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SOMMARIO del 05/06/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • L'invito del Papa al G8: la lotta alla povertà nel mondo sia al centro del Vertice di Heiligendamm
  • Il Papa auspica che il Vangelo sia annunciato sempre più efficacemente in Terra Santa
  • Messaggio del Papa al Congresso mondiale dell’UCIP, l'Unione internazionale della stampa cattolica, apertosi lunedì a Sherbrooke in Canada

  • Nomine
  • Globalizzazione, impegno umanitario ed evangelizzazione al centro dei lavori della 18.ma Assemblea generale di Caritas Internationalis, in corso in Vaticano

  • Il cardinale Poupard insignito dall'Università polacca di Lublino della Laurea Honoris Causa, a 25 anni dalla creazione del dicastero pontificio della Cultura
  • Non esistono parti non rivelate del segreto di Fatima: ai nostri microfoni, il cardinale Bertone, rievoca i suoi incontri con suor Lucia, descritti nel libro "L'ultima veggente di Fatima"
  • Oggi in Primo Piano

  • Radio Vaticana e presunto inquinamento elettromagnetico: l'assoluzione di due ex dirigenti ristabilisce la verità dei fatti
  • Grande partecipazione, ieri in Iraq, ai funerali del sacerdote e dei tre suddiaconi caldei uccisi domenica 3 giugno a Mossul. Altre due chiese attaccate a Baghdad
  • Lo sviluppo dell'Africa al centro del IV Forum dei popoli in corso a Sikassi, nel Mali
  • Si celebra oggi la Giornata mondiale per l'Ambiente: l'ONU chiede maggiore sensibilità a difesa dell'ecosistema
  • Chiesa e Società

  • Accorato appello alla pace dei vescovi del Centrafrica, a seguito degli ultimi tragici episodi di violenza negli scontri tra ribelli ed Esercito governativo
  • Ad Hong Kong il cardinale Zen ha ricordato il 18° anniversario della strage di piazza Tienanmen
  • Un'altra chiesa cristiana è stata attaccata questa settimana a Bandung nell'isola indonesiana di Giava
  • Riuniti a L’Aja, in Olanda, delegati di 171 Paesi per fare il punto sul commercio internazionale di specie in pericolo. La strategia è quella di combattere la povertà per tutelare l’ambiente. Ma gli interessi economici in gioco sono enormi
  • La solidarietà della Radio Vaticana a don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione antipedofilia Meter, fatto oggetto di calunnie, ingiurie e minacce, dopo la partecipazione al programma Tv della Rai “AnnoZero”
  • Il premio 2007 della Fondazione Cammino per la Pace verrà assegnato ad Al Khalifa, presidente dell’Assemblea generale dell’ ONU
  • Arcipelago di Tonga e isole Fiji: sono le ultime tappe del tour in Oceania della Croce della Giornata Mondiale dei Giovani e dell’Icona di Maria. Prossimo appuntamento a Vanuatu
  • Da oggi sarà possibile prenotare i pellegrinaggi on line. È nato JOSP: il sito internet promosso dall’Opera Romana Pellegrinaggi, che organizza viaggi religiosi in tutto il mondo
  • Per il centenario dello scautismo, il 9 giugno verrà inaugurata a Roma una mostra dell'Agesci
  • 24 Ore nel Mondo

  • Grande attesa per il G8 di domani in Germania. Bush in visita nella Repubblica Ceca: “Lo scudo - risponde a Putin - serve solo per difesa”. In Spagna, l’ETA sospende la tregua. Zapatero: “Deponete le armi”
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'invito del Papa al G8: la lotta alla povertà nel mondo sia al centro del Vertice di Heiligendamm

    ◊   Mettere il tema della povertà nel mondo al centro del Vertice del G8 che inizia domani in Germania: lo chiede con forza il Papa ai leader del Gruppo dei 7 Paesi più industrializzati più la Federazione russa che parteciperanno al summit di Heiligendamm. L’appello di Benedetto XVI è contenuto nella lettera che ha inviato al cancelliere tedesco Angela Merkel in occasione dell’inizio della presidenza tedesca dell’Unione Europea e del G8, nel dicembre scorso. Alla vigilia di questo importante appuntamento ripercorriamo i contenuti principali del messaggio. Ce ne parla Sergio Centofanti.  

     

     Per il Papa l’obiettivo di eliminare la povertà estrema entro il 2015 è uno dei più importanti compiti del nostro tempo. E in questo – afferma – il G8 deve svolgere un ruolo guida. Ma la Santa Sede è preoccupata “per la incapacità dei Paesi ricchi di offrire ai Paesi più poveri, in particolare a quelli dell'Africa, adeguate condizioni finanziarie e commerciali che renderebbero possibile la promozione di un loro sviluppo duraturo”. Non si tratta – scrive il Papa - “di concessioni” ma è “un dovere morale grave e incondizionato, basato sulla comune appartenenza alla famiglia umana”. Per i Paesi poveri – continua il Papa - bisogna “garantire condizioni commerciali favorevoli” e “un accesso ampio e senza riserve ai mercati”. Per Benedetto XVI occorre prendere “provvedimenti per una rapida cancellazione completa ed incondizionata del debito estero” di questi Paesi, prendendo nello stesso tempo misure affinché “non finiscano di nuovo in una situazione di debito insostenibile”. Il Papa esorta i Paesi industrializzati a rispettare gli impegni presi nella lotta contro la povertà e contro le pandemie, in particolare l’AIDS, la tubercolosi, la malaria e le altre malattie tropicali, “senza per questo avanzare richieste giuridiche o economiche”. Afferma quindi con forza che “la comunità internazionale deve continuare ad adoperarsi per una riduzione significativa del commercio delle armi … del traffico illegale di preziose materie prime e della fuga di capitali dai Paesi poveri e deve impegnarsi per l'eliminazione tanto di pratiche di riciclaggio di denaro sporco quanto della corruzione di funzionari nei Paesi poveri”. Si tratta di traguardi legati “indissolubilmente alla pace e alla sicurezza nel mondo”. Ascoltiamo in proposito le parole del Papa pronunciate il 19 maggio scorso alla Fondazione “Centesimus Annus – Pro Pontifice”. Benedetto XVI, ricordando il 40° anniversario della Populorum progressio di Paolo VI, sottolineava che "lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica" e che per essere autentico “deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo":

     
    “L’attenzione alle vere esigenze dell’essere umano, il rispetto della dignità di ogni persona, la ricerca sincera del bene comune sono i principi ispiratori che è bene tener presenti quando si progetta lo sviluppo di una nazione. Purtroppo, però, questo non sempre avviene. L’odierna società globalizzata registra spesso paradossali e drammatici squilibri. In effetti, quando si considera l’incremento sostenuto dei tassi di crescita economica, quando ci si sofferma ad analizzare le problematiche collegate al progresso moderno, non escluso l’elevato inquinamento e l’irresponsabile consumazione delle risorse naturali e ambientali, appare evidente che solo un processo di globalizzazione attento alle esigenze della solidarietà può assicurare all’umanità un futuro di autentico benessere e di stabile pace per tutti”.

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    Il Papa auspica che il Vangelo sia annunciato sempre più efficacemente in Terra Santa

    ◊   Il Papa ha inviato il suo saluto al Capitolo della Custodia di Terra Santa che si è aperto il 3 giugno scorso a Betlemme. In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, inviato al Custode di Terra Santa il padre francescano Pierbattista Pizzaballa, Benedetto XVI assicura una “speciale preghiera perché l’importante assise, fedele allo spirito del serafico padre” San Francesco, “risponda con rinnovato slancio apostolico alle nuove sfide del nostro tempo”. Il Papa auspica quindi che questo “incontro valga a ravvivare un generoso impegno pastorale nei luoghi santi per annunciare sempre più efficacemente il Vangelo ai fedeli delle comunità locali e ai pellegrini”.

     Il Capitolo custodiale, presieduto da padre Pizzaballa, ha per tema una domanda: “Signore, cosa vuoi che io faccia in Terra Santa?”. Vi partecipano 47 religiosi, in rappresentanza di tutti i confratelli della Custodia. Obiettivo dei lavori, che si protrarranno fino al 12 giugno, è quello di “individuare e scegliere le vie più adatte per rendere più viva ed efficace la missione dei francescani in Terra Santa”.

