RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 30 - Testo della trasmissione di martedì 30 gennaio 2007
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Appelli dei vescovi statunitensi del
Maryland e del South Dakota contro la pena
capitale
Aperta,
ieri a Parigi, la Conferenza internazionale sul clima
In Iraq, almeno 40 fedeli sciiti uccisi
nell’ultimo giorno della festa musulmana dell’Ashura
30 gennaio 2007
L’AZIONE
DEL PAPA E DELLA SANTA SEDE PER
LA
GIUSTIZIA E LO SVILUPPO DEI POPOLI:
AI
NOSTRI MICROFONI L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE
PERMANENTE PRESSO LE NAZIONI UNITE A NEW YORK
Dare voce a chi non ha voce e offrire un contributo di
speranza per la pace, la giustizia e lo sviluppo per tutta l’umanità: è questa l’azione
della Santa Sede a livello internazionale che Benedetto XVI sta portando avanti
anche all’ONU attraverso i suoi collaboratori. E’ quanto afferma l’arcivescovo
Celestino Migliore, osservatore permanente presso le Nazioni Unite a New York,
che ieri è stato ricevuto dal Papa. Sui contenuti del colloquio ascoltiamo il
presule al microfono di Giovanni Peduto:
**********
R. – Sono contento di aver avuto questa possibilità di
parlare con il Santo Padre, anche direttamente di queste preoccupazioni e di
queste speranze comuni riguardo all’attività dell’ONU. L’ONU
vive, in questo momento, un po’ – si può probabilmente dire - come ai
tempi della Torre di Babele: tutti lavoriamo allo stesso progetto, usiamo gli
stessi metodi, ma in molti momenti facciamo veramente molta fatica a
comprenderci. E questo non per le lingue che parliamo, perché più o meno tutti
noi possiamo capirci, ma soprattutto riguardo allo spirito di frammentazione
culturale, che arriva spesso ad una certa divisione. Sembra quasi impossibile
riuscire a metterci d’accordo anche sulle cose più piccole. In questo incontro
con il Santo Padre ho riscontrato questo suo grande desiderio che la presenza della
Santa Sede all’ONU possa dare il suo contributo per sbloccare questa situazione
e far sì che ci sia più buona volontà per arrivare a delle intese, che certo
sarebbero fruttuose per tutta l’umanità.
D. – Quali sono le speranze e quali le preoccupazioni del
Santo Padre riguardo alla situazione internazionale?
R. – Ovviamente dall’ONU ci si attende quello che l’ONU
deve fare. Per statuto l’ONU ha come compito quello di raggiungere la pace e il
benessere delle popolazioni del mondo, attraverso la cooperazione e attraverso
un’intesa comune. Se guardiamo a questi grandi capitoli – pace e sviluppo –
vediamo alcune luci ed anche molte ombre.
D. – Più specificamente cosa si attende
R. – Il nuovo segretario generale ha cominciato a svolgere
le sue nuove funzioni soltanto un mese fa. E’ un uomo certamente molto
preparato ed anche molto ben animato. Questo è un periodo di rodaggio, nel
quale deve anche comporre il suo staff. Siamo ora in una condizione – per così
dire - ancora di attesa, ma di un’attesa che è nutrita di buone speranze. Si
sente che questa nomina è stata come un iniettare sangue nuovo in questa istituzione.
D. – Ci sono iniziative particolari della Santa Sede a
livello internazionale?
R. – Iniziative particolari o spettacolari, direi di no:
noi cerchiamo soprattutto di dare voce a chi non ha voce. Ci sono, infatti,
tantissime situazioni di emergenza in cui ci si rivolge al Papa, ci si rivolge
alla Santa Sede, e proprio attraverso questa presenza a New York cerchiamo di
portare avanti questo lavoro, che è spesso un lavoro specificatamente umanitario.
D. – Medio Oriente, Iraq, Darfur, Somalia rappresentano
soltanto alcuni dei punti nevralgici, scottanti delle
situazione internazionale oggi. Cosa si chiede alla Comunità internazionale
per fronteggiare queste emergenze?
R. – Due anni fa, nel settembre del 2005, all’ultimo
Vertice dei capi di Stato e di Governo, il documento finale ha introdotto una
nozione molto bella: la responsabilità collettiva di proteggere. La sovranità
non è più intesa come un diritto e quindi un diritto di non interferenza negli
affari interni, ma è soprattutto intesa – prima di tutto – come una responsabilità
che i governanti hanno di proteggere le loro popolazioni e laddove i governanti
non possono o non vogliono proteggere la popolazione o parte della popolazione,
allora diventa una responsabilità collettiva, che ricade poi sui meccanismi
dell’ONU. Abbiamo, quindi, un quadro molto preciso, ancora una volta si tratta
ora di farlo funzionare. E farlo funzionare vuol dire suscitare delle buone
volontà. Questo credo che sia anche un compito molto delicato, nascosto,
difficile, ma certamente il più importante contributo che
**********
UDIENZE
E NOMINE
Il Santo
Padre ha ricevuto ieri pomeriggio il cardinale Jorge
Arturo Medina Estévez, prefetto emerito della
Congregazione per il Culto Divino e
Negli Stati
Uniti, il Papa ha
nominato vescovo di Youngstown mons. George V. Murry, gesuita,
finora vescovo di Saint Thomas nelle Isole
Vergini. Mons.
George Vance Murry, è nato il 28
dicembre
Il Santo Padre ha poi nominato nunzio apostolico in
Eritrea mons. Leo Boccardi, arcivescovo titolare
eletto di Bitetto, nunzio apostolico in Sudan.
Infine, ha nominato nunzio apostolico in Nauru mons. Charles Daniel Balvo, arcivescovo
titolare di Castello, nunzio apostolico in Nuova Zelanda,
Isole Cook, Isole Fiji,
Isole Marshall, Kiribati,
Stati Federati di Micronesia, Palau, Samoa, Tonga, Vanuatu, e delegato
apostolico nell’Oceano Pacifico.
PROGRESSI
NEI COLLOQUI SVOLTISI IERI TRA SANTA SEDE E ISRAELE
SULLE
QUESTIONI FISCALI E LE
PROPRIETA’ ECCLESIALI IN TERRITORIO ISRAELIANO
La Commissione
permanente bilaterale di lavoro tra
CENTRI DI RICERCA, STUDIO E FORMAZIONE SULLA
DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA SORGERANNO IN ASIA COME FRUTTO DELLA CONFERENZA
CONTINENTALE
SVOLTASI NEI GIORNI SCORSI A BANGKOK, IN THAILANDIA,
PER
CON
DI 17 NAZIONI
ASIATICHE: LE INDICAZIONI PASTORALI DEL CARDINALE MARTINO
- A cura di Paolo Scappucci -
155 tra cardinali, presuli, prelati e agenti pastorali di
17 Paesi asiatici hanno preso parte dal 25 al 27 gennaio
scorsi, nel Centro di formazione di Samphran,
presso Bangkok, in Thailandia, alla Conferenza continentale promossa dal
Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in collaborazione con
Un’approfondita analisi delle situazioni di crisi e delle
potenzialità di sviluppo nei vari Paesi è stata posta in luce, non solo dai
puntuali interventi dei relatori e degli esperti, ma anche dai resoconti dei
presidenti di ben 16 Conferenze episcopali asiatiche, partecipanti alla
Conferenza, alla quale il nunzio apostolico in Thailandia, arcivescovo
Salvatore Pennacchio, ha recato l’incoraggiamento e la benedizione del Santo
Padre.
Nel tracciare un bilancio dell’assise,
il cardinale Martino ha rilevato “l’esigenza di coltivare una forte e
sostanziale spiritualità del laicato, per farne uno strumento di formazione ed
educazione del Popolo di Dio a
testimoniare la giustizia e la pace nel mondo”. In proposito il porporato ha
tracciato alcune indicazioni
pastorali, secondo cui la dottrina sociale deve entrare nella pratica normale
della catechesi, specialmente di quella degli adulti. Essa inoltre deve formare
parte integrante della formazione dei candidati al sacerdozio nei seminari e
nelle facoltà teologiche. Anche le Università Cattoliche devono giovarsi della dottrina sociale
della Chiesa per illuminarne il significato ed approfondirne la dimensione
interdisciplinare.
Affinché tale dottrina riceva costante e ben organizzata
attenzione si rende necessaria la creazione in Asia – e questo resterà come uno
dei frutti più significativi della Conferenza continentale di Bangkok – di
adeguati Centri di ricerca, di studio e di formazione che abbiano la loro
ispirazione nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa. Quella
svoltasi in Thailandia nei giorni scorsi è la seconda delle Conferenze
continentali organizzate dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace
per la presentazione e la diffusione del Compendio, dopo quella di Città del Messico, nel settembre dello scorso
anno, per tutta l’America.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Un articolo dal titolo
“Ripartire da Cristo per riconoscere il Signore del tempo e della storia”: una
riflessione su “Emmaus” di mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta.
Servizio estero - Medio Oriente: una nuova tregua
tra Hamas ed al Fatah argina le violenze tra fazioni
palestinesi.
Servizio culturale - Un articolo
di Vittorino Grossi dal titolo “La dimensione interculturale come base
dell'identità cristiana”: il rapporto del fedele con il mondo sfugge ad una logica
di contrapposizioni.
Per l’“Osservatore libri” un
articolo di Claudio Toscani dal titolo “Quella capacità di ‘trapiantare’
l'oralità del dialetto nell'italiano scritto”: pubblicato “Opere scelte”, che
raccoglie gran parte degli scritti di Luigi Meneghello.
Servizio italiano - In rilievo il tema degli
incidenti sul lavoro.
=======ooo=======
30 gennaio 2007
SUI
PRINCIPI IRRINUNCIABILI, COME LA DIFESA DELLA FAMIGLIA, NON E’ POSSIBILE
ALCUN
COMPROMESSO: E’ QUANTO RIBADITO, AI NOSTRI MICROFONI,
DAL
SEGRETARIO GENERALE DELLA CEI, MONS. GIUSEPPE BETORI,
CHE STAMANI
HA PRESENTATO IL COMUNICATO FINALE DEL CONSIGLIO PERMANENTE.
IL RINGRAZIAMENTO DEL PRESULE AL PAPA PER LA
SUA VICINANZA
ALLA
CHIESA ITALIANA, IN UN TEMPO NON FACILE PER L’ATTUALE CONTESTO CULTURALE
- Con
noi, Giuseppe Anzani -
“La vita umana, la famiglia e il matrimonio non sono meno
importanti della pace”: è quanto sottolineato nel comunicato finale dell’ultimo
Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, presentato stamani
da mons. Giuseppe Betori, in una conferenza stampa
tenuta presso la Sala Marconi della nostra emittente.
Il segretario generale della CEI ha ribadito che non è possibile alcun
compromesso sui PACS, apprezzando la dichiarazione del presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, che ieri ha auspicato una sintesi tra le
posizioni della Chiesa e della politica. Auspicio, questo, formulato anche dal
premier, Romano Prodi. Ma torniamo alla conferenza di stamani, seguita per noi da Gabriella Ceraso:
**********
Ribadire la comunione e il legame sempre più forte e ricco
tra il Santo Padre e la Chiesa italiana è stato il punto di partenza del
comunicato finale sulla sessione invernale del Consiglio episcopale permanente.
Mons. Betori ha indicato
nel Convegno ecclesiale di Verona, nella recente coraggiosa missione in Turchia
del Pontefice e nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace i tre
riferimenti più importanti con cui Benedetto XVI ha rinsaldato il rapporto con
i vescovi e la Chiesa italiana, ha offerto loro nuovi insegnamenti e nuove
aperture, come la connessione tra l’impegno per la pace nel mondo e il servizio
alla persona e al principio di inviolabilità della vita umana.
