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SOMMARIO del 02/06/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Nell'udienza alla Pontificia Accademia Ecclesiastica, Benedetto XVI dice ai futuri rappresentanti della Santa Sede: siate sacerdoti e pastori prima che diplomatici
  • Il Papa proclama quattro nuovi santi: hanno speso la loro vita nel segno dell'amore per Cristo e per il prossimo
  • Altre udienze e nomine
  • Sarà beatificato Franz Jägerstätter, il contadino austriaco ucciso dai nazisti per essersi opposto a Hitler in nome del Vangelo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Libano: continua la battaglia tra miliziani islamici ed esercito regolare in un campo profughi palestinese
  • La Grande missione continentale in America Latina, dopo i giorni del confronto: un commento sulla Conferenza di Aparecida
  • Nella notte il tradizionale Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto proposto da Comunione e Liberazione con la Fiaccola della pace benedetta dal Papa
  • L'Apocalisse al centro del Festival musicale di Ravenna
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Santissima Trinità
  • Chiesa e Società

  • “Un’azione audace contro la povertà globale”: lo chiedono i vescovi dei Paesi del G8, in vista del Summit di Rostock
  • Ventuno clandestini morti in un naufragio tra le acque libiche e maltesi. Braccio di ferro sulla destinazione dei corpi
  • “Cambiare stile di vita”: messaggio dei vescovi della Corea del Sud per la Giornata dell’ambiente 2007
  • Si celebra, in diverse città del mondo, la 56.ma Notte della Solidarietà per prevenire e combattere l’AIDS
  • Nella Repubblica Democratica del Congo, premiato mons. Nsiele Zi Mputu, vescovo di Kisantu, per la sua lotta contro la vendita di farmaci falsificati
  • Commemorato a Bologna il 750.mo del “Liber Paradisus”, decreto comunale che riscattò i servi della gleba
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Nigeria liberati sei dipendenti della Chevron rapiti da ribelli del MEND - Festa della Repubblica in Italia: il presidente Napolitano invita le forze politiche al dialogo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nell'udienza alla Pontificia Accademia Ecclesiastica, Benedetto XVI dice ai futuri rappresentanti della Santa Sede: siate sacerdoti e pastori prima che diplomatici

    ◊   Siate dei pastori imitatori di Cristo prima che dei diplomatici, perché chiunque vi avvicini possa scoprire “il sacerdote che è in voi”. E’ questa la “cifra” ecclesiale che Benedetto XVI chiede agli studenti della Pontificia Accademia Ecclesiastica, ricevuti questa mattina dal Papa per la tradizionale udienza annuale. La Pontificia Accademia forma i sacerdoti destinati al servizio diplomatico della Santa Sede, nelle Nunziature apostoliche o nella Segreteria Stato. Ce ne parla Alessandro De Carolis:


    Per essere rappresentanti della Sede di Pietro negli scenari più diversi del mondo, in contesti secolarizzati come in terra di conflitto, bisogna avere non una “mera conoscenza intellettuale” di Gesù ma coltivare con lui “un’amicizia intima” perché il sacerdote deve prevalere sul diplomatico. Con grande chiarezza, Benedetto XVI ha tracciato l’“identikit” del futuro nunzio apostolico o dell’incaricato in Segreteria di Stato parlando davanti ai giovani sacerdoti della Pontificia Accademia Eclclesiastica. “Il servizio al quale siete destinati e per il quale vi preparate qui a Roma – ha detto loro - è un servizio di testimoni qualificati presso le Chiese e le autorità dei Paesi ai quali, a Dio piacendo, sarete destinati”:

     
    “Voi sapete che la fede cristiana non può mai ridursi a mera conoscenza intellettuale di Cristo e della sua dottrina; deve anche esprimersi nell’imitazione degli esempi che Cristo ci ha dato come Figlio del Padre e come Figlio dell’uomo. In particolare, chi collabora con il Successore di Pietro, Pastore supremo della Chiesa cattolica, è chiamato a fare del suo meglio per essere lui stesso un vero pastore pronto, come Gesù Buon Pastore, a dare la vita per il suo gregge”.

    Pastori dunque - “fondamentalmente” e “sempre” ha insistito Benedetto XVI - ma anche “promotori di dialogo e tessitori di fruttuosi rapporti con le autorità e le istanze civili, come vuole la peculiare tradizione cattolica”:

     
    “Coltivate questo vostro anelito, così che quanti vi avvicineranno possano scoprire sempre il sacerdote che è in voi. Si renderà così a tutti noto con chiarezza il carattere atipico della diplomazia pontificia. Una diplomazia, come possono constatare le numerose missioni diplomatiche accreditate presso la Sede Apostolica che, lungi dal difendere interessi materiali o visioni parziali dell'uomo, promuove valori che scaturiscono dal Vangelo, come espressione degli alti ideali proclamati da Gesù, unico e universale Salvatore. Questi valori, del resto, in non piccola parte sono patrimonio condiviso anche da altre religioni ed altre culture”.

     
    In apertura del suo discorso, Benedetto XVI aveva accettato con gratitudine gli apprezzamenti al suo libro “Gesù di Nazareth” espressi nome dei presenti dal presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, l’arcivescovo Justo Mullor. Uno spunto per ribadire un concetto fondamentale:

     
    “Quanto più ricercherete il volto di Cristo, tanto meglio potrete servire la Chiesa e gli uomini - cristiani e non cristiani - che incontrerete sul vostro cammino nelle Rappresentanze Pontificie sparse in ogni parte del mondo”.

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    Il Papa proclama quattro nuovi santi: hanno speso la loro vita nel segno dell'amore per Cristo e per il prossimo

    ◊   Domani Benedetto XVI proclamerà Santi i Beati Giorgio Preca, Simone da Lipnica, Carlo di Sant’Andrea e Maria Eugenia di Gesù. La celebrazione si svolgerà in Piazza San Pietro alle 10. La nostra emittente seguirà l’evento in diretta a partire dalle 9.50 con radiocronaca in italiano, tedesco, francese, spagnolo e portoghese, sulle onde corte, sulle onde medie e in modulazione di frequenza. Ma che cosa ha caratterizzato la vita di questi Beati? Ce lo spiega in questo servizio Tiziana Campisi:

     
    “Salutis omnium sitibundus”, “Assetato di salvezza per tutti”: così è stato definito Simone da Lipnica, polacco, instancabile predicatore che amava dedicare tempo allo studio e alla preghiera ma che non ha trascurato il prossimo. Religioso dei Frati Minori, è vissuto nel XV secolo, quando in Polonia imperversava la peste. Insieme ai confratelli soccorreva i malati e confortava i moribondi, amministrando i sacramenti e annunciando la consolante Parola di Dio. Restando al fianco degli appestati venne contagiato e nell’ora della morte non staccò i suoi occhi dalla Croce. Si deve invece alla francese Maria Eugenia di Gesù, nel XIX secolo, la fondazione dell’Istituto delle Suore dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, congregazione apostolica e allo stesso tempo profondamente contemplativa. Maria Eugenia la pensa all’indomani della Rivoluzione francese, quando, rendendosi conto che era necessario ricostruire un mondo cristiano secondo il Vangelo, capisce che la Chiesa deve dedicarsi all’educazione cristiana delle giovani. Vedeva il mondo come un luogo di rivelazione di Dio e un luogo per rendergli gloria e fu la predicazione di padre Lacordaire, nella cattedrale parigina di Notre Dame, ad indurla a consacrare tutte le sue forze alla Chiesa. La sua figura insegna che la vera eredità dell’umanità è collaborare alla realizzazione di cieli nuovi e di una terra nuova. Olandese, sacerdote passionista, Carlo di Sant’Andrea, morto nel 1893, con il suo esempio lancia un invito forte alla fedeltà a Cristo, anche a costo della propria vita. Aveva una grande devozione per la Passione e a lui si accostavano centinaia di persone di qualunque ceto sociale, in cerca d’aiuto nelle difficoltà e di risposte nei momenti di dubbio e di prova. Portava sempre con sé un piccolo Crocifisso, lo stringeva nella mano sinistra e di tanto in tanto lo contemplava, come a voler ricordare che la Passione di Cristo non è una astrazione, né un mero avvenimento storico, ma un evento reale e presente. L’apostolato di Giorgio Preca, sacerdote maltese, risale invece al secolo scorso. Fondatore della Società della Dottrina Cristiana, a caratterizzare la sua vita è stato il forte l’impulso di dedicarsi alla catechesi per i laici, per valorizzarne anche il loro ruolo nella evangelizzazione. Ma quale carisma ha caratterizzato la missione di padre Giorgio Preca? Giovanni Peduto lo ha chiesto al postulatore della Causa di canonizzazione, mons. Charles Scicluna:

     
    R. - Nato a La Valletta, a Malta, il 12 febbraio 1880, Giorgio Preca è stato ordinato sacerdote per la diocesi di Malta il 22 dicembre 1906. Nel 1907 ha dato inizio, con alcuni giovani laici celibi, alla Societas Doctrinae Christianae per l’apostolato della catechesi. Nel 1916 si iscrive come Terziario Carmelitano e nel 1957 propone i cinque “Misteri della Luce” per il Santo Rosario. Vede la sua associazione crescere anche in Australia e altrove. Muore piamente a Santa Venera, a Malta, il 26 luglio 1962. E’ stato beatificato a Malta da Giovanni Paolo II il 9 maggio 2001. Don Giorgio Preca ha trovato ispirazione nell’esortazione dell’Apostolo Paolo a Timoteo: “Le cose che hai udito da me davanti a molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali a loro volta siano in grado di insegnare agli altri” (2 Tim 2,2). Promuove la devozione al mistero dell’Incarnazione e propaga la venerazione delle parole “Verbum Dei caro factum est” e il culto delle Cinque Piaghe di Nostro Signore. Le basi della sua spiritualità sono la rettitudine d’intenzione, l’umiltà e la mansuetudine.

    D. - In quale contesto è vissuto e in che maniera ha espletato la sua missione?

     
    R. - L’ignoranza religiosa lo rattristava e fece nascere in lui forte la vocazione di insegnare al Popolo di Dio. Soleva ripetere che l’insegnamento è la fonte di ogni bene. Don Giorgio si è dedicato alla predicazione, alla direzione spirituale e alla stesura di libri di catechesi. Viene riconosciuto come “uomo di fede” e “apostolo della fede”.

    D. - Vuole ricordarci un episodio significativo della sua vita?

     
    R. - Raccontava che una volta, verso il 1910, mentre viaggiava a piedi, vicino a Croce Marsa, non lontano da La Valletta, incontrò un ragazzo sui dodici anni che trascinava una carretta alla quale era attaccata, con una fune, una cesta di concime. Il giovane, con voce autorevole, chiese a Don Giorgio: “Aiutami a tirare la carretta”. Alla sua parola di comando don Giorgio - raccontò poi - provò una dolce sensazione e si sentì immediatamente trasformato. Con calma e senza curarsi della folla che gli stava intorno, si mise a spingere e a tener ferma la cesta con le mani. Non sapeva spiegare cosa fosse successo dopo. Poi, condividendo l’accaduto con i suoi catechisti venne illuminato sul significato della visione. La carretta e la cesta simboleggiavano la Società per la Dottrina Cristiana sorretta da Gesù all’età del suo intervento con i dottori nel tempio di Gerusalemme: era Gesù che tirava avanti la Società e chi la spingeva poteva farlo ad occhi chiusi, perché la missione d’insegnare era quella stessa del Divin Maestro!

     
    D. - Quale messaggio lascia al mondo d’oggi?

     
    R. - La figura del Beato Giorgio Preca è molto attuale. Don Giorgio Preca si pone in quella scia di profeti suscitati nella Chiesa dallo Spirito per ribadire con dolce forza il ruolo fondamentale della Parola di Dio nella formazione e nella vita cristiana, nonché per palesare nella Chiesa il ruolo importante ed indispensabile dei laici come operatori attivi dell'evangelizzazione.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in successive udienze il cardinale Jean-Louis Tauran, Archivista e Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e mons. Javier Echevarría Rodríguez, vescovo tit. di Cilibia, Prelato della Prelatura personale dell’Opus Dei.

    Questo pomeriggio il Papa riceverà l’arcivescovo Francesco Monterisi, segretario della Congregazione per i Vescovi.

    In Indonesia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Atambua presentata da mons. Anton Pain Ratu, Verbita, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. Dominikus Saku, del clero di Atambua, professore e formatore nel Seminario Maggiore di Kupang. Il rev. Dominikus Saku è nato il 3 aprile 1960 a Taikas, nella diocesi di Atambua, ed è stato ordinato sacerdote il 29 settembre 1992.

    In Nigeria, il Santo Padre ha eretto la diocesi di Shendam con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Jos, rendendola suffraganea della medesima sede metropolitana. Il Papa ha nominato primo vescovo di Shendam mons. James Naaman Daman, agostiniano, finora vescovo della diocesi nigeriana di Jalingo. La nuova diocesi conta circa 2 milioni 200 mila abitanti, di cui 400 mila sono cattolici. I sacerdoti, tra diocesani e regolari, sono 84, le religiose una sessantina, i catechisti circa mille. La chiesa parrocchiale di Shendam, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, diviene la Chiesa Cattedrale della neo-eretta diocesi.