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    Messaggio del Papa al Congresso mondiale dell’UCIP, l'Unione internazionale della stampa cattolica, apertosi lunedì a Sherbrooke in Canada
     

    ◊   Con un momento di preghiera e canti, in un clima fraterno, si è aperto, a Sherbrooke in Canada, il Congresso dell’UCIP (Unione internazionale della stampa cattolica) al quale è giunto un messaggio di Benedetto XVI. Il Papa invita i congressisti a cercare, senza stancarsi, le vie concrete, perché la loro vita professionale e gli obiettivi delle organizzazioni in cui lavorano, abbiano sempre un impatto positivo sulle persone che essi servono. Il Papa sottolinea che l’esperienza religiosa e la coscienza sociale sono fondamentali per la dignità di ogni persona. Dando il benvenuto ai partecipanti, l’arcivescovo di Sherbrooke e presidente della Conferenza episcopale canadese, André Gaumond, ha affermato che il tema di questo congresso, “Media e religione: rischio oppure opportunità” è un argomento importante per la società e la Chiesa e dobbiamo, dunque, convincerci che l’incontro tra media e religione è un’opportunità, nonostante i rischi che potrebbe suscitare. Ha invitato, quindi, i congressisti a far crescere l’opportunità che segna tale incontro. Da parte sua, l'arcivescovo John P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, ha ricordato l’identità cristiana e cattolica dell’UCIP, così come l’ha voluta Papa Pio XI, 80 anni fa. Rendendo omaggio al lavoro compiuto dall’UCIP dalla sua fondazione, ha chiesto che continui a formare i giornalisti ai valori cristiani, sostenendo la loro testimonianza cristiana nel lavoro, di fronte alle sfide del mondo di oggi. Temi affrontati dallo stesso mons. Foley, nell’intervista di Jean-Baptiste Sourou:


    R. - E’ importante continuare questa presenza cristiana e cattolica, non come infiltrazione, ma presentando un esempio cristiano e cattolico, avere un metodo e una presenza autentica nelle informazioni riguardanti la nostra fede e la nostra Chiesa.

     
    D. - A 80 anni dalla sua fondazione, come vede il cammino dell’UCIP?

     
    R. - Penso sia una presenza positiva. Se l’UCIP non esistesse sarebbe necessario crearlo. Penso che, durante questi 80 anni, abbia avuto un effetto positivo e anche adesso nell’organizzazione della rete dei giovani giornalisti sia una speranza per la società e per la Chiesa.

     
    D. - Eccellenza, ad un giovane giornalista che consiglio potrebbe dare perché viva pienamente la sua fede nella testimonianza del suo lavoro?

     
    R. - Penso sia necessario avere un’autodisciplina professionale e spirituale per vivere una vita fedele alla preghiera. Penso che possiamo mantenere nella società dei giornalisti una presenza positiva, una presenza di gioia, di professionalità, di serietà ed anche di dedizione alla fede cattolica e alla verità.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Gizo, nelle Isole Salomone, presentata da mons. Bernard Cyril O’Grady, domenicano, per raggiunti limiti di età. Gli succede il padre salesiano Luciano Capelli, direttore della "Don Bosco Technical School" di Honiara. Padre Luciano Capelli è nato il 19 ottobre 1947 a Cologna di Tirano (Diocesi di Como). Nel 1960, è entrato nella Società di Don Bosco. Nel 1965, ha emesso la sua prima professione. Dal 1965, inviato nelle Filippine come missionario, ha svolto i suoi studi filosofici al "Don Bosco Seminary College", a Laguna. Successivamente, è stato insegnante alla "Don Bosco Technical School", a Manila (1969-1970) ed insegnante nel Seminario di Laguna (1970-1971). Nel 1971 è ritornato in Italia per proseguire gli studi teologici a Messina e a Torino. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1975. Dal 1993 al 1999 è stato superiore provinciale dei Salesiani nelle Filippine e in Papua Nuova Guinea.

     In Sudafrica, il Santo Padre ha eretto la Provincia Ecclesiastica di Johannesburg, elevando a Chiesa Metropolitana la omonima sede vescovile, assegnandole come Chiese suffraganee le diocesi di Manzini (Swaziland), Klerksdorp e Witbank. Il Papa ha nominato primo arcivescovo metropolita di Johannesburg mons. Buti Joseph Tlhagale, degli Oblati di Maria Immacolata, finora arcivescovo-vescovo della medesima diocesi.

     Sempre in Sudafrica, il Papa ha trasferito dalla Provincia di Bloemfontein alla Provincia di Pretoria la diocesi di Gaborone ed il Vicariato Apostolico di Francistown (Botswana). La Provincia di Bloemfontein rimarrà pertanto con le Sedi suffraganee di Bethlehem, Keimos-Upington, Kimberley e Kroonstad.

     In Papua Nuova Guinea, il Santo Padre ha nominato ausiliare della diocesi di Kundiawa il rev. Anton Bal, vicario generale della medesima diocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tamalluma. Il rev. Anton Bal è nato il 29 novembre 1963 a Yuri (diocesi di Kundiawa). Dopo gli studi elementari e secondari, è entrato nel Seminario Minore "St. Fidelis" di Madang. Ha studiato Filosofia e Teologia all’ "Holy Spirit Seminary" di Bomana, Port Moresby. È stato ordinato sacerdote per la diocesi di Kundiawa nel 1991. Dal 2004 è vicario generale della diocesi di Kundiawa e parroco della Cattedrale di Kundiawa.

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    Globalizzazione, impegno umanitario ed evangelizzazione al centro dei lavori della 18.ma Assemblea generale di Caritas Internationalis, in corso in Vaticano
     

    ◊   Terzo giorno di lavori dell’Assemblea generale della Caritas Internationalis, all’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano. La sessione mattutina si è concentrata sul lavoro umanitario promosso da Caritas nel mondo. Per una riflessione sui temi principali all’ordine del giorno dell’Assemblea, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Hector Fabio Henao Gaviria, presidente di Caritas Colombia:
     

     
    R. – In questo momento come Caritas Colombia stiamo facendo soprattutto una riflessione relativa alla globalizzazione e come globalizzazione e carità possano trovarsi insieme, camminare insieme nell’attuale situazione del mondo. E ciò anche per vedere come la Dottrina Sociale della Chiesa possa aiutarci nella riflessione sulla globalizzazione e come dalla grande Dottrina Sociale della Chiesa vengono i grandi principi ed i valori per tutti i cristiani, che si trovano sia nei Paesi del nord del mondo che nei Paesi del sud del mondo. Quindi, fra coloro che soffrono a causa della povertà e della miseria.

     
    D. – In aree travolte da conflitti, come la Colombia, cosa può fare la Caritas anche per pacificare gli animi?

     
    R. – Noi della Caritas siamo alla base. Noi della Caritas lavoriamo maggiormente con le vittime dei conflitti e non soltanto con gli sfollati, che sono tantissimi in Colombia, ma anche con i familiari dei sequestrati, con le persone che hanno subito delle minacce. Abbiamo con loro un contatto molto stretto e diretto. Lavorando con le vittime, però, siamo ovviamente anche in contatto con coloro che hanno fatto il male e che hanno creato sofferenza agli altri. Nella nostra prospettiva, il fatto di lavorare direttamente con le vittime rappresenta un segno della presenza di Gesù Cristo nel mondo e sarà sempre un segno dell’evangelizzazione: il Cristo che dalla Croce si unisce a tutti coloro che soffrono.

     In mattinata, i partecipanti all’assemblea si sono raccolti in Piazza San Pietro per una foto con uno striscione recante lo slogan Make Aid Work “Fate funzionare gli aiuti”. Un appello rivolto alla comunità internazionale e, in particolare, alle Grandi Potenze, alla vigilia del G8 di Heiligendamm, in Germania. Dal canto suo, Caritas Internationalis ha aperto da due anni un ufficio a Ginevra per dare più forza al suo impegno per i diritti umani. Ecco la testimonianza del Rappresentante permanente della Caritas a Ginevra, Maddalena Occhetta, raccolta da Alessandro Gisotti:


    R. – Fin dall’inizio il nostro impegno, la nostra sfida è sempre stata quella di riuscire a portare il nostro concetto cristiano di dignità della persona non solo al cuore del dibattito sui diritti dell’uomo, ma anche al cuore del dibattito sullo sviluppo, che continua ad essere centrale a Ginevra. I nostri luoghi privilegiati di presenza, oltre al nuovo Consiglio per i diritti dell’uomo, sono l’Alto Commissariato per i Rifugiati e, allo stesso tempo, il Consiglio economico sociale delle Nazioni Unite. La Caritas collabora anche con altre Organizzazioni non governative per l’organizzazione di un Forum della società civile incentrato proprio sullo sviluppo. Il nostro obiettivo è quello di portare l’esperienza delle nostre Caritas sul territorio, ricordando come solo l’uomo sia protagonista dello sviluppo.

     
    D. - Come l’attività e la missione di Caritas viene percepita alle Nazioni Unite?

     
    R. – C’è sicuramente una forte esigenza - anche da parte delle Nazioni Unite - di voci legate ad una appartenenza religiosa, che vengono soprattutto considerate in questo momento un valore aggiunto. Io invito, quindi, anche le altre organizzazioni cattoliche ad essere presenti sulla scena internazionale in virtù della propria identità cattolica e di trarre dall’identità cattolica delle posizioni originali, perché è proprio su questo che la nostra voce viene richiesta.

    Al centro della conferenza stampa di oggi, a chiusura della sessione mattutina, la crisi mediorientale e la guerra al terrorismo. Proprio sull’impegno per la pace profuso da Caritas in Medio Oriente, Alessandro Gisotti ha intervistato Wael Suleiman, direttore di Caritas Giordania:


    R. – Certo, la Caritas ha il suo ruolo fondamentale nel costruire la pace. Oggi abbiamo un programma a livello mondiale per la costruzione della pace. Stiamo lavorando tutti per la realizzazione di questo programma. Noi come Caritas Giordania lavoriamo con tutti, siano essi musulmani o cristiani. Lavoriamo tutti insieme. La nostra prima volontà è quella di riuscire a mettere tutti assieme per costruire questa pace, che speriamo un giorno arrivi.

