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SOMMARIO del 06/06/2007
Appello del Papa ai leader del G8: rispettate gli impegni sugli aiuti allo sviluppo dei Paesi poveri e in particolare dell'Africa. Il commento di mons. Biguzzi
◊ Stamani il Papa, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro dedicata al vescovo di Cartagine Cipriano del 3° secolo, ha lanciato un nuovo accorato appello ai leader del G8 riuniti nel Vertice di Heiligendamm, in Germania, perché non dimentichino gli impegni presi in favore dei Paesi poveri. Il servizio di Sergio Centofanti.
Benedetto XVI ha ricordato la lettera che ha inviato, nel dicembre scorso, al cancelliere tedesco Angela Merkel, per ringraziarla, “a nome della Chiesa cattolica, per la decisione di conservare all’ordine del giorno del G-8 il tema della povertà nel mondo, con particolare attenzione all’Africa”. Nella sua lettera di risposta, la signora Merkel assicurava il Papa circa l’impegno del G-8 nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio: Benedetto XVI chiedeva per i Paesi poveri la cancellazione immediata e incondizionata del debito estero, l’accesso ampio e senza riserve ai mercati, la lotta alle pandemie, come l’AIDS, la tubercolosi e la malaria, e poi ancora la riduzione del commercio delle armi, la lotta alla corruzione e al riciclaggio del denaro sporco: traguardi – affermava - legati “indissolubilmente alla pace e alla sicurezza nel mondo”:
“Vorrei ora rivolgere un nuovo appello ai leader riuniti a Heiligendamm, affinché non vengano meno alle promesse di aumentare sostanzialmente l’aiuto allo sviluppo, in favore delle popolazioni più bisognose, soprattutto quelle del Continente Africano. In tale senso, speciale attenzione merita il secondo grande obiettivo del millennio: il raggiungimento dell’educazione primaria per tutti; l’assicurazione che ogni ragazzo e ragazza completi l’intero corso della scuola primaria entro il 2015”.
Quest’obiettivo – ha detto il Papa – “è parte integrale del raggiungimento di tutti gli altri obiettivi del millennio; è garanzia del consolidamento degli obiettivi raggiunti; è punto di partenza dei processi autonomi e sostenibili di sviluppo”. Quindi ha ricordato l’impegno della Chiesa:
“Non si deve dimenticare che la Chiesa cattolica è stata sempre in prima linea nel campo dell’educazione, arrivando, particolarmente nei Paesi più poveri, là dove le strutture statali spesso non riescono ad arrivare”.
“Altre Chiese cristiane, gruppi religiosi e organizzazioni della società civile – ha proseguito - condividono tale impegno educativo. E’ una realtà che, in applicazione del principio di sussidiarietà, i Governi e le Organizzazioni internazionali sono chiamati a riconoscere, a valorizzare e a sostenere, anche mediante l’erogazione di adeguati contributi finanziari”.
La solidarietà verso i Paesi poveri – ha scritto il Papa nella lettera ad Angela Merkel – non è una concessione ma è “un dovere morale grave e incondizionato, basato sulla comune appartenenza alla famiglia umana”.
E sull’appello rivolto da Papa al vertice dei G8 affinché vengano mantenute le promesse per la cooperazione allo sviluppo, in particolare per l’Africa, abbiamo raccolto il commento di mons. Giorgio Biguzzi, vescovo di Makeni in Sierra Leone. L’intervista è di Stefano Leszczynski:
R. – E’ importantissimo, perché la voce del Papa viene ascoltata in tutto il mondo e quindi raggiungerà certamente anche i membri del G8. Noi ci auguriamo che il G8 innanzitutto prenda in considerazione quelle promesse già fatte altre volte, ma alle quali sembra che i fatti non siano seguiti.
D. – Una delle priorità che è stata segnalata dal Papa è proprio quella dell’educazione primaria…
R. – Senz’altro, noi qui la viviamo ogni giorno questa situazione, in Sierra Leone, in Africa occidentale, dove ancora il 70 per cento della popolazione è analfabeta. Certamente questo è uno dei punti numero uno. Purtroppo qui ci dicono che il Fondo Monetario e la Banca Mondiale hanno detto che la nazione deve limitare il numero degli insegnanti e questo succede un po’ in tutte le nazioni dell’Africa subsahariana.
D. – Uno dei grandi problemi dell’Africa è quello della pace e della sicurezza che non si riesce a trovare…
R. – E’ proprio legato al sottosviluppo, è legato alla povertà, è legato alla mancanza di giustizia, alla corruzione anche. Alle volte, però, fa molto comodo anche ai governi dell’Occidente...
D. – Di fronte a questa situazione l’Africa che atteggiamento ha oggi: è disillusa o nutre ancora una forte speranza verso i Paesi più avanzati economicamente?
R. – A dire il vero c’è una mistura delle due cose: da una parte c’è amarezza che alle grandi premesse non seguano i fatti e, dall’altra parte, l’Africa è il continente della speranza che non muore.
La catechesi dell’udienza generale dedicata da Benedetto XVI a Cipriano, vescovo africano del III secolo, testimone dell'unità e della misericordia della Chiesa
◊ Nella catechesi dell’udienza generale di stamattina, Benedetto XVI aveva proposto, come detto, la figura dell’antico vescovo di Cartagine, Cipriano, all’attenzione degli oltre 30 mila fedeli presenti in Piazza San Pietro. Un vescovo, ha detto il Papa, che ebbe a cuore l’unità della Chiesa e che usò compassione per accogliervi anche chi, spaventato dalle persecuzioni anticristiane, aveva inizialmente abiurato la fede. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La Chiesa è una e unita sotto la “cattedra di Pietro” e chi se ne allontana “si illude” di farne parte. Ma ciò affermato, il perdono verso chi l’ha abbandonata e chiede di rientrarvi è un atto cristiano per eccellenza, che parte dal cuore: cioè, quel luogo privilegiato dell’intimità col divino, dove “l’uomo parla a Dio e Dio ascolta l’uomo”. Fu questo, in sostanza, lo stile pastorale che informò la breve e intensa parabola di fede del vescovo Cipriano, africano di Catagine, convertitosi al cristianesimo a 35 anni, presto consacrato vescovo e martire appena tredici anni dopo, sotto l’imperatore Valeriano. Cipriano, ha spiegato Benedetto XVI, non fu un teologo ma un pastore, impegnato “strenuamente” a riportare la disciplina tra le file cristiane, scompaginate dalla violenza della persecuzione romana. Dopo quella di Decio del 251, Cipriano dovette affrontare la questione dei “lapsi”, cioè dei “caduti”: coloro che avevano abbandonato la Chiesa per paura di essere giustiziati ma che ora, cessato il pericolo, chiedevano di esserne riammessi. La comunità di Cartagine si spaccò in due fra “lassisti”, pronti al perdono, e i “rigoristi”, che avrebbero voluto l’epurazione dei traditori. Come se non bastasse, una grave pestilenza e una controversia tra il vescovo di Cartagine e Papa Stefano contribuirono ad aumentare la tensione. Ebbene, in quelle “difficili cirscostanze - ha osservato Benedetto XVI - Cipriano rivelò elette doti di governo”:
"Fu severo, ma non inflessibile con i lapsi, accordando loro la possibilità del perdono dopo una penitenza esemplare; davanti a Roma fu fermo nel difendere le sane tradizioni della Chiesa africana; fu umanissimo e pervaso dal più autentico spirito evangelico nell’esortare i cristiani all’aiuto fraterno dei pagani durante la pestilenza; seppe tenere la giusta misura nel ricordare ai fedeli - troppo timorosi di perdere la vita e i beni terreni - che per loro la vera vita e i veri beni non sono quelli di questo mondo; fu irremovibile nel combattere i costumi corrotti e i peccati che devastavano la vita morale, soprattutto l’avarizia".
