RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 28  - Testo della trasmissione di domenica 28 gennaio 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

        Il Papa all’Angelus torna ad invocare la pace per il mondo intero, condannando le nuove violenze in Libano e nella striscia di Gaza. Nella Festa di San Tommaso d’Aquino, Benedetto XVI affronta il tema del rapporto tra fede e ragione: “una seria sfida per il mondo occidentale”

 

OGGI IN PRIMO PIANO:  

        “Amare vuol dire condividere la stessa speranza”: il tema scelto per l’odierna Giornata mondiale dei malati di lebbra. Le testimonianze del dott. Francesco Colizzi e di suor Maddalena Zorzi

 

        La svolta ambientalista e le politiche energetiche: le novità in campo dopo il Forum economico mondiale di Davos: intervista con Fabrizio Onida

 

Presentato ieri a Cracovia “Una vita con Karol”, il libro testimonianza in cui il cardinale Stanislao Dziwisz racconta i suoi quarant’anni accanto a Giovanni Paolo II

 

        Pietro non divide ma ama e unisce, l’assunto nel volume curato dai padri Andriano Garuti e Nicola Bux dedicato al Primato del vescovo di Roma a servizio della Chiesa universale: ai nostri microfoni padre Bux

 

        Approfondire gli insegnamenti di Karol Wojtyla nella vita di ogni giorno: è quanto si propone il “Movimento gruppi di preghiera figli spirituali di Giovanni Paolo II”, sorto un anno fa a Roma. Ce ne parla suor Maria Rosa Lo Proto

 

CHIESA E SOCIETA’:

La carovana della pace dei  ragazzi dell’Azione Cattolica di Roma, accompagnata dal cardinale vicario Camillo Ruini in Piazza San Pietro per l’incontro con Benedetto XVI

 

Lutto in Cina per la morte di mons. Giuseppe Zheng Changcheng, vescovo di Foochow e testimone di grandi cambiamenti nella storia cinese

 

Si è concluso in Bolivia il XXIII incontro nazionale di pastorale giovanile vocazionale

 

Ancora un cristiano arrestato per blasfemia in Pakistan. Secondo l’Organizzazione APMA per la tutela dei diritti umani, gli estremisti islamici abusano della legge per colpire le minoranze religiose

 

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon lancia un appello alle autorità della Repubblica democratica del Congo per un buon governo al fine di riportare pace e democrazia nel Paese africano

 

Grande partecipazione, ieri sera, a Santa Maria sopra Minerva in Roma per la Missa Solemnis  di Beethoven, diretta dal Maestro Gianluigi Gelmetti, alla guida di coro e orchestra del Teatro dell’Opera, e dedicata alla memoria della Shoah

 

24 ORE NEL MONDO:

In Iraq, almeno 19 morti per nuove violenze: gli attentati più gravi in un quartiere sciita e in una zona sunnita di Baghdad. A Washington, intanto, manifestazioni di protesta contro il piano Bush

 

Nei Territori palestinesi ancora scontri tra sostenitori di Hamas e al Fatah. Secondo la stampa israeliana, il presidente Abu Mazen è sfuggito ad un attentato

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 gennaio 2007

 

  LA  CONDANNA DEL PAPA ALL’ANGELUS PER LE NUOVE VIOLENZE

 IN LIBANO E A GAZA.

NELLA FESTA DI SAN TOMMASO D’AQUINO BENEDETTO XVI AFFRONTA IL TEMA

DEL RAPPORTO TRA FEDE E RAGIONE,

 “UNA SERIA SFIDA PER IL MONDO OCCIDENTALE”

 

Il Papa all’Angelus è tornato ad invocare la pace per il mondo intero,  condannando le nuove violenze in Libano e nella striscia di Gaza, inaccettabili – ha detto - chiedendo a tutti di lavorare per il bene comune. Nella festa di San Tommaso d’Aquino, Benedetto XVI ha affrontato il tema del rapporto tra fede e ragione ed ha rivolto una particolare preghiera per i lebbrosi, in occasione dell’odierna Giornata mondiale dedicata a questi malati. Il servizio di Roberta Gisotti

 

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La voce di Benedetto XVI si è levata, ancora una volta, per denunciare la violenza in Medio Oriente, che nei giorni scorsi “è tornata ad insanguinare il Libano” :

 

E’ inaccettabile che si percorra questa strada per sostenere le proprie ragioni politiche. Provo una pena immensa per quella cara popolazione. So che molti Libanesi sono colpiti dalla tentazione di lasciare ogni speranza e si sentono come disorientati da quanto sta succedendo”.

 

Raccogliendo la denuncia del cardinale Sfeir di tali “scontri fratricidi”, e unendosi agli altri responsabili religiosi, il Papa ha invocato l’aiuto di Dio perché “i Libanesi tutti indistintamente possano e vogliano lavorare insieme”, “superando quegli atteggiamenti egoistici che impediscono di prendersi veramente cura” del loro Paese, esortando i cristiani “ad essere promotori di autentico dialogo fra le varie comunità.

        

Nell’appello del Santo Padre anche la fine delle ostilità nella striscia di Gaza.

 

All’intera popolazione desidero esprimere la mia spirituale vicinanza ed assicurare la mia preghiera, affinché prevalga in tutti la volontà di lavorare insieme per il bene comune, intraprendendo vie pacifiche per comporre le differenze e le tensioni”.

 

Nella festa oggi di san Tommaso d’Aquino, il Papa ne ha ricordato il “valido modello di armonia tra ragione e fede”, per osservare che “quando invece l’uomo si riduce a pensare soltanto ad oggetti materiali e sperimentabili e si chiude ai grandi interrogativi sulla vita, su se stesso e su Dio, si impoverisce”. Per questo – ha aggiunto – “il rapporto tra fede e ragione costituisce una seria sfida per la cultura attualmente dominante nel mondo occidentale”.

