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SOMMARIO del 07/06/2007
Stasera nella Solennità del Corpus Domini il Papa celebra la Messa in San Giovanni in Laterano e guida la Processione fino a Santa Maria Maggiore
◊ In Vaticano si festeggia oggi la Solennità del Corpus Domini, che in Italia e in altri Paesi sarà celebrata domenica prossima. Questa sera il Papa presiederà la Messa sul Sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano per poi guidare la tradizionale Processione eucaristica fino a Santa Maria Maggiore. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca del rito a partire dalle 18.50 sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Ieri, durante l’udienza generale, il Papa ha sottolineato che “andando in processione dietro Cristo, presente nell’Eucaristia, Suo Corpo e Sangue, noi ricordiamo a tutti che Egli è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. “Cristo – ha proseguito Benedetto XVI - è la via che conduce al Padre e nell’Eucaristia si offre ad ognuno di noi come sorgente di vita divina. Attingiamone con perseveranza”. Sul significato della Processione ascoltiamo il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, intervistato da Giovanni Peduto:
R. – Si tratta di una manifestazione della nostra fede in Gesù Cristo, presente nella Santissima Eucaristia. Dopo la consacrazione nella Santa Messa il pane non è più pane, ma è il Corpo di Cristo; il vino non è più vino, ma è il Sangue di Cristo. E Cristo viene offerto a Dio Padre e Cristo si offre anche a noi, che lo riceviamo per essere in unione con lui: è la Santa Comunione. E attraverso questo, Gesù Cristo effettua molte belle cose in noi. La Chiesa celebra l’Eucaristia ogni giorno, fatta eccezione per il Venerdì Santo e il Sabato Santo, ma per onorare specialmente questo Sacramento e quindi manifestare la nostra fede, già dal tempo di Urbano IV, nel 1264, è stata istituita la festa del Corpo e del Sangue di Cristo. La processione è una delle più grandi manifestazioni della nostra fede e rappresenta l’adorazione che noi offriamo a Gesù nell’Eucaristia, il nostro amore per lui manifestato lungo le strade della città perché la Buona Novella è gioia! Manifestiamo il nostro essere comunità perché siamo insieme: la religione non è una cosa privata, è la nostra gioia davanti al Signore.
D. - Cosa si verifica nel cristiano quando colloca l’Eucaristia al centro della propria vita?
R. – Quel cristiano cresce, perché l’Eucaristia, il sacrificio Eucaristico, rappresentano l’apice del culto che la Chiesa offre a Dio. Non abbiamo niente di più grande della Messa. Il cristiano che partecipa ben preparato, sia interiormente che esteriormente - perché può ricevere Gesù quando è preparato - se si prepara bene, Gesù opera in lui meraviglie: c’è un aumento della grazia, una maggiore vicinanza a Cristo nel sentimento e nell’azione, una maggior forza per resistere alle tentazioni e rappresenta il pegno della vita eterna, il “biglietto” per andare in cielo. Gesù ha detto: “Chi riceve il mio Corpo e beve il mio Sangue avrà la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
D. - Il Papa quest’anno ha pubblicato l’Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis sull’Eucaristia: qual è il messaggio fondamentale che Benedetto XVI ha voluto dare alla Chiesa?
R. – La fede eucaristica è mistero in cui credere, è mistero da celebrare ed è mistero da vivere, che ci manda in missione. L’Eucaristia è un sommario dinamico della vita cristiana. Più precisamente parlano della Solennità del Corpo e del Sangue di Cristo i paragrafi dal 66 al 69, che riguardano specificatamente l’adorazione e la devozione eucaristica. Il Papa dice molto chiaramente che c’è relazione tra la Santa Messa e l’adorazione dell’Eucaristia al di fuori della Santa Messa, perché è la Messa che dà origine al Sacramento che rimane: l’Eucaristia è un Sacramento che rimane, anche dopo la stessa celebrazione eucaristica. Nel paragrafo 68, il Santo Padre incoraggia la visita al Santissimo: io conosco una Congregazione di suore in Messico che adora il Santissimo da 130 anni, e lo ha fatto anche durante gli anni della persecuzione! Benedetto XVI chiede, tra l’altro, nel paragrafo 67, che vengano destinate alcune chiese, alcune cappelle, alcuni oratori per l’adorazione perpetua.E questo si fa in molte parrocchie del mio Paese, la Nigeria: la gente adora, alcuni si prostrano per terra, senza vergogna perchè siamo davanti a Gesù nostro Salvatore e nostro Dio che ci ama e dà la sua vita per noi. Non è un buon argomento quello di coloro che dicono: "Gesù ci ha dato il suo Corpo per mangiarlo, non per guardarlo". Il Santo Padre cita Sant'Agostino: nessuno mangia questa carne senza prima adorarla. E come adorare se non si vuole nemmeno guardare Gesù! Oh! Chi ama come una mamma un bambino vuole guardare il suo volto! E così è tra due innamorati! Chi non vuole guardare il Santissimo, chi non adora Gesù-Eucaristia, chi non si genuflette, chi non si prostra...ebbene qualcosa non funziona nella sue fede!
