RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 2 - Testo della
trasmissione di martedì 2 gennaio 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Sudan: la cattedrale di Khartoum attaccata con bombe
lacrimogene dalla polizia sudanese
Nel primo giorno del 2007, nuovi sbarchi di immigrati
irregolari sulle coste italiane e spagnole
Iraq: 12 mila i civili morti nel 2006. Choc per un nuovo video sull’esecuzione di Saddam
Il presidente brasiliano Lula
giura per il suo secondo mandato promettendo di continuare la lotta contro la povertà
2 gennaio 2007
ACCOLTO
CON GIOIA DALLA COMUNITA’ CRISTIANA DELLA TERRA SANTA
IL
NUOVO APPELLO DI PACE LANCIATO IERI DA BENEDETTO XVI
-
Intervista con padre Pierbattista Pizzaballa
-
“Dinanzi alle situazioni di ingiustizia e di violenza” che
continuano a imperversare nel mondo, oggi più che mai è “necessario operare
insieme per la pace”: è l’appello lanciato ieri da Benedetto XVI nella Basilica
di San Pietro durante
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R. – Non possiamo che condividere e ringraziare
innanzitutto il Papa per questo suo interesse sempre molto vicino, molto
concreto, per chiamare tutti a questa realtà che veramente sta logorando e lacerando
la vita di tutte le persone.
D. – “Un accordo di pace - ha detto il Papa - per essere
durevole deve poggiare sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni
persona…”
R. – Questa è un’affermazione molto importante,
soprattutto qui in Medio Oriente, in Terra Santa, dove molto spesso si parla di confini, di
spazi, di territori, ecc., e si mettono in secondo piano, magari
involontariamente, le persone. Se pensassimo innanzitutto al bisogno della
persona, della singola persona, forse le soluzioni sarebbero più vicine.
D. – Dove in Terra Santa vengono
maggiormente violati questi diritti delle persone?
R. – Questo conflitto coinvolge la vita di tutte le
persone, israeliani e palestinesi. Naturalmente c’è chi sta peggio: i
palestinesi, è oggettivo questo, soffrono più di tutti gli altri a causa della
situazione economica, delle divisioni interne, della mancanza di uno Stato. Ma
la violenza colpisce anche gli israeliani in maniera indiretta: è una
situazione che logora veramente la vita di quasi tutte le famiglie di questo
Paese.
D. – Il 2007 può essere l’anno della ripresa del processo
di pace in Terra Santa?
R. – Noi ci auguriamo di sì. Recentemente, poco prima di
Natale, il presidente Abu Mazen
e il premier israeliano Olmert si sono incontrati e
anche se i risultati non sono stati straordinari, già in sé il fatto che si
siano incontrati è positivo. C’è un nuovo clima, una nuova atmosfera molto
timida, ancora molto precaria che speriamo nel 2007 venga
incoraggiata.
D. -
… e quindi le prospettive per il dialogo interpalestinese e israelo-palestinese …
R. – Prospettive… ma veramente con molto realismo non
bisogna esagerare con gli entusiasmi e nemmeno fare i disfattisti. E’ una
situazione molto instabile e molto incerta. Dobbiamo davvero insistere molto,
soprattutto i leader di tutte le fazioni devono molto lavorare per diffondere
in tutti i gruppi un atteggiamento più moderato e più costruttivo di quanto stia accadendo ora.
D.- “Cristo - ha detto il Papa - è la nostra pace, è Lui
il grande pacificatore dell’umanità venuto ad abbattere il muro di separazione
che divide gli uomini e i popoli…”
R. – Sì, per noi cristiani, dire questo ad ebrei e
musulmani, qui è veramente difficile.
Siamo pochi … però è l’unica testimonianza che
possiamo dare a Cristo e testimoniare con la nostra presenza, la nostra
appartenenza a Cristo e soprattutto dimostrandolo con uno stile di vita diverso
e sempre aperto e libero nei confronti di tutti. L’unica cosa che possiamo fare
sono piccoli ponti, piccolissimi, però sempre necessari.
D. – Come la comunità cristiana ha vissuto queste
festività natalizie?
R. – Quest’anno le festività sono state in tono abbastanza
dimesso soprattutto a causa della mancanza di pellegrini: erano pochissimi i
pellegrini, cioè, qualcuno c’era, non voglio fare anche qui il disfattista ma
molto meno rispetto agli anni passati.
Al di là di questo però, Natale è sempre Natale e il clima era sereno
tra tutti.
D. – Vuole lanciare un appello dai microfoni della Radio
Vaticana?
R. – La mia preghiera è che soprattutto i leader, tutti i
leader israeliani e palestinesi, ma anche i leader religiosi, sappiano con
coraggio aiutare tutte le popolazioni a guardare avanti con un atteggiamento
più positivo e più di fiducia nei confronti dell’altro: non bisogna mai stancarsi
di cercare l’altro!
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In India, Sua Beatitudine Cyril
Mar Baselios Malancharuvil,
arcivescovo maggiore di Trivandrum dei siro-malankaresi, con il consenso del Sinodo dei Vescovi e
dopo aver consultato
Mons. Joshuah
Mar Ignathios è nato a Kizhakketheruvu
nell’arcieparchia di Trivandrum
il 24 maggio 1950. E’ stato ordinato sacerdote il 2 aprile 1978. Giovanni Paolo
II il 15 aprile 1998 lo ha nominato vescovo ausiliare di Trivandrum
dei siro-malankaresi, attribuendogli la sede titolare
di Nigizubi. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il
29 giugno 1998.
L’eparchia di Mavelikara si estende principalmente nella parte nord ovest
dell’attuale arcieparchia di Trivandrum,
nello Stato indiano del Kerala. Ha 30.825 fedeli di
rito siro-malankarese cattolico su una popolazione di
circa 3 milioni di abitanti, di cui 269 mila malankaresi
non cattolici e 598 mila appartenenti ad altre confessioni cristiane.
Le parrocchie sono 92, i sacerdoti diocesani nativi 63,
religiosi sacerdoti 12, religiosi fratelli 3 e suore 102. Esistono inoltre 34
Istituti di educazione e 4 di carità. La Cattedrale della nuova eparchia è
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano – “Ogni persona di buona volontà,
un ‘canale di pace’”: Benedetto
XVI all’inizio del nuovo anno auspica che la Comunità internazionale congiunga
gli sforzi perché si costruisca un mondo in cui i diritti dell’uomo siano da
tutti rispettati.
Servizio estero - In evidenza l’Iraq con un
articolo dal titolo: “La spettacolarizzazione delle
pena di morte espressione di una ‘ubris’ politica”;
le immagini della fine di Saddam Hussein.
Servizio culturale - Per la rubrica “Incontri”, lo
storico Paolo Siniscalco intervistato da Mario Spinelli.
Per l’“Osservatore libri” un articolo di Francesco
Licinio Galati dal titolo “Una vita passata ad
indagare lungo il confine tra i diversi saperi”: “La mistica e l’anima russa”
di Pavel A. Florenskij,
sacerdote-scienziato fucilato da sovietici.
Servizio italiano - In primo piano il discorso di fine
anno del Presidente della Repubblica.
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2 gennaio 2007
LIBERTA’
DI STAMPA NEL MONDO: UN BILANCIO SEMPRE PIU’ ROSSO.
CENTINAIA I
GIORNALISTI ED OPERATORI DEI MEDIA
UCCISI,
RAPITI, ARRESTATI, CENSURATI
- Intervista
con Mimmo Cándito -
Tra gli anni più sanguinosi
per gli operatori dei media, il 2006, secondo
l’associazione internazionale “Reporter senza frontiere” ha registrato la morte
di 81 giornalisti e di 32 persone dei loro staff e l’arresto di altri 871,
oltre a 1472 casi di aggressione o minacce, 56 rapimenti e 912 testate
censurate, tutto ciò è accaduto in 21 Paesi svolgendo il proprio lavoro o
esprimendo le proprie opinioni. Un bilancio ancora più rosso, secondo
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R. – Ormai, le guerre non sono
più quelle di una volta, con un fronte che divide nettamente due campi di
battaglia, ma le guerre ormai stanno all’interno delle società civili, quindi
sicuramente i giornalisti che muoiono sono vittime di un processo di
acquisizione della centralità dell’informazione nelle forme di sviluppo della
società contemporanea.
D. – Giornalisti perseguitati
non solo in Paesi in guerra, ma anche in Europa: quattro di loro hanno perso la
vita in Russia, tra cui la nota Anna Politovskaya; ma ci sono segnali inquietanti pure in altri
Paesi come l’Italia, dove l’identità del giornalista è messa a dura prova nella
sua autonomia dai poteri economici e politici ...
R. – Si ha sempre
l’impressione che quando si tocca questo argomento, in
qualche modo si faccia una battaglia di tipo corporativo, cioè che si vogliano
difendere non so quali privilegi che possano esserci all’interno di questo
lavoro. In realtà, come lei stessa accennava, tutti – credo
– siamo consapevoli in una società democratica che il ruolo dell’informazione
del giornalismo è fondamentale per un sano sviluppo di questa società. Ora,
quanto più si tenda a limitare l’intervento del
giornalismo nel suo compito di esternazione, di verifica della realtà e di
denuncia dei poteri, quando essi non rispettano le regole della legittimità
democratica e della legittimità giuridica, tanto più si fa riferimento ad un
problema generale delle società democratiche che in questo momento sono, evidentemente,
in crisi dappertutto, non soltanto in Italia o in altri Paesi, perché appare evidente
che questi sistemi democratici oggi abbiano qualche difficoltà ad esprimere compiutamente
quel processo di rappresentanza legittima del consenso che l’opinione pubblica
esprime verso le istituzioni. Ecco: all’interno di questo processo di crisi,
non v’è dubbio che l’informazione, la stampa e il giornalismo in generale ha
avuto ed ha il compito, di attivare processi cognitivi, perché ci rendiamo
conto che oggi tutto quello che noi diciamo come nostra conoscenza passa al 90
per cento all’interno dei mezzi di comunicazione di massa. Ecco, allora si
capisce bene come la difesa della possibilità di svolgere ancora questo ruolo
non sia affatto un problema di ordine corporativo, ma investa l’interesse
stesso di tutta la società.
D. – C’è un nuovo fronte
aperto contro la libertà di stampa, quello su Internet: secondo un Rapporto del
“Comitato per la tutela dei giornalisti” di New York, un giornalista arrestato
su tre lavora in Rete, un mezzo che fa paura ai regimi autoritari …
R. – Certo, perché si ha
l’impressione – in realtà, è ancora soltanto una impressione
e non una certezza consolidata – che all’interno della Rete si possa sfuggire a
quel controllo censorio che i regimi autoritari possono applicare più
liberamente, più facilmente sui mezzi di comunicazione di massa tradizionali,
siano radio, televisione, giornali. Per esempio in Cina, noi sappiamo quanto
alcuni motori di ricerca – Google, per esempio – abbiano
ceduto alle pressioni del governo cinese inserendo dei filtri che impediscono
che i fruitori dei servizi di Rete, i navigatori possano accedere ad alcune
parole chiave, ad esempio “democrazia”. Questo lascia capire che il fronte
della lotta che i giornalisti stanno conducendo in ogni parte del mondo, vale
quale che sia il mezzo di comunicazione di massa
proprio perché gli strumenti tecