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SOMMARIO del 01/06/2007
La crisi umanitaria in Darfur, la libertà religiosa in Asia e il riconoscimento delle radici cristiane in Europa tra i temi toccati dal Papa nell'udienza ai nuovi ambasciatori di Sudan, Burundi, Pakistan, Estonia e Islanda
◊ Le nazioni ricche non abusino delle ricchezze del pianeta ma aiutino gli Stati più poveri ad avere il loro posto nello sviluppo economico mondiale. E le religioni collaborino per formare i propri seguaci al rispetto di ogni fede e di ogni cultura. Sono i due concetti principali attorno ai quali Benedetto XVI ha impostato il suo discorso comune ai cinque nuovi ambasciatori presso la Santa Sede, ricevuti in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali e provenienti da Pakistan, Islanda, Estonia, Burundi e Sudan. Ma molti altri, a cominciare dal dramma in Darfur, sono stati i temi che hanno riscosso l’attenzione del Papa. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Due Stati africani, uno asiatico, due europei. Una “mappa” di situazioni e problematiche diverse - dal dramma del Darfur al rispetto delle minoranze religiose in Asia, dalla difesa delle radici cristiane in Europa alla tutela della famiglia e del matrimonio - ma anche un’occasione per riflettere su valori e impegni che nel mondo globalizzato non consentono più a nessuno Stato di fare parte per se stesso. Il Papa ha subito sollecitato, nel suo intervento comune, in lingua francese, rivolto ai nuovi ambasciatori l’importanza del sostegno tra nord e sud del mondo:
“En effet, dans le monde actuel…
In effetti, nel mondo attuale, occorre più che mai rafforzare i legami che uniscono gli Stati, ponendo un’attenzione molto particolare alle nazioni più povere. Infatti, non è possibile utilizzare impunemente le ricchezze dei Paesi più poveri, senza che questi ultimi possano avere la loro parte nella crescita mondiale. È dovere delle autorità di tutti i Paesi lavorare insieme per una migliore ripartizione delle ricchezze e dei beni del pianeta. Tale collaborazione avrà anche ripercussioni sulla solidarietà, la pace e la vita fraterna all’interno degli Stati e fra di loro”.
Nel soffermarsi sulle situazioni particolari dei cinque Paesi, Benedetto XVI ha espresso inquietudine e partecipazione umana per la tragedia in corso da lungo tempo nella regione sudanese del Darfur. In un conflitto che ha colpito soprattutto la popolazione civile, chiunque sa - ha sottolineato il Papa all’ambasciatore del Sudan, Ahmed Hamid Elfaki Hamid - che “la pace non può essere attuata con la forza delle armi, ma con quella che passa al contrario per la cultura del dialogo e del negoziato”. Mi “appello dunque a tutte le persone che hanno una responsabilità in materia - ha scandito Benedetto XVI - perché proseguano negli sforzi e assumano le decisioni che s’impongono”.
Anche al nuovo ambasciatore del Burundi, la sig.ra Domitille Barancira, il Papa ha sottolineato la necessità del “coraggio della pace” perché nel Paese si possa costruire “una società sempre più fraterna e più solidale” dopo tanti anni di un conflitto che continua a far sentire le sue conseguenze. Le ferite della guerra - ha notato il Pontefice - possono essere guarite nella “ricerca paziente e ostinata della verità” ma anche col perdono “che non esclude la giustizia”. Inoltre, Benedetto XVI ha ricordato il “pesante tributo” pagato dalla Chiesa per il suo impegno per la pace e ha rievocato la figura di mons. Michael Courtney, il nunzio apostolico in Burundi, assassinato il 29 dicembre 2003 proprio per la sua opera di riconciliazione. In questo contesto, il Papa ha invitato le autorità burundesi a “non risparmiare i loro sforzi perché sia fatta luce su questo assassinio e perché i responsabili siano portati davanti alla giustizia”.
Con l’ambasciatore del Pakistan, la sig.ra Ayesha Riyaz, Benedetto XVI ha affrontato il nodo della libertà di credo. “Una solida società democratica - ha asserito - si basa sulla sua capacità di sostenere e proteggere la libertà religiosa, un diritto basilare che fa parte della stessa dignità della persona umana”. “In un'epoca in cui le minacce alla libertà religiosa si fanno sempre più gravi nel mondo, incoraggio il Pakistan – ha ripetuto Benedetto XVI - a incrementare il suo sforzo nell’assicurare alle persone il diritto alla vita, la libertà di fede e di compiere opere di carità secondo la loro coscienza e libere da ogni intimidazione”.
E qui, Benedetto XVI ha lanciato un appello collettivo per un “impegno rinnovato da parte di tutte le nazioni, in particolare delle più ricche, perché tutti gli uomini – ha detto - prendano coscienza della loro responsabilità in materia e accettino di trasformare il loro modo di vivere secondo una ripartizione sempre più equa”.
“Qu’il me soit permis aussi de souligner ...
Mi sia permesso anche sottolineare il ruolo che le religioni assumono in questo ambito. Esse hanno il dovere di formare i loro membri in uno spirito di rapporto fraterno fra tutti gli abitanti di uno stesso Paese, con un'attenzione rispettosa verso tutti gli uomini. D'altra parte, una vera pratica religiosa non può essere fonte di divisione o di violenza tra persone e tra comunità. Al contrario, essa è alla base della consapevolezza che ogni persona è un fratello da proteggere e aiutare a crescere”.
Quindi l’Europa, con due realtà geograficamente piccole - l'Estonia e l’Islanda - ma emblematiche di questioni alle quali da tempo il Papa sta dando grande risalto. Parlando del “valore della libertà” con il giovane ambasciatore della Repubblica baltica, il 37.enne Juri Seilenthal, Benedetto XVI ha rilevato che “la grande rivoluzione che ha attraversato l’Est Europa nell’ultima decade del secolo” dimostra sia “l’innato e insopprimibile desiderio di libertà presente tra gli individui e i popoli”, sia “l’inseparabilità di una libertà autentica dall’esercizio della verità, dal rispetto della dignità trascendente di ogni persona umana e da un impegno di mutuo rispetto e solidarietà”. In particolare, ha confermato il Pontefice, i cattolici in Estonia intendono collaborare, “in spirito di rispettosa cooperazione con gli altri credenti cristiani”, per promuovere “la santità del matrimonio, il ruolo e la missione fondamentali della famiglia, l’educazione dei bambini e il rispetto del dono di Dio della vita”.
Il tema dell’eredità cristiana del Vecchio continente è emerso infine con l’ambasciatore dell’Islanda, Stefán Lárus Stefánsson. Il Papa ha parlato delle radici del Vangelo che hanno forgiato la cultura islandese, accomunandola, come “fermento” di civilizzazione, a quella europea. E lodando l’impegno dell’Isola nella protezione dell’ambiente e nell’uso sostenibile delle risorse, Benedetto XVI ha concluso facendo risaltare il “legame inscindibile” che esiste “tra la pace con la creazione e la pace tra i popoli”. (Con la collaborazione di Sergio Centofanti, Roberta Gisotti, Roberta Moretti)
L’esortazione del Papa ai vescovi centroafricani ad essere coraggiosi artigiani della pace
◊ “Siate infaticabili artigiani della pace e della riconciliazione”: l’incoraggiamento del Papa nell’udienza stamane ai vescovi della Repubblica Centroafricana, in visita ad Limina. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Coraggio” è la parola ricorrente che Benedetto XVI ha rivolto ai vescovi centroafricani perché nel drammatico contesto del loro Paese afflitto da tensioni sociali e conflitti armati, sappiano rispondere con responsabilità alle sfide con cui la Chiesa si confronta, anzitutto ritrovare “la pace e la concordia nazionale”, laddove sono i più poveri a pagare il prezzo più alto delle profonde divisioni che lacerano la società. Allargando la visione all’intero contenente africano, il Santo Padre ha ribadito che “è dovere della Chiesa di difendere i deboli, di farsi voce dei senza voce”, suscitando la speranza per un impegno risoluto nella difesa della dignità della persona umana e dei suoi diritti inalienabili”. “La promozione della pace, della giustizia e della riconciliazione – ha sottolineato - è una espressione della fede cristiana nell’amore che Dio nutre per ciascun essere umano”. Ma “perché la società possa accedere ad uno sviluppo umano e spirituale autentico” si richiede “un cambiamento di mentalità”, “un’opera di grande respiro”, che interessa soprattutto la famiglia e il matrimonio; e i cristiani devono “assolutamente” impegnarsi “a vivere nella fedeltà coniugale e nell’unità della coppia” per mostrare a tutti “la verità e la grandezza” di questa istituzione.
