RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 26  - Testo della trasmissione di venerdì 26 gennaio 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Porsi insieme all’ascolto della parola e dialogare onestamente e lealmente: sono i presupposti per far crescere la comunione fra i cristiani. Lo ha detto Benedetto XVI ieri sera a San Paolo fuori le mura, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: ai nostri microfoni, il cardinale Walter Kasper

 

Nuovo gruppo di presuli dell’Emilia Romagna in visita ad Limina da Benedetto XVI: con noi, mons. Luciano Monari

 

Nonostante la malattia sia curabile con buoni risultati, sono ancora 10 milioni i malati di lebbra sul pianeta: lo ricorda in un messaggio il Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute in vista della 54.ma Giornata mondiale dei malati di lebbra, che si celebra dopodomani. Ce ne parlano padre Luigi Pezzoni e suor Maura Lacerda

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Dal World Social Forum di Nairobi, terminato ieri dopo cinque giorni di lavori, un rinnovato impegno a rendere l’Africa protagonista del proprio avvenire: intervista con Flavio Lotti

 

“Insieme per una scuola che promuova la persona”, è la sfida e il tema per i 400 partecipanti al Convegno nazionale promosso dalla Federazione delle scuole cattoliche primarie e secondarie. Ai nostri microfoni, Francesco Macrì

 

La tragedia della Shoah ricordata nell’esposizione di “Arte e memoria” ad Ostia Antica

 

CHIESA E SOCIETA’:

Grande partecipazione e commozione, stamattina a Parigi, ai funerali dell’Abbé Pierre, scomparso lunedì scorso a 94 anni

 

Al via, oggi a Manila, l’Assemblea plenaria dei vescovi filippini

 

Grazie al contributo di solidarietà dei giovani dei Paesi ricchi, anche i ragazzi dei Paesi più poveri potranno partecipare alla Giornata mondiale della gioventù di Sydney 2008

 

In Myanmar, non si arrestano le violazioni dei diritti umani delle comunità cristiane da parte del regime militare di Yangoon

 

Padre Von Bernhard Welzenes nominato segretario generale del Forum europeo delle organizzazioni cristiane per l’animazione pastorale dei circensi e dei lunaparchisti

 

Encomio della Camera dei rappresentanti USA alle scuole cattoliche “per il loro costante contributo all’educazione e per il ruolo chiave da esse svolto nella promozione della nazione”

 

Giovani volontari coreani in missione a Phnom Penh, capitale della Cambogia, per aiutare i ragazzi poveri della periferia

 

Dopo la versione in tedesco, sarà pubblicata anche in italiano l’opera omnia di Edith Stein, filosofa carmelitana canonizzata nel 1998 da Giovanni Paolo II

 

24 ORE NEL MONDO:

Si rafforzano le relazioni tra Mosca e New Delhi dopo il vertice di ieri tra il presidente russo ed il premier indiano

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 gennaio 2007

 

PORSI INSIEME ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA E DIALOGARE

 ONESTAMENTE E LEALMENTE: SONO QUESTI I PRESUPPOSTI PER FAR CRESCERE

 LA COMUNIONE FRA I CRISTIANI.

 LO HA DETTO BENEDETTO XVI A CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA

PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI, NELLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA

- Ai nostri microfoni il cardinale Walter Kasper -

 

E’ Gesù che guarisce dalla incomunicabilità e dalla divisione ed è l’ascolto della Parola di Dio l’impegno ecumenico prioritario di ogni cristiano perché si possa giungere all’unità della fede. E’ quanto ha sottolineato ieri pomeriggio Benedetto XVI nell’omelia dei Secondi Vespri della Solennità della Conversione di San Paolo. La celebrazione, che si è svolta a Roma nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura, ha concluso la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e vuole ricordare che non c’è vero ecumenismo senza conversione. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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(musica)

 

Giunge dal sud dell’Africa, dove imperversano il razzismo, la povertà, il conflitto, lo sfruttamento e la sofferenza, l’appello ad ascoltare la Parola di Dio, per superare “la divisione e l’incomunicabilità, conseguenze del peccato” e “contrarie al disegno di Dio”. A coglierlo è Benedetto XVI che ha preso spunto dalle riflessioni preparate dalle comunità cristiane della regione sudafricana di Umlazi, per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, per sottolineare che “l’ascolto obbediente della Parola di Dio” è essenziale per il cammino ecumenico:

 

Non siamo infatti noi a fare o ad organizzare l’unità della Chiesa. La Chiesa non fa se stessa e non vive di se stessa, ma della parola che viene dalla bocca di Dio. Ascoltare insieme la parola di Dio; praticare la lectio divina della Bibbia, cioè la lettura legata alla preghiera; lasciarsi sorprendere dalla novità, che mai invecchia e mai si esaurisce, della parola di Dio; superare la nostra sordità per quelle parole che non si accordano con i nostri pregiudizi e le nostre opinioni; ascoltare e studiare anche quelli che prima di noi hanno ascoltato la parola di Dio, per imparare da loro e così leggere la Bibbia in questa lunga e ricca tradizione dell’ascolto; tutto ciò costituisce un cammino da percorrere per raggiungere l’unità nella fede, come risposta all’ascolto della Parola.

 

E l’ascolto della Parola di Dio porta poi a “trasmetterla agli altri, ha aggiunto il Papa, a coloro che non l’hanno mai ascoltata, o a chi l’ha dimenticata e sepolta sotto le spine delle preoccupazioni e degli inganni del mondo”. Quindi il Santo Padre ha posto un interrogativo:

 

“Dobbiamo chiederci: noi cristiani, non siamo diventati forse troppo muti? Non ci manca forse il coraggio di parlare e di testimoniareIl nostro mondo ha bisogno di questa testimonianza; attende soprattutto la testimonianza comune dei cristiani”.

 

Una testimonianza che ha bisogno di determinati presupposti per Benedetto XVI; fra i cristiani può esserci unità se cresce il dialogo:

“L’ascolto del Dio che parla implica anche l’ascolto reciproco, il dialogo tra le Chiese e Comunità ecclesiali. Il dialogo onesto e leale costituisce lo strumento tipico ed imprescindibile della ricerca dell’unità”.

