RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 30  - Testo della trasmissione di martedì 30 gennaio 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’azione del Papa e della Santa Sede per la pace, la giustizia e lo sviluppo dei popoli: ce ne parla l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente presso l’ONU, che ieri ha incontrato Benedetto XVI

 

Progressi nei colloqui svoltisi ieri tra Santa Sede e Israele sulle questioni fiscali e le proprietà ecclesiali in territorio israeliano

 

Centri di ricerca, studio e formazione sulla dottrina sociale della Chiesa sorgeranno in Asia come frutto della Conferenza continentale svoltasi nei giorni scorsi a Bangkok, in Thailandia

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sui principi irrinunciabili, come la difesa della famiglia, non è possibile alcun compromesso: è quanto ribadito, ai nostri microfoni, dal segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori, che stamani ha presentato il comunicato finale del Consiglio permanente: con noi, Giuseppe Anzani

 

Giornata di preghiera e riflessione oggi a Bruxelles, nel cuore delle istituzioni europee, guidata da Frère Alois, priore della Comunità ecumenica di Taizé. Ce ne parla lo stesso Frère Alois

 

A Roma la prima mostra monografica dedicata ad Annibale Carracci. Interviste con Eugenio   Riccomini e Claudio Strinati

 

CHIESA E SOCIETA’:

Pubblicato, dai vescovi brasiliani, un testo preparatorio alla visita di Benedetto XVI in Brasile del maggio prossimo, in occasione della Conferenza del CELAM

 

Appelli dei vescovi statunitensi del Maryland e del South Dakota contro la pena capitale

 

Le elezioni locali del prossimo 14 maggio nelle Filippine siano “libere e credibili”: così, i vescovi filippini al governo di Manila, nel comunicato finale della loro assemblea plenaria

 

“No” ai pregiudizi nelle scuole e all’obbligo di studiare la religione islamica. Lo ha affermato mons. Lawrence John Saldanha, presidente della Conferenza episcopale del Pakistan

 

Aperta, ieri a Parigi, la Conferenza internazionale sul clima

 

Violato il sito dell’Unione Cattolica Internazionale per la stampa in Libano, www.ucipliban.org. E’ il secondo sito cristiano oscurato nel Paese nelle ultime due settimane

 

Questo pomeriggio, alle 18.00, presso la Chiesa di Sant’Anna in Vaticano una Messa in suffragio del maestro Alberico Vitalizi, recentemente scomparso

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, almeno 40 fedeli sciiti uccisi nell’ultimo giorno della festa musulmana dell’Ashura

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

30 gennaio 2007

 

L’AZIONE DEL PAPA E DELLA SANTA SEDE PER LA PACE,

LA GIUSTIZIA E LO SVILUPPO DEI POPOLI:

AI NOSTRI MICROFONI L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,

OSSERVATORE PERMANENTE PRESSO LE NAZIONI UNITE A NEW YORK

 

Dare voce a chi non ha voce e offrire un contributo di speranza per la pace, la giustizia e lo sviluppo per tutta l’umanità:  è questa l’azione della Santa Sede a livello internazionale che Benedetto XVI sta portando avanti anche all’ONU attraverso i suoi collaboratori. E’ quanto afferma l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente presso le Nazioni Unite a New York, che ieri è stato ricevuto dal Papa. Sui contenuti del colloquio ascoltiamo il presule al microfono di Giovanni Peduto:

 

**********

R. – Sono contento di aver avuto questa possibilità di parlare con il Santo Padre, anche direttamente di queste preoccupazioni e di queste speranze comuni riguardo all’attività dell’ONU. L’ONU vive, in questo momento, un po’ – si può probabilmente dire - come ai tempi della Torre di Babele: tutti lavoriamo allo stesso progetto, usiamo gli stessi metodi, ma in molti momenti facciamo veramente molta fatica a comprenderci. E questo non per le lingue che parliamo, perché più o meno tutti noi possiamo capirci, ma soprattutto riguardo allo spirito di frammentazione culturale, che arriva spesso ad una certa divisione. Sembra quasi impossibile riuscire a metterci d’accordo anche sulle cose più piccole. In questo incontro con il Santo Padre ho riscontrato questo suo grande desiderio che  la presenza della Santa Sede all’ONU possa dare il suo contributo per sbloccare questa situazione e far sì che ci sia più buona volontà per arrivare a delle intese, che certo sarebbero fruttuose per tutta l’umanità. 

 

D. – Quali sono le speranze e quali le preoccupazioni del Santo Padre riguardo alla situazione internazionale?

 

R. – Ovviamente dall’ONU ci si attende quello che l’ONU deve fare. Per statuto l’ONU ha come compito quello di raggiungere la pace e il benessere delle popolazioni del mondo, attraverso la cooperazione e attraverso un’intesa comune. Se guardiamo a questi grandi capitoli – pace e sviluppo – vediamo alcune luci ed anche molte ombre.

 

D. – Più specificamente cosa si attende la Santa Sede dall’ONU in generale e più particolarmente dal nuovo segretario generale?

 

R. – Il nuovo segretario generale ha cominciato a svolgere le sue nuove funzioni soltanto un mese fa. E’ un uomo certamente molto preparato ed anche molto ben animato. Questo è un periodo di rodaggio, nel quale deve anche comporre il suo staff. Siamo ora in una condizione – per così dire - ancora di attesa, ma di un’attesa che è nutrita di buone speranze. Si sente che questa nomina è stata come un iniettare sangue nuovo in questa istituzione.

 

D. – Ci sono iniziative particolari della Santa Sede a livello internazionale?

 

R. – Iniziative particolari o spettacolari, direi di no: noi cerchiamo soprattutto di dare voce a chi non ha voce. Ci sono, infatti, tantissime situazioni di emergenza in cui ci si rivolge al Papa, ci si rivolge alla Santa Sede, e proprio attraverso questa presenza a New York cerchiamo di portare avanti questo lavoro, che è spesso un lavoro specificatamente umanitario.

 

D. – Medio Oriente, Iraq, Darfur, Somalia rappresentano soltanto alcuni dei punti nevralgici, scottanti delle situazione internazionale oggi. Cosa si chiede alla Comunità internazionale per fronteggiare queste emergenze?

 

R. – Due anni fa, nel settembre del 2005, all’ultimo Vertice dei capi di Stato e di Governo, il documento finale ha introdotto una nozione molto bella: la responsabilità collettiva di proteggere. La sovranità non è più intesa come un diritto e quindi un diritto di non interferenza negli affari interni, ma è soprattutto intesa – prima di tutto – come una responsabilità che i governanti hanno di proteggere le loro popolazioni e laddove i governanti non possono o non vogliono proteggere la popolazione o parte della popolazione, allora diventa una responsabilità collettiva, che ricade poi sui meccanismi dell’ONU. Abbiamo, quindi, un quadro molto preciso, ancora una volta si tratta ora di farlo funzionare. E farlo funzionare vuol dire suscitare delle buone volontà. Questo credo che sia anche un compito molto delicato, nascosto, difficile, ma certamente il più importante contributo che la Santa Sede possa dare alle Nazioni Unite.