Nonostante le persecuzioni o i contrasti con Roma Cipriano, ha affermato Benedetto XVI, sarà sempre netto nell’indicare nell’unità con il Papa il vincolo supremo dell’appartenenza ecclesiale. Egli, ha detto:
"Distingue tra Chiesa visibile, gerarchica, e Chiesa invisibile, mistica, ma afferma con forza che la Chiesa è una sola, fondata su Pietro. Non si stanca di ripetere che 'chi abbandona la cattedra di Pietro, su cui è fondata la Chiesa, si illude di restare nella Chiesa' (...) Vi è un solo Dio, un solo Cristo', ammonisce Cipriano, 'una sola è la sua Chiesa, una sola fede, un solo popolo cristiano, stretto in salda unità dal cemento della concordia: e non si può separare ciò che è uno per natura'”.
Anche dalla preghiera cristiana per eccellenza, il Padre Nostro, emerge il carattere concorde e collettivo della Chiesa. Essa, nota Cipriano in una sua Orazione, è stata donata da Cristo al plurale “affinché colui che prega non preghi unicamente per sé. La nostra preghiera - prosegue - è pubblica e comunitaria”:
"In definitiva, Cipriano si colloca alle origini di quella feconda tradizione teologico-spirituale che vede nel ‘cuore’ il luogo privilegiato della preghiera. Stando alla Bibbia e ai Padri, infatti, il cuore è l’intimo dell’uomo, il luogo dove abita Dio. Carissimi, facciamo nostro questo 'cuore in ascolto', di cui ci parlano la Bibbia e i Padri: ne abbiamo tanto bisogno! Solo così potremo sperimentare in pienezza che Dio è il nostro Padre, e che la Chiesa, la santa Sposa di Cristo, è veramente la nostra Madre".
La 20.ma udienza generale dell’anno è stata conclusa da Benedetto XVI con le catechesi in nove lingue e i suoi saluti particolari ai gruppi di pellegrini, fra i quali i fedeli provenienti dalla località foggiana di Margherita di Savoia, che festeggiano il 250.mo di fondazione della loro parrocchia, il “Santissimo Salvatore”.
Poco prima che l'udienza generale iniziasse, uno squilibrato ha tentato di salire sulla giardinetta del Papa, subito bloccato dagli uomini della scorta. L'accaduto è stato precisato con questa nota da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana e nostro direttore generale:
“Prima dell’udienza generale, mentre il Papa compiva il giro della Piazza per salutare i fedeli, e si trovava presso l’obelisco, un giovane di 27 anni, di nazionalità tedesca, ha superato la transenna per avvicinarsi alla macchina del Papa. E’ stato bloccato dalla gendarmeria vaticana e trattenuto in stato di fermo per i dovuti accertamenti. L’interrogatorio da parte del giudice unico dott. Marrone ha messo in luce che l’intenzione del giovane non era di attentare alla vita del Papa ma di compiere un atto dimostrativo per attirare l’attenzione su di sé. Manifestandosi chiari segni di squilibrio mentale, sono intervenuti i medici psichiatri del Servizio sanitario vaticano e hanno disposto il ricovero per trattamento obbligatorio in una struttura sanitaria specializzata protetta. Il caso è quindi da considerarsi concluso”.
Nomine e creazione di diocesi
◊ In Angola, Benedetto XVI ha eretto le diocesi di Viana e Caxito, con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Luanda. Come primo vescovo di Viana, il Papa ha nominato mons. Joaquim Ferreira Lopes, dei Francescani Cappuccini - finora vescovo di Dundo - e come primo vescovo di Caxito, padre António Francisco Jaca, dei Padri Verbiti, superiore provinciale della sua Congregazione in Angola. La nuova diocesi di Viana conterà mezzo milione di cattolici su un milione e 700 mila abitanti, con 9 parrocchie, 37 sacerdoti totali e 20 seminaristi maggiori. La diocesi di Caxito avrà 214 mila cattolici su 500 mila abitanti, con 6 parrocchie 14 sacerdoti totali e 2 seminaristi maggiori.
Mons. António Francisco Jaca, 43 anni, ha svolto dopo l'ordinazione l'incarico di vicario parrocchiale nella Missione di Nzeto e, dopo la Licenza in Comunicazioni Sociali conseguita a Québec, in Canada, è stato direttore dell’emittente della CEAST “Radio Ecclesia”.
In Brasile, il Papa ha nominato vescovo di Janaúba mons. José Ronaldo Ribeiro, del clero dell’arcidiocesi di Brasília, finora vicario generale della medesima arcidiocesi e parroco della parrocchia “Nossa Senhora da Imaculada Conceição. Il 50.enne nuovo presule ha studiato Filosofia e Teologia nel Seminario maggiore arcidiocesano “Nossa Senhora de Fátima”. Ha svolto il ministero di parroco.
In Bolivia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all'ufficio di ausiliare del vicariato apostolico di El Beni, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Manuel Eguiguren Galarraga, dei Francescani Minori. Al suo posto, il Papa ha nominato padre Francisco Focardi, anch'egli dei Francescani Minori, già vicario generale di Tarija e attualmente missionario nel vicariato apostolico di Camiri. Il neo presule, 58 anni, è nato in Italia, in Toscana, ed ha svolto gli studi di Filosofia a Firenze e di Teologia a Fiesole. Dopo l’ordinazione presbiterale è giunto in Bolivia nel 1975, dove ha ricoperto numerosi incarichi, tra i quali: parroco, cappellano militare, definitore provinciale dei Francescani di Bolivia, guardiano del Convento francescano di Tarija.
Il cardinale Rodriguez Maradiaga nuovo presidente dela Caritas Internationalis. L'Assemblea generale tratta la drammatica situazione in Somalia
◊ E’ il cardinale honduregno Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, 65 anni, il nuovo presidente della Caritas Internationalis, eletto ieri dall’Assemblea generale dell’organismo ecclesiale, riunita in Vaticano sul tema “Testimoni di carità, artigiani di pace”. Il porporato succede al presidente uscente Denis Viènot, nella guida della confederazione delle 162 Caritas locali. Nativo della stessa diocesi che governa dal 1993, ordinato sacerdote salesiano nel 1970, specializzato in Teologia alla Pontifica Università Lateranense, oltre che diplomato in Psicologia clinica e Psicoterapia all’Università Leopold Franz di Innsbruck, Rodriguez Maradiaga, eletto vescovo nel 1978 ha ricoperto prestigiosi incarichi di docenza in Honduras, in Salvador e in Guatemala, professore di teologia morale ed ecclesiologia nell’Istituto salesiano teologico e poi rettore dell’Istituto salesiano di Filosofia nel suo Paese, nominato cardinale nel 2001, ha presieduto il Consiglio dell’episcopato latinoamericano (CELAM) ed oggi presiede la Conferenza dei vescovi honduregni.
