilità per il creato, il rapporto con i musulmani, il rapporto con l’Africa, la pastorale vocazionale. Sul tappeto, anche le questioni legate all’ecumenismo (in particolare, la preparazione delle delegazioni delle Conferenze episcopali che parteciperanno alla AEE3 di Sibiu, a settembre) e il processo di unificazione europea, a 50 anni dai Trattati di Roma. Il 15 giugno, i segretari delle Conferenze episcopali incontreranno il metropolita di Minsk e Slutsk, Filaret. (R.M.)
A Roma ed Alatri un convegno di studi su Augusto Del Noce e i filosofi cattolici del ‘900
◊ “Filosofi cattolici del ‘900: la Tradizione in Augusto Del Noce”. E’ il titolo di un Convegno di studi promosso dalla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma. Il convegno si svolge oggi all’ateneo romano e domani al Seminario giuridico “Riccardo Orestano” di Alatri. Dopo l’introduzione del prof. Fulco Lanchester, preside della Facoltà di Scienze Politiche, l’assise si è aperta stamani con la relazione del padre gesuita Giuseppe Pirola, docente all’Istituto Filosofico Aloisianum di Padova. Gian Franco Lami, Giano Accame, Agostino Sanfratello, Roberto De Mattei e varie personalità del mondo accademico e giornalistico cercheranno di ricomporre il complesso prisma delnociano ad ormai vent’anni dalla sua scomparsa. “Il senso del convegno – ha affermato il prof. Lami – è celebrare quello che Del Noce non fece in tempo a vedere, cioè la soddisfazione di aver teorizzato un evento, la caduta del Muro di Berlino e l’incongruenza del regime comunista a partire dalla sua logica interna”. (A.G.)
Decine di morti in Iraq a causa di attacchi e attentati. Il cardinale Ignace Moussa I Daoud chiede alla comunità internazionale di ascoltare il grido dei cristiani iracheni
◊ - In Iraq, il terrorismo continua a sferrare azioni mirate, sequestri e attacchi. Gli ultimi episodi di violenza hanno provocato decine di morti. Tra le vittime ci sono anche numerosi bambini. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
In Iraq si susseguono agguati e attentati: nel nord, nei pressi della città di Kirkuk, altri due attacchi contro postazioni di polizia hanno provocato la morte di almeno sei agenti. Una potente esplosione ha devastato poi una moschea sciita in un villaggio nel nord dell’Iraq uccidendo 4 persone. Violenze si registrano anche a Bassora, nel sud del Paese, dove almeno 16 civili, tra cui donne e bambini, sono morti a causa di due attentati avvenuti in rapida sequenza nelle vicinanze di una stazione degli autobus e nei pressi di un mercato. Un commando armato ha attaccato inoltre, nella notte, la casa del capo della polizia di Baquba. Gli aggressori hanno ucciso almeno 14 persone e rapito 4 dei figli dell’ufficiale. Riferendosi alla difficilissima situazione dei cristiani nel Paese arabo, il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, cardinale Ignace Moussa I Daoud, ha dichiarato intanto che l’incontro di domani tra Benedetto XVI ed il presidente statunitense, George Bush, sarà l’occasione “per parlare di pace, di giustizia e della convivenza pacifica di tutti gli uomini, ma anche del rispetto della libertà religiosa per le minoranze come quella cristiana in Iraq”. Il porporato, che ha partecipato ieri sera ad una messa in suffragio del sacerdote caldeo e dei tre diaconi uccisi da sconosciuti lo scorso 3 giugno a Mosul, ha sottolineato come il mondo stia sentendo adesso “il grido dei cristiani iracheni”. “Il mondo - ha aggiunto - non può non vedere e non sentire ciò che accade, ma forse non può intervenire”. In Iraq molti cristiani sono stati vittime di conversioni forzate, rapimenti e omicidi.
- In Libano, una regione a maggioranza cristiana, non lontana da Beirut, è stata teatro di un attentato costato la vita, ieri sera, ad una persona. Si tratta – ha detto alla MISNA il direttore della Caritas Libano, George Khoury - di un “duro colpo al settore industriale e all’economia del Libano”. L’azione terroristica non è stata rivendicata, ma è chiara – ha aggiunto George Khoury – “la mano di forze che mirano a paralizzare l’economia libanese”. La Caritas continua, intanto, a fornire assistenza ai rifugiati palestinesi che hanno lasciato il campo di Nahr al Bared, a causa degli scontri tra miliziani islamici e soldati libanesi. Si stima che nel campo siano ancora bloccati almeno 3 mila civili.
- Lo stato maggiore militare turco ha dichiarato di essere determinato a combattere il terrorismo e di avere un diritto “incontrovertibile” di rispondere agli attacchi. La dichiarazione giunge mentre recenti attacchi dei militanti indipendentisti curdi in Turchia hanno alimentato i timori di un’azione militare turca nel nord dell’Iraq per colpire le basi del partito indipendentista curdo PKK.
- In Iran, agenti della sicurezza hanno arrestato ieri sera Ali Saberi, leader degli studenti del Politecnico Amir Kabir di Teheran. Poche ore prima, era stato arrestato un altro leader della stessa associazione, Abbas Hakimzadeh. Entrambi hanno partecipato, a novembre, alla contestazione studentesca contro il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad. Con questi ultimi due arresti, sale ad otto il numero di studenti detenuti dalle forze di sicurezza della Repubblica islamica.
- Lo Stato di Israele è impegnato in negoziati di pace con la Siria. E’ quanto rivela il quotidiano israeliano ‘Yedioth Aharonoth’, secondo cui il primo ministro Ehud Olmert avrebbe inviato un messaggio riservato a Damasco. Il quotidiano ha precisato che Israele sarebbe pronto a restituire le alture del Golan per arrivare ad un trattato di pace con la Siria. Lo Stato ebraico avrebbe anche chiesto alla Siria di sciogliere ogni legame con l’Iran, gli Hezbollah e le organizzazioni palestinesi. Dal governo di Damasco sono arrivate, finora, solo vaghe dichiarazioni sulla disponibilità ad aprire negoziati.
- Naufraga negli Stati Uniti il progetto di legge sull’immigrazione: fortemente voluto dal presidente George W. Bush, frutto di un faticoso compromesso fra Democratici e Repubblicani, il documento è stato ritirato dall’ordine del giorno del Senato. Il testo prevedeva, fra l’altro, la regolarizzazione di oltre 12 milioni di immigrati clandestini ed un rafforzamento delle misure di sicurezza alle frontiere.
- In Spagna, è stato arrestato a San Sebastian Arnaldo Otegi, leader del partito separatista basco Batasuna. L’arresto è avvenuto mentre la Corte suprema è chiamata a decidere se confermare la condanna a 14 mesi inflitta in primo grado ad Otegi, accusato di apologia del terrorismo. Il partito Batasuna, braccio politico dell’organizzazione terroristica basca dell’ETA, è stato dichiarato illegale dalle autorità spagnole. La scorsa settimana, l’ETA ha annunciato la rottura della tregua unilaterale. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 159
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