 

In realtà, lo sviluppo moderno delle scienze reca innumerevoli effetti positivi, che vanno sempre riconosciuti. Al tempo stesso, però, occorre ammettere che la tendenza a considerare vero soltanto ciò che è sperimentabile costituisce una limitazione della ragione umana e produce una terribile schizofrenia, ormai conclamata, per cui convivono razionalismo e materialismo, ipertecnologia e istintività sfrenata”.

 

Se la fede cristiana è autentica – ha spiegato Benedetto XVI - “non mortifica la libertà e la ragione umana”, che non perde nulla aprendosi ai contenuti di fede” che, anzi, “richiedono la sua libera e consapevole adesione”. “La fede suppone la ragione e la perfeziona, e la ragione, illuminata dalla fede, trova la forza per elevarsi alla conoscenza di Dio e delle realtà spirituali”.

 

Dopo la preghiera mariana il pensiero del Papa è andato ai 10 milioni di lebbrosi, in occasione dell’odierna Giornata mondiale dedicata a questi malati, augurando “la loro guarigione e, in ogni caso, cure adeguate e condizioni dignitose” incoraggiando pure gli operatori sanitari ed i volontari che li assistono e tutti quanti sono impegnati a debellare questa “piaga sociale”.

 

Infine, Benedetto XVI ha lasciato il microfono ad una bimba dell’’Azione cattolica, della diocesi di Roma, che ha portato il suo saluto al Papa a nome dei migliaia di coetanei, che accompagnati dal cardinale vicario, da genitori, educatori e insegnanti hanno raggiunto in carovana piazza San Pietro, a conclusione del “Mese della pace”.

 

“E’ bello ciò che piace agli altri, è bello il bene che tutti desiderano. Allora è bello ciò che è pace, come stiamo gridando a tutti, qui a Roma, da stamattina. Oggi desideriamo pensare a tutti quei bambini che hanno desideri di bene, ma non possono realizzarli. Con te vogliamo allargare il cuore a tutti quei ragazzi che nel cuore vorrebbero la pace, ma sono costretti a vivere o a fare la guerra”.

 

Poi, il volo di due colombe della pace dalla finestra del Papa:

 

“I colombi sono messaggeri di pace, e noi vogliamo essere come i colombi messaggeri di pace. Preghiamo il Signore che vi sia la pace dappertutto, in Libano, nella Striscia di Gaza e in tutte le parti del mondo. Grazie per queste parole, per il vostro pensiero e il vostro affetto. Una buona domenica a voi tutti”.

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OGGI IN PRIMO PIANO

28 gennaio 2007

 

“AMARE VUOL DIRE CONDIVIDERE LA STESSA SPERANZA”:

 IL TEMA SCELTO DELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DEI MALATI DI LEBBRA

- Le testimonianza del dott. Francesco Colizzi e di suor Maddalena Zorzi -

 

“Amare vuol dire condividere la stessa speranza”. Il tema scelto per la 54.ma Giornata mondiale dei malati di lebbra travalica i confini della malattia per sollecitare una riflessione sugli interrogativi ultimi della vita, come spiega il dott. Francesco Colizzi, psichiatra e psicoterapeuta, presidente dell’Associazione italiana Amici di Raoul Follereau (AIFO). L’intervista è di Tiziana Campisi.

 

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R. – La speranza,  naturalmente è quella dei più poveri, degli ultimi e di coloro per la quale è nata - nel 1961 – l’AIFO. La lebbra è in calo, il numero dei casi comincia, per fortuna, a diminuire notevolmente, anche se l’allarme va ancora tenuto alto e questo perché restano in trattamento centinaia di migliaia di persone, ma soprattutto rimangono milioni di ex lebbrosi in tutto il mondo che sono ancora emarginati, che sono ancora isolati e che subiscono lo stigma di questo deturpante malattia che risuona così fortemente nella cultura e nell’animo delle persone e che porta ad allontanare e ad isolare. C’è, quindi, un grandissimo lavoro anche per gli anni a venire di reintegrazione sociale, di reinserimento pieno, di recupero completo come persone della propria dignità.

 

D. – Quali iniziative avete pensato per questa 54.ma Giornata mondiale dei malati di lebbra?

 

R. – Da quest’anno abbiamo deciso che la Giornata viene affiancata da un periodo lungo di impegno, perché vogliamo che la riflessione sulla lebbra - su tutte le lebbre del mondo ed anche sulle lebbre di ognuno di noi, come l’egoismo, come l’indifferenza, come la voglia, a volte, di dominare gli altri - possa essere la più larga possibile. Non basta, quindi, una sola Giornata. Da quest’anno stiamo lanciando, quindi, una vera e propria campagna, che è partita il 3 dicembre e che si concluderà l’11 febbraio con la Giornata mondiale del Malato. Combattere la lebbra significa fondamentalmente combattere la povertà e la miseria: questo è anche il grande messaggio e il grande impegno per il quale esiste l’AIFO e quindi non solo cercare di eliminare la lebbra, ma anche lottare contro le altre lebbre che ci impediscono di vedere in maniera unitaria il mondo, di vedere cioè il mondo come un’unica casa per tutti quanti, di vedere l’umanità come una vera e grande famiglia e, quindi, riconoscere che ci sono altre culture, altri problemi, altri disagi, altro dolore, ma ci sono anche altre risorse, ci sono anche altri doni che possono venire dall’altra parte. Perché poi è vero che noi immaginiamo quasi di difenderci – forse - dal dolore del mondo proprio ignorandolo, ma in realtà in questo modo perdiamo anche i doni che tutte le altre culture ed ogni altra persona ci può portare.