Proseguono intanto fino al 9 giugno i lavori dell’Assemblea generale della Caritas Internationalis, una confederazione - lo ricordiamo - di 162 organismi caritativi che operano nel campo umanitario in ben 200 Nazioni, fondando sul Magistero sociale della Chiesa la propria missione di aiuto agli ‘ultimi’ nel mondo intero. Alessandro Gisotti ha intervistato Davide Bernocchi, direttore della Caritas Somalia, tra i Paesi più bisognosi nel continente africano, dove non si placano i conflitti interni:
R. – La Somalia è stata recentemente dichiarata dalle Nazioni Unite il Paese più pericoloso al mondo per gli operatori umanitari: peggio dell’Iraq, peggio del Darfur. Quindi, già questo dice di per sé la difficoltà di operare in un simile contesto. Caritas Somalia è tornata a operare direttamente nel Paese da circa un anno e mezzo; in particolare, ci siamo installati a Baidoa che è la città che ospita le istituzioni transitorie, e il nostro ha voluto essere fin dall’inizio un contributo concreto al processo di pacificazione della Somalia.
D. – Paolo VI, nella “Populorum progressio” sottolineava che l’altro nome della pace è “sviluppo”. Come verificate voi questa affermazione che ancora oggi, 40 anni dopo, ha una grande attualità?
R. – In maniera molto semplice, attraverso la mia testimonianza diretta con i nostri impiegati in Somalia. Noi, per esempio, abbiamo alcuni guardiani – perché ovviamente la sicurezza, purtroppo, va mantenuta – e questi guardiani erano dei banditi di strada, che rubavano, sparavano ... Da quando sono stati assunti da noi, quindi hanno un salario e anche delle prospettive di vita, la loro vita è completamente cambiata: hanno imparato a leggere e scrivere, adesso stanno imparando l’inglese ... possono finalmente occuparsi del proprio sviluppo personale. Quando una persona ha i mezzi per una vita degna, la violenza non è il suo pensiero, normalmente ...
Il cardinale Sodano riceve la Laurea ad honorem in Giurisprudenza dall'Università Europea di Roma
◊ L’accordo di pace fra Cile e Argentina, la promozione dei diritti della famiglia e dell’infanzia e del diritto umanitario in tempo di guerra: con queste motivazioni il cardinale Angelo Sodano ha ricevuto ieri la Laurea ad honorem in Giurisprudenza. Il riconoscimento gli è stato assegnato dall’Università Europea di Roma. Al termine della cerimonia, il porporato, segretario di Stato dal 1990 al 2006 e oggi decano del Collegio cardinalizio, ha tenuto una Lectio Magistralis dal titolo “La Santa Sede nel quadro istituzionale europeo”. Il servizio di Isabella Piro:
Un riconoscimento che è un gesto di gratitudine per il servizio reso dal cardinale Angelo Sodano alla Chiesa nell’impegno di costruzione della pace: così, in sintesi, in un messaggio a firma dell’attuale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, Benedetto XVI ha espresso le sue congratulazioni al cardinal Sodano per la laurea ad honorem in Giurisprudenza. Si tratta del primo diploma in assoluto assegnato dall’Università Europea di Roma, istituita solo due anni fa. Quattro le fasi della cerimonia, svoltasi in un auditorium affollatissimo di personalità ecclesiastiche e politiche: la consegna della toga, del diploma, di una copia del Manuale Iuris di Giacomo Gotofredo e il caloroso abbraccio delle autorità accademiche. Tra queste, anche il prof. Cesare Mirabelli, già presidente della Corte Costituzionale, che ha ripercorso brevemente la biografia del porporato, definendolo “vero protagonista nella costruzione del diritto internazionale”. Tanti i risultati diplomatici raggiunti dal cardinal Sodano e ricordati in aula, come il Trattato di Pace e di Amicizia tra Cile e Argentina, firmato nel 1985 presso la Santa Sede e che pose fine ad una disputa di frontiera tra i due Paesi. E ancora i due accordi tra il Vaticano ed Israele, ossia il Fundamental Agreement del 1993 ed il Legal Personality Agreement del 1997. Nella sua Lectio Magistralis tenuta al termine della cerimonia, inoltre, lo stesso porporato ha ripercorso la storia dei rapporti tra Santa Sede ed istituzioni europee, sottolineando come il Vaticano abbia seguito da vicino l’evoluzione del Consiglio d’Europa, dell’Unione Europea e dell’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa:
R. – Ho lavorato per 16 anni per tanti accordi con gli Stati, soprattutto per i nuovi Stati che sono sorti con il crollo dell’Unione Sovietica e con la dissoluzione della Federazione Jugoslava nei Balcani. Sono lieto che si riconosca il lavoro che si è svolto con le organizzazioni europee: il Consiglio di Europa, poi l’Unione Europea e l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, e quindi ho accettato volentieri perché non è un omaggio tanto a me quanto al lavoro dalla Santa Sede al servizio della pace e della cooperazione in Europa e nel mondo intero.
Centrale il dibattito sul Trattato costituzionale europeo, definito “un problema aperto” dal cardinal Sodano che ne ha messo in luce le carenze, tra cui il mancato richiamo alle radici cristiane e ai diritto delle nazioni. “L’Europa non è solo una geografia – ha detto il porporato - è anche una storia, una cultura, un’eredità di valori condivisi”. Il riferimento al patrimonio cristiano, quindi, era “una questione storica – ha continuato – facile da ammettere da parte di tutti, se non vi avesse fatto velo l’ideologia laicista di alcuni uomini politici”. Da parte sua, però, la Santa Sede confida nella “saggezza dei legislatori” che verranno. In quest’ottica, il cardinal Sodano ha auspicato che la prossima presidenza portoghese dell’Unione Europea possa proporre un nuovo Trattato che permetta anche una migliore integrazione tra le nazioni del Vecchio Continente.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - La catechesi e la cronaca dell'udienza generale.
L'appello di Benedetto XVI nel giorno in cui inizia a Heiligendamm, in Germania, il Vertice annuale dei Capi di Stato e di Governo del "G-8": Mantenere le promesse di aumentare l'aiuto allo sviluppo in favore delle popolazioni più bisognose, soprattutto quelle del Continente Africano.
Servizio estero - "G-8": le nuove divergenze tra Est ed Ovest rischiano di condizionare l'incontro.
Servizio culturale - Un articolo di Pasquale Tuscano dal titolo "Una parola poetica alimentata dall'umanesimo cristiano": un ricordo della scrittrice Ermelinda Oliva.
Servizio italiano - In rilievo il tema dei conti pubblici.
Pio XII, vittima di una leggenda nera da sfatare: così il cardinale Bertone alla presentazione di un libro su Papa Pacelli
◊ Vittima di una leggenda nera da sfatare: così il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha definito Pio XII. Intervenendo ieri a Roma alla presentazione del libro del giornalista Andrea Tornielli “Pio XII. Eugenio Pacelli. Un uomo sul trono di Pietro”, appena pubblicato dalla Mondadori, il porporato ha sottolineato che il Pontefice ha avuto davanti a sé un mondo irretito in passioni violente ed irrazionali, da qui anche l’accusa dei suoi presunti silenzi di fronte all’Olocausto. Il servizio di Tiziana Campisi:
Un Papa ancora da scoprire: questo è Pio XII, il suo ritratto non è quello tracciato da molti. Lo ha ribadito più volte il cardinale Tarcisio Bertone, evidenziando che nel corso della storia sono state fatte descrizioni distorte del Pontefice. Come conoscere allora la verità sul pontificato di Papa Eugenio Pacelli? Lo abbiamo chiesto al porporato:
“Cercando di far parlare le fonti, non con giudizi precostituiti e non strumentalizzando le fonti, che sono tante e che permettono di tracciare un profilo umano, spirituale, pastorale e anche politico di Pio XII”.