Gioia e commozione in Africa per l'appello lanciato ieri dal Papa al G8 a non dimenticare le promesse di aiuto al Continente
◊ L'appello al Vertice del G8 lanciato ieri dal Papa durante l'udienza generale ha commosso tutta l'Africa. Benedetto XVI ha invitato i leader dei Paesi più industrializzati del mondo, riuniti in Germania, a mantenere le promesse di aumentare "l'aiuto allo sviluppo in favore delle popolazioni più bisognose, soprattutto quelle del Continente africano", un Continente che porta "nel cuore", come ha affermato più volte. Ascoltiamo in proposito la testimonianza di don Luca Treglia, salesiano e direttore di Radio Don Bosco in Madagascar, al microfono di Gabriella Ceraso:
R. - Per noi questo è un appello molto, molto importante, perché non solamente fa vedere la preoccupazione del Papa verso il Continente africano per la povertà, ma fa vedere anche la preoccupazione delle Chiese locali, in questo caso della Chiesa malgascia, che si trovano a lavorare in queste zone povere. E diventa anche una speranza, perché si sa che quando ci sono questi appelli di un certo livello, ci sono anche dei risultati, soprattutto per quanto riguarda gli aiuti allo sviluppo. Il Papa invita le Nazioni più ricche ad essere più aperte, perché in questi Stati si possa avere una vita degna di essere chiamata “vita umana”. Però, io direi che gli aiuti allo sviluppo non sono sufficienti se innanzitutto non si levano tutti quei debiti che questi Stati hanno verso gli Stati più sviluppati: quindi bisogna ripartire da zero. E poi, bisogna educare a ben gestire questi aiuti ...
D. – Il Papa ha parlato di una educazione primaria come elemento fondante per lo sviluppo di un Paese: cosa ne pensa?
R. – Io lo condivido pienamente. Ho una piccola esperienza: ero responsabile delle scuole di campagna e passavo giornate intere a spiegare ai genitori l’importanza di mandare i figli a scuola. Dicevo loro: "voi coltivate il mais, però non sapete né leggere né scrivere; poi arriva quello che deve comprare il mais, voi non sapete fare i calcoli e non sapete se il peso del mais che è sulla bilancia è giusto”. Il problema della scuola primaria è un problema molto importante. In Madagascar, ultimamente c’è stato uno sforzo, però ancora sono molti i bambini che non possono andare a scuola perché o mancano di strutture o perché le scuole stesse non funzionano.
D. – Come è vissuto anche da voi il rapporto con i Paesi che sono più avanzati?
R. – A volte c’è un clima di amarezza, perché gli aiuti che vengono sono non un aiuto concreto, cioè un dare per aiutare e basta.. Sotto sotto ci sono delle condizioni: un interesse per le materie prime, oppure delle pressioni sulla vita pubblica, sulla vita politica ...
D. – Quali sono le cose che vi fanno sperare?
R. – Questa speranza la si tocca ogni giorno, soprattutto per noi missionari che siamo a contatto con la gente, una speranza di poter migliorare. Però, ci si trova sempre davanti alle barriere della povertà. Ultimamente, per esempio, i vescovi hanno denunciato che il Madagascar è passato dalla povertà alla miseria. Però, rimane sempre questa speranza. Magari non viene dai grossi Stati che aiutano: spesso questa speranza vive sulle piccole cose, sui piccoli benefattori che capiscono il problema e che sono disponibili ad aiutare. Direi che sono più pronti ad aiutare i missionari direttamente che non le grandi organizzazioni, perché sanno che se passano attraverso le organizzazioni, una parte di quello che è donato va persa.
I partecipanti all’Assemblea generale della Caritas Internationalis plaudono all’appello del Papa alle potenze del G8
◊ Quinto giorno di lavori in Vaticano all’Assemblea generale di Caritas Internationalis, mentre cresce l’attesa per l’udienza dal Papa, in programma domani. Dopo l’elezione del cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga alla presidenza dell’organismo caritativo, oggi pomeriggio verrà eletto il segretario generale. Intanto, è ampia l’eco suscitata dall’appello del Papa alle Potenze del G8, riunite in Germania, affinché non dimentichino l’Africa. Ecco la testimonianza di mons. Joachim Ntahondereye, presidente di Caritas Burundi, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. – L’appello del Papa lo abbiamo accolto con grande gioia, perché siamo consapevoli di aver sicuramente bisogno dell’appoggio e dell’aiuto della Comunità internazionale. Allo stesso tempo, però, siamo consapevoli dei nostri doveri. Certamente ci vuole un aiuto, ma nessuno lavorerà al posto nostro; siamo noi che dobbiamo anzitutto darci da fare cercando anche i mezzi, ma avendo già chiarito cosa vogliamo e dove vogliamo andare, facendolo insieme alle nostre comunità.
D. – Quali sono le grandi sfide per la Caritas del Burundi?
R. – Far sì, anzitutto, che venga compreso che questa Caritas è un patrimonio comune a tutti. Anche a livello di Continente africano, abbiamo definito come prima priorità ciò che abbiamo chiamato la “appropriazione della Caritas”, affinché ognuno si senta coinvolto e chiamato a dare un proprio contributo, affinché la Caritas sia attiva, dinamica ed efficiente.
Sul maggiore impegno che i governi dei Paesi ricchi sono chiamati ad assicurare ai popoli dei Paesi in via di sviluppo, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del responsabile di Caritas Internationalis in Canada, Gilio Brunelli:
R. – Devo dire che sono molto contento che il Papa ieri abbia ricordato ai grandi dirigenti politici di questo momento gli impegni che avevano già preso in favore dei poveri. Impegni, questi, che hanno preso, ma che non sempre hanno mantenuto. Quello che mi sembra interessante in questo momento specifico è che tutte le statistiche dicono che il mondo non è mai stato ricco come lo è in questo momento e, quindi, ci sarebbe effettivamente la possibilità per i Paesi ricchi di adempiere alle promesse fatte, perché i fondi ora ci sono, le possibilità ora ci sono.