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    Sarà beatificato Franz Jägerstätter, il contadino austriaco ucciso dai nazisti per essersi opposto a Hitler in nome del Vangelo

    ◊   Ieri il Papa ha aperto la strada alla proclamazione di due nuove Sante e 320 nuovi Beati: tra questi ci saranno numerosi martiri. Martiri giapponesi, uccisi in odio alla fede nel 1600, e martiri della guerra civile spagnola del 1936. Tra i prossimi Beati figura anche un contadino austriaco, Franz Jägerstätter, di cui quest’anno si celebrano i 100 anni dalla nascita, ucciso dai nazisti nel 1943 per essersi opposto, in nome del Vangelo, al regime hitleriano. Ce ne parla Sergio Centofanti.


     Franz Jägerstätter nasce il 20 maggio 1907 in un paesino dell’Alta Austria a pochi chilometri dal confine con la Baviera. Nel 1938 la Germania hitleriana annette l’Austria. L’anno successivo le truppe naziste invadono la Polonia: scoppia la Seconda Guerra Mondiale. Franz Jägerstätter è un contadino, è sposato e ha tre figlie. Nel 1943 ha 36 anni: viene arruolato nell’esercito del Terzo Reich. Lui si rifiuta. L’ideologia nazista va contro il Vangelo, va contro la sua coscienza. Conosce le parole di San Pietro: ”Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”. Cercano di convincerlo. Rischia la vita. Il suo parroco Josef Karobath scrive: ”Mi ha lasciato ammutolito, perché aveva le argomentazioni migliori. Lo volevamo far desistere ma ci ha sempre sconfitti citando le Scritture”. Franz ha la sapienza dell’umile, non usa parole difficili ma le parole chiare ed esigenti del Vangelo.

     
    Prega, medita, digiuna, legge i documenti della Chiesa: nel 1937 Papa Pio XI aveva pubblicato l’Enciclica “Mit Brenneder Sorge” con la quale condannava duramente l’ideologia razzista e anticristiana del nazismo. “Nessun potere coercitivo dello Stato – scriveva Papa Ratti - potrà sostituire a lungo andare i più profondi e decisivi stimoli, che provengono dalla fede in Dio e in Gesù Cristo”. Franz è arrestato: in carcere, parlando con la moglie, ricorda le parole di Gesù: “chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me ”. Viene ghigliottinato il 9 agosto 1943, a Berlino, nello stesso carcere in cui sarà impiccato il teologo protestante Bonhoeffer. Nel suo Testamento leggiamo: “Scrivo con le mani legate, ma preferisco questa condizione al sapere incatenata la mia volontà”. Benedetto XVI nella sua visita nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau il 28 maggio dell’anno scorso, aveva ricordato quanti nella Germania di Hitler si erano opposti al regime nazista ed erano considerati allora come “il rifiuto della nazione”:
     “Ora però noi li riconosciamo con gratitudine come i testimoni della verità e del bene, che anche nel nostro popolo non era tramontato. Ringraziamo queste persone, perché non si sono sottomesse al potere del male e ora ci stanno davanti come luci in una notte buia. Con profondo rispetto e gratitudine ci inchiniamo davanti a tutti coloro che, come i tre giovani di fronte alla minaccia della fornace babilonese, hanno saputo rispondere: ‘Solo il nostro Dio può salvarci. Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i tuoi dèi e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto’”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI a Superiori e Alunni della Pontificia Accademia Ecclesiastica. Nell'occasione il Papa ha ricordato che la diplomazia pontificia non difende interessi materiali o visioni parziali dell'uomo, ma promuove valori che scaturiscono dal Vangelo.

    Servizio estero - In evidenza l'immigrazione clandestina con un articolo dal titolo "Nemmeno da morti riescono ad avere pace": Malta e Libia rifiutano 21 cadaveri recuperati in mare.

    Servizio culturale - Un articolo di Armando Genovese dal titolo "Viaggi e spedizioni all'alba del cristianesimo": conoscere l'età dei Padri della Chiesa.

    Servizio italiano - In primo piano l'anniversario del 2 giugno: appello del Presidente Napolitano ad un impegno comune.

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    Oggi in Primo Piano



    Libano: continua la battaglia tra miliziani islamici ed esercito regolare in un campo profughi palestinese

    ◊   Nel nord del Libano si aggrava di ora in ora il bilancio degli scontri tra soldati libanesi e miliziani islamici asserragliati nel campo profughi palestinese di Nahr al-Bared. Un attacco sferrato nella notte contro una postazione dell’esercito libanese ha provocato la morte di due militari. Ieri sono rimaste uccise, inoltre, almeno 19 persone. Sale così ad 85 il numero delle vittime dall’inizio degli scontri, lo scorso 20 maggio. Sul versante delle trattative, sembra poi sempre più granitico il braccio di ferro tra integralisti e governo libanese. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    Il gruppo islamico è tornato ad escludere categoricamente l’eventualità di una resa precisando che non intende deporre le armi come richiesto dall’esercito libanese. Il governo del Libano sembra poi intenzionato a proseguire la battaglia perché ritiene il gruppo integralista islamico “uno strumento siriano”. Secondo le autorità libanesi, l’obiettivo è quello di far fallire il Tribunale internazionale chiamato ad indagare sull’omicidio dell’ex premier libanese, Rafik Hariri. La Siria ha subito respinto l’accusa e diversi alti funzionari di Damasco hanno ammonito che l'istituzione del Tribunale potrebbe aggravare la situazione in Libano. A presunti legami con i servizi segreti siriani, si aggiungono prove di collegamenti con Al Qaeda. Fonti di stampa hanno rivelato che nei giorni scorsi è stato arrestato un libanese che aveva il compito di mettere in contatto il gruppo integralista con l’organizzazione terroristica. Sul fronte diplomatico le fazioni palestinesi, impegnate in una difficilissima mediazione, non hanno ancora trovato un punto di incontro. I mediatori hanno denunciato, in particolare, che è impossibile far avanzare le trattative mentre sul terreno proseguono i bombardamenti. A rischiare la vita sono anche i circa 5 mila civili rimasti intrappolati nel campo profughi. Secondo i militari libanesi, molti rifugiati vengono usati come “scudi umani”.

    Ma c’è davvero un collegamento tra gli scontri degli ultimi giorni nel campo profughi palestinese nel nord del Libano e l’istituzione del Tribunale internazionale sull’omicidio di Hariri? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Camille Eid, giornalista libanese del quotidiano ‘Avvenire’ ed esperto di questioni mediorientali:


    R. - Gli scontri sono iniziati anche prima della formazione di questo Tribunale. I due fatti, però, non possono non essere collegati tra di loro, soprattutto quando sappiamo che i siriani si sono opposti per tre anni alla costituzione di questo Tribunale e, quindi, ce l’hanno messa tutta per impedire l’ultimo passo, avvenuto qualche giorno fa a New York. Gli scontri sono oltretutto avvenuti in una zona da sempre controllata dai servizi segreti siriani e che dista pochi chilometri dal confine siriano.