Mons. Betori
ha sottolineato inoltre l’attesa tra i vescovi per la pubblicazione del libro
del Papa sul rapporto, centrale nella fede odierna, tra il Cristo della fede e
il Gesù storico. Non è mancato poi uno sguardo alle condizioni dell’Europa in
espansione grazie all’ingresso nell’Unione di Romania e Bulgaria e alle complesse
vicende internazionali. In primissimo piano la tragedia delle guerre in Iraq,
Afghanistan, Libano e Terra Santa. Un particolare riferimento da parte del
Consiglio permanente è andato, ha sottolineato mons. Betori,
al continente africano sia in termini di preoccupazione per i conflitti
continui in Somalia, Darfur, Nigeria, sia in termini di presenza caritativa
della Chiesa in questi Paesi.
L’attenzione maggiore del Consiglio episcopale si è
rivolta ai temi e alle prospettive pastorali. Sarà la missionarietà il tema
della prossima assemblea generale del maggio 2007 con lo scopo di risvegliare
nelle comunità ecclesiali l’orizzonte e la responsabilità dell’annuncio della
fede. Tra i temi pastorali anche 3 appuntamenti futuri: il pellegrinaggio dei
giovani a Loreto in settembre con l’atteso intervento del Papa, la 45° Settimana
sociale dei cattolici italiani a Pisa in ottobre e nel 2011 ad Ancona il 25°
Congresso eucaristico nazionale.
Non è mancato all’attenzione del Consiglio permanente uno
sguardo alla situazione italiana e alle nuove problematiche etiche e
antropologiche di oggi. I vescovi hanno segnalato emergenze legate alla
disoccupazione nel sud Italia, alle difficoltà economiche delle famiglie e al
fenomeno migratorio. Mons. Betori
si è anche soffermato sulla questione delle unioni di fatto: i vescovi hanno
riaffermato che alla famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra persone di
diverso sesso non possono essere equiparate in alcun modo altre forme di
convivenza, né queste possono ricevere, in quanto tali, un riconoscimento
legale.
**********
E prima della conferenza stampa, mons. Giuseppe Betori, ha concesso un’intervista esclusiva alla nostra
emittente. Al microfono di Alessandro Gisotti, il segretario generale della CEI
si sofferma sui temi principali affrontati nel Consiglio permanente:
**********
R. – Si tratta del Consiglio permanente dopo il Convegno
ecclesiale di Verona e si può, quindi, immaginare che al centro dell’interesse
dei vescovi c’era, appunto, una valutazione del Convegno
stesso, dell’importanza di questo incontro pieno di ascolto, di fiducia, di
convergenza e di propositività. Quindi, c’è stata una valutazione di questa
grande esperienza ed un rilancio di tale esperienza anche in vista della nota
pastorale che i vescovi approveranno nell’assemblea di maggio. La riflessione
ha guardato a questa esperienza come pure alla tematica che si andrà ad
individuare come tematica portante della prossima assemblea generale, dedicata
ad uno sguardo sulla missionarietà della Chiesa. Non è mancato poi, ovviamente,
anche uno sguardo a tutte quelle che sono le dinamiche più attuali della vita
sociale di questo Paese.
D. – Proprio a tal proposito, sappiamo che sulle unioni di
fatto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha esortato il mondo
della politica ad ascoltare le preoccupazioni della Chiesa. Come ha accolto
queste parole del capo dello Stato?
R. – Mi sembra che questa sia una ulteriore
espressione del riconoscimento da parte del presidente della Repubblica di
quello che è il ruolo dei cattolici all’interno della vita del Paese e del loro
apporto che – sia nel passato come nel presente – essi hanno dato e possono
dare alla convivenza sociale. Così come su altri argomenti, i cattolici
contribuiscono non portando la posizione che nasce dalla loro fede, quanto
quegli argomenti razionali intorno alla realtà dell’individuo e della vita
sociale che, magari promossi dalla fede, essi intendono, però, condividere
proprio perché razionali anche con gli altri cittadini italiani. Mi sembra
molto importante quello che il presidente ha detto, cioè che egli auspica una
sintesi. Egli non ha utilizzato la parola compromesso.
Noi non potremmo mai scendere a compromesso e quindi arrivare ad una mediazione
tra i nostri principi ed altri principi con essi confliggenti. Sintesi significa, a mio modo di vedere, anche
un rispetto delle identità e questo ci rassicura qualora si possa giungere a
costruire un qualcosa insieme, anche in questi ambiti che il presidente
Napolitano proponeva.
D. – Nella sua ultima prolusione al Consiglio permanente
della CEI, il cardinale Camillo Ruini, ha
sottolineato che “non vi è motivo di creare un modello legislativamente
precostituito che inevitabilmente configurerebbe qualcosa di simile ad un
matrimonio, dove ai diritti non corrispondono uguali doveri”. Perché questo
ragionamento, in sé così logico, trova tante opposizioni in certi ambienti,
secondo lei?
R. – Io credo che l’opposizione nasca dal fatto che in
molti intendono questo riconoscimento delle unioni di fatto come un primo passo
verso altri traguardi, che sono stati da alcuni anche ben espressi e cioè verso
una costituzione di una pluralità di modelli familiari. E’ chiaro allora che
non si possono accontentare di un riconoscimento di diritti individuali
concessi attraverso quello che può essere un diritto comune ed un diritto
privato. Il progetto che sta dietro il cammino che alcuni intendono aprire con
il riconoscimento delle unioni di fatto è, quindi, un qualcosa di confliggente con la figura della famiglia monogamica,
costituita sull’unione tra l’uomo e la donna, così come la Costituzione propone
per noi in Italia.
D. – Lei citava un momento così importante per la Chiesa
italiana come Verona, vivificato anche dalla presenza del Papa. Proprio Papa
Benedetto XVI sarà presente anche a Loreto, a settembre, per un incontro con i
giovani che rappresenta un altro momento forte per la Chiesa italiana. Quali
sono le sue aspettative per questo 2007 appena iniziato?