 

 “Per un dialogo che affronti, discuta e superi le divergenze ancora esistenti fra i cristiani … bisogna parlare correttamente e in modo comprensibile”, ha affermato il Santo Padre che ha voluto precisare anche cosa deve caratterizzare questo dialogo fra cristiani:

 

“Il dialogo ecumenico comporta l’evangelica correzione fraterna e conduce a un reciproco arricchimento spirituale nella condivisione delle autentiche esperienze di fede e di vita cristiana”.

 

Nella sua omelia, Benedetto XVI ha rivolto infine un pensiero particolare alle Chiese e alle Comunità ecclesiali che hanno preso parte alla celebrazione, affidando “all’intercessione di San Paolo, infaticabile costruttore dell’unità della Chiesa”, i frutti dei diversi incontri avuti con le Chiese d’Oriente e d’Occidente:

 

“In questi eventi è stato possibile percepire la gioia della fraternità, insieme alla tristezza per le tensioni che permangono, conservando sempre la speranza che ci infonde il Signore”.

 

E la preghiera del Papa si è conclusa con un’invocazione a Maria, perché “faccia sì che quanto prima possa realizzarsi l’ardente anelito di unità del suo divin Figlio”.

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E la celebrazione, che nella Basilica romana di San Paolo Fuori le Mura ha visto la partecipazione di diverse Chiese e Comunità ecclesiali, si è aperta con un indirizzo di saluto al Papa da parte del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Ascoltiamolo al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. -  Penso che tutti siano stati molto contenti di questa bellissima liturgia e delle parole del Papa, che ha parlato dell’importanza della Parola di Dio, dell’ascolto e del dialogo. E penso che questo sia un tempo fondamentale, soprattutto per i rapporti con i protestanti che attribuiscono grande importanza alla Parola di Dio: di fatti, loro erano molto commossi. Il Papa ha detto: “Dobbiamo leggere la Bibbia, dobbiamo ascoltare e sapere cogliere la novità della Parola di Dio, non soltanto ciò che ci conferma ma anche quanto di nuovo ci suggerisce, perchè dobbiamo sempre convertirci. Penso che questa sia stata un’omelia importante e fondamentale. E molto importante ritengo anche un altro aspetto: i testi per questa liturgia sono stati scritti da comunità del Sud Africa, povere, che non hanno voce, che non possono parlare e si sono fatte sentire tramite la preparazione di queste riflessioni. È importante che noi ascoltiamo queste comunità povere, piccole, lontane, perché anche questa è la cattolicità della Chiesa.

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NUOVO GRUPPO DI PRESULI DELL’EMILA ROMAGNA

IN VISITA AD LIMINA DA BENEDETTO XVI

- Intervista con mons. Luciano Monari -

 

Continuano in questi giorni, in Vaticano, le udienze di Benedetto XVI ai vescovi dell’Emilia Romagna, in visita ad Limina. Tra i presuli del gruppo ricevuto questa mattina dal Papa, figurava anche il vescovo di Piacenza Bopbbio, Luciano Monari, che spiega al microfono di Fabio Colagrande i sentimenti con i quali la Chiesa emiliana e romagnola sta vivendo questo particolare periodo:

        

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R. - La viviamo con gioia e come un’esperienza di comunione. Scrivendo ai Galati, San Paolo racconta di essersi recato a Gerusalemme per confrontarsi con Pietro e con gli altri apostoli e dice: “Per non correre il rischio di correre o aver corso invano”, perché il senso dell’esistenza di un vescovo è essenzialmente quello della comunione con tutta la Chiesa cattolica. E allora, ritrovare regolarmente il Papa vuole dire verificare che il cammino che stiamo facendo in quella piccola Chiesa che è la diocesi di Piacenza-Bobbio è un cammino di comunione con tutta la Chiesa cattolica, quindi con la Chiesa di Roma e attraverso la Chiesa di Roma, con tutte le altre Chiese della cattolicità. E questo da, evidentemente, a noi un senso molto più ricco della nostra identità, un senso anche di fierezza perché siamo una piccola cosa però siamo la Chiesa Santa di Dio, presente nel nostro territorio e la verifica sta proprio in questo incontro di comunione con il vescovo di Roma, con il Papa che presiede alla comunione di tutte le Chiese. Quindi, lo spirito è questo. Di comunione, di gioia, di riscoperta della propria identità e della propria vocazione, con una energia ancora più grande.

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RINUNCIA

 

In Argentina, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Prelatura di Cafayate, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Cipriano García Fernández, dell’Ordine agostiniano.

 

CREAZIONE DI DIOCESI IN MESSICO

 

Il Papa ha eretto la diocesi di Ensenada, in Messico, in seguito alla suddivisione del territorio dell’arcidiocesi di Tijuana e della diocesi di Mexicali, rendendola suffraganea della Chiesa Metropolitana di Tijuana. Benedetto XVI ha nominato primo vescovo di Ensenada il sacerdote Sigifredo Noriega Barceló, vicario generale della diocesi di Ciudad Obregón. Il neo presule, 56 anni, ha studiato Filosofia nel seminario di Montezuma negli Stati Uniti, e Teologia nel seminario diocesano di Tijuana. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ottenuto la licenza in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana a Roma. Ha svolto, fra gli altri, i seguenti incarichi: parroco, prefetto di studi nel Seminario Maggiore, membro del Consiglio d’Amministrazione dell’Università “La Salle”, assessore diocesano della Pastorale Familiare e dei “Cursillos de Cristiandad”.

 

La superficie della nuova diocesi di Ensenada è di 52.6oo Km2 e ha una popolazione di 659 mila abitanti, dei quali 621 cattolici. Le parrocchie sono 23, con 25 sacerdoti diocesani e 18 religiosi. I seminaristi maggiori sono 16 e  le religiose 72. La Chiesa Cattedrale è il Santuario di Nuestra Señora de Guadalupe, nella città di Ensenada. Con la creazione della nuova diocesi di Ensenada le circoscrizioni ecclesiastiche in Messico sono ora 87.