    D. – La carità, l’amore unisce anche al di là delle distinzioni di fede…

     
    R. – Io credo che oggi Caritas Giordania stia dando questa testimonianza. Quest’anno festeggiamo i 40 anni della Caritas Giordania e se torno indietro con il pensiero, non posso che constatare che in questi 40 anni di vita la Caritas Giordania mai si è preoccupata di domandare a coloro che venivano a chiederci aiuto se fossero musulmani o cristiani. Oggi, in Giordania, i musulmani ci rispettano molto, perché sanno che la Caritas è una Organizzazione cattolica, ma sanno anche che questa organizzazione cattolica non fa alcuna distinzione tra musulmani e cristiani.

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    Il cardinale Poupard insignito dall'Università polacca di Lublino della Laurea Honoris Causa, a 25 anni dalla creazione del dicastero pontificio della Cultura

    ◊   “Sin dagli inizi della Chiesa, si è sviluppata una naturale apertura al dialogo, mantenuto vivo nei secoli, che ha prodotto in ogni campo dell’attività umana i frutti della cultura nuova”. L’affermazione è del cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, insignito ieri in Polonia - durante una cerimonia all’Università cattolica di Lublino - della Laurea Honoris Causa nel 25.mo della creazione del dicastero pontificio, voluto da Giovanni Paolo II. Il porporato ha tenuto nell’ateneo una Lectio magistralis dedicata al “Dialogo della Chiesa con la cultura”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

     
    Era la fine degli anni Settanta quando il giovane rettore dell’Istituto cattolico di Parigi, Paul Poupard, si trattenne in una delle stanze dell’Università polacca di Lublino per un lungo e appassionato pomeriggio di conversazione con l’arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla. L’argomento di quello scambio di vedute: la fede e la cultura. Forse è nato lì un rapporto destinato a portare un quindicennio più tardi il cardinale Poupard a capo del Pontificio Consiglio della Cultura, chiamato a quell’incarico dall’arcivescovo polacco divenuto Papa. E’ stata allora naturale l’emozione con la quale ieri il presidente del dicastero pontificio è ritornato all’Università di Lublino per riceverne l’onorificenza e parlare ancora di quel medesimo, inesauribile rapporto tra fede e cultura. Nella sua Lectio magistralis, il cardinale Poupard ha posto l’accento sull’aspetto del dialogo, che sin dalle origini ha spinto la Chiesa a incontrare e quindi a “inculturare” il messaggio di Cristo nelle tradizioni di altri popoli. Il “concetto di persona”, reso “più umano” dal Vangelo rispetto all’accezione greca o latina, è già un “brillante” esempio, ha affermato il cardinale Poupard, della novità portata dalla Chiesa nell’incontro tra fede, ragione, cultura. Ma le “conquiste”, ha osservato, sono state “innumerevoli” nel corso della storia: arte, letteratura, musica e, in tempi più recenti, anche ricerca scientifica, giurisprudenza, economia in chiave solidale dimostrano lo sforzo del dialogo prodotto dalla Chiesa con i vari settori del sapere umano.

     
    Oggi, dopo la parentesi illuministica, “la promozione del dialogo tra la Chiesa e la cultura - ha detto il cardinale Poupard - non è solo un’esigenza. Essa rappresenta una vera sfida che, oltre ad un’attenta analisi della situazione della cultura contemporanea, richiede una multidirezionale risposta culturale e soprattutto pastorale, fondata su un atteggiamento di discernimento evangelico”. Per una cultura che sconta la “crisi della verità oggettiva”, l’estrema settorializzazione delle discipline “che frantumano il sapere”, il “forte impoverimento spirituale” che ha nutrito il “successo delle credenze parallele”, esoteriche o New age, e i rapididssimi cambiamenti imposti dalle dinamiche finanziarie e dalla tecnologia, con la relativa omologazione dei linguaggi e la diffusione della globalizzazione, impongono che all’interno del processo di dialogo tra Chiesa e cultura sia presente “un vivo dialogo tra scienza e fede capace di ricostruire i ponti danneggiati o addirittura distrutti”. In quest’ottica, ha concluso, si pone il Progetto STOQ, la recente iniziativa di sei Pontificie Università romane che, con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, intendono favorire un dialogo tra scienze naturali, filosofia e teologia, cercando “di realizzare - ha ricordato il porporato - l’ideale di ricerca interdisciplinare, auspicato da Giovanni Paolo II nella Lettera Enciclica Fides et Ratio e oggi sostenuto dal Papa Benedetto XVI”.

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    Non esistono parti non rivelate del segreto di Fatima: ai nostri microfoni, il cardinale Bertone, rievoca i suoi incontri con suor Lucia, descritti nel libro "L'ultima veggente di Fatima"

    ◊   Fra il 2000 e il 2003, il cardinale Tarcisio Bertone, allora segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato l’inviato speciale di Giovanni Paolo II presso suor Lucia, l’ultima veggente delle apparizioni di Fatima, per una verifica sulla "veridicità dei fatti". Quella del porporato è dunque una testimonianza di valore storico su ciò che accadde il 13 maggio 1917 e nei mesi successivi a Fatima, dove la Madonna apparve ai tre pastorelli: Lucia, Giacinta e Francesco. Documenti inediti - raccolti nel volume "L'ultima veggente di Fatima", scritto dal cardinale Bertone in collaborazione con il vaticanista Giuseppe De Carli - rivelano importanti particolari e gettano nuova luce su quegli eventi. Il libro, edito da RAI-Eri-Rizzoli, si avvale - caso più unico che raro - della presentazione di un Pontefice, Benedetto XVI. Giovanni Peduto ha incontrato il cardinale Tarcisio Bertone e gli ha chiesto di rievocare i suoi incontri con Suor Lucia:
     

     
    R. - Credo che in tutto siano almeno 10 ore di colloquio, che si sono dipanate sia nel colloquio privato con lei, la prima volta alla presenza del vescovo di Leiria-Fatima, e sia alla presenza anche della superiora del monastero, molto buona, molto accogliente e molto delicata e premurosa verso questa testimone eccezionale di eventi soprannaturali, che era l’anziana suor Lucia, e sia anche con la comunità, perché suor Lucia era un punto-chiave per la comunità, un punto di riferimento essenziale. Una suora serena, tranquilla, luminosa, capace di comunicare la gioia di essere amati da Dio e di essere al servizio di Dio e della Chiesa, soprattutto nella grande preghiera di intercessione. Una suora che aveva memorizzato con una perfezione meticolosa tutto ciò che “Nostra Signora”, come chiamava lei la Madonna, aveva comunicato ai tre pastorelli e in modo particolare a lei, perché lei – rispetto anche a Francesco e a Giacinta – era la più matura e colei che avrebbe avuto la missione di comunicare poi i famosi tre segreti di Fatima. Una suora che si irradiava, che diventava radiosa, soprattutto nella preghiera, e nella preghiera del Santo Rosario in modo speciale.

     
    D. – Quale fu, invece, l’impressione di suor Lucia alla notizia dell’attentato a Giovanni Paolo II del 1981, che Papa Wojtyla collegò sempre alla visione del segreto di Fatima?

     
    R. – Suor Lucia, come le altre suore del monastero, appena ebbero appreso la notizia dell’attentato, furono sconvolte e si radunarono subito in preghiera perché la Madonna intervenisse a salvare il Papa. E io ho interrogato esplicitamente suor Lucia sulla sua prima reazione di fronte all’attentato, in collegamento proprio con la terza parte del segreto di Fatima, e lei mi ha risposto: “Io ho pensato subito a quell’uomo vestito di bianco”, che nella redazione del terzo segreto aveva già detto: “avemmo il presentimento che fosse il Papa”. E quindi collegò essa stessa la cosa, per prima, prima ancora di Papa Giovanni Paolo II, perché Giovanni Paolo II collegò l’attentato al mistero del segreto di Fatima dopo essersi fatto portare il testo della terza parte del segreto. E direi che lei per prima collegò questo terribile evento con la profezia di Fatima. Quella notte certamente fu una notte tumultuosa, ma una notte di intensa preghiera di intercessione.

     
    D. – Nonostante la pubblicazione della terza parte del Segreto, numerose sono tuttora le critiche e le obiezioni da parte di chi sostiene che non tutto sia stato in realtà rivelato: qual è la sua opinione su questo punto?