R. – Direi che anzitutto è da sottolineare quello che lei
diceva e circa il rapporto tra Chiesa italiana e Santo Padre. Rapporto che fa
parte del DNA della Chiesa italiana. Questo rapporto è ulteriormente
accresciuto dalla presenza del Santo Padre, che ogni volta che ci incontra, dà
a noi una pienezza anche di insegnamento, che ci aiuta poi a sostenere il
nostro impegno anche di testimonianza nella vita sociale. Da questo punto di
vista noi ci aspettiamo molto anche dall’incontro del Santo Padre con i giovani
italiani a Loreto, l’1 e 2 settembre. Tutto questo non fa altro che inserirsi
in una storia, che è una storia lunga, della Chiesa italiana nella sua fedeltà
al Pontefice e nel dono che il Pontefice è per la Chiesa italiana stessa. Si
tratta di una vicinanza che ci sostiene in un momento anche non molto facile,
perché il contesto culturale nel quale viviamo ci chiede delle fedeltà al
Vangelo e delle fedeltà all’uomo, che sono anche costose per i cattolici
italiani oggi.
**********
Il “no”
della Chiesa italiana alle unioni di fatto è dunque un forte “sì” alla famiglia
fondata sul matrimonio. D’altro canto, qualora entrassero in vigore i PACS, le
famiglie sarebbero fortemente penalizzate anche sotto
il profilo economico, come sottolinea – al microfono di Alessandro Gisotti – il
giurista Giuseppe Anzani, editorialista del
quotidiano della CEI, Avvenire:
**********
R. – Come giurista ho voluto per un attimo sbirciare
dentro questa costruzione che si va progettando. Ho voluto allora immaginare la
coerenza o l’incoerenza di un’introduzione di norme, quali quelle che
cominciano a trapelare attraverso quanto si sa delle bozze, nel contesto del
nostro diritto di famiglia. I risultati sono sorprendenti. Vediamo il caso
della previdenza. Per esempio, sulla previdenza, oggi, tutto il nostro sistema
previdenziale, che riguarda la pensione indiretta o la pensione di
reversibilità per il coniuge superstite, parla sempre di coniuge e aggiunge che
la pensione cessa se il coniuge passa a nuove nozze. Allora mi chiedo se si
terrà conto di questo nel dare certi diritti ai conviventi, con i PACS, sapendo
che il PACS però non costituisce una forma di nuove nozze e quindi il coniuge
superstite che contrae un PACS conserva la vecchia pensione di reversibilità e
acquista il diritto di averne un’altra. Sono queste forme che se sfuggono ai
compilatori conducono poi la prassi, la vita del diritto, in vicoli ciechi, da
cui è difficilissimo uscire.
D. – Un altro tema, sul quale sono molto sensibili,
soprattutto le giovani coppie, è quello della casa. Cosa succederebbe se
fossero approvati i PACS?
R. – La casa è sempre un problema, anche più scandaloso,
perché il legislatore non si è accorto di avere penalizzato la famiglia!
Attualmente dà i benefici della prima casa a chi non è comproprietario neppure
in parte di un’altra casa nello stesso comune con il coniuge. Allora giacché si
parla di coniuge, mi chiedo: “E se per caso è un partner legato da PACS, può
avere un’altra volta il beneficio?” E’ a queste cose che il legislatore deve
por mano prima di preoccuparsi di dare priorità alla conquista di alcuni
diritti per le persone conviventi, che restano escluse dai benefici dati ai
coniugi, perché così accade che questi beneficiano di privilegi ingiustificati
che lo Stato nega allo stesso coniuge.
**********
OGGI,
GIORNATA DI PREGHIERA E RIFLESSIONE, A BRUXELLES,
NEL
CUORE DELLE ISTITUZIONI EUROPEE, GUIDATA DA FRÈRE ALOIS,
PRIORE
DELLA COMUNITÀ ECUMENICA DI TAIZÉ: L’UNITÀ DEI VALORI CRISTIANI
- HA
DETTO - PUÒ AIUTARE L’UNITÀ POLITICA DEL CONTINENTE
-
Intervista con Frère Alois Loser
-
Una Giornata
oggi di preghiera e riflessione nel cuore delle istituzioni europee a
Bruxelles, guidata da Frère Alois Loser,
priore della Comunità ecumenica di Taizé, su invito della Commissione degli
episcopati della Comunità europea (COMECE). “Il dialogo interculturale e
interreligioso”, che “è un importante contributo all’avvenire dell’Europa”,
“costituirà una delle priorità del mio mandato”, ha promesso il presidente del
Parlamento europeo Hans-Gert Pottering.
E, stamane dopo la preghiera nella Cappella della
Resurrezione, c’è stato un incontro con i giovani sul tema “La vostra vita conta
per l’Europa”. Ascoltiamo Frère Alois, intervistato
da Roberta Gisotti:
**********
R. – Oggi è molto importante vedere le due dimensioni
dell’Europa: la dimensione delle istituzioni ed il contributo di ciascuna
persona. Noi lo vediamo, quando facciamo gli incontri europei. Abbiamo visto a
Zagabria, alcune settimane fa, attraverso 40 mila giovani, che il contributo di
ciascuno è importante per creare la fiducia in Europa. Senza questa fiducia,
con le divisioni e le frontiere, le istituzioni non possono avanzare.
D. – Frère Alois quale
messaggio, o forse anche provocazione, intende lanciare in questa Europa
divenuta più forte sulle alleanze economiche, ma più debole sui valori comuni
cristiani, ma anche universali, come quello della
famiglia fondata sul matrimonio o sull’eticità della ricerca scientifica?
R. – Un punto importante per noi è che i giovani siano
ascoltati in Europa, perchè i giovani hanno qualcosa da dire e vivono già
spesso nella loro vita personale una dimensione europea, studiando negli altri
Paesi. C’è, quindi, un’apertura tra i giovani verso l’Europa. Qualche volta
questa voce, però, non è molto ascoltata.
D. – Sarà importante anche la preghiera comune stasera
nella cattedrale di Bruxelles, con il cardinale Godfried
Danneels, aperta a rappresentanti di altre
confessioni…
R. – Sì, perchè insieme possiamo insistere sulla dignità
di ogni persona umana. Le istituzioni hanno la vocazione di promuovere tutto
questo. C’è una dimensione spirituale in Europa, che esiste, non la dobbiamo
creare, ma dobbiamo scoprire questa dimensione, che è un’unità che possiamo
vivere già tra i cristiani in Europa. Questa unità tra i cristiani può aiutare
anche un’unità politica più grande.