D. - Uno dei temi all’attenzione della Comunità internazionale ed anche del G8 è quello dei cambiamenti climatici…
R. – Gli scienziati hanno previsto, quest’anno, che nella stagione che va da luglio a novembre ci saranno 17 uragani importanti e di questi almeno 4 avranno la stessa potenza dell’uragano Mitch che nel ’98 aveva praticamente distrutto l’America Centrale. Quando si parla di cambiamenti climatici si intende desertificazione e quindi meno terra arabile per la gente; significa migrazioni e problemi logistici enormi un po’ per tutti che implicano soldi e mezzi. Risorse che potrebbero essere invece investite nella lotta alla povertà se ci occupassimo di affrontare la questione dei cambiamenti climatici.
Tra i partecipanti all’Assemblea generale della Caritas Internationalis anche Fra Umberto Barato, vicedirettore della Caritas a Cipro che – al microfono di Alessandro Gisotti – si sofferma sulle principali emergenze affrontate dalla Caritas nell’isola:
R. – La Caritas di Cipro si rivolge soprattutto ai migranti e ai rifugiati politici, ai rifugiati in genere che sono nell’isola e sono moltissimi. Tantissimi vengono dall’Asia, soprattutto dalle isole Filippine, dallo Sri Lanka, dall’India e dall’Africa. Hanno cominciato a venire dall’Africa soprattutto negli ultimi due anni. Abbiamo una comunità di camerunensi, di congolesi, di nigeriani. Noi nelle nostre parrocchie lavoriamo molto con questa gente.
D. – Cipro è un’isola, se vogliamo, ponte tra il Medio Oriente e l’Europa, è un’isola ancora divisa…
R. – A Cipro c’è una divisione, una divisione che sembra endemica, che sembra non si possa risanare, perché hanno fatto sforzi da 33 anni e più. C’è un’apertura, però, e non è più come quando sono arrivato a Cipro qunado c’era una divisione completa e il passaggio era difficile da una parte all’altra. Tuttavia, una soluzione del problema non sembra sia prossima.
Vertice del G8: Bush chiede il coinvolgimento di Cina e India per un accordo sulla riduzione dei gas serra
◊ Il vertice del G8 ad Heiligendamm, in Germania, è entrato nel vivo dei lavori. Dopo gli scontri di ieri, resta alta la tensione. Un migliaio di manifestanti hanno bloccato le strade di accesso. I partecipanti al summit si apprestano, intanto, ad affrontare temi cruciali. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il vertice del G8 ruota intorno a due ambiti centrali: il rispetto ambientale e l’equilibrio strategico mondiale. Sul clima, si prevedono importanti passi in avanti ma mancano ancora risultati definitivi. I leader del G8 sono vicini ad un accordo per un taglio “sostanziale” delle emissioni di gas serra. Il premier britannico Tony Blair ha detto di ritenere tale riduzione un obiettivo per il 2050. Il presidente americano George Bush ha dichiarato comunque che è ancora troppo presto per fissare degli obiettivi e ha ipotizzato “una funzione di collegamento” degli Stati Uniti, unico Paese del G8 a non aver aderito al protocollo di Kyoto dell'ONU, fra le posizioni dell’Europa e di Cina e India. La proposta tedesca di dimezzare le riduzioni di gas serra entro il 2050 non sarà probabilmente accolta e il documento finale del G8 sul clima conterrà solo l’impegno a riduzioni "consistenti" delle emissioni di gas serra senza l’indicazione di obiettivi e cifre. Il programma dei lavori prevede anche una sessione dedicata allo sviluppo economico mondiale e l’incontro nel pomeriggio tra il presidente statunitense George Bush e il capo di Stato russo Vladimir Putin dopo giorni di intense polemiche sullo scudo spaziale. Sarà l’occasione, secondo gli esperti, per riportare le relazioni tra Russia e Stati Uniti sulla via della distensione. Schiarite, comunque, già si intravedono. Bush ha detto che “la Russia non è una minaccia per l'Europa, così come lo scudo non è una minaccia per la Russia”. Il portavoce del leader del Cremlino ha poi precisato che la minaccia di puntare i missili russi contro l’Europa era in realtà solo la menzione di una possibile opzione. Da registrare, infine, che il G8 in Germania è il più caro e inquinante della storia: costerà cento milioni di euro e produrrà 30 mila tonnellate di anidride carbonica.