Ha raccomandato poi il Papa la collaborazione fraterna tra vescovi, sacerdoti, missionari, catechisti e di perseguire “una vita sacerdotale esemplare”, fondata su una ricerca costante quotidiana di conformità a Cristo. Per questo ha raccomandato di essere esigenti nella formazione umana e spirituale dei seminaristi, e verificarne l’equilibrio affettivo e l’attitudine a vivere il celibato.
La Chiesa avrà due nuove Sante e 320 nuovi Beati: tra questi Antonio Rosmini
◊ La Chiesa avrà presto due nuove Sante e 320 nuovi Beati: il Papa stamane incontrando il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato il dicastero a promulgare i relativi Decreti. Le due prossime Sante saranno una religiosa indiana, la Beata Alfonsa dell’Immacolata Concezione, suora professa della Congregazione delle Clarisse del Terz’Ordine di San Francesco, e una laica ecuadoriana, la Beata Narcisa de Jesús Martillo Morán. Tra i prossimi Beati figurano il padre gesuita Pietro Kibe Kasui e 187 Compagni martiri uccisi in Giappone nel 1600, il padre agostiniano Avellino Rodriguez Alonso e 97 Compagni dello stesso Ordine nonchè 6 Compagni del clero diocesano uccisi durante la guerra civile spagnola nel 1936 così come Emmanuela del Cuore di Gesù, al secolo Emmanuela Arriola Uranga, e 22 Compagne martiri, dell’Istituto delle Ancelle Adoratrici del Santissimo Sacramento e della Carità: tra i prossimi Beati ci sarà anche Franz Jägerstätter, un contadino austriaco ghigliottinato a Berlino nel 1943 per aver rifiutato, in nome della sua coscienza cristiana, qualsiasi collaborazione con i nazisti: aveva 36 anni, era sposato e aveva tre figlie. Sarà beatificato anche don Antonio Rosmini, teologo, filosofo italiano della prima metà del 1800, fondatore dell’Istituto della Carità e delle Suore della Provvidenza. Di lui ci parla il postulatore della Causa, il padre rosminiano Claudio Massimiliano Papa, al microfono di Giovanni Peduto:
R. – Antonio Rosmini è un prete roveretano, uomo di pensiero, di cultura, che ha dedicato alla ricerca culturale tutta la sua vita, sulle parole del Papa Gregorio XVI che lo aveva invitato a ricondurre gli uomini alla religione mediante la ragione.
D. - Non sempre è stato ben compreso…
R. – Bé, sicuramente è stato un uomo di grandissime vedute che ha anticipato di 100 anni il Concilio Vaticano II, e questo evidentemente ha voluto dire non essere subito compreso.
D. - Qual è il fulcro del suo pensiero?
R. – Il pensiero di Rosmini è l’idea dell’essere, cioè il riconoscere il divino nella natura e in questo dare la capacità all’uomo di poter comprendere, di poter capire, di poter approfondire. Dal punto di vista spirituale, però, questo diventa la carità universale: nella triplice forma della carità spirituale, materiale, intellettuale.
D. - Quando parlava delle 5 piaghe della Chiesa cosa intendeva?
R. – Evidentemente rientra in questo principio che già abbiamo detto di intuizione del Vaticano II, di intuizione di un pensiero che deve andare al di là dell’apparenza per andare alla sostanza. E anche in questo senso, le 5 piaghe della Chiesa non sono una critica alla Chiesa, ma sono un saper maturare con la Chiesa nell’oggi.
D. - Qual è l’attualità del suo messaggio?
R. – Direi proprio questa triplice forma della carità. Il Papa anche ultimamente ha insistito proprio sulla carità intellettuale, dicendo agli universitari, lo scorso dicembre, che se dovesse scrivere un altro capitolo della sua Enciclica sulla carità, la dedicherebbe proprio alla carità intellettuale. Bene, è Rosmini che già 150 anni or sono fa della carità intellettuale il suo punto di ricerca di Dio nell’uomo d’oggi.
Tra i prossimi Beati figurano anche la Venerabile Serva di Dio Maria Merkert, confondatrice e prima superiora generale della Congregazione delle Suore di Santa Elisabetta, la Venerabile Serva di Dio Giuseppa, al secolo Endrina Stenmanns, confondatrice delle Serve dello Spirito Santo, e la Venerabile Serva di Dio Celestina della Madre di Dio, al secolo Maria Anna Donati, fondatrice della Congregazione delle Figlie Povere di San Giuseppe Calasanzio. Riconosciute anche le virtù eroiche di 7 Servi di Dio: mons. Giovanni Battista Arista, vescovo di Acireale, il padre domenicano Giovanni Giuseppe, Francesco Maria Perez, religioso professo della Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza, Maria Caterina di Gesù Bambino, priora delle Suore Benedettine dell’Adorazione del Santissimo Sacramento e della Perpetua Riparazione del Monastero a Ronco di Ghiffa, Maria Fedele religiosa professa del Terz’Ordine di San Francesco del Monastero di Reutberg, Armida Barelli, del Terz’Ordine Secolare di San Francesco e confondatrice dell’Istituto delle Missionarie della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, e infine la laica italiana Cleonilde Guerra.
Il Papa chiude il mese mariano esortando i fedeli a mettersi in ascolto di Dio con la docilità di Maria
◊ “L’esempio per eccellenza di ascolto è Maria, la Madre del Signore”: è partito da questa riflessione del Papa, ieri sera, il Santo Rosario di chiusura del mese mariano. Centinaia le persone in processione nei Giardini Vaticani che, guidate dall’arcivescovo Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, hanno recitato i Misteri della Luce. Al termine della celebrazione, la benedizione e il saluto del Santo Padre. Il servizio di Isabella Piro:
(Canto “È l’ora che pia la squilla fedel”)
La fresca brezza della sera non ha spento le fiaccole della lunga processione che ieri si è snodata nei giardini vaticani, dalla chiesa di Santo Stefano degli Abissini alla riproduzione della piccola Grotta di Lourdes. Tante le riflessioni lette durante la recita del Santo Rosario, tra cui l’importanza della Croce, ossia della vittoria di Gesù sulla cattiveria umana e l’importanza della famiglia agli occhi di Dio:
“La famiglia non è completa se manca Dio. La famiglia, infatti, ha bisogno di Dio per accendersi di amore vero e pertanto l’assenza di Dio produce il fallimento della famiglia. Come si spiegano i drammi di oggi? In quante famiglie si respira aria di indifferenza, di frivolezza, di egoismo? Manca Dio, manca l’amore”.
Sulla figura di Maria si è invece soffermato il Papa: riflettendo sull’incontro tra la Vergine ed Elisabetta, narrato nel Vangelo di Luca, il Santo Padre ha descritto Maria come colei che dimentica se stessa e si pone al servizio degli altri perché illuminata dalla Spirito di Gesù, quello Spirito di carità che dilata il suo cuore, portandolo alla stessa grandezza del cuore di Dio:
"(…) è lo stesso Gesù a 'spingere' Maria, infondendole lo slancio generoso di andare incontro al prossimo che ha bisogno, il coraggio di non mettere avanti le proprie legittime esigenze, le difficoltà, le preoccupazioni, i pericoli per la sua stessa vita. È Gesù che l’aiuta a superare tutto lasciandosi guidare dalla fede che opera mediante la carità".