**********
A ROMA
-
Interviste con Eugenio Riccomini e Claudio Strinati -
Dopo il successo bolognese arriva a Roma la prima mostra
monografica mai dedicata ad “Annibale Carracci”.
L’esposizione, allestita al Chiostro del Bramante, è stata realizzata grazie a
importanti prestiti di musei di tutto il mondo e ricostruisce, attraverso 120
opere, l’esperienza artistica di un protagonista dell’arte italiana tra
Cinquecento e Seicento, sepolto al Pantheon vicino a
Raffaello. Il servizio è di Paolo Ondarza.
**********
(musica)
“Noi altri Dipintori abbiamo da parlare con le mani”
diceva Annibale, non solo il più famoso dei Carracci,
ma anche colui che con Caravaggio divise il primato tra gli artisti del primo
Seicento. Fondatore col fratello Agostino e il cugino Ludovico della “Accademia
degli Incamminati”, diede vita ad un’arte lontana dalla ricercatezza manierista
e dalla staticità della pittura della Controriforma: uno specchio del vero e,
quindi, ogni volta diversa, anche stilisticamente. Il curatore Eugenio Riccomini:
R. – La verità non è riconoscibile, è varia e quindi non
si può, secondo Annibale, elaborare uno stile pittorico capace di rendere conto
dei mille aspetti del mondo”.
Dal confronto col naturale scaturiscono le tele degli
esordi: “Bambini che giocano con un gatto” e “Ragazzo che beve”. La maturità
vede Annibale sperimentare il cromatismo dei veneti: dipinge la “Venere con il
Satiro”, un omaggio a Tiziano e Veronese. A Roma, al servizio del cardinale
Odoardo Farnese, coniuga negli affreschi di Palazzo Farnese natura e ideale, classicismo e verità, ma conosce
anche la frustrazione di non essere degnamente valorizzato dal proprio
committente: uno stato d’animo, questo, che lo porta alla depressione e lentamente
all’inoperosità, culminante nella morte. Claudio Strinati,
direttore del polo museale romano:
R. – Annibale era un uomo che doveva essere in preda a
stati, che oggi definiremmo, di nevrosi e questo lo si
vede nel modo di trattare gli allievi, come si comporta con i committenti, come
lavoro.
D. – E come si riflette nelle sue opere?
R. – Pur avendo un suo stile inconfondibile e personale,
lo applica in modi spesso molto diversi. Talmente diversi che gli stessi
storici di oggi non capiscono come interpretarlo. E’ enigmatico.
“Nuovo Raffaello”
lo chiameranno i pittori del ‘600 che da tutta Europa
giungevano a Roma per studiarne le opere.
Ancora Riccomini:
R. – Tutti venivano a Roma e dove andavano a trovare un
bel nudo di vecchio, un bel nudo di giovane atleta? Il pittore che più di tutti
poteva loro insegnare era Annibale Carracci, perché
riuniva in sé le virtù cromatiche dei veneti e l’abilità disegnativa
dei toscani e dei romani.
Oltre a quadri di elevato prestigio come la “Pietà” di Capodimonte, la mostra è dotata di un ricco apparato
grafico e ospita al suo interno opere di piccolo
formato, ma di finissima qualità artistica come l’“Adorazione dei pastori” proveniente
dal Louvre.
(musica)
**********
30 gennaio 2007
PUBBLICATO, DAI VESCOVI BRASILIANI,
UN TESTO PREPARATORIO ALLA VISITA DI BENEDETTO
XVI IN BRASILE
DEL
MAGGIO PROSSIMO, IN
OCCASIONE DELLA CONFERENZA GENERALE DELL’EPISCOPATO LATINO AMERICANO E
DEL CARIBE (CELAM)
BRASILIA. = Fornire un sussidio a tutti i fedeli del
Brasile in vista della visita di Benedetto XVI, in occasione della V Conferenza
generale dell’episcopato latino americano e del Caribe
(CELAM), in programma ad Aparecida dal 13 al 31 maggio:
è questo l’intento dei vescovi brasiliani (CNBB), che hanno presentato un testo
per offrire riflessioni per ciascun giorno del mese e permettere di seguire al
meglio i dibattiti sui temi scelti per il grande incontro con il Santo Padre.
La pubblicazione, basata sulla liturgia del tempo pasquale, verrà
distribuita nelle diocesi, nelle parrocchie e nelle librerie del Brasile. “La V
Conferenza sarà una grazia di Dio per tutta la Chiesa e per il nostro Paese.
Sono certo che produrrà molti frutti”, ha commentato il segretario generale
della CNBB, mons. Odilo Pedro Scherer.
“Tra i temi che andremo ad affrontare – ha aggiunto – segnalo l’identità cristiana
e cattolica come discepoli e missionari di Gesù Cristo nel mondo”. “E’ mio
auspicio – ha concluso – che questo straordinario evento aiuti la Chiesa
brasiliana a rafforzare la sua identità e la sua presenza nella società, così
come ad avere un nuovo impulso e nuovo slancio missionario”. (D.D.)
APPELLI DEI VESCOVI STATUNITENSI DEL
MARYLAND E DEL SOUTH DAKOTA CONTRO LA PENA CAPITALE. AI
RISPETTIVI PARLAMENTI STATALI CHIEDONO
DI APPROFITTARE DELL’ATTUALE MORATORIA SULLE
ESECUZIONI
WASHINGTON. = I vescovi statunitensi del
Maryland e un vescovo del South Dakota hanno
sollecitato i rispettivi Parlamenti statali ad approfittare dell’attuale
moratoria sulle esecuzioni, per abolire la pena di morte. Nei due Stati, dove
la pena capitale viene praticata per iniezione letale,
le esecuzioni sono state sospese, come in Florida e California, in attesa che
vengano modificate le attuali procedure ritenute inumane. In un appello pubblicato
la settimana scorsa, la Conferenza cattolica del Maryland
hanno invitato i legislatori dello Stato a sostituire la pena di morte con
quella dell’ergastolo, anche alla luce dei recenti sondaggi che confermano che
l’opinione pubblica locale è ormai “pronta per la sua abolizione”. Un appello
analogo è stato rivolto ai deputati e senatori del South
Dakota da mons. Blaise Cupich,
vescovo di Rapid City. In una lettera aperta,
pubblicata sull’ultimo numero della rivista cattolica “America”, il presule ha
evidenziato lo stretto legame tra la questione della pena di morte e quella
dell’aborto, ricordando la coraggiosa battaglia condotta l’anno scorso dai
legislatori dello Stato per rendere quest’ultimo illegale. L’argomentazione
contro l’uno e l’altra – ha scritto – è la stessa: “Il sacro diritto alla vita
è universale ed è un dono di Dio”. (L.Z.)