     
    D. – Il gruppo Fatah al Islam, da giorni in conflitto con l’esercito libanese, ha fatto sapere che non si arrenderà, né consegnerà le armi. Quali saranno a questo punto le mosse del governo libanese?

     
    R. – Il governo libanese si trova davanti ad un’unica alternativa: chiede la resa incondizionata di questo gruppo, perché gli stessi palestinesi hanno misconosciuto questo gruppo. L’esercito libanese non vuole entrare nei campi, violerebbe un tacito accordo tra il governo libanese e l’organizzazione palestinese, che è in vigore da parecchi anni. Il Libano, però, chiede almeno alle stesse organizzazioni palestinesi di ripulire questo campo, perchè non è possibile che un gruppo di poche decine di mercenari possano condizionare la vita di un campo di 40 mila abitanti.

     
    D. - La Chiesa libanese può fare qualcosa per opporsi a questa situazione di violenza?

     
    R. – In questo caso direi di no, perchè la zona di Tripoli o del campo profughi è quasi esclusivamente sunnita. La Chiesa si sta muovendo per portare i partiti libanesi ad un accordo, ad un compromesso, soprattutto dopo la decisioni sul Tribunale, per evitare al Paese altre scosse di questo tipo. Perché il pericolo, il rischio, è che questi scontri siano solo il preludio di scontri più generalizzati che possano quindi coinvolgere l’intera popolazione libanese e, quindi, portare il Libano nel baratro di una nuova guerra civile.

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    La Grande missione continentale in America Latina, dopo i giorni del confronto: un commento sulla Conferenza di Aparecida

    ◊   Dopo i giorni di Aparecida, per i vescovi dell'America Latina e dei Caraibi è tempo di bilanci. Per due settimane, dopo il solenne avvio della quinta Conferenza generale dell'Episcopato continentale alla presenza da Benedetto XVI, lo scorso 13 maggio, i presuli e gli esperti presenti nella città mariana del Brasile si sono confrontati, alla luce del magistero papale, sul presente e sul futuro della Chiesa locale. Per una valutazione di questo importante appuntamento, il servizio di Luis Badilla Morales:


    “Nella Chiesa tutti siamo chiamati ad essere discepoli e missionari. Occorre formarci e formare tutto il Popolo di Dio per adempiere con responsabilità e audacia il nostro compito (...) Siamo stati chiamati ad essere una Chiesa con le braccia aperte e a dare valore ad ognuno dei suoi membri. Incoraggiamo perciò gli sforzi che si portano avanti nelle parrocchie per essere "casa e scuola di comunione", animando e formando piccole comunità e comunità ecclesiali di base così come nelle associazioni dei laici, nei movimenti ecclesiali e nelle nuove comunità”. E’ questo uno dei passaggi più rilevanti del Messaggio conclusivo della V Conferenza, che chiama in causa i latinoamericani con la Grande missione continentale: quest'ultima aperta, nella sostanza, il 31 maggio con la celebrazione eucaristica che ha suggellato i lavori di diciotto intense giornate di comunione e riflessione. I laici latinoamericani, sotto la guida dei vescovi, saranno “la misura del successo” della rivitalizzazione dell’evangelizzazione nei prossimi anni. Spetta soprattutto a loro raggiungere oltre 555 milioni di battezzati, che corrispondono al 62% degli abitanti del continente americano. Si tratta di uno sforzo gigantesco, mai registrato prima. Le grandi linee sono state già tracciate. «Davanti alle nuove difficili scelte - ha detto Benedetto XVI in apertura dell‘incontro episcopale - i fedeli sperano da questa V Conferenza un rinnovamento e una rivitalizzazione della loro fede in Cristo, nostro unico Maestro e Salvatore, che ci ha rivelato l'esperienza unica dell'Amore infinito di Dio Padre per gli uomini. De questa fonte, potranno sorgere nuove strade e progetti pastorali creativi, capaci di infondere una ferma speranza per vivere in maniera responsabile e gioiosa la fede ed irradiarla così nel proprio ambiente". Queste “nuove strade” e questi “progetti pastorali creativi”, contenuti nel Documento finale di prossima pubblicazione ma già anticipati nella sintesi che i vescovi hanno resa pubblica, possono contare con la forza trainante di un laicato che non ha uguale nel mondo cattolico; infatti, il 90% dei missionari laici e oltre il 40 dei catechisti della Chiesa universale si trovano in America Latina. Questi discepoli-missionari (nei dibattiti della Conferenza è prevalsa l’idea di sostituire la “e” con un trattino per mettere l’accento sull’unicità dei due concetti), nello svolgimento della Grande missione, porranno agli interlocutori la domanda del Papa: “Perché vogliamo essere discepoli di Cristo?” e daranno la sua risposta: “Perché speriamo di trovare nella comunione con Lui la vita, la vera vita degna di questo nome, e per questo vogliamo farlo conoscere agli altri, comunicare loro il dono che abbiamo trovato in Lui”. Trovare nell’incontro personale con Gesù, dunque, “la vita, la vera vita degna di questo nome”. E ciò che più si addice ai popoli latinoamericani. E ciò che si aspettano dalla Chiesa e dall’evangelizzazione. Lo dimostra tutta la fase preparatoria della Conferenza e i tantissimi contributi fatti pervenire al CELAM. Il futuro di questa grande sfida è anche nelle mani dei pastori, dei vescovi e del clero, diocesano e religioso, più che mai chiamati oggi all’adempimento generoso, tempestivo, dinamico e creativo dei piani pastorali delle diocesi e della Conferenze episcopali locali. Parlando ai vescovi del Brasile, “Maestri di fede”, Benedetto XVI, poche ore prima dell’apertura della V Conferenza citò la Populorum progressio di Paolo VI: “Laddove Dio e la sua volontà non sono conosciuti, dove non esiste la fede in Gesù Cristo, e nella sua presenza nelle celebrazioni sacramentali, manca l’essenziale anche per la soluzione degli urgenti problemi sociali e politici. La fedeltà al primato di Dio e della sua volontà, conosciuta e vissuta in comunione con Gesù Cristo, è il dono essenziale che noi vescovi e sacerdoti dobbiamo offrire alla nostra gente”.