     
    R. – Io ho presentato anche ad una trasmissione televisiva il testo autentico, le quattro paginette, cioè il foglio unico redatto da suor Lucia. Le parole del terzo segreto sono contenute in quel foglio e non ci sono altre parole scritte da suor Lucia che riguardino il terzo segreto. Le altre parole sono state inventate, formulate da altre persone, ma non corrispondono certo agli scritti di suor Lucia. Quindi, io sono fermamente convinto sia per la documentazione che era nell’Archivio Segreto del Sant’Uffizio, che è stata portata – come si sa – nel 1957 a Roma; sia per le dichiarazioni esplicite, personali di suor Lucia alla presenza del vescovo di Leiria, che non c’è altro: il terzo segreto è questo, dalla prima all’ultima parola. Sono 62 righe. Ecco, se si vuole, 25 righe da un lato del foglio – si è citato il cardinale Ottaviani che parlava di un foglio di 25 righe, io ho cercato anche forse di interpretare, di spiegare, di giustificare questa affermazione del cardinale Ottaviani; e poi le altre righe – 16 più 16 – dall’altra parte del foglio e quindi non c’è altro! Allora, io non posso accettare che ci siano altri segreti, che ci sia un quarto segreto. Quella famosa frase: “Il Portogallo serberà intatta la fede”, è contenuta in un altro scritto di suor Lucia e chiude con i puntini, come sappiamo, una parte delle memorie di suor Lucia. Basta: non c’è altro! Non ha continuato e non c’è assolutamente una profezia dell’apostasia della Chiesa, come molti vorrebbero che ci fosse. Io ho ripetuto: com’è possibile che la Madonna, Madre della Chiesa, che accompagna la Chiesa ed è, soprattutto, l’aiuto del Papa e dei Vescovi, come l’ha invocata Giovanni XXIII, faccia una profezia per dire che ci sia un’apostasia della Chiesa? La Chiesa è fedele: “portae inferi non praevalebunt”, anche se uomini e donne di Chiesa possono tradire la loro fede, e anche uomini di Chiesa, magari collocati in posti di responsabilità, come abbiamo visto anche recentemente. Però la Chiesa è fedele! La Chiesa è aiutata dall’assistenza dello Spirito Santo a conservare intatta la fede e salda la concordia, come diceva il proto-vescovo di Vercelli, Sant’Eusebio: “Fidem custodire et concordiam serbare”.

     
    D. – Il suo libro, eminenza, è particolare anche per un altro motivo: è il primo a recare la presentazione di un Pontefice. Perché Benedetto XVI ha deciso di scriverla di suo pugno?

     
    R. – Lo spiega egli stesso proprio nella presentazione, perché dice: “Abbiamo lavorato insieme per la pubblicazione del segreto, del terzo segreto di Fatima”, e ha voluto proprio che questa mia memoria degli incontri con suor Lucia fosse anche siglata, in qualche modo, dalla sua lettera di presentazione che è molto bella, come è straordinariamente profondo il commento che il Papa fa alla pubblicazione del terzo segreto. Ed è una prova, abbiamo sempre detto che non si tratta di un giudizio infallibile sulla applicazione del terzo segreto a Giovanni Paolo II, ma è una prova che c’è una perfetta sintonia tra Giovanni Paolo II, l’allora cardinale Ratzinger, adesso Papa Benedetto XVI, e il povero sottoscritto che è stato inviato da Giovanni Paolo II a suor Lucia proprio per una verifica della veridicità dei fatti. Quindi, nel libro c’è un’ulteriore prova della veridicità dei fatti raccontati da suor Lucia e del terzo segreto, e anche – come dice il Papa stesso – l’occasione per conoscere la limpida freschezza dell’animo di suor Lucia, l’intelligenza del cuore, tipica della sua femminilità, trasferita però in una robusta, incrollabile fede cristiana. Anche davanti ai fatti più drammatici e alle prove più dolorose.

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    Oggi in Primo Piano



    Radio Vaticana e presunto inquinamento elettromagnetico: l'assoluzione di due ex dirigenti ristabilisce la verità dei fatti

    ◊   La Prima Sezione Penale della Corte di Appello di Roma ha emesso ieri la sentenza di secondo grado del processo intentato contro la Radio Vaticana per presunto inquinamento elettromagnetico prodotto dal Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria. La sentenza, accogliendo le richieste della Difesa della Radio Vaticana, ha assolto il cardinale Roberto Tucci, già presidente del Comitato di Gestione dell’Emittente, ed il padre Pasquale Borgomeo, ex direttore generale, dal reato loro ascritto di “getto pericoloso di cose”.

    La Direzione della Radio, rimandando una valutazione più approfondita alla pubblicazione delle motivazioni, esprime la propria viva soddisfazione per la decisione della Corte d’Appello che, riconoscendo la correttezza dei comportamenti della Radio Vaticana, costituisce un decisivo contributo per ristabilire il buon nome della Radio Vaticana stessa, la cui reputazione è stata danneggiata da accuse ingiuste, che hanno contribuito ad alimentare nella popolazione timori infondati. La Direzione della Radio che, a seguito dell’accordo con il Governo italiano, opera dal 2001 nell’assoluto rispetto della normativa italiana in materia di emissioni elettromagnetiche auspica che la sua attività possa ora svolgersi con serenità, nell’ambito di un imprescindibile e collaborativo rapporto con le competenti autorità italiane e con la cittadinanza.

    In ogni caso, è opportuno ricordare brevemente gli antefatti che hanno portato alla sentenza odierna. Nel corso del 2001 l’attività del Centro Trasmittente della Radio Vaticana sito presso Santa Maria di Galeria, a Nord di Roma, era diventata oggetto di vivaci polemiche, a nostro avviso del tutto ingiustificate. Il contenzioso verteva sulla osservanza o meno delle nuove normative italiane sulle emissioni elettromagnetiche. Il problema fu affrontato e risolto prima dell’estate di quell’anno nel quadro delle trattative fra Italia e Santa Sede svolte in una apposita Commissione bilaterale.

    Ciononostante alcune associazioni ambientalistiche, comitati e persone residenti nella zona introdussero contro la Radio Vaticana una causa penale, con l’accusa di aver diffuso “radiazioni elettromagnetiche atte ad offendere o molestare persone residenti nelle aree circostanti, arrecando alle stesse disagio, disturbo, fastidio e turbamento”. A tre dirigenti dell’Emittente venne imputato il reato di “getto pericoloso di cose”, in violazione all’art. 674 del Codice Penale. Di qui il processo, che in una prima fase si concluse il 19 febbraio 2002 con la dichiarazione, da parte del Giudice, di non doversi procedere per difetto di giurisdizione, in forza del Trattato Lateranense, riconoscendo la Radio Vaticana come Ente Centrale della Chiesa Cattolica. Una successiva sentenza della Corte di Cassazione, il 9 aprile 2003, non accoglieva tuttavia tale interpretazione, e rinviava quindi la causa al Tribunale. Il 23 ottobre dello stesso anno iniziava quindi una nuova fase del processo, durata un anno e mezzo, che dopo numerose udienze, giungeva a conclusione con la condanna del padre Borgomeo e del cardinale Tucci a 10 giorni di arresto, con sospensione della pena. Questa sentenza è stata impugnata dalla Radio Vaticana avanti la Corte di Appello di Roma, che ha tenuto la prima udienza, nell’ambito del procedimento di secondo grado, il 12 dicembre 2006. Tale procedimento si è concluso con la sentenza di ieri.

    Come da noi spiegato molte volte in questi anni e ribadito dalla difesa nel corso del processo, la Radio Vaticana ha sempre svolto la sua attività nel quadro degli accordi internazionali esistenti con l’Italia relativi al Centro trasmittente di Santa Maria di Galeria, e, per quanto riguarda la protezione della popolazione, si è sempre attenuta alle raccomandazioni internazionali in materia di emissioni elettromagnetiche anche prima della esistenza di normative italiane, e dal 2001, in seguito all’accordo con il Governo italiano, rispetta attentamente i limiti previsti dalla nuova normativa italiana, attualmente vigente, come dimostrano le misurazioni svolte per mandato della Commissione bilaterale dalle istituzioni pubbliche italiane più competenti e attrezzate in materia. Non vi è, quindi, alcun motivo fondato per pensare che l’attività della Radio Vaticana sia stata di fatto nociva in passato e possa essere oggi frutto di preoccupazione per la popolazione circostante. Sulla sentenza il commento del nostro direttore generale padre Federico Lombardi:
     

     
    La sentenza di assoluzione in appello nel processo contro la Radio Vaticana per presunte molestie alla popolazione circostante il Centro Trasmittente di Santa Maria di Galeria è per noi naturalmente una buona notizia. Ci restituisce fiducia nella giustizia italiana, convinti come siamo sempre stati di avere agito responsabilmente sia dal punto di vista del rispetto del diritto sia da quello, sostanziale, del rispetto del bene e della salute di tutti, a cominciare dai lavoratori della Radio Vaticana e delle popolazioni circostanti.

     
    La sentenza di ieri contribuisce certamente a correggere prospettive distorte e critiche non giustificate nei nostri confronti. Con questa sentenza però non si chiude la vicenda. Vi è chi ha già annunciato un ricorso in Cassazione contro di essa – cosa che non ci stupisce dato l’accanimento accusatorio di cui siamo stati fatti oggetto da anni; e inoltre è in corso un altro distinto procedimento in cui la Radio Vaticana è accusata specificamente di aver causato danni alla salute.

     
    Ci preme quindi molto affermare che ciò che è più importante per noi non è una assoluzione che ad alcuni può apparire formale, ma un vero ristabilimento della verità delle cose, cioè che si comprenda che ci siamo da sempre preoccupati di osservare le più serie norme cautelative nella nostra attività (anche prima che esistessero normative italiane in merito) e che quindi non vi è alcun motivo fondato per pensare che la nostra attività sia stata o sia nociva per qualcuno. Voci autorevolissime della scienza sono concordi con noi in questa visione delle cose.