LE
ELEZIONI LOCALI DEL PROSSIMO 14 MAGGIO NELLE FILIPPINE
SIANO “LIBERE E CREDIBILI”: COSÌ, I VESCOVI FILIPPINI AL GOVERNO
DI MANILA,
NEL
COMUNICATO FINALE DELLA LORO ASSEMBLEA PLENARIA
MANILA.= Garantire elezioni
“libere e credibili” ai cittadini delle Filippine, perché il Paese “non è in
grado di affrontare un nuovo scandalo politico”, come quello scoppiato durante
le presidenziali del 2004: è quanto chiedono i vescovi filippini al governo di
Manila, in un comunicato diffuso al termine della loro Assemblea plenaria. Il
testo è stato inviato a tutte le parrocchie delle Filippine e verrà letto al termine delle Messe fino a 14 maggio, giorno
in cui si svolgeranno le elezioni locali. “Questa volta dobbiamo muoverci con maggiore efficacia
rispetto al passato, per rendere le elezioni credibili e libere dalla
violenza”, ha affermato mons. Angel N. Lagdameo, presidente della Conferenza episcopale, aggiungendo:
“I fedeli devono partecipare a questo processo di pulitura elettorale. Questo
significa che le organizzazioni e le istituzioni cattoliche si devono
mobilitare e collegare fra loro e con altri gruppi per lavorare insieme alla
stessa, nobile causa”. I vescovi hanno chiesto, inoltre, maggiore impegno nel
porre fine alla dolorosa stagione degli omicidi politici, compiuti in assoluta
impunità. Attenzione anche alle difficili condizioni di vita della popolazione
filippina che abita le aree rurali e all’urgenza di garantire una casa
dignitosa ai poveri che vivono in periferia. (A.D.F.)
“NO” AI PREGIUDIZI
NELLE SCUOLE E ALL’OBBLIGO DI STUDIARE
LA RELIGIONE ISLAMICA. COSI’, MONS. LAWRENCE JOHN SALDANHA,
PRESIDENTE DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE DEL PAKISTAN,
IN UNA LETTERA
APERTA A MINISTRO PER L’EDUCAZIONE, JAVED ASHRAF QAZI
ISLAMABAD.=
Nessun obbligo di studio della religione islamica nelle scuole del Pakistan;
più attenzione verso le minoranze; maggiori fondi da investire nell’istruzione:
sono alcune delle richieste avanzate da mons. Lawrence John Saldanha, presidente della Conferenza
episcopale pakistana, in una lettera aperta inviata lo scorso 22 gennaio a Javed Ashraf Qazi, ministro per l’Educazione. Oazi – riferisce l’agenzia AsiaNews – è impegnato nella riforma nazionale dei curricula scolastici, che punta a contenere
l’estremismo religioso e a eliminare ogni pregiudizio contro le
comunità non-islamiche in tutta la nazione. Pur
apprezzandone gli sforzi, la Chiesa cattolica esprime dubbi sulla
nuova politica governativa e invita a “rimuovere dall’insegnamento qualsiasi
pregiudizio o condanna basati su religione, sesso o etnia”. “Gli studi islamici
in arabo – afferma mons. Saldanha – come materia
obbligatoria e la scelta dell’‘etica’ come alternativa per i
non-musulmani isola e aumenta la discriminazione delle minoranze”. Per
questo, la Chiesa pakistana suggerisce di impartire gli studi religiosi solo
nei College e nelle Università e di inserirli tra le materie facoltative. I
nuovi curricula – conclude il presule – “dovranno fondarsi
su valori umani universali, lasciando la responsabilità dell’educazione
religiosa alle famiglie e alle istituzioni delle singole comunità”. (A.D.F.)
APERTA,
IERI A PARIGI, LA CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL CLIMA.
VENERDÌ,
LA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO SUL SURRISCALDAMENTO DEL PIANETA,
MENTRE
TRAPELANO LE PRIME INDISCREZIONI
- A cura di Roberta Moretti -
**********
PARIGI.= Nel 2100 la Terra potrebbe registrare un aumento
delle temperature tra i 2 e i 4,5 gradi, con un raddoppio delle concentrazioni
di anidride carbonica rispetto all’era pre-industriale (550
parti per milione): questi, i dati raccolti a
margine dei lavori della Conferenza internazionale sul clima, che ha preso il
via ieri a Parigi, dove venerdì gli esperti del Comitato intergovernativo delle
Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC) presenteranno
ufficialmente il quarto Rapporto sul riscaldamento del Pianeta. Secondo le
prime indiscrezioni, sul piatto ci sarebbe anche un'ipotesi massima di
innalzamento delle temperature di 6 gradi. Tra le conseguenze, a fine secolo,
un aumento medio del livello del mare tra i 28 ed i 43 cm. Uno studio
dell’IPCC, citato stamani dalla stampa australiana, prefigurerebbe anche la
scomparsa della barriera corallina in Australia, già fortemente danneggiata in
alcune zone. Cattive notizie, poi, per i ghiacci. Nel 2100, la calotta polare
artica potrebbe scomparire durante i mesi estivi o, comunque, ridursi al 10%
della attuale estensione. Drastiche riduzioni anche per i ghiacciai delle catene
montuose poste alle medie e basse latitudini, con ripercussioni sulla disponibilità
di acqua nei bacini idrologici e nelle falde
acquifere dipendenti da tali ghiacciai. E ieri, all’apertura della Conferenza,
il presidente dell’ICCP, Rajendra Pachauri,
ha lanciato un forte appello ai governi di tutto il mondo, affinché agiscano subito per fermare il surriscaldamento del pianeta.