Meditando questo mistero, ha aggiunto Benedetto XVI, si comprende che la carità cristiana è una virtù “teologale” e si vede la vera natura del cuore di Maria:
"(…) vediamo cioè un cuore umano perfettamente inserito nel dinamismo della Santissima Trinità. Questo movimento è la carità, che in Maria è perfetta e diventa modello della carità della Chiesa, come manifestazione dell'amore trinitario (cfr Enc. Deus caritas est, 19). Ogni gesto di amore genuino, anche il più piccolo, contiene in sé una scintilla del mistero infinito di Dio: lo sguardo di attenzione al fratello, il farsi vicino a lui, la condivisione del suo bisogno, la cura delle sue ferite, la responsabilità per il suo futuro, tutto, fin nei minimi dettagli, diventa 'teologale' quando è animato dallo Spirito di Cristo".
Dopo aver impartito la sua benedizione ai presenti, il Papa ha inviato il suo saluto ai malati e agli anziani e ha concluso la celebrazione recitando la preghiera a Maria, da lui stesso composta per l’Agorà dei Giovani, in programma a Loreto il prossimo settembre:
"Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù /e conosci il timbro della sua voce / e il battito del Suo Cuore. /Stella del Mattino, parlaci di Lui /e raccontaci il tuo cammino per seguirlo /Nella via della fede".
(Canto “Madre Santa”)
La visita del Papa ai dipendenti vaticani al Governatorato
◊ Professionalità, competenza e dedizione, ma anche un serio impegno di testimonianza evangelica. E’ quanto Benedetto XVI ha indicato ai dipendenti vaticani visitando ieri pomeriggio il Palazzo del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. “Assolvendo con impegno i vostri compiti – ha detto il Papa – voi assicurate la vita dello Stato e aiutate il Successore di Pietro” nel compimento del suo ministero. Benedetto XVI ha inoltre ricordato l’impegno di Pio XI nel condurre le trattative per i Patti Lateranensi affinché la Santa Sede potesse contare su “quel tanto di territorio che le garantisse l’assoluta indipendenza per l’adempimento della sua alta missione”. Il servizio è di Paolo Ondarza.
(musica)
“Collaboratori del Papa”: ha salutato così Benedetto XVI i dipendenti dello Stato della Città del Vaticano visitando il Palazzo del Governatorato. “Voi lavorate – ha detto il Santo Padre - proprio nei luoghi che hanno visto la testimonianza di tanti martiri e innanzitutto dell’Apostolo Pietro:
"Questo domando a voi: oltre che competenza, professionalità e dedizione, anche un serio impegno di testimonianza evangelica. Conto su di voi, e vi chiedo di crescere ogni giorno nella conoscenza della fede cristiana, nell’amicizia con Dio e nel generoso servizio verso i fratelli".
Il Papa ha esortato i dipendenti ad essere, in casa e sul lavoro “sempre fedeli e credibili testimoni del Signore Gesù” per contribuire alla diffusione del Vangelo e all’edificazione della civiltà dell’amore.
Il Santo Padre ha sottolineato l’importante funzione svolta dal Governatorato e ha ricordato come Pio XI, al momento delle trattative per i Patti Lateranensi, si preoccupò che “la Santa Sede potesse contare su «quel tanto di territorio» che le garantisse «l’assoluta indipendenza per l’adempimento della sua alta missione nel mondo». Assolvendo con impegno i compiti loro affidati, i dipendenti dei vari Uffici dello Stato della Città del Vaticano – ha proseguito Bendetto XVI - assicurano la vita quotidiana dello Stato ed aiutano il successore di Pietro nel compimento del ministero affidatogli dal Signore.
Il pensiero e la gratitudine di Benedetto XVI sono andato ad ogni lavoratore, “dal più visibile e al più nascosto”, impegnato, anche con sacrificio e fatica, in Vaticano. Il Papa ha poi salutato e ringraziato anche le famiglie dei dipendenti vaticani presenti all’incontro. Visitando il Palazzo del Governatorato il Santo Padre ha benedetto l’immagine della Madre della Famiglia e il nuovo organo voluto per sostenere il canto dell’assemblea liturgica nella Messa quotidiana. A tutti ha indicato San Giuseppe, lo sposo della Vergine come modello di servizio umile e silenzioso:
"La presenza della Chiesa in mezzo ai vostri uffici e alle vostre officine vi ricordi ogni giorno lo sguardo paterno di Dio che, nella sua Provvidenza, vi segue e si prende cura di ciascuno di voi. La preghiera e la partecipazione anche infrasettimanale alla celebrazione del Divino Sacrificio, che ci unisce a Cristo Salvatore, sia il segreto e la forza delle vostre giornate e vi sostenga sempre, specialmente nei momenti difficili".
(musica)
Altre udienze e nomine
◊ Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata l'arcivescovo Angelo Comastri, arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro. Nel pomeriggio, è in programma l'udienza all'arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.
In Canada, il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Kingston mons. Brendan Michael O’Brien, finora arcivescovo metropolita di Saint John’s, Newfoundland. Mons. O’Brien è nato a Ottawa nel 1943, dove è entrato nel Seminario diocesano e ha frequentato i corsi di filosofia e teologia presso la “St. Paul’s University”. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha esercitato per circa dieci anni il ministero pastorale come vicario parrocchiale, alternando tale attività con incarichi a livello diocesano nel campo dell’educazione. Ha proseguito pure gli studi teologici, laureandosi in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana di Roma. Nel 1983 è stato nominato parroco della parrocchia “Sant’Agostino” in Ottawa. Nominato ausiliare dell’arcivescovo di Ottawa nel 1987, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 29 giugno successivo. È stato trasferito alla sede vescovile di Pembroke nel 1993 e a quella metropolitana di Saint John’s in Newfoundland nel 2000.
Sempre in Canada, il Pontefice ha nominato arcivescovo coadiutore di Vancouver mons. J. Michael Miller, dei Preti di S. Basilio, finora arcivescovo titolare di Vertara e segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Mon. Mille, 51 anni, ha conseguito il Bachelor of Arts all’Università di Toronto e il Master of Arts all’Università di Wisconsin, specializzandosi negli studi sull’America Latina. Nel 1974 ha ottenuto il Baccellierato in Teologia presso il “St. Michael’s College” dell’Università di Toronto e due anni dopo ha la Licenza summa cum laude in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, completando gli studi nel 1979 con il Dottorato in Teologia summa cum laude. E' stato, tra l'altro, professore di Teologia Dogmatica presso la “University of St. Thomas” a Houston (Texas), decano della Scuola di Teologia presso il St. Mary’s Seminary, assistente ecclesiastico di numerosi Istituti, associazioni e accademie. Dal 1992 al 1997 è stato addetto di segreteria nella Sezione anglofona della Segreteria di Stato e dal 1994 al 1996 docente aggiunto di Teologia alla Pontificia Università Gregoriana. È anche vicepresidente della Pontificia Opera delle Vocazioni Sacerdotali, Membro del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali e Consultore della Congregazione per i Vescovi. Conosce l’inglese, il francese, l’italiano e lo spagnolo. Legge il latino e il tedesco.