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    Nella notte il tradizionale Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto proposto da Comunione e Liberazione con la Fiaccola della pace benedetta dal Papa

    ◊   Si svolgerà questa sera a partire dalle 20.30 la XXIX edizione del Pellegrinaggio notturno a piedi da Macerata a Loreto proposto da Comunione e Liberazione. Il tema di quest’anno: “Ed io chi sono?” evoca un interrogativo del “Canto notturno” leopardiano particolarmente presente nel pensiero di don Luigi Giussani. A presiedere la Messa d'apertura nello stadio di Macerata "Helvia Recina" sarà il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, latore di un messaggio del Pontefice. Nel tardo pomeriggio di oggi giungerà nello stadio la Fiaccola della pace, benedetta dal Papa all’udienza generale di mercoledì scorso; nel decennale della sua presenza al pellegrinaggio, la Fiaccola ricorderà anche i dieci anni del terremoto che nel 1997 colpì duramente l’Umbria e le Marche. Sul significato dell’iniziativa sentiamo l'ideatore della Marcia, mons. Giancarlo Vecèrrica, vescovo di Fabriano – Matelica, intervistato da Luca Collodi:
     

     
    R. – L’ho pensata soprattutto per i giovani. Ho pensato di dare loro la possibilità di un filo rosso di significato, di valore, che colleghi tutte le realtà, tutti i fatti della vita. E il pellegrinaggio è l’ideale della vita, perché impegna tutta la vita nella sua realtà concreta e la indirizza ad un valore, ad un significato, all’incontro con il mistero. E la figura di Maria è l’esempio più clamoroso di questa unità di vita.

     
    D. – Mons. Vecerrica, quest’anno c’è una particolarità: il pellegrinaggio ricorda il terremoto che nel ’97 colpì le Marche e l’Umbria…

     
    R. – A Colfiorito è arrivata la Fiaccola della pace e abbiamo celebrato il decennale del terremoto, perché il pellegrinaggio raccogliendo proprio i fatti belli e brutti della vita diventa la sintesi di tutto ciò che accade.

     
    D. – Sono ancora aperte, mons. Vecerrica, le ferite del terremoto, che colpì le Marche e l’Umbria nel ’97?

     
    R. – Moltissime sono state rimarginate. Adesso la parola che domina è la parola “speranza”, il guardare avanti. L’incontro tra cristiani nell’esperienza del pellegrinaggio marca ancora di più questo segno di speranza.

     
    D. – Dieci anni fa, arrivarono proprio a Colfiorito, se non ricordo male, anche tantissimi giovani volontari per aiutare le persone colpite dal terremoto...

     
    R. – Sì, fu un’esperienza straordinaria. Vedere tanti giovani di varie associazioni, anche non cristiani, che si davano convegno nei vari paesini è stata la cosa che più ha colpito, ha impressionato e ha dato anche un senso di speranza. Infatti, il ricordo più vivo del terremoto è proprio l’aspetto umano, che è venuto fuori da questa solidarietà vissuta.

     
    D. – Mons. Vecerrica, quali riflessioni rivolgerà al popolo del pellegrinaggio questa notte?

     
    R. – Partirò dalla domanda che abbiamo posto come tema, l’abbiamo presa da una poesia di Leopardi: “Ed io che sono?” Oggi mi sembra che, soprattutto i giovani, ma anche noi adulti, abbiamo bisogno di tener vive le domande sostanziali, esistenziali, profonde della vita, perché la realtà di oggi tende a disperderci, a soffocare le domande più forti, più impegnative. Allora, abbiamo voluto tener viva questa domanda e la ripeterò spesso. Poi dire, proporre, che c’è una risposta a questa domanda, c’è chi ci può rispondere, il mistero, attraverso il metodo mariano, perchè la Madonna è l’esempio più clamoroso di chi ha saputo presentare le domande della vita al Signore ed essere disponibile.

     
    D. – Mons. Vecerrica, questo pellegrinaggio preparerà anche i giovani all’incontro del primo settembre a Loreto con il Papa, con Benedetto XVI?

     
    R. – Le prime testimonianze alla partenza saranno presentate da 60 giovani dell’Agorà, perché vogliamo mettere in evidenza questo fatto, che ogni esperienza cristiana non può non collegarsi e legarsi l’una all’altra. Quindi, vogliamo fare in modo che l’incontro con il Papa sia un incontro che riempia il cuore dei giovani e che il Papa veda una realtà viva.

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    L'Apocalisse al centro del Festival musicale di Ravenna

    ◊   Con 70 spettacoli in 25 diverse sedi, Ravenna diventa, con il suo famoso Festival, che si è aperto ieri sera, il palcoscenico dell’Apocalisse. Sono, infatti, le visioni giovannee con le loro diverse interpretazioni culturali e religiose, a fornire il tema portante per le interessanti serate di spettacolo previste dall’intenso programma che si concluderà il 22 luglio. Il servizio di Luca Pellegrini:


    Simboli e visioni, metafore e traduzioni artistiche, novità assolute e proposte originali: Ravenna diventa per il suo Festival il luogo dell’Apocalisse. E’ questo, infatti, il tema prescelto per dare connotazione e unitarietà alle tante e originali proposte di spettacolo dell’intenso programma. Il tema dell’Apocalisse, partendo naturalmente dalla dimensione testuale offerta dal libro di San Giovanni, viene affrontato con le più diverse e creative interpretazioni suggerite dalla musica, dal canto, dal corpo, dalle immagini. Abbiamo chiesto a Cristina Mazzavillani Muti, presidente del Ravenna Festival, quali sono state le ragioni che hanno condotto ad una scelta tematica così difficile e affascinante:

     
    “Ci siamo innamorati di questo tema e ci siamo resi conto che in tutte le altre tematiche dei nostri Festival precedenti abbiamo sempre trattato i pellegrinaggi della fede, le illuminazioni sulla Via di Damasco. E’ un po’ che abbiamo preso in mano la storia nostra di Ravenna e cioè la vocazione al viaggio, la vocazione all’accoglienza agli altri popoli e, soprattutto, a quelli più sfortunati e più sofferenti. Ci siamo, quindi, innamorati di questo tema, perché abbiamo capito che l’uomo sta viaggiando attraverso le sue apocalissi. Ogni epoca dell’uomo, anzi ogni generazione di uomo, ha vissuto la sua apocalisse e quindi di apocalissi si tratta, di tante, passate, presenti e future”.

     
    Fulcro dell’edizione sarà l’OperaVideo La Pietra di Diaspro, novità del compositore Adriano Guarnieri in programma il 22 giugno, che trae origine proprio dalle visioni giovannee. La regia, curata dalla stessa Cristina Muti, prevede soluzioni di forte impatto artistico ed emotivo:

     
    “Una regia visionaria, molto liquida, tutto è immerso in un acquario, perché l’acqua nell’Apocalisse di Giovanni è un tema molto frequentato. Poi, naturalmente, Babilonia, Gerusalemme, l’agnello sgozzato: sono tutti simboli e simbolismi. Non si racconta un fatto, perché non si vuole raccontare un fatto, ma si vive attraverso il numero sette: sette trombe, sette sigilli, sette cantanti. Si vive una magia che porta non verso la distruzione, ma verso un disvelamento e - si spera - verso una luce”.