“Mi auguro che saranno decisi interventi – ha sottolineato – e delineate
politiche per risolvere il problema”.
**********
VIOLATO IL SITO DELL’UNIONE
CATTOLICA INTERNAZIONALE
PER LA STAMPA IN LIBANO, WWW.UCIPLIBAN.ORG.
E’ IL
SECONDO SITO CRISTIANO OSCURATO NEL PAESE NELLE ULTIME DUE SETTIMANE
- A cura di Salim M. Ghostine -
BEIRUT. = Il sito dell’Unione
Cattolica Internazionale per la Stampa in Libano (www.ucipliban.org) è stato violato da hackers, che ne hanno cancellato l’intero contenuto
sostituendolo con materiale in lingua araba. Lo rende noto un comunicato dell’UCIP-Libano riportato dalla stampa di Beirut (www.assafir.com), ma anche dal quotidiano saudita
panarabo Asharq Al-Awsat (www.asharqalawsat.com).
È il secondo sito cristiano a essere colpito in Libano nelle ultime due
settimane. Il 13 gennaio scorso il website del
Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (www.mec-churches.org)
era stato cancellato e sostituito interamente con materiale di propaganda
islamica integralista. La stampa araba attribuisce l’attacco a non meglio
precisati “movimenti integralisti non cristiani”, mentre
il direttore dell’ufficio dell’UCIP a Beirut, padre Toni Khadra,
è stato un po’ più esplicito quando ha parlato di un “attacco ai valori comuni
di convivenza tra il cristianesimo e l’islam”. Il sito era una vetrina della
Chiesa cattolica locale e riportava, oltre al Magistero, approfondimenti
sull’attualità sociale e culturale in Libano e sulle iniziative di dialogo islamo-cristiano. Padre Khadra
considera proprio quest’ultimo aspetto come il motivo di fondo dietro
all’attacco contro il sito dell’UCIP in lingua araba di Beirut e contro il sito
del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente due settimane fa. Il sacerdote
cattolico ha lamentato danni ingenti e la perdita di materiale d’archivio
praticamente insostituibile, raccolto a costo di grandi sacrifici durante gli
anni della guerra in Libano. Egli, infine, ha lanciato un appello ai media e ai leader spirituali e politici affinché
condannino l’accaduto in pubblico, per evitare il ripetersi e il diffondersi di
attacchi di questo tipo.
ALLE 18.00, PRESSO LA CHIESA DI SANT’ANNA IN VATICANO,
UNA MESSA IN SUFFRAGIO DEL
MAESTRO ALBERICO VITALINI,
ORGANISTA E COMPOSITORE, GIÀ DIRETTORE DEI SERVIZI
MUSICALI
DELLA RADIO
VATICANA, SCOMPARSO DI RECENTE
ROMA.=
Oggi pomeriggio alle 18:00, nella chiesa di Sant’Anna
in Vaticano, verrà celebrata una Messa in suffragio del maestro Alberico Vitalini, organista e compositore, già direttore dei
Servizi musicali della Radio Vaticana, scomparso di recente. La figura di Vitalini, come autore di canti religiosi, verrà ricordata da mons. Raffaello Lavagna, suo collaboratore
per la parte letteraria delle opere musicali. I componimenti di Vitalini furono i primi in lingua italiana ad essere inseriti
nella trasmissione della Santa Messa domenicale della Radio Vaticana in
collegamento RAI, quando il Concilio Vaticano II diede il via
libera alla introduzione delle lingue nazionali nella liturgia. Vitalizi
verrà ricordato anche come autore di opere liriche di
successo in Italia e all’estero. Ne è solo un esempio il suo “Davide Re”,
eseguito a Tokyo e recentemente
rappresentato, in forma scenica, al Teatro Politeama Garibaldi di Palermo, in
occasione del Congresso eucaristico
diocesano. Durante la Messa, il Coro
di Sant’Anna, diretto dal maestro Marcellino Civitillo, eseguirà alcuni canti del Maestro. (A.D.F.)
=======ooo=======
30 gennaio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In Iraq la festa dell’Ashura, la
più importante ricorrenza religiosa per gli sciiti, è stata sconvolta da nuovi
episodi di violenza: almeno 40 pellegrini sciiti sono
morti in seguito ad attentati ed attacchi. Il nostro servizio:
**********
Terroristi e ribelli hanno scelto l’ultimo
giorno dell’Ashura per sferrare nuovi, drammatici
attacchi contro fedeli sciiti: un attentatore kamikaze si è fatto saltare in
aria tra una folla di pellegrini davanti ad una moschea a nord di Baghdad, uomini
armati hanno attaccato nella capitale un autobus pieno di sciiti e una bomba è
esplosa nel Kurdistan iracheno al passaggio di una processione di fedeli. Fonti
di stampa hanno reso noto, poi, che i 263 miliziani uccisi, nei giorni scorsi, vicino a Najaf da soldati iracheni
stavano progettando attentati contro pellegrini e religiosi sciiti in arrivo a Najaf per la festa dell’Ashura.
La ricorrenza religiosa musulmana rievoca il martirio dell’imam
Hussein, nipote di Maometto morto in battaglia a Kerbala nel 680 d.C. Le
celebrazioni hanno per questo il loro culmine a Kerbala, dove si sono radunati
circa due milioni di fedeli. La festa dell’Ashura ha
vissuto momenti di grande tensione durante il regime di Saddam Hussein: nel 1977 l’ex presidente
iracheno impose, infatti, il coprifuoco su Kerbala, costringendo i
fedeli a celebrare la ricorrenza nelle loro case. Dal 2003, quando è caduto il regime
dell’ex rais, le celebrazioni dell’Ashura non sono
più soggette a restrizioni ma resta alto il timore di
attacchi e attentati. Per questo, la città di Kerbala è presidiata attualmente da
oltre 11.000 soldati e poliziotti. Sulla situazione nel Paese arabo si è
nuovamente soffermato, infine, il presidente americano George Bush. Il capo della Casa Bianca ha dichiarato che gli Stati
Uniti risponderanno “con fermezza” a qualunque tentativo
dell’Iran di fomentare la violenza in Iraq. Gli Stati Uniti – ha comunque
assicurato Bush - non hanno intenzione di invadere
l’Iran.