E sono diversi gli elementi che hanno contribuito a far nascere una leggenda nera sulla figura di Pio XII. Su questi, ha detto il cardinale Bertone, occorre far luce:
“La questione palestinese, la questione comunista, certamente hanno fatto deviare un poco il giudizio sul Papa - che pure ha lavorato tanto proprio per la tutela dei più sofferenti, specialmente degli ebrei, di fronte al fanatismo della persecuzione nazista - da parte di alcuni, perché certamente la grande massa degli ebrei salvati che erano sopravvissuti erano infinitamente riconoscenti e molti storici hanno continuato a difendere Pio XII”.
Ma ci sono anche altre ragioni che hanno oscurato il pontificato di Pio XII, le ha spiegate il prof. Andrea Riccardi, ordinario di Storia contemporanea all’Università Roma Tre:
“Secondo me, ci sono due elementi che si incrociano e tutte e due risalgono agli anni ’60. Uno è il Concilio, iniziato nel '62, l’altro è la rappresentazione del dramma di Hochhuth "Il Vicario", del 1963, che fanno, nel volgere di qualche anno, di un Papa popolare, una caricatura: la caricatura di Papa che incarna il vecchio, addirittura l’ultimo sovrano Pontefice di fronte ad un modo nuovo di fare il Papa, per così dire profetico”.
Nel suo intervento il cardinale Bertone ha anche descritto il contesto storico in cui è vissuto Papa Pacelli ed ha aggiunto:
“Pio XII ha avuto davanti a sé un mondo irretito da passioni violente e irrazionali. Da allora ha iniziato a prendere corpo un’incomprensibile accusa al Papa, per non essere intervenuto come si doveva a favore degli ebrei perseguitati. Dice il Papa: 'Per mitigare le loro sofferenze, migliorare le loro condizioni morali e giuridiche, tutelare i loro imprescrittibili diritti religiosi, sovvenire alle loro ristrettezze e necessità, ogni parola da noi rivolta a questo scopo, alle competenti autorità, e ogni nostro pubblico accenno, dovevano essere da noi seriamente ponderati e misurati nell’interesse dei sofferenti stessi, per non rendere, senza volerlo, più grave e insopportabile la loro situazione. Purtroppo i miglioramenti visibilmente ottenuti non corrispondono alla sollecitudine materna della Chiesa in favore di questi gruppi particolari, soggetti alle più acerbe sventure'”.
Il cardinale segretario di Stato ha poi citato i numerosi carteggi e documenti inediti che rivelano il vero volto di Pio XII, e sui tempi necessari per poter accedere a quelli della Santa Sede questa la sua risposta:
“C’è un materiale immenso da mettere a posto, ma bisogna che questa opera di ordinamento, per renderla agibile e fruibile agli studiosi, sia fatta da persone esperte. Io credo che si andrà avanti abbastanza speditamente in questo”.
La cerimonia dei dervisci rotanti nella splendida cornice del Palazzo della Cancelleria: intervista con l'ambasciatore turco presso la Santa Sede
◊ Il ministero della cultura e del turismo della Repubblica di Turchia sta celebrando l’ottavo centenario della nascita di Mevlâna M. Celâleddin-i Rumi, scienziato, musicista, poeta e filosofo mistico del XIII secolo (1207-1273). In tale contesto ieri sera, nella splendida cornice del Palazzo vaticano della Cancelleria, l’ambasciata di Turchia presso la Santa Sede, in collaborazione con il Pontificio Consiglio della cultura, ha organizzato un magnifico spettacolo dei “Dervisci rotanti”, cerimonia mistico-religiosa nata dall’ispirazione di Mevlâna M. Celâleddin-i Rumi, la quale costituisce parte integrante della tradizione, della credenza e della cultura turca, che va sotto il nome di “Samà”.
Lo spettacolo consiste in un’introduzione musicale che man mano accompagna alle profondità mistiche del “Samà”, la Danza dell’Estasi che vede i Dervisci girare vorticosamente sul loro asse, come i pianeti, per volgersi verso il loro cuore, centro di connessione col Divino. Tale momento di spettacolo vede il coinvolgimento degli spettatori nello “Dhikr”, il “ricordo di Dio”, canto ritmico e scandito degli attributi divini che accompagna il “Samà”. L’atmosfera “da concerto” nella quale si svolge lo spettacolo, con uso d’amplificazione e strumenti elettronici, permette agli spettatori di sperimentare una dimensione di profonda intimità e totale coinvolgimento.
Erano presenti i cardinali Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura e del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, e il cardinale Sergio Sebastiani, che in passato è stato nunzio apostolico in Turchia per diversi anni. Una folta rappresentanza del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, e numerosi ospiti hanno partecipato alla manifestazione, al termine della quale Giovanni Peduto ha intervistato l’ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, Muammer Dogan Akdur:
D. – Signor Ambasciatore, penso che questa bella cerimonia sia un segno degli ottimi rapporti tra la Santa Sede e la Turchia …
R. – C’est très vrai. Je peux tout à fait vous confirmer cela. Vous savez que il y a juste ...
E’ vero, e posso confermarvelo. Sono passati solo sei mesi dalla visita di Papa Benedetto XVI in Turchia. Questa visita è stata un vero successo, perché noi sappiamo tutti che si è svolta in un momento particolarmente delicato. C’erano state delle incomprensioni, ma in seguito a questa visita e nel corso della visita stessa, è stato lanciato un messaggio eccellente che è stato rivolto al mondo intero, per quanto riguarda il dialogo tra le religioni e le culture. Ricordiamo che il Santo Padre ha visitato il mausoleo dedicato ad Atatürk, ad Ankara, e le belle parole che ha scritto nell’album; poi ha incontrato personalmente il direttore degli Affari religiosi ed il loro colloquio ha avuto un tenore molto positivo. L’apogeo è stata la visita del Pontefice alla Moschea Blu di Istanbul, della quale conserviamo bei ricordi. E questa serata, la considero quasi un seguito che si è voluto dare all’eccellente atmosfera che si è venuta a creare in seguito a tale visita. E indispensabile, affinché si possa condurre proficuamente il dialogo tra le religioni e tra le culture, conoscersi bene. Non si può condurre un dialogo se non si conosce l’altro. Quest’anno, per una felice coincidenza, cade l’ottavo centenario della nascita di Mevlana: è, questo, un evento importante perché Mevlana è stato un filosofo, un pensatore, un poeta che rappresenta molto bene la civiltà islamica. Abbiamo pensato che questa fosse un’ottima occasione per far conoscere Nevlana anche qui. La manifestazione e lo spettacolo cui abbiamo potuto assistere questa sera è stato un simbolico amalgama di culture: c’è stata la danza del “Samà” con i “Dervisci rotanti” in un palazzo del Vaticano: mi ha veramente colpito molto.
D. – Possiamo affermare che la cultura è uno strumento privilegiato per favorire la concordia fra i popoli …
R. – Certainement. C’est l’un des moyens actuellement des nos jours, peut-être le plus efficace …
Certamente : è uno dei mezzi dei nostri giorni, forse il più efficace, il dialogo. Purtroppo, ci sono molti pensieri radicali che sfruttano questa situazione. In realtà, non c’è conflitto tra le civiltà, come si dice; purtroppo, c’è invece tantissima ingiustizia, grandi differenze tra i livelli sociali ed economici nel mondo, e queste ingiustizie e queste differenze sono sfruttate da alcuni che vogliono farli passare per un conflitto tra le culture. Non è vero. Tutte le religioni scelgono sempre la pace e il dialogo.