     
    Non desideriamo solo poter fare serenamente il nostro lavoro, ma desideriamo anche e ancor prima che nessuno abbia motivo di soffrire e neppure di preoccuparsi a causa di esso. Se potremo ulteriormente collaborare con le istituzioni italiane e con la collettività a questo fine lo faremo dunque sempre ben volentieri.

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    Grande partecipazione, ieri in Iraq, ai funerali del sacerdote e dei tre suddiaconi caldei uccisi domenica 3 giugno a Mossul. Altre due chiese attaccate a Baghdad

    ◊   La violenza anticristiana registra due nuovi episodi, dopo l'eccidio di domenica scorsa a Mossul di un sacerdote e tre suddiaconi. L'agenzia INA riferisce oggi di due chiese attaccate nel quartiere di Dora, a Baghdad: si tratta della chiesa di St. John the Baptist - nella zona di Hay Al-Athoriyeen, che avrebbe visto l'uccisione delle sue guardie - e della chiesa di Saint Jacob, nella zona di Hay Al Asya, che sarebbe stata trasformata in moschea. Ma la brutalità nell'Iraq di oggi ha molte facce, come quella del video diffuso da gruppi armati sunniti, nel quale si annuncia la morte dei tre marines americani rapiti il 12 maggio scorso - morte messa in dubbio dalle forze USA - o quella della trentina di cadaveri rinvenuti nelle ultime 24 ore nella capitale irachena.

    Intanto, circa duemila persone e le massime autorità della Chiesa in Iraq hanno partecipato ieri a Karamles, nel nord del Paese, ai i funerali del sacerdote caldeo e dei tre sudbdiaconi morti a Mossul. Come riferisce l’agenzia AsiaNews, il Patriarca caldeo, Emmanuel III Delli, ha ribadito la condanna per quello che ha definito “un atto orribile contro Dio e contro l’umanità”, ringraziando Benedetto XVI per la solidarietà espressa attraverso un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Durante le esequie, la moglie di uno dei tre suddiaconi uccisi, presente all’agguato, ha dato poi la sua testimonianza del brutale assassinio. Eliana Astorri ha chiesto a Younis Tawfik, scrittore e giornalista iracheno sunnita, docente di letteratura araba presso l’Università di Genova, se l'uccisione dei religiosi sia opera di fanatici o il frutto di un preciso disegno:


    R. - Il disegno c’è, esiste, e non solo nei confronti dei cristiani iracheni, ma anche di tutta la classe intellettuale irachena: cercare di eliminare la classe "illuminata". Qui parliamo della comunità cristiana: da sempre, almeno in Iraq, da quando io ero ancora ragazzino e cercavo la conoscenza, andavo alla cattedrale o nella chiesa della mia città, Mossul, dove la comunità cristiana è abbastanza bene inserita. Questa classe ha un legame attraverso la fede con l’Occidente, anche in campo scientifico - tra i medici iracheni più bravi vi sono sono cristiani, e così i più bravi economisti, ricercatori sono cristiani - e dunque ciò significa che qualcuno sta cercando di svuotare il Paese della classe intelligente e illuminata per lasciar precipitare il Paese in un tunnel di oscurantismo e dunque, a questo punto, è chiaro che l’opera viene portata avanti da al Qaeda o da alcuni gruppi affiliati ad al Qaeda.

    D. - Lei è nato a Mossul. Qual è stato e qual è il rapporto, ora, tra comunità cristiane e musulmane?

     
    R. - Per quanto riguarda la convivenza tra musulmani e cristiani, era eccellente perché con Saddam Hussein, pur nel suo regime, pur nel suo partito, i cristiani erano comunque inseriti ugualmente come iracheni di altra fede. Il problema è nato dopo la caduta del regime di Saddam, quando il Paese è stato lasciato in preda al caos per più di un anno, quando è stato azzerato lo Stato. Dunque, la situazione attuale è completamente diversa da quella precedente: oggi, nel mirino ci sono i cristiani perché sono la classe che faceva da collante tra l’Iraq e il mondo esterno, soprattutto l’Occidente, ed è quella che poi aiutava il Paese a crescere, a guardare verso il futuro perché innanzitutto loro si consideravano “iracheni”, poi “cristiani”.

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    Lo sviluppo dell'Africa al centro del IV Forum dei popoli in corso a Sikassi, nel Mali

    ◊   L’Africa s’interroga sul proprio futuro. E’ cominciato ieri in Mali, a Sikassi, il VI Forum dei popoli che riunisce centinaia di delegati provenienti dall’Africa occidentale, ma anche da Francia, Belgio e Canada, per discutere dei problemi che attanagliano lo sviluppo del continente. Tra le proposte sul tavolo degli esperti, anche quella della creazione di una "Banca del Sud" come possibile alternativa alla Banca mondiale e al Fondo monetario internazionale. A Sergio Marelli, direttore generale della FOCSIV-Volontari nel Mondo, Stefano Leszczynski ha chiesto perché questi organismi internazionali siano al centro delle critiche della società civile africana:


    R. - Intanto, direi che la critica viene anzitutto dall’esperienza: 50 anni di "ricette", per così dire, della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale non hanno fatto altro che aumentare il divario tra ricchezza e povertà sicuramente tra nord e sud del mondo, povertà che sempre più crescono anche dentro le società ricche. Sono delle "ricette" che continuano a stabilire dei parametri economici e dei parametri macro-economici, l’analisi di fondo sulla quale elaborare e proporre delle soluzioni. Noi pensiamo che - a fianco di questi dati che restano comunque un pilastro interessante - si debba procedere ad andare a rimuovere quelle cause che oggi impediscono all’autosviluppo dei popoli di progredire verso un futuro sostenibile: non imposto dall’esterno, ma creato e basato sulle risorse che ogni popolazione sa esprimere se lasciata libera di avere queste espressioni.

     
    D. – E’ pur vero che molti dei mali africani derivano anche dalle crisi interne, dalle guerre, dal malgoverno che spesso contamina i regimi africani ...

     
    R. – E’ fuori dubbio. La questione della cosiddetta good governance è una delle questioni che noi ONG torniamo a ribadire come una delle centrali, una delle questioni più fondamentali per garantire dei governi democratici e per garantire in molti casi la stessa democrazia, che deve essere l’unico metodo politico da essere utilizzato anche in questi Paesi. Non va però dimenticato che di queste distorsioni della democrazia, in alcuni casi ancora di governi illegittimi, sono ampiamente sostenute e foraggiate da governi ricchi e da – diciamo così – centri di potere di provenienza dei governi ricchi che da queste situazioni traggono degli interessi enormi.

     
    D. – La società civile africana sta acquistando sempre più credibilità. Cosa potrà uscire da questo Forum di concreto?

     
    R. – Penso che questo Forum andrà in continuità con tutti gli altri meeting internazionali della società della società civile che oramai hanno dimostrato che da una generica protesta si è passati a fare delle proposte molto concrete e dettagliate, delle proposte – certo – che però propongono un cambio di un paradigma fondamentale: quello di essere convinti che lo sviluppo delle popolazioni povere non può se non venire innanzitutto dall’accompagnamento, sostegno e rafforzamento dei percorsi che queste popolazioni si vogliono dare e si sono date. Sostenere il loro cammino verso la democrazia e lo sviluppo è il grande obiettivo, oggi, anche per la cooperazione internazionale.

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    Si celebra oggi la Giornata mondiale per l'Ambiente: l'ONU chiede maggiore sensibilità a difesa dell'ecosistema

    ◊   Sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione ambientale a livello mondiale. E’ questo l’obiettivo della odierna Giornata mondiale per l’Ambiente, promossa dalle Nazioni Unite. Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki Moon, nel messaggio per la Giornata ha rammentato l’emergenza dello scioglimento dei ghiacciai e le ripercussioni sull’ecosistema, invitando i governi di tutto il mondo a ridurre le emissioni di gas serra e ad accrescere l’efficienza energetica. Antonella Villani ha chiesto ad Andrea Lami, ricercatore dell’Istituto per lo studio degli ecosistemi del Dipartimento terra e ambiente del Centro nazionale delle Ricerche (CNR) quali siano le conseguenze più gravi dovute allo scioglimento dei ghiacciai:

     
    R. - Nei ghiacci sono immaginate le scorte di acqua dolce disponibile per il nostro ecosistema. Quindi la disponibilità di acqua è fondamentalmente legata alla presenza di ghiacci, che hanno una rilevanza fondamentale nel funzionamento di tutto l’ecosistema.

     
    D. - I cambiamenti climatici sono particolarmente evidenti al Polo Artico?

     
    R. - I Poli rappresentano un punto particolarmente critico, ma anche sui ghiacciai delle montagne si osservano queste accelerazioni degli effetti globali. Quindi, l’importanza sia dei poli che delle montagne è proprio quella di permetterci di avere delle evidenze sui mutamenti, che suonino come allarmi prima che il problema diventi macroscopico. Ci permettono di evidenziare subito i mutamenti di questi ecosistemi e quindi di poter pensare a delle strategie di risposta per fronteggiarli.

     
    D. - Intanto, al Polo Nord si è registrato un aumento del tasso medio della temperatura che è il doppio rispetto al resto del mondo. Questo cosa comporta?

     
    R. - Lo scioglimento di questi ghiacciai si ripercuote immediatamente in un innalzamento del livello del mare, con ovvie conseguenze su quelli che sono i Paesi vicini alle linee di costa attuali. Il problema è più importante più questo fenomeno avviene in modo rapido.

     
    D. - C’è poi il problema della flora e della fauna…

     
    R. - Questi ecosistemi sono fragili perché hanno delle condizioni estreme di temperatura e di luce. Se queste condizione si modificano, tutto si ripercuote sulle faune e la flora che vivono in questi ecosistemi.

     
    D. - E per quanto riguarda, invece, lo scioglimento dei grandi ghiacciai montani?

     
    R. - Gli effetti sono quelli di una forte riduzione della superficie glaciale e, quindi, una grande modificazione della idrologia di questi sistemi. Tutto ciò si ripercuote con effetti negativi sull’ecosistema montano ma anche nelle aree di pianura, e questo in particolare per quanto riguarda la disponibilità di acqua per i diversi usi, sia potabile, sia riguardo alla produzione elettrica, sia per l’irrigazione. In particolare, lo scioglimento dei ghiacciai determina un cambiamento dell’idrologia e si verificano delle riduzioni di portata soprattutto nei mesi estivi, quando invece la domanda di acqua è più alta.

     
    D. - A questo punto, cosa può fare il singolo cittadino per contrastare queste tendenze?

     
    R. - Anzitutto, è necessario un aumento dell’attenzione riguardo a questi problemi. Il singolo cittadino può, con il suo comportamento ridurre gli sprechi, che sono fondamentali. E questo proprio perché abbiamo visto che le risorse non sono infinite e soprattutto l’acqua non è una risorsa infinita, in particolare quella di buona qualità. E’ necessario inoltre riuscire ad esercitare una pressione sui politici e su coloro che prendono le decisioni affinché questi temi rimangano in agenda delle discussioni dei governi.

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    Chiesa e Società



    Accorato appello alla pace dei vescovi del Centrafrica, a seguito degli ultimi tragici episodi di violenza negli scontri tra ribelli ed Esercito governativo

    ◊   Un’esortazione a “riprendere il dialogo per trovare una soluzione pacifica” tra i ribelli e le forze governative è stato lanciato dai vescovi della Repubblica Centrafricana, nei giorni scorsi in visita ad Limina in Vaticano. In una nota ufficiale, i presuli esprimono la loro “costernazione” di fronte agli ultimi tragici episodi di violenza avvenuti nel nord del Paese: rapimenti ed arresti arbitrari di personale umanitario della Caritas e del Coopi a Bozum e della missione locale dell’ONU (Bonuca) sulla strada di Bambari; l’assassinio del sotto-prefetto di Ngaoundaye da parte dei ribelli e le reazioni violente dei militari dell’Esercito regolare con la distruzione di migliaia di case in quattro villaggi, Ngaoundaye, Makele, Ndanga e Mbama che hanno provocato l’esodo di circa 20 mila persone. “Esprimiamo – scrivono i presuli del Centrafrica - la nostra vicinanza e solidarietà a tutte le persone che hanno subito violenze fisiche, che hanno visto distrutte le proprie abitazioni o che sono state private abusivamente dei loro beni”. “Auspichiamo che questa violenza si fermi – aggiungono – convinti che questi avvenimenti non facciano che aggravare la situazione già precaria del Paese”. Infine l’invito accorato a tutti gli uomini di buona volontà ed alle associazioni internazionali “a dare il loro contributo per convincere le autorità del Paese a cercare una via pacifica per mettere fine a questa spirale di violenza”. (R.G.)

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    Ad Hong Kong il cardinale Zen ha ricordato il 18° anniversario della strage di piazza Tienanmen

    ◊   Il vescovo di Hong Kong, card. Joseph Zen Ze-kiun, ha guidato ieri sera nel Victoria Park un incontro di preghiera per la democrazia nel Territorio ed in Cina, che ha preceduto l’imponente veglia in ricordo del movimento anti-corruzione e pro-democrazia a 18 anni dal massacro di piazza Tienanmen. All’incontro - riferisce AsiaNews - erano presenti circa 500 cattolici. Il card. Zen, rientrato da un viaggio in Nord America, ha detto: “Molti emigranti cinesi che ora vivono in Occidente sperimentano lo stato di diritto e la libertà che ne consegue. Mi chiedo quando anche i cinesi che vivono nella madrepatria potranno godere di una tale benedizione. Spero che Pechino abbia il coraggio di affrontare quello che ha fatto 18 anni fa”. Secondo i dati degli organizzatori, oltre 55mila persone hanno partecipato alla marcia in ricordo delle vittime della strage di Tiananmen, che ogni anno viene organizzata nel Territorio di Hokg Kong in occasione dell’anniversario della violenta repressione ordinata nel 1989 da Deng Xiaoping. (R.P.)

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    Un'altra chiesa cristiana è stata attaccata questa settimana a Bandung nell'isola indonesiana di Giava

    ◊   Secondo AsiaNews, l’attacco è avvenuto domenica scorsa contro la chiesa Sidang Jemaat Allah a Gading Tutuka (Soreang). Al grido ‘Allahu Akbar’ (Dio è grande), gli aggressori hanno fatto irruzione nella chiesa alle 9:30 del mattino, hanno colpito alla testa la moglie del reverendo e fermato le attività domenicali dei bambini lì presenti, distruggendo quattro immagini di Cristo. Una testimone ha raccontato che gli aggressori dicevano di appartenere al   Movimento di alleanza anti-apostata (Agap) e sostenevano che la chiesa non aveva le autorizzazioni necessarie per svolgere le celebrazioni. I rappresentanti dell’Agap hanno però negato ogni coinvolgimento, così come Hedi Muhammad della Anti-Apostate Division of the Islamic Ulema Forum (Fuui), organizzazione che sostiene l’Agap. Secondo un decreto emesso dal ministro per gli affari religiosi, Maftuh Basyuni, l’istituzione di un luogo di culto deve essere approvata da almeno 60 residenti e avere almeno 90 fedeli. Ma secondo testimoni, i permessi per svolgere le attività religiose erano stati concessi più di sette anni fa. L’episodio di domenica non fa altro che confermare i numerosi tentativi per sopprimere ogni libertà religiosa in questo Paese a predominanza musulmana. Soprattutto nel West Java dove negli ultimi mesi numerose chiese e altri luoghi di culti sono stati fatti chiudere dagli estremisti musulmani. In questa zona, da settembre 2004, sono state costrette a chiudere più di 30 chiese. (R.P.)

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    Riuniti a L’Aja, in Olanda, delegati di 171 Paesi per fare il punto sul commercio internazionale di specie in pericolo. La strategia è quella di combattere la povertà per tutelare l’ambiente. Ma gli interessi economici in gioco sono enormi

    ◊   Migliorare le condizioni di vita nei Paesi poveri per proteggere l’ambiente, minacciato dallo sfruttamento di specie di fauna e flora in via di estinzione e dai cambiamenti climatici dovuti all’emissione di gas inquinanti. Queste sulla carta le intenzioni della XIV Conferenza dell'ONU sul commercio internazionale di specie in pericolo, denominata “Cites”, aperta ieri a L’Aja, in Olanda, cui partecipano delegati di 171 Paesi. Tra i temi in agenda, fino al 15 giugno, sono le nuove regole sulle esportazioni di avorio, all’indomani delle proteste degli ambientalisti per il via libera - arrivato sabato scorso dal Comitato permanente della Cites a tre Paesi africani: Sud Africa, Namibia e Botwana – per la vendita al Giappone di 60 tonnellate di avorio delle loro riserve statali, sotto la supervisione della stessa Conferenza dell’ONU, che si è impegnata a monitorare l'impatto sulla caccia di frodo agli elefanti. Ma gli ambientalisti contestano che le vendite legali una tantum finiscono sempre per stimolare il mercato nero dell'avorio. Altri argomenti da discutere a L’Aja la tutela della fauna ittica - in particolare squali e balene - e del legname tropicale. A tale proposito l’Università dell’ONU ha annunciato ieri la creazione di un nuovo database sui crimini contro l’ambiente che aiuterà l’Interpol a combattere il ‘mercato nero’ di piante e animali diventato ormai, secondo gli esperti, la terza fonte di introiti illegali al livello mondiale dopo il narcotraffico e il contrabbando di armi. (R.G.)

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    La solidarietà della Radio Vaticana a don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione antipedofilia Meter, fatto oggetto di calunnie, ingiurie e minacce, dopo la partecipazione al programma Tv della Rai “AnnoZero”

    ◊   ''Calunnie, ingiurie e minacce” sono giunte attraverso Internet al sacerdote Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione antipedofilia Meter, dopo la sua partecipazione giovedì scorso al programma televisivo di Rai Due “AnnoZero”, condotto dal giornalista Michele Santoro, dedicato al dramma della pedofilia, che ha coinvolto anche esponenti della Chiesa. A denunciare le gravi intimidazioni è stato lo stesso don Di Noto, appellato lui stesso “pedofilo terrorista, che copre la mafia cattolica”. Da qui la decisione del sacerdote di sporgere querela e chiedere l’intervento della Polizia Postale. “Questa non è libertà di parola - ha dichiarato il fondatore dell’associazione Meter - questi sono reati contro una persona e il suo intenso lavoro, a tutela dell'infanzia. Qui non è essere contro la pedofilia, ma è essere contro i preti che combattono la pedofilia". Don Di Noto ha aggiunto di non aver paura e di non essere intimidito: “quello che è importante – ha detto - è aver salvato i bambini da uomini crudeli e pedofili, e aver contribuito a consegnare alla giustizia i carnefici. Ma credo – ha pure sottolineato - che ci siano grandi responsabilità per come si gestisce un problema così complesso, qual è la pedofilia”. A Don di Noto per il suo gravoso impegno contro un crimine orribile va la solidarietà della Radio Vaticana. (R.G.)

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    Il premio 2007 della Fondazione Cammino per la Pace verrà assegnato ad Al Khalifa, presidente dell’Assemblea generale dell’ ONU

    ◊   Sarà consegnato il 12 giugno il premio 2007 della Fondazione Cammino per la Pace: l’organizzazione della Santa Sede che sostiene le missioni di pace delle Nazioni Unite. Scelta all’unanimità dai membri della commissione, la scelta è caduta su Sheikha Haya Rashed Al Khalifa, presidente della 61esima Assemblea generale dell’ONU. Ad annunciarlo è stato l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede nelle Nazioni Unite e presidente della Fondazione. Prima di essere eletta presidente dell’Assemblea generale dell’ONU, Al Khalifa è stata un’avvocato di fama internazionale: tra le prime donne laureate in legge dello stato del Bahrain. Ha tenuto numerose conferenze in America, Asia e Europa per far conoscere la situazione delle donne nel Medio Oriente. Dal 2000 al 2004, è stata ambasciatrice francese in Belgio, Svizzera e Spagna e rappresentante permanente dell’UNESCO. (B.B)

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    Arcipelago di Tonga e isole Fiji: sono le ultime tappe del tour in Oceania della Croce della Giornata Mondiale dei Giovani e dell’Icona di Maria. Prossimo appuntamento a Vanuatu

    ◊   Prosegue il viaggio della Croce della GMG e dell’Icona di Maria in Oceania. Nella tappa all’arcipelago di Tonga, i missionari sono stati accolti da centinaia di giovani, dalla rappresentanza della famiglia reale e dal vescovo locale mons Soane Lilo Foliaki. La preparazione dell’evento ha coinvolto tutti i fedeli dell’arcipelago: circa 15mila persone. Il vescovo di Tonga - riferisce l'Agenzia Fides - ha colto l’occasione per ricordare l’importanza per la Chiesa dell’Oceania di incontrare Benedetto XVI, che in occasione della GMG arriverà a Sidney il primo luglio del prossimo anno. Dopo aver visitato le numerose parrocchie delle isole Fiji, il tour si è concluso nella capitale Suva, con una solenne cerimonia nella cattedrale del sacro Cuore. Le prossime tappe prevedono un passaggio in Nuova Zelanda, nell’arcipelago di Vanuatu e in Nuova Zelanda. (B.B)

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    Da oggi sarà possibile prenotare i pellegrinaggi on line. È nato JOSP: il sito internet promosso dall’Opera Romana Pellegrinaggi, che organizza viaggi religiosi in tutto il mondo

    ◊   È nato JOSP, Journeys of the Spirit, il sito Internet che promuove pellegrinaggi e viaggi dello spirito. Per ora è affiancato a quello già esistente dell’Opera Romana Pellegrinaggi e vi si accede dall’indirizzo www.orpnet.org. Fatima, Lourdes, Gerusalemme, Santiago de Compostela e Roma sono solo alcune città inserite nel ventaglio delle offerte. Tra le proposte di Roma, un itinerario che parte dalle basilica di San Clemente e arriva fino a San Gregorio Magno, passando per i Santi Quattro Coronati. Sarà possibile scegliere da casa il viaggio più adatto alle proprie esigenze ed effettuare il pagamento on line. Come riferisce l’agenzia Zenit, il sito si pone l’obiettivo di partecipare al Festival del turismo religioso nel 2009 e di diventare il punto di riferimento dei pellegrini. L’Opera Romana Pellegrinaggi promuove così l’evangelizzazione dell’uomo, attraverso la pastorale del turismo e il ministero del pellegrinaggio. (B.B)

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    Per il centenario dello scautismo, il 9 giugno verrà inaugurata a Roma una mostra dell'Agesci

    ◊   “I bufali a Kensington Gardens 1907/2007: cento anni di scautismo” è il titolo della mostra, promossa dall’Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) che verrà inaugurata a Roma, al Palazzo della Cancelleria, il 9 giugno. “Dopo il successo della giornata nazionale ‘Noi, voi, tutti in piazza!’ – spiegano alla presidenza dell’associazione - la mostra vuole offrire un panorama dell'esperienza italiana, con particolare riferimento allo scautismo cattolico, attraverso racconti e suggestioni”. Verranno presentati documenti, immagini e oggetti – riferisce l’Agenzia SIR - che raccontano la vita del movimento scout, con tre sezioni: “radici”, “memoria” e “futuro”. “Queste tappe – dicono gli organizzatori - scandiscono un percorso ideale che mescola la cronologia e la storia del metodo educativo, i fatti e le persone che lo hanno reso il più grande movimento di giovani del mondo, che oggi conta 40 milioni di iscritti sul pianeta e 200mila solo in Italia”. La mostra ha il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Consiglio Regionale della Calabria e rimarrà aperta fino al 1° luglio. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Grande attesa per il G8 di domani in Germania. Bush in visita nella Repubblica Ceca: “Lo scudo - risponde a Putin - serve solo per difesa”. In Spagna, l’ETA sospende la tregua. Zapatero: “Deponete le armi”

    ◊   - “La Guerra Fredda è finita. La popolazione della Repubblica Ceca non deve essere costretta a decidere se essere amica degli Stati Uniti e della Russia. Può essere amica di entrambi”: lo ha detto il presidente americano, George W. Bush, al termine dei suoi colloqui a Praga con i leader della Repubblica Ceca, centrati sulla crisi politica con Mosca, aggravatasi in seguito alla decisione di installare uno scudo antimissile americano con basi in Polonia e Repubblica Ceca. Bush era giunto ieri sera a Praga, prima tappa di una visita di otto giorni in Europa, che lo porterà poi in Germania per il vertice del G8, quindi in Polonia, Italia, Albania e Bulgaria. Roberta Moretti:


    Secondo Bush, lo scudo spaziale “intende solo difendere dal possibile lancio di missili da parte di Stati-canaglia come l'Iran, e la Russia non ha niente da temere”. Da parte sua, il premier ceco, Topolamek, ha ribadito che “la scarsa difesa dell'Europa, paragonata allo scudo spaziale già esistente sopra gli USA, divide la NATO in due parti senza uguali diritti”, sottolineando che di tale situazione evidentemente vuole approfittare la Russia per indebolire la posizione della NATO in Europa. Dopo le minacce del presidente russo, Putin, di puntare i propri missili verso l’Europa, Bush ha incontrato i leader della Repubblica Ceca alle prese con una popolazione ancora in maggioranza sfavorevole allo scudo spaziale e con un’opposizione che vede nella questione un modo per mettere in difficoltà Topolamek. Ieri e oggi, manifestazioni pacifiche di protesta hanno animato il centro di Praga, mentre la Cina si è detta preoccupata che la base radar possa alterare “l’equilibrio strategico” tra gli Stati. E la questione dello scudo spaziale, pur non essendo in agenda, rischia di diventare anche il tema dominante del G8 di Heiligendamm, mentre altro tema scottante tra la Russia e i Paesi che partecipano al vertice è lo Stato del Kosovo. Mosca si oppone a qualsiasi forma di indipendenza per la regione serba a maggioranza albanese e minaccia il veto all’ONU contro la soluzione sponsorizzata da Unione Europea e Nazioni Unite. Tra le questioni centrali del G8, poi, la lotta ai cambiamenti climatici, con il cancelliere tedesco, Merkel, che aspira a un accordo ambizioso che preveda una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per diminuire di due gradi il riscaldamento del pianeta nel prossimo decennio. Si parlerà, ancora di Africa, con uno sguardo alla questione degli aiuti promessi al G8 di Gleneagles nel 2005, ma anche alle tematiche del buon governo, della corruzione, dei dritti umani e della lotta contro AIDS, malaria e TBC. Il G8 potrebbe inoltre imprimere una svolta nei negoziati commerciali di Doha, sull’orlo del fallimento a quasi sei anni dal lancio del ciclo. Ma i grandi discuteranno anche di nuove regole finanziarie e commerciali, in cooperazione con i Paesi emergenti, Cina in primo luogo. Infine, le questioni più calde della politica estera: la crisi in Medio Oriente; la situazione in Iraq e Afghanistan; la disputa sul nucleare con l’Iran. Ovunque, sono state annunciate imponenti manifestazioni di protesta organizzate dai gruppi no global e si temono incidenti sulla scia di quanto avvenuto in questi giorni a Rostock, dove un bilancio provvisorio parla di un migliaio di feriti e di centinaia di arresti in seguito agli scontri tra manifestanti e polizia.

    - Non accenna a diminuire la violenza in Libano, dove i combattimenti tra esercito regolare e miliziani islamici di ispirazione qaedista si sono estesi a un campo profughi palestinesi a sud di Beirut. E proprio nella capitale, una bomba ha investito ieri sera un autobus nel quartiere cristiano di Sed al-Baushrieh, nella parte orientale di Beirut, provocando dieci feriti. Intanto, secondo il Dipartimento per la ricerca dell’Intelligence militare libanese, malgrado la presenza dell’esercito e delle forze UNIFIL, i miliziani sciiti Hezbollah starebbero tornando a organizzarsi nei villaggi e in zone aperte a sud del fiume Litani, nel Libano meridionale.

    - La tensione torna a salire a Gaza, dopo che nella prima mattinata una postazione della Guardia presidenziale di Abu Mazen, al valico commerciale di Karni, è stata attaccata da miliziani dotati di armi automatiche. Un agente è rimasto ferito. L’attacco non è stato finora rivendicato, ma fonti locali parlano di miliziani legati a Hamas. Intanto, duri scontri nella cittadina cisgiordana di Kabatya, dove ingenti reparti dell'esercito israeliano sono entrati per compiere perlustrazioni ed arresti. Diversi miliziani della Jihad islamica sono stati arrestati, mentre si ha notizia di almeno quattro feriti. Previste, inoltre, per oggi pomeriggio nei Territori e in Israele, diverse manifestazioni di protesta in occasione del 40.anniversario della Guerra dei sei giorni, in cui Israele occupò l'intero Sinai, la Cisgiordania e le alture del Golan. “La futura creazione di uno Stato palestinese autonomo ha commentato da Ramallah il presidente palestinese, Abu Mazen - cancellerà la memoria della sconfitta”.

    - Afghanistan. I guerriglieri talebani hanno decapitato un ostaggio afghano, un medico, allo scadere dell'ultimatum fissato dai ribelli per la consegna da parte del governo di Kabul delle spoglie del mullah Dadullah, uno dei principali capi ribelli e tra i responsabili del sequestro del giornalista italiano, Daniele Mastrogiacomo, e della morte del suo autista e del suo interprete. Intanto, Il fratello di Dadullah ha fatto sapere che numero uno di al Qaeda, Osama Bin Laden, è vivo e che gli ha scritto una lettera, dopo che suo fratello era stato ucciso dagli americani il mese scorso.

    L'ETA, l’organizzazione indipendentista basca armata, ha annunciato la sospensione dalla mezzanotte di oggi della tregua dichiarata nel marzo del 2006. Rispondendo all’iniziativa dell’ETA, il premier spagnolo Zapatero ha affermato che la tregua era di fatto già rotta e che il governo userà “tutta la forza della legge e dello stato di diritto” per difendere la società dalla violenza. “Il Paese non si lascerà intimidire, ha detto ancora Zapatero, che inoltre ha invitato tutte le forze politiche all'unità in questo momento difficile, aggiungendo che si impegnerà, affinché, malgrado gli attuali sviluppi, si giunga alla pace il più presto possibile. Per un commento, Giancarlo La Vella ha raggiunto telefonicamente Antonio Pelayo, corrispondente in Italia per l’emittente televisiva spagnola “Antena Tres”:


    R. - Prima eravamo in una sorta di grande equivoco, perché credevamo che fosse possibile dialogare proprio con coloro che hanno invece dimostrato sempre di essere incapaci a dialogare, poiché non conoscono altro linguaggio se non quello degli attentati. Adesso sì che siamo nella realtà di quella che è la vera natura di questo gruppo terrorista, che quando annuncia una tregua dalle violenze è soltanto perché ha bisogno di tempo per ricostruire la sua strategia. Siamo, quindi, ripiombati nuovamente nel clima di un gruppo terroristico che non vuole sapere altro se non violenza, morte e nuovi attentati.

     
    D. - Chi potrebbe essere, a questo punto, a mediare in questa situazione che sembra ridiventare difficile?

     
    R. - Mediare in questo conflitto si è già rivelato molto difficile, per non dire impossibile. Io credo che la vera mediazione sia in mano alla società civile spagnola e la società civile basca. Questo è il vero problema. La Chiesa ha detto che sarà sempre disposta a fare qualsiasi cosa per aiutare e favorire la pace, ma una mediazione da parte della Chiesa la vedo un po’ difficile, proprio perché la Chiesa non può certo accettare i suoi metodi. Isolare allora questi violenti è, secondo me, la prima cosa e l’unica cosa possibile da fare, attuando tutti mezzi che uno Stato democratico mette in mano alle forze dell’ordine.  - Il presidente ucraino filo occidentale, Viktor Iushenko, ha firmato il decreto per far svolgere le elezioni legislative anticipate il 30 settembre. Il decreto segue l'accordo firmato il 27 maggio scorso tra lo stesso Iushenko, il premier filo russo Viktor Ianukovic, e il presidente della Rada, Aleksander Moroz, per uscire dalla crisi politica.

    - Nuovi sviluppi, in Italia, sulla vicenda che vede coinvolti il vice ministro dell’economia, Vincenzo Visco, e l’ex generale della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, che ha rinunciato all’incarico alla Corte dei Conti conferitogli dal Consiglio dei ministri, dopo essere stato rimosso dalle Fiamme Gialle. “Mi hanno violentato - ha detto Speciale - ma non voglio dare l’impressione di essere abbarbicato alla poltrona, quindi rinuncio al ricorso al TAR contro la mia rimozione”. Dopo 46 anni di servizio militare “senza alcuna macchia - ha poi scandito il generale - vado in pensione anticipata nonostante il mio incarico scadesse nel marzo 2008”. Da parte sua, il presidente della Camera, Bertinotti, ha commentato che il caso avrà “ricadute politiche anche molto pesanti”.

    - E’ cominciato ieri all'Aja il processo all'ex presidente liberiano, Charles Taylor, accusato di crimini di guerra e contro l'umanità dal Tribunale Speciale per la Sierra Leone. Taylor, primo leader africano giudicato da una Corte internazionale, deve rispondere di 11 capi di imputazione per aver organizzato e finanziato la guerriglia durante la guerra civile in Sierra Leone, dal 1991 al 2001, costata la vita a oltre 200 mila persone. Sul significato di questo processo Giancarlo La Vella ha sentito il commento di Massimo Alberizzi, inviato speciale ed esperto di Africa del Corriere della Sera:


    R. - Taylor ha sicuramente delle responsabilità che sono state chiaramente accertate. Io stesso, per esempio, avevo pubblicato alcuni pezzi sulle armi che lui era riuscito a comprare nonostante l’embargo delle Nazioni Unite, violando tutte le regole e tutte le leggi. La guerriglia da quelle parti è stata spietatissima ed era finalizzata neanche ad un’ideologia, non c’era neanche da chiedere qualcosa in nome di un ideale: era proprio finalizzata al commercio dei diamanti e quindi Charles Taylor va sotto processo ed è molto importante perché questo è il primo caso di un presidente della Repubblica che viene processato per crimini contro l’umanità. Non scordiamoci che Charles Taylor quando era presidente, quindi mentre stava commettendo tutte quelle atrocità, era ricevuto da tutti i Paesi cosiddetti più civili sicuramente di lui.

    - Continuano senza sosta gli attentati terroristici a Mogadiscio, in Somalia: almeno otto morti anche ieri, in un sanguinoso attacco suicida alla residenza del premier, Gedi, mentre fonti concordi indicano che è stato ucciso appena in tempo un altro kamikaze che stava tentando di lanciare la sua camionetta carica di esplosivo contro il quartier generale militare etiopico.

    - Il capo guerrigliero delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC), Rodrigo Granda, è stato scarcerato la notte scorsa per tentare, attraverso la sua mediazione, di trovare un accordo per la liberazione di Ingrid Batancourt La decisione del governo colombiano, annunciata ieri sera dal presidente, Uribe, fa seguito a un’esplicita richiesta del presidente francese, Sarkozy. La Betancourt, ex parlamentare franco-colombiana, fu rapita nel 2002, alla vigilia delle presidenziali che videro la vittoria dell'attuale capo di Stato Uribe.

    - Si fa violenta la campagna elettorale a Timor est, in vista del voto del 30 giugno per il rinnovo del Parlamento. Due sostenitori del nuovo presidente, Jose Ramos Horta, insediato dopo le elezioni presidenziali del mese scorso, sono stati uccisi ieri da poliziotti fuori servizio nel distretto provinciale di Viqueque. Intanto, le Nazioni Unite, che mantengono nel Paese una forza di peacekeeping, hanno annunciato un rafforzamento delle misure di sicurezza.

    - Un militare cinese di 19 anni, contagiato dal virus dell'influenza aviaria, è morto nella provincia sudorientale di Fujian, portando così a 16 il numero ufficiale dei decessi in Cina. Lo ha annunciato l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), citando le autorità sanitarie locali. (A cura di Roberta Moretti)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 156

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