**********
In Medio Oriente, l’aviazione israeliana ha compiuto,
nella notte, un raid nella Striscia di Gaza per distruggere un tunnel scavato
da estremisti palestinesi. L’attacco è stato sferrato poche ore dopo
l’attentato suicida che ieri ha provocato la morte del kamikaze e di tre
persone nella località turistica israeliana di Eilat.
Il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, ha condannato l’attentato e ha auspicato “la
ripresa dei pellegrinaggi”, definiti “strumenti di vera e concreta
solidarietà”. Nei Territori Palestinesi, Hamas e al Fatah
hanno annunciato, intanto, di aver raggiunto un accordo per la cessazione
immediata delle ostilità. Nei giorni scorsi, violenti scontri tra sostenitori
delle due fazioni palestinesi hanno provocato la morte di almeno 33 persone.
Sarà il capo di
Stato del Ghana, John Kufuor, il prossimo presidente di turno dell’Unione
Africana (UA). Lo ha annunciato ieri ad Addis Abeba,
dove si tiene il vertice dell’UA, il presidente della commissione
dell’organizzazione africana, Alpha Oumar Konaré. Durante il summit è stata anche espressa
soddisfazione per la decisione dell’Etiopia di avviare un piano di ritiro graduale
delle proprie truppe dalla Somalia. La
crisi umanitaria nella regione occidentale sudanese del Darfur è stata al
centro, poi, dell’intervento del segretario generale delle Nazioni Unite. Il
Darfur – ha detto Ban Ki Moon - è una priorità che richiede un impegno concreto da
parte della comunità internazionale. Nel Darfur, regione occidentale del Sudan,
è in corso dal 2003 una guerra civile che, secondo ultimi bilanci, ha provocato
almeno 200 mila vittime e due milioni e mezzo di rifugiati.
Restiamo ad Addis Abeba, dove durante il vertice dell’Unione
Africana, il presidente somalo, Abdullahi Yusuf, ha deciso di convocare una Conferenza di
riconciliazione nazionale in Somalia, Paese devastato da una guerra civile che
dura da 16 anni. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Enrico Casale, redattore
della rivista “Popoli”.
**********
R. – L’avvio di un processo di riconciliazione può portare
alla creazione di nuove istituzioni in Somalia. D’atra parte,
questa era una cosa probabilmente anche prevedibile; le Corti islamiche, che su
larga parte della stampa sono state sempre presentate come un monoblocco
fondamentalista islamico, in realtà erano un insieme di gruppi; alcuni erano
fondamentalisti, alcuni molto probabilmente vicini anche alle formazioni più
intransigenti, ma altri erano invece più moderati. Con queste formazioni
più moderate è possibile un confronto ed è proprio con queste formazioni che il
presidente Yusuf molto probabilmente si confronterà.
D. – La Somalia, dopo questo
periodo di violenze e divisioni, ha bisogno sostanzialmente di pace. E’
prospettabile una vera riconciliazione, secondo lei, e in che modo arrivarci a
questo punto?
R. – Ci sono alcune difficoltà sul terreno. Anzitutto la
difficoltà del riemergere dei “signori della guerra” e dei loro interessi. C’è il timore che questi “signori della
guerra”, che di fatto poi sostengono il governo di
transizione nazionale, riprendano il potere e di fatto riavviino una guerra di
tutti contro tutti per la difesa dei singoli interessi particolari. Se il
presidente Yusuf, supportato dalla Comunità
internazionale, riuscirà ad avere ragione su questi “signori della guerra”,
riuscirà anzitutto ad imporre loro il dialogo con le Corti islamiche e poi
soprattutto il rispetto di istituzioni nazionali. Allora, probabilmente ci sarà
un futuro positivo per la Somalia.
**********
Si riaccendono le speranze per liberazione dei due
italiani e del tecnico libanese tenuti in ostaggio dai ribelli del sedicente
Movimento di liberazione del delta del Niger (MEND). Il presidente del
Consiglio italiano, Romano Prodi, ha espresso infatti
il proprio ottimismo dopo aver incontrato ad Addis Abeba il presidente
nigeriano Obasanjo. Il capo di Stato africano ha
assicurato il proprio impegno personale per il rilascio dei tecnici dell’ENI. Obasanjo ha anche escluso l’ipotesi di un blitz militare
per liberare gli ostaggi.
Jody Williams, premio Nobel per la
pace, sarà alla guida di una missione in Darfur composta da
cinque donne e incaricata di valutare la situazione dei diritti umani nella
regione sudanese. Lo ha annunciato il Consiglio dell’ONU per
i diritti umani precisando che gli altri quattro membri della missione sono: Mart Nutt, parlamentare estone; Bertrand Ramcharan, ex vice alto commissario per i diritti umani; Patrice Tonda, rappresentante permanente del Gabon presso
gli organismi internazionali a Ginevra e Marakim Wibisono, ambasciatore indonesiano.
“Siamo sollevati per le vittime e gli attivisti dei
diritti umani che combattono da anni contro l’impunità in Ituri”,
martoriata regione della Repubblica democratica del Congo.
Lo ha detto un responsabile di ‘Justice Plus’, organizzazione non governativa a Bunia,
commentando il rinvio a giudizio dinanzi alla Corte penale internazionale
dell’ex comandante ribelle Thomas Lubanga
Dyilo. Human Rights Watch ha auspicato inoltre
che le indagini riguardino “le più alte personalità
che hanno sostenuto militarmente e politicamente i belligeranti in Uganda,
Rwanda e Repubblica democratica del Congo”. Il processo di Lubanga
– prosegue l’organizzazione umanitaria – deve essere solo l’inizio di uno
sforzo globale per assicurare alla giustizia i responsabili di violazioni dei
diritti umani commesse in Congo e in altri Paesi africani. Lubanga
– riferisce l’agdenzia missionaria MISNA - è accusato
di aver arruolato bambini soldato in Ituri. In questa
regione sono morte tra il 1999 ed il 2005, a causa di violenze e scontri,
almeno 50 mila persone.
=======ooo=======