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Ascoltiamo ora al microfono di Eugenio Bonanata la testimonianza di suor Maddalena Zorzi, missionaria comboniana che ha trascorso 40 anni in Africa, 25 dei quali al fianco dei lebbrosi in Uganda.

 

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R. – In questi ultimi anni la lebbra è diminuita moltissimo, se si considera che dal 1982 ad oggi hanno completato la cura 16.008 pazienti.

 

D. – E’ opinione comune che nel tempo le cure sono evolute, sono migliorate, ma in concreto cosa è cambiato?

 

R. – E’ cambiato moltissimo, anzitutto il tempo che i malati devono essere sottoposti a cure e terapie. Se si pensa che prima dell’82 i malati dovevano prendere un solo farmaco, che era il sulfone, per una durata che andava dai 10 ai 20 anni e quelli che avevano la forma contagiosa lo dovevano assumere per tutta la vita. Dopo l’82, ci è stato, invece, detto che si dovevano cominciare ad usare tre farmaci combinati. Con l’utilizzo di questi tre farmaci abbiamo avuto dei risultati soddisfacenti. E’ stata veramente una cosa meravigliosa vedere i pazienti che non sviluppano deformità è stata per noi una soddisfazione veramente grande. Adesso i malati di lebbra si curano in un anno, perché la lebbra si cura e di questo siamo sicuri al cento per cento, prendendo questi tre farmaci, mentre coloro che hanno contratto la forma non contagiosa si curano in sei mesi.

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LA SVOLTA AMBIENTALISTA E LE POLITICHE ENERGETICHE:

LE NOVITA’ IN CAMPO  DOPO IL FORUM ECONOMICO MONDIALE DI DAVOS

- Intervista con Fabrizio Onida -

 

A conclusione del Forum economico mondiale di Davos in Svizzera l’unica reale novità che sia stata registrata dagli analisti riguarda la cosiddetta ‘svolta ambientalista’. I 2.500 esponenti dell'establishment internazionale hanno, infatti,  dibattuto di effetto serra, energie rinnovabili, sviluppo sostenibile, anche sotto la pressione dell’opinione pubblica mondiale. Tra i temi che hanno trovato spazio a Davos anche quello delle barriere commerciali e delle politiche energetiche. Su questi punti Stefano Leszczynski ha raccolto il commento di Fabrizio Onida, docente all’Università Bocconi e già presidente dell’Istituto per il commercio estero.

 

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R. – In realtà, come tutte le volte che si incontrano uomini di potere, un certo scambio, un certo contatto personale non è necessariamente ininfluente, però bisogna evitare di pensare che in quella sede si possano decidere le cose. E’ una sede di scambio culturale, in cui generalmente vengono ripetuti i temi che tutti già conosciamo, quali sono le aspirazioni del mondo, del governo del mondo. La novità di quest’anno è quella di un accento maggiore sull’aspetto ambientale ed è interessante perché normalmente il World Economic Forum è dominato dai temi di tipo macroeconomico oltre che, genericamente, di sviluppo. Il tema ambientale oggi è obiettivamente un terreno su cui i governi, a cominciare dagli Stati Uniti, hanno mostrato il desiderio di rivedere un po’ le proprie posizioni.

 

D. – Si è parlato anche di problemi importanti per i Paesi in via di sviluppo come quello ad esempio delle politiche relative ai dazi e al confronto commerciale con questi Paesi...

 

R. – Da questo punto di vista l’incontro di Davos potrebbe dare un contributo positivo a rilanciare, non in modo formale naturalmente, sempre in modo preliminare alle formalità successive, il negoziato di Doha. Doha significa un negoziato che tocca da vicino gli interessi dei Paesi emergenti ma anche dei Paesi avanzati. Il fallimento per ora del negoziato di Doha è legato a rigidità prevalentemente dei Paesi avanzati su terreni ‘antichi’ come la politica agricola. La percezione che far fallire Doha sia una perdita per tutti è una percezione abbastanza diffusa e da qui il paradosso, laddove il negoziato è stato bloccato e a Davos una trentina di ministri, che di fatto hanno partecipato al negoziato e quindi concorso a bloccarlo, si ritrovano a discettare sui benefici della globalizzazione.

 

D. – Che dire ancora sui Paesi emergenti, soprattutto dell’America Latina, che si sono  lanciati nella polemica sulle politiche energetiche...

 

R. – Sulla politica energetica mondiale, c’è da dire innanzitutto che strategie che puntano a tenere artificiosamente alti i prezzi del petrolio e gas riescono soltanto per spazi di tempo brevi. E questo è già avvenuto più di una volta nel lungo ciclo dei prezzi petroliferi; il potere di prezzo spetta ancora più ai Paesi dell’area del Golfo che non al Venezuela da una parte e l’Indonesia dall’altra che sono pur Paesi petroliferi che però concorrono per una percentuale ancora abbastanza bassa nel totale dell’offerta di petrolio e gas. Poi c’è il grande problema russo, quello oggi più grave, cioè il rischio che, sul gas, la Russia abbia una sorta di potere quasi monopolistico da cui l’Europa sta cercando di sottrarsi però temporaneamente la Russia pesa su questo scenario, perché si tratta di un regime del tutto particolare sulle cui vicende interne è molto difficile fare affidamento e sulla cui democraticità occorre avere molte riserve.