Ai vertici internazionali, un particolare ruolo è rivestito dai movimenti della società civile, che cercano di monitorare gli effetti dello sviluppo con particolare attenzione ai Paesi più poveri. Spesso però tali organizzazioni vengono confuse con quegli elementi al centro della cronaca per motivi di disturbo all’ordine pubblico e violente proteste di piazza, entrati peraltro in azione anche in queste ore al summit in corso in Germania. Sul ruolo e sulle richieste della società civile ai leader del G8, Giada Aquilino ha intervistato l’economista Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e Solidarietà della Conferenza episcopale italiana:
R. – La grande mobilitazione delle reti delle società occidentali chiede che la globalizzazione venga governata, a beneficio dei più poveri. Si invoca il rispetto e il mantenimento di quelli che si chiamano “obiettivi del millennio”, lanciati l’anno giubilare: dopo l’enfasi delle campagne del 2000 per la cancellazione del debito, in seno alle Nazioni Unite è stata siglata un’intesa per raggiungere otto grandi obiettivi che puntano a dimezzare la povertà nel Pianeta. In particolare, ai componenti del G8 si chiede di “fare la parte” dei Paesi che hanno il più forte ruolo economico, per indurre il contesto multilaterale a non mancare questi impegni ed assumere iniziative efficaci in tema di aiuto allo sviluppo. Ma non solo: c’è infatti la questione della cancellazione del debito, che dovrebbe essere allargata ad un maggior numero di Paesi rispetto a quanto avviene oggi, ma c'è anche il tema della regolamentazione del commercio internazionale, che non è in modo adeguato uno strumento per finanziare lo sviluppo nei Paesi del sud del mondo. Ci sono altri impegni precisi: l’accesso universale almeno all’istruzione primaria, un impegno serio in termini sia di cambiamenti climatici sia di accesso universale alle cure sanitarie, con un’attenzione particolare ai malati di AIDS e alle pandemie.
D. – Dopo le esperienze, spesso drammatiche, di Seattle, Goteborg, Genova, la presenza della società civile a questi vertici si è confusa purtroppo con le manifestazioni violente scoppiate in tali occasioni. Perché le mobilitazioni sfociano poi in atti così deprecabili?
R. – C’è una grande articolazione di gruppi e di Organizzazioni non governative, che riflettono consapevolmente sulle esigenze del Pianeta e su come poter governare la globalizzazione: in sostanza fanno politica e dialogano con la politica. Esiste poi una componente, significativamente minoritaria, che ritiene di esprimere il proprio malcontento per le disuguaglianze che ci sono nel Pianeta soltanto in termini violenti. Da non dimenticare poi, secondo me, anche i fenomeni di infiltrazione.
Liberati a Baghdad i ragazzi rapiti con il sacerdote cattolico caldeo. Padre Philip Najim: vogliono cacciare i cristiani dall'Iraq
◊ Una buona notizia arriva da Baghdad, da giorni teatro di continui attacchi contro membri e strutture della Chiesa cattolica. Dopo l'uccisione di un sacerdote e tre suddiaconi a Mossul, domenica scorsa, e la profanazione di due Chiese nella capitale irachena, avvenuta martedì, sono stati rilasciati oggi i cinque ragazzi rapiti ieri a Baghdad insieme con il sacerdote cattolico di rito caldeo, padre Hani Abdel Ahad. Secondo le prime notizie, riferite dal sito web "Baghdad-hope", i giovani sarebbero in buona salute mentre il sacerdote continua a rimanere nelle mani dei sequestratori. Salvatore Sabatino ha chiesto un commento su questa ondata di violenze anticristiane in Iraq al visitatore apostolico per i fedeli Caldei in Europa, padre Philip Najim:
R. - Purtroppo questi disagi continuano per tutti i cristiani. Per creare in loro un senso di paura, li stanno costringendo a lasciare il Paese o a convertirsi all’islam. Se non lo fanno, sono costretti a pagare una tassa mensile. I cristiani stanno dando un fortissima testimonianza di coerenza e vivono la loro fede con grande coraggio, ma anche con paura. Speriamo che le cose si aggiustino, perché certo non vediamo alcun impegno, alcuna responsabilità da parte del governo iracheno nei confronti di tutti i cittadini iracheni che vivono attualmente in una situazione molto difficile, perché manca la sicurezza e mancano i beni di primaria sopravvivenza.
D. - Percepite, dunque, un senso di abbandono anche da parte della comunità internazionale?
R. - Certamente. Noi chiediamo alla coscienza della comunità internazionale di intervenire. Io non vedo altro che il compiersi di un genocidio nei confronti di tutta la popolazione irachena. E’ necessario l’intervento della comunità internazionale per proteggere la popolazione, già molto provata anche dagli attentati e dalle autobombe, dai rapimenti e dalle sofferenze quotidiane.
D. - Cosa chiede in questo momento?
R. - Chiediamo che la comunità internazionale, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite mettano davanti a tutto la loro responsabilità verso questa umanità massacrata, che ogni giorno paga con il proprio sangue.
D. - Sappiamo che la maggior parte dei cristiani ha abbandonato il Paese per motivi di sicurezza: vuole dire qualcosa ai suoi connazionali che sono andati via?
R. - Chiediamo che tutti i cristiani siano uniti, particolarmente in questo momento, con la preghiera. Anche se si tratta di una preghiera disperata. Dio è grande, Dio ci protegge ed è l’unica possibilità. L’unica arma che abbiamo in questo momento per difenderci è la nostra fede.
Presentata a Roma la 50.ma edizione del festival dei due Mondi di Spoleto
◊ E' stata presentata in questi giorni a Roma alla Galleria Borghese la 50.ma edizione del Festival dei due Mondi di Spoleto. La prima senza il fondatore Giancarlo Menotti, scomparso nel febbraio scorso a 96 anni. Il servizio di A.V.:
(musica)
Non ce l’ha fatta, il Maestro, a tagliare il nastro del cinquantenario, ma la sua memoria irradia il cartellone sin dall’apertura, il 29 giugno, con l’opera Maria Golovin, storia di un reduce di guerra, composta da Giancarlo Menotti nel ’58 e approdata alla Scala; per culminare il giorno del suo compleanno, il 7 luglio, in un Galá con le sue musiche per voce e orchestra, tra cui l’Apocalisse, mentre la Missa O Pulchritudo risuonerà in Piazza Duomo il 15 luglio per il concerto di chiusura. Erede artistico e morale del Festival, il figlio Francis Menotti:
R. – Ho imparato tante cose da lui e spero ora di poter continuare in quella direzione per cercare di realizzare tutto quello che è necessario, anche per la sua musica. Voglio poter seguire la sua musica.