     
    Ricordiamo, infine, che il Festival procede anche nel diffondere il suo messaggio di pace e di fratellanza tra i popoli attraverso i “Viaggi dell’amicizia”. Sarà Riccardo Muti a dirigere il Requiem verdiano in una tappa di tre giorni, dal 22 al 24 luglio prossimi, nella martoriata terra del Libano.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Santissima Trinità

    ◊   Questa Domenica la Chiesa festeggia la Solennità della Santissima Trinità. La Liturgia della Parola ci presenta il brano del Vangelo secondo Giovanni in cui Gesù confida ai discepoli che ha ancora molte cose da dire loro, ma per il momento non sono ancora capaci di portarne il peso. Quindi aggiunge:


    “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà".


    Sulla festa della Trinità ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
     
    In principio ognuno di noi è stato disegnato secondo il disegno trinitario. Siamo stati creati ad immagine di Dio che è Trinità e portiamo, quindi, in noi l’immagine della Trinità. E’ per questo motivo recondito che sfugge alla nostra vista fallibile e che la nostra memoria da sola non rintraccia, che uno scrittore in un momento di verità ha potuto affermare. “Questo è l’ostacolo, la crosta da rompere, la solitudine dell’uomo. Che Dio sarebbe un Dio solo! Un Dio che non avesse in sé la perfezione di tutte le perfezioni, la comunione, l’amore concepito e l’amore donato. Oh quanto è corto il dire e come è fioco al mio concetto!", dice il poeta. Solo l’adorazione trova la strada che al pensiero discorsivo non s’apre in prima battuta.

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    Chiesa e Società



    “Un’azione audace contro la povertà globale”: lo chiedono i vescovi dei Paesi del G8, in vista del Summit di Rostock

    ◊   “Un’azione audace in merito alla povertà globale, alla prevenzione sanitaria, ai cambiamenti climatici, alla pace e alla sicurezza”: è quanto chiedono i presidenti delle Conferenze episcopali dei Paesi del G8, in una lettera indirizzata ai leader dei Paesi più industrializzati, che si incontreranno dal 6 all’8 giugno a Rostock, in Germania. I presuli lodano l’iniziativa del G8 di Gleneagles, celebrato in Scozia nel 2005, quando i Paesi più ricchi del mondo si impegnarono a devolvere entro il 2010 ai Paesi in via di sviluppo 50 miliardi di dollari l’anno, la metà dei quali destinati all’Africa. I vescovi si rammaricano però che nel 2006 gli aiuti dei Paesi industrializzati siano rimasti invariati. “Vi sollecitiamo - esortano i presidenti delle Conferenze episcopali - ad agire tenendo conto degli obblighi morali che condividiamo per il benessere di ogni persona umana, ma anche perché sostituire la disperazione con la speranza in Africa porterà a un mondo più sicuro per tutti”. Tra i temi di maggiore urgenza, secondo i vescovi, la prevenzione dell’HIV/AIDS, i cambiamenti climatici, il rispetto delle risorse naturali, la crisi umanitaria nella regione sudanese del Darfur, l’educazione. “Il summit del G8 - affermano i presuli - affronterà molte tematiche di importanza cruciale per la vita e la dignità umana. Preghiamo - concludono - affinché il vostro incontro sia benedetto da uno spirito di collaborazione che consenta ai leader del G8 di lavorare per il bene comune, adottando misure concrete in merito alla povertà globale, alla prevenzione sanitaria, ai cambiamenti climatici, alla pace e alla sicurezza”. (R.M.)

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    Ventuno clandestini morti in un naufragio tra le acque libiche e maltesi. Braccio di ferro sulla destinazione dei corpi

    ◊   Ennesima tragedia dell'immigrazione clandestina. Ventuno cadaveri sono stati recuperati ieri pomeriggio da una fregata militare francese, 120 miglia a sud di Malta. Non si sa chi fossero, né da dove provenissero. Quasi certamente erano diretti in Italia. E fino a tarda sera non si sapeva neppure dove portare i loro corpi. Il recupero dei cadaveri è avvenuto di fronte al Golfo della Sirte, davanti alle acque libiche e al confine del territorio di competenza maltese. La nave della Marina francese, “La Motte Picquet”, si è diretta verso Malta, ma La Valletta ha rinviato la responsabilità a Tripoli. Dopo un braccio di ferro durato alcune ore, il governo francese ha ordinato alla fregata di fare rotta verso la Francia. E proprio tra le coste libiche e quelle maltesi, nei giorni scorsi era stato avvistato un barcone “fantasma” di cui si erano poi perse le tracce. Un sito gestito da rifugiati eritrei ha poi reso noto che i 57 connazionali che erano a bordo sarebbero tutti salvi, anche se detenuti in condizioni disumane in una prigione libica. Della questione non sarebbe stato informato l’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR), che ha espresso “grande preoccupazione per la mancanza di un impegno forte ed uniforme da parte degli Stati rivieraschi del Mediterraneo”. Intanto, il sito web Fortress Europe, che aggiorna la documentazione sulla stampa internazionale riguardante le vittime dei viaggi verso l’Europa, parla di quasi novemila morti e tremila dispersi dal 1988 a oggi: vittime dei naufragi, ma anche del Sahara, degli incidenti di TIR carichi di uomini, dei campi minati e degli spari di polizia. In particolare, solo nel Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico sono annegate 6.503 persone. Quasi la metà dei corpi non sono mai stati recuperati. (A cura di Roberta Moretti)

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    “Cambiare stile di vita”: messaggio dei vescovi della Corea del Sud per la Giornata dell’ambiente 2007

    ◊   Tutelare e custodire la creazione, dono di Dio: con questo spirito, la Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale coreana ha diffuso un messaggio per la Giornata dell’ambiente 2007, che si celebrerà in Corea del Sud il 5 giugno prossimo. Nel testo, intitolato “Prevenzione del surriscaldamento globale ed ecologia di pace”, mons. Boniface Choi Ki-san, presidente della Commissione, chiede ai fedeli maggiore consapevolezza e senso di responsabilità sulla questione ecologica: “Il surriscaldamento globale - si legge - è un prodotto del materialismo. Le eccessive emissioni di anidride carbonica non solo distruggono l’ambiente, ma portano come conseguenza i cambiamenti climatici. Per questo - aggiunge il presule, citato dall’agenzia Fides - se dimentichiamo questo fenomeno, l’ambiente naturale dove vivono gli esseri umani sarà distrutto”. Il vescovo esorta dunque i fedeli a “cambiare stile di vita” e a non farsi trascinare dalla cultura del consumismo e del materialismo. In particolare, rivolgendosi alle autorità politiche, vengono richieste iniziative per sviluppare una coscienza collettiva e per promuovere un progresso industriale che non consideri l’ambiente solo come mezzo di sviluppo e sfruttamento, ma che sia rispettoso della creazione, dell’ecosistema e del diritto alla vita. (R.M.)