D. – Cosa pensate della situazione che viviamo a livello internazionale?
R. – Malheureusement, il y a beaucoup d’effervescence dans le monde, il y a beaucoup ...
Purtroppo, c’è grande fermento nel mondo, ci sono molti problemi, non soltanto a livello politico, ma anche per quanto riguarda il riscaldamento della terra, i problemi economici con la grande divisione tra Nord e Sud. Credo però che il mondo sia giunto ad un punto e ad una congiuntura nei quali il dialogo interculturale e interreligioso sia il metodo più efficace e quello da seguire sempre, in prima istanza.
D. – Quale vuol essere il contributo della Turchia per la pace nel mondo?
R. – Vous savez, la Turquie est un pays multiculturel, je n’ai pas besoin de vous expliquer ...
Come lei sa, la Turchia è un Paese multiculturale, e non devo certo spiegarle la sua posizione geopolitica, pure molto importante. E’ un Paese situato tra l’Europa e l’Asia, soprattutto in una regione particolarmente sensibile. Considerando l’attuale congiuntura negativa in Medio Oriente e alle frontiere orientali della Turchia, ci si può dichiarare soddisfatti del fatto che il nostro Paese, la Turchia, sia ancora uno dei Paesi più stabili nella regione, una piattaforma di stabilità. Credo che questo sia un aspetto molto positivo per la regione. Penso anche che, pur definendoci un Paese islamico, abbiamo un sistema laico e la democrazia che funzionano a livello – diciamo – europeo.
Dal Vertice dei poveri in Mali poche speranze per il G8 di Heiligendamm
◊ “Il G8 per noi è sinonimo di delusione. I ricchi del pianeta non mantengono le loro promesse. Spetta a noi costruire il futuro con le nostre mani”, ha dichiarato – come riferisce l’agenzia Misna - Nouhoun Kéita. Si tratta del portavoce del “Forum dei popoli”, in corso da lunedì a Sikasso, località nel sud del Mali. Un incontro soprannominato il “Vertice dei poveri”, quale risposta africana al Vertice del G8 dei Paesi più industrializzati, che si tiene da oggi all’8 giugno ad Heiligendamm, in Germania. La scelta di Sikasso - ‘città verde’, ‘granaio’ del Mali, ‘capitale del cotone’, ricca anche di giacimenti di oro eppure povera – è simbolica dei rapporti di squilibrio tra Nord e Sud del mondo. Vogliamo “dire alle grandi potenze che i benefici della globalizzazione devono arrivare a tutti i Paesi del pianeta e che occorre annullare il debito estero in modo incondizionato a tutto il cosiddetto Terzo Mondo”, ha osservato Barry Aminata Touré, presidente della Coalizione africana debito e sviluppo (Cad-Mali). “Siamo tutti delusi dai discorsi del G8 che non mantiene le promesse sull’annullamento del debito né sugli aiuti per promuovere il nostro sviluppo” gli ha fatto eco Dounatié Dao, direttore esecutivo di Cad-Mali. Le strade principali di Sikasso, sono state tappezzate da striscioni con scritte che riassumono le principali istanze degli 800 delegati provenienti da Benin, Costa d’Avorio, Guinea, Niger e Senegal, ma anche da Francia, Belgio e Canada: “Debito dei Paesi poveri: noi non dobbiamo niente e niente pagheremo”; “Sì a una migliore distribuzione delle risorse”; “Rifiutiamo un mondo dove i contadini non possono vivere dei frutti del proprio lavoro”. Tra le iniziative, nello stadio di Sikasso è stata allestita una mostra di prodotti artigianali e opere artistiche ribattezzata “il mercato dei popoli”. (R.G.)
In Iraq peggiorano le condizioni di sfollati e rifugiati che superano ormai i 4 milioni
◊ La situazione umanitaria continua a peggiorare in Iraq, dove il numero di persone fuggite dalla propria casa a causa della guerra supera ora i 4,2 milioni. Ad affermarlo l’Alto commissariato ONU per i rifugiati (ACNUR), che, in un comunicato diffuso ieri a Ginevra, ha stimato in oltre 2 milioni gli iracheni sfollati all’interno del Paese e in altri 2,2 milioni quelli che si trovano nei Paesi confinanti. “Gli appelli per un maggiore sostegno internazionale ai governi nella regione hanno fino ad ora condotto a scarsi risultati e – riferisce ancora l’ACNUR - l’accesso degli iracheni ai servizi sociali rimane limitato”. In questo quadro, Siria e Giordania continuano ad ospitare il numero più alto di iracheni in fuga, rispettivamente 1,4 milioni e 750 mila rifugiati. Gli sfollati all’interno del Paese, provenienti in gran parte dalla capitale Baghdad e dai distretti circostanti, si sono concentrati all’85% nelle regioni centrali e meridionali. Tuttavia le istituzioni locali sono travolte dalla necessità degli sfollati. Almeno 10 governatorati su 18 - aggiunge l’Alto commissariato dell’ONU - hanno chiuso le frontiere o applicano misure restrittive ai nuovi arrivi che spesso non vengono registrati. In molti casi si nega loro l’accesso ai servizi pubblici: secondo il documento il 47 per cento degli sfollati non può beneficiare dei canali ufficiali di distribuzione degli aiuti alimentari. I profughi – afferma inoltre l’ACNUR – continuano, soprattutto in Europa, ad incontrare forti ostacoli nel riconoscimento dello status di rifugiati. L’agenzia dell’ONU infine ha esortato ancora una volta tutti i Paesi “a mantenere le frontiere aperte per le persone bisognose di protezione internazionale”. (E. B.)
Due premi Nobel chiedono all’UE di fermare le stragi nel Darfur con le sanzioni e la diplomazia
◊ Accorato appello all'Unione europea, perchè fermi le atrocità nel Darfur: a lanciarlo, ieri a Bruxelles, i premi Nobel per la Pace, l'arcivescovo Desmond Tutu e la signora Jodie Williams, suggerendo in particolare di ricorrere a pressioni sulla Cina, strettamente legata economicamente al Sudan, ma anche interessata al buon esito dei prossimi Giochi olimpici del 2008. L’arcivescovo Tutu, simbolo della lotta all'apartheid in Sud Africa, e la signora Williams, fondatrice della campagna per il bando delle mine antiuomo, hanno chiesto agli europarlamentari, al rappresentante della presidenza tedesca e a Margot Wallstrom, vicepresidente della Commissione Ue, di agire senza ulteriori indugi. ''Dobbiamo usare il bastone e la carota” ed adottare “sanzioni mirate e specifiche'' nei confronti del Sudan, ha sollecitato Desmond Tutu, invitando a non arrendersi di fronte ad una causa che appare “persa'', ricordando che anche per il Sud si profilava una situazione senza sbocco, sembrando che l'unica strada fosse il bagno di sangue, ma questo non è avvenuto. Fatti concreti e non false speranze ha chiesto Jodie Williams. ''A Khartoum – ha detto - sono molto bravi nel promettere cose che poi non mantengono mai''. ''Altre parole su carta non sono davvero necessarie'', ha ammonito infine il premio Nobel statunitense. (R.G.)