 

 

NONOSTANTE LA MALATTIA SIA CURABILE CON BUONI RISULTATI

SONO ANCORA 10 MILIONI I MALATI DI LEBBRA SUL PIANETA:

LO RICORDA IN UN MESSAGGIO IL PONTIFICIO CONSIGLIO

PER LA PASTORALE DELLA SALUTE IN VISTA DELLA 54.MA GIORNATA MONDIALE

DEDICATA AL PROBLEMA, CHE SI CELEBRA DOPODOMANI

- Interviste con padre Luigi Pezzoni e suor Maura Lacerda -

 

Da 54 anni si celebra nel mondo la Giornata dei Malati di lebbra. La ricorrenza cadrà domenica prossima e il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute ha indirizzato un messaggio di solidarietà ai circa 10 milioni di malati che ancora oggi, nonostante l’elevata efficacia delle cure, patiscono il contagio del Morbo di Hansen. Nel messaggio, anche un ricordo per chi istituì questa Giornata mondiale nel 1954: Raoul Follereau, del quale si ricorda il 30.mo della scomparsa. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Una malattia curabile e dunque una malattia “dimenticata”. Ma purtroppo “le cose non stanno in questi termini”. Inizia così l’analisi del cardinale Lozano Barragan sui bilanci più aggiornati riguardanti i malati di lebbra. L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), secondo le cifre aggiornate all’agosto 2006, rileva una frequenza di nuovi casi di contagio intorno ai 220 mila l’anno, quasi 602 al giorno, dei quali 133.500 nell’Asia sudorientale, oltre 40 mila in Africa, 33 mila in America, 8.600 nell’area del Pacifico occidentale e 4 mila in quella del Mediterraneo orientale 4.024. Accanto a queste cifre che parlano di una malattia, curabile sì, ma per nulla sconfitta, un altro numero consistente mostra una differenza di quasi 77 mila contagi in meno rispetto al 2005. Il merito di questa riduzione lo si deve attribuire alla tempestività di specifiche cure, dette di polichemioterapia, fornite nei centri antilebbra sparsi nel mondo. Tuttavia, osserva il cardinale Barragan, “là dove le condizioni ambientali di accesso ai servizi sanitari sono poco favorevoli”, e si registra “l’assenza di prevenzione e di igiene, come pure il perseverare del sottosviluppo, il bacillo ‘hanseniano’ si radicalizza e i progetti di totale eliminazione sono fortemente ostacolati”. Comunque, prosegue il comunicato del dicastero vaticano, “i Paesi dove la lebbra è endemica continueranno a ricevere gratuitamente i medicinali componenti la polichemioterapia”, con il sostegno attivo dell’OMS.

 

Da parte sua, il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, apprezzando con grande stima il lavoro svolto dalle strutture antilebbra della Chiesa cattolica e ripetendo l’incoraggiamento rivolto da Benedetto XVI in occasione della Giornata mondiale del Malato, sollecita l’invio di informazioni così da poter offrire, si legge, “segni tangibili di fraterna condivisione dei propri beni”, in particolare con l’invio di personale sanitario qualificato in appoggio ai missionari e alle religiose che lavorano in prima linea contro il Morbo di Hansen. In questa Giornata, poi - si legge ancora nel messaggio - “è doveroso” ricordare, nel 30.mo anniversario della morte, colui che la istituì: Raoul Follereau, definito dal cardinale Barragan “esempio e conferma che l’Amore di Dio coinvolge anche chi umilmente confessa: “Io non conosco Dio, ma io sono conosciuto da Lui: e questa è la speranza”. Follereau, ricorda il messaggio, era un uomo che pregava così: “Signore, io vorrei tanto aiutare gli altri a vivere, tutti gli altri, miei fratelli, che penano e soffrono senza sapere perché, in attesa che la morte li liberi”.

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Molti sono, dunque, coloro che curano e assistono i malati di lebbra nelle zone in cui la malattia non è ancora stata debellata. Padre Luigi Pezzoni, 76.enne religioso del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), impegnato da anni in un lebbrosario indiano, si dice soddisfatto della sua missione, perché dai lebbrosi ha imparato una cosa importante. Ascoltiamone la testimonianza raccolta da Isabella Piro:

 

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R. - Amore, comprensione e pazienza nella sofferenza. E’ veramente una cosa grandiosa. Non parlano, ma accettano ed io chiedo sempre loro: “Perché lo accettate?”. Loro rispondono indicando soltanto il cielo, perché offrono tutto a Dio. Io ho imparato da loro questa capacità di sopportare e di non inveire mai contro Dio”.

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Suor Maura Lacerda, delle religiose Marcelline, opera da anni in un lebbrosario del  Brasile. Tiziana Campisi le ha chiesto di lanciare un appello per sensibilizzare la gente al problema dei malati di lebbra:

 

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R. - Io penso che la cosa peggiore relativa alla lebbra oggi non sia la malattia in sé, la malattia del corpo. Noi troviamo, infatti, tanta lebbra che è nel cuore del persone.

 

D. - Quale potrebbe essere l’impegno di ognuno di noi?

 

R. -  Soltanto delle piccole cose, dovremmo tutti noi cercare di fare la nostra parte, offrire la nostra collaborazione. Penso che potremmo, insieme, non dico cambiare tutto, ma certamente migliorare un poco quella realtà che stiamo vivendo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Servizio vaticano – “Il mondo attende la testimonianza comune dei cristiani”: Benedetto XVI ha presieduto la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo nella Basilica all’Apostolo, a conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.

 

Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante geopolitico” un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo: “L'Ecuador ad una svolta dopo l'elezione di Correa”. 

 

Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo “Nell'estremo sacrificio i giovani videro il vertice della sua santità”: un libro sulla vita di don Antonio Seghezzi, assistente diocesano della Gioventù Maschile di Azione Cattolica di Bergamo morto a Dachau.

 

Servizio italiano - In rilievo sempre il tema delle liberalizzazioni.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 gennaio 2007

 

DAL WORLD SOCIAL FORUM DI NAIROBI, TERMINATO IERI DOPO 5 GIORNI DI LAVORI,

 UN RINNOVATO IMPEGNO A RENDERE L’AFRICA

PROTAGONISTA DEL PROPRIO AVVENIRE

- Intervista con Flavio Lotti -

 

 “Se non prendiamo in mano il nostro destino, continueremo ad essere il continente della povertà”: così, la keniana Wangari Maathai, premio Nobel per la pace, è intervenuta a Nairobi, al termine del primo World Social Forum in terra africana. Un evento che si è concluso, ieri, dopo 5 giorni di animati confronti e numerose iniziative vissute con grande intensità da 55 mila persone. Sulla giornata conclusiva di questo vertice della società civile contro la povertà, ci riferisce, da Nairobi, Marina Piccone:

 

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Una maratona per i diritti fondamentali anche per gli abitanti delle baraccopoli. E’ stato questo l’evento che ha chiuso il primo Forum Sociale Mondiale africano: 14 chilometri di strade sterrate, cumuli di immondizia, acqua di scolo putrida attraverso le baraccopoli, prima di arrivare a Uhruru Park, il luogo in cui il 20 gennaio scorso si è aperto il Forum e che ha suggellato la sua conclusione. Sul palco canti, balli e tanta musica che ha fatto da colonna sonora anche al meeting in cui oltre 50 mila persone hanno parlato, riflettuto e discusso animatamente. Qui si sono registrate valutazioni diverse e contestazioni per l’organizzazione lacunosa, per il costo del biglietto d’ingresso e dei pasti eccessivo per gli abitanti di Nairobi. Ma il giudizio complessivo è unanimemente positivo. L’intento di unire le diverse realtà di un popolo variegato come quello africano è stato, nei limiti del possibile, raggiunto. Si tratta ora di capire cosa fare di tutto il lavoro svolto in questi cinque giorni e, quindi, come tradurre le istanze avanzate in azioni concrete.

 

Da Nairobi, Marina Piccone per la Radio Vaticana.

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E’ dunque tempo di un primo bilancio sul Social Forum di Nairobi. Alessandro Gisotti lo ha chiesto a Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, raggiunto telefonicamente nella capitale keniana:

 

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R. – Si è trattato di un avvenimento straordinario, che ci invita a proseguire questo nostro cammino in Africa e, quindi, a programmare già, come mi auguro, la prossima edizione, ancora una volta, in questo continente, carico di incredibili contraddizioni, ma anche di straordinaria energia, ricchezza e vitalità.

 

D. – Al di là dell’aspetto simbolico, già molto importante, quale è stato il successo più significativo raggiunto a Nairobi?

 

R. – Direi la partecipazione dei più poveri, la loro partecipazione diretta ad un avvenimento che normalmente è riservato a persone che hanno tempo e mezzi per ragionare sui grandi problemi del nostro tempo. Questa volta, invece, il Forum ha visto proprio il protagonismo diretto delle persone più povere, di coloro che abitano nelle baraccopoli. Forse anche per loro si è trattato di un avvenimento straordinario e questo ce lo hanno fatto capire anche con la bellissima marcia che ieri si è svolta attraverso gli slums, da Korogocho al centro di Nairobi.

 

D. – Quali sono, dunque, gli obiettivi fissati a Nairobi e quale il percorso che si è tracciato per arrivarci?

 

R. – Anzitutto, che il primo obiettivo è quello di porre la lotta contro la miseria in testa all’agenda di tutti i politici di casa nostra. Dobbiamo, però, anche essere consapevoli del fatto che le decisioni che prendiamo nel nostro Paese hanno un effetto anche qui, in Africa. Questa lotta contro la miseria ci porterà ad affrontare tantissime questioni, tra le quali quella relativa al commercio, all’acqua, al debito estero, al lavoro dignitoso, all’istruzione e alla salute. Dobbiamo affrontare tutti quei diritti umani fondamentali, quindi, che ancora oggi, nonostante siano passati 60 anni dal giorno in cui è stata firmata la Dichiarazione universale dei Diritti Umani, restano tuttora non attuati. E’ per questo motivo che noi abbiamo, simbolicamente, lanciato nei giorni scorsi proprio da Nairobi la nuova edizione della Marcia Perugia-Assisi, che si concluderà nella città di San Francesco domenica 7 ottobre, ma che ci vedrà impegnati, come lo siamo stati in questi giorni a Nairobi, anche al nostro rientro.

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LE PROBLEMATICHE DELLE SCUOLE CATTOLICHE ITALIANE

AL CENTRO DEL CONVEGNO PROMOSSO A ROMA DALLA FIDAE

- Intervista con padre Francesco Macrì -

 

“Insieme per una scuola che promuova la persona”, è la sfida e tema del convegno nazionale promosso dalla FIDAE, la Federazione che rappresenta le Scuole cattoliche primarie e secondarie. Da ieri, per tre giorni, nella sede romana dell’Agustinianum, oltre 400 tra docenti, politici e direttori didattici, hanno avviato il confronto sul diritto allo studio, l’integrazione, i problemi della scuola. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del presidente della FIDAE, padre Francesco Macrì.

 

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R. – Questa iniziativa si inserisce in tutto un contesto di formazione del nostro personale direttivo e docente. Ha come attenzione principale la persona, nel senso che in questi ultimi anni, a partire dagli anni all’incirca ’95-’96, generalmente l’attenzione del mondo della politica nell’opinione pubblica è concentrata su alcuni temi che si riferiscono agli ordinamenti, alla struttura, all’organizzazione, alla didattica con il rischio – cioè – di trascurare l’essenziale, che è appunto la persona dell’alunno.

 

D. – Voi parlate di scuola, in primo piano la persona; poi c’è anche l’apertura all’autonomia, alla solidarietà, alla qualità...

 

R. – Esatto. Perché una scuola autonoma, aperta e solidale o di qualità? Ecco, questo vorrebbe evidenziare le modalità per potere effettivamente riuscire a promuovere la persona.

 

D. – Secondo un’indagine della Fondazione per la sussidiarietà, il 61 per cento delle famiglie italiane ritiene l’educazione come la prima emergenza nazionale. Ma come concretamente costruire le sfide che voi lanciate?

 

R. – Coinvolgendo i ragazzi, coinvolgendo le famiglie, facendole collaborare in progetti formativi ...

 

D. – Quindi intervenendo anche a livello istituzionale?

 

R. – Certamente. Questi problemi sono possibili se la struttura ordinamentale concorre in questa direzione.

 

D. – Tornerete anche sul bonus-scuola?

 

R. – Noi come FIDAE, su questo problema del bonus non ci siamo mai schierati in maniera determinante, esplicita. Abbiamo sempre sostenuto il principio che le famiglie che optano per la scuola non-statale devono essere sostenute economicamente dallo Stato in base ad un diritto umano e costituzionalmente sancito. Però, le modalità specifiche di riconoscimento effettivo di questo diritto le abbiamo sempre lasciate alla determinazione del mondo della politica.

 

D. – Padre Macrì, in sintesi, che cosa vi aspettate da questi tre giorni di lavori?

 

R. – Di creare una coscienza, una consapevolezza più accentuata per spingere i presenti a riflettere ulteriormente nel loro ambito, nelle loro scuole, sul loro territorio, e trovare le soluzioni più appropriate rispetto ai problemi specifici che hanno di solito.

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LA TRAGEDIA DELLA SHOAH

RICORDATA IN UNA ESPOSIZIONE DI “ARTE E MEMORIA”

- Ai nostri microfoni Adachiara Zevi e l’artista tedesca, Christiane Löhr -

 

Se non si conosce, non si esiste. Parte da questo assioma la quarta edizione di “Arte in Memoria”: sei opere contemporanee che abbracciano gli antichi resti della Sinagoga di Ostia Antica, vicino Roma. Una mostra sospesa tra passato e presente per non dimenticare l’immane tragedia dell’Olocausto. L’esposizione, che apre domenica i battenti, sarà visibile fino all’11 marzo. Ce ne parla Isabella Piro. 

 

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(musica)

 

Ci sono luoghi in cui il tempo sembra essersi fermato, annullato dal dolore: la mostra Arte in Memoria è uno di questi. Sei imponenti installazioni d’epoca contemporanea che circondano la Sinagoga di Ostia Antica, risalente al I sec. dopo Cristo. Sei opere in acciaio, granito, vetro accostate alle pietre secolari del Tempio ebraico per dire sempre e comunque: “Ricorda, ricordati della Shoah”. Perché la memoria ha valore, quando aiuta a vivere il presente e a migliorare il futuro. Adachiara Zevi, curatrice della mostra:

 

“La memoria non deve essere fine a se stessa, la memoria per la memoria, ma, da una parte, è necessario mettere a fuoco cosa si deve ricordare e, dall’altra, deve essere uno strumento, affinché ci guidi nel comportamento di oggi”.

 

Tra le opere esposte, colpisce quella dell’americano Lawrence Weiner: 4.000 monete di alluminio sparse nel sito archeologico così come, nei cimiteri ebraici, si usa lasciare una pietra sulle tombe, a memoria di una visita, un passaggio.

 

(musica)

 

L’artista tedesca Christiane Löhr ha scelto invece semi d’edera poggiati su un antico altare, ad indicare la fusione tra la radice delle piante e le mura della sinagoga:

 

“Questi lavori con i semi d’edera è un qualcosa fra architettura e natura. Uso i semi freschi, perché sono flessibili, e che una volta asciutti rimangono stabili ed è abbastanza solido. Ma rappresenta anche qualcosa che è vicino ad una esistenza transitoria”.

 

E alla fine del percorso, il visitatore incontra l’opera di Massimo Bartolini: un cancello automatico in ferro, che si apre e si chiude a ritmo impazzito, simbolo della follia che ha segnato l’Olocausto. Ancora Adachiara Zevi:

 

“Il cancello è un elemento che serve a chiudere, mentre muovendosi così vuole aprire al dialogo, alla relazione. E’ comunque l’impazzimento di un meccanismo e rappresenta una specie di miraggio per il prigioniero di un campo di concentramento, che ha il miraggio del cancello che si apre e quindi della sua libertà”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

26 gennaio 2007

 

GRANDE PARTECIPAZIONE E COMMOZIONE, QUESTA MATTINA A PARIGI, AI FUNERALI DELL’ABBE’ PIERRE, FONDATORE DELLA COMUNITA’ DI EMMAUS,

SCOMPARSO LUNEDI’ A 94 ANNI

- A cura di Francesca Pierantozzi -

 

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PARIGI. = “Ha difeso i poveri e lui stesso come un povero è vissuto”: così l’arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin, ha salutato l’Abbé Pierre nel corso di una cerimonia piena di folla e commozione a Notre-Dame, alla presenza di personalità politiche, ma soprattutto di tanti anonimi, venuti a testimoniare affetto e riconoscenza per il fondatore di Emmaus. E’ stato il presidente Jaques Chirac a volere un omaggio nazionale per l’abbé Pierre, uno dei personaggi più amati dalla Francia. L’omelia è stata pronunciata dall’arcivescovo di Lione, perché a Lione era nato 94 anni fa l’Abbé Pierre. Della comunità di Emmaus, il cardinale Barbarin ha ritracciato la storia, come – ha detto – “un cammino di tristezza che può farsi speranza”. Ha ricordato quando, alla fine degli anni ’40, la Francia scopriva i primi straccivendoli, poveri al servizio dei poveri. Ha parlato di Emmaus come casa e rifugio, per tutti quelli che le difficoltà della strada avevano stremato o perduto. E la battaglia non è ancora finita. “Come compagnon di Emmaus - ha esortato il cardinale Barbarin – ricominciamo oggi di buon passo per testimoniare questo amore e servire gli altri fino all’ultimo respiro”. Per la prima volta a Notre-Dame alle personalità politiche non erano state riservate le prime file, occupate soprattutto dai quei volontari anonimi – molti in lacrime – che hanno affiancato l’Abbé Pierre nella sua battaglia contro la miseria e l’ingiustizia. E’ stato l’arcivescovo di Parigi, mons. Vingt-Trois, a celebrare la Messa, trasmessa in diretta tv a reti unificate. Personaggio tra i più amati dai francesi, l’Abbé Pierre ha ricevuto in questi giorni l’omaggio di migliaia di persone e in migliaia, molti erano i senzatetto, hanno sfidato il freddo questa mattina e seguito i funerali sul sagrato di Notre-Dame.

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AL VIA, OGGI A MANILA, L’ASSEMBLEA PLENARIA DEI VESCOVI FILIPPINI.
IN AGENDA, LE PROSSIME ELEZIONI LOCALI, I NUOVI PROGRAMMI CONTRO LA POVERTÀ E IL GIOCO D’AZZARDO

 

MANILA. = Le elezioni locali e quelle del Senato nazionale, ma anche i nuovi programmi contro la povertà e quelli contro il gioco d’azzardo: sono questi i temi che verranno trattati dai vescovi filippini, da oggi riuniti a Manila per la 94. ma assemblea plenaria della Conferenza episcopale locale (CBCP). “In agenda non ci sono argomenti particolarmente scottanti, ma sicuramente parleremo di elezioni – ha affermato il portavoce dei vescovi, mons. Pedro C. Quitorio, citato da AsiaNews. Per mons. Antonio J. Ledesma, arcivescovo di Cagayan de Oro e vice presidente della CBCP, “è possibile che vengano scritte diverse lettere pastorali e una tratterà sicuramente di elezioni”. “I vescovi – aggiunge – sono preoccupati all’idea di elezioni caotiche e intendono fare il possibile affinché queste avvengano in tranquillità e, soprattutto, diano risultati onesti”. Altri presuli, invece, riferiscono di sentire il bisogno di “allontanare il pensiero dalla politica e dirigerlo verso l’attività caritatevole della Chiesa, che nelle Filippine è necessaria e importante per la popolazione di ogni fede”. Inoltre – concludono – “bisogna prendere di petto il gioco d’azzardo, falsa speranza per buona parte dei disoccupati, che sempre di più distrugge le famiglie e trascina nella povertà”. (R.M.)

 

 

GRAZIE AL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ DEI GIOVANI DEI PAESI RICCHI,

ANCHE I RAGAZZI DEI PAESI PIÙ POVERI POTRANNO PARTECIPARE ALLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’ DI SYDNEY 2008: COSÌ, MONS. ANTHONY COLIN FISHER, COORDINATORE GENERALE DELLA GMG AUSTRALIANA

 

SYDNEY. = I giovani dei Paesi ricchi aiuteranno quelli dei Paesi poveri. Così la Giornata mondiale della gioventù (GMG) di Sydney 2008 sarà davvero internazionale e universale, nello spirito di comunione e solidarietà: lo ha annunciato mons. Anthony Colin Fisher, coordinatore generale dell’evento in Australia, spiegando che i partecipanti dai Paesi più poveri si avvarranno dei contributi di solidarietà che giungeranno dai coetanei di altri Paesi, per sostenere il viaggio e la permanenza a Sydney. Saranno soprattutto i giovani di Australia, Europa Occidentale, Canada e Stati Uniti a sostenere il contributo di solidarietà. Il presule ha sottolineato che la prima GMG d’Oceania servirà anche a coinvolgere i giovani delle nazioni del Pacifico come Salomone, Fiji, Timor Est, Papua Nuova Guinea, Vanuatu, Isole Marshall, che spesso non hanno potuto partecipare a causa degli alti costi alle altre GMG. “Per molti sarà un’opportunità unica e irripetibile per la loro vita. Sarà certo un momento speciale di grazia”, ha spiegato mons. Fisher. Anche per i giovani occidentali, comunque, il pacchetto di partecipazione, non dovrebbe superare i 400 dollari australiani (circa 240 euro). Le iscrizioni per i gruppi da tutto il mondo si apriranno a marzo 2007. “Intendiamo vivere una GMG con lo stile dei giovani del Pacifico”, ha concluso mons. Fischer. (L.Z.)

 

 

IN MYANMAR, NON SI ARRESTANO LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI DELLE COMUNITÀ CRISTIANE DA PARTE DEL REGIME MILITARE DI YANGON: E’ QUANTO DENUNCIA L’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE “CHRISTIAN SOLIDARITY WORLDWIDE”,

IN UN RAPPORTO PRESENTATO DI RECENTE A LONDRA

 

LONDRA.= Ancora sofferenze per i cristiani in Myanmar. Lo ha reso noto il nuovo rapporto dell’organizzazione internazionale “Christian Solidarity Worldwide” (CSW), presentato di recente a Londra. Il rapporto, dal titolo “Portare la Croce”, indaga sulle violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle comunità cristiane dell’ex-Birmania ad opera del regime militare di Yangon. “Chiediamo alle Nazioni Unite di condurre un’inchiesta sulla libertà religiosa nel Paese e di fare pressioni sul regime militare per un cambiamento”, ha affermato la CSW. La giunta militare, si legge nel rapporto, usa i mass-media per suscitare avversione contro i cristiani e non permette loro di essere integrati nell’amministrazione pubblica. Inoltre, i soldati dell’esercito regolare impongono loro di convertirsi al buddismo e spesso danneggiano o distruggono le chiese. A soffrire limitazioni e ingiustizie, sarebbero anche i musulmani e tutte quelle minoranze etniche che non si attengono alla stretta osservanza del nazionalismo buddista che – si nota – è una distorsione del credo di Buddha. Una mozione di censura verso il Myanmar è giunta anche dai Paesi membri dell’ASEAN, Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico, riuniti di recente a Cebu, nelle Filippine. L’ASEAN ha invitato il Myanmar a promuovere al più presto un’evoluzione democratica nel Paese, anche se non ha approvato sanzioni contro Yangon. (A.D.F.)

 

 

 

PADRE VON BERNHARD WELZENES NOMINATO SEGRETARIO GENERALE DEL FORUM

EUROPEO DELLE ORGANIZZAZIONI CRISTIANE PER L’ANIMAZIONE PASTORALE

DEI CIRCENSI E DEI LUNAPARCHISTI. SOSTITUISCE MONS. PIERGIORGIO SAVIOLA,

DALLO SCORSO ANNO ALLA GUIDA DELLA FONDAZIONE MIGRANTES

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA (CEI)

 

NIZZA. = È padre Von Bernhard Welzenes il nuovo segretario generale del Forum europeo delle Organizzazioni cristiane per l’animazione pastorale dei circensi e dei lunaparchisti. È stato eletto mercoledì, al termine dell’annuale incontro che si è svolto a Nizza in concomitanza con il Festival internazionale del circo di Montercarlo. Come riferisce l’agenzia SIR, padre Welzenes, olandese, sostituisce mons. Piergiorgio Saviola, eletto lo scorso anno alla guida della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana (CEI). Il Forum, formato dai direttori nazionali della pastorale circense, è nato per “promuovere in senso ecumenico l’animazione pastorale, culturale e sociale dei circensi e lunaparchisti d’Europa e per stimolare nella comunità civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità in un clima di pacifica convivenza, rispettosa dei diritti della persona umana”. Nello spirito ecumenico, lunedì scorso si è svolta, nel contesto della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, una celebrazione con la partecipazione di rappresentanti delle varie confessioni cristiane aderenti al Forum, alla quale hanno partecipato circa 3 mila persone oltre agli artisti del Festival del circo. (R.M.)

 

 

ENCOMIO DELLA CAMERA DEI RAPPRESENTANTI DEGLI STATI UNITI

ALLE SCUOLE CATTOLICHE “PER IL LORO COSTANTE CONTRIBUTO ALL’EDUCAZIONE

E PER IL RUOLO CHIAVE DA ESSE SVOLTO NELLA PROMOZIONE DELLA NAZIONE”

 

WASHINGTON. = La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato martedì una risoluzione in cui ha voluto rivolgere uno speciale encomio alle scuole cattoliche “per il loro costante contributo all’educazione e per il ruolo chiave da esse svolto nella promozione della nazione”. La risoluzione, promossa dal deputato democratico, Daniel Lipinski, con il sostegno di altri 73 colleghi, è stata approvata all’unanimità. “Le scuole cattoliche negli Stati Uniti – si legge nel testo – sono riconosciute a livello internazionale per la loro eccellenza accademica. Esse non offrono solo una migliore preparazione ai loro studenti, ma anche un’educazione ai valori che accompagnano lo sviluppo morale, intellettuale e sociale degli studenti americani”. L’importante riconoscimento giunge a pochi giorni dall’inizio della Settimana nazionale delle scuole cattoliche, che sarà celebrata da domenica al 3 febbraio, sul tema: “Le scuole cattoliche: la Buona Novella nell’educazione”. (R.M.)

 

 

GIOVANI VOLONTARI COREANI IN MISSIONE A PHNOM PENH, CAPITALE DELLA

CAMBOGIA, PER AIUTARE I RAGAZZI POVERI DELLA PERIFERIA: L’INIZIATIVA,

DENOMINATA “INTERNATIONAL YOUTH VOLUNTEER SERVICE”,

È PROMOSSA DALLA FAMIGLIA SALESIANA IN COREA

 

SEOUL. = Mostrare vicinanza, solidarietà e amore ai ragazzi poveri e disagiati della periferia di Phnom Penh, capitale della Cambogia: questo, il principale obiettivo del viaggio in Cambogia di un gruppo di giovani volontari coreani, che hanno aderito al programma “International Youth Volunteer Service”. Come riferisce l’agenzia Fides, l’iniziativa, giunta alla nona edizione, è stata promossa dalla Famiglia salesiana in Corea. Un’occasione per far germogliare nei giovani missionari i valori evangelici del servizio, del dono di sé all’altro, della dignità inalienabile di ogni essere umano, della presenza di Gesù Cristo nel fratello che soffre. Al programma dei giovani volontari hanno partecipato anche 4 religiosi salesiani, una suora delle Figlie di Maria Ausiliatrice, 15 laici e 25 animatori del Movimento giovanile salesiano della Cambogia. Il gruppo dei missionari è stato affiancato anche dall’associazione “Cambodia Children Fund” (CCF), che assiste i ragazzi della periferia di Phnom Penh. I principali interventi sono stati a favore della parrocchia di san Francesco Saverio, dove vivono 200 famiglie e 900 cattolici di origine vietnamita, e hanno riguardato i giovani sieropositivi. (A.D.F.)

 

 

DOPO LA VERSIONE IN TEDESCO, SARA’ PUBBLICATA ANCHE IN ITALIANO L’OPERA OMNIA DI EDITH STEIN, FILOSOFA CARMELITANA CANONIZZATA NEL 1998.

L’ANNUNCIO ALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE DI ROMA

 

ROMA. = Per la prima volta, tutti gli scritti della filosofa, carmelitana e martire Edith Stein (1891-1942), canonizzata nel 1998 come Santa Teresa Benedetta della Croce, saranno disponibili in lingua italiana. L’Opera Omnia della Santa, copatrona d’Europa, sarà una traduzione dal tedesco (Edith Stein Gesamtausgabe, ESGA) e consterà di venti volumi a cura di due case editrici: Città Nuova e OCD. L’annuncio è stato dato nei giorni scorsi alla Pontificia Università Lateranense di Roma. Il piano dell’opera, a cura della professoressa Angela Alles Bello e del carmelitano Marco Paolinelli, sarà diviso in 4 sezioni: scritti biografici; filosofici; di antropologia e pedagogia; di mistica e spiritualità. (R.M.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 gennaio 2007

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

In Iraq, ancora una giornata di sangue a Baghdad. Una bomba esplosa in un mercato della capitale ha provocato la morte di almeno 15 persone. Sempre a Baghdad, la polizia ha trovato, nelle ultime 24 ore, i corpi senza vita di almeno 40 persone con evidenti segni di torture.

 

Si è aperto a Bruxelles il vertice della NATO, in gran parte dedicato alla delicata situazione in Afghanistan. L’amministrazione americana ha già annunciato fondi aggiuntivi di circa 10,6 miliardi di dollari per la sicurezza e la ricostruzione del Paese. Intervenendo al summit, il ministro degli Esteri italiano, Massimo D’Alema, ha confermato inoltre l’impegno dell’Italia in Afghanistan e proposto una Conferenza internazionale sullo Stato asiatico. In Italia, intanto, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera, ieri, al decreto legge sul rifinanziamento delle missioni italiane all’estero in Libano, nei Balcani e in Afghanistan. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Il governo ha dunque votato il decreto legge che rifinanzia la missione italiana in Afghanistan. Il provvedimento è il frutto della sintesi delle diverse opposizioni all’interno della maggioranza: restano i militari ma viene previsto anche un amento degli stanziamenti per la missione civile e la cooperazione. Il testo andrà ora all’esame e al voto del Senato. Nella maggioranza non si attenua il dissenso della sinistra radicale, formalizzato da tre ministri: Ferrero di Rifondazione Comunista, Pecoraro Scanio dei Verdi e Bianchi dei Comunisti italiani. Proprio questi contrasti stavano provocando lo slittamento a martedì prossimo dell’esame da parte del governo. D’Alema, ma anche il premier Prodi, sono stati chiari: la maggioranza in politica estera deve essere autonoma. Ma, a questo punto, è assai probabile che in Parlamento il decreto possa essere approvato solo con il voto favorevole dell’opposizione di centro-destra, che però ribadisce: se il nostro voto dovesse rivelarsi determinante, il governo Prodi dovrebbe trarne le conseguenze e dimettersi.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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Restiamo in Italia, dove il Consiglio dei ministri ha anche approvato ieri il disegno di legge sulle liberalizzazioni. Tra le varie misure del pacchetto Bersani figurano: l’incentivazione ai pagamenti elettronici e l’eliminazione dei limiti di distanza minima per i distributori di carburante. I benzinai hanno criticato le misure del governo e hanno annunciato 14 giorni di sciopero. Le tre associazioni di categoria dei gestori hanno annunciato che i primi due giorni di sciopero saranno il 7 e l’8 febbraio.

 

In Libano è terminato il coprifuoco imposto dall’esercito a Beirut, dopo gli scontri di ieri tra sciiti e sunniti costati la vita a 4 persone. La calma è tornata dopo l’appello del premier Siniora e la “fatwa” emessa dallo sceicco Nasrallah, leader di Hezbollah, per un ritorno alla pace in Libano. A Parigi intanto, dove ieri si è tenuta la Conferenza dei Paesi donatori, sono stati promessi per la ricostruzione del Libano circa 7,6 miliardi di dollari.

 

In Israele, la Commissione per le questioni parlamentari ha accolto la richiesta del capo dello Stato, Moshe Katsav, accusato di abusi sessuali, di un periodo di autosospensione di tre mesi. Da ieri sera, le funzioni di capo di Stato in Israele sono svolte dal presidente del Parlamento, Dalia Itzik. E’ la prima donna a rivestire la più alta carica di Stato dalla fondazione di Israele. Nei Territori Palestinesi, intanto, nuovi combattimenti si sono verificati nella Striscia di Gaza fra estremisti di Fatah e di Hamas. Negli scontri sono rimasti uccise almeno due persone.

 

In Pakistan, almeno due persone sono morte per un attentato suicida davanti ad un albergo di Islamabad. Fonti locali hanno riferito che l’attentatore è stato individuato e fermato da una guardia di sicurezza che non è però riuscita ad evitare l’esplosione dell’ordigno. La deflagrazione ha provocato la morte sia del kamikaze sia della guardia. L’albergo è molto frequentato da turisti occidentali e vicino all’hotel si trovano numerose sedi diplomatiche e uffici governativi.

 

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha nuovamente invitato il governo di Teheran ha rivalutare la decisione di proibire la presenza di 38 suoi ispettori nel Paese. Intanto, secondo una rivista specializzata americana, l’Iran sarebbe pronto a lanciare un satellite nello spazio.

 

E’ stato un vertice a tutto campo quello tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il premier indiano, Manmohan Singh, avvenuto ieri a Nuova Delhi: dal no alla militarizzazione dello spazio, al Medio Oriente e all’utilizzo del nucleare per scopi civili. Russia e India sembrano, dunque, aver trovato una linea politica univoca sui comuni interessi. Il servizio di Stefano Leszczynski:

 

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L’antica alleanza dei tempi della Guerra Fredda sembra acquistare nuovo vigore. La visita del capo del Cremlino a New Delhi ha avuto il risultato di trovare un’ampia intesa sulle principali questioni internazionali, ma soprattutto di stipulare ottimi accordi in materia energetica. Il rilancio delle relazioni economiche – finora limitate a un interscambio da 3 miliardi di dollari l’anno - parte da subito, con l'annuncio di una cooperazione sul settore del nucleare civile. Putin e Singh vogliono infatti aumentare l'interscambio fino a 10 miliardi di dollari entro il 2010 con un ritmo di crescita annuale pari al 30 per cento annuo. Via libera quindi anche alla cooperazione negli armamenti e a una serie di accordi nel campo della metallurgia. Mosca ha inoltre firmato per la costruzione di quattro reattori destinati alla centrale nucleare di Kudankulam, nello Stato meridionale del Tamil Nadu. Mosca e Delhi hanno poi raggiunto una completa identità di vedute sulla necessità del dialogo diplomatico nella crisi nucleare iraniana, del rilancio della road map per il Medio Oriente e del dialogo regionale con Teheran e Damasco nella soluzione della crisi irachena.

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Arrestato in Turchia il presunto capo della cellula eversiva di Trebisonda che avrebbe organizzato l’omicidio del giornalista turco-armeno Hrant Dink. Si tratta di uno studente universitario di 26 anni appartenente ai “Focolari di Alperen”, organizzazione di estremisti del Partito della Grande Unione (BBP).

 

In Spagna, resterà in carcere un membro del gruppo separatista basco ETA gravemente malato che aveva chiesto di poter scontare la pena agli arresti domiciliari. L’uomo è ritenuto responsabile di diversi attentati che hanno provocato la morte di 25 persone. Il servizio di Ignacio Arregui:

 

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Il dibattito sul terrorismo dell’ETA continua a complicarsi, con l’aggiunta di nuove questioni per l’opinione pubblica. Ieri, il Tribunale dell’udienza nazionale, che si occupa principalmente di terrorismo, violenza armata ed ordine pubblico, ha deciso che un militante dell’ETA resterà in prigione malgrado il suo grave stato di salute. Le sue condizioni, peggiorate a causa di uno sciopero della fame, possono aggravarsi e l’uomo, secondo i medici, rischia di morire. Si tratta di José Ignacio de Juana Chaos, già condannato a 3.129 anni di detenzione perché considerato responsabile di diversi attentati, costati la vita a 25 persone. Era uscito di carcere dopo averne scontati 18, ma nel mese di ottobre è stato condannato, con una sentenza non ancora definitiva, a 12 anni di prigione per aver scritto due articoli, pubblicati dal quotidiano “Basco Gara”, contenenti minacce contro diverse personalità. Il detenuto, dopo aver iniziato a novembre lo sciopero della fame era stato poi trasferito in ospedale e aveva chiesto di poter scontare la pena agli arresti domiciliari. Ieri, dodici giudici dell’udienza nazionale hanno deciso che il rischio di vita del condannato dipende solo dalla sua volontà. Altri quattro hanno espresso, invece, parere contrario. Secondo i giudici non ci sono, quindi, motivi per una sua liberazione e neanche per una libertà sotto sorveglianza. La sentenza ha scatenato in Spagna opinioni molto contrastanti.

 

Per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui.

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Sono nove i lavoratori cinesi rapiti ieri in Nigeria. La China National Petroleum Company aveva annunciato, ieri, che tre suoi dipendenti erano stati rapiti e che altri sei risultavano dispersi. Oggi la Shell, per la quale lavora la compagnia cinese, ha precisato il bilancio. Il rapimento è avvenuto durante un assalto armato agli uffici della compagnia nello stato di Bayelsa, nel delta del Niger.

 

 

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