Musica ancora protagonista con l’Ariodante di Haendel, uno dei capolavori operistici del compositore tedesco, nuova produzione del Festival con il Complesso Barocco diretto da uno specialista dell’antico come Alan Curtis, mentre l’omaggio alla Germania prosegue il 14 luglio nella Giornata della cultura tedesca, ospiti straordinari 12 violoncellisti dei Berliner Philharmoniker, durante la quale si terranno anche uno spettacolo teatrale, un'installazione di arte contemporanea e un concerto jazz. La curatrice Stefanie Gerdts, moglie dell’Ambasciatore tedesco in Italia:
R. – Portare la musica tedesca, anche quella più contemporanea, come Morricone, Piazzolla o Villa-Lobos, a Spoleto è per noi un onore.
Ma il Festival guarda anche ai suoi prossimi cinquant’anni, rivendicando le invenzioni degli ultimi tempi, antesignane di nuove mode culturali: i concerti nell’Umbria Segreta, espressione del turismo d’arte, Spoleto Scienza, che ha fatto della divulgazione scientifica un fenomeno di massa; i grandi processi, un genere televisivo di successo anche nel suo inedito formato teatrale.
Di rilievo internazionale anche la mostra dedicata quest’anno allo scultore Venanzo Crocetti, autore fra l’altro della grande porta bronzea della Basilica di San Pietro. Il curatore, Floriano De Santis:
R. – Per Crocetti, se c’è un richiamo – devo dire – alla scultura del Rinascimento è nel rilievo. Nella grande porta di San Pietro, con pochi millimetri, questo scultore riesce a darci un mondo strabiliante, dà una chiave di lettura – ad esempio – del cavaliere della morte, lo fa in termini drammatici sì, ma mai mitici. Lo fa in termini di contemporaneità.
(musica)
Il presidente dei vescovi nel Nord Africa, mons. Landel, in visita ad Limina, sollecita a vincere le paure per fondare la pace sulla conoscenza reciproca
◊ “Vi sono tante paure e incomprensioni che possono essere superate con la conoscenza reciproca”, che va approfondita “per creare un mondo nel quale vi sia la pace fondata sul rispetto dell’altro”: è l’auspicio espresso dal presidente dei vescovi del Nord Africa, mons. Vincent Landel, arcivescovo di Rabat in Marocco, in questi giorni a Roma per la visita ad Limina, insieme ai presuli oltre che del Marocco, dell’Algeria, della Tunisia e della Libia. Intervistato dall’agenzia Fides, l’arcivescovo Landel ha spiegato che le loro “sono piccole comunità di fedeli che testimoniano l’amore di Cristo per tutta l’umanità in mezzo a popolazioni che sono in maggioranza di religione islamica”. Ma “non abbiamo difficoltà – ha aggiunto - a vivere e testimoniare la fede in un ambiente islamico”. “Noi non facciamo proselitismo, le nostre comunità sono formate da fedeli provenienti da altri Paesi, europei e dell’Africa subashariana, ma non viviamo isolati dal resto della popolazione. Abbiamo un buon dialogo con i nostri fratelli di fede islamica e collaboriamo con loro nel campo della promozione umana, dell’assistenza ai più bisognosi. L’apporto offerto dalla Chiesa cattolica nel campo educativo, sanitario e assistenziale è rispettato dalle autorità e molto ben accolto dalla popolazione”. Mons. Landel ha dichiarato infine che la situazione internazionale non ha avuto un impatto significativo sulla vita delle comunità cristiane nord-africane è che “è profondamente ingiusta e sbagliata l’equazione “islamico uguale terrorista”. (R.G.)
La Chiesa cattolica in Australia condanna il Disegno di Legge sulla clonazione di embrioni umani approvata della Camera Bassa
◊ “La Chiesa cattolica in Australia sostiene la ricerca sulla cellule staminali adulte, specie per le cure sanitarie, ma resta contraria alla distruzione della vita umana”: così il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney ha commentato l’approvazione ieri del Disegno di Legge sulla clonazione di embrioni umani a scopo terapeutico, da parte della Camera Bassa del Nuovo Galles del Sud. Il presule nei giorni scorsi aveva esortato i parlamentari a considerare le conseguenze del voto su “una seria questione morale” ed ammonito i politici cattolici dall’esprimere un voto favorevole che avrebbe portato “conseguenze per il loro posto nella vita della Chiesa”. Il Disegno di legge approvato con 65 voti contro 26, passa ora all’esame della Camera Alta, cui il cardinale Pell fa appello per una maggiore considerazione della materia, annunciando che la Chiesa cattolica offrirà informazioni dettagliate ad ogni persona che vorrà documentarsi meglio sulla presa di posizione a favore della vita. (R.G.)
Zimbabwe: sanità al collasso per lo sciopero di medici e infermieri. Interviene la Croce Rossa
◊ “Una situazione di guerra”. Così il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha definito lo stato del sistema sanitario dello Zimbabwe dove medici e infermieri sono in sciopero per protestare per i bassi salari e per ottenere migliori condizioni di lavoro. Come riporta l’agenzia Fides, l’agitazione, che prosegue da mesi, ha costretto il governo a mobilitare il Corpo di sanità dell’Esercito per garantire un minino di funzionamento agli ospedali civili. Secondo il delegato per l’Africa Australe della Croce Rossa internazionale, Sebastian Brack, la crisi è cosi grave che l’organismo da lui rappresentato, che di norma interviene soprattutto per assistere le vittime dei conflitti armati e dei disastri naturali, ha deciso di intervenire in Zimbabwe. “Abbiamo iniziato ad allestire istituzioni sanitarie e ad organizzare la formazione del personale medico e paramedico nelle aree più remote del Paese che sono le maggiormente colpite dalla fuga dei cervelli”. Diversi medici e altro personale specializzato hanno infatti lasciato il Paese per cercare fortuna all’estero, in particolare in Botswana, Sudafrica e Regno Unito. Anche l’Associazione dei Medici dello Zimbabwe per i Diritti Umani ha affermato che il sistema sanitario è collassato. Secondo un dirigente dell’Associazione, gli ospedali rifiutano i pazienti e li rimandano a casa. Il motivo principale della protesta sono i bassi salari. Un infermiere guadagna 400 mila dollari zimbabwiani mentre lo stipendio minimo al di sopra dello stato di povertà è di 2 milioni di dollari zimbabwiani. Il ministro della Salute, David Parirenyatwa, ha fatto appello al settore privato perché intervenga in soccorso della sanità pubblica ricordando che tra le priorità da affrontare è la mancanza di medicinali e la sostituzione delle attrezzature mediche obsolete. Lo Zimbabwe, che era il granaio dell’Africa Australe, si trova nel settimo anno di recessione economica, con l’80% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà, con un tasso di inflazione del 3.713,9%. Il Paese, inoltre, è sempre più isolato sul piano internazionale: nel 2003 è uscito dal Commonwealth ed è sottoposto a sanzioni economiche decise dalla Nazioni Unite e dall’Unione Europea. (E.B.)
Stop ai divorzi rapidi che consentivano alle coppie olandesi di divorziare senza presentarsi davanti al giudice
◊ Il Parlamento olandese dice “no” ai divorzi rapidi. È stata annullata la “procedura di divorzio amministrativo” che dal 2001, consentiva alle coppie sposate di sciogliere il matrimonio senza presentarsi davanti al giudice. Alla coppie bastava convertire il matrimonio in una semplice unione registrata e presentarsi ad un ufficio comunale, che decretava lo scioglimento del vincolo matrimoniale. Circa 5 mila coppie, ogni anno, hanno usufruito di questa modalità. La nuova normativa, oltre che invalidare quella precedente, stabilisce anche l’obbligo dei genitori di trovare un accordo per l’affidamento e il mantenimento dei figli. Il nuovo provvedimento infatti, mira a tutelare i bambini dalle conseguenze psichiche della disgregazione famigliare. Ogni anno nei Paesi Bassi, sono circa 35 mila i minori che devono affrontare i traumi del divorzio dei genitori. (B.B)
15 vittime nel Sultanato dell’Oman e Iran per il passaggio nel Golfo Persico del ciclone Gonu
◊ Il ciclone Gonu, il più violento negli ultimi trent'anni nell'area del Golfo Persico, ha fatto almeno 15 vittime, di cui 12 nel Sultanato dell'Oman, dove il vortice di vento ed acqua ha fatto scivolare il costone di una montagna tra le provincie di Amirat e Adi. Per l’emergenza sono stati chiusi porti e aeroporti e sospese le attività economiche e petrolifere, mentre la capitale Muscat è diventata un vero e proprio ‘lago’, secondo quanto riferito dalla Televisione di Stato. Prima di arrivare nell’Oman il ciclone ha colpito la costa iraniana, uccidendo 3 persone nella città portuale di Bandar-e Jask. L'allarme maltempo ha spinto circa 400 mila abitanti delle città costiere a lasciare le loro abitazioni. (R.G.)
Bisogna ascoltare cosa dice la gente per avvicinare l’Europa ai cittadini, in vista del prossimo Trattato costituzionale: l’invito di Margot Wallstroem
◊ I governi dei Paesi dell'Unione Europea ''devono fare ogni sforzo possibile per coinvolgere i cittadini, combinando gli accordi intergovernativi con quello che dice la gente''. Lo ha sostenuto la vicepresidente della Commissione europea per la Comunicazione e i Rapporti istituzionali, Margot Wallstroem, intervenuta ad un dibattito organizzato a Bruxelles dal Centro di politica europea (EPC), al termine di una consultazione che ha coinvolto circa duemila cittadini dei 27 Paesi dell'Unione. La ricerca durata diversi mesi ha permesso di selezionare alcuni temi prioritari: famiglia e società, ambiente ed energia e ruolo dell'UE nel mondo. Secondo Wallstroem occorrerà prendere atto delle indicazioni dei cittadini nel nuovo Trattato costituzionale, che verrà discusso tra due settimane nel prossimo Vertice europeo. ''Si parla tanto di informazione meno di comunicazione ma nessuno parla di questo collegamento con i cittadini che vuol dire partecipazione”, ha osservato Antonio Vitorino, ex commissario europeo per la Giustizia e gli Affari interni e presidente dell'EPC. ''Questa forma di consultazioni aperte dovrebbe potersi avere in ogni tipo di deliberazione che riguardi la vita dei cittadini'', ha concluso Gerrit Rauws, direttore della Fondazione belga Re Baldovino che ha promosso il sondaggio per conto della Commissione europea insieme a 27 partner nazionali.
Detenuto nigeriano a Rebibbia si laurea in ingegneria informatica
◊ Si è laureato con 110 e lode in ingegneria informatica, nel carcere romano di Rebibbia: si chiama Uchenna Benneth Emenike, 39 anni ed è originario della Nigeria. La tesi intitolata “Realizzazione di strumenti Web per il supporto alla cooperazione” analizza la capacità di unire la tradizione della cultura con l’innovazione del Web. Su proposta di Benneth sarà realizzato un sito Internet per promuovere la cultura e la lingua dei popoli dell’Africa. Con la collaborazione degli africani di tutto il mondo verranno raccolte fiabe, storie e proverbi per preservare le culture e le lingue delle minoranze africane che rischiano l’estinzione. Benneth è arrivato in Italia nel 1994 e da 13 anni è detenuto nella sezione di alta sicurezza di Rebibbia, per spaccio di droga. In carcere, nonostante le difficoltà, si è diplomato in Informatica, è divenuto attore della compagnia “Liberi Artisti Associati” e si è iscritto alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Tor Vergata al corso di laurea Ingegneria on-line. In questi anni ha coltivato anche la passione per la scrittura pubblicando il suo primo romanzo autobiografico “Sogni infranti”. La storia di riscatto sociale di Benneth è stata raccontata dal Garante regionale dei Diritti dei detenuti, Angiolo Marroni: “Questo ragazzo ci sta dimostrando in queste ore che con forza di volontà e spirito di iniziativa il carcere è anche un luogo dove potersi riscattare e ricominciare una vita nuova”. (B.B)
Nuovo test missilistico nordcoreano - Decine di talebani uccisi in Afghanistan. I ribelli rilasciano 4 ostaggi
◊ La Corea del Nord ha compiuto un nuovo esperimento missilistico con alcuni ordigni a breve gittata. Lo hanno reso noto fonti dei Servizi di informazione sudcoreani. Già lo scorso 25 maggio, il governo di Pyongyang aveva effettuato un test lanciando un numero imprecisato di missili a corto raggio in direzione del Mar di Giappone. La Corea del Nord ha accettato la chiusura del suo reattore nucleare di Yongbyon in un accordo raggiunto lo scorso febbraio a Pechino. L’attuazione del programma, che prevede aiuti alla Corea del Nord, è stata però rallentata dalla questione dei fondi nordcoreani congelati dagli Stati Uniti presso una banca di Macao. Tali fondi sono ritenuti di provenienza sospetta.
- I militanti di Fatah al Islam asserragliati nel campo profughi palestinese di Nahr al Bared, nel nord del Libano, minacciano di estendere il conflitto. Se non cesseranno i bombardamenti da parte dell’esercito libanese - ha avvertito un comandante del movimento - la battaglia potrebbe riguardare anche altre zone della regione mediorientale. Alle minacce non è seguita una sospensione degli attacchi: i soldati libanesi hanno nuovamente bombardato questa mattina postazioni dei miliziani islamici, arroccati nel campo profughi. Secondo un bilancio fornito dall’agenzia Reuters, gli scontri hanno causato finora la morte di almeno 114 persone.
- Il sud dell’Afghanistan si conferma, purtroppo, un campo di battaglia: almeno 30 ribelli talebani e due militari afghani sono rimasti uccisi, nelle ultime 24 ore, in seguito a scontri avvenuti tra ribelli e forze della coalizione nella turbolenta provincia di Helmand. Sempre nel sud del Paese, le autorità afghane hanno consegnato ai talebani il corpo del mullah Dadullah, comandante militare ucciso tre settimane fa. In cambio, i talebani hanno annunciato il rilascio di tre infermieri e un autista rapiti lo scorso 27 marzo nella provincia di Kandahar.
- In Iraq, la zona di Mossul continua a d essere teatro di sanguinosi attacchi: almeno nove persone sono rimaste uccise per un attentato kamikaze contro una caserma di polizia in una cittadina nel nord del Paese. Tra le vittime ci sono quattro agenti di polizia. A Baghdad, poi, altri due attentati hanno provocato la morte di 5 persone.
- In Italia, il governo Prodi ha superato l’ennesimo, difficile scoglio al Senato con l’approvazione, ieri sera, dell’ordine del giorno dell’Unione sul caso Visco-Guardia di Finanza. Il voto è giunto al termine di un dibattito incandescente con il duro attacco del ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, all’ex comandante generale delle Fiamme Gialle, Roberto Speciale, difeso con forza dall’opposizione. Il servizio di Giampiero Guadagni:
Quello che è andato in onda ieri sera è stato un vero e proprio scontro politico-istituzionale e al di là dell’esito del voto, con l’approvazione dell’Ordine del giorno dell’Unione che esprime sostegno all’operato del governo e al tempo stesso apprezzamento per il ruolo della Guardia di Finanza, stavolta commenti e valutazioni si concentrano soprattutto sul merito e le implicazioni della vicenda. Il governo era chiamato a spiegare i motivi della rimozione del comandante delle Fiamme Gialle Roberto Speciale, che ha parlato di pressioni esercitate dal vice ministro dell’economia, Visco, per trasferire alcuni ufficiali che stavano indagando su Unipol. La difesa, ieri, a nome del governo e di Padoa Schioppa, si è trasformata in un durissimo attacco. Il ministro ha definito legittima la decisione di sostituire Speciale, accusato di comportamento “inqualificabile e reticente” e di avere trasformato la Guardia di Finanza da Corpo autonomo a Corpo separato rispetto al potere politico. Visco - ha precisato Padoa Schioppa - non ha mai imposto alcun provvedimento e non esiste alcun nesso tra questa vicenda e il caso Unipol. Altrettanto dura la reazione dell’opposizione che ha parlato di ignobili insulti che non spiegano nulla e che fanno semmai chiedere perché allora Padoa Schioppa abbia proposto nei giorni scorsi a Speciale un importante incarico alla Corte dei Conti. E arriva anche la replica del generale Speciale: “Non sono quello che il ministro ha descritto, altrimenti senza il caso-Visco il governo avrebbe tenuto un mostro”. Sul fronte più propriamente politico, l’Unione ha dato ancora una volta prova di compattezza superando l’ennesimo banco di prova al Senato, dove ha una maggioranza ristrettissima e sempre in bilico. Il centrodestra, da parte sua, è compatto nel ritenere questo governo “al capolinea” ma è ancora diviso sulle eventuali prospettive future.
- Restiamo in Italia, dove un’operazione antiterrorismo della Guardia di Finanza contro il fondamentalismo islamico ha portato all’arresto di nove persone. I fermati, secondo l’accusa, si occupavano della logistica, del finanziamento e del reclutamento di militanti dell’ex organizzazione "Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento". L’operazione è stata condotta anche grazie alle rivelazioni di un pentito della Jihad che, dopo essere stato estradato dalla Francia nel novembre 2006, ha deciso di collaborare con gli inquirenti. In base a quanto emerso dalle indagini, la maggior parte del denaro ricavato con il commercio di banconote false e con lo spaccio di sostanze stupefacenti era devoluto per l’acquisto di materiale militare da inviare in Algeria.
- Incontro, ieri a Madrid, tra il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ed il premier spagnolo, José Rodriguez Zapatero. Tra i temi al centro dell’incontro: le delicate situazioni in Iraq e Afghanistan, la sospensione della tregua da parte dell’ETA e la questione del Sahara occidentale. Su quest’ultimo punto, in particolare, il numero uno del Palazzo di Vetro ha annunciato una prossima conferenza internazionale in cui si confronteranno per la prima volta le delegazioni di Marocco e Fronte indipendentista Polisario. La cronaca, nel servizio di Ignacio Arregui:
Durante il suo viaggio in Germania per il vertice degli otto Paesi più industrializzati e la Russia, il segretario generale dell’ONU ha fatto una sosta a Madrid dove ha incontrato re Juan Carlos e il capo del governo, Rodriguez Zapatero. In una conferenza stampa, è stato rivelato che il segretario generale dell’ ONU ha invitato Rodriguez Zapatero all’incontro che si terrà la settimana prossima sulla questione del Sahara Occidentale. Per la prima volta avrà luogo un vero negoziato, senza condizioni previe, tra il Marocco e il Fronte Polisario. La Spagna ha dichiarato il Sahara una sua colonia nel 1936 e questa situazione è continuata fino al 1976. A partire da quella data, il Marocco ha iniziato l’occupazione del territorio. Risale invece al 1973 la creazione del Fronte indipendentista Polisario. Le Nazioni Unite tentano ormai da anni di mettere d’accordo il Fronte Polisario e il governo del Marocco su un processo di autodeterminazione per il Sahara. Oltre a questo argomento, il segretario generale dell’ONU ha affrontato a Madrid con il governo Zapatero il problema del terrorismo dell’ETA in Spagna. “Niente può giustificare gli attentati terroristici e non può esserci dialogo se c’ è violenza”, ha detto Ban Ki-moon ha anche chiesto all’ETA di mantenere la tregua, qualsiasi siano le differenze di opinione. Tali differenze, ha aggiunto, vanno risolte con mezzi pacifici. Il segretario generale dell’ONU ha detto, infine, di essere convinto che la comunità internazionale appoggia la Spagna in questa situazione.
- Si intensificano gli sforzi per promuovere la pace in Darfur: ONU e Unione Africana hanno trovato un accordo sul comando della forza di pace mista che dovrà essere dispiegata nella martoriata regione sudanese, da anni teatro di una guerra civile. L’intesa prevede l’invio di almeno 23 mila uomini che rinforzeranno le truppe dell’Unione Africana, già dispiegate in Darfur. A questa intesa si aggiunge un altro ambizioso progetto: l’organizzazione umanitaria Amnesty International ha deciso di pubblicare su internet fotografie satellitari che mostrano la situazione in 12 villaggi della regione. L’obiettivo dell’iniziativa, che prevede un aggiornamento regolare delle immagini, è quello di integrare il prezioso lavoro degli osservatori con il contributo dei satelliti. Si stima che dal 2003 siano morte in Darfur oltre 200 mila persone. Altri due milioni di civili sono stati costretti alla fuga.
- I risultati provvisori delle elezioni legislative, tenutesi domenica scorsa in Senegal, confermano la leadership dei partiti attualmente al potere: la coalizione del presidente Abdoulaye Wade ha riportato una netta vittoria conquistando 131 dei 150 seggi del Parlamento. Da registrare, poi, il calo nell’affluenza ai seggi: alla consultazione, boicottata dai maggiori partiti dell’opposizione, ha partecipato poco più del 34 per cento degli elettori. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 158
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