Rapporto di FAO e PAM segnala per i prossimi mesi una grave emergenza alimentare nello Zimbabwe, a causa di siccità e crisi economica
◊ Allarme carestia per lo Zimbabwe a causa dello scarso raccolto, della crisi economica, dell’alto tasso di disoccupazione e dall’impatto dell’AIDS”. Secondo un rapporto della FAO e del PAM, reso noto ieri, già a partire dal prossimo settembre si profila per il Paese africano una grave emergenza alimentare. I primi che dovranno fare i conti con la carenza di cibo saranno circa 2 milioni di abitanti delle province meridionali. Ma il numero delle persone a rischio potrebbe aumentare nei primi mesi del 2008, fino a coinvolgere oltre 4 milioni di persone, più di un terzo dell’intera popolazione stimata sotto i 12 milioni. Secondo le due agenzie dell’ONU saranno necessari circa 352 mila tonnellate di cereali e 90 mila di altri generi alimentari per assicurare il fabbisogno minimo della popolazione affamata. Il rapporto FAO-PAM esorta inoltre il governo e la comunità internazionale a lavorare insieme per incrementare la sicurezza alimentare mediante investimenti nelle infrastrutture e nella meccanizzazione agricola e nel miglioramento dei sistemi di irrigazione. Infine s’incoraggia il Governo a perseguire l’obiettivo da poco enunciato di andare verso un’economia di mercato. (R.G.)
Conferenza dell'ONU a Kinshasa dal 12 al 14 giugno per discutere di disarmo, bambini soldato e reinserimento degli ex-combattenti
◊ Il disarmo e il reinserimento nella vita civile degli ex-combattenti nelle guerre africane sarà il tema al centro della Conferenza delle Nazioni Unite che si svolgerà a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, dal 12 al 14 giugno, con rappresentanti di circa 20 Paesi. “Sebbene in molti Paesi africani si siano concluse diverse guerre negli ultimi anni – osserva una nota delle Nazioni Unite ripresa dall'Agenzia Sir – a volte non si è riusciti a raggiungere una pace duratura, e alcune situazioni di instabilità sono sfociate di nuovo in conflitto”. Per questo si discuterà di come rendere più efficaci le strategie di disarmo e incoraggiare il sostegno della comunità internazionale. Saranno soprattutto messe in evidenza le opinioni e le raccomandazioni dei medici africani e verranno condivise esperienze portate avanti nei diversi Paesi. Tra le tante questioni che verranno affrontate, la presenza dei bambini soldato, la riforma delle forze armate e della polizia, la possibilità di stabilire una collaborazione tra il pubblico e il privato per la creazione di posti di lavoro per migliorare la reintegrazione degli ex-combattenti. Saranno presenti, tra gli altri, funzionari governativi, membri delle forze armate nazionali ed ex-fazioni ribelli, parti dei diversi accordi di pace e organizzazioni della società civile. (R.P.)
Al Capitolo della Custodia di Terra Santa il delegato apostolico di Gerusalemme e Palestina, mons. Antonio Franco invita ad una migliore accoglienza spirituale dei pellegrini con confessori permanenti
◊ “Rendere sempre migliore l’accoglienza spirituale dei pellegrini assicurando il continuo e regolare ministero della Riconciliazione” è l’invito che il Delegato apostolico di Gerusalemme e Palestina, mons. Antonio Franco, ha rivolto ai frati partecipanti al Capitolo custodiale in corso a Gerusalemme e giunto oggi alla sua quarta giornata. A darne notizia è la stessa Custodia di Terra Santa ripresa dall'Agenzia Sir. Il rappresentante del Papa ha esortato “i frati a vivere la loro missione in Terra Santa privilegiando l’accoglienza spirituale dei pellegrini. Soprattutto nei Santuari maggiori – ha detto - sarebbe bello assicurare il continuo e regolare ministero della riconciliazione”. Il Delegato apostolico, dopo aver auspicato la presenza di confessori permanenti, ha invitato i frati “ad armonizzare l’internazionalità, tipica della Custodia, con l’inculturazione nella realtà della Chiesa locale, un valore che qualifica e rende convincente la stessa testimonianza di fede”. (R.P.)
Il presidente dello Sri Lanka accetta la proposta dei vescovi per garantire la sicurezza dei pellegrini al più famoso santuario mariano dell'isola
◊ Non solo cattolici, ma anche buddisti e indù, tamil e sinagelesi, accolgono con favore le dichiarazioni del presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapakse, sull’istituzione di una “Zona di pace” intorno al più famoso santuario mariano del Paese, quello di Madhu, almeno durante le principali festività dedicate durante l’anno alla Madonna. La proposta era stata avanzata dalla Chiesa locale dopo l’inasprirsi del confronto militare tra esercito e ribelli delle Tigri tamil nell’area. Il santuario è situato in una foresta nella diocesi di Mannar, 220 km a nord della capitale, attualmente nell'area controllata dai ribelli e quindi irraggiungibile dai pellegrini. Secondo il settimanale cattolico in singalese ripreso dall'Agenzia AsiaNews, Ganartha Pradeepaya, Rajapakse ha garantito impegno per il progetto della “Zona di pace” in occasione del suo recente incontro, con alcuni vescovi del Paese. Se la “Zona di pace” a Madhu verrà istituita in tempi brevi - commentano alcuni cattolici del posto - migliaia di pellegrini potranno partecipare all’annuale pellegrinaggio alla Madonna di Madhu il 15 agosto, festa dell’Assunzione. L'antica statua di Maria che vi è conservata è oggetto di profonda devozione. Dopo la firma del cessate-il-fuoco nel 2002, centinaia di migliaia di persone hanno cominciato a visitare il santuario in occasione delle principali festività a luglio, agosto e ottobre. Nel novembre 1999 il santuario di Madhu ha subito danni durante scontri in cui morirono 35 persone mentre negli anni ’90 è stato un campo profughi per migliaia di civili tamil. (R.P.)
Continua ad aumentare in Corea del Sud il numero dei cattolici: nel 2006 oltre 147 mila battesimi
◊ Con oltre 147mila battesimi avvenuti nel corso del 2006, i cattolici sudcoreani rappresentano oggi il 9,6 % dell’intera popolazione (quasi cinque milioni di persone) e continuano ad aumentare. Lo evidenziano i dati presentati dalla Conferenza episcopale coreana sullo stato della Chiesa. Secondo le statistiche dei vescovi, riferisce AsiaNews, nel 2006 sono stati celebrati 147.747 battesimi, che portano la popolazione totale dei cattolici ad oltre 4,7 milioni. Di questi, il 41,6 % è di sesso maschile, mentre il 52,8 % è in una fascia di età compresa fra i 20 ed i 40 anni. I dati rappresentano un aumento totale del 2,2 % rispetto all’anno precedente. Le statistiche indicano inoltre un aumento fra il clero, che conta 139 nuovi sacerdoti o religiosi, per un totale di 4mila persone. Si mantiene dunque inalterato l’aumento anche delle vite consacrate, che si attesta sul 4,8 % quasi ogni anno sin dal 1960. Il flusso potrebbe però rallentare in fretta, dato che anche quest’anno è diminuito il numero di seminaristi: i vescovi, presentando i dati statistici, hanno sottolineato questo aspetto e hanno chiesto di pregare per “una nuova messe sacerdotale”. In calo anche la partecipazione alle funzioni domenicali: solo il 27 % dei cattolici frequenta assiduamente la messa e questo, sempre secondo i presuli, “invita ad un lavoro di nuova evangelizzazione, anche e soprattutto fra i fedeli”. (R.P.)