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PRESENTATO IERI A CRACOVIA “UNA VITA CON KAROL”,

IL LIBRO TESTIMONIANZA IN CUI IL CARDINALE DZIWISZ

 RACCONTA I SUOI ANNI ACCANTO A GIOVANNI PAOLO II

- Servizio di padre Federico Lombardi -

 

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Atmosfera di festa e di commozione insieme, ieri pomeriggio al Seminario di Cracovia per la presentazione del libro “Una vita con Karol”, scritto a quattro mani dal cardinale Stanislao Dziwisz e Gian Franco Svidercoschi. Grande l’interesse della stampa e della televisione polacca: il volume è, infatti, uscito anche in versione polacca, ma con il titolo più semplice e austero “Świadectwo”-“Testimonianza”, proprio perché l’ex segretario di Giovanni Paolo II ha voluto mettere in rilievo il suo grandissimo e religioso rispetto per il Pontefice, al quale in quaranta anni di convivenza non si è mai permesso di rivolgersi con il nome proprio Karol.

 

Svidercoschi ha insistito sulla dimensione spirituale di Giovanni Paolo II, sul rapporto con Dio, che attraversava tutta la sua giornata e la sua attività, e sulla sua libertà interiore, diventata un messaggio per tutta la Chiesa a partire dalle famose parole delle Messa di inaugurazione del Pontificato “Non abbiate paura”.

 

Il Rettore dell’Università di Cracovia, Franciszek Ziejka, ha messo ben in luce la ricchezza di informazioni contenute nel volume e gli innumerevoli aspetti del Pontificato, ma anche lo stile concreto, rispettoso e discreto con cui il cardinale Dziwisz adempie il suo dovere morale di dare testimonianza alla grandissima personalità che ha servito per una vita intera.

 

Dino Boffo, direttore di Avvenire, ha dato al suo intervento un tono di forte attualità, facendosi interprete di tutti i giornalisti che hanno seguito da vicino per tanti anni il Pontificato di Papa Wojtyla e rispondendo a recenti insinuazioni mosse da alcuni giornali polacchi. Boffo ha detto chiaramente che il rapporto del segretario con il Papa è stato sempre un rapporto di assoluta realtà e fedeltà e che un uomo grande come Giovanni Paolo II non avrebbe certo potuto tenere vicino a lui, per quaranta anni, una persona a lui non congeniale e della cui realtà e trasparenza non fosse stato assolutamente convinto. Ancora, pensando agli attuali dibattiti sul passato che oggi travagliano la Chiesa in Polonia, il direttore di Avvenire ha messo in rilievo l’importanza di un’opera che – con linearità e chiarezza - evoca il modo in cui la Chiesa polacca, guidata dai cardinali Wishinsky e Wojtyla, seppe passare con fermezza e saggezza attraverso il tempo del dominio di un regime oppressivo e dare un contributo determinante al suo superamento. Questa testimonianza è come un “albero della memoria”, attraverso cui anche le generazioni più giovani possono ritrovare le radici vive della loro storia, meglio che attraverso documentazioni di parte, raccolte dai persecutori di allora.

 

Intensa la commozione quando ha parlato il cardinale Dziwisz. Si è sentito in dovere di scrivere vedendo quante persone vogliono continuare ad approfondire la personalità e il significato dell’opera di Giovanni Paolo II. Fra le varie cose dette di lui, egli ha accettato in un certo senso di essere definito come l’ombra del Papa, soprattutto negli ultimi anni, quelli della debolezza fisica di Giovanni Paolo II. E’ stato un privilegio per lui quello di essere l’ombra di un grandissimo uomo, di un grandissimo pastore, per lui un vero padre. “L’ombra del Padre” si potrebbe dire, evocando il titolo di un’opera religiosa abbastanza nota. “E dall’ombra, aggiungeva il cardinale Dziwisz, a volte si vede meglio ciò che è nella luce”.

 

Effettivamente, concludiamo noi, questo libro vale proprio la pena di essere letto e non tanto per scoprire nuove informazioni particolari su una storia che in sostanza conosciamo già bene, ma soprattutto per riscoprire lo sguardo e l’atteggiamento interiore di Giovanni Paolo II sulla Chiesa e sul mondo, attraverso gli occhi e il cuore di chi - per quaranta anni - gli è stato più vicino.

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PIETRO NON DIVIDE MA AMA E UNISCE, L’ASSUNTO DEL LIBRO CURATO

DAI PADRI GARUTI E BUX DEDICATO AL PRIMATO DEL VESCOVO DI ROMA

A SERVIZIO DELLA CHIESA UNIVERSALE

 

L’unità dei cristiani al centro del libro scritto dai padri Nicola Bux e Adriano Garuti dal titolo “Pietro ama e unisce. La responsabilità personale del Papa per la Chiesa universale”. Il volume è stato presentato ieri in Vaticano dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e dal vescovo Rino Fisichella, Rettore della Pontificia Università Lateranense. Il servizio di Paolo Ondarza.

 

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Pietro non divide, ma ama e unisce. E’ il concetto portante del volume scritto dai padri Adriano Garuti e Nicola Bux: “Il Primato di Pietro, parlando di ecumenismo – ha detto padre Bux - non è un problema, ma una verità di fede cattolica”. Spiegare questo concetto è la finalità del libro. Ascoltiamo lo stesso padre Bux:

 

R. – Porre nel grande dialogo dell’unità dei cristiani con chiarezza una verità di fede, che è appunto quella relativa al Primato che Pietro ha ricevuto da Gesù e che ha trasmesso ai suoi successori. Non si tratta di un primato mondano, non è un primato inteso nel senso di una supremazia, come nel caso dei capi di nazioni, ma è una risposta personale di amore e di fede al Signore, che può portare anche al martirio, alla Croce.