Ancora in Canada, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Eparchia di New Westminster degli Ucraini, presentata da S.E. Mons. Severian Stefan Yakymyshyn, Ordine Basiliano di San Giosafat, in conformità al canone 210 paragrafo 1 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. Al suo posto, il Pontefice ha nominato il sacerdote Kenneth Nowakowski, del clero dell’Eparchia di Saskatoon degli Ucraini, attualmente cancelliere eparchiale. Il neo presule ha 49 anni e nel 1980 è entrato nella casa di formazione della Congregazione dei Redentoristi, a Toronto, in cui è rimasto fino al 1982. Ha frequentato il Collegio San Michele, affiliato all'Università di Toronto, conseguendo il Baccalaureato in Scienze Religiose e Filosofia. Inoltre, ha frequentato la Pontificia Università S.Tommaso d'Aquino di Roma, conseguendo il Baccalaureato in Teologia. Sempre a Roma, ha frequentato Diritto Canonico presso il Pontificio Istituto Orientale. Nello stesso periodo, ha fondato e diretto, per l'Italia, l' Ukrainian Catholic Refugee Office.Nel 1991 ha seguito il cardinale Myroslaw Lubachivsky, arcivescovo Maggiore della Chiesa greco-cattolica Ucraina, a Lviv, mentre nel 1994 ha partecipato alla fondazione della Caritas Ucraina ricevendone poi la nomina di vicepresidente della stessa. Dal 2001 al 2006 è stato rettore del Seminario ucraino Santo Spirito di Ottawa e coinvolto nell'organizzazione della GMG di Toronto 2002.
Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di San Diego, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Gilbert E. Chavez.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI ai vescovi della Repubblica Centroafricana. Pace e concordia nazionale - ha sottolineato il Papa - sono le sfide più urgenti a cui la Chiesa nel Paese deve rispondere.
Servizio estero - Libano: nuovi ed aspri scontri tra l'esercito e i miliziani di "Fatah Al Islam", mentre si irrigidiscono le contrapposizioni dopo il varo del Tribunale speciale per l'omicidio di Hariri.
Servizio culturale - Un articolo dell'inviato Marcello Filotei dal titolo "Arrivare al cuore del pensiero musicale senza fronzoli e ammiccamenti": "From the house of the dead" di Leos Janacek diretta da Pierre Boulez apre il sessantesimo "Holland Festival".
Servizio italiano - In primo piano il tema degli incidenti sul lavoro.
Il Messaggio ai Popoli conclude la Conferenza di Aparecida: le Chiese dell'America Latina e dei Caraibi in missione permanente
◊ Di fronte alle grande sfide dell’umanità rinnoviamo con gioia la nostra fede nel Cristo risorto che ci libera da ogni schiavitù per farci vivere nella giustizia e nella fratellanza. E’ quanto si legge nel Messaggio ai Popoli dell’America Latina e dei Caraibi che ieri ha concluso la Quinta Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e caraibico, inaugurata dal Papa il 13 maggio scorso ad Aparecida, in Brasile. Nel documento le Chiese della regione si dichiarano “in missione permanente”. Nel Santuario di Nostra Signora Aparecida si è svolta la grande concelebrazione eucaristica conclusiva, presieduta dall’arcivescovo di Santiago del Cile, il cardinale Francisco Javier Errázuriz, presidente del CELAM, il Consiglio dell’Episcopato latinoamericano. Il servizio di Luis Badilla:
Nella sua omelia, il cardinale Errázuriz ha messo in evidenza il ruolo di Maria nella grande missione che oggi intraprendono le Chiese dell’America Latina e dei Caraibi, “perché i popoli abbiano in Cristo una vita abbondante e degna di questo nome”, come già sottolineato da Benedetto XVI. “Constatiamo - si legge nel Messaggio ai Popoli - come il cammino del discepolato missionario è fonte di rinnovamento della nostra pastorale nel continente e nuovo punto di partenza per una nuova evangelizzazione delle nostre genti. Con fermezza e decisione – affermano i vescovi – continueremo a esercitare il nostro compito profetico; alzando la nostra voce negli spazi sociali dei nostri popoli e nelle nostre città, in particolare, in favore degli esclusi”. E aggiungono: “Vogliamo incoraggiare la formazione dei politici e dei legislatori, affinché contribuiscano alla costruzione di una società giusta e fraterna secondo i principi della Dottrina sociale della Chiesa”. Secondo i presuli, occorre “essere missionari del Vangelo non solo con la parola, ma anzitutto con la nostra vita, donandola nel servizio, fino al martirio, se necessario. Gesù iniziò la sua missione formando una comunità di discepoli missionari, la Chiesa, che è l’inizio del Regno”. Nel paragrafo “Servitori alla mensa condivisa” i vescovi latinoamericani scrivono: “Le acute differenze tra ricchi e poveri ci invitano a lavorare con un impegno sempre maggiore per essere discepoli capaci di condividere la mensa della vita, la mensa di tutti i figli e figlie del Padre, mensa aperta, accogliente, nella quale non manchi mai nessuno. Perciò – continua il Messaggio – ribadiamo l'opzione preferenziale ed evangelica per i poveri. Ci impegniamo a difendere i più deboli, specialmente i bambini, i malati, i disabili, i giovani in situazioni precarie, gli anziani, i carcerati”. I presuli vogliono quindi “vigilare sul rispetto del diritto che hanno i popoli a difendere e promuovere i valori essenziali in tutti i settori sociali, soprattutto nel caso dei popoli indigeni (Benedetto XVI, Discorso a Guarulhos - No.4), e “contribuire a garantire le condizioni per una vita degna: salute, cibo, educazione, alloggio e lavoro per tutti”. “La fedeltà a Gesù – scrivono ancora i vescovi latinoamericani – ci obbliga a combattere i mali che danneggiano o distruggono la vita, come l’aborto, le guerre, i sequestri, la violenza armata, il terrorismo, lo sfruttamento sessuale e il narcotraffico”. Ed esortano: “Invitiamo tutti i dirigenti delle nostre nazioni a difendere la verità e a sorvegliare l'inviolabile e sacro diritto alla vita e la dignità della persona umana, dal suo concepimento fino alla morte naturale. (...) Vogliamo favorire lo sviluppo umano e sostenibile basato sulla giusta distribuzione delle ricchezze … fra tutti i popoli”. I partecipanti alla Conferenza hanno ricevuto anche il saluto e la gratitudine del prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, il cardinale Giovanni Battista Re, che ha detto: “Questa V Conferenza è stata vivace, creativa, profondamente impegnata per il bene dell’America Latina. E’ stata una Conferenza consapevole delle difficoltà e delle sfide gigantesche ma, al tempo stesso, i suoi lavori sono stati orientati verso la speranza e l’ardore missionario del futuro”. “Rinnoviamo la nostra gratitudine al Santo Padre – ha poi sottolineato il porporato – per essere venuto fin qua per inaugurare questa Conferenza, per il suo discorso illuminante, che ci è servito da guida dandoci sostegno e incoraggiamento. Vogliamo testimoniare la fede cristiana e i valori che in questa nostra fede s’ispirano – ha aggiunto – non solo negli ambienti ecclesiali, ma nei molteplici spazi della vita quotidiana: nella famiglia, sul posto di lavoro, nella scuola, nello sport, nei rapporti sociali, nell’impegno pubblico e nei mezzi di comunicazione sociale”. “In questo nostro mondo, che percorre i cammini della globalizzazione, nell’attuale momento della storia dell’America Latina e dei Carabi – ha poi concluso il cardinale Re – abbiamo bisogno di discepoli di Cristo, illuminati da una fede solida, animati da un grande amore per il Signore. Discepoli capaci di essere testimoni credibili, che mettono Dio al centro dell’esistenza e della vita della società.