In Italia il 20 per cento della mortalità è legato a cause ambientali: la denuncia nel Rapporto del Consiglio Nazionale delle Ricerche, presentato ieri alla Camera dei Deputati
◊ Un morto su cinque in Italia è vittima dell’inquinamento ambientale, in primo luogo dello smog. È l’allarme che ha lanciato Roberto Bertollini, direttore del programma Salute e Ambiente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Italia, intervenuto ieri alla presentazione in Parlamento del rapporto del Consiglio Nazionale delle Ricerche in tema di ambiente e salute. La relazione riporta i dati principali dell'inquinamento: Milano, Torino e alcune aree della Pianura Padana sono tra i siti europei più inquinati: dove vivono circa 8,6 milioni di persone. Nelle 13 maggiori città italiane, lo smog uccide in media 8mila persone l'anno. La cifra cresce notevolmente se si aggiungono anche i piccoli centri urbani con un forte inquinamento da traffico. In particolare, i dati indicano che oltre il 60% degli ossidi di azoto e il 90% del monossido di carbonio e' dovuto ai trasporti. Inoltre, le automobili sono responsabili anche del 75% delle emissioni di benzene su scala nazionale. Il problema maggiore è il traffico. Le polveri sottili, sottolinea Roberto Bertollini “non vengono filtrate neanche dalle auto nuove”. Il direttore dell’OMS Italia ha sollecitato la creazione di una agenzia di ambiente e salute, che possa tradurre i dati della ricerca in indicazioni politiche. (B.B)
Il vertice del G8 in Germania parte già in salita: non ci sarà l’accordo sulla riduzione dei gas serra
◊ Il comunicato finale sul clima non fisserà obiettivi di lungo periodo sul taglio delle emissioni dei gas responsabili dell'effetto serra: è quanto ha affermato la delegazione statunitense in Germania, a poche ore dall’inizio del G8 di Heiligendamm. Un vertice difficile per i temi in agenda – cambiamenti climatici, Medio Oriente, Darfur, scudo spaziale – ma anche per l’atteso faccia a faccia tra Bush e Putin. Il nostro servizio:
Partenza in salita per il G8. Il cancelliere tedesco, Merkel, contava di concordare una riduzione dei gas inquinanti del 50% entro il 2050, per frenare il riscaldamento climatico. Ma consigliere di Bush sull'ambiente, Connaughton, ha fatto sapere che gli Stati Uniti “non sono pronti ad accettare tale proposta”, pur sottolineando che il testo conclusivo del Summit includerà una “presa di posizione importante da parte del G8”. E a tenere banco al vertice sarà anche la crisi tra gli Stati Uniti e Mosca sull’installazione dello scudo spaziale anti-missile, con basi in Polonia e Repubblica Ceca. Ieri, da Praga, Bush aveva criticato duramente la Russia per aver “deragliato” dal binario delle riforme democratiche. In precedenza, comunque, aveva sottolineato che “la guerra fredda è finita, la Russia non è un nemico e lo scudo è solo un meccanismo di difesa”. Decisivo è dunque il faccia a faccia di domani con Putin, che domenica aveva minacciato di puntare i propri missili verso l’Europa, se l’America avesse realizzato il sistema anti-missilistico con basi in Polonia e Repubblica Ceca. Ma ieri Bush ha criticato anche la Cina, che partecipa al G8 come osservatore, accusandola di coltivare l’illusione di potersi aprire sul versante economico, continuando però a tener chiuso lo sviluppo delle riforme politiche. Intanto, la polizia è intervenuta con autoidranti per bloccare sei mila dimostranti diretti verso la zona off limits di Heiligendamm, attorno alla quale è stato messo a punto un piano di sicurezza senza precedenti.
- Slitta a data da destinarsi il vertice di domani in Cisgiordania tra il premier israeliano, Olmert, e il presidente palestinese, Abu Mazen. Secondo le autorità dello Stato ebraico, l’incontro è stato rinviato su richiesta palestinese. A determinare il rinvio sarebbero state le divergenze sulla richiesta del presidente palestinese di una tregua a Gaza e in Cisgiordania, respinta sia da Israele, sia dagli estremisti di Hamas. Intanto, non si placano le violenze: due palestinesi sono stati uccisi nel corso di una duplice operazione delle truppe israeliane nei territori occupati. Inoltre, le Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas, hanno rivendicato la paternità di ripetuti lanci di colpi di mortaio contro i valichi di Erez e Kissufim, fra Gaza e il territorio israeliano. Non si hanno notizie di vittime. E ieri manifestazioni palestinesi contro l’occupazione israeliana, avvenuta 40 anni fa, durante la guerra dei sei giorni. Intanto, la radio delle forze armate israeliane ha fatto sapere che un centinaio di case sono in costruzione in Cisgiordania su iniziativa di Amana, il movimento di insediamento dei coloni ebrei nei territori palestinesi. La costruzione è in apparente violazione di un impegno preso da Israele con gli Stati Uniti di non costruire insediamenti in Cisgiordania. - “Israele non vuole la guerra con la Siria”: è quanto ha affermato il premier israeliano, Olmert, dopo che anche il ministro della difesa israeliano, Amir Peretz, aveva smentito la possibilità di un conflitto con Damasco. L’esercito israeliano – ha detto Peretz – si prepara ad affrontare qualsiasi scenario, ma Israele continuerà a ricercare sempre una via diplomatica alle crisi che lo coinvolgono.
- Libano. Sono ripresi con violenza, nel campo profughi palestinese di Nahr al-Bared, 100 km a nord di Beirut, i combattimenti tra esercito regolare e integralisti di Fatah al Islam. I soldati sono penetrati all'interno del campo, dove sono impegnati in combattimenti strada per strada con i ribelli. Intanto, nel sud del Libano, una “forza di disimpegno” formata da una quarantina di guerriglieri di diverse fazioni palestinesi è stata dispiegata ai bordi del campo profughi di Ain el Hilweh, alla periferia di Sidone, per prevenire la ripresa degli scontri tra miliziani fondamentalisti ed esercito.
- Ancora una giornata di violenza in Iraq. Almeno 7 morti e 27 feriti in un duplice attentato dinamitardo nel quartiere nord-orientale di al-Kadhimiyah, a Baghdad, dove due auto-bomba sono saltate in aria quasi simultaneamente. La prima esplosione è avvenuta a soli 500 metri dalla moschea di Kazimiya, il luogo sacro più importante per gli sciiti della capitale. 33, poi, i cadaveri non identificati, vittime di violenze interconfessionali, ritrovati nella capitale irachena.
- In Afghanistan, è stata assassinata nella notte, nella sua abitazione non lontano da Kabul, Zakia Zaki, giornalista afghana nota per le sue critiche nei confronti dei Signori della guerra. Si tratta della seconda giornalista ad essere uccisa nel Paese in meno di una settimana. Intanto, due soldati della forza NATO (ISAF) sono stati uccisi in combattimento in due differenti episodi nella provincia meridionale di Helmand. Lo ha reso noto la NATO, senza però precisare la nazionalità dei due.
- Tre cittadini finlandesi sono stati arrestati dall’Iran mentre stavano pescando nei pressi dell'isola di Abu Musa, che Teheran rivendica come sua, nelle acque del Golfo Persico. Lo rivela l’ambasciata di Finlandia ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, secondo cui i tre sono dipendenti di un’azienda di telefonia mobile a Dubai.
- “L’Europa non è e non sarà mai un bersaglio per i missili iraniani. Abbiamo rapporti commerciali profondi estesi con gli europei”: è quanto ha detto il negoziatore della Repubblica islamica per il nucleare, Larijani, definendo “giochetti imbecilli” le affermazioni degli Stati Uniti sulla minaccia di attacchi balistici iraniani contro i Paesi europei, tese a giustificare l'installazione di uno scudo anti-missile in Europa”.