**********

 

 

UDIENZE E NOMINE

 

         Il Santo Padre ha ricevuto ieri pomeriggio il cardinale Jorge Arturo Medina Estévez, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

 

         Negli Stati Uniti, il Papa  ha nominato vescovo di Youngstown mons. George V. Murry, gesuita,  finora vescovo di Saint Thomas nelle Isole Vergini.  Mons. George Vance Murry,  è nato il 28 dicembre 1948 a Camden, nel New Jersey. Ha compiuto gli studi primari nelle scuole elementari locali, e in quinta elementare è divenuto cattolico. Nel 1972, è entrato nella Provincia del Maryland della Compagnia di Gesù. Dal 1974 al 1976 è stato decano per le Attività Studentesche e insegnante presso la "Gonzaga College High School" di Washington. Dal 1975 al 1977 è stato assistente speciale del direttore esecutivo dei Servizi agli Emigrati e Rifugiati della Conferenza episcopale statunitense. Dal 1976 al 1977 ha dedicato un anno al perfezionamento degli studi della teologia presso il “St. Michael's College” dell'Università di Toronto e nel 1979 ha ottenuto il “Master of Divinity Degree” presso la Scuola di Teologia dei Gesuiti a Berkeley (California).È stato ordinato sacerdote il 9 giugno 1979. In seguito, ha conseguito un "Masters Degree" (1984) e la laurea (1994) in Storia Culturale Americana presso la "George Washington University" di Washington, D.C. Dopo l'ordinazione sacerdotale, dal 1979 al 1980 ha prestato i suoi servizi come vice-parroco della parrocchia del “Gesù" a Philadelphia e, dal 1980 al 1989, come vicario cooperatore festivo presso le parrocchie "Holy Trinity" e "Saint Augustine" di Washington. È stato assistente della facoltà "Studi Americani" presso la "Georgetown University" a Washington (1986-1990) e, sempre a Washington, presidente dell'"Archbishop Carroll High School" (1989-1994). Nell'estate 1994 è stato nominato "Associate Provost" per gli affari accademici dell'Università di "Detroit Mercy" a Detroit. E’ stato consacrato vescovo il 20 marzo 1995.

 

Il Santo Padre ha poi nominato nunzio apostolico in Eritrea mons. Leo Boccardi, arcivescovo titolare eletto di Bitetto, nunzio apostolico in Sudan. Infine, ha nominato nunzio apostolico in Nauru mons. Charles Daniel Balvo, arcivescovo titolare di Castello, nunzio apostolico in Nuova Zelanda, Isole Cook, Isole Fiji, Isole Marshall, Kiribati, Stati Federati di Micronesia, Palau, Samoa, Tonga, Vanuatu, e delegato apostolico nell’Oceano Pacifico.

 

 

PROGRESSI NEI COLLOQUI SVOLTISI IERI TRA SANTA SEDE E ISRAELE

SULLE QUESTIONI FISCALI E  LE PROPRIETA’ ECCLESIALI IN TERRITORIO ISRAELIANO

 

         La  Commissione permanente bilaterale di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele si e' riunita ieri a Gerusalemme per la prima volta dopo il 13 dicembre dell'anno scorso.  A conclusione dell'incontro,  durato  circa tre ore, le Delegazioni hanno pubblicato un comunicato congiunto, in cui si parla di "un'atmosfera di grande cordialità", e di aver fatto "qualche progresso" nello sforzo di elaborare l'accordo - così lungamente atteso - sulle questioni fiscali e di proprietà pendenti tra Chiesa e Stato in Israele. Il comunicato precisa che la prossima riunione della Commissione si terrà, a livello di "Plenaria", in Vaticano. L'ultima Plenaria si e' tenuta il 12 marzo 2002, anch'essa in Vaticano, mentre le due precedenti riunioni (nel 1995 e nel 1998) si erano tenute in Israele.

 

 

CENTRI DI RICERCA, STUDIO E FORMAZIONE SULLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA SORGERANNO IN ASIA COME FRUTTO DELLA CONFERENZA CONTINENTALE

SVOLTASI NEI GIORNI SCORSI A BANGKOK, IN THAILANDIA,

PER LA PRESENTAZIONE DEL RELATIVO COMPENDIO,

CON LA PARTECIPAZIONE DI QUALIFICATI ESPONENTI ECCLESIALI

 DI 17 NAZIONI ASIATICHE: LE INDICAZIONI PASTORALI DEL CARDINALE MARTINO

- A cura di Paolo Scappucci -

 

155 tra cardinali, presuli, prelati e agenti pastorali di 17 Paesi asiatici hanno preso parte dal 25 al 27 gennaio scorsi, nel Centro di formazione di Samphran, presso Bangkok, in Thailandia, alla Conferenza continentale promossa dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in collaborazione con la Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche, in particolare con quella tailandese, per la presentazione del Compendio della dottrina sociale della Chiesa. Si è trattato di una eccezionale esperienza di comunione e amicizia ecclesiale – come ha sottolineato il presidente del dicastero vaticano, cardinale Renato Raffaele Martino, al  termine dei lavori – che ha messo in rilievo ed ha alimentato il comune impegno nei confronti del valore e dell’urgenza di evangelizzare le realtà sociali oggi in Asia, per far fronte alle formidabili sfide della povertà, delle discriminazioni, delle malattie, del sottosviluppo, dei conflitti etnici, dell’equa ripartizione delle grandi risorse economiche che il progresso tecnologico e sociale mette a disposizione.

 

Un’approfondita analisi delle situazioni di crisi e delle potenzialità di sviluppo nei vari Paesi è stata posta in luce, non solo dai puntuali interventi dei relatori e degli esperti, ma anche dai resoconti dei presidenti di ben 16 Conferenze episcopali asiatiche, partecipanti alla Conferenza, alla quale il nunzio apostolico in Thailandia, arcivescovo Salvatore Pennacchio, ha recato l’incoraggiamento e la benedizione del Santo Padre.

 

Nel tracciare un bilancio dell’assise, il cardinale Martino ha rilevato “l’esigenza di coltivare una forte e sostanziale spiritualità del laicato, per farne uno strumento di formazione ed educazione  del Popolo di Dio a testimoniare la giustizia e la pace nel mondo”. In proposito il porporato ha tracciato alcune  indicazioni pastorali, secondo cui la dottrina sociale deve entrare nella pratica normale della catechesi, specialmente di quella degli adulti. Essa inoltre deve formare parte integrante della formazione dei candidati al sacerdozio nei seminari e nelle facoltà teologiche. Anche le Università Cattoliche  devono giovarsi della dottrina sociale della Chiesa per illuminarne il significato ed approfondirne la dimensione interdisciplinare.

 

Affinché tale dottrina riceva costante e ben organizzata attenzione si rende necessaria la creazione in Asia – e questo resterà come uno dei frutti più significativi della Conferenza continentale di Bangkok – di adeguati Centri di ricerca, di studio e di formazione che abbiano la loro ispirazione nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa. Quella svoltasi in Thailandia nei giorni scorsi è la seconda delle Conferenze continentali organizzate dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace per la presentazione e la diffusione del Compendio, dopo quella di Città del Messico, nel settembre dello scorso anno, per tutta l’America.

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano - Un articolo dal titolo “Ripartire da Cristo per riconoscere il Signore del tempo e della storia”: una riflessione su “Emmaus” di mons. Mario Russotto, vescovo di Caltanissetta.

 

Servizio estero - Medio Oriente: una nuova tregua tra Hamas ed al Fatah argina le violenze tra fazioni palestinesi.

 

Servizio culturale - Un articolo di Vittorino Grossi dal titolo “La dimensione interculturale come base dell'identità cristiana”: il rapporto del fedele con il mondo sfugge ad una logica di contrapposizioni.

Per l’“Osservatore libri” un articolo di Claudio Toscani dal titolo “Quella capacità di ‘trapiantare’ l'oralità del dialetto nell'italiano scritto”: pubblicato “Opere scelte”, che raccoglie gran parte degli scritti di Luigi Meneghello.

 

Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

30 gennaio 2007

 

 

SUI PRINCIPI IRRINUNCIABILI, COME LA DIFESA DELLA FAMIGLIA, NON E’ POSSIBILE

ALCUN COMPROMESSO: E’ QUANTO RIBADITO, AI NOSTRI MICROFONI,

DAL SEGRETARIO GENERALE DELLA CEI, MONS. GIUSEPPE BETORI,

CHE STAMANI HA PRESENTATO IL COMUNICATO FINALE DEL CONSIGLIO PERMANENTE.

 IL RINGRAZIAMENTO DEL PRESULE AL PAPA PER LA SUA VICINANZA

ALLA CHIESA ITALIANA, IN UN TEMPO NON FACILE PER L’ATTUALE CONTESTO CULTURALE

- Con noi, Giuseppe Anzani -

 

“La vita umana, la famiglia e il matrimonio non sono meno importanti della pace”: è quanto sottolineato nel comunicato finale dell’ultimo Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, presentato stamani da mons. Giuseppe Betori, in una conferenza stampa tenuta presso la Sala Marconi della nostra emittente. Il segretario generale della CEI ha ribadito che non è possibile alcun compromesso sui PACS, apprezzando la dichiarazione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ieri ha auspicato una sintesi tra le posizioni della Chiesa e della politica. Auspicio, questo, formulato anche dal premier, Romano Prodi. Ma torniamo alla conferenza di stamani, seguita per noi da Gabriella Ceraso:

 

**********

Ribadire la comunione e il legame sempre più forte e ricco tra il Santo Padre e la Chiesa italiana è stato il punto di partenza del comunicato finale sulla sessione invernale del Consiglio episcopale permanente. Mons. Betori ha indicato nel Convegno ecclesiale di Verona, nella recente coraggiosa missione in Turchia del Pontefice e nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace i tre riferimenti più importanti con cui Benedetto XVI ha rinsaldato il rapporto con i vescovi e la Chiesa italiana, ha offerto loro nuovi insegnamenti e nuove aperture, come la connessione tra l’impegno per la pace nel mondo e il servizio alla persona e al principio di inviolabilità della vita umana.

 

Mons. Betori ha sottolineato inoltre l’attesa tra i vescovi per la pubblicazione del libro del Papa sul rapporto, centrale nella fede odierna, tra il Cristo della fede e il Gesù storico. Non è mancato poi uno sguardo alle condizioni dell’Europa in espansione grazie all’ingresso nell’Unione di Romania e Bulgaria e alle complesse vicende internazionali. In primissimo piano la tragedia delle guerre in Iraq, Afghanistan, Libano e Terra Santa. Un particolare riferimento da parte del Consiglio permanente è andato, ha sottolineato mons. Betori, al continente africano sia in termini di preoccupazione per i conflitti continui in Somalia, Darfur, Nigeria, sia in termini di presenza caritativa della Chiesa in questi Paesi.

 

L’attenzione maggiore del Consiglio episcopale si è rivolta ai temi e alle prospettive pastorali. Sarà la missionarietà il tema della prossima assemblea generale del maggio 2007 con lo scopo di risvegliare nelle comunità ecclesiali l’orizzonte e la responsabilità dell’annuncio della fede. Tra i temi pastorali anche 3 appuntamenti futuri: il pellegrinaggio dei giovani a Loreto in settembre con l’atteso intervento del Papa, la 45° Settimana sociale dei cattolici italiani a Pisa in ottobre e nel 2011 ad Ancona il 25° Congresso eucaristico nazionale.

 

Non è mancato all’attenzione del Consiglio permanente uno sguardo alla situazione italiana e alle nuove problematiche etiche e antropologiche di oggi. I vescovi hanno segnalato emergenze legate alla disoccupazione nel sud Italia, alle difficoltà economiche delle famiglie e al fenomeno migratorio. Mons. Betori si è anche soffermato sulla questione delle unioni di fatto: i vescovi hanno riaffermato che alla famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra persone di diverso sesso non possono essere equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere, in quanto tali, un riconoscimento legale.

**********

 

E prima della conferenza stampa, mons. Giuseppe Betori, ha concesso un’intervista esclusiva alla nostra emittente. Al microfono di Alessandro Gisotti, il segretario generale della CEI si sofferma sui temi principali affrontati nel Consiglio permanente:

 

**********

R. – Si tratta del Consiglio permanente dopo il Convegno ecclesiale di Verona e si può, quindi, immaginare che al centro dell’interesse dei vescovi c’era, appunto, una valutazione del Convegno stesso, dell’importanza di questo incontro pieno di ascolto, di fiducia, di convergenza e di propositività. Quindi, c’è stata una valutazione di questa grande esperienza ed un rilancio di tale esperienza anche in vista della nota pastorale che i vescovi approveranno nell’assemblea di maggio. La riflessione ha guardato a questa esperienza come pure alla tematica che si andrà ad individuare come tematica portante della prossima assemblea generale, dedicata ad uno sguardo sulla missionarietà della Chiesa. Non è mancato poi, ovviamente, anche uno sguardo a tutte quelle che sono le dinamiche più attuali della vita sociale di questo Paese. 