Trasmesso dalla RAI il video della BBC su Chiesa e pedofilia: i commenti di mons. Rino Fisichella, padre Federico Lombardi e Massimo Introvigne
◊ E' andato in onda ieri sera sulla RAI, nell'ambito del programma "Annozero" condotto da Michele Santoro, il video della BBC sulla Chiesa e la pedofilia. Presenti, tra gli altri, l'autore dell'inchiesta, il giornalista della BBC Colm O'Gormer, il rettore della Lateranense mons. Rino Fisichella, e don Fortunato Di Noto, il sacerdote da anni impegnato contro la pedofilia. Ascoltiamo il commento di mons. Fisichella al microfono di Luca Collodi:
R. – Credo che ci sia stata, certamente da parte nostra, la possibilità di poter fare chiarezza e di rendere evidenti anche molte contraddizioni, strumentalizzazioni e vorrei dire anche calunnie che erano presenti nel video. Da questo punto di vista non posso che ringraziare sia per la possibilità che ci è stata offerta di poter parlare e di poter anche esprimere la propria opinione in piena libertà. D’altra parte un tema così scabroso non poteva essere lasciato e non poteva esserci nessuna ombra, che potesse minimamente pesare su quello che è il lavoro di circa 400 mila preti che ogni giorno sono vicini alla nostra gente, ogni giorno lavorano, faticano e sono vicini alle condizioni più disparate che tutti quanti noi conosciamo. Era, quindi, un obbligo morale quello di dover dare una parola chiara, ferma, ma anche di grande speranza per tanta gente, per tutta quella gente che crede nel nostro lavoro.
D. – Mons. Fisichella, spesso la stampa è ritenuta superficiale su argomenti di questo genere, che riguardano l’informazione religiosa. In questo caso possiamo dire che la stampa ha svolto un ruolo importante, in questo caso la televisione, per la verità su argomenti così delicati ed importanti per la vita delle persone?
R. – Anzitutto dobbiamo anche chiederci come mai un filmato come questo va in onda ad un anno di distanza da quando era stato prodotto. Direi quindi che bisogna in ogni caso, pur mostrando la libertà di questo, bisogna anche evidenziare che certamente qualche tratto strumentale ci doveva essere. A me sembra che al di là di questo - ed ho in mano ora un articolo uscito su Panorama, che di fatto non fa che riprendere le falsità che già ieri io ho cercato in tutti i modi di mostrare come al di fuori di qualsiasi pensiero - dicevo che c’è un prurito – secondo me – di voler andare a rivangare situazioni che non hanno senso, a voler a tutti i costi mistificare le notizie e soprattutto dare una lettura distorta dei nostri documenti. Questa - lo debbo dire con pacatezza, ma anche con molta chiarezza - non è professionalità, non è assolutamente possibile continuare su questo tono.
D. – Panorama dice che dal 2001 ad oggi sono giunte alla Congregazione per la Dottrina della Fede circa un migliaio di segnalazioni su presunti abusi sessuali compiuti da religiosi, ma i processi che sono stati avviati in questi sei anni sono soltanto poco più di una decina. Cosa fa la Chiesa?
R. – Anzitutto questa notizia è profondamente falsa, perché dei 1.500 casi che sono arrivati i dieci a cui si fa riferimento sono i dieci casi di pedofilia. Gli altri sono tutte altre questioni. Direi che le notizie debbono essere date, ma anzitutto nella maniera giusta. Secondariamente, la Chiesa con molta fermezza interviene laddove c’è l’errore, laddove c’è la prevaricazione, laddove un sacerdote non è e non corrisponde al bene e alla propria vocazione. Come Benedetto XVI, ripetutamente e mai stancandosi, ha detto che laddove si opera in mezzo ai giovani, laddove si opera in mezzo ai bambini non può esserci nessuna ombra di dubbio che ci sono sacerdoti impegnati lealmente, fortemente e con tutto l’entusiasmo e la passione che hanno a favore del bene dei nostri giovani.
D. – Anche perché dagli atti di pedofilia la prima ad essere danneggiata è la Chiesa stessa...
R. – Infatti. Tra le vittime che ci sono e verso le quali tutti quanti noi in ogni caso dobbiamo avere il più grande rispetto e la più grande vicinanza, perché non dimentichiamo che le vittime di pedofilia sono vittime innocenti. Ci sono i genitori che debbono avere la piena vicinanza della Chiesa e debbono sentire il nostro sostegno, che non può mai essere tolto a loro. Non possiamo però dimenticare che chiaramente il gesto di alcuni non può gettare fango su quella che è l’opera di carità, la visione di santità e l’annuncio della bella notizia del Vangelo che la Chiesa compie ogni giorno.
Sul video della BBC Fabio Colagrande ha intervistato Massimo Introvigne, direttore del CESNUR, il Centro studi sulle nuove religioni:
R. – Il video fa continuamente confusione tra l’ordinamento canonico e il perseguimento di questi abusi, nel caso siano anche dei reati da parte degli Stati. Faccio un esempio molto semplice. Quando, risolvendo problemi di competenza, dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice di Diritto Canonico, la lettera "De delictis gravioribus" del 2001 dice che alcuni tipi di delitto dell’ordinamento canonico sono riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, i giornalisti della BBC pensano che questo voglia dire: “Ah, malissimo, sono riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, dunque li terremo nascosti alle autorità civili”. Ma questa è una lettera che vuole semplicemente distinguere quanto è riservato alla Congregazione per la Dottrina della Fede e quanto invece è riservato ai tribunali ecclesiastici interdiocesani regionali. L’ordinamento civile non c’entra nulla, per quello ci sono delle disposizioni generali ribadite nel Catechismo, che impongono ai vescovi, ai sacerdoti, come del resto ai semplici fedeli, un dovere di leale collaborazione con le autorità dello Stato, tranne quando ci si trovi in presenza di leggi palesemente ingiuste.
D. – E, tra l’altro, che non si tratti assolutamente di documenti che vogliono interferire con il diritto civile, con le procedure penali, lo dimostra il fatto che, al contrario di quanto afferma il documentario della BBC, non sono segreti…
R. – Il documento del 2001 è tanto poco segreto che fu immediatamente pubblicato sul sito Internet della Santa Sede, oltre che sugli Acta Apostolicae Sedis che sono l’equivalente per la Santa Sede della Gazzetta Ufficiale. Nel 1962 non c’erano siti Internet. La materia era scabrosa e non fu pubblicata negli Acta Apostolicae Sedis, fu edita in un volumetto, mandata sotto regime di confidenzialità ai vescovi di tutto il mondo. Chi sa di cose cattoliche, sa che una cosa mandata ai vescovi di tutto il mondo difficilmente rimane completamente riservata e, infatti, agli addetti ai lavori era nota. Intendiamoci – e su questo punto lo stesso Benedetto XVI, parlando ai vescovi dell’Irlanda, nell’ottobre 2006, è stato molto chiaro – ci fosse anche un solo caso di prete pedofilo sarebbe un caso di troppo ed è giusto che la Chiesa intervenga, come fa, con la massima severità. Tuttavia se gli accusati sono 4 mila in 52 anni, i condannati sono 105, dire che siamo di fronte a decine di migliaia di colpevoli negli Stati Uniti, mi sembra semplicemente cattivo giornalismo.
Ma sulla vicenda ascoltiamo la riflessione del nostro direttore generale padre Federico Lombardi:
La tanto discussa trasmissione da parte della RAI nel quadro del programma “Annozero” del documentario della BBC sulla Chiesa e la pedofilia è infine avvenuta. Ci sia permessa una brevissima riflessione. Animato da una sensibilità ferita, il documentario tratta fatti drammatici in un quadro di prospettiva evidentemente parziale, e diventa gravemente ingiusto quando appunta le sue critiche sulle motivazioni di documenti ecclesiali di cui viene svisata la natura e la finalità, e quando prende di mira la figura del cardinale Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI.
Ma la partecipazione di mons. Rino Fisichella e di don Fortunato Di Noto al dibattito ha dimostrato che – contrariamente alle tesi del documentario – nella Chiesa c’è la forte volontà di guardare in faccia i problemi con obiettività e di affrontarli con lealtà, e c’è chi si impegna con competenza e dedizione sul fronte della lotta alla pedofilia conoscendone assai meglio la natura e le dimensioni di quanto non risulti da prospettive condizionate dalle tesi antiecclesiali.
