RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 26 - Testo della trasmissione di venerdì 26 gennaio 2007
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
La
tragedia della Shoah ricordata nell’esposizione di
“Arte e memoria” ad Ostia Antica
CHIESA E SOCIETA’:
Al
via, oggi a Manila, l’Assemblea plenaria dei vescovi filippini
Si rafforzano le relazioni
tra Mosca e New Delhi dopo il vertice di ieri tra il presidente russo ed il
premier indiano
26 gennaio 2007
PORSI
INSIEME ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA E DIALOGARE
ONESTAMENTE E LEALMENTE: SONO QUESTI I
PRESUPPOSTI PER FAR CRESCERE
LO HA DETTO BENEDETTO XVI A CONCLUSIONE
DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA
PER
L’UNITÀ DEI CRISTIANI, NELLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA
- Ai nostri
microfoni il cardinale Walter Kasper -
E’ Gesù che guarisce dalla
incomunicabilità e dalla divisione ed è l’ascolto della Parola di Dio l’impegno
ecumenico prioritario di ogni cristiano perché si possa giungere all’unità
della fede. E’ quanto ha sottolineato ieri pomeriggio Benedetto XVI nell’omelia
dei Secondi Vespri della Solennità della Conversione di San Paolo. La
celebrazione, che si è svolta a Roma nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura,
ha concluso
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(musica)
Giunge dal sud dell’Africa, dove
imperversano il razzismo, la povertà, il conflitto, lo sfruttamento e la
sofferenza, l’appello ad ascoltare
“Non siamo infatti noi a fare o ad organizzare
l’unità della Chiesa.
E l’ascolto della Parola di Dio
porta poi a “trasmetterla agli altri, ha aggiunto il Papa, a coloro che non
l’hanno mai ascoltata, o a chi l’ha dimenticata e sepolta sotto le spine delle
preoccupazioni e degli inganni del mondo”. Quindi il Santo Padre ha posto un
interrogativo:
“Dobbiamo chiederci: noi cristiani, non siamo diventati forse troppo muti? Non ci manca forse il coraggio di parlare e di
testimoniare… Il nostro mondo ha bisogno di questa
testimonianza; attende soprattutto la testimonianza comune dei cristiani”.
Una testimonianza che ha bisogno
di determinati presupposti per Benedetto XVI; fra i cristiani può esserci unità
se cresce il dialogo:
“L’ascolto del Dio che parla implica anche l’ascolto reciproco, il
dialogo tra le Chiese e Comunità ecclesiali. Il dialogo onesto e leale
costituisce lo strumento tipico ed imprescindibile della ricerca dell’unità”.
“Per un dialogo che affronti, discuta e superi le
divergenze ancora esistenti fra i cristiani … bisogna parlare correttamente e
in modo comprensibile”, ha affermato il Santo Padre che ha voluto precisare
anche cosa deve caratterizzare questo dialogo fra cristiani:
“Il dialogo ecumenico comporta l’evangelica correzione fraterna e
conduce a un reciproco arricchimento spirituale nella condivisione delle
autentiche esperienze di fede e di vita cristiana”.
Nella sua omelia, Benedetto XVI ha
rivolto infine un pensiero particolare alle Chiese e alle Comunità ecclesiali
che hanno preso parte alla celebrazione, affidando “all’intercessione di San
Paolo, infaticabile costruttore dell’unità della Chiesa”, i frutti dei diversi
incontri avuti con le Chiese d’Oriente e d’Occidente:
“In questi eventi è stato possibile percepire la gioia della
fraternità, insieme alla tristezza per le tensioni che permangono, conservando
sempre la speranza che ci infonde il Signore”.
E la preghiera del Papa si è
conclusa con un’invocazione a Maria, perché “faccia sì che quanto prima possa
realizzarsi l’ardente anelito di unità del suo divin
Figlio”.
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E la celebrazione, che nella
Basilica romana di San Paolo Fuori le Mura ha visto la partecipazione di
diverse Chiese e Comunità ecclesiali, si è aperta con un indirizzo di saluto al
Papa da parte del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio
per
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R. - Penso che tutti siano stati molto
contenti di questa bellissima liturgia e delle parole del Papa, che ha parlato
dell’importanza della Parola di Dio, dell’ascolto e del dialogo. E penso che
questo sia un tempo fondamentale, soprattutto per i rapporti con i protestanti
che attribuiscono grande importanza alla Parola di Dio: di fatti, loro erano
molto commossi. Il Papa ha detto: “Dobbiamo leggere
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NUOVO
GRUPPO DI PRESULI DELL’EMILA ROMAGNA
IN
VISITA AD LIMINA DA BENEDETTO XVI
-
Intervista con mons. Luciano Monari -
Continuano in questi giorni, in
Vaticano, le udienze di Benedetto XVI ai vescovi dell’Emilia Romagna, in visita
ad Limina. Tra i presuli del gruppo
ricevuto questa mattina dal Papa, figurava anche il vescovo di Piacenza Bopbbio, Luciano Monari, che spiega al microfono di Fabio Colagrande i sentimenti con i
quali la Chiesa emiliana e romagnola sta vivendo questo particolare periodo:
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R. - La viviamo con gioia e come
un’esperienza di comunione. Scrivendo ai Galati,
San Paolo racconta di essersi recato a Gerusalemme per confrontarsi con
Pietro e con gli altri apostoli e dice: “Per non correre il rischio di correre
o aver corso invano”, perché il senso dell’esistenza di un vescovo è
essenzialmente quello della comunione con tutta la Chiesa cattolica. E allora,
ritrovare regolarmente il Papa vuole dire verificare che il cammino che stiamo
facendo in quella piccola Chiesa che è la diocesi di Piacenza-Bobbio
è un cammino di comunione con tutta la Chiesa cattolica, quindi con la Chiesa
di Roma e attraverso la Chiesa di Roma, con tutte le altre Chiese della cattolicità.
E questo da, evidentemente, a noi un senso molto più
ricco della nostra identità, un senso anche di fierezza perché siamo una
piccola cosa però siamo la Chiesa Santa di Dio, presente nel nostro territorio
e la verifica sta proprio in questo incontro di comunione con il vescovo di
Roma, con il Papa che presiede alla comunione di tutte le Chiese. Quindi, lo
spirito è questo. Di comunione, di gioia, di riscoperta della propria identità
e della propria vocazione, con una energia ancora più
grande.
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RINUNCIA
In Argentina, Benedetto XVI ha
accettato la rinuncia al governo pastorale della Prelatura
di Cafayate, presentata per raggiunti limiti di età
da mons. Cipriano García Fernández, dell’Ordine agostiniano.
CREAZIONE
DI DIOCESI IN MESSICO
Il Papa ha eretto la diocesi di Ensenada, in Messico, in seguito alla suddivisione del
territorio dell’arcidiocesi di Tijuana e della
diocesi di Mexicali, rendendola suffraganea della
Chiesa Metropolitana di Tijuana. Benedetto XVI ha
nominato primo vescovo di Ensenada il sacerdote
Sigifredo Noriega Barceló,
vicario generale della diocesi di Ciudad Obregón. Il neo presule, 56 anni, ha studiato Filosofia nel
seminario di Montezuma negli Stati Uniti, e Teologia
nel seminario diocesano di Tijuana. Dopo l’ordinazione
sacerdotale, ha ottenuto la licenza in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana a Roma. Ha svolto, fra gli altri, i seguenti
incarichi: parroco, prefetto di studi nel Seminario Maggiore, membro del
Consiglio d’Amministrazione dell’Università “La Salle”,
assessore diocesano della Pastorale Familiare e dei “Cursillos
de Cristiandad”.
La superficie della nuova diocesi
di Ensenada è di 52.6oo Km2 e ha una
popolazione di 659 mila abitanti, dei quali 621 cattolici. Le parrocchie sono
23, con 25 sacerdoti diocesani e 18 religiosi. I seminaristi maggiori sono 16 e le religiose 72. La
Chiesa Cattedrale è il Santuario di Nuestra Señora de Guadalupe, nella città
di Ensenada. Con la creazione della nuova diocesi di Ensenada le circoscrizioni ecclesiastiche in Messico sono
ora 87.
NONOSTANTE
LA MALATTIA SIA CURABILE CON BUONI RISULTATI
SONO
ANCORA 10 MILIONI I MALATI DI LEBBRA SUL PIANETA:
LO
RICORDA IN UN MESSAGGIO IL PONTIFICIO CONSIGLIO
PER LA
PASTORALE DELLA SALUTE IN VISTA DELLA 54.MA GIORNATA
MONDIALE
DEDICATA
AL PROBLEMA, CHE SI CELEBRA DOPODOMANI
-
Interviste con padre Luigi Pezzoni e suor Maura Lacerda -
Da 54 anni si celebra nel mondo la
Giornata dei Malati di lebbra. La ricorrenza cadrà domenica prossima e il
Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute ha indirizzato un messaggio
di solidarietà ai circa 10 milioni di malati che ancora oggi, nonostante
l’elevata efficacia delle cure, patiscono il contagio del Morbo di Hansen. Nel messaggio, anche un ricordo per chi istituì questa
Giornata mondiale nel 1954: Raoul Follereau, del quale si ricorda il 30.mo della scomparsa. Il servizio di Alessandro De Carolis.
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Una malattia curabile e dunque una
malattia “dimenticata”. Ma purtroppo “le cose non stanno in questi termini”.
Inizia così l’analisi del cardinale Lozano Barragan
sui bilanci più aggiornati riguardanti i malati di lebbra. L’Organizzazione
mondiale della Sanità (OMS), secondo le cifre aggiornate all’agosto 2006, rileva una frequenza di nuovi casi di contagio
intorno ai 220 mila l’anno, quasi 602 al giorno, dei
quali 133.500 nell’Asia sudorientale, oltre 40 mila in Africa, 33 mila in
America, 8.600 nell’area del Pacifico occidentale e 4 mila in quella del
Mediterraneo orientale 4.024. Accanto a queste cifre che parlano di una
malattia, curabile sì, ma per nulla sconfitta, un altro numero consistente
mostra una differenza di quasi 77 mila contagi in meno rispetto al 2005. Il
merito di questa riduzione lo si deve attribuire alla
tempestività di specifiche cure, dette di polichemioterapia,
fornite nei centri antilebbra sparsi nel mondo. Tuttavia, osserva il cardinale
Barragan, “là dove le condizioni ambientali di accesso ai servizi sanitari sono
poco favorevoli”, e si registra “l’assenza di prevenzione e di igiene, come
pure il perseverare del sottosviluppo, il bacillo ‘hanseniano’
si radicalizza e i progetti di totale eliminazione sono fortemente
ostacolati”. Comunque, prosegue il comunicato del dicastero vaticano, “i Paesi
dove la lebbra è endemica continueranno a ricevere gratuitamente i medicinali
componenti la polichemioterapia”, con il sostegno
attivo dell’OMS.
Da parte sua, il Pontificio Consiglio per la Pastorale della
Salute, apprezzando con grande stima il lavoro svolto dalle strutture
antilebbra della Chiesa cattolica e ripetendo l’incoraggiamento rivolto da
Benedetto XVI in occasione della Giornata mondiale del Malato, sollecita
l’invio di informazioni così da poter offrire, si legge, “segni tangibili di
fraterna condivisione dei propri beni”, in particolare con l’invio di personale
sanitario qualificato in appoggio ai missionari e alle religiose che lavorano
in prima linea contro il Morbo di Hansen. In questa
Giornata, poi - si legge ancora nel messaggio - “è doveroso” ricordare, nel 30.mo anniversario
della morte, colui che la istituì: Raoul Follereau, definito dal cardinale
Barragan “esempio e conferma che l’Amore di Dio coinvolge anche chi umilmente
confessa: “Io non conosco Dio, ma io sono conosciuto da Lui: e questa è la
speranza”. Follereau, ricorda il messaggio, era un uomo che pregava
così: “Signore, io vorrei tanto aiutare gli altri a vivere, tutti gli altri, miei fratelli, che penano e soffrono senza sapere perché, in
attesa che la morte li liberi”.
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Molti sono, dunque, coloro che
curano e assistono i malati di lebbra nelle zone in cui la malattia non è
ancora stata debellata. Padre Luigi Pezzoni, 76.enne religioso
del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), impegnato da anni in un
lebbrosario indiano, si dice soddisfatto della sua missione, perché dai
lebbrosi ha imparato una cosa importante. Ascoltiamone la testimonianza
raccolta da Isabella Piro:
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R. - Amore, comprensione e
pazienza nella sofferenza. E’ veramente una cosa grandiosa. Non parlano, ma
accettano ed io chiedo sempre loro: “Perché lo accettate?”. Loro rispondono
indicando soltanto il cielo, perché offrono tutto a Dio. Io ho imparato da loro
questa capacità di sopportare e di non inveire mai contro Dio”.
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Suor Maura
Lacerda, delle religiose Marcelline,
opera da anni in un lebbrosario del Brasile. Tiziana Campisi
le ha chiesto di lanciare un appello per sensibilizzare la gente al problema
dei malati di lebbra:
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R. - Io penso che la cosa peggiore
relativa alla lebbra oggi non sia la malattia in sé, la malattia del corpo. Noi
troviamo, infatti, tanta lebbra che è nel cuore del persone.
D. -
Quale potrebbe essere l’impegno di ognuno di noi?
R. - Soltanto delle piccole
cose, dovremmo tutti noi cercare di fare la nostra parte, offrire la nostra
collaborazione. Penso che potremmo, insieme, non dico cambiare tutto, ma
certamente migliorare un poco quella realtà che stiamo
vivendo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano – “Il
mondo attende la testimonianza comune dei cristiani”: Benedetto XVI ha
presieduto la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione
di San Paolo nella Basilica all’Apostolo, a
conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.
Servizio estero - Per la
rubrica dell’“Atlante geopolitico” un articolo di Giuseppe Fiorentino dal
titolo: “L'Ecuador ad una svolta dopo l'elezione di Correa”.
Servizio culturale - Un
articolo di Gaetano Vallini dal titolo “Nell'estremo
sacrificio i giovani videro il vertice della sua santità”: un libro sulla vita
di don Antonio Seghezzi, assistente diocesano della
Gioventù Maschile di Azione Cattolica di Bergamo morto
a Dachau.
Servizio italiano - In
rilievo sempre il tema delle liberalizzazioni.
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26 gennaio 2007
DAL
WORLD SOCIAL FORUM DI NAIROBI, TERMINATO IERI DOPO 5 GIORNI DI LAVORI,
UN RINNOVATO IMPEGNO
A RENDERE L’AFRICA
PROTAGONISTA
DEL PROPRIO AVVENIRE
-
Intervista con Flavio Lotti -
“Se non prendiamo in mano il nostro destino, continueremo
ad essere il continente della povertà”: così, la keniana Wangari
Maathai, premio Nobel per la pace, è intervenuta a Nairobi,
al termine del primo World Social Forum in terra africana. Un evento che si è
concluso, ieri, dopo 5 giorni di animati confronti e numerose iniziative
vissute con grande intensità da 55 mila persone. Sulla giornata conclusiva di
questo vertice della società civile contro la povertà, ci riferisce, da
Nairobi, Marina Piccone:
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Una maratona per i diritti
fondamentali anche per gli abitanti delle baraccopoli. E’ stato questo l’evento
che ha chiuso il primo Forum Sociale Mondiale africano: 14 chilometri di strade
sterrate, cumuli di immondizia, acqua di scolo putrida attraverso le
baraccopoli, prima di arrivare a Uhruru Park, il
luogo in cui il 20 gennaio scorso si è aperto il Forum e che ha suggellato la
sua conclusione. Sul palco canti, balli e tanta musica che ha fatto da colonna
sonora anche al meeting in cui oltre 50 mila persone hanno parlato, riflettuto
e discusso animatamente. Qui si sono registrate valutazioni diverse e
contestazioni per l’organizzazione lacunosa, per il costo del biglietto
d’ingresso e dei pasti eccessivo per gli abitanti di Nairobi. Ma il giudizio
complessivo è unanimemente positivo. L’intento di unire le diverse realtà di un
popolo variegato come quello africano è stato, nei limiti del possibile,
raggiunto. Si tratta ora di capire cosa fare di tutto il lavoro svolto in
questi cinque giorni e, quindi, come tradurre le istanze avanzate in azioni
concrete.
Da Nairobi, Marina Piccone per la
Radio Vaticana.
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E’ dunque tempo di un primo
bilancio sul Social Forum di Nairobi. Alessandro Gisotti lo ha chiesto a Flavio
Lotti, coordinatore della Tavola della Pace, raggiunto telefonicamente nella
capitale keniana:
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R. – Si è trattato di un
avvenimento straordinario, che ci invita a proseguire questo nostro cammino in
Africa e, quindi, a programmare già, come mi auguro, la prossima edizione,
ancora una volta, in questo continente, carico di incredibili contraddizioni,
ma anche di straordinaria energia, ricchezza e vitalità.
D. – Al di là dell’aspetto simbolico,
già molto importante, quale è stato il successo più significativo raggiunto a
Nairobi?
R. – Direi la partecipazione dei
più poveri, la loro partecipazione diretta ad un avvenimento che normalmente è
riservato a persone che hanno tempo e mezzi per ragionare sui grandi problemi
del nostro tempo. Questa volta, invece, il Forum ha visto proprio il
protagonismo diretto delle persone più povere, di coloro che abitano nelle
baraccopoli. Forse anche per loro si è trattato di un avvenimento straordinario
e questo ce lo hanno fatto capire anche con la
bellissima marcia che ieri si è svolta attraverso gli slums, da Korogocho
al centro di Nairobi.
D. – Quali sono, dunque, gli
obiettivi fissati a Nairobi e quale il percorso che si è tracciato per
arrivarci?
R. – Anzitutto, che il primo
obiettivo è quello di porre la lotta contro la miseria in testa all’agenda di
tutti i politici di casa nostra. Dobbiamo, però, anche essere consapevoli del
fatto che le decisioni che prendiamo nel nostro Paese hanno un effetto anche
qui, in Africa. Questa lotta contro la miseria ci porterà ad affrontare
tantissime questioni, tra le quali quella relativa al commercio, all’acqua, al
debito estero, al lavoro dignitoso, all’istruzione e alla salute. Dobbiamo
affrontare tutti quei diritti umani fondamentali, quindi, che ancora oggi,
nonostante siano passati 60 anni dal giorno in cui è stata firmata la
Dichiarazione universale dei Diritti Umani, restano tuttora non attuati. E’ per
questo motivo che noi abbiamo, simbolicamente, lanciato nei giorni scorsi
proprio da Nairobi la nuova edizione della Marcia Perugia-Assisi, che si
concluderà nella città di San Francesco domenica 7 ottobre, ma che ci vedrà
impegnati, come lo siamo stati in questi giorni a Nairobi, anche al nostro
rientro.
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LE
PROBLEMATICHE DELLE SCUOLE CATTOLICHE ITALIANE
AL
CENTRO DEL CONVEGNO PROMOSSO A ROMA
DALLA FIDAE
-
Intervista con padre Francesco Macrì -
“Insieme per una scuola che
promuova la persona”, è la sfida e tema del convegno nazionale promosso dalla
FIDAE, la Federazione che rappresenta le Scuole cattoliche primarie e
secondarie. Da ieri, per tre giorni, nella sede romana dell’Agustinianum,
oltre 400 tra docenti, politici e direttori didattici, hanno avviato il
confronto sul diritto allo studio, l’integrazione, i problemi della scuola.
Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del
presidente della FIDAE, padre Francesco Macrì.
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R. – Questa iniziativa si
inserisce in tutto un contesto di formazione del nostro personale direttivo e
docente. Ha come attenzione principale la persona, nel senso che in questi
ultimi anni, a partire dagli anni all’incirca ’95-’96, generalmente
l’attenzione del mondo della politica nell’opinione pubblica è concentrata su
alcuni temi che si riferiscono agli ordinamenti, alla struttura,
all’organizzazione, alla didattica con il rischio – cioè – di trascurare
l’essenziale, che è appunto la persona dell’alunno.
D. – Voi parlate di scuola, in
primo piano la persona; poi c’è anche l’apertura all’autonomia, alla
solidarietà, alla qualità...
R. – Esatto. Perché una scuola
autonoma, aperta e solidale o di qualità? Ecco, questo vorrebbe evidenziare le
modalità per potere effettivamente riuscire a promuovere la persona.
D. – Secondo un’indagine della
Fondazione per la sussidiarietà, il 61 per cento delle famiglie italiane
ritiene l’educazione come la prima emergenza nazionale. Ma come concretamente
costruire le sfide che voi lanciate?
R. – Coinvolgendo i ragazzi,
coinvolgendo le famiglie, facendole collaborare in progetti formativi ...
D. – Quindi intervenendo anche a
livello istituzionale?
R. – Certamente. Questi problemi
sono possibili se la struttura ordinamentale concorre
in questa direzione.
D. – Tornerete anche sul bonus-scuola?
R. – Noi come FIDAE, su questo
problema del bonus non ci siamo mai
schierati in maniera determinante, esplicita. Abbiamo sempre sostenuto il
principio che le famiglie che optano per la scuola non-statale devono essere
sostenute economicamente dallo Stato in base ad un diritto umano e
costituzionalmente sancito. Però, le modalità specifiche di riconoscimento
effettivo di questo diritto le abbiamo sempre lasciate alla determinazione del
mondo della politica.
D. – Padre Macrì,
in sintesi, che cosa vi aspettate da questi tre giorni di lavori?
R. – Di creare una coscienza, una
consapevolezza più accentuata per spingere i presenti a riflettere
ulteriormente nel loro ambito, nelle loro scuole, sul loro territorio, e
trovare le soluzioni più appropriate rispetto ai problemi specifici che hanno
di solito.
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LA
TRAGEDIA DELLA SHOAH
RICORDATA
IN UNA ESPOSIZIONE DI “ARTE E MEMORIA”
- Ai nostri microfoni Adachiara
Zevi e l’artista tedesca, Christiane
Löhr -
Se non si conosce, non si esiste.
Parte da questo assioma la quarta edizione di “Arte in Memoria”: sei opere
contemporanee che abbracciano gli antichi resti della Sinagoga di Ostia Antica, vicino Roma. Una mostra sospesa tra passato
e presente per non dimenticare l’immane tragedia dell’Olocausto. L’esposizione,
che apre domenica i battenti, sarà visibile fino all’11 marzo. Ce ne parla
Isabella Piro.
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(musica)
Ci sono luoghi in cui il tempo
sembra essersi fermato, annullato dal dolore: la mostra Arte in Memoria è uno
di questi. Sei imponenti installazioni d’epoca contemporanea che circondano
“La memoria non deve essere fine a
se stessa, la memoria per la memoria, ma, da una parte, è necessario mettere a
fuoco cosa si deve ricordare e, dall’altra, deve essere uno strumento, affinché
ci guidi nel comportamento di oggi”.
Tra le opere esposte, colpisce
quella dell’americano Lawrence Weiner:
4.000 monete di alluminio sparse nel sito archeologico così come, nei cimiteri
ebraici, si usa lasciare una pietra sulle tombe, a memoria di una visita, un
passaggio.
(musica)
L’artista tedesca Christiane Löhr ha scelto invece
semi d’edera poggiati su un antico altare, ad indicare la fusione tra la radice
delle piante e le mura della sinagoga:
“Questi lavori con i semi d’edera
è un qualcosa fra architettura e natura. Uso i semi freschi, perché sono
flessibili, e che una volta asciutti rimangono stabili
ed è abbastanza solido. Ma rappresenta anche qualcosa che è vicino ad una esistenza transitoria”.
E alla fine del percorso, il
visitatore incontra l’opera di Massimo Bartolini: un
cancello automatico in ferro, che si apre e si chiude a ritmo impazzito,
simbolo della follia che ha segnato l’Olocausto. Ancora Adachiara
Zevi:
“Il cancello è un elemento che
serve a chiudere, mentre muovendosi così vuole aprire al dialogo, alla
relazione. E’ comunque l’impazzimento di un
meccanismo e rappresenta una specie di miraggio per il prigioniero di un campo
di concentramento, che ha il miraggio del cancello che si apre e quindi della
sua libertà”.
(musica)
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26 gennaio 2007
GRANDE
PARTECIPAZIONE E COMMOZIONE, QUESTA MATTINA A PARIGI, AI FUNERALI DELL’ABBE’
PIERRE, FONDATORE DELLA COMUNITA’ DI EMMAUS,
SCOMPARSO
LUNEDI’ A 94 ANNI
- A
cura di Francesca Pierantozzi -
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PARIGI. = “Ha difeso i poveri e
lui stesso come un povero è vissuto”: così l’arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin, ha salutato
l’Abbé Pierre nel corso di una cerimonia piena di folla e commozione a Notre-Dame, alla presenza di personalità politiche, ma
soprattutto di tanti anonimi, venuti a testimoniare affetto e
riconoscenza per il fondatore di Emmaus. E’
stato il presidente Jaques Chirac
a volere un omaggio nazionale per l’abbé Pierre, uno
dei personaggi più amati dalla Francia. L’omelia è
stata pronunciata dall’arcivescovo di Lione, perché a Lione era nato 94 anni fa
l’Abbé Pierre. Della comunità di Emmaus, il cardinale
Barbarin ha ritracciato la
storia, come – ha detto – “un cammino di tristezza che può farsi speranza”. Ha ricordato quando, alla fine degli anni ’40, la Francia
scopriva i primi straccivendoli, poveri al servizio dei poveri. Ha parlato di Emmaus come casa e rifugio, per tutti quelli che le
difficoltà della strada avevano stremato o perduto. E la battaglia non è ancora
finita. “Come compagnon
di Emmaus - ha esortato il cardinale Barbarin – ricominciamo oggi di buon passo per testimoniare
questo amore e servire gli altri fino all’ultimo respiro”. Per la prima volta a
Notre-Dame alle personalità politiche non erano state
riservate le prime file, occupate soprattutto dai quei volontari anonimi –
molti in lacrime – che hanno affiancato l’Abbé Pierre
nella sua battaglia contro la miseria e l’ingiustizia. E’ stato l’arcivescovo
di Parigi, mons. Vingt-Trois, a celebrare la Messa,
trasmessa in diretta tv a reti unificate. Personaggio tra i più amati dai
francesi, l’Abbé Pierre ha ricevuto in questi giorni l’omaggio di migliaia di
persone e in migliaia, molti erano i senzatetto, hanno sfidato il freddo questa
mattina e seguito i funerali sul sagrato di Notre-Dame.
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AL VIA, OGGI A MANILA, L’ASSEMBLEA
PLENARIA DEI VESCOVI FILIPPINI.
IN AGENDA, LE PROSSIME ELEZIONI LOCALI, I NUOVI PROGRAMMI CONTRO LA POVERTÀ E
IL GIOCO D’AZZARDO
MANILA. = Le elezioni
locali e quelle del Senato nazionale, ma anche i nuovi programmi contro la
povertà e quelli contro il gioco d’azzardo: sono questi i temi che verranno trattati dai vescovi filippini, da oggi riuniti a
Manila per la 94. ma assemblea plenaria della Conferenza
episcopale locale (CBCP). “In agenda non ci sono argomenti particolarmente
scottanti, ma sicuramente parleremo di elezioni – ha affermato il portavoce dei
vescovi, mons. Pedro C. Quitorio,
citato da AsiaNews. Per mons. Antonio J. Ledesma,
arcivescovo di Cagayan de Oro e vice presidente della
CBCP, “è possibile che vengano scritte diverse lettere
pastorali e una tratterà sicuramente di elezioni”. “I vescovi – aggiunge – sono
preoccupati all’idea di elezioni caotiche e intendono fare il possibile affinché
queste avvengano in tranquillità e, soprattutto, diano risultati onesti”. Altri
presuli, invece, riferiscono di sentire il bisogno di “allontanare il pensiero
dalla politica e dirigerlo verso l’attività caritatevole della Chiesa, che
nelle Filippine è necessaria e importante per la popolazione di ogni fede”.
Inoltre – concludono – “bisogna prendere di petto il gioco d’azzardo, falsa
speranza per buona parte dei disoccupati, che sempre di più distrugge le
famiglie e trascina nella povertà”. (R.M.)
GRAZIE
AL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETÀ DEI GIOVANI DEI PAESI RICCHI,
ANCHE
I RAGAZZI DEI PAESI PIÙ POVERI POTRANNO PARTECIPARE ALLA GIORNATA MONDIALE
DELLA GIOVENTU’ DI SYDNEY 2008: COSÌ, MONS. ANTHONY COLIN FISHER, COORDINATORE
GENERALE DELLA GMG AUSTRALIANA
SYDNEY.
= I giovani dei Paesi ricchi aiuteranno quelli dei Paesi poveri. Così la
Giornata mondiale della gioventù (GMG) di Sydney 2008
sarà davvero internazionale e universale, nello spirito di comunione e
solidarietà: lo ha annunciato mons. Anthony Colin Fisher, coordinatore
generale dell’evento in Australia, spiegando che i partecipanti dai Paesi più
poveri si avvarranno dei contributi di solidarietà che giungeranno dai coetanei
di altri Paesi, per sostenere il viaggio e la permanenza a Sydney. Saranno soprattutto
i giovani di Australia, Europa Occidentale, Canada e Stati Uniti a sostenere il
contributo di solidarietà. Il presule ha sottolineato che la prima GMG
d’Oceania servirà anche a coinvolgere i giovani delle nazioni del Pacifico come
Salomone, Fiji, Timor Est, Papua Nuova Guinea, Vanuatu, Isole Marshall, che
spesso non hanno potuto partecipare a causa degli alti costi alle altre GMG.
“Per molti sarà un’opportunità unica e irripetibile per la loro vita. Sarà
certo un momento speciale di grazia”, ha spiegato mons. Fisher.
Anche per i giovani occidentali, comunque, il pacchetto di partecipazione, non
dovrebbe superare i 400 dollari australiani (circa 240 euro). Le iscrizioni per
i gruppi da tutto il mondo si apriranno a marzo 2007.
“Intendiamo vivere una GMG con lo stile dei giovani del Pacifico”, ha concluso
mons. Fischer. (L.Z.)
IN
MYANMAR, NON SI ARRESTANO LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI DELLE COMUNITÀ
CRISTIANE DA PARTE DEL REGIME MILITARE DI YANGON: E’ QUANTO DENUNCIA
L’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE “CHRISTIAN SOLIDARITY WORLDWIDE”,
IN UN
RAPPORTO PRESENTATO DI RECENTE A LONDRA
LONDRA.=
Ancora sofferenze per i cristiani in Myanmar. Lo ha reso noto il nuovo rapporto
dell’organizzazione internazionale “Christian Solidarity Worldwide” (CSW),
presentato di recente a Londra. Il rapporto, dal titolo “Portare la Croce”,
indaga sulle violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle
comunità cristiane dell’ex-Birmania ad opera del regime militare di Yangon.
“Chiediamo alle Nazioni Unite di condurre un’inchiesta sulla libertà religiosa
nel Paese e di fare pressioni sul regime militare per un cambiamento”, ha
affermato la CSW. La giunta militare, si legge nel rapporto, usa i mass-media
per suscitare avversione contro i cristiani e non permette loro di essere
integrati nell’amministrazione pubblica. Inoltre, i soldati dell’esercito
regolare impongono loro di convertirsi al buddismo e spesso danneggiano o
distruggono le chiese. A soffrire limitazioni e ingiustizie, sarebbero anche i musulmani e tutte quelle minoranze etniche che non si
attengono alla stretta osservanza del nazionalismo buddista che – si nota – è
una distorsione del credo di Buddha. Una mozione di
censura verso il Myanmar è giunta anche dai Paesi membri dell’ASEAN,
Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico, riuniti di recente a Cebu, nelle Filippine. L’ASEAN ha invitato il Myanmar a
promuovere al più presto un’evoluzione democratica nel Paese, anche se non ha
approvato sanzioni contro Yangon. (A.D.F.)
PADRE VON BERNHARD
WELZENES NOMINATO SEGRETARIO GENERALE DEL FORUM
EUROPEO DELLE
ORGANIZZAZIONI CRISTIANE PER L’ANIMAZIONE PASTORALE
DEI CIRCENSI E DEI
LUNAPARCHISTI. SOSTITUISCE MONS. PIERGIORGIO SAVIOLA,
DALLO SCORSO ANNO ALLA
GUIDA DELLA FONDAZIONE MIGRANTES
DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE ITALIANA (CEI)
NIZZA. = È padre Von Bernhard Welzenes il nuovo
segretario generale del Forum europeo delle Organizzazioni cristiane per
l’animazione pastorale dei circensi e dei lunaparchisti.
È stato eletto mercoledì, al termine dell’annuale incontro che si è svolto a
Nizza in concomitanza con il Festival internazionale del circo di Montercarlo. Come riferisce l’agenzia SIR, padre Welzenes, olandese, sostituisce mons. Piergiorgio Saviola, eletto lo scorso anno alla guida della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana (CEI). Il
Forum, formato dai direttori nazionali della pastorale circense, è nato per
“promuovere in senso ecumenico l’animazione pastorale, culturale e sociale dei
circensi e lunaparchisti d’Europa e per stimolare
nella comunità civile la comprensione e la valorizzazione della loro identità
in un clima di pacifica convivenza, rispettosa dei diritti della persona
umana”. Nello spirito ecumenico, lunedì scorso si è svolta, nel contesto della
Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, una celebrazione con la
partecipazione di rappresentanti delle varie confessioni cristiane aderenti al
Forum, alla quale hanno partecipato circa 3 mila persone oltre agli artisti del
Festival del circo. (R.M.)
ENCOMIO DELLA CAMERA DEI RAPPRESENTANTI DEGLI STATI UNITI
ALLE SCUOLE CATTOLICHE “PER IL
LORO COSTANTE CONTRIBUTO ALL’EDUCAZIONE
E PER IL RUOLO CHIAVE DA ESSE
SVOLTO NELLA PROMOZIONE DELLA NAZIONE”
WASHINGTON. = La Camera dei
Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato martedì una
risoluzione in cui ha voluto rivolgere uno speciale encomio alle scuole
cattoliche “per il loro costante contributo
all’educazione e per il ruolo chiave da esse svolto nella promozione della
nazione”. La risoluzione, promossa dal deputato democratico, Daniel Lipinski, con il sostegno di altri 73 colleghi, è stata
approvata all’unanimità. “Le scuole cattoliche negli Stati Uniti – si legge nel
testo – sono riconosciute a livello internazionale per la loro eccellenza
accademica. Esse non offrono solo una migliore preparazione ai loro studenti,
ma anche un’educazione ai valori che accompagnano lo sviluppo morale,
intellettuale e sociale degli studenti americani”. L’importante
riconoscimento giunge a pochi giorni dall’inizio della Settimana nazionale
delle scuole cattoliche, che sarà celebrata da domenica al 3 febbraio, sul
tema: “Le scuole cattoliche: la Buona Novella nell’educazione”. (R.M.)
GIOVANI
VOLONTARI COREANI IN MISSIONE A PHNOM PENH, CAPITALE DELLA
CAMBOGIA,
PER AIUTARE I RAGAZZI POVERI DELLA PERIFERIA: L’INIZIATIVA,
DENOMINATA “INTERNATIONAL YOUTH VOLUNTEER SERVICE”,
È
PROMOSSA DALLA FAMIGLIA SALESIANA IN COREA
SEOUL. = Mostrare vicinanza,
solidarietà e amore ai ragazzi poveri e disagiati della periferia di Phnom Penh, capitale della
Cambogia: questo, il principale obiettivo del viaggio in Cambogia di un gruppo
di giovani volontari coreani, che hanno aderito al programma “International Youth
Volunteer Service”.
Come riferisce l’agenzia Fides, l’iniziativa, giunta alla nona edizione, è
stata promossa dalla Famiglia salesiana in Corea. Un’occasione per far
germogliare nei giovani missionari i valori evangelici del servizio, del dono
di sé all’altro, della dignità inalienabile di ogni essere umano, della
presenza di Gesù Cristo nel fratello che soffre. Al programma dei giovani
volontari hanno partecipato anche 4 religiosi salesiani, una suora delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, 15 laici e 25 animatori del Movimento giovanile salesiano
della Cambogia. Il gruppo dei missionari è stato affiancato anche
dall’associazione “Cambodia Children
Fund” (CCF), che assiste i ragazzi della periferia di
Phnom Penh. I principali
interventi sono stati a favore della parrocchia di san Francesco Saverio, dove
vivono 200 famiglie e 900 cattolici di origine vietnamita, e hanno riguardato i
giovani sieropositivi. (A.D.F.)
DOPO
LA VERSIONE IN TEDESCO, SARA’ PUBBLICATA ANCHE IN ITALIANO L’OPERA OMNIA DI
EDITH STEIN, FILOSOFA CARMELITANA CANONIZZATA NEL 1998.
L’ANNUNCIO
ALLA PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE DI ROMA
ROMA. = Per la prima volta, tutti
gli scritti della filosofa, carmelitana e martire
Edith Stein (1891-1942), canonizzata nel 1998 come
Santa Teresa Benedetta della Croce, saranno disponibili in lingua italiana.
L’Opera Omnia della Santa, copatrona d’Europa, sarà
una traduzione dal tedesco (Edith Stein Gesamtausgabe, ESGA) e consterà di venti volumi a cura di
due case editrici: Città Nuova e OCD. L’annuncio è stato dato nei giorni scorsi
alla Pontificia Università Lateranense di Roma. Il piano
dell’opera, a cura della professoressa Angela Alles
Bello e del carmelitano Marco Paolinelli, sarà diviso
in 4 sezioni: scritti biografici; filosofici; di antropologia e pedagogia; di
mistica e spiritualità. (R.M.)
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26 gennaio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In Iraq, ancora una giornata di
sangue a Baghdad. Una bomba esplosa in un mercato della capitale ha provocato
la morte di almeno 15 persone. Sempre a Baghdad, la polizia ha trovato, nelle
ultime 24 ore, i corpi senza vita di almeno 40 persone con evidenti segni di
torture.
Si è aperto a Bruxelles il vertice
della NATO, in gran parte dedicato alla delicata
situazione in Afghanistan. L’amministrazione americana ha già annunciato fondi
aggiuntivi di circa 10,6 miliardi di dollari per la sicurezza e la
ricostruzione del Paese. Intervenendo al summit, il ministro degli
Esteri italiano, Massimo D’Alema, ha
confermato inoltre l’impegno dell’Italia in Afghanistan e proposto una
Conferenza internazionale sullo Stato asiatico. In Italia, intanto, il
Consiglio dei ministri ha dato il via libera, ieri, al
decreto legge sul rifinanziamento delle missioni
italiane all’estero in Libano, nei Balcani e in Afghanistan. Il
servizio di Giampiero Guadagni:
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Il governo ha dunque votato il
decreto legge che rifinanzia la missione italiana in
Afghanistan. Il provvedimento è il frutto della sintesi delle diverse
opposizioni all’interno della maggioranza: restano i militari
ma viene previsto anche un amento degli stanziamenti per la missione
civile e la cooperazione. Il testo andrà ora all’esame e al voto del Senato.
Nella maggioranza non si attenua il dissenso della sinistra radicale,
formalizzato da tre ministri: Ferrero di Rifondazione
Comunista, Pecoraro Scanio
dei Verdi e Bianchi dei Comunisti italiani. Proprio questi
contrasti stavano provocando lo slittamento a martedì prossimo
dell’esame da parte del governo. D’Alema, ma anche il premier Prodi, sono stati chiari: la maggioranza in
politica estera deve essere autonoma. Ma, a questo punto, è assai probabile che
in Parlamento il decreto possa essere approvato solo con il voto favorevole
dell’opposizione di centro-destra, che però ribadisce:
se il nostro voto dovesse rivelarsi determinante, il governo Prodi dovrebbe
trarne le conseguenze e dimettersi.
Per
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Restiamo in Italia, dove il
Consiglio dei ministri ha anche approvato ieri il disegno di
legge sulle liberalizzazioni. Tra le varie misure del pacchetto Bersani figurano: l’incentivazione ai pagamenti elettronici
e l’eliminazione dei limiti di distanza minima per i distributori di
carburante. I benzinai hanno criticato le misure del governo e hanno annunciato
14 giorni di sciopero. Le tre associazioni di categoria dei gestori hanno
annunciato che i primi due giorni di sciopero saranno il 7 e l’8 febbraio.
In Libano è terminato il
coprifuoco imposto dall’esercito a Beirut, dopo gli scontri di ieri tra sciiti
e sunniti costati la vita a 4 persone. La calma è tornata dopo l’appello del
premier Siniora e la “fatwa”
emessa dallo sceicco Nasrallah, leader di Hezbollah,
per un ritorno alla pace in Libano. A Parigi intanto, dove ieri si è tenuta
In
Israele,
In
Pakistan, almeno due persone sono morte per un attentato suicida davanti ad un
albergo di Islamabad. Fonti locali hanno riferito che
l’attentatore è stato individuato e fermato da una guardia di sicurezza che non
è però riuscita ad evitare l’esplosione dell’ordigno. La deflagrazione ha
provocato la morte sia del kamikaze sia della guardia. L’albergo è molto frequentato da turisti occidentali e vicino all’hotel si trovano
numerose sedi diplomatiche e uffici governativi.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha nuovamente invitato il governo di Teheran ha rivalutare la decisione di proibire la presenza di 38 suoi ispettori nel Paese. Intanto, secondo una rivista specializzata americana, l’Iran sarebbe pronto a lanciare un satellite nello spazio.
E’ stato un vertice a tutto campo
quello tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il
premier indiano, Manmohan Singh,
avvenuto ieri a Nuova Delhi: dal no alla militarizzazione dello spazio, al
Medio Oriente e all’utilizzo del nucleare per scopi civili. Russia e India
sembrano, dunque, aver trovato una linea politica univoca sui comuni interessi.
Il servizio di Stefano Leszczynski:
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L’antica alleanza dei tempi della
Guerra Fredda sembra acquistare nuovo vigore. La visita del capo del Cremlino a
New Delhi ha avuto il risultato di trovare un’ampia intesa sulle principali questioni
internazionali, ma soprattutto di stipulare ottimi accordi in materia
energetica. Il rilancio delle relazioni economiche – finora limitate a un
interscambio da 3 miliardi di dollari l’anno - parte da subito, con l'annuncio
di una cooperazione sul settore del nucleare civile. Putin
e Singh vogliono infatti
aumentare l'interscambio fino a 10 miliardi di dollari entro il 2010 con un
ritmo di crescita annuale pari al 30 per cento annuo. Via libera quindi anche
alla cooperazione negli armamenti e a una serie di accordi nel campo della
metallurgia. Mosca ha inoltre firmato per la costruzione di quattro reattori
destinati alla centrale nucleare di Kudankulam, nello
Stato meridionale del Tamil Nadu.
Mosca e Delhi hanno poi raggiunto una completa identità di vedute sulla
necessità del dialogo diplomatico nella crisi nucleare iraniana, del rilancio
della road map
per il Medio Oriente e del dialogo regionale con Teheran
e Damasco nella soluzione della crisi irachena.
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Arrestato in Turchia il presunto capo
della cellula eversiva di Trebisonda che avrebbe organizzato l’omicidio del
giornalista turco-armeno Hrant Dink.
Si tratta di uno studente universitario di 26 anni appartenente ai “Focolari di
Alperen”, organizzazione di estremisti del Partito
della Grande Unione (BBP).
In
Spagna, resterà in carcere un membro del gruppo separatista basco ETA
gravemente malato che aveva chiesto di poter scontare
la pena agli arresti domiciliari. L’uomo è ritenuto responsabile di diversi
attentati che hanno provocato la morte di 25 persone. Il servizio di Ignacio Arregui:
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Il dibattito sul terrorismo
dell’ETA continua a complicarsi, con l’aggiunta di nuove questioni per
l’opinione pubblica. Ieri, il Tribunale dell’udienza nazionale, che si occupa
principalmente di terrorismo, violenza armata ed ordine pubblico, ha deciso che
un militante dell’ETA resterà in prigione malgrado il
suo grave stato di salute. Le sue condizioni, peggiorate a causa di uno
sciopero della fame, possono aggravarsi e l’uomo, secondo i medici, rischia di
morire. Si tratta di José Ignacio de Juana Chaos, già condannato a
3.129 anni di detenzione perché considerato
responsabile di diversi attentati, costati la vita a 25 persone. Era uscito di
carcere dopo averne scontati 18, ma nel mese di ottobre è stato condannato, con
una sentenza non ancora definitiva, a 12 anni di prigione per aver scritto due
articoli, pubblicati dal quotidiano “Basco Gara”, contenenti minacce contro
diverse personalità. Il detenuto, dopo aver iniziato a novembre lo sciopero
della fame era stato poi trasferito in ospedale e aveva chiesto di poter
scontare la pena agli arresti domiciliari. Ieri, dodici giudici
dell’udienza nazionale hanno deciso che il rischio di vita del condannato
dipende solo dalla sua volontà. Altri quattro hanno espresso, invece, parere
contrario. Secondo i giudici non ci sono, quindi, motivi per una sua
liberazione e neanche per una libertà sotto sorveglianza. La sentenza ha
scatenato in Spagna opinioni molto contrastanti.
Per la Radio Vaticana, Ignacio Arregui.
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Sono nove i lavoratori cinesi
rapiti ieri in Nigeria.
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