 

D. – Proprio a tal proposito, sappiamo che sulle unioni di fatto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha esortato il mondo della politica ad ascoltare le preoccupazioni della Chiesa. Come ha accolto queste parole del capo dello Stato?

 

R. – Mi sembra che questa sia una ulteriore espressione del riconoscimento da parte del presidente della Repubblica di quello che è il ruolo dei cattolici all’interno della vita del Paese e del loro apporto che – sia nel passato come nel presente – essi hanno dato e possono dare alla convivenza sociale. Così come su altri argomenti, i cattolici contribuiscono non portando la posizione che nasce dalla loro fede, quanto quegli argomenti razionali intorno alla realtà dell’individuo e della vita sociale che, magari promossi dalla fede, essi intendono, però, condividere proprio perché razionali anche con gli altri cittadini italiani. Mi sembra molto importante quello che il presidente ha detto, cioè che egli auspica una sintesi. Egli non ha utilizzato la parola compromesso. Noi non potremmo mai scendere a compromesso e quindi arrivare ad una mediazione tra i nostri principi ed altri principi con essi confliggenti. Sintesi significa, a mio modo di vedere, anche un rispetto delle identità e questo ci rassicura qualora si possa giungere a costruire un qualcosa insieme, anche in questi ambiti che il presidente Napolitano proponeva.

 

D. – Nella sua ultima prolusione al Consiglio permanente della CEI, il cardinale Camillo Ruini, ha sottolineato che “non vi è motivo di creare un modello legislativamente precostituito che inevitabilmente configurerebbe qualcosa di simile ad un matrimonio, dove ai diritti non corrispondono uguali doveri”. Perché questo ragionamento, in sé così logico, trova tante opposizioni in certi ambienti, secondo lei?

 

R. – Io credo che l’opposizione nasca dal fatto che in molti intendono questo riconoscimento delle unioni di fatto come un primo passo verso altri traguardi, che sono stati da alcuni anche ben espressi e cioè verso una costituzione di una pluralità di modelli familiari. E’ chiaro allora che non si possono accontentare di un riconoscimento di diritti individuali concessi attraverso quello che può essere un diritto comune ed un diritto privato. Il progetto che sta dietro il cammino che alcuni intendono aprire con il riconoscimento delle unioni di fatto è, quindi, un qualcosa di confliggente con la figura della famiglia monogamica, costituita sull’unione tra l’uomo e la donna, così come la Costituzione propone per noi in Italia.

 

D. – Lei citava un momento così importante per la Chiesa italiana come Verona, vivificato anche dalla presenza del Papa. Proprio Papa Benedetto XVI sarà presente anche a Loreto, a settembre, per un incontro con i giovani che rappresenta un altro momento forte per la Chiesa italiana. Quali sono le sue aspettative per questo 2007 appena iniziato?

 

R. – Direi che anzitutto è da sottolineare quello che lei diceva e circa il rapporto tra Chiesa italiana e Santo Padre. Rapporto che fa parte del DNA della Chiesa italiana. Questo rapporto è ulteriormente accresciuto dalla presenza del Santo Padre, che ogni volta che ci incontra, dà a noi una pienezza anche di insegnamento, che ci aiuta poi a sostenere il nostro impegno anche di testimonianza nella vita sociale. Da questo punto di vista noi ci aspettiamo molto anche dall’incontro del Santo Padre con i giovani italiani a Loreto, l’1 e 2 settembre. Tutto questo non fa altro che inserirsi in una storia, che è una storia lunga, della Chiesa italiana nella sua fedeltà al Pontefice e nel dono che il Pontefice è per la Chiesa italiana stessa. Si tratta di una vicinanza che ci sostiene in un momento anche non molto facile, perché il contesto culturale nel quale viviamo ci chiede delle fedeltà al Vangelo e delle fedeltà all’uomo, che sono anche costose per i cattolici italiani oggi.

**********

 

         Il “no” della Chiesa italiana alle unioni di fatto è dunque un forte “sì” alla famiglia fondata sul matrimonio. D’altro canto, qualora entrassero in vigore i PACS, le famiglie sarebbero fortemente penalizzate anche sotto il profilo economico, come sottolinea – al microfono di Alessandro Gisotti – il giurista Giuseppe Anzani, editorialista del quotidiano della CEI, Avvenire:

 

**********

R. – Come giurista ho voluto per un attimo sbirciare dentro questa costruzione che si va progettando. Ho voluto allora immaginare la coerenza o l’incoerenza di un’introduzione di norme, quali quelle che cominciano a trapelare attraverso quanto si sa delle bozze, nel contesto del nostro diritto di famiglia. I risultati sono sorprendenti. Vediamo il caso della previdenza. Per esempio, sulla previdenza, oggi, tutto il nostro sistema previdenziale, che riguarda la pensione indiretta o la pensione di reversibilità per il coniuge superstite, parla sempre di coniuge e aggiunge che la pensione cessa se il coniuge passa a nuove nozze. Allora mi chiedo se si terrà conto di questo nel dare certi diritti ai conviventi, con i PACS, sapendo che il PACS però non costituisce una forma di nuove nozze e quindi il coniuge superstite che contrae un PACS conserva la vecchia pensione di reversibilità e acquista il diritto di averne un’altra. Sono queste forme che se sfuggono ai compilatori conducono poi la prassi, la vita del diritto, in vicoli ciechi, da cui è difficilissimo uscire.

 

D. – Un altro tema, sul quale sono molto sensibili, soprattutto le giovani coppie, è quello della casa. Cosa succederebbe se fossero approvati i PACS?

 

R. – La casa è sempre un problema, anche più scandaloso, perché il legislatore non si è accorto di avere penalizzato la famiglia! Attualmente dà i benefici della prima casa a chi non è comproprietario neppure in parte di un’altra casa nello stesso comune con il coniuge. Allora giacché si parla di coniuge, mi chiedo: “E se per caso è un partner legato da PACS, può avere un’altra volta il beneficio?” E’ a queste cose che il legislatore deve por mano prima di preoccuparsi di dare priorità alla conquista di alcuni diritti per le persone conviventi, che restano escluse dai benefici dati ai coniugi, perché così accade che questi beneficiano di privilegi ingiustificati che lo Stato nega allo stesso coniuge.