Le denunce possono certamente spingere ad affrontare e risolvere problemi sottovalutati o nascosti. Allo stesso tempo non devono diventare non veritiere, così da essere strumentalizzate per distruggere invece che per costruire. La Chiesa cattolica ha dovuto imparare a sue spese le conseguenze dei gravi errori di alcuni suoi membri ed è diventata assai più capace di reagire e di prevenire. E’ giusto che anche la società nel suo insieme si renda conto che nel campo della difesa dei minori e della lotta alla pedofilia ha un lungo cammino da compiere. La esperienza della comunità ecclesiale, che conta nella sua lunga storia incalcolabili meriti di impegno per la gioventù, dovrà essere un elemento importante per collaborare costruttivamente in questa direzione.
Lettera aperta della Conferenza episcopale regionale di Taiwan sulla “sollecitudine verso i lavoratori stranieri e immigrati”
◊ “Il duro lavoro e i sacrifici dei lavoratori immigrati e dei nuovi immigrati hanno contribuito all’economia, alla società e alla cultura del proprio Paese di origine e di Taiwan. Presentiamo la nostra più sincera stima e gratitudine per la loro dedizione”: è quanto esprime la Conferenza episcopale regionale di Taiwan, in una lettera aperta, dal titolo: “Sollecitudine verso i lavoratori stranieri e immigrati”. Parlando della situazione dell’immigrazione asiatica - riferisce l’agenzia Fides - i presuli offrono alcuni suggerimenti concreti agli stessi immigrati, ai governi e alla Chiesa dei Paesi di origine e di quelli ospitanti. In particolare, elencano gli obiettivi pastorali che la Chiesa di Taiwan deve affrontare: sensibilizzare la Chiesa locale sulla situazione dell’immigrazione, aiutando gli immigrati a inserirsi nella vita parrocchiale e rispettando la loro cultura e religione. E ancora, incoraggiare l’assunzione diretta degli immigrati senza ricorrere a intermediari, prendersi cura dei figli degli immigrati, continuare a sollecitare il governo affinché protegga i diritti degli immigrati, attraverso l’azione politica concreta. Infine, la Chiesa di Taiwan ribadisce la propria sollecitudine verso i lavoratori stranieri e gli immigrati, assicurando una pastorale adeguata e la propria solidarietà. Attualmente, sono 340 mila i lavoratori stranieri a Taiwan e 380 mila i nuovi immigrati (cioè, sposati a un taiwanese), provenienti soprattutto da Indonesia, Filippine, Thailandia e Vietnam. (R.M.)
Ricevuti stamani da mons. Angelo Comastri i 72 giovani del pellegrinaggio sulla “Via Lauretana” che domani parteciperanno alla 29.ma marcia Macerata-Loreto
◊ “Viviamo in un’epoca di persecuzioni e di attacchi contro la Chiesa, in particolar modo contro la persona del Papa. Ancora oggi, la testimonianza dei martiri, la forza che fa sopravvivere la Chiesa, è l’annuncio del Vangelo”. Con queste parole, stamattina, mons. Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro e vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, ha accolto i 72 giovani del pellegrinaggio sulla “Via Lauretana”, organizzato in vista dell’incontro dei giovani italiani con Benedetto XVI che si terrà a Loreto il prossimo settembre. Questi stessi giovani riceveranno proprio dalle mani del Santo Padre il mandato missionario, come rappresentanti dei loro coetanei delle diverse diocesi italiane e di quanti appartengono a movimenti ed aggregazioni. Il primo passo dell’itinerario di preparazione, che domani sera si concluderà con la partecipazione alla 29.ma marcia Macerata-Loreto, è stata la preghiera sulla tomba di Caterina da Siena, nella chiesa romana di Santa Maria sopra Minerva. Poi, l’incontro con Comastri e la preghiera sulla tomba di Giovanni Paolo II, il Papa dei giovani, come l’ha definito don Alessandro Amapani, del Servizio nazionale di pastorale giovanile. Questo pomeriggio, i 72 delegati dell’Agorà dei giovani italiani sono attesi a Terni, dove visiteranno lo stabilimento della Novamont, azienda nata per rispondere all'esigenza sempre più sentita di prodotti a basso impatto ambientale, ed incontreranno il vescovo di Terni-Narni-Amelia, Vincenzo Paglia, e i giovani della delegazione italiana che a settembre parteciperà, a Sibiu, alla terza Assemblea ecumenica europea. La giornata di domani si aprirà una preghiera sulla tomba di San Francesco ad Assisi. Dopo una tappa a Tolentino, si concluderà con la partecipazione al 29.mo pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto promosso da Comunione e Liberazione. (A cura di Matteo Liut)
A Pompei, domani e domenica, il X Convegno internazionale degli sposi cristiani. Tra i partecipanti, l'arcivescovo Elio Sgreccia
◊ Si svolgerà domani e domenica 3 giugno a Pompei, il Convegno Internazionale degli Sposi Cristiani. Nella città mariana sono attese centinaia di coppie per il tradizionale appuntamento di preghiera, riflessione e testimonianze. L’iniziativa, giunta alla decima edizione, organizzata dall’Ufficio della Pastorale della famiglia, in collaborazione con l’Associazione “Amici di Bartolo Longo”, ha come titolo “Vivere oggi: nuove sfide per la famiglia cristiana”. Su questo impegnativo tema si confronteranno il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, l'arcivescovo Elio Sgreccia, il vescovo-prelato e delegato pontificio di Pompei, Carlo Liberati, i coniugi Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese, entrambi docenti di Sociologia della famiglia all’Università di Chieti e autori di numerosi testi che hanno come fulcro la famiglia (“L’amico discreto. Lo Spirito Santo rafforza e vivifica l’amore coniugale”; “Nel grembo del Padre. Genitori e figli a sua immagine”; “Amici a vita”; Il segreto dell’amore coniugale”). Tra i partecipanti, anche i coniugi Bruno ed Enrica Volpi che, sul finire degli anni Settanta, dopo otto anni di esperienza come cooperatori in Rwanda, hanno dato vita ad una comunità di famiglie a Villapizzone, presso Milano. Il convegno, nato nel solco dell’impegno del fondatore di Pompei, il Beato Bartolo Longo, a favore della famiglia, vuole dare un contributo concreto in parole ed esempi all’attualissimo dibattito sul valore della famiglia e sul suo stesso significato, ribadendo la sua peculiarità di unione indissolubile tra uomo e donna. Negli anni, sono state coinvolte coppie famose o esperti sul tema che, con i loro interventi, hanno sottolineato l’importanza della famiglia. Tra loro, il cardinale Ersilio Tonini, la senatrice Ombretta Fumagalli Carulli, l’onorevole Raffaele Cananzi, i professori Carlo Rocchetta, la teologa Ina Siviglia Sammartino, Alfonso Langella, Marta Brancatisano e Maurizio Calipari, l’imprenditore Giuseppe Soffiantini, gli artisti Carla Fracci, Lino Banfi, Tullio Solenghi, Enzo Cannavale, Aurelio Fierro e Gloria Cristian. Il programma prevede domani l’accoglienza alle 15 al Teatro “Di Costanzo-Mattiello” e la liturgia penitenziale. Alle 16.15, gli interventi di mons. Liberati e mons. Sgreccia e, alle 17.30, le testimonianze dei coniugi Danese. Dopo cena, la tradizionale fiaccolata verso il Santuario con la recita del Rosario e, verso le 23, lo spettacolo pirotecnico. Domenica alle ore 9.30, i coniugi Volpi offriranno la propria testimonianza nella Sala “Marianna De Fusco”. Alle 11, poi, la Santa Messa nel Santuario, con il rinnovo delle promesse matrimoniali, concluderà il convegno. (A cura di Giovanni Peduto)
Stasera, in Austria, “La lunga notte delle Chiese”, manifestazione ecumenica che da tre anni coinvolge fedeli di diverse religioni
◊ Radunerà cristiani, fedeli di altre religioni e non credenti, stasera, in Austria, “La lunga notte delle Chiese”, l’iniziativa ecumenica giunta alla III edizione che coinvolgerà 160 chiese dell’arcidiocesi di Vienna oltre ad aule liturgiche delle diocesi di Linz, Graz, Klagenfurt e dell’arcidiocesi di Salisburgo. La manifestazione, che vuole far conoscere la fede cristiana attraverso liturgie, dibattiti, concerti e incontri di spiritualità, si aprirà alle 18 nella chiesa evangelica luterana metropolitana della capitale austriaca (“Stadtkirche”), con una celebrazione ecumenica dei Vespri. Saranno presenti vari rappresentanti di tutte le Chiese cristiane, tra i quali il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, il metropolita Michael Staikos e il capo della Chiesa evangelica di confessione asburgica, Michael Wolf. Tema della liturgia sarà “Manda la Tua luce e la Tua verità, affinché mi guidino”, mentre nei dibattiti si discuterà in particolare di ecumenismo, del ruolo del cristianesimo in Europa e dello spazio dei giovani all’interno delle Chiese. (T.C.)