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    Si celebra, in diverse città del mondo, la 56.ma Notte della Solidarietà per prevenire e combattere l’AIDS

    ◊   Sensibilizzare a una risposta più completa e giusta ai problemi di coloro che vivono con l’HIV e l’AIDS, specialmente nei Paesi in via di sviluppo: è questo lo scopo della 56.ma Notte della Solidarietà, che avrà luogo oggi in diverse città del mondo, in vista dell’incontro dei capi di Stato del G8 in Germania, dal 6 all’8 giugno. Tema di quest’anno sarà “Manteniamo le promesse fatte sull’accesso universale” e vuole essere un richiamo ai leader del G8 sul fatto che le loro promesse per l’accesso di tutti alle medicine ed alle cure sono lontanissime dall’essere realizzate. A Roma, questo evento è promosso congiuntamente dalle Unioni dei Superiori e delle Superiore Generali (UISG/USG) e da Caritas Internationalis, in collaborazione con la Campagna mondiale contro l’AIDS. Avrà luogo nella chiesa di Santa Maria Maddalena, perché lì si trova il corpo di San Camillo de Lellis, fondatore dell’Ordine dei Ministri degli Infermi (Camilliani) e patrono dei malati e degli operatori sanitari. A caratterizzare i vari raduni nel mondo, musiche e danze, ma anche conferenze e veglie di preghiera. L’elemento comune è il nastro rosso, simbolo della lotta all’AIDS, che verrà realizzato con le candele, per descrivere “la dimensione multinazionale” delle notti della Solidarietà. Statistiche diffuse dall’UNAIDS mostrano che il numero di casi di HIV/AIDS continua ad aumentare, tanto da aver superato i 40 milioni. “L’AIDS - si legge nel comunicato di presentazione dell’evento - è una, se non 'la' sfida di questo nuovo millennio. Non si tratta più di un problema puramente medico, se mai lo è stato, ma piuttosto umanitario, e se la previsione di agenzie rispettabili si dimostrerà esatta, specialmente nel caso dell’Asia, esso è destinato a non scomparire per altri anni a venire”. (R.M.)

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    Nella Repubblica Democratica del Congo, premiato mons. Nsiele Zi Mputu, vescovo di Kisantu, per la sua lotta contro la vendita di farmaci falsificati

    ◊   Lo scorso 28 maggio, mons. Fidèle Nsielele Zi Mputu, vescovo di Kisantu, nel sud-ovest della Repubblica Democratica del Congo, ha ricevuto il premio “Galien d'honneur” da parte dei farmacisti congolesi, per il suo impegno nel combattere la vendita illecita di farmaci spesso falsificati e nocivi per la salute. Presenti alla cerimonia anche due farmacisti che fanno parte dell’attuale governo, il viceministro alla Sanità, Ferdinand Ntwa, e ai Trasporti e Comunicazioni, Marie Laure Kawanda. Come riferisce l’agenzia Fides, mons. Nsielele Zi Mputu è il presidente del Consiglio d’amministrazione della “Fédération des Centrales d'Approvisionnement en Médicaments Essentiels” (FEDECAME), struttura che si occupa di distribuire i farmaci sul territorio nazionale. La FEDECAME acquista per conto dei centri regionali i farmaci essenziali, sia nella RDC sia all’estero, al prezzo migliore e nel rispetto delle norme di qualità internazionali. Grazie a questo sistema, si sono ridotti i costi delle cure, assicurando un servizio di qualità ai pazienti. Nel ritirare il riconoscimento, il presule ha ricordato il lavoro svolto nella sua diocesi nel settore sanitario, sottolineando che la Chiesa cattolica è al fianco dello Stato nel promuovere l’azione educativa della popolazione anche nel campo sanitario. (R.M.)

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    Commemorato a Bologna il 750.mo del “Liber Paradisus”, decreto comunale che riscattò i servi della gleba

    ◊   La diocesi di Bologna, impegnata nel Congresso eucaristico diocesano, che si concluderà nel prossimo ottobre, ha vissuto una prima importante tappa di avvicinamento alle celebrazioni finali. E’ stato infatti commemorato, nel 750.mo anniversario della sua emanazione, il cosiddetto Liber Paradisus, ovvero, il decreto con cui il Senato del comune di Bologna, il 3 giugno 1257, prese l’iniziativa di riscattare a proprie spese i servi della gleba. Un fatto - ha ricordato il cardinale arcivescovo della città, Carlo Caffarra, concludendo la cerimonia - che ha qualificato per sempre il volto della città. “Noi celebriamo il Liber Paradisus - ha poi aggiunto - perché questa suprema esaltazione della libertà, che avviene ogni volta che celebriamo l’Eucarestia, non resti chiusa nel recinto delle nostre chiese, ma entri in dialogo pubblico con quella ricerca di libertà che percorre tutta la modernità. Perché da questo dialogo rifiorisca la vita della nostra città”. Alla commemorazione è seguito un Convegno sul tema “Charitas & Libertas”, dedicato in particolare alle nuove schiavitù. Il rettore dell’Università cattolica di Milano, Lorenzo Ornaghi, ha rilanciato la necessità di una rinascita culturale, capace di liberare i nuovi servi della gleba creati dai rapporti economici, ma anche da un cattivo uso della tecnologia e della scienza. Da parte sua, il cardinale Caffarra ha invitato a riportare l’uomo sul trono della sua regalità: riportandolo alla verità su se stesso, educando i giovani e conducendoli sull’itinerario che li porta alla scoperta di sé. (A cura di Stefano Andrini)

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    24 Ore nel Mondo



    In Nigeria liberati sei dipendenti della Chevron rapiti da ribelli del MEND - Festa della Repubblica in Italia: il presidente Napolitano invita le forze politiche al dialogo

    ◊   Dalla Nigeria arriva una buona e attesa notizia: sono stati liberati sei dipendenti della società statunitense ‘Chevron’ rapiti dai ribelli del sedicente Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger (MEND). Gli ostaggi liberati sono quattro italiani, uno statunitense e un croato.

    - In Iraq, tre bambini iracheni sono stati uccisi da un colpo di cannone sparato da militari americani. I soldati statunitensi avevano come obiettivo un gruppo di insorti. Secondo fonti militari si trattava, probabilmente, dello stesso gruppo di ribelli che nella notte aveva fatto saltare in aria un viadotto lungo la superstrada che collega Baghdad con il Kurdistan iracheno.

    - Prosegue la violenza nella Striscia di Gaza. Due minori palestinesi, rispettivamente di 12 e 13 anni, sono stati uccisi dal fuoco israeliano nel nord della regione. Un militante della Jihad islamica palestinese ha perso la vita, poi, in seguito ad un raid lanciato dalle forze israeliane a Khan Younis.

    - Nei campi profughi palestinesi, dislocati in Giordania, l’estrema povertà e turpi traffici alimentano un altro dramma: sarebbero infatti centinaia le persone che, negli ultimi anni, si sono recate in Iraq, Egitto, Pakistan e Libano per vendere un organo del proprio corpo. Nella maggioranza dei casi si tratta di giovani, senza lavoro, che credono di aver trovato una scorciatoia per uscire dalla miseria. La legge nei Paesi arabi vieta il commercio degli organi e diversi leader musulmani hanno chiesto agli imam di pronunciare una fatwa, un editto con valore di legge per i credenti musulmani, per fermare il racket dei trapianti e i viaggi della disperazione.

    - In Olanda, intanto, è stato precisato che non è in programma un nuovo reality con in palio il rene di una presunta malata terminale. Il presentatore dell’emittente olandese ‘BNN’ ha precisato che si è trattato di “una provocazione” con la precisa intenzione “di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi di chi attende un trapianto”. Alla notizia del nuovo controverso programma, erano seguite forti polemiche: la federazione dei medici olandesi aveva affermato, in particolare, che “le sofferenze della gente non dovrebbero mai essere oggetto di una trasmissione di intrattenimento”. L’annuncio del nuovo reality, rivelatosi poi falso, è avvenuto in occasione del quinto anniversario del decesso del fondatore della BNN, Bart de Graaf, morto dopo aver atteso per anni un trapianto.

    - L’ex generale serbo bosniaco Tolimir, arrestato due giorni fa al confine tra Bosnia e Serbia, è arrivato nel centro di detenzione del Tribunale internazionale dell’Aja. Lunedì inizierà il processo per crimini di guerra, genocidio e per il massacro di Srebrenica. Intanto, dopo l’arresto di Tolimir, la Commissione Europea ha deciso di riprendere i negoziati con la Serbia per l’Accordo di associazione e stabilizzazione, congelati nel 2006 a causa della scarsa collaborazione del governo di Belgrado con il Tribunale dell’Aja.

    - Spiragli nella crisi politica in Ucraina. La Rada, il parlamento di Kiev, ha approvato tutte le leggi necessarie per poter organizzare elezioni anticipate il prossimo 30 settembre. E’ stata dunque trovata un’intesa seguendo le linee concordate domenica scorsa al termine di un confronto tra il presidente filo-occidentale, Viktor Yushchenko, ed il premier filo-russo, Victor Yanukovich.

    Oggi 2 giugno l’Italia festeggia il 61.mo anniversario della Repubblica. Questa mattina, dopo l’omaggio del capo dello Stato all’Altare della Patria, la tradizionale sfilata delle Forze Armate ai Fori Imperiali davanti a Napolitano e a tutte le massime autorità. E in occasione di questa celebrazione, il presidente della Repubblica ha rivolto un nuovo appello al dialogo tra maggioranza e opposizione. Un appello che arriva in un momento di particolare tensione politica per il caso Visco-Guardia di Finanza. Servizio di Giampiero Guadagni.

     
    Le Forze Armate meritano l’ammirazione del Paese. Nel messaggio all’ammiraglio Di Paola, capo di Stato maggiore della Difesa, Giorgio Napolitano ricorda il 2 giugno 1946 come l’inizio dell’impegno della Repbblica italiana per la pace e la cooperazione internazionale. Ieri Napolitano era anche tornato a sollecitare il dialogo parlamentare perché le forze politiche affrontino concretamente il tema delle riforme, da quella elettorale a quella di una macchina istituzionale troppo costosa, e riguadagnare così credibilità e prestigio tra i cittadini. Ma l’appello del capo dello Stato giunge in un momento di particolare tensione tra i due schieramenti. Ieri pomeriggio, un tesissimo vertice di maggioranza a Palazzo Chigi ha provato a chiudere il caso Visco, esploso dopo che il quotidiano “Il Giornale” aveva pubblicato il verbale di interrogatorio del comandante generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale, che sostiene di aver ricevuto pressioni dal viceministro dell’Economia per trasferire quattro ufficiali delle Fiamme Gialle che stavano indagando sulla scalata del gruppo assicurativo Unipol alla Banca Nazionale del Lavoro. Ieri, dunque, la decisione: Visco è stato indotto a ritirare per il momento la delega sulla Guardia di Finanza; e contestualmente il generale Speciale è stato rimosso dal suo incarico e trasferito alla Corte dei Conti. Una decisione che per l’opposizione costituisce una gravissima prevaricazione e rappresenta una emergenza democratica che vanifica l’appello del capo dello Stato. C’è anche un dato politico da registrare: il ricompattamento del centrodestra. Per la prima volta dopo mesi, Berlusconi, Bossi, Fini e Cesa hanno firmato una nota congiunta. Lo scontro è destinato a trasferirsi al Senato: mercoledì prossimo dovrebbe essere discussa e votata una mozione dell’opposizione che chiede il ritiro di tutte le deleghe a Visco. In caso di approvazione, il Governo Prodi sarebbe evidentemente a rischio.

    - Navi americane hanno bombardato la scorsa notte numerosi obiettivi nei dintorni di Bargal, area montuosa nel nord est della Somalia. Obiettivo dell'attacco un gruppo di terroristi di Al Qaeda, che sarebbe da poco giunto nell'area e avrebbe ingaggiato combattimenti con miliziani di tribù locali. Negli scontri sarebbero stati coinvolti anche soldati somali.

    - Forte appello degli Stati Uniti alla Cina. Washington ha chiesto la liberazione di tutti i detenuti ancora imprigionati per il massacro avvenuto sulla Piazza Tienamen, nel giugno del 1989. Un gesto di conciliazione in vista delle Olimpiadi di Pechino 2008.

    - In Iran, sono stati impiccati due uomini giudicati colpevoli di avere violentato e ucciso due bambine. In Iran e' prevista la pena di morte per diversi reati, tra i quali omicidio, la violenza carnale, il traffico di droga, l'adulterio e l'apostasia. Secondo l’organizzazione umanitaria Amnesty International, nel 2006 sono state impiccate 177 persone. Gran parte delle esecuzioni, avvengono pubblicamente.

    - In Colombia, il governo ha dato il via al processo di liberazione di circa 250 detenuti delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie. Il presidente Uribe considera questa iniziativa come un segnale di apertura per l’avvio di un processo di riconciliazione nazionale. Intanto, ci sarebbero nuove speranze per la liberazione di Ingrid Betancourt, l'attivista ambientalista franco-colombiana ed ex candidata presidenziale nelle mani della guerriglia dal 2002. La sorella ha comunque smentito la notizia di un imminente rilascio della donna. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)



    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 153

     
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