 

Rifacendosi ad una citazione di Pascal dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, il Rettore dell’Università Lateranense, mons. Rino Fisichella ha aggiunto: “La moltitudine che non si riduce all’unità è confusione. Il vescovo di Roma garantisce l’unità e ne conserva la pienezza”. “Dal sì di Pietro – ha detto il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone – scaturisce la sua responsabilità personale: affermare davanti al mondo, quotidianamente, la fede in Gesù Cristo, Unico Salvatore dell’uomo”. Ancora padre Nicola Bux:

 

R. – La responsabilità personale è proprio questa risposta personale al Signore: Signore lo sai che io Ti amo e quindi per Te mi faccio carico di questa difficile Croce da portare nel mondo, e di parlare sempre di Te, di dire sempre la verità su di Te, soprattutto quando gli esseri umani la dimenticano, e che è la verità dell’amore.

 

Giovanni Paolo II ieri e Benedetto XVI oggi, sottolineano gli autori del libro, hanno inaugurato un nuovo esercizio del Primato di Pietro, attraverso incontri e dichiarazioni congiunte con esponenti di altre confessioni cristiane.

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APPROFONDIRE GLI INSEGNAMENTI DI KAROL WOJTYLA NELLA VITA DI OGNI GIORNO:

 È QUANTO SI PROPONE IL “MOVIMENTO GRUPPI DI PREGHIERA FIGLI SPIRITUALI

 DI GIOVANNI PAOLO II”, SORTO UN ANNO FA A ROMA

- Intervista con suor Maria Rosa Lo Proto -

 

Raduna già 200 persone il “Movimento Gruppi di preghiera Figli spirituali di Giovanni Paolo II”, nato circa un anno fa a Roma e diverse sono le adesioni che stanno giungendo da tutto il mondo nel sito Internet del movimento. I suoi aderenti cercano ogni giorno di tener presente l’invito di Giovanni Paolo II “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo” e quello di Benedetto XVI “Cristo nulla toglie, ma tutto dona”. Sede delle riunioni, due volte al mese, la Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove domani alle 16.30 si svolgerà un incontro sul tema “Giovanni Paolo II dono per il mondo”. Tiziana Campisi ha intervistato la coordinatrice del Movimento, suor Maria Rosa Lo Proto, domenicana missionaria di San Sisto:

 

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R. – Questo movimento si propone di sollecitare fedeli, giovani chierici, sacerdoti, che ci guidano e che partecipano con noi alla preghiera, così come la voleva Giovanni Paolo II, così come lui ce l’ha insegnata e soprattutto per ricordare e tenere sempre a mente la figura di questo grande Pontefice, che ha dato tanto alla Chiesa e a ciascuno di noi.

 

D. – Che cosa si propone questo gruppo di preghiera?

 

R. – Il gruppo di preghiera e quindi anche Il movimento, lo chiamo così perché stanno già sorgendo altri gruppi in Italia e all’estero, si propone di alimentare con la preghiera la propria fede e promuovere anche la conoscenza della Parola di Dio, perché troviamo fondamentale lo studio, l’approfondimento, la meditazione della Parola di Dio. Il movimento vuole inoltre conoscere meglio e vivere concretamente tutto ciò che ci ha insegnato Giovanni Paolo II e quindi, di volta in volta, durante le preghiere di adorazione, estrapoliamo alcuni stralci dei suoi discorsi per approfondirne i suoi insegnamenti. Cerchiamo anche di inserire ciò che ci insegna l’attuale Pontefice Benedetto XVI, perché noi intendiamo camminare con la Chiesa, per la Chiesa e nella Chiesa, accompagnati da Maria per vivere esattamente il totus tuus. Ecco perché durante ogni preghiera noi rinnoviamo la nostra consacrazione a Maria che ci garantisce di essere fedeli alla nostra fede e a Gesù Cristo, ma anche di essere fedeli al cammino intrapreso che ci deve condurre necessariamente alla santità.

 

D. – Perché avete scelto questo nome?

 

R. – Anzitutto perché ci fa capire la figliolanza che intercorre tra il padre spirituale, grande come Giovanni Paolo II, e noi che abbiamo bisogno di questa paternità continua con l’obiettivo di pregare e di muoverci, perché una Chiesa che non è in cammino sui passi di Cristo, non può essere viva.

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CHIESA E SOCIETA’

28 gennaio 2007

 

I RAGAZZI DELL’AZIONE CATTOLICA DI ROMA,

accompagnati dal cardinale vicario Camillo Ruini,

DA PIAZZA NAVONA A PIAZZA SAN PIETRO PER L’INCONTRO CON IL PAPA

- A cura di Eugenio Bonanata

 

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ROMA. = Fischietti, tamburi e tanta allegria. Questi gli strumenti della festosa Carovana della Pace che stamani, in una bella giornata di sole, ha invaso le strade di Roma. Migliaia di ragazzi sono partiti da piazza Navona e, attraverso Corso Vittorio Emanuele e via della Conciliazione, sono arrivati in Piazza San Pietro seguendo il loro slogan:e’ bello ciò che p(i)ace’. Uno slogan incentrato sull’arte quello di quest’anno, nella convinzione che la bellezza è la via della pace, perché la vera bellezza – ribadiscono i ragazzi - consiste nell’entrare nel cuore dell’altro. Questo del resto è il segreto di ogni artista, il segreto di ogni apostolo di bene che, solo nel guardare il mondo con gli occhi degli altri, soprattutto se in difficoltà, realizza l’ “opera d’arte” della pace. In Piazza San Pietro, ogni ragazzo ha scritto poi un desiderio di pace consegnandolo ad un coetaneo con la promessa di realizzarlo. Inoltre sono state consegnate le offerte raccolte dai ragazzi e destinate al Darfur, in Africa, nell’ambito di un programma di assistenza gestito dalla ONG INTERSOS, teso ad evitare che i ragazzi dell’area cadano nella spirale della violenza e vengano reclutati in campi di addestramento. INTERSOS ha aperto già dodici centri in Darfur dove i bambini vengono avviati alla possibilità di un futuro fatto non solo di guerra e di male.