Un atto grazia concede l’ergastolo agli uccisori di suor Annalena Tonelli
◊ Pena di morte commutata in ergastolo per gli assassini di Annalena Tonelli (nota come la "Suor Teresa dei Somali") e degli altri tre operatori umanitari internazionali uccisi, in tre diversi episodi, fra l’inizio del ‘94 e il 2003 in Somaliland, autoproclamato Stato indipendente nel nord ovest della Somalia. Fonti ufficiali governative del Somaliland, riferisce oggi Radio Nairobi, hanno affermato che, con un atto di grazia disposto con decreto presidenziale, è stato disposto anche l’abbassamento delle pene di altre persone condannate. La decisione sarebbe scaturita in seguito alle pressioni delle famiglie delle vittime, di organizzazioni internazionali umanitarie - in particolare quelle cui appartenevano le persone assassinate - oltre che di alcuni governi. Annalena Tonelli, morta a 61 anni, 33 dei quali dedicati alle popolazioni più povere di Kenya e Somalia, è stata uccisa il 5 ottobre del 2003 a Borama, Somaliland, nell'ospedale da lei fondato. Le altre vittime, ma in differenti agguati, erano una coppia di volontari britannici, Richard e Enyd Eyeington, e Flora Chepkemol, una keniana. (T.C.)
Costruire ponti tra società e fedi diverse per opporsi all’estremismo: così il primo ministro neozelandese al III Forum sul dialogo interreligioso
◊ Si è concluso ieri a Waitangi, in Nuova Zelanda, il terzo Forum sul dialogo interreligioso (Asia Pacific Regional Interfaith Dialogue), al quale hanno preso parte centinaia di delegati di 15 Paesi asiatici. Nel suo intervento al Forum, il primo ministro neozelandese, Helen Clark, ha affermato che tutte le nazioni dell’Asia e del Pacifico dovrebbero impegnarsi a costruire ponti tra società e fedi diverse, per opporsi al pericolo dell’estremismo. Il primo ministro ha ricordato i frequenti episodi di violenza nel sud della Thailandia e nelle Filippine meridionali, giustificati in nome della religione. “Se vogliamo fare passi avanti - ha osservato - dobbiamo instaurare rapporti fondati sul rispetto, sul riconoscimento dei valori condivisi e sull’apprezzamento di credenze religiose diverse dalle nostre. Solo in questo modo potremo sconfiggere i ‘commercianti’ di odio”. Al Forum, hanno preso parte leader di tutte le confessioni religiose presenti in Asia e nell’area del Pacifico - buddismo, induismo, cristianesimo nelle diverse confessioni, islam, scintoismo e taoismo, culti animisti - che hanno riflettuto sul possibile apporto che ciascuna confessione può offrire per contribuire al progresso sociale in tema di sicurezza, istruzione, pace, mass-media. E’ stata sottolineata, in particolare, la necessità di un dialogo fra uomini di culture e religioni diverse, in un contesto di pluralismo, che vada oltre la semplice tolleranza e che promuova amicizia fra culture e religioni, in spirito di autentica comprensione e benevolenza. Fra i Paesi che hanno preso parte al III Forum sul dialogo interreligioso, oltre alla Nuova Zelanda, l’Australia, l’Indonesia, il Brunei, la Cambogia, Timor Est, le Figi, il Laos, la Malesia, il Myanmar, la Papua Nuova Guinea, le Filippine, Singapore, la Thailandia e il Vietnam. (T.C.)
Realizzata dall’Economist Intelligence Unit la classifica dei 121 Paesi con il tenore di vita più sereno
◊ Ad una settimana dal G8 che si svolgerà in Germania, arriva il primo Global Peace Index. Dall’Algeria allo Zimbabwe, gli esperti dell’Economist Intelligence Unit hanno esaminato 121 Nazioni per valutarne la sicurezza sociale e determinare dove la vita è più pericolosa. Il rapporto, reso noto nei giorni scorsi sulla rivista inglese “The Economist”, prendendo in esame 24 fattori, pubblica una classifica. In vetta, come Paese più tranquillo del mondo, si è collocata la Norvegia. Il responso dei circa 650 analisti che hanno realizzato lo studio, ha collocato al secondo posto la Nuova Zelanda e al terzo la Danimarca. Tra i 24 fattori usati per la valutazione: lo stato di guerra, la criminalità, le tensioni etniche e religiose, la spesa militare, l’insicurezza sociale, ma anche il grado di democrazia, l’istruzione e il benessere. Il Paese più pericoloso è l’Iraq, seguono Sudan e Israele. La Gran Bretagna è al 49.mo posto mentre gli Stati Uniti al 96.mo per l’alto tasso di criminalità, il forte gap ricchi-poveri e la numerosa popolazione carceraria. L’Italia è al 33.mo posto. In generale, dall’indice di pace globale emerge un successo per l’Unione Europea, dove per ora gli analisti hanno individuato un benessere di massa, un alto grado di istruzione e buoni rapporti con i vicini. (A cura di Cecilia Seppia)
In Iraq occupato il convento delle suore caldee del Sacro Cuore a Baghdad - Ripresi gli scontri in Libano tra miliziani integralisti e soldati libanesi
◊ - Nel contesto del conflitto iracheno appare sempre più grave la situazione della comunità cristiana. L’agenzia cattolica Asia News ha riportato la denuncia delle suore caldee del Sacro Cuore a Baghdad. Il convento in cui vivevano è stato occupato da miliziani islamici, probabilmente sciiti. Ma non si tratta che dell’ultimo episodio vessatorio dopo la minaccia di imposizione del velo anche alle donne cristiane lanciata dal leader radicale sciita Moqtada al Sadr. I problemi della comunità cristiana sono al centro del Sinodo della Chiesa caldea in corso in Iraq. Stefano Leszczynski ha chiesto a Marta Allevato, giornalista di AsiaNews quale sia la situazione dei cristiani iracheni.
R. – Gli stessi vescovi e il patriarca parlano ormai di persecuzione, una persecuzione non solo all’interno dell’Iraq. C’è una pressione da parte dei gruppi islamici, sia sunniti che sciiti, ed anche da parte delle forze internazionali, delle autorità irachene nel senso che si sentono ormai completamente abbandonati e non protetti. La situazione più tragica è certamente quella di Baghdad, ma segue subito quella di Mossul ed è molto preoccupante anche la situazione in Kurdistan, che ad aprile ha subito diversi attacchi in villaggi cristiani.
D. – Una situazione drammatica, quella che denunciano i vescovi, che sta incidendo profondamente sulla presenza della comunità cristiana in Iraq?
