RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 5 - Testo della trasmissione di venerdì 5 gennaio 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
L’arcidiocesi
di Colonia ha proclamato il 2007 Anno del matrimonio e della famiglia
Parte oggi “Èfamiglia”,
l’inserto del venerdì di Avvenire
Il
cardinale Crescenzio Sepe consegna 300 mila euro
all’ospedale Pausillipon di Napoli
L’Africa
tra le priorità di Margaret Chan,
da ieri direttore generale dell’OMS
Secondo Bush,
l’esecuzione di Saddam Hussein è stata poco dignitosa. Previsti cambi nei
vertici militari americani in Iraq
5 gennaio 2007
LE
FESTE AL TERMINE, CON LE SOLENNITA’ RAVVICINATE DELL’EPIFANIA
E DEL
BATTESIMO DEL SIGNORE. ALLA VIGILIA, UNA CARRELLATA SUL MAGISTERO
DEDICATO
DA BENEDETTO XVI ALLA NASCITA DI GESU’ E AI TEMI DEL NATALE
L’inizio del 2007 presenta, in modo inconsueto, racchiuse
in 24 ore, le solennità che concludono il periodo del Natale: domani, 6
gennaio, l’Epifania e, dopodomani, la festa del Battesimo del Signore. In
queste due settimane, molti sono stati gli interventi di Benedetto XVI
improntati ad una catechesi strettamente legata alla nascita di Cristo.
Ripetutamente, il Papa ha invitato i credenti, ma non solo loro, a riconoscere
nell’evento del Natale il segno, di volta in volta, della salvezza dell’uomo,
della sacralità della famiglia, della pace per il mondo. Ripercorriamo allora i
momenti salienti di questo particolare magistero nel servizio di Alessandro De
Carolis.
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(musica)
Oltre duemila anni dopo, il centro di irradiazione della
pace che chiede l’umanità, e della sua salvezza dalle molte facce del male, non
si è spostato dalla notte di Betlemme. Il “Salvatore di tutti” ha ancora il
volto di un neonato, la sua fragile forza, una mamma e un papà modello per ogni
famiglia, anche se oggi i modelli che si vorrebbe diffondere sono altri.
Durante questo periodo di feste, Benedetto XVI ha costruito volta per volta la
sua riflessione sul Natale, illuminandone le singole sfaccettature come un
prisma il cui cuore parla del Dio-Bambino. Così si esprime il Papa la notte del
24 dicembre scorso, all’omelia della Messa in San Pietro:
“Egli non viene con
potenza e grandiosità esterne. Egli viene come bambino - inerme e bisognoso del
nostro aiuto. Non vuole sopraffarci con la forza. Ci toglie la paura della sua
grandezza. Egli chiede il nostro amore: perciò si fa bambino. Nient'altro vuole
da noi se non il nostro amore, mediante il quale impariamo spontaneamente ad entrare
nei suoi sentimenti, nel suo pensiero e nella sua volontà – impariamo a vivere
con Lui e a praticare con Lui anche l'umiltà della rinuncia che fa parte
dell'essenza dell'amore”.
Il giorno di Natale è il giorno di una domanda che a
null’altro serve che a rafforzare il concetto precedente. Si chiede Benedetto
XVI davanti a 100 telecamere di 60 Paesi: “E’ ancora necessario un “Salvatore”
per l’uomo “che ha raggiunto
“Si muore ancora di fame e di sete, di
malattia e di povertà in questo tempo di abbondanza e di consumismo sfrenato.
C’è ancora chi è schiavo, sfruttato e offeso nella sua dignità; chi è vittima
dell’odio razziale e religioso (…) C’è chi vede il proprio corpo e quello dei
propri cari, specialmente bambini, martoriato dall’uso delle armi, dal
terrorismo e da ogni genere di violenza in un’epoca in cui tutti invocano e
proclamano il progresso, la solidarietà e la pace per tutti”.
Medio Oriente e Africa, Asia,
Europa e Americhe: Benedetto XVI ricorda le emergenze del momento e, Urbi et Orbi,
lancia questo augurio:
“Cari fratelli e
sorelle, dovunque voi siate, vi giunga questo messaggio di gioia e di speranza:
Dio si è fatto uomo in Gesù Cristo,
è nato da Maria Vergine e rinasce oggi nella Chiesa. E’ Lui a portare a tutti l’amore del Padre celeste. E’ Lui il Salvatore del mondo! Non temete, apritegli il cuore,
accoglietelo, perché il suo Regno di amore e di pace diventi comune eredità di
tutti. Buon Natale!”.
Il Natale si “scioglie”
naturalmente nella memoria di S. Stefano. Ma perché la Chiesa ricorda il sangue
di un martire il giorno dopo aver celebrato la gioia per la nascità
di Gesù? Spiega il Papa:
“Si comprende allora
il legame che esiste tra il ‘dies natalis’ di Cristo e il dies natalis di
Santo Stefano. Se Gesù non fosse nato sulla terra, gli uomini non avrebbero potuto nascere al Cielo. Proprio perchè Cristo è
nato, noi possiamo ‘rinascere’!”.
Domenica 31 dicembre è il giorno della famiglia di
Nazareth. Dalla finestra del suo studio, all’Angelus, Benedetto XVI rivolge
alla folla parole rese ancor più incisive dall’immagine del grande presepe che
troneggia nella Piazza, al quale il Papa farà visita la sera stessa, dopo il Te Deum:
“La santa Famiglia
di Nazaret è veramente il ‘prototipo’
di ogni famiglia cristiana che, unita nel Sacramento del matrimonio e nutrita
dalla Parola e dall’Eucaristia, è chiamata a realizzare la stupenda vocazione e
missione di essere cellula viva non solo della società, ma della Chiesa, segno
e strumento di unità per tutto il genere umano (…) Invochiamo insieme la protezione
di Maria Santissima e di san Giuseppe per ogni famiglia, specialmente per
quelle in difficoltà. Le sostengano perchè sappiano resistere alle spinte
disgregatrici di una certa cultura contemporanea, che mina le basi stesse
dell’istituto familiare”.
All’omelia della solenne Messa nella Giornata mondiale
della pace, festa di Maria Madre di Dio - primo gennaio 2007 - risuona, nelle
parole del Papa, la tesi centrale contenuta nel suo Messaggio scritto per
questo giorno. La tesi, espressa dal titolo del Messaggio, è
chiara: è la persona il “cuore della pace”:
“Di fronte alle
minacce alla pace, purtroppo sempre presenti (…) diventa più che mai necessario
operare insieme per la pace.
Questa, ho ricordato nel Messaggio,
è ‘insieme un dono e un compito’: dono da invocare
con la preghiera, compito da realizzare con coraggio senza mai stancarsi”.
Una settimana densa di pensieri spirituali senza tempo, ma
ciascuno calato nella realtà sociale, umana, politica a cavallo di un anno al
termine e di uno all’inizio. Con l’Epifania, non è solo un
periodo liturgico che termina, ma soprattutto un cerchio che si chiude: da una
rozza mangiatoia, il Dio-Bambino appare ai sapienti del mondo per quello che è
realmente: l’umile Salvatore più forte dei re. Così, Benedetto XVI lo
spiegò il sei gennaio dello scorso anno:
“Restano in ombra i
palazzi del potere di Gerusalemme, dove la notizia della nascita del Messia viene recata paradossalmente proprio dai Magi, e suscita non
gioia, ma timore e reazioni ostili. Misterioso disegno divino: ‘la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito
le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie’
” .
(musica)
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Come sempre, la Radio Vaticana seguirà in radiocronaca
diretta la celebrazioni conclusive delle feste
natalizie. Per domani, segnaliamo la radiocronaca diretta, a partire dalla
9.50, della Santa Messa dell’Epifania presieduta da Benedetto XVI in San
Pietro, con commenti in italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo, sulle
consuete lunghezze d’onda.
AFFRONTIAMO
IL NUOVO ANNO CON
COSI’
AI NOSTRI MICROFONI IL MINISTRO GENERALE DELL’ORDINE DEI FRATI MINORI CAPPUCCINI,
FRA MAURO JÖHRI, RICEVUTO OGGI DA BENEDETTO XVI
Oggi il Papa, tra le varie udienze della mattina, ha
ricevuto il Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, Fra
Mauro Jöhri. Il religioso è nato in Svizzera 59 anni fa ed è stato
eletto alla guida dell’Ordine nel settembre scorso. Sergio Centofanti gli ha
chiesto quale parola del Papa in queste festività natalizie l’abbia più
colpito:
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R. – Io sono rimasto molto colpito dall’omelia del giorno
di Natale, quando il Papa ha detto quanto l’uomo d’oggi sia stato capace e sia
capace di approfondire, di conoscere sempre più i meccanismi della vita, di
andare sulla luna e così via, e come d’altra parte, però, non sia capace o
stenti enormemente a risolvere i problemi della giustizia e della pace. E
quindi ha prospettato al mondo d’oggi, con uno sguardo di benevolenza e di
riconoscimento per quanto fa la scienza, Gesù Cristo come il Salvatore, che è
una proposta sempre viva. Questo mi ha molto colpito, perché ho visto che il
Papa va a prendere le persone là dove sono, dove vivono, con il desiderio di
riuscire e talora con lo
smacco della non riuscita, per dire: “Ecco, Cristo è il Salvatore anche per
l’uomo d’oggi”.
D. – Che cosa possiamo fare noi cristiani, oggi, per
testimoniare più credibilmente Cristo all’umanità?
R. – Io penso che la testimonianza più bella rimanga la
testimonianza vissuta con serenità. Quanta più coerenza ci sarà nella nostra
vita, tanto più il nostro
messaggio che presenteremo avrà credibilità. Cioè: la credibilità
viene dalla coerenza.
D. – Come vede questo nuovo anno, tra tante notizie a
volte drammatiche e tante notizie buone che non riescono a farsi sentire?
R. – Io parto con la speranza nel cuore, perché dico: “Dio
è con noi e Dio fa il cammino con noi”, senza negare le difficoltà, senza
negare i problemi che sono all’orizzonte, però bisogna sapere che disponiamo
dei mezzi per far fronte a queste cose. Quindi, io ho iniziato questo nuovo
anno con un senso di profonda speranza e anche con un sano ottimismo!
D. – C’è una parola, un concetto francescano molto bello: ‘perfetta letizia’. Come vive lei
oggi questa parola?
R. – Lei sa che San Francesco ha parlato di ‘perfetta letizia’ in un contesto abbastanza particolare, quando
rientrando con frate Leone ipotizza varie situazioni della vita, dicendo: “Se
venissero a dirmi che il Re di Francia e il Re d’Inghilterra si sono fatti
frati, questa non è ‘perfetta letizia’; e se vengono
a raccontarmi che i miei frati sono capaci di fare miracoli, non è ancora
‘perfetta letizia’. Ma ‘perfetta letizia’
è se arrivando a casa e sentendomi – come dire – messo alla porta, cioè che non
mi ammettono, che mi considerano un poveraccio, che mi dicono di andare al
lebbrosario perché quello è il mio posto, e ‘se non sarò turbato’,
dice San Francesco, cioè, se interiormente conserverò la pace, questa è
‘perfetta letizia’”. Quindi, ‘perfetta
letizia’ per me, oggi, significa lavorare su se
stessi per cogliere qual è la mia verità ultima: la mia verità ultima penso che
sia stata quella annunciata dagli Angeli la notte di Natale: “Gloria a Dio
nell’alto dei cieli, e pace agli uomini che Dio ama”. Cioè, il fatto di essere
oggetto dell’amore di Dio deve crescere in me per togliere ogni turbamento e
per vivere questa dimensione di dono: questa è letizia profonda e perfetta!
Quindi, anche se di fronte all’opinione pubblica la mia persona dovesse
risultare non proprio in una luce splendida, che importa? Nessuno può
togliermi, separarmi da questa realtà più profonda che è l’amore di Dio per me!
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ALTRE
UDIENZE
Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in successive
udienze anche l’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per
NOMINE
In Etiopia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale del vicariato apostolico di Soddo-Hosanna,
presentata da mons. Domenico Marinozzi, dell’Ordine
dei Frati Minori Cappuccini, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato
a succedergli il padre gesuita Rodrigo Mejía Saldarriaga, direttore del Galilee
Centre di Addis Abeba, al quale è stata assegnata
la sede titolare vescovile di Vulturia.
Nelle Filippine, il Papa ha nominato vescovo di Bangued padre Leopoldo C. Jaucian,
della Società del Verbo Divino, finora superiore della Provincia Verbita Centrale di Manila.
Sempre nelle Filippine, il Santo Padre ha nominato vescovo
di Calbayog, mons. Isabelo Caiban Abarquez, finora vescovo
titolare di Talattula e ausiliare di Palo.
In Guinea, il Papa ha nominato vescovo di Kankan il reverendo Emmanuel Félémou,
del clero di N’Zérékoré, rettore del seminario Saint
Eugéne de Samoé di N’Zérékoré.
GIOIA
E COMMOZIONE PER
-
Intervista con mons. Guerino Di Tora -
Grande gioia e commozione: questi sono stati i sentimenti
prevalenti durante la visita del Papa ieri mattina alla Mensa della Caritas
romana di Colle Oppio. Un evento che ha
ridato speranza e coraggio come spiega il direttore della Caritas romana, mons.
Guerino Di Tora, al microfono di Sergio Centofanti:
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R. – E’ stato un momento di grande gioia per tutti, per
gli ospiti soprattutto. Hanno incontrato un pastore, un padre, con l’attenzione
per ogni persona con cui si fermava, e ognuno aveva qualche richiesta da
fargli, qualcosa da dirgli, e il Papa, attento, a sentirlo, guardandolo
profondamente negli occhi. Tanti pensavano: “Ma il Papa ha tanti problemi che
riguardano il mondo intero, le situazioni internazionali, eppure è venuto in
mezzo a noi a stare con noi, ad ascoltare le nostre cose, a pregare insieme con
noi!”. Ecco, questo ha profondamente emozionato. E’ stato un incoraggiamento ad
andare avanti anche in quelli che tante volte possono essere momenti di difficoltà.
D. – Una parola ha colpito i mass media, quando il Papa ha
detto: “Il bene va fatto bene” ...
R. – Eh, sì! Questo è quello che dobbiamo ricordare sempre
e che anche nella sua Enciclica il Papa ci aveva detto, e cioè che anche
nell’esperienza della carità occorre una professionalità. Probabilmente, in un
contesto di bonarietà il più delle volte si immagina che trattare con gli
indigenti, con i poveri, sia una cosa da fare così, alla buona. Ci richiama, il
Papa, a questo grande obbligo, di un rispetto profondo della persona e che
quindi anche quel poco di bene che possiamo fare, deve avere quella
caratteristica che lo fa essere, nella pienezza di Dio, un bene assoluto.
D. – Oggi i cittadini sono sempre più avvicinati da
persone che chiedono, da persone povere. Come comportarsi di fronte a questi
casi?
R. – Ecco, io penso che la cosa più bella possa essere
quella di un atteggiamento di vicinanza, di prossimità, vale a dire di
interessarsi alla persona. Quanto è bello non semplicemente dare un’offerta, un
obolo, ma chiedere, far sentire all’altro che è una persona: chi sei?, da dove vieni?, perché ti trovi così?, di che cosa
avresti bisogno? Far sentire all’altro il senso di una comunanza, non
semplicemente di uno sgravio di un obbligo!
D. – Dopo la visita del Papa, come riparte
R. – Ripartiamo con una grande gioia, con entusiasmo e
quindi con un rinnovato impegno ad operare, ma con grande semplicità. Non
abbiamo grandi aspirazioni di risolvere chissà quali problemi, ma vogliamo dare
un segno e una testimonianza dell’amore di Dio, una speranza, l’annuncio che
Gesù è veramente il Salvatore, anche per coloro che si sentono dimenticati
dagli altri.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il Medio Oriente: divergenze
al vertice fra Olmert e Mubarak;
incursione dell’esercito israeliano a Ramallah.
Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino
della Chiesa in Oceania.
Servizio estero - In evidenza l’Iraq con un
articolo dal titolo “Il macabro rituale della pena di morte”: tra conferme e
rinvii di nuove esecuzioni.
Servizio culturale - Una riflessione di Paolo Miccoli sull’Epifania. Il titolo dell’articolo è “Icona
dell'invisibile; luce che illumina senza abbagliare”.
Servizio italiano - In rilievo il tema delle
pensioni.
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5 gennaio 2007
DICHIARAZIONE
DEL NEO ARCIVESCOVO DI VARSAVIA MONS. STANISLAW WIELGUS
IN
SEGUITO ALLE ACCUSE DI AVER COLLABORATO CON I SERVIZI SEGRETI POLACCHI
DEL
PERIODO COMUNISTA
In Polonia non si arrestano le indiscrezioni sull’accusa
che mons. Stanislaw Wielgus,
67 anni, nominato dal Papa nuovo arcivescovo di Varsavia, avrebbe
collaborato con i servizi segreti polacchi dell’epoca comunista. Oggi,
lo stesso presule in una dichiarazione di tre pagine, diffusa dall’Agenzia
cattolica polacca KAI, afferma di “non aver mai compiuto nessuna missione di
spionaggio e di non aver mai fatto del male a nessuno con parole o con atti”. Il
servizio di Roberto Piermarini:
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“Mi hanno attribuito diverse azioni e atteggiamenti ostili
alla Chiesa polacca. Si tratta di falsità. Non c’è nessuna documentazione che
provi questo, ma solo le dichiarazioni di un funzionario che a modo suo ha
giudicato la mia persona e tutta la vicenda” scrive mons. Wielgus.
“Non voglio giustificarmi – prosegue il presule. So che non ho avuto nessuna
relazione con i servizi segreti del regime comunista polacco. Ho intrapreso
quei viaggi fuori dalla Polonia, per i quali sono
accusato di questi contatti, ma in quel
periodo mi sentivo in dovere di continuare le mie importanti ricerche
scientifiche fuori dalla mia patria, per acquisire una migliore formazione per
il bene della Chiesa”. Mons. Wielgus
sottolinea che nel materiale trovato sul suo riguardo dall’IPN (l’Istituto
della Memoria Polacca Nazionale) si trovano molte false informazioni.
In un comunicato del 21 dicembre
scorso, la Sala Stampa vaticana era intervenuta sulla questione affermando che
“la Santa Sede, nel decidere la nomina del nuovo arcivescovo metropolita di
Varsavia, ha preso in considerazione tutte le
circostanze della sua vita, tra cui anche quelle riguardanti il suo passato.
Ciò significa – spiegava la nota vaticana – che il Papa nutre verso mons. Wielgus piena fiducia e, con piena consapevolezza gli ha
affidato la missione di Pastore dell’arcidiocesi di Varsavia”. Oggi alle 16.00
mons. Wielgus prenderà canonicamente possesso dell’arcidiocesi mentre l’ingresso ufficiale nella Cattedrale di
S. Giovanni Battista di Varsavia avrà luogo domenica prossima.
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ACCOMPAGNATO
DA ACCESE POLEMICHE, ARRIVA NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE
ITALIANE, APOCALYPTO,
L’ULTIMO FILM DI MEL GIBSON CHE RACCONTA
IN
MODO CRUDO E VIOLENTO LA FINE DELLA CIVILTA’ MAYA
- Con
noi, Francesco Bolzoni e Andrea Piersanti
-
Fa discutere l’ultimo film di Mel Gibson, Apocalypto, cruenta rievocazione
della fine della civiltà Maya. La pellicola, che ha già incassato 45 milioni di
dollari negli Stati Uniti, è da oggi nei cinema italiani. Per un primo giudizio
su Apocalypto, Alessandro Gisotti ha raccolto
l’opinione di Francesco Bolzoni, critico del
quotidiano Avvenire e storico del cinema:
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R. – Prima di tutto, è necessario confermare che Mel Gibson è quel che si dice un
astuto, abilissimo cineasta. Si sente che ha vissuto ad
Hollywood. Quindi, secondo l’abitudine di Hollywood, si appoggia a quella che
lui considera la grande storia. In questo caso la storia della civiltà Maya.
Della civiltà Maya, tuttavia, non ci dà gli splendori, che inevitabilmente ci
furono, ci dà semmai gli orrori.
D. – Lei ha scritto su Avvenire
che Gibson manca clamorosamente il senso del limite…
R. – Quello che forse manca a Mel
Gibson è la disciplina. La grande arte, se vuole
essere grande arte, deve avere sempre il senso del pudore, deve sapere dove
fermarsi. Gibson fa sicuramente uno spettacolo, che
ha le sue suggestioni - un’ottima scelta delle inquadrature, nel taglio degli episodi – ma nel mettere in scena l’orrore della civiltà
Maya delle volte è, come si suol dire, eccessivo. Apocalypto
non è probabilmente un film malfatto, un film sbagliato, è un film eccessivo.
D. – Il protagonista del film è un uomo che cerca di
salvare la propria famiglia…
R. – Gibson ha inevitabilmente
il senso della famiglia e di fronte agli orrori della storia pone la forza
della famiglia. C’è questa storia avventurosa, in cui il protagonista diventa
un prigioniero, poi riesce a salvarsi, aiuta la moglie che ha un bambinello e ne
mette al mondo, proprio davanti ai nostri occhi, un altro. Riesce dunque a
salvarsi, si ricongiunge, ricostituisce la famiglia. Questo è un tema che Gibson sente fortemente.
D. – Alla fine del film si vedono dei velieri spagnoli che
si avvicinano alle coste dei Maya. Quale significato
il regista ha voluto dare a questo evento?
R. – Il fatto, da un punto di vista storico, è arbitrario,
perché l’arrivo degli spagnoli risale al Cinquecento, mentre la civiltà Maya si
è spenta, si è dissolta – non si sa in che modo – in precedenza. Potrebbe
rientrare questo tema dell’avvicinarsi delle barche a quella che è la difesa
della propria terra. Insomma: “Non andiamo verso gli stranieri che portano una
civiltà, usano dei metodi, dei sistemi che non sono i nostri, di popolazione
primitiva, ma sostanzialmente serena. Congiungiamoci, invece, con la foresta,
che è il luogo dove sono vissuti i nostri antenati e dove vivranno anche i
nostri figli”. Ecco, questo è il significato di difesa della propria terra. E
potrebbe essere questo anche un elemento che lega il film sui
Maya a certe situazioni di paura che può avere oggi il popolo americano,
che forse si sente un po’ circondato. E’ un tema, volendo, anche di attualità.
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In Italia l’uscita del film ha
innescato accese polemiche dopo che la commissione di revisione cinematografica
ha deciso che Apocalypto
è un “film per tutti”, in controtendenza rispetto alla scelta fatta negli USA e
in molti Paesi europei, dove la visione è vietata ai minori, o almeno ai ragazzi
con meno di 14 anni. Su questo aspetto della vicenda, Alessandro Gisotti ha
chiesto un commento ad Andrea Piersanti, presidente
dell’Istituto Luce:
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R. – Il problema nel nostro Paese è che il meccanismo
della censura è sbagliato. Ha creato un paradosso giuridico per
cui il controllore e il controllato sono la stessa istituzione. Lo abbiamo
visto in queste ore, il ministro dei Beni culturali che nomina e supervisiona
l’attività della Commissione di censura, ha stigmatizzato la decisione di una commissione
che dipende da lui. Una proposta, la più semplice in assoluto è che i giudizi
di rating, cioè accessibilità dei film alle varie fasce generazionali, debba essere
lasciata all’associazione dei produttori dei film e il controllo sulla
congruità di questi giudizi invece deve stare agli organi dello Stato.
D. – Pensando alle polemiche scatenate dal
questo film, “Apocalypto”, si potrebbe fare
anche una riflessione su come si sia innalzata la soglia di violenza nella
televisione e nei videoclip e anche nei videogiochi?
R. – Il fenomeno dei videogame è un fenomeno nuovo e lì,
sicuramente, si può parlare di un’escalation di contenuti a carattere violento.
Per quanto riguarda cinema e televisione invece, purtroppo il fenomeno è
antico. E’ nuovo un nuovo atteggiamento di tipo sociologico. Nuovo fenomeno è
l’abbandono da parte delle famiglie. Le famiglie sempre di più lasciano soli i
propri figli o al cinema o davanti alla televisione, in modo particolare al
cinema dove il rating attuale di censura non prevede, come invece succede in
America, il fatto che i bambini, i minori che vanno a vedere certi film, devono
essere accompagnati dai genitori. Noi genitori abbandoniamo i nostri figli
davanti allo schermo, non li aiutiamo a decodificare, a capire che cosa stanno
vedendo e quindi il fenomeno cresce nella misura in cui viene
percepito dai giovani.
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IN UN
PAESE DEL BERGAMASCO SCOMPARE LA CROCE
DAL PROGETTO DI UN
CIMITERO
- Intervista con Paolo Bustaffa -
La giunta comunale di Arcene,
paese di circa 4 mila abitanti in provincia di Bergamo, ha inserito nel
progetto di sistemazione del locale cimitero un “famedio”, la struttura dove viene deposta la bara prima della tumulazione, senza alcuna
croce ma con simboli quali un cerchio, un quadrato e un triangolo. Una
struttura a base ottagonale, coperta in rame, sostenuta da pilastri di cemento
e chiusa lateralmente da vetrate. “Ho chiesto che i vetri fossero decorati da
una croce”, racconta il parroco don Tino Zanchi, ma
il sindaco Michele Luccicano spiega che “alla fine, sono stati scelti simboli
non ricollegabili esclusivamente alla religione cristiana, nel rispetto di ogni
fede”. Non si discute invece delle tombe, dove “ciascuno si regola come vuole”.
Su questo controverso provvedimento, al centro di polemiche per la rimozione di
un simbolo religioso, Luca Collodi ha raccolto una riflessione di Paolo Bustaffa, direttore del SIR, il Servizio di Informazione
Religiosa della Conferenza episcopale italiana:
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R. – Qui siamo ancora in quella serie di manifestazioni,
che ormai da tempo registriamo, sulla rimozione dei simboli e dei segni
religiosi, dei simboli e segni cristiani nel nostro caso. Certo, andrebbe
capito fino in fondo quale sia la motivazione che
porta un Consiglio comunale a prendere una decisione o a proporre una decisione
di questo genere. Ci ricordiamo tutti che poco prima di Natale era scoppiato il caso nelle scuole dell’Alto Adige, a
Bolzano, dove le maestre discutevano se far cantare ai bambini i canti
natalizi, perché avrebbero offeso i piccoli di altre religioni. Poi scoprimmo
che non erano i musulmani a chiedere di non cantare, ma erano le stesse
maestre. Ho l’impressione che anche in questo paese del bergamasco
stia accadendo la stessa cosa. Le altre religioni hanno un rispetto reciproco
che non le porta a chiedere l’eliminazione del simbolo
religioso. Non è così quello che noi intendiamo il dialogo interreligioso e infatti abbiamo testimonianze di segno diverso. E’ un po’
triste, effettivamente, arrivare a chiedere la rimozione del simbolo cristiano
e, in particolare, della croce in un cimitero. Di questo passo, probabilmente,
anche
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5 gennaio 2007
Il cardinale Tarcisio Bertone ha PRESIEDUTO ieri i
festeggiamenti
per i 9 secoli del duomo di casale Monferrato: un
esempio attuale –
ha detto il porporato - per la storia religiosa e
civile dell’antico borgo medioevale
ALESSANDRIA. = Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario
di Stato vaticano, ha presieduto ieri sera a Casale Monferrato, in Piemonte, il
momento culminante delle celebrazioni per i 900 anni della Cattedrale di
Sant’Evasio, consacrata proprio il 4 gennaio 1107 da Papa Pasquale II. Dopo un
incontro con gli anziani del Centro Buzzi, il porporato è stato ricevuto presso
il palazzo comunale dalle autorità cittadine ricevendo quindi l’omaggio della
città. Alle 18 ha poi presieduto il solenne Pontificale in cattedrale assieme
al vescovo di Casale Monferrato, mons. Germano Zacchero.
A concelebrare l’Eucaristia c’erano anche il vescovo
emerito di Roraima, in Brasile, mons. Aldo Mangiano,
il vescovo di Mondovì mons. Luciano Pacomio e il vescovo di Ivrea, mons. Arrigo Miglio: tutti casalesi. “Questo antico borgo medioevale ha fatto tanto
per far crescere la cittadinanza evangelica e civile – ha affermato il
cardinale Bertone a margine della celebrazione – e lo ha sempre fatto in
perfetta collaborazione e quindi in una concezione di sana laicità. Mi sembra
un’esperienza che ci può aiutare anche oggi. Tornare qui in Piemonte è tornare
alle mie radici ed è anche – ha aggiunto – essere vicino a
Vercelli che è stata la mia prima diocesi. L’augurio per questo nuovo anno – ha
quindi sottolineato il porporato – è che ci sia più dedizione e capacità di
donare parte del proprio tempo, del proprio talento e delle proprie capacità a
favore degli altri. Occorre vincere l’egoismo e trasformare la nostra società
in una società di uomini liberi e solidali”. (E. B.)
il clima di collaborazione fra cristiani e musulmani,
instauratosi
a Mindanao,
nelle filippine, In occasione dei festeggiamenti
per la fine del ramadan e del natale alimenta le
speranze per un accordo
di pace tra separatisti ed esercito regolare. Intanto
c’è preoccupazione
per la sorte
di un sacerdote cattolico scomparso da giorni
MANILA. = Durante le recenti festività religiose
sull’isola di Mindanao, nelle Filippine, le comunità
di cristiani e musulmani hanno collaborato con le autorità locali per
promuovere l’aiuto reciproco, generando un clima di fraternità tra tutti i
cittadini. “Volontari musulmani hanno
dato una mano durante la Festa di Ognissanti ed il periodo natalizio, questo –
ha affermato all’agenzia AsiaNews, Pedro B. Acharon Jr, sindaco di General Santos City - ha creato un clima di pace ed amicizia tra
tutti”. Dal canto suo, Raja Muda Alimudin
Hassan, un leader religioso musulmano, ha
sottolineato che la comunità cristiana ha partecipato nello scorso ottobre alle
celebrazioni per l’Eid’l Fitr, la festa che segna la fine del Ramadan. I fedeli
cristiani hanno fornito inoltre servizi medici gratuiti ad i membri di entrambe le comunità.
Questo clima di collaborazione ha spinto leader cattolici e musulmani ad
impegnarsi per promuovere ulteriormente la fratellanza e la comprensione
reciproca come via per arrivare alla pace. L’isola di Mindanao
è tormentata da oltre 40 anni dalle ostilità tra l’esercito regolare ed il
MILF, il Moro Islamic Liberation
Front, un gruppo di guerriglieri musulmani che combatte per ottenere
l’autonomia della regione, a maggioranza musulmana. Anche se negli ultimi due
anni gli scontri sono diminuiti e si sono avviate le trattative di pace, da
alcuni mesi queste si sono fermate. L’arcivescovo Orlando B. Quevedo, OMI di Cotabato City,
capoluogo dell’isola di Mindanao, ha affermato che tutti
condividono il desiderio che nella regione regni finalmente la pace. “Ci sono
ancora molti ostacoli da superare, prima di arrivare alla firma dell’agognato
accordo di pace” ha dichiarato l’arcivescovo. “Ma facendo sacrifici e con le
prevalenti buone intenzioni da entrambe le parti – ha aggiunto - preghiamo che
il Signore ci faccia dono della firma di un accordo di pace, che sarebbe per la
gente di Mindanao il regalo più gradito per il 2007”.
In questo quadro cresce però la preoccupazione per la
sorte di padre Lucio Bola, missionario scalabriniano scomparso dal 31 dicembre da Mindanao. Secondo il racconto di una familiare il religioso
quel giorno è uscito per andare a benedire una casa, ma non è più tornato. La
polizia prosegue le indagini. Al momento non ci sono prove che si tratti di un
sequestro. (E. B.)
L’ARCIDIOCESI DI COLONIA HA INDETTO IL 2007 ANNO DEL
MATRIMONIO
E DELLA FAMIGLIA. AL VIA DIVERSI EVENTI GRAZIE AD UN
FONDO
DI 7 MILIONI
DI EURO
BERLINO. = Più coraggio per promuovere matrimonio e famiglia.
Questo l’appello dell’arcivescovo di Colonia, cardinale Joachim
Meisner, che ieri, ha indetto il 2007 “anno del
matrimonio e della famiglia” per l'arcidiocesi. “I padri, le madri e i figli
hanno bisogno di più sostegno e orientamento”, ha dichiarato il porporato, anticipando
che “matrimonio e famiglia saranno al centro di numerosi eventi e progetti
ecclesiastici”. Secondo quanto riporta l’agenzia Sir
l’arcidiocesi ha istituito un “fondo per il matrimonio e la famiglia” di 7
milioni di euro. Con gli interessi ottenuti dall’investimento, circa 300 mila
euro annui, saranno finanziati progetti innovativi per la famiglia e per la
tutela della vita. “Con il nostro programma annuale intendiamo incoraggiare i
giovani a sposarsi e le giovani coppie ad avere figli”, ha spiegato il
direttore della pastorale familiare, Robert Kleine. Tra le iniziative celebrazioni per i fidanzati il
giorno di S. Valentino e a maggio un grande pellegrinaggio per le famiglie a
Bad Münstereifel. Per la solennità dell’Ascensione, una
giornata "Padri-figli" in alternativa alla
giornata del papà. L'arcidiocesi ha inoltre allestito un sito ad hoc sul tema, www.Familie-vor-ort.de, che intende offrire
spunti per le comunità parrocchiali. (E. B.)
PARTE
OGGI “ÈFAMIGLIA”, L’INSERTO DEL VENERDI’ DI AVVENIRE
CHE
PONE L’ACCENTO SULLA CENTRALITA’ DEL NUCLEO FAMILIARE
MILANO.=
Si chiama “Èfamiglia” il nuovo inserto del quotidiano
Avvenire che da oggi accompagnerà l’edizione del venerdì. Dopo “Popotus”, “Èlavoro”, “Non profit”, che da qualche tempo affiancano la copia del
giornale, si dà il benvenuto all’ultimo inserto a tema. Già presente sul
portale on line, “Èfamiglia” nasce per “aiutare i
lettori a pensare in termini sempre più pertinenti e incalzanti la questione
del nucleo famigliare, le chance e le risorse che lo connotano, come pure le
inadempienze e le minacce che oggi l’affliggono”. Una iniziativa
importante che vuole abbattere le difficoltà che oggi ostacolano il pensare e
ragionare insieme. Specialmente se si considera che “pensare è il primo passo
che rende possibile una storia diversa” – come riporta, in un trafiletto, lo
stesso quotidiano. (A.D.F.)
IL
CARDINALE CRESCENZIO SEPE CONSEGNA MIGLIAIA DI EURO ALL’OSPEDALE
PAUSILLIPON
DI NAPOLI, PER LA RISTRUTTURAZIONE E L’AMMODERNAMENTO
DELLE
STRUTTURE
NAPOLI. = Saranno consegnati oggi all’ospedale pediatrico Pausillipon di Napoli i 300 mila euro raccolti tra offerte
in denaro alla Caritas diocesana e vendita dei doni all’asta promossa
dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe,
lo scorso 14 dicembre. Per l’occasione – riporta l’agenzia Sir
- il cardinale Sepe visiterà il reparto che sarà
ristrutturato e attrezzato grazie alla somma raccolta e, poi, incontrerà le
autorità, il personale medico e paramedico e 25 piccoli pazienti non obbligati
al ricovero in reparto. Dopo uno spettacolo di marionette per i piccoli
degenti, il cardinale, accompagnato da tre attori che impersonano i Re Magi,
consegnerà un dono ad ogni bambino ed anche al piccolo Antonio costretto a
letto nel reparto Trapianti. Infine, il cardinale Sepe
benedirà i nuovi locali del day hospital. Un’altra parte della cifra raccolta
sarà devoluta dal cardinale ai bimbi sieropositivi della Thailandia. (E. B.)
L’AFRICA TRA LE PRIORITÀ DI Margaret Chan, CHE IERI
HA ASSUNTO L’INCARICO
DI DIRETTORE GENERALE DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE
DELLA SANITÀ
GINEVRA. = “Il miglioramento della salute della gente in
Africa e in particolare delle donne sarà l’indicatore chiave
della qualità del nostro lavoro”. E’ quanto affermato da Margaret
Chan, che ieri ha assunto ufficialmente l’incarico di
direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). E’ la prima
volta che la Repubblica Popolare Cinese accede alla direzione di una delle
maggiori organizzazioni dell’ONU. Ex-responsabile
all’OMS della campagna contro l’epidemia d’influenza aviaria e già assistente
del direttore generale per le malattie trasmissibili, la Chan
succede fino al giugno 2012 al sud coreano Lee Jong-wook, morto nel maggio 2006 per un ictus. La Chan, che è la seconda donna a guidare l’OMS dopo la
norvegese Gro Harlem Brundtland, è stata anche direttrice del dipartimento della
sanità di Hong Kong per molti anni, affrontando anche l’influenza aviaria del
1997 e la polmonite atipica (SARS) del 2003. La nomina di Margaret
Chan fu approvata nel novembre scorso dai 193 Paesi
dell’OMS riuniti in Assemblea
straordinaria. Il nuovo direttore è stato designato dai 34 membri
del consiglio esecutivo dell’agenzia delle Nazioni Unite a scapito dei
candidati presentati da Kuwait, Spagna, Messico e Giappone. L’OMS è dotata di
un budget biennale
di 3,3 miliardi di dollari e deve affrontare considerevoli sfide, tra cui
soprattutto la lotta all’AIDS, alla tubercolosi e all’obesità, l’eliminazione
della poliomielite, i preparativi per far fronte ad una pandemia di influenza e
l’accesso ai farmaci essenziali dei Paesi in via di sviluppo. (E. B.)
AL CARDINALE RENATO MARTINO, UN PRESTIGIOSO RICONOSCIMENTO
DELLA
“AGEING SOCIETY - OSSERVATORIO DELLA TERZA ETÀ”
SARA’
ASSEGNATO IL PROSSIMO 12 GENNAIO NELLA SALA DELLE COLONNE
DELLA
CAMERA DEI DEPUTATI IN ROMA
- A
cura di Paolo Scappucci -
ROMA. = “Per gli alti meriti conseguiti nell’esercizio del
Suo ministero, come propugnatore dei valori di giustizia e di pace nei quali si
riconosce la
maggior parte delle persone anziane” rappresentate dalla “AGEING SOCIETY –
Osservatorio della Terza Età”, al cardinale Renato Raffaele Martino, presidente
del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il 12 gennaio prossimo
alle 16, nella Sala delle Colonne della Camera dei Deputati in Roma, sarà
conferito il Premio speciale della Giuria dell’International Life Award. Il prestigioso riconoscimento, deciso all’unanimità
dalla Commissione internazionale del Premio, viene annualmente
assegnato a “quelle personalità del mondo delle Istituzioni, della Scienza,
della Comunicazione scientifica o divulgativa e della Società civile o del
Volontariato, che abbiano concorso, con il loro impegno e la loro opera, a
migliorare la qualità della vita in ogni fascia di età o abbiano testimoniato
l’importanza dei valori di solidarietà e di sussidiarietà fondamentali per
offrire, anche ai più deboli e ai più fragili, un’esistenza adeguata e
rispettosa della dignità umana”. Fino ad oggi, sono stati insigniti del Trofeo Life, fra gli altri: Giovanni Paolo II,
gli scienziati Christian Barnard,
Zaki Shafira e Rita Levi Montalcini, oltre ad istituzioni come l’Organizzazione
Mondiale della Sanità e varie Agenzie ONU. La “AGEING SOCIETY – Osservatorio
della Terza Età” è un’associazione non-profit di promozione sociale per ricerche ed iniziative
a tutela della salute e per il miglioramento della qualità della vita della
terza e quarta età.
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5 gennaio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In Iraq, fonti governative hanno confermato che le
condanne capitali dei due stretti collaboratori di Saddam Hussein, il
fratellastro ed un ex giudice, saranno probabilmente eseguite
domenica prossima. Il presidente egiziano, Hosni
Mubaraq, ha definito intanto “inaccettabile, barbara e disgustosa” l’esecuzione dell’ex rais.
Sull’uccisione di Saddam Hussein si è espresso anche il capo della Casa Bianca,
George Bush. Il nostro servizio:
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Il capo di Stato americano ha nuovamente commentato
l’esecuzione dell’ex presidente iracheno ribadendo che si è trattato di un
processo giusto. Ma le modalità – ha aggiunto ieri Bush,
durante una telefonata con il premier iracheno Nouri
al Maliki – sono state poco dignitose. Il presidente
statunitense ha anche confermato che la prossima settimana sarà annunciata la
nuova strategia americana nel Paese arabo. In attesa
di questo annuncio, i media statunitensi anticipano che saranno sostituiti il comandante
delle truppe nello Stato del Golfo e il numero uno del comando centrale del
Pentagono. In Iraq,
intanto, il Patriarcato della Chiesa caldea ha
trasferito il seminario maggiore e l’unica facoltà teologica cristiana da
Baghdad ad Ankawa, vicino ad Erbil,
nel nord dell’Iraq. Sulle motivazioni di questa decisione ascoltiamo, al
microfono di Massimiliano Menichetti, il Patriarca di
Babilonia dei Caldei, Emmanuel III Delly:
“Abbiamo pensato da molto tempo a questa ipotesi. E’
necessario che i seminaristi stiano in un posto più tranquillo affinché possano
studiare meglio; molti cristiani vivono lì e il vescovo ha messo a disposizione
il vescovado e ha detto: “Possono venire qui perché a
Baghdad la situazione non è tranquilla. Appena a Baghdad sarà ristabilita la
calma, torneranno nella capitale”. E’ il posto più sicuro: non ci sono tutti i
problemi e i disagi presenti a Baghdad, a Bassora, a Mossul
... Lì non ci sono queste cose. E’ meglio scegliere un posto più tranquillo
affinché possano studiare e continuare la loro formazione sacerdotale”.
La situazione in Iraq, soprattutto nella capitale, si
conferma dunque drammatica. Anche oggi si registrano nuove violenze: quattro
soldati iracheni e un militare statunitense sono stati uccisi in due distinti
attacchi compiuti da ribelli a Tikrit, nei pressi del
paese natale di Saddam Hussein, e a Baghdad. A Bassora, infine, sono stati
sequestrati un cittadino straniero, probabilmente un americano, e due interpreti.
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“Cambieremo
la direzione degli Stati Uniti”. C’è un chiaro riferimento alla politica di Bush in Iraq nella promessa lanciata da Nancy Pelosi, da
ieri prima donna alla guida della Camera dei Deputati americana, nel giorno che
ha fatto segnare il ritorno alla maggioranza dei Democratici, che controllano
anche il Senato. Dagli Stati Uniti Paolo Mastrolilli:
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L’ex partito di opposizione ha ora la maggioranza in
entrambe le aule e questo obbligherà il presidente Bush
a cercare dei compromessi.
Da New York, per
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Nei Territori Palestinesi, il presidente Abu Mazen ed il primo ministro Ismail Haniye hanno stipulato una
nuova tregua. I due leader hanno concordato sulla necessità del “dialogo e sul
ritorno al negoziato per la formazione di un governo di unità nazionale”. La nuova intesa giunge dopo gli scontri tra
uomini di Fatah e Hamas costati ieri la vita a 6
persone.
Spostiamoci in Spagna, dove
proseguono le indagini sull’attentato di sabato scorso all’aeroporto di Madrid,
rivendicato dall’organizzazione separatista basca. La polizia basca ha rinvenuto
intanto, questa mattina, uno zaino con oltre 30 chili di esplosivo nella stessa
zona dove ieri era stato trovato un quantitativo di tritolo. Secondo gli
investigatori, l’ETA ha rafforzato la propria capacità prima e dopo l’annuncio
della tregua, proclamata lo scorso 22 marzo. Il servizio di padre Ignacio Arregui:
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Le ultime scoperte di esplosivi in territorio spagnolo
dimostrano che giorni prima dell’attentato di Madrid, l’ETA aveva
ormai previsto la fine della tregua con un intervento armato. La bomba
di circa cento chili, quasi pronta per il suo utilizzo, scoperta ieri dalla
polizia, ha incrementato la preoccupazione sulla mobilità dell’ETA sia in
Francia sia in Spagna. In queste condizioni, è chiaro che dell’imminente
processo di pace non resta più niente e che un nuovo tentativo per la soluzione
negoziata del problema della violenza avrà tempi lunghi. Sul piano politico,
sono due le iniziative per i prossimi giorni: un incontro esplorativo del
ministro dell’Interno con i portavoce dei gruppi parlamentari, e poi
l’intervento di José Luís Rodríguez
Zapatero alla Camera Bassa, o Congresso, per rendere conto di quanto accaduto
con il processo di pace e le nuove prospettive di fronte alla violenza. Infine,
è stata rintracciata la macchina, sepolta sotto le macerie del parcheggio distrutto
dall’esplosione all’aeroporto di Madrid con il corpo del secondo cittadino
dell’Ecuador morto nell’attentato.
Da Madrid, Ignazio Arregui per
la Radio Vaticana.
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In Nigeria, sono stati rapiti cinque lavoratori cinesi nel
delta del Niger, la stessa zono dove lo scorso 7
dicembre sono stati sequestrati tre tecnici italiani e un libanese. Ai diversi
appelli per la liberazione degli ostaggi nelle mani dei ribelli del sedicente Movimento per
l’emancipazione del Delta del Niger (MEND), si aggiunge anche quello della
Conferenza episcopale della Basilicata. Il servizio di Antonio Fiscella:
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Il clero lucano fa appello al senso di umanità dei
rapitori perché restituiscano incolumi all’affetto dei loro cari Cosma Russo,
Roberto Dieghi, Francesco Arena
e Imad Abed, in Nigeria
solo per ragioni di lavoro, estranei alle vicende politiche del Paese ospite ed
ormai fortemente provati dopo quasi un mese di prigionia, nel fisico e
nell’animo. Le chiese di Basilicata sono vicine alle famiglie dei quattro
tecnici sequestrati lo scorso 7 dicembre, e ne condividono l’ansia in
particolare assieme ai familiari di Cosma Russo e Roberto Dieghi.
Confermata dal presidente della Conferenza episcopale di Basilicata, mons.
Agostino Superbo, una giornata di solidarietà nella preghiera, il 6 gennaio,
Epifania del Signore:
“Per noi è una giornata in cui si fanno i doni: chissà se
avremo questo dono di avere la libertà dei nostri fratelli, dei nostri amici.
Chiunque sia, il Signore parla alla coscienza di tutti quanti perché il Signore
è Signore di tutti; è nostro Signore, Padre di tutti quanti, ama tutti e quindi
noi speriamo che possano essere tutti illuminati, speriamo possano essere
illuminati a sentimenti di solidarietà, di pace, di rispetto per la dignità,
della libertà dell’uomo e, soprattutto, di chi si allontana per portare a casa
un pezzo di pane”.
Da Potenza Antonio Fiscella, per
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Nell’arcipelago
delle Figi resta al comando il capo dell’esercito, Voreqe Bainimarama, autore del
colpo di stato del 5 dicembre. Di ieri, la sua investitura a primo ministro,
dopo aver restituito i poteri al presidente Iloilo.
Il golpe era stato condannato dalla comunità internazionale e aveva provocato
la sospensione delle Figi dal Commonwealth.
Il numero due di
Al Qaeda, Ayman al Zawahri,
ha invitato, in un messaggio audio diffuso su Internet, gli integralisti
islamici a lanciare una campagna di attacchi suicidi e imboscate contro le
forze etiopiche in Somalia. Il ministro degli Esteri etiopico, Seyum Mesfin, ha assicurato
intanto che l’Etiopia si ritirerà al più presto dalla Somalia
e ha sollecitato il dispiegamento di forze dell’Unione Africana.
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