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Lutto in Cina per la morte di mons. GiusEPPE Zheng CHANGCHENG,

VESCOVO DI FOCHOW. Il presule è stato testimone di grandi cambiamenti

nella storia cinese, senza mai lamentarsi per gli anni vissuti in prigione

e per la malattia che lo aveva colpito negli ultimi anni

 

PECHINO. = Sono stati celebrati il 28 dicembre scorso i funerali di mons. Giuseppe Zheng Changcheng, vescovo a Foochow (Fuzhou), nella provincia di Fujian, nella Cina Continentale. La cerimonia si è svolta come aveva chiesto lo stesso presule: con una sola Messa presso il santuario “Rosa Mistica” e senza le cerimonie civili, alle quali normalmente intervengono le autorità e anche persone non cattoliche. Come riporta l’Agenzia FIDES, mons. Zheng Changcheng, all’età di 94 anni, è morto il 18 dicembre scorso. Dimesso dall’ospedale, dove per mesi aveva combattuto contro un tumore alla gola, si è spento nella sua residenza presso la cattedrale di Nostra Signora del Rosario, dopo aver sostato a lungo nel cortile davanti alla grotta della Madonna. Nato in una povera famiglia di falegnami, il presule entrò in seminario a Fuzhou nel 1926, era passato a Shanghai nel 1930 e, quindi, nel seminario Holy Spirit di Hong Kong. Fu ordinato sacerdote il 27 gennaio 1937. Prima di iniziare il lavoro pastorale, fu mandato a studiare letteratura e storia cinese all’Università Cattolica Fu Jen di Pechino. Insegnò poi nel seminario di Fuzhou e, nel 1951, divenne amministratore dell’arcidiocesi. Condannato nel 1955 come controrivoluzionario, passò 28 anni in carcere, dove avvennero alcune conversioni grazie alla sua testimonianza. Ottenuta la libertà nel 1983, si dedicò a ridare vita alla Chiesa. Il 24 gennaio 1991, all’età di 79 anni, fu consacrato vescovo a Fuzhou. Nei sedici anni di episcopato restaurò una trentina di chiese e costruì il santuario diocesano “Rosa Mistica”, un moderno complesso che comprende anche una grande libreria cattolica ed una casa del pellegrino. L’anziano presule è l’unico ecclesiastico nella provincia che, per le sue molte opere di carità, è stato insignito di un riconoscimento da parte delle autorità locali. Mons. Zheng è stato testimone di grandi cambiamenti nella storia della Cina, senza mai lamentarsi per gli anni vissuti in prigione. Anche dall’ospedale, ormai gravemente ammalato, seguiva con attenzione le questioni correnti dell’arcidiocesi. Tutti ricordano con quanta gioia Mons. Zheng, ancora in ospedale, accolse un anello episcopale ed una lettera della Santa Sede come ulteriore segno della sua comunione con il Pontefice, che, informato delle gravissime condizioni di salute del presule, gli aveva inviato una speciale benedizione apostolica. Tuttavia, mons. Zheng è morto senza vedere compiuto il suo più grande desiderio, per il quale aveva recentemente offerto la propria vita: la piena riconciliazione fra le due comunità cattoliche nell’arcidiocesi. L’arcidiocesi di Fuzhou, con oltre 200 mila fedeli cattolici, è una delle più antiche circoscrizioni ecclesiastiche della Repubblica Popolare Cinese. Situata lungo le coste meridionali del Paese, la zona di Fuzhou è stata uno dei primi insediamenti commerciali, conoscendo notevole prosperità economica. Alla notizia del decesso del presule, più di mille fedeli si sono radunati per veglie di preghiera proseguite al santuario “Rosa Mistica” fino al giorno dei funerali. (E. B.)

 

 

Si è concluso In Bolivia Il XXIII Incontro Nazionale

di Pastorale Giovanile Vocazionale.

Al centro dell’appuntamento i 25 anni di formazione

di discepoli e missionari nel Paese

 

LA PAZ. = “Venticinque anni formando discepoli e missionari”. Questo il titolo del XXIII incontro nazionale di pastorale giovanile vocazionale, che si è concluso oggi a Vinto-Cochabamba, in Bolivia, nella casa di ritiri ed incontri della pastorale giovanile. L’obiettivo dell’appuntamento è stato quello di rivedere, valutare e celebrare il cammino dei 25 anni della pastorale giovanile per stimolare, nell’odierno contesto sociale, l’impegno dei giovani nella costruzione del regno di Dio. All’incontro, apertosi venerdì scorso, hanno partecipato l’equipe nazionale di pastorale giovanile, diversi vescovi del Paese, 10 delegati per ogni giurisdizione peruviana. Presenti anche i rappresentanti delle pastorali specifiche, come quella universitaria, rurale, mineraria, e di vari movimenti ecclesiali. (E.B.)

 

 

 

ancora un cristiano arrestato per blasfemia in pakistan.

SECONDO L’organizzazione APMA per la tutela dei diritti umani

GLI estremisti islamici ABUSANO DELLA legge

sulla blasfemia per colpire le minoranze religiose

 

KASHR. = Proseguono le ingiustizie ai danni di cristiani in Pakistan, dove nei giorni scorsi, nel distretto di Kasur, una donna cristiana, Martha Bibi, è stata arrestata con l’accusa di blasfemia. Secondo quanto riporta l’Agenzia AsiaNews, che cita la denuncia dell’ONG All Pakistan Minorities Alliance (APMA), le accuse non sarebbero chiare. La donna che gestiva con marito un’azienda per il noleggio di attrezzi per l’edilizia, aveva collaborato alla costruzione della moschea di Sher Rabbani senza ottenere alcun pagamento. Dopo un litigio, tre uomini del cantiere hanno cominciato a colpire la donna che, solo dopo l’intervento di passanti, è riuscita a liberarsi e andar via. Durante la notte, l’imam della moschea ha accusato Martha di avere pronunciato espressioni blasfeme contro il profeta Maometto. Poi l’arrivo della polizia, che ha arrestato la donna in base all’art. 295 C della legge contro la blasfemia, che prevede pene molto pesanti fino alla condanna a morte. Informata dei fatti, l’APMA ha incontrato la donna e, in un comunicato stampa, si è appellata al giudice capo della corte suprema perché intervenga contro l’abuso della legge contro la blasfemia e al governo per una revisione di norme spesso utilizzate da estremisti per perseguitare le minoranze religiose o anche chi si oppone loro. Dal canto suo il senatore Mushahid Hussain Syed, segretario generale del partito di maggioranza Pakistan Muslim League-Q, ha annunciato una revisione della legge, dopo le prossime elezioni. (E. B.)

 

 

il segretario generale delle nazioni unite, ban ki-moon, lancia un appello alle autorità della repubblica democratica del congo per un buon governo al fine di riportare pace e democrazia nel paese africano

 

KINSHASA. = “Riportare l’autorità dello Stato e assicurare la supremazia della legge nel paese è indispensabile per consolidare la pace e la democrazia”. Così il neo segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon rivolgendosi ai membri del Parlamento di Kinshasa nella sua prima visita ufficiale nella Repubblica democratica del Congo, dove in questi giorni sono iniziate le operazioni di voto per designare i governatori provinciali, uno degli ultimi appuntamenti del lungo iter elettorale nell’ex-Zaire. Lanciando un appello alla collaborazione tra le varie forze politiche Ban Ki-moon ha sottolineato che “per essere sana e prospera, una democrazia ha bisogno di una vera opposizione politica in cui ognuno possa esprimersi liberamente e senza paura di intimidazioni”. Il segretario ONU, come riporta l’agenzia Misna, ha anche evidenziato la necessità di ristabilire la sicurezza con la creazione di “un esercito professionale, ben equipaggiato e ben remunerato, al pari delle forze di polizia”. Ban che oggi ha incontrato il capo dell’opposizione, l’ex-comandante ribelle Jean-Pierre Bemba ed il presidente Joseph Kabila, domani sarà ad Addis Abeba dove, in occasione del summit dell’Unione Africana (UA), dovrebbe intrattenersi a colloquio anche con il capo di stato sudanese Omar al-Bashir. (E. B.)

 

 

GRANDE PARTECIPAZIONE IERI SERA A SANTA MARIA SOPRA MINERVA IN ROMA

PER LA MISSA SOLEMNIS DI BEETHOVEN, DIRETTA DAL MAESTRO GIANLUIGI GELMETTI ALLA TESTA DI CORO E ORCHESTRA DEL TEATRO DELL’OPERA,

 E DEDICATA ALLA MEMORIA DELLA SHOAH

- A cura di A.V. -

 

ROMA=. Un’occasione carica di valori umani e civili, la Giornata della Memoria - istituita dal Parlamento italiano nel 2000 per commemorare le vittime della Shoah – ha colmato di partecipazione emotiva e spirituale la Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma, ieri sera, per l’esecuzione della Missa solemnis in re maggiore op. 123 per soli, coro e orchestra di Ludwig van Beethoven, con l’Orchestra e il Coro del Teatro dell’Opera diretti da Gianluigi Gelmetti, nel suggestivo scenario affrescato dal Beato Angelico. Solisti, il soprano Myrtò Papatanasiu, il mezzosoprano Daniela Barcellona, il tenore David Rendall e il basso Andreas Macco. La Missa solemnis fu composta da Beethoven tra il 1819 e il 1823. Dedicata all’arciduca Rudolph, arcivescovo di Olmütz elevato alla porpora cardinalizia, venne integralmente eseguita la prima volta alla Società Filarmonica di San Pietroburgo il 18 aprile 1824, per iniziativa del principe Nikolaj Golitsyn. “Offriamo con particolare emozione questo appuntamento – ha dichiarato il sovrintendente del Teatro dell’Opera Francesco Ernani – come un nostro contributo di alto valore simbolico e artistico alla diffusione del ricordo della Shoah, la tragedia immane del genocidio di oltre sei milioni di ebrei dentro i campi di sterminio. Il Teatro dell’Opera, una delle più prestigiose istituzioni culturali di Roma, si collega così com’è sua tradizione al ricco ventaglio di iniziative e di manifestazioni promosse in questi giorni”. Il concerto verrà replicato questa sera alla presenza del cardinale Achille Silvestrini e dell’ambasciatore di Israele in Italia Gideon Meir, e trasmesso in differita dalla Radio Vaticana.

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

28 gennaio 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

In Iraq le celebrazioni per l’inizio dell’Ashura, la più importante ricorrenza religiosa per gli sciiti, sono state accompagnate da una nuova ondata di violenze: a Baghdad l’esplosione di un’autobomba nel quartiere sciita di Sadr City ha provocato la morte di almeno 8 persone. Altre due persone sono rimaste uccise per la deflagrazione di un ordigno nei pressi di una moschea sunnita. Poco prima, cinque studentesse sono morte durante un attacco ad una scuola in un quartiere della capitale a maggioranza sunnita. Sempre a Baghdad, uomini armati hanno ucciso un consigliere del ministro iracheno dell’Industria, sua figlia, l’autista ed una guardia del corpo.

 

Negli Stati Uniti, intanto, migliaia di persone hanno partecipato ieri, a Washington, ad una manifestazione di protesta contro la nuova strategia in Iraq annunciata dal presidente George Bush. Il piano dell’amministrazione Bush prevede l’invio di oltre 21 mila soldati statunitensi nel Paese arabo. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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La protesta contro la guerra in Iraq è tornata nelle strade di Washington con una manifestazione che ha attirato migliaia di persone proprio mentre il Congresso discute risoluzioni diverse contro la nuova strategia annunciata dal presidente Bush. L’evento è stato organizzato da una coalizione di gruppi pacifisti, appoggiati da celebrità come l’attrice Susan Sarandon, Sean Penn, Tim Robbins, il reverendo Jesse Jackson e Jane Fonda, criticata negli anni Settanta per un controverso viaggio in Vietnam durante il quale si fece fotografare seduta sopra una batteria antiaerea di Hanoi. I manifestanti hanno chiesto al Congresso di tagliare i fondi al Pentagono per bloccare la guerra, sostenendo che nelle elezioni di novembre gli americani hanno votato per porre fine all’intervento. La leadership del partito democratico è, però, contraria a prendere questa iniziativa perché la esporrebbe alla critica di abbandonare i militari al fronte. La nuova maggioranza al Congresso vuole, invece, votare una risoluzione non vincolante per criticare l’invio di altri 21.500 soldati in Iraq. Ma il presidente Bush ha già preso la decisione di procedere con questo piano e la Casa Bianca si è limitata a riconoscere la libertà di parola dei manifestanti.

 

         Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli

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Nei Territori Palestinesi terzo giorno consecutivo di violenze a Gaza: proseguono gli scontri tra sostenitori di al Fatah, partito del presidente Abu Mazen, e militanti del gruppo radicale Hamas, attualmente al governo. Il bilancio delle ultime violenze, a partire da giovedì scorso, è di almeno 25 morti. Tra le vittime ci sono anche 7 civili e un bambino di due anni. Fonti di stampa israeliane hanno riferito, inoltre, che il presidente palestinese Abu Mazen è sfuggito la scorsa settimana ad un attentato.

 

Per la prima volta dalla sua fondazione, nel 1948, Israele ha da oggi un ministro arabo musulmano. Si tratta del laburista Ghaleb Majadla. Il governo ha approvato il suo ingresso nel governo su iniziativa del leader laburista Amir Peretz. Secondo fonti di stampa, dovrebbe ricoprire la carica di ministro per la Cultura, lo Sport e la Ricerca scientifica al posto del dimissionario Ophir Pines-Paz.

 

In Iran, l’Organizzazione per l’Energia atomica ha smentito la notizia dell’installazione di nuove centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Nei giorni scorsi il presidente della commissione Esteri del Parlamento iraniano aveva annunciato, invece, l’avvio dell’installazione di 3.000 centrifughe. L’annuncio e la successiva smentita coincidono con un nuovo appello del segretario dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica  (AIEA), Mohammed El Baradei, per una “pausa” nella escalation della crisi nucleare iraniana.

 

In Pakistan circa 2000 persone hanno partecipato ai funerali delle vittime dell’attentato compiuto ieri nei pressi di una moschea sciita a Peshawar, nella parte nordoccidentale del Paese. L’azione terroristica, costata la vita a 15 persone, è avvenuta in concomitanza con i preparativi della minoranza sciita per la festa musulmana dell’Ashura, durante la quale viene ricordato il martirio dell’imam Hussein. Le autorità hanno aperto un’inchiesta sull’attentato.

 

Nel sud del Nepal, almeno 6 persone sono morte in seguito a violenti scontri scoppiati ieri tra dimostranti e polizia. Secondo fonti locali, molte persone che vivono nel sud si sentono discriminate rispetto agli abitanti del nord del Paese e per questo sono scese in strada per manifestare il loro dissenso. La reazione della polizia è stata immediata e le autorità hanno imposto il coprifuoco in alcune aree meridionali del Nepal.

 

La Cina è al 100.mo posto su 118 Paesi in una graduatoria riguardante la tutela dell'ambiente e del clima. Lo conferma un rapporto in cui lo stesso governo di Pechino ammette di non aver fatto abbastanza per evitare il degrado ecologico, a fronte di una crescita economica e sociale vertiginosa. Oggi la Cina è il secondo produttore mondiale di gas ad effetto serra, dietro gli Stati Uniti. Il Paese asiatico consuma solo il 4 per cento del petrolio prodotto mentre è altissimo il consumo di carbone.

 

In Turchia un uomo armato di una pistola, che ha detto di appartenere ad un gruppo nazionalista turco, si è arreso nella notte alla polizia dopo aver dirottato un traghetto nello Stretto dei Dardanelli. Lo ha riferito la CNN turca. Alcuni passeggeri hanno anche rivelato che l’uomo si è impadronito del traghetto  per protestare contro il movimento di solidarietà con gli armeni rafforzatosi in Turchia dopo l’uccisione, lo scorso 19 gennaio, del giornalista turco-armeno Hrant Dink.

 

In Guinea le organizzazioni sindacali hanno sospeso lo sciopero generale cominciato 18 giorni fa. Durante questi giorni di proteste, caratterizzate anche da violenti scontri con la polizia, sono morte almeno 59 persone. La decisione dei sindacati di sospendere lo sciopero è arrivata dopo l’impegno, preso dal presidente Lansana Conte, di cedere parte dei suoi poteri e di ridurre i prezzi del riso e del carburante.

 

 

 

 

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