**********   

 

 

OGGI, GIORNATA DI PREGHIERA E RIFLESSIONE, A BRUXELLES,

NEL CUORE DELLE ISTITUZIONI EUROPEE, GUIDATA DA FRÈRE ALOIS,

PRIORE DELLA COMUNITÀ ECUMENICA DI TAIZÉ: L’UNITÀ DEI VALORI CRISTIANI

- HA DETTO - PUÒ AIUTARE L’UNITÀ POLITICA DEL CONTINENTE

- Intervista con Frère Alois Loser -

 

         Una Giornata oggi di preghiera e riflessione nel cuore delle istituzioni europee a Bruxelles, guidata da Frère Alois Loser, priore della Comunità ecumenica di Taizé, su invito della Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE). “Il dialogo interculturale e interreligioso”, che “è un importante contributo all’avvenire dell’Europa”, “costituirà una delle priorità del mio mandato”, ha promesso il presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Pottering. E, stamane dopo la preghiera nella Cappella della Resurrezione, c’è stato un incontro con i giovani sul tema “La vostra vita conta per l’Europa”. Ascoltiamo Frère Alois, intervistato da Roberta Gisotti:

        

 

 

**********

R. – Oggi è molto importante vedere le due dimensioni dell’Europa: la dimensione delle istituzioni ed il contributo di ciascuna persona. Noi lo vediamo, quando facciamo gli incontri europei. Abbiamo visto a Zagabria, alcune settimane fa, attraverso 40 mila giovani, che il contributo di ciascuno è importante per creare la fiducia in Europa. Senza questa fiducia, con le divisioni e le frontiere, le istituzioni non possono avanzare.

 

D. – Frère Alois quale messaggio, o forse anche provocazione, intende lanciare in questa Europa divenuta più forte sulle alleanze economiche, ma più debole sui valori comuni cristiani, ma anche universali, come quello della famiglia fondata sul matrimonio o sull’eticità della ricerca scientifica?

 

R. – Un punto importante per noi è che i giovani siano ascoltati in Europa, perchè i giovani hanno qualcosa da dire e vivono già spesso nella loro vita personale una dimensione europea, studiando negli altri Paesi. C’è, quindi, un’apertura tra i giovani verso l’Europa. Qualche volta questa voce, però, non è molto ascoltata.

 

D. – Sarà importante anche la preghiera comune stasera nella cattedrale di Bruxelles, con il cardinale Godfried Danneels, aperta a rappresentanti di altre confessioni…

 

R. – Sì, perchè insieme possiamo insistere sulla dignità di ogni persona umana. Le istituzioni hanno la vocazione di promuovere tutto questo. C’è una dimensione spirituale in Europa, che esiste, non la dobbiamo creare, ma dobbiamo scoprire questa dimensione, che è un’unità che possiamo vivere già tra i cristiani in Europa. Questa unità tra i cristiani può aiutare anche un’unità politica più grande.

**********

 

 

A ROMA LA PRIMA MOSTRA MONOGRAFICA DEDICATA AD ANNIBALE CARRACCI

- Interviste con Eugenio Riccomini e Claudio Strinati -

 

Dopo il successo bolognese arriva a Roma la prima mostra monografica mai dedicata ad “Annibale Carracci”. L’esposizione, allestita al Chiostro del Bramante, è stata realizzata grazie a importanti prestiti di musei di tutto il mondo e ricostruisce, attraverso 120 opere, l’esperienza artistica di un protagonista dell’arte italiana tra Cinquecento e Seicento, sepolto al Pantheon vicino a Raffaello. Il servizio è di Paolo Ondarza.

 

**********

(musica)

 

“Noi altri Dipintori abbiamo da parlare con le mani” diceva Annibale, non solo il più famoso dei Carracci, ma anche colui che con Caravaggio divise il primato tra gli artisti del primo Seicento. Fondatore col fratello Agostino e il cugino Ludovico della “Accademia degli Incamminati”, diede vita ad un’arte lontana dalla ricercatezza manierista e dalla staticità della pittura della Controriforma: uno specchio del vero e, quindi, ogni volta diversa, anche stilisticamente. Il curatore Eugenio Riccomini:

 

R. – La verità non è riconoscibile, è varia e quindi non si può, secondo Annibale, elaborare uno stile pittorico capace di rendere conto dei mille aspetti del mondo”.

 

Dal confronto col naturale scaturiscono le tele degli esordi: “Bambini che giocano con un gatto” e “Ragazzo che beve”. La maturità vede Annibale sperimentare il cromatismo dei veneti: dipinge la “Venere con il Satiro”, un omaggio a Tiziano e Veronese. A Roma, al servizio del cardinale Odoardo Farnese, coniuga negli affreschi di Palazzo Farnese natura e ideale, classicismo e verità, ma conosce anche la frustrazione di non essere degnamente valorizzato dal proprio committente: uno stato d’animo, questo, che lo porta alla depressione e lentamente all’inoperosità, culminante nella morte. Claudio Strinati, direttore del polo museale romano:

 

R. – Annibale era un uomo che doveva essere in preda a stati, che oggi definiremmo, di nevrosi e questo lo si vede nel modo di trattare gli allievi, come si comporta con i committenti, come lavoro.

 

D. – E come si riflette nelle sue opere?

 

R. – Pur avendo un suo stile inconfondibile e personale, lo applica in modi spesso molto diversi. Talmente diversi che gli stessi storici di oggi non capiscono come interpretarlo. E’ enigmatico.

 

 “Nuovo Raffaello” lo chiameranno i pittori del600 che da tutta Europa giungevano a Roma per studiarne le opere.  Ancora Riccomini:

 

R. – Tutti venivano a Roma e dove andavano a trovare un bel nudo di vecchio, un bel nudo di giovane atleta? Il pittore che più di tutti poteva loro insegnare era Annibale Carracci, perché riuniva in sé le virtù cromatiche dei veneti e l’abilità disegnativa dei toscani e dei romani.

 

Oltre a quadri di elevato prestigio come la “Pietà” di Capodimonte, la mostra è dotata di un ricco apparato grafico e ospita al suo interno opere di piccolo formato, ma di finissima qualità artistica come l’“Adorazione dei pastori” proveniente dal Louvre.

 

(musica)

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

30 gennaio 2007

 

 

PUBBLICATO, DAI VESCOVI BRASILIANI,

 UN TESTO PREPARATORIO ALLA VISITA DI BENEDETTO XVI IN BRASILE

DEL MAGGIO PROSSIMO, IN OCCASIONE DELLA CONFERENZA GENERALE DELL’EPISCOPATO LATINO AMERICANO E DEL CARIBE (CELAM)

 

BRASILIA. =  Fornire un sussidio a tutti i fedeli del Brasile in vista della visita di Benedetto XVI, in occasione della V Conferenza generale dell’episcopato latino americano e del Caribe (CELAM), in programma ad Aparecida dal 13 al 31 maggio: è questo l’intento dei vescovi brasiliani (CNBB), che hanno presentato un testo per offrire riflessioni per ciascun giorno del mese e permettere di seguire al meglio i dibattiti sui temi scelti per il grande incontro con il Santo Padre. La pubblicazione, basata sulla liturgia del tempo pasquale, verrà distribuita nelle diocesi, nelle parrocchie e nelle librerie del Brasile. “La V Conferenza sarà una grazia di Dio per tutta la Chiesa e per il nostro Paese. Sono certo che produrrà molti frutti”, ha commentato il segretario generale della CNBB, mons. Odilo Pedro Scherer. “Tra i temi che andremo ad affrontare – ha aggiunto – segnalo l’identità cristiana e cattolica come discepoli e missionari di Gesù Cristo nel mondo”. “E’ mio auspicio – ha concluso – che questo straordinario evento aiuti la Chiesa brasiliana a rafforzare la sua identità e la sua presenza nella società, così come ad avere un nuovo impulso e nuovo slancio missionario”. (D.D.)

 

 

APPELLI DEI VESCOVI STATUNITENSI DEL MARYLAND E DEL SOUTH DAKOTA CONTRO LA PENA CAPITALE. AI RISPETTIVI PARLAMENTI STATALI CHIEDONO

 DI APPROFITTARE DELL’ATTUALE MORATORIA SULLE ESECUZIONI

 

WASHINGTON. = I vescovi statunitensi del Maryland e un vescovo del South Dakota hanno sollecitato i rispettivi Parlamenti statali ad approfittare dell’attuale moratoria sulle esecuzioni, per abolire la pena di morte. Nei due Stati, dove la pena capitale viene praticata per iniezione letale, le esecuzioni sono state sospese, come in Florida e California, in attesa che vengano modificate le attuali procedure ritenute inumane. In un appello pubblicato la settimana scorsa, la Conferenza cattolica del Maryland hanno invitato i legislatori dello Stato a sostituire la pena di morte con quella dell’ergastolo, anche alla luce dei recenti sondaggi che confermano che l’opinione pubblica locale è ormai “pronta per la sua abolizione”. Un appello analogo è stato rivolto ai deputati e senatori del South Dakota da mons. Blaise Cupich, vescovo di Rapid City. In una lettera aperta, pubblicata sull’ultimo numero della rivista cattolica “America”, il presule ha evidenziato lo stretto legame tra la questione della pena di morte e quella dell’aborto, ricordando la coraggiosa battaglia condotta l’anno scorso dai legislatori dello Stato per rendere quest’ultimo illegale. L’argomentazione contro l’uno e l’altra – ha scritto – è la stessa: “Il sacro diritto alla vita è universale ed è un dono di Dio”. (L.Z.)

 

 

LE ELEZIONI LOCALI DEL PROSSIMO 14 MAGGIO NELLE FILIPPINE

 SIANO “LIBERE E CREDIBILI”:  COSÌ, I VESCOVI FILIPPINI AL GOVERNO DI MANILA,

NEL COMUNICATO FINALE DELLA LORO ASSEMBLEA PLENARIA

 

MANILA.= Garantire elezioni “libere e credibili” ai cittadini delle Filippine, perché il Paese “non è in grado di affrontare un nuovo scandalo politico”, come quello scoppiato durante le presidenziali del 2004: è quanto chiedono i vescovi filippini al governo di Manila, in un comunicato diffuso al termine della loro Assemblea plenaria. Il testo è stato inviato a tutte le parrocchie delle Filippine e verrà letto al termine delle Messe fino a 14 maggio, giorno in cui si svolgeranno le elezioni locali. “Questa volta dobbiamo muoverci con maggiore efficacia rispetto al passato, per rendere le elezioni credibili e libere dalla violenza”, ha affermato mons. Angel N. Lagdameo, presidente della Conferenza episcopale, aggiungendo: “I fedeli devono partecipare a questo processo di pulitura elettorale. Questo significa che le organizzazioni e le istituzioni cattoliche si devono mobilitare e collegare fra loro e con altri gruppi per lavorare insieme alla stessa, nobile causa”. I vescovi hanno chiesto, inoltre, maggiore impegno nel porre fine alla dolorosa stagione degli omicidi politici, compiuti in assoluta impunità. Attenzione anche alle difficili condizioni di vita della popolazione filippina che abita le aree rurali e all’urgenza di garantire una casa dignitosa ai poveri che vivono in periferia. (A.D.F.)

 

 

“NO” AI PREGIUDIZI NELLE SCUOLE E ALL’OBBLIGO DI STUDIARE

 LA RELIGIONE ISLAMICA. COSI’, MONS. LAWRENCE JOHN SALDANHA,

PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL PAKISTAN,

IN UNA LETTERA APERTA A MINISTRO PER L’EDUCAZIONE, JAVED ASHRAF QAZI

 

ISLAMABAD.= Nessun obbligo di studio della religione islamica nelle scuole del Pakistan; più attenzione verso le minoranze; maggiori fondi da investire nell’istruzione: sono alcune delle richieste avanzate da mons. Lawrence John Saldanha, presidente della Conferenza episcopale pakistana, in una lettera aperta inviata lo scorso 22 gennaio a Javed Ashraf Qazi, ministro per l’Educazione. Oazi – riferisce l’agenzia AsiaNews – è impegnato nella riforma nazionale dei curricula scolastici, che punta a contenere l’estremismo religioso e a eliminare ogni pregiudizio contro le comunità non-islamiche in tutta la nazione. Pur apprezzandone gli sforzi, la Chiesa cattolica esprime dubbi sulla nuova politica governativa e invita a “rimuovere dall’insegnamento qualsiasi pregiudizio o condanna basati su religione, sesso o etnia”. “Gli studi islamici in arabo – afferma mons. Saldanha – come materia obbligatoria e la scelta dell’‘etica’ come alternativa per i non-musulmani isola e aumenta la discriminazione delle minoranze”. Per questo, la Chiesa pakistana suggerisce di impartire gli studi religiosi solo nei College e nelle Università e di inserirli tra le materie facoltative. I nuovi curricula – conclude il presule – “dovranno fondarsi su valori umani universali, lasciando la responsabilità dell’educazione religiosa alle famiglie e alle istituzioni delle singole comunità”. (A.D.F.)

 

 

APERTA, IERI A PARIGI, LA CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL CLIMA.

VENERDÌ, LA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO SUL SURRISCALDAMENTO DEL PIANETA,

MENTRE TRAPELANO LE PRIME INDISCREZIONI

- A cura di Roberta Moretti -

 

**********

PARIGI.= Nel 2100 la Terra potrebbe registrare un aumento delle temperature tra i 2 e i 4,5 gradi, con un raddoppio delle concentrazioni di anidride carbonica rispetto all’era pre-industriale (550 parti per milione): questi, i dati raccolti a margine dei lavori della Conferenza internazionale sul clima, che ha preso il via ieri a Parigi, dove venerdì gli esperti del Comitato intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (IPCC) presenteranno ufficialmente il quarto Rapporto sul riscaldamento del Pianeta. Secondo le prime indiscrezioni, sul piatto ci sarebbe anche un'ipotesi massima di innalzamento delle temperature di 6 gradi. Tra le conseguenze, a fine secolo, un aumento medio del livello del mare tra i 28 ed i 43 cm. Uno studio dell’IPCC, citato stamani dalla stampa australiana, prefigurerebbe anche la scomparsa della barriera corallina in Australia, già fortemente danneggiata in alcune zone. Cattive notizie, poi, per i ghiacci. Nel 2100, la calotta polare artica potrebbe scomparire durante i mesi estivi o, comunque, ridursi al 10% della attuale estensione. Drastiche riduzioni anche per i ghiacciai delle catene montuose poste alle medie e basse latitudini, con ripercussioni sulla disponibilità di acqua nei bacini idrologici e nelle falde acquifere dipendenti da tali ghiacciai. E ieri, all’apertura della Conferenza, il presidente dell’ICCP, Rajendra Pachauri, ha lanciato un forte appello ai governi di tutto il mondo, affinché agiscano subito per fermare il surriscaldamento del pianeta. “Mi auguro che saranno decisi interventi – ha sottolineato – e delineate politiche per risolvere il problema”.

**********

 

 

VIOLATO IL SITO DELL’UNIONE CATTOLICA INTERNAZIONALE

PER LA STAMPA IN LIBANO, WWW.UCIPLIBAN.ORG.

 E’ IL SECONDO SITO CRISTIANO OSCURATO NEL PAESE NELLE ULTIME DUE SETTIMANE

- A cura di Salim M. Ghostine -

 

BEIRUT. = Il sito dell’Unione Cattolica Internazionale per la Stampa in Libano (www.ucipliban.org) è stato violato da hackers, che ne hanno cancellato l’intero contenuto sostituendolo con materiale in lingua araba. Lo rende noto un comunicato dell’UCIP-Libano riportato dalla stampa di Beirut (www.assafir.com), ma anche dal quotidiano saudita panarabo Asharq Al-Awsat (www.asharqalawsat.com). È il secondo sito cristiano a essere colpito in Libano nelle ultime due settimane. Il 13 gennaio scorso il website del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (www.mec-churches.org) era stato cancellato e sostituito interamente con materiale di propaganda islamica integralista. La stampa araba attribuisce l’attacco a non meglio precisati “movimenti integralisti non cristiani”, mentre il direttore dell’ufficio dell’UCIP a Beirut, padre Toni Khadra, è stato un po’ più esplicito quando ha parlato di un “attacco ai valori comuni di convivenza tra il cristianesimo e l’islam”. Il sito era una vetrina della Chiesa cattolica locale e riportava, oltre al Magistero, approfondimenti sull’attualità sociale e culturale in Libano e sulle iniziative di dialogo islamo-cristiano. Padre Khadra considera proprio quest’ultimo aspetto come il motivo di fondo dietro all’attacco contro il sito dell’UCIP in lingua araba di Beirut e contro il sito del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente due settimane fa. Il sacerdote cattolico ha lamentato danni ingenti e la perdita di materiale d’archivio praticamente insostituibile, raccolto a costo di grandi sacrifici durante gli anni della guerra in Libano. Egli, infine, ha lanciato un appello ai media e ai leader spirituali e politici affinché condannino l’accaduto in pubblico, per evitare il ripetersi e il diffondersi di attacchi di questo tipo.

 

 

ALLE 18.00, PRESSO LA CHIESA DI SANT’ANNA IN VATICANO,

UNA MESSA IN SUFFRAGIO DEL MAESTRO ALBERICO VITALINI, 

ORGANISTA E COMPOSITORE, GIÀ DIRETTORE DEI SERVIZI MUSICALI

 DELLA RADIO VATICANA, SCOMPARSO DI RECENTE

 

ROMA.= Oggi pomeriggio alle 18:00, nella chiesa di Sant’Anna in Vaticano, verrà celebrata una Messa in suffragio del maestro Alberico Vitalini, organista e compositore, già direttore dei Servizi musicali della Radio Vaticana, scomparso di recente. La figura di Vitalini, come autore di canti religiosi, verrà ricordata da mons. Raffaello Lavagna, suo collaboratore per la parte letteraria delle opere musicali. I componimenti di Vitalini furono i primi in lingua italiana ad essere inseriti nella trasmissione della Santa Messa domenicale della Radio Vaticana in collegamento RAI, quando il Concilio Vaticano II diede il via libera alla introduzione delle lingue nazionali nella liturgia. Vitalizi verrà ricordato anche come autore di opere liriche di successo in Italia e all’estero. Ne è solo un esempio il suo “Davide Re”, eseguito a Tokyo e recentemente rappresentato, in forma scenica, al Teatro Politeama Garibaldi di Palermo, in occasione del Congresso eucaristico diocesano. Durante la Messa, il Coro di Sant’Anna, diretto dal maestro Marcellino Civitillo, eseguirà alcuni canti del Maestro. (A.D.F.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

30 gennaio 2007

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

In Iraq la festa dell’Ashura, la più importante ricorrenza religiosa per gli sciiti, è stata sconvolta da nuovi episodi di violenza: almeno 40 pellegrini sciiti sono morti in seguito ad attentati ed attacchi. Il nostro servizio:

 

**********

Terroristi e ribelli hanno scelto l’ultimo giorno dell’Ashura per sferrare nuovi, drammatici attacchi contro fedeli sciiti: un attentatore kamikaze si è fatto saltare in aria tra una folla di pellegrini davanti ad una moschea a nord di Baghdad, uomini armati hanno attaccato nella capitale un autobus pieno di sciiti e una bomba è esplosa nel Kurdistan iracheno al passaggio di una processione di fedeli. Fonti di stampa hanno reso noto, poi, che i 263 miliziani uccisi, nei giorni scorsi, vicino a Najaf da soldati iracheni stavano progettando attentati contro pellegrini e religiosi sciiti in arrivo a Najaf per la festa dell’Ashura. La ricorrenza religiosa musulmana rievoca il martirio dell’imam Hussein, nipote di Maometto morto in battaglia a Kerbala nel 680 d.C. Le celebrazioni hanno per questo il loro culmine a Kerbala, dove si sono radunati circa due milioni di fedeli. La festa dell’Ashura ha vissuto momenti di grande tensione durante il regime di Saddam Hussein: nel 1977 l’ex presidente iracheno impose, infatti, il coprifuoco su Kerbala, costringendo i fedeli a celebrare la ricorrenza nelle loro case. Dal 2003, quando è caduto il regime dell’ex rais, le celebrazioni dell’Ashura non sono più soggette a restrizioni ma resta alto il timore di attacchi e attentati. Per questo, la città di Kerbala è presidiata attualmente da oltre 11.000 soldati e poliziotti. Sulla situazione nel Paese arabo si è nuovamente soffermato, infine, il presidente americano George Bush. Il capo della Casa Bianca ha dichiarato che gli Stati Uniti risponderanno “con fermezza” a qualunque tentativo dell’Iran di fomentare la violenza in Iraq. Gli Stati Uniti – ha comunque assicurato Bush - non hanno intenzione di invadere l’Iran.

**********

 

In Medio Oriente, l’aviazione israeliana ha compiuto, nella notte, un raid nella Striscia di Gaza per distruggere un tunnel scavato da estremisti palestinesi. L’attacco è stato sferrato poche ore dopo l’attentato suicida che ieri ha provocato la morte del kamikaze e di tre persone nella località turistica israeliana di Eilat. Il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, ha condannato l’attentato e ha auspicato “la ripresa dei pellegrinaggi”, definiti “strumenti di vera e concreta solidarietà”. Nei Territori Palestinesi, Hamas e al Fatah hanno annunciato, intanto, di aver raggiunto un accordo per la cessazione immediata delle ostilità. Nei giorni scorsi, violenti scontri tra sostenitori delle due fazioni palestinesi hanno provocato la morte di almeno 33 persone.

 

Sarà il capo di Stato del Ghana, John Kufuor, il prossimo presidente di turno dell’Unione Africana (UA). Lo ha annunciato ieri ad Addis Abeba, dove si tiene il vertice dell’UA, il presidente della commissione dell’organizzazione africana, Alpha Oumar Konaré.  Durante il summit è stata anche espressa soddisfazione per la decisione dell’Etiopia di avviare un piano di ritiro graduale delle proprie truppe dalla Somalia. La crisi umanitaria nella regione occidentale sudanese del Darfur è stata al centro, poi, dell’intervento del segretario generale delle Nazioni Unite. Il Darfur – ha detto Ban Ki Moon - è una priorità che richiede un impegno concreto da parte della comunità internazionale. Nel Darfur, regione occidentale del Sudan, è in corso dal 2003 una guerra civile che, secondo ultimi bilanci, ha provocato almeno 200 mila vittime e due milioni e mezzo di rifugiati.

 

Restiamo ad Addis Abeba, dove durante il vertice dell’Unione Africana, il presidente somalo, Abdullahi Yusuf, ha deciso di convocare una Conferenza di riconciliazione nazionale in Somalia, Paese devastato da una guerra civile che dura da 16 anni. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Enrico Casale, redattore della rivista “Popoli”.

 

**********

R. – L’avvio di un processo di riconciliazione può portare alla creazione di nuove istituzioni in Somalia. D’atra parte, questa era una cosa probabilmente anche prevedibile; le Corti islamiche, che su larga parte della stampa sono state sempre presentate come un monoblocco fondamentalista islamico, in realtà erano un insieme di gruppi; alcuni erano fondamentalisti, alcuni molto probabilmente vicini anche alle formazioni più intransigenti, ma altri erano invece più moderati. Con queste formazioni più moderate è possibile un confronto ed è proprio con queste formazioni che il presidente Yusuf molto probabilmente si confronterà.

 

D. – La Somalia, dopo questo periodo di violenze e divisioni, ha bisogno sostanzialmente di pace. E’ prospettabile una vera riconciliazione, secondo lei, e in che modo arrivarci a questo punto?

 

R. – Ci sono alcune difficoltà sul terreno. Anzitutto la difficoltà del riemergere dei “signori della guerra” e dei loro interessi. C’è il timore che questi “signori della guerra”, che di fatto poi sostengono il governo di transizione nazionale, riprendano il potere e di fatto riavviino una guerra di tutti contro tutti per la difesa dei singoli interessi particolari. Se il presidente Yusuf, supportato dalla Comunità internazionale, riuscirà ad avere ragione su questi “signori della guerra”, riuscirà anzitutto ad imporre loro il dialogo con le Corti islamiche e poi soprattutto il rispetto di istituzioni nazionali. Allora, probabilmente ci sarà un futuro positivo per la Somalia.

**********

 

Si riaccendono le speranze per liberazione dei due italiani e del tecnico libanese tenuti in ostaggio dai ribelli del sedicente Movimento di liberazione del delta del Niger (MEND). Il presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, ha espresso infatti il proprio ottimismo dopo aver incontrato ad Addis Abeba il presidente nigeriano Obasanjo. Il capo di Stato africano ha assicurato il proprio impegno personale per il rilascio dei tecnici dell’ENI. Obasanjo ha anche escluso l’ipotesi di un blitz militare per liberare gli ostaggi.

 

Jody Williams, premio Nobel per la pace, sarà alla guida di una missione in Darfur composta da cinque donne e incaricata di valutare la situazione dei diritti umani nella regione sudanese. Lo ha annunciato il Consiglio dell’ONU per i diritti umani precisando che gli altri quattro membri della missione sono: Mart Nutt, parlamentare estone; Bertrand Ramcharan, ex vice alto commissario per i diritti umani; Patrice Tonda, rappresentante permanente del Gabon presso gli organismi internazionali a Ginevra e Marakim Wibisono, ambasciatore indonesiano.

 

“Siamo sollevati per le vittime e gli attivisti dei diritti umani che combattono da anni contro l’impunità in Ituri”, martoriata regione della Repubblica democratica del Congo. Lo ha detto un responsabile di ‘Justice Plus’, organizzazione non governativa a Bunia, commentando il rinvio a giudizio dinanzi alla Corte penale internazionale dell’ex comandante ribelle Thomas Lubanga Dyilo. Human Rights Watch ha auspicato inoltre che le indagini riguardino “le più alte personalità che hanno sostenuto militarmente e politicamente i belligeranti in Uganda, Rwanda e Repubblica democratica del Congo”. Il processo di Lubanga – prosegue l’organizzazione umanitaria – deve essere solo l’inizio di uno sforzo globale per assicurare alla giustizia i responsabili di violazioni dei diritti umani commesse in Congo e in altri Paesi africani. Lubanga – riferisce l’agdenzia missionaria MISNA - è accusato di aver arruolato bambini soldato in Ituri. In questa regione sono morte tra il 1999 ed il 2005, a causa di violenze e scontri, almeno 50 mila persone.

 

 

=======ooo=======