R. – Diciamo che su 26 milioni di abitanti in Iraq, nel 2003 i cristiani rappresentavano il 3 per cento. Ora non ci sono statistiche ufficiali, ma la Nunziatura in Iraq parla di una comunità cristiana ridotta a 400 mila unità. Questo significa che più della metà della popolazione cristiana è stata costretta ad emigrare e si parla ora di una comunità ormai in via di estinzione. Questo è lo stesso termine utilizzato dai vescovi.
D. – Come mai le autorità irachene e i membri della coalizione che controllano di fatto l’Iraq non proteggono la comunità cristiana, non riescono ad interessarsi alla questione?
R. – Purtroppo nel mare di problemi che sommergono il Paese, certamente la comunità cristiana rappresenta forse l’ultimo in ordine di importanza per il governo.
D. – Come mai adesso i cristiani si trovano in una situazione così difficile?
R. – Inizialmente c’è stato il parallelismo tra forze di occupazione e cristiani, che quindi appaiono complici dell’occupazione, cosiddetta. Purtroppo in questo momento i cristiani sono anche le famiglie più ricche ed inizialmente si è partiti con i rapimenti per riscuotere i riscatti. Ormai la comunità cristiana è stata depredata di ogni bene.
- In Afghanistan, un agguato condotto da ribelli contro un convoglio della Polizia nella provincia di Zabul, ha provocato ieri la morte di almeno 16 agenti. Nel sud del Paese, intanto, è scattata anche l’offensiva della Nato dopo la perdita di un elicottero, forse abbattuto dai talebani. Secondo varie fonti, sarebbero numerosi i ribelli rimasti uccisi in seguito all’offensiva.
- Situazione molto tesa anche in Libano, dove sono ripresi gli scontri tra soldati libanesi e militanti islamici asserragliati nel campo profughi palestinese alle porte di Tripoli. Nel campo, dove prima dell’inizio dei combattimenti erano ospitati circa 40 mila persone, sono rimaste più di 4 mila palestinesi e i miliziani, che non intendono arrendersi, continuano a nascondersi tra i rifugiati. Il nostro servizio:
Dopo una notte di relativa calma, i militari libanesi hanno nuovamente bombardato postazioni dei militanti islamici, asserragliati nel campo profughi palestinese alle porte di Tripoli. La battaglia è un continuo scambio di colpi a distanza. I soldati, infatti, non possono oltrepassare il perimetro dell’area perché un accordo raggiunto nel 1969 tra Libano e Lega Araba vieta ai militari libanesi di avanzare all’interno di campi profughi dislocati nel Paese dei Cedri. I combattimenti, cominciati lo scorso 20 maggio, hanno provocato finora la morte di oltre 80 persone. Tra le vittime, ci sono anche diversi rifugiati. Gli scontri odierni sono scoppiati 24 ore dopo l’approvazione della risoluzione con cui il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha deciso la creazione di un Tribunale internazionale per giudicare i responsabili dell’assassinio, nel 2005, dell’ex premier libanese, Rafik Hariri. Secondo il governo libanese e la maggioranza parlamentare antisiriana, i miliziani arroccati nel campo profughi sono “uno strumento della Siria”. Il governo di Damasco ha comunque sempre negato qualsiasi collegamento con l’omicidio di Hariri e ha avvertito che l’istituzione del Tribunale potrebbe ulteriormente “deteriorare” la situazione in Libano. Si teme adesso che le violenze possano estendersi a macchia d’olio in tutto il Paese. Scontri armati tra milizie rivali sono già scoppiati, infatti, anche in un altro campo profughi nel sud del Libano. In questo caso, si sono affrontati estremisti del movimento palestinese Al Fatah e integralisti di un gruppo radicale sunnita.
- Alan Johnston, il corrispondente della BBC rapito a Gaza lo scorso 12 marzo, ha dichiarato in un video di essere trattato bene. Nel filmato, diffuso su un sito integralista islamico, i sequestratori chiedono nuovamente la liberazione di prigionieri musulmani in cambio del rilascio del giornalista. Ma gli spazi per possibili trattative, al momento, sembrano limitati. Secondo fonti di stampa, Israele è disposto invece a scarcerare alcuni militanti palestinesi condannati all’ergastolo, in cambio della liberazione di Gilad Shalit, il soldato rapito quasi un anno fa da un gruppo radicale nella Striscia di Gaza. Sul terreno, intanto, il sud dello Stato ebraico è stato colpito da due razzi sparati da Gaza. Fortunatamente, non ci sono state vittime.
- Torna la tensione tra Russia e Stati Uniti. Alla vigilia del vertice G8, che si terrà in Germania dal 6 all’8 giugno prossimi, il presidente russo Vladimir Putin critica Washington per aver lanciato un “nuovo round della corsa al riarmo” con il progetto americano di scudo spaziale in Europa. Giada Aquilino ne ha parlato con Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto di questioni dell’area ex sovietica:
R. – La Russia è diventata la capofila di quei Paesi che mostrano una crescente insofferenza verso quella politica dell’amministrazione di Washington “poco attenta” alle esigenze degli altri popoli e delle altre Nazioni. In tale quadro, Putin ha deciso questa mossa.
D. – Perché la disputa è sul progetto americano di scudo spaziale in Europa?
R. – Questo progetto americano non è chiaro: non si capisce Polonia e Repubblica Ceca - che sono i primi Paesi che dovrebbero costruire questo scudo stellare - chi dovrebbero colpire con i missili. Ad un certo punto gli Stati Uniti hanno parlato di difesa contro gli “Stati canaglia”, come se l’Iran o la Corea del Nord fossero in procinto di dichiarare guerra alla Polonia. E’ chiarissimo che - se quello non è l’obiettivo e non può esserlo - allora l’unico altro obiettivo è proteggere i Paesi ex-sovietici da un eventuale ritorno di fiamma dell’espansionismo russo. Ciò non può che irritare i russi, i quali non mi sembrano, neppure loro, essere sul punto di invadere né la Polonia, né altri Paesi.
D. – Gli americani sono usciti dal Trattato ABM, anti missili balistici. La Russia, che recentemente ha effettuato un test missilistico, minaccia ora di abbandonare il Trattato sulle armi convenzionali in Europa, il CFE. Sono toni da guerra fredda?
R. – Il quadro politico globale che caratterizzava la guerra fredda è finito per sempre. Allora c’erano due fronti che si contrapponevano e proprio la contrapposizione teneva compatti questi due schieramenti. Oggi sulla scena c’è invece una pluralità di attori: la Cina, l’India, la Russia, ma anche l’Iran, il Pakistan, l’Arabia Saudita, il Venezuela. Sono tutti Paesi ai quali non si può imporre qualcosa e soprattutto con la scusa di una contrapposizione di blocchi, che non c’è più.
- La Russia ha ufficialmente confermato la propria bocciatura del testo riveduto e corretto della bozza di risoluzione sull'indipendenza del Kosovo dalla Serbia, presentata ieri al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dalla Gran Bretagna insieme a Usa, Germania, Italia, Francia, Belgio e Slovacchia. La notizia è stata confermata dal ministero degli Esteri di Mosca.
Circa 20.000 persone sono fuggite negli ultimi giorni dalla zona di Ngaoundaye, piccolo villaggio nel nord della Repubblica centrafricana vicino al confine con Camerun e Ciad dopo una serie di violenze che hanno avuto per protagonisti sia i ribelli che l’esercito regolare centrafricano. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, le tensioni sarebbero cominciate due giorni fa quando nel villaggio hanno fatto irruzione i ribelli che, poco dopo il loro arrivo, hanno ucciso il sottoprefetto della zona di Ngaoundaye, ritenuto colpevole di essersi espresso pubblicamente a favore dell’esercito nei giorni precedenti. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 152
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