- Andiamo in Algeria. Un poliziotto è morto e otto persone sono rimaste ferite, secondo il bilancio ufficiale provvisorio, nell'esplosione di una bomba questa mattina alle 10 nella città di Tizi-Ouzou, 100 chilometri ad est di Algeri. L’ordigno, nascosto in un sacchetto, è stato deposto all'entrata della stazione degli autobus della città che si trova di fianco ad un commissariato di polizia.
- La Banca centrale europea (BCE) ha deciso una nuova stretta monetaria, alzando di un quarto di punto i tassi d'interesse di Eurolandia. Lo ha deciso il Consiglio direttivo, riunito a Francoforte. Il tasso di rifinanziamento principale sulle operazioni pronto contro termine sale al 4,00%, quello marginale al 5.00%, quello sui depositi overnight al 3,00%. E’ il secondo rialzo dall’inizio dell’anno. La BCE porta il costo del denaro ai massimi da 6 anni.
- La Russia non sta pensando di uscire dal Trattato sulla riduzione delle forze convenzionali in Europa, durante la conferenza dei Paesi aderenti prevista dal 12 al 15 giugno a Vienna. E’ quanto ha detto il ministro degli Esteri russo, Lavrov. Alcune settimane fa Mosca aveva annunciato una moratoria sul trattato, accusando i Paesi NATO di non averlo ratificato e di essere usciti dal trattato sui missili balistici con il progetto di scudo spaziale. Il presidente Putin ha di recente minacciato l'uscita unilaterale dal trattato, se non si troveranno soluzioni.
Maggioranza e opposizione devono essere unite di fronte alla minaccia dell’ETA. Così il premier spagnolo Zapatero intervenendo in Senato dopo l’annuncio dell’organizzazione indipendentista basca, che, a partire da stanotte, ha sospeso la tregua dichiarata a marzo dell’anno scorso. Anche i vescovi baschi in una nota hanno espresso la loro preoccupazione. Eugenio Bonanata:
“Una pessima notizia”. I vescovi baschi, facendosi portatori del sentimento prevalente nella società spagnola, chiedono all’ETA di revocare immediatamente la decisione e di cessare, in modo definitivo, ogni forma di violenza. La violenza - affermano i presuli - è contraria alla giustizia, alla libertà e alla pace. La violenza mina la speranza di un popolo che – precisano – è una risorsa necessaria per costruire la riconciliazione del Paese. Sul piano politico, intanto, il primo ministro Zapatero, che oggi è intervenuto in senato, ha ribadito che contro l’ETA il governo userà la “stessa fermezza e determinazione” usate in passato per il raggiungimento della pace. Il premier, che ha lanciato un appello all’unità di tutti gli schieramenti, ha poi aggiunto che difenderà lo “Stato di diritto” anche senza il sostegno dell’opposizione. Opposizione che ieri aveva criticato le passate aperture di Zapatero chiedendo una linea dura contro il terrorismo soprattutto senza alcun negoziato futuro. La fine della tregua preoccupa anche il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, che, ieri in visita a Madrid, ha affermato: “questo cessate-il-fuoco avrebbe potuto salvare numerose vite”. Il timore di nuovi attentati è vivo fra polizia e servizi, anche perché – è opinione di molti – l’ETA detiene una consistente capacità operativa che gli consente di colpire in qualunque momento.
- Andiamo in Italia. E’ in corso nell’Aula del Senato il dibattito sul caso Visco-Guardia di Finanza. Maggioranza e opposizione stanno illustrando le rispettive mozioni. Stasera è prevista la replica del Governo, con il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa. A seguire, intorno alle 22, il voto di Palazzo Madama, ancora una volta sul filo del rasoio. Il punto della situazione nel servizio di Giampiero Guadagni.
Un’altra giornata difficilissima per il Governo Prodi, come ogni volta che si vota a Palazzo Madama dove l’Unione ha una maggioranza di soli due senatori. Oltretutto, in questa circostanza, lo scontro non è solo politico ma anche istituzionale. All’esame infatti c’è la vicenda che contrappone il viceministro dell’Economia Vincenzo Visco al comandante della Guardia di Finanza Roberto Speciale. Il caso è scoppiato con la pubblicazione sul quotidiano “Il Giornale” della deposizione di Speciale nel luglio dell’anno scorso davanti all’Avvocatura Generale dello Stato. In quell’occasione, Speciale ha riferito di pressioni esercitate da Visco per trasferire quattro alti ufficiali delle Fiamme Gialle che stavano indagando sulla scalata alla Banca Nazionale del Lavoro da parte del gruppo assicurativo Unipol. Il Governo, la settimana scorsa, ha deciso di revocare temporaneamente a Visco la delega sulla Guardia di Finanza. E contestualmente ha rimosso Speciale, proponendogli un incarico alla Corte dei Conti, che Speciale ha però rifiutato rinunciando tuttavia a ricorrere al Tar. La vicenda è stata accompagnata da un’autentica bufera politica. Il centrodestra, che sottolinea come Unipol faccia tradizionalmente riferimento ai Ds, cioè al partito di Visco, chiede le dimissioni del viceministro. Berlusconi e Fini hanno sollecitato un intervento del Capo dello Stato, in quanto anche Capo delle Forze Armate. Ma il Quirinale ha detto di non avere competenze sul caso. L’opposizione oggi presenta alcune mozioni, nelle quali tra l’altro si solidarizza con la Guardia di Finanza. Il centrosinistra fa quadrato attorno al viceministro. E a sua volta presenta una mozione che assicura pieno sostegno all’operato dell’esecutivo e al tempo stesso a quello delle Fiamme Gialle. Nel caso in cui questa mozione non passasse, avvertono i leader dell’Udeur Mastella e dell’Italia dei Valori Di Pietro, il Governo cadrebbe. E nell’opposizione si fa strada l’idea di chiedere eventualmente un esecutivo istituzionale che prepari elezioni anticipate. Stasera, dunque, il verdetto.
- Una fossa comune contenente i resti di circa cinque mila persone, verosimilmente ebrei fucilati dai nazisti durante l’occupazione tedesca nella Seconda guerra mondiale, è stata scoperta per caso nella regione di Odessa, nel sud dell'Ucraina, sul Mar Nero. Lo ha annunciato il presidente dell'Associazione dei sopravvissuti dei ghetti, Roman Chvartsman. In Ucraina, sono state portate alla luce oltre 300 fosse comuni, situate nei pressi dei ghetti e dei campi di concentramento creati dai nazisti.
- Prima intervista televisiva ieri di Fidel Castro, a dieci mesi dall’intervento chirurgico che lo ha costretto a delegare i poteri. Il leader maximo non ha fornito alcuna indicazione riguardo ad un suo eventuale ritorno al governo.
- Il Ciad ha respinto ieri la proposta del governo francese di aprire un corridoio umanitario sul proprio territorio per portare aiuti umanitari alle popolazioni del Darfur, in Sudan, sostenendo di non vedere l’esigenza di una tale strategia. “Il Ciad – ha detto un funzionario del governo – non ha bisogno di un tale corridoio, perché esiste una perfetta e piena cooperazione tra le autorità del Ciad e le organizzazioni delle Nazioni Unite”. - Una forte scossa di terremoto di magnitudo 5,8 gradi Richter ha colpito oggi l'Indonesia orientale, al largo dell'arcipelago delle Molucche. Lo ha rivelato il Centro geologico statunitense. L’epicentro è stato localizzato nel mare di Banda. Per il momento, il centro per la prevenzione degli tsunami del Pacifico per non ha emesso alcun allarme. (A cura di Roberta Moretti)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 157
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