RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 6 - Testo della trasmissione di sabato 6 gennaio 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il commento di padre Rupnik al Vangelo di domani, solennità del Battesimo del Signore
CHIESA E SOCIETA’:
Oltre 40 morti nello Stato
indiano dell’Assam per una serie di attacchi da parte
di ribelli separatisti, mentre nello Sri Lanka, 15
civili rimangono uccisi in un attentato attribuito alle Tigri Tamil
6 gennaio 2007
NESSUNO ABBIA PAURA DI CRISTO E DEL SUO MESSAGGIO:
E’
L’ESORTAZIONE DI BENEDETTO XVI AI NON CRISTIANI, LEVATA
DURANTE LA MESSA
IN SAN
PIETRO PER LA SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE.
ALL’ANGELUS,
IL PAPA RIBADISCE CHE LA MANIFESTAZIONE DI CRISTO AI MAGI
RAPPRESENTA
ANCHE L’EPIFANIA DELLA CHIESA E DELLA SUA MISSIONE UNIVERSALE
- Con
noi, il cardinale Angelo Scola e Sergio Balestrino -
Anche i non cristiani si lascino avvolgere dall’amore di
Cristo e non abbiano paura del suo messaggio: è la viva esortazione rivolta a
tutta l’umanità da Benedetto XVI durante la Santa Messa nella Basilica
Vaticana, per la solennità dell’Epifania del Signore. All’Angelus, in una piazza San Pietro gremita di fedeli, il Papa ha poi
sottolineato che l’Epifania di Cristo è anche epifania della Chiesa, cioè
manifestazione della sua missione universale ed ha rivolto gli auguri ai fedeli
delle Chiese orientali, che celebrano domani il Santo Natale, secondo il
calendario giuliano. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
(cori)
Nella Solennità dell’Epifania, celebriamo la
“manifestazione di Cristo alle genti”, rappresentate dai Magi venuti
dall’Oriente. Celebriamo Cristo, “meta del pellegrinaggio dei popoli in cerca
di salvezza”. Benedetto XVI sottolinea con queste parole, il profondo significato
dell’odierna solennità. Il Papa rileva che sono trascorsi 20 secoli da quando
tale mistero “è stato rivelato e realizzato in Cristo”, ma “esso non è ancora
giunto al suo compimento”. Una convinzione, questa, ben presente anche in
Giovanni Paolo II, che, ricorda Benedetto XVI, nella Redemptoris Missio, constata come la missione della
Chiesa sia ancora agli inizi. Il Papa torna, così, all’insegnamento dei Padri
conciliari. Tutto il Concilio Vaticano II, è la sua riflessione, fu “mosso
dall’anelito di annunciare all’umanità contemporanea Cristo, luce del mondo”.
“Nel cuore della
Chiesa, a partire dal vertice della sua gerarchia, emerse
impellente, suscitato dallo Spirito Santo, il desiderio di una nuova epifania di Cristo al mondo, un
mondo che l’epoca moderna aveva profondamente trasformato e che per la prima
volta nella storia si trovava di fronte alla sfida di una civiltà globale, dove
il centro non poteva più essere l’Europa e nemmeno quelli che chiamiamo
l’Occidente e il Nord del mondo”.
Emergeva così l’esigenza di elaborare non solo un nuovo
ordine politico ed economico, ma al tempo stesso spirituale e culturale. Anzi è
il suo richiamo, nessun nuovo ordine può funzionare se non ci avviciniamo a
Dio. All’inizio del terzo millennio, prosegue il Pontefice, ci troviamo “nel
vivo di questa fase della storia umana”, “tematizzata intorno alla parola
“globalizzazione”. Una sfida difficile, avverte, “proprio perché si è coinvolti
in essa: un rischio fortemente rafforzato dall’immensa
espansione dei mass-media”, che talvolta “sembrano indebolire le nostre capacità
di una sintesi critica”. E, ancora una volta, torna con il pensiero al Concilio
Vaticano II, alla sua conclusione, quando i Padri conciliari indirizzarono
all’umanità alcuni Messaggi. Il primo rivolto ai governanti, il secondo agli
uomini di scienza. Benedetto XVI aggiunge una terza categoria di persone,
richiamando la dichiarazione conciliare Nostra
Aetate:
“Mi riferisco alle
guide spirituali delle grandi religioni non cristiane. A distanza di duemila
anni, possiamo dunque riconoscere nelle figure dei Magi una sorta di
prefigurazione di queste tre dimensioni costitutive dell’umanesimo moderno: la
dimensione politica, quella scientifica e quella religiosa. L’Epifania ce le mostra in stato di ‘pellegrinaggio’, cioè in un movimento
di ricerca che, in definitiva, ha il suo punto d’arrivo in Cristo”.
Anche Dio,
afferma il Papa, è a sua volta in pellegrinaggio verso l’uomo. Gesù è venuto
incontro all’umanità. “Per amore Egli si è fatto storia nella storia”. Invita,
dunque, con forza i rappresentanti delle grandi tradizioni religiose non cristiane
a confrontarsi con la luce di Cristo, “che è venuto non ad abolire, ma a
portare a compimento quanto la mano di Dio ha scritto nella storia religiosa
delle civiltà, specialmente nelle grandi anime che hanno contribuito a
edificare l’umanità con la loro sapienza e i loro esempi di virtù”.
“Cristo è luce, e la
luce non può oscurare, ma solo illuminare, rischiarare, rivelare. Nessuno
pertanto abbia paura di Cristo e del suo messaggio! E se nel corso della storia
i cristiani, essendo uomini limitati e peccatori, hanno talora potuto tradirlo
con i loro comportamenti, questo fa risaltare ancor di più che la luce è Cristo
e che la Chiesa la riflette solo rimanendo unita a Lui”.
Proprio l’esempio di Magi, prosegue, ci viene in aiuto. I
Magi avevano visto la stella, ma questa non sarebbe bastata se non fossero
state persone “intimamente aperte alla verità”. Erano “protesi verso la meta
della loro ricerca”. Ecco allora che, come i Magi, siamo chiamati “ad aprire le
menti e i cuori a Cristo e offrirgli i doni della loro ricerca”:
“A tutti gli uomini
del nostro tempo, vorrei quest’oggi ripetere: non abbiate paura della luce di
Cristo! La sua luce è lo splendore della verità. Lasciatevi illuminare da Lui,
popoli tutti della terra; lasciatevi avvolgere dal suo amore e troverete la via
della pace”.
(cori)
All’Angelus, il Papa ribadisce l’importanza dell’Epifania:
la manifestazione di Cristo ai Magi segna, infatti, l’inizio dell’adesione dei
popoli pagani alla fede in Cristo, “secondo la promessa fatta da Dio ad Abramo”.
I Magi, afferma, sono le primizie delle genti, “chiamate anch’esse a far parte
della Chiesa, nuovo popolo di Dio, basato non più sulla omogeneità etnica,
linguistica o culturale, ma solo sulla fede” in Gesù:
“L’Epifania di
Cristo, perciò, è nello stesso tempo epifania della Chiesa, cioè manifestazione
della sua vocazione e missione universale. In questo contesto sono lieto di
indirizzare il mio cordiale saluto agli amati fratelli e sorelle delle Chiese Orientali che, seguendo il
Calendario Giuliano, celebreranno
domani il Santo Natale”.
Il Papa ricorda, inoltre, che si celebra oggi la Giornata
Mondiale dell’Infanzia Missionaria, la festa dei bambini cristiani “che vivono
con gioia il dono della fede e pregano perché la luce di Gesù arrivi a tutti i fanciulli
del mondo”. Ai bambini della “Santa Infanzia”, presente in 110 Paesi, è andato
il sentito ringraziamento del Papa e l’invito ad essere “preziosi cooperatori
del Vangelo e apostoli della solidarietà cristiana verso i più bisognosi”.
Ancora, il Santo Padre incoraggia gli educatori “a coltivare nei piccoli lo
spirito missionario”, affinché siano “testimoni della tenerezza di Dio e
annunciatori del suo amore”.
(canti)
La recita dell’Angelus si è
svolta in un clima di gioia festosa: tanti i fedeli raccolti in piazza San Pietro, riscaldata da un tiepido sole. Tantissimi
i bambini venuti ad ascoltare il Papa in un giorno di festa a loro
particolarmente caro. Al momento dei saluti, Benedetto XVI ha rivolto un
pensiero speciale agli oltre 1500 partecipanti al corteo storico-folcloristico
“Viva la Befana” dedicato quest’anno al territorio viterbese
dei Monti Cimini.
(canti)
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Con la solennità dell’Epifania celebriamo, dunque, la
manifestazione di Cristo che è luce e salvezza per tutti i popoli.
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R. – I Magi che vengono dall’Oriente rappresentano
l’attrattiva che la nascita di Gesù possiede perché parla al cuore di tutti gli
uomini, erige la loro libertà e la mobilità verso quel compimento al quale
tutti noi aneliamo. E questo è di tutti gli uomini, è nel cuore di tutti gli
uomini, da sempre: a qualunque cultura, razza, ceto appartengano! I Magi sono
il simbolo di questo fatto. I doni che loro portano consistono nel
riconoscimento della signorìa straordinaria di questo
bambino.
D. – Se l’episodio dei Magi possiamo considerarlo un po’
il simbolo e la manifestazione della chiamata alla salvezza dei popoli pagani,
in che modo oggi porgersi a chi è lontano, far conoscere Cristo a chi non lo
conosce?
R. – Bisogna essere una eco di
quel fatto, di quell’avvenimento meraviglioso che è
la nascita di Gesù, dentro tutte le situazioni dell’umana esistenza. I Magi si
muovono da lontano, quindi da situazioni diversi, da
culture diverse, da sensibilità diverse, perché è l’esempio così potente e
straordinario che li attira. Allora, bisogna che ognuno di noi che ha
incontrato Cristo – come dice il Santo Padre nella Deus caritas est, quando afferma che il fatto cristiano è anzitutto
l’avvenimento dell’incontro personale con Cristo dentro la comunità cristiana –
bisogna che chiunque di noi abbia incontrato Cristo sappia riprodurre il
fascino del suo rapporto con Gesù in tutti i rapporti che vive ogni giorno: non
c’è altra strada per comunicare un evento che essere a nostra volta un evento,
cioè testimoni.
D. – Dopo l’Epifania del Signore, la Chiesa torna al tempo
ordinario. Come fare tesoro della celebrazione delle festività natalizie e
rientrare nella ordinarietà dei giorni?
R. – Anche qui bisogna imitare i Magi, che tornarono per
un’altra via: è come se la grande memoria oggettiva del nostro Salvatore ci
abbia aperto un’altra via dentro la normalità della vita. Materialmente, ciò
che dobbiamo fare è ciò che abbiamo sempre fatto, cioè riprendere il lavoro,
riprendere la trama del ritmo quotidiano con gli elementi di ripetitività che
tante volte ci sembrano scontati. Ma abbiamo una novità nel cuore: la novità
nel cuore è l’amore che questo bambino ci porta, che ci ha riaperto la
prospettiva del nascere, del vivere, del crescere, dell’amare, del soffrire,
del donare, del gioire, del morire, del risorgere. Quindi, rinnovati nei nostri
affetti e nella nostra energia di edificazione – questa è l’altra via dei Magi
– dobbiamo rientrare con semplicità, pieni di gioia
perché sorpresi da questo evento, nell’esistenza di tutti i giorni. Non
cambieranno le circostanze esteriori, ma cambiamo noi, siamo cambiati noi!
D. – Quali insegnamenti di Benedetto XVI, in particolare,
relativamente alle parole che il Papa ci ha donato durante le festività
natalizie, dobbiamo conservare nel cuore e anche sforzarci di mettere in
pratica?
R. – Secondo me, due sono le categorie-chiave. La categoria dell’avvenimento che ci sorprende, cioè del dono, e
ciò che da questo avvenimento scaturisce: dono e gioia sono le due categorie
fondamentali che ci permettono un’apertura a 360 gradi, a tutto campo, come il
Santo Padre ha dimostrato nel viaggio in Turchia: dono e gioia. Dal dono
scaturisce la gioia, e dalla gioia scaturisce la speranza. Ma per essere felici bisogna avere avuto un grande dono, e noi
l’abbiamo avuto: Dio che si è fatto bambino.
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La giornata di oggi è stata particolarmente festosa in
Piazza San Pietro, grazie al corteo folcloristico “Viva la Befana”. Sul
significato di questa iniziativa, Emanuela Campanile ha intervistato il
promotore, Sergio Balestrino, presidente dell’associazione Europa e Famiglia /
Famiglie libere associate d’Europa:
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R. – Noi vogliamo che i valori di questa festività, i
valori religiosi, vengano tramandati ai nostri figli e
che i nostri figli capiscano che non è soltanto la Befana che porta i regali.
Quindi, siamo parecchi genitori, nonni che si dedicano a questa manifestazione
proprio perché la nostra associazione ha, tra i suoi fini principali, quello di
tutelare i valori della famiglia e poi anche le tradizioni popolari che sono
legate alle radici di un popolo e quindi alle radici, anche, delle famiglie
italiane.
D. – La manifestazione è unica nel suo genere. Vogliamo
spiegare perché?
R. – E’ unica nel suo genere perché i miei predecessori,
insieme a me, hanno avuto l’idea di inventare questa
manifestazione proprio per celebrare l’universalità della famiglia e della
Chiesa. In questo senso, ogni anno si immagina che Gesù nasca in un luogo diverso.
Quindi, è come se quest’anno Gesù fosse nato nel viterbese e quindi tutti i Re Magi provengano,
anziché dall’Oriente, come è tradizione, da quel territorio. Il bello di questa
cosa è che in onore e in omaggio a Sua Santità portiamo doni che ovviamente non
sono doni a carattere personale, sono doni che rappresentano simbologie;
preziosi per noi non per il valore veniale che possano avere, ma per la
laboriosità e l’affetto con cui sono stati realizzati e confezionati.
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Domani, in occasione della festa del Battesimo del
Signore, la nostra emittente seguirà in radiocronaca diretta la Santa Messa con
amministrazione del Sacramento del Battesimo, presieduta dal Papa, nella
cappella Sistina. La radiocronaca avrà inizio a partire dalle ore 9.50, con
commenti in italiano, inglese, francese e spagnolo e portoghese sulle consuete
lunghezze d’onda.
UNA
VITA DEDICATA ALLA TESTIMONIANZA DELLA FEDE, NELLA REALIZZAZIONE DELL’AMORE
VERSO L’UOMO E LA CHIESA: COSI’, BENEDETTO XVI RICORDA IN UN
MESSAGGIO IL CARDINALE CROATO, FRANJO ŠEPER, GIA’ PREFETTO
DELLA
CONGREGAZIONE
PER LA DOTTRINA DELLA FEDE,
NEL 25.MO ANNIVERSARIO DELLA MORTE
Un uomo al servizio della Chiesa che ha testimoniato la fede
e l’amore verso la verità: con queste parole, Benedetto XVI tratteggia la
figura del cardinale croato Franjo Šeper, nel 25.mo anniversario della morte. In
un messaggio inviato ai partecipanti alla commemorazione, avvenuta ieri a Zagabria,
il Papa ricorda il grande teologo che presiedette la Congregazione per la
dottrina della Fede dal 1968 al 1981, quando fu sostituito dall’allora
cardinale Joseph Ratzinger.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
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“Dalla conoscenza della personalità e dell’opera del
cardinale Šeper – scrive Benedetto XVI – emerge la
testimonianza di una vita dedicata soprattutto alla testimonianza della fede
nella realizzazione dell’amore verso l’uomo nel servizio alla Chiesa”. Il Papa
lo ricorda come “pastore e teologo”, capace di “coniugare la bontà, la
semplicità e la risolutezza”. Nel messaggio, si mette l’accento sul suo impegno
pastorale, in particolare da presidente della conferenza episcopale della
Jugoslavia. Il Papa ne sottolinea l’impegno instancabile per il popolo croato
“nei momenti esigenti e difficili del totalitarismo comunista”. Altrettanto
importante, prosegue, fu “il suo servizio sicuro e saggio nella guida della
Congregazione per la dottrina della fede durante tre pontificati”. E’ in questo
ruolo che il porporato croato realizzò “la riforma e la riorganizzazione del
dicastero all’interno della Chiesa, in conformità con le esigenze del Concilio
Vaticano Secondo”. Benedetto XVI offre anche un ricordo personale del cardinale
Šeper di cui rammenta “l’atteggiamento sapiente e di
profondo rispetto verso le persone che incontrava”.
D’altro canto,
aggiunge, grazie al cardinale Šeper, le attività
della Congregazione, della Pontificia commissione biblica e della Commissione
teologica internazionale miravano ad “una presentazione più positiva e
aggiornata della dottrina cattolica”. Determinante fu dunque il suo ruolo “in
numerosi ed importanti documenti di carattere dottrinale e morale pubblicati,
sotto la sua guida, dalla Congregazione e da altri due organismi sopramenzionati”.
“Dalla sua vita e dal suo esempio – conclude Benedetto XVI - è evidente che il
cardinale Franjo Šeper portava il desiderio vivo e fervente di testimoniare la fede
e l’amore verso la verità, sostenendo i Papi nel loro servizio e nella guida di
tutto il popolo cristiano. La sua personalità rimane una chiara testimonianza
di una figura brillante della Chiesa universale nel XX secolo”.
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PROGETTI DI EDUCAZIONE SCOLASTICA, AULE DI
CATECHISMO,
CAMPAGNE
DI SENSIBILIZZAZIONE ALLA VITA: SONO ALCUNE DELLE OPERE
REALIZZATE,
IN TUTTO IL MONDO, GRAZIE AI RISPARMI DI TANTI BAMBINI.
A
PROMUOVERLE E’ LA PONTIFICIA OPERA DELL’INFANZIA MISSIONARIA
Si celebra
oggi la Giornata mondiale dell’infanzia missionaria. Voluta nel 1843 dal vescovo
francese, mons. Forbin Janson,
è organizzata dalla Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria (POIM), e dal
1950, su invito di Pio XI, viene celebrata nel giorno
della festa dell’Epifania. La POIM è nata per sensibilizzare i bambini alle
problematiche dell’infanzia e li invita ad offrire contributi per realizzare
progetti in tutto il mondo. Al microfono di Tiziana Campisi,
suor Maria Teresa Crescini, incaricata
dell’animazione missionaria della POIM a livello internazionale ci descrive
quali opere sono state portate a termine, nell’anno appena trascorso, grazie
alla solidarietà dei più piccoli:
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R. –Nell’anno appena trascorso, i bambini di tutto il
mondo sono riusciti ad offrire al Fondo comune di solidarietà oltre 20 milioni
di dollari. Con questo Fondo di solidarietà siamo riusciti a finanziare
progetti di formazione cristiana, per esempio aule di catechismo, fornitura di
libri, di sussidi per l’evangelizzazione dei bambini: più di mille progetti di
educazione scolastica. Poi, più di 700 progetti di protezione della vita.
D. – Lei è appena tornata dal Camerun. Quali progetti in
particolare sono stati realizzati in questo Paese?
R. – Piccoli progetti di solidarietà per la protezione
della vita, per l’educazione scolastica, eccetera. Ho trascorso il Natale con i
bambini di Ebolowa-Kribi. Il vescovo, mons. Jean Mbarga, ha organizzato un
pranzo per i bambini dei quartieri poveri; ho assistito con questi bambini, che
saranno stati 400, alla Messa. Quel giorno si sono battezzati tre bambini e due
adulti e gli adulti hanno fatto anche, nella stessa Eucaristia, la prima comunione.
Dopo la celebrazione della Messa, nella stessa sala dove i bambini avevano assistito
alla Messa, è stata organizzata una tavola. Questi bambini, finito il pranzo,
si sono messi a cantare, a danzare con una gioia che ci riempie il cuore, ma
che riempie soprattutto il cuore di queste creature.
D. – Lei ha conosciuto diversi bambini. Come reagiscono
questi bambini di fronte alle problematiche che vengono
loro presentate?
R. – Contribuiscono, devo dire, molto; se vogliamo fare
una classifica, i primi sono i bambini tedeschi, poi ci sono i bambini
spagnoli, i bambini italiani, i bambini degli Stati Uniti ... I bambini sono
molto sensibili alle problematiche dei bambini nel mondo, e sono capaci anche
di fare sacrifici. Sappiamo che i bambini non possono risolvere i problemi che
sono tanti, dalla povertà allo sfruttamento, ai bambini soldato, ai bambini
accusati di stregoneria, ai bambini malati di AIDS ... l’Infanzia missionaria insegna
che i problemi non li deve risolvere il bambino: il bambino li deve assumere e
presentarli a Gesù Cristo. E’ Lui, la Salvezza del mondo.
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6 gennaio 2007
MOMENTI DI PROVA PER LA CHIESA POLACCA:
DOPO
LE DICHIARAZIONI DELLA COMMISSIONE STORICA-ECCLESIASTICA,
MONS.
STANISLAW WIELGUS AMMETTE LE SUE RESPONSABILITA’
NELLA
COLLABORAZIONE, IN GIOVENTU’, CON I SERVIZI SEGRETI
DEL
PASSATO REGIME COMUNISTA POLACCO
Momenti di prova per il nuovo
arcivescovo di Varsavia, mons. Stanislaw Wielgus, ma anche per tutta la Chiesa polacca, dopo la
pubblicazione ieri in Polonia di una dichiarazione della Commissione storica
ecclesiastica, presieduta dal prof. Wojciech Łaczkowski, nella quale si ammette che, in gioventù,
mons. Wielgus collaborò con i servizi segreti polacchi
anche se in base e quei documenti “non si può affermare che tale collaborazione
abbia provocato conseguenze a persone o istituzioni”. Mons.
Wielgus, che ieri ha preso possesso canonico della
diocesi, domani, domenica, entrerà ufficialmente nella cattedrale di san
Giovanni Battista di Varsavia. Il servizio di Roberto Piermarini:
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La Commissione ha accertato che
esistono effettivamente numerosi documenti che confermano la disponibilità ad
una cosciente e segreta collaborazione dall’allora don Stanislaw
Wielgus con gli organi di sicurezza della Polonia. Dai documenti risulta che tale collaborazione
– pur se proibita dall’episcopato – c’è stata. Nella documentazione
dell’Istituto della Memoria Nazionale sono contenuti i giudizi dei funzionari
dei servizi segreti che indirettamente mostrano che l’attività di don Stanisław Wielgus
nell’ambiente di Lublino poteva danneggiare diverse persone della Chiesa, ma
l’analisi dei documenti non permette di stabilire chiaramente se le
informazioni date da don Stanislaw Wielgus abbiano potuto recare
danno a qualcuno. La Commissione non esclude che in futuro possano emergere
nuovi materiali riguardanti questo argomento e che, se sarà necessario, verranno analizzati e valutati.
Immediata l’ammissione di
responsabilità di mons. Wielgus. “Guidato dal
desiderio di fare degli studi importanti per la mia specializzazione
scientifica, (fuori dalla Polonia n.d.r.),
mi sono fatto coinvolgere in tali contatti senza la necessaria prudenza, il
coraggio e la decisione di romperli. Confesso questo sbaglio”, afferma
l’arcivescovo alla vigilia del suo ingresso nella cattedrale di Varsavia, in
una dichiarazione che sarà resa nota oggi pomeriggio nella capitale polacca.
“Non so se i documenti presentatimi dalla Commissione Storica sono gli unici o
se ne appariranno altri – prosegue il presule – ma
oggi affermo con piena convinzione che non ho fatto delazione su nessuno e che
ho cercato di non far del male a nessuno”. Mons. Wielgus ammette però che il suo coinvolgimento con i
servizi segreti ha fatto male alla Chiesa.
(parole in polacco)
“Ho fatto del male di nuovo quando negli ultimi giorni, di fronte alla febbrile
campagna mediale, ho negato i fatti di questa collaborazione. Questo ha messo a
rischio la credibilità delle affermazioni delle persone della Chiesa, fra le
quali anche quei vescovi che sono solidali con me. So che per molti di voi
questo scostarsi dalla verità, è un fatto non meno doloroso di
quel coinvolgimento di tanti anni fa”. Mons. Wielgus conclude la sua
dichiarazione chiedendo con cuore pentito di voler essere accolto nella diocesi
come un “fratello che desidera unire e non dividere, pregare e unire la gente
della Chiesa, nella Chiesa dei santi e dei peccatori, quali siamo tutti”.
(parole in polacco)
Infine il presule dichiara di
sottomettersi con umiltà a qualsiasi decisione venga
presa dal Santo Padre.
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ASPRE
POLEMICHE INTORNO AL CASO DI ARBITRARIA MANIPOLAZIONE MEDICA
SUL
CORPO DI UNA BIMBA AFFETTA DA GRAVE HANDICAP MENTALE E FISICO.
VIOLATI
I CONFINI DELL’ETICA E DELLA DEONTOLOGIA PROFESSIONALE
- Intervista con il prof.
Francesco D’Agostino -
Un altro drammatico caso umano, quello di una bambina
americana, handicappata fisicamente e mentalmente, interroga le coscienze e
interpella la comunità scientifica sull’opportunità o meno di determinati
interventi medici. Il servizio di Roberta Gisotti.
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Ashley, 9 anni e mezzo, ha il cervello
di un neonato di 3 mesi, non cammina, non parla, non deglutisce, è alimentata
attraverso un sondino gastrico, soffre di “encefalotapia
statica”, una malattia rara e misteriosa. Nel luglio 2004, ai primi segni della
pubertà, la decisione dei genitori, d’accordo con i medici ed il Comitato etico
dell’ospedale di Seattle, dove la bimba era stata ricoverata, di bloccare lo
sviluppo fisico di Ashley, asportandole utero,
ghiandole mammarie ed appendice e sottoponendola ad una terapia di estrogeni.
Obiettivo: ridurre del 20 per cento la crescita di altezza, del 40 per cento
l’aumento di peso e del 100 per cento la maturazione sessuale. Ashley, che oggi pesa 34 chili, è alta un
metro e 30, resterà sempre così. Tutto ciò per facilitare le cure e l’assistenza più agevoli in un corpo minuto e
mettere al riparo Ashley da eventuali complicazioni
sessuali. Una volta reso noto, il caso ha suscitato aspre critiche nella
comunità scientifica, aprendo anche un sofferto dibattito nella società civile.
Al nostro microfono è il prof. Francesco D’Agostino, presidente onorario del
Comitato di Bioetica.
D. – Professore, in molti - medici e non - hanno gridato
allo scandalo e definito gli interventi sulla piccola Ashley
riprovevoli esperimenti di eugenetica ma altri hanno invece, se non approvato,
giustificato le motivazioni umane dei genitori, che dire?
R. – Anche se le intenzioni dei genitori di Ashley fossero davvero buone, sta
di fatto che queste loro buone intenzioni si sono concretizzate attraverso
pratiche enormemente invasive, mutilanti a carico del corpo di questa bambina,
che, oltretutto, le ha fatto subire dei rischi di tipo medico biologico, che
potrebbero addirittura essere paragonati ai rischi che si volevano evitare con
questi interventi. Credo davvero che ci troviamo di fronte ad una situazione
che, in se stessa, è terribilmente tragica, ma che eticamente desta veramente
un senso di orrore.
D. – Ma è un bene che il caso sia venuto
alla luce della pubblica opinione mondiale per evitare che si ripetano tali
pratiche, se la condanna fosse unanime…
R. – Sembra che il rilievo che è stato dato al caso, non è
tanto per stigmatizzarlo e per impedire che si possa ripetere in futuro, ma per
creare una sorta di protocollo di trattamento di bambini in situazioni analoghe
a quelle di Ashley. Temo, in altre parole, che ci
troviamo di fronte, ancora una volta, all’illusione per cui
la medicina può intervenire in maniera manipolatoria
a tutto campo sul corpo di un essere umano. Se questa ideologia prendesse piede, tutti gli handicappati mentali potrebbero correre il
rischio di essere sterilizzati da bambini, per anticipare possibili, ma spesso
non probabili né reali, complicazioni future.
D. – Si è anche precluso alla piccola Ashley
di beneficiare in futuro di possibili cure di questa misteriosa malattia…
R. – Non c’è alcun dubbio che sia così. Ma,
indipendentemente da quali possano essere le possibilità terapeutiche a favore
della piccola Ashley, esiste un principio etico
fondamentale, quello del rispetto assoluto per il corpo umano, che deve essere
garantito dai medici. In questo caso, mi sembra, i medici, anziché operare per
curare una malattia, hanno semplicemente operato per prevenirla, mutilando
arbitrariamente il corpo della bambina. Credo che questo vada contro ogni
deontologia medica.
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Domani, domenica 7 gennaio, festa del Battesimo del
Signore,
«Tu sei il mio figlio prediletto,
in te mi sono compiaciuto».
Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del
teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
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Cristo, vero Dio e vero Uomo, non aveva bisogno di essere
battezzato. Dunque, nel suo battesimo va cercato un significato salvifico per
noi, uomini. Nel suo battesimo si nasconde la grazia per tutto il genere umano.
Già i Padri dicevano che Lui è entrato nel Giordano per santificare le acque
affinché noi, a nostra volta, potessimo essere battezzati. L’iconografia,
dipingendo Cristo nel Giordano, nudo, sottolinea questa divina solidarietà con
l’umanità peccatrice. Quando invece lo raffigura con il perizoma, come siamo
abituati a vederlo sulla Croce, vuole rivelare il nesso tra il battesimo e la
sua morte e Risurrezione. La discesa dell’amore di Dio non si fermerà fino a quando non raggiungerà l’ultimo uomo e con il battesimo
dello Spirito Santo renderà ognuno figlio nel figlio, facendolo passare dalla
morte alla vita.
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6 gennaio 2007
A MOSCA,
STASERA
NEL
SUO DISCORSO IN OCCASIONE DELLE FESTIVITÀ CHE CELEBRANO LA NASCITA
DI
CRISTO, ALESSIO II INVITA GLI ORTODOSSI
A
PARTECIPARE ATTIVAMENTE ALLA VITA SOCIALE
- A
cura di Chiaretta Zucconi -
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MOSCA. = Senza neve, in un clima insolitamente mite, che
non si registrava da 200 anni, Mosca si prepara a festeggiare il Natale. Una
festività che i russi ortodossi, fedeli al calendario giuliano, celebrano il 7
gennaio, 13 giorni dopo rispetto al gregoriano. Nel suo discorso di Natale, il
patriarca Alessio II di Mosca e di tutte le Russie ha
esortato gli ortodossi a partecipare in modo attivo alla vita sociale, come
testimoni della parola di Cristo. “Sono sempre più numerosi i russi – ha detto
il patriarca – che stanno tornando alla fede dei loro padri; le chiese sono
piene di fedeli di ogni età”. Alessio II ha anche sottolineato i progressi compiuti
a favore dell’unificazione della Chiesa locale con
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I vescovi francesi invitano a vivere l’epifania
all’insegna della solidarietà con
DELle offerte raccolte durante le messe alle realtà
bisognose dell’africa
PARIGI. = Epifania di solidarietà con le Chiese
dell’Africa. L’iniziativa è della Chiesa francese che si è impegnata ad inviare
le offerte raccolte durante le Messe di domenica 7 gennaio alle Chiese
africane. A darne notizia è l’agenzia SIR, che riporta un comunicato della
stessa Conferenza episcopale francese in cui sono citate le parole del
direttore nazionale della colletta pontificia dell’Epifania per l’Africa, padre
Jean-Marie Aubert. “Le Chiese
africane - si legge - attendono la solidarietà delle Chiese degli altri continenti.
Il loro autofinanziamento non è ancora una realtà nonostante gli sforzi
compiuti. Esse contano ancora su di noi per la vita delle loro diocesi e la
realizzazione dei progetti pastorali. I catechisti hanno bisogno di una solida
formazione. Sono in stretto contatto con le comunità cristiane nei villaggi che
svolgono una vera missione”. I movimenti giovanili, racconta padre Aubert, hanno bisogno di educatori e animatori. I villaggi
lontani dal centro delle parrocchie sperano di poter celebrare in luoghi decorosi,
da qui la necessità di piccole cappelle di villaggio. Il religioso invita dunque
“i cristiani, nel giorno dell’Epifania, a manifestare, con un gesto di
solidarietà, il loro sostegno all’evangelizzazione in Africa”. (E. B.)
BISOGNA
ASCOLTARE
DOVE REGNI
DEL
CENTRO NAZIONALE VOCAZIONI, CHE SI E’ CONCLUSO IERI A
ROMA
- A
cura di Mimmo Muolo -
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ROMA. = La sfida delle vocazioni, pure impegnativa e
difficile, si può risolvere con esiti positivi: il cardinale Camillo Ruini rivolge così un messaggio di incoraggiamento a tutti
coloro che si occupano della pastorale vocazionale. Il presidente della CEI,
concludendo infatti il Convegno annuale del Centro
nazionale delle vocazioni (CNV), ha esortato sacerdoti, religiosi e religiose,
e naturalmente anche i laici, a mettersi in ascolto della volontà del Signore e
a costruire comunità in cui davvero regni la comunione. “E’ in questo terreno
che nascono le vocazioni”, ha detto. Importante è anche l’accompagnamento: uno
dei temi maggiormente sottolineati nel corso del convegno. I sacerdoti – è
stato ribadito a più riprese – devono curare le confessioni e la direzione
spirituale, ma anche le famiglie possono fare molto per le vocazioni. La
pastorale vocazionale, ha ricordato mons. Italo Castellani, presidente del CNV,
non è qualcosa in più, ma è l’anima trasversale di tutta l’azione della
comunità.
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MERCOLEDÌ
IL POLICLINICO GEMELLI. ERA STATA RICOVERATA
PER
UNA INSUFFICIENZA RESPIRATORIA
ROMA. = Chiara Lubich,
fondatrice del Movimento dei Focolari, è stata dimessa mercoledì pomeriggio dal
Policlinico Agostino Gemelli ed ha fatto ritorno nella sua abitazione a Rocca
di Papa, in provincia di Roma, dove ha sede il centro internazionale del
Movimento. Ricoverata nel reparto di terapia intensiva il 2 novembre scorso per
una insufficienza respiratoria causata da un episodio
infettivo polmonare, Chiara Lubich ha voluto
ringraziare in una lettera il personale dell’ospedale romano e quanti l’hanno
sostenuta con la loro preghiera. In questi mesi sono state innumerevoli le
espressioni di solidarietà espresse alla fondatrice del Movimento dei Focolari.
Ad inviarle un messaggio anche Benedetto XVI ed il cardinale segretario di
Stato, Tarcisio Bertone, e ancora personalità di
varie Chiese, amici ebrei, musulmani, buddisti e indù. Ed ha voluto porgerle di
persona gli auguri di Natale il presidente del Pontificio Consiglio per i laici,
mons. Stanislao Rylko, che ha ringraziato Chiara Lubich per i frutti del suo impegno per la comunione tra i
movimenti ecclesiali. (T.C.)
RISCHIA
DI DIFFONDERSI, IN KENYA, LA ‘FEBBRE DELLA RIFT VALLEY’ CHE FINO AD ORA HA
FATTO REGISTRARE 64 MORTI NEL NORD-EST DEL PAESE.
AUMENTANO
LE PERSONE RICOVERATE CON I SINTOMI DELLA MALATTIA
NAIROBI. = Sono
IL
PREMIO TEMPLETON 2006 AL FILM DELLA REGISTA BOSNIACA JASMILA ŹBANIĆ,
“GRBAVICA”.
RACCONTA
ALL’INDOMANI
DELLA GUERRA NELL’EX JUGOSLAVIA
BERLINO. = Per aver espresso un punto di vista umano in
linea con il messaggio delle Scritture ed aver sensibilizzato gli spettatori a questioni
spirituali e sociali, è stato assegnato al film della regista bosniaca Jasmila Źbanić “Grbavica” il Premio europeo Templeton 2006. Scelto da una giuria ecumenica tra
una lista di sei film selezionati, “Grbavica” (in
italiano tradotto con “Il segreto di Esma”), scrive
l’agenzia SIR, ha già vinto anche l’Orso d’oro e il Premio ecumenico del Festival di Berlino 2006. Il film racconta la storia di Sara,
una ragazza di 12 anni, che vive con la madre Esma a Grbavica, periferia di Sarajevo, in un clima sereno e
amorevole, nonostante le difficoltà economiche. I problemi sopraggiungono
quando la giovane, credendo che il padre è morto durante la guerra degli anni
novanta, viene a sapere che i figli degli “eroi di guerra” possono fare un
viaggio scolastico gratuitamente. C’è bisogno di un certificato che lo attesti,
ma la madre non può provarlo. E qui si rivela, in una scena molto commovente,
il segreto di Esma, legato agli stupri etnici. Il
film, spiega
CRISTIANI
E MUSULMANI FESTEGGIANO INSIEME IN LIBIA, IN UNA SERATA
ORGANIZZATA
DAL COLONNELLO GHEDDAFI, IL NATALE E L’EID
UL-ADHA.
MONS. GIOVANNI
MARTINELLI: UNA BELLA ESPERIENZA DI FRATERNITÀ E DI AMICIZIA
TRIPOLI. = Oltre 500 persone hanno preso parte, il 29
dicembre scorso, a Tripoli alla serata organizzata dal colonnello Muamar Gheddafi per la vigilia
della festa musulmana del sacrificio, (o del “legamento” di Ismaele), conosciuta
come Eid ul-Adha.
La festa commemora le prove superate da Abramo e dalla sua famiglia nel luogo
in cui sarebbe sorta poi
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6 gennaio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco
In India, ribelli
separatisti dello Stato dell’Assam hanno ucciso a colpi di arma da
fuoco almeno 43 persone, in maggioranza lavoratori e commercianti, in diversi
attacchi compiuti in vari distretti. Secondo la polizia,
lo scopo di queste violenze è quello di creare un’atmosfera di paura. Un
sondaggio effettuato nei giorni scorsi nello Stato dell’Assam
ha rivelato che gran parte della popolazione è contraria ad una separazione
dall’India.
Orrore e violenza
anche nel sud dello Sri Lanka, dove almeno 15 civili
sono morti per un attentato compiuto a bordo di un autobus. La polizia ha
riferito di aver trovato il corpo di una sospetta donna kamikaze. Gli
inquirenti ritengono che l’attentato sia stato pianificato da ribelli delle
Tigri Tamil.
Tragico
incidente in Bangladesh, dove 50 persone sono morte per un incidente in cui è
rimasto coinvolto un autobus che ha preso fuoco dopo lo scontro con una
vettura.
L’esecuzione di Saddam Hussein,
definita ‘barbara’ dal presidente egiziano Hosni Mubaraq e avvenuta con modalità ‘poco dignitose’
secondo il capo di Stato americano George Bush, “è un
affare interno dell’Iraq” che riguarda “solo il popolo iracheno”. E’ quanto ha
dichiarato il premier iracheno, Nouri al Maliki, respingendo le critiche sull’esecuzione e, in
particolare, sulle modalità con cui è stata eseguita la pena capitale inflitta
all’ex rais. Le immagini di Saddam
Hussein insultato poco prima di morire, girate con i telefoni cellulari
da due persone successivamente arrestate, hanno sollevato polemiche in tutto il mondo. Sul terreno, intanto, sono stati ritrovati a Baghdad, nelle ultime 24 ore, 47 cadaveri in
diversi quartieri della città con evidenti segni di tortura.
Negli Stati Uniti, il Pentagono ha
reso ufficiali le anticipazioni della stampa americana sul cambio dei vertici
militari in Iraq e in Medio Oriente. Al generale George Casey
subentra il generale David Petraeus, che diventa il
nuovo comandante delle forze statunitensi in Iraq. L’ammiraglio William Fallon prende poi il posto del generale John Abizaid alla guida del Comando centrale (CENTCOM) che sovrintende le operazioni in Medio Oriente.
In Spagna, è stato trovato stamani
il cadavere della seconda vittima dell’attentato dello scorso 30 dicembre
all’aeroporto di Madrid, rivendicato dall’ETA. La polizia ha rivelato che l’azione
terroristica era stata presumibilmente programmata per il 24 dicembre, ma la
scoperta di un deposito di armi ha indotto, secondo gli inquirenti, il gruppo
indipendentista a rinviare la data dell’attentato. Il governo spagnolo ha
ammesso, poi, di essere entrato in contatto con interlocutori probabilmente non
adatti. La stampa spagnola ha anche riferito che, una
settimana prima dell’attentato all’aeroporto di Madrid, rappresentanti del
governo e dell’ETA si erano riuniti confermando la tregua permanente proclamata
dall’organizzazione basca lo scorso 22 marzo. Ieri, intanto, si sono
fortunatamente rivelati falsi due allarmi bomba all’aeroporto di Bilbao e su un
aereo diretto a Tenerife.
In
Italia, dopo l’invito al dialogo da parte del capo dello Stato nel suo
messaggio di Capodanno, è la riforma della legge elettorale a tenere banco in
questi giorni. In campo ci sono diverse ipotesi da discutere in Parlamento,
anche per evitare l’annunciato referendum. Intanto, altre questioni cruciali si
presentano di fronte al governo, dalla riforma delle pensioni alle unioni di
fatto. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Le
parole di Napolitano sembrano aver colto nel segno: sulla necessità cioè di approfittare
di una fase lontana dalle sempre tormentate campagne elettorali e far
riflettere entrambi gli schieramenti sulle cose necessarie all’interesse
comune, come ad esempio la riforma della legge elettorale. Quella attuale, lo
hanno dimostrato le ultime elezioni politiche, non garantisce la formazione di
sicure maggioranze. Soluzioni alternative ce ne sono diverse, ma i due poli
sono divisi anche al loro interno. C’è intanto la prospettiva di un referendum
che ha come principale obiettivo quello di eliminare il premio di maggioranza
alla coalizione sostituendolo con quello alla lista che ottiene più voti. Ma in
molti vorrebbero evitare il referendum, lasciando spazio all’azione delle
Camere. Tra le proposte in campo, quella del ministro per i rapporti col
Parlamento, Vannino Chiti, che pensa ad una intesa sul modello adottato in Italia per regioni e
comuni. La priorità è quella di trovare una soluzione che accontenti sia chi
vuole mantenere il sistema bipolare sia chi preferisce il sistema proporzionale.
Nelle ultime ore a far discutere è anche l’idea avanzata dal ministro
dell’interno, Giuliano Amato, di una “Convenzione” dei due poli nominata da
senatori e deputati e allargata anche a non parlamentari. La proposta, almeno
per il metodo, è apprezzata da Berlusconi e da quasi tutta l’opposizione. Ma è
accolta con freddezza proprio dalla maggioranza. E il premier
Prodi, pur giudicando quella di Amato una idea intelligente, ricorda che
il governo ha dato incarico al ministro Chiti di fare
una esplorazione tra tutti i partiti. Insomma, il confronto sulla legge elettorale
è tutto in salita. Così come peraltro quello su due altre questioni spinose che
saranno affrontate in queste settimane: e cioè la riforma delle pensioni e la
legge sulle unioni di fatto. Questioni sulle quali il centrosinistra è profondamente
diviso. E sulle quali, a detta di molti osservatori, il governo rischia davvero
molto.
Per la
Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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Centinaia
di persone hanno manifestato stamani a Mogadiscio per protestare contro il
piano di disarmo e la presenza delle truppe etiopi, inviate in Somalia per appoggiare
le forze governative nella campagna militare contro le Corti islamiche. I
guerriglieri islamici, fuggiti dalla capitale e in fuga verso il sud del Paese,
hanno comunque annunciato che continueranno a combattere. Il confine
meridionale della Somalia è presidiato anche da truppe
del Kenya: il governo di Nairobi teme che tra i profughi si nascondano
miliziani islamici. Le Nazioni Unite, intanto, hanno reso noto di essere pronte
a far rientrare gli operatori umanitari nel Paese africano. Gli Stati Uniti
hanno annunciato inoltre un finanziamento di circa 40 milioni di dollari per aiutare il governo di transizione somalo.
Sono in buone condizioni di salute i tre italiani e il tecnico libanese
rapiti in Nigeria lo scorso 7 dicembre da ribelli del sedicente ‘Movimento per
la liberazione del Delta del Niger’ (MEND). Lo rende
noto il ministero degli Esteri italiano precisando che
“le
autorità nigeriane lavorano con il massimo impegno per una soluzione positiva e
più rapida possibile della vicenda”. Sono
ore di angoscia anche per cinque cinesi rapiti, ieri, nel Paese africano da
uomini armati. Il presidente cinese, Hu Jintao,
ed il premier, Wen Jiabao,
hanno invitato il ministero degli Esteri e l’ambasciata cinese in Nigeria “a
fare tutto il possibile per liberare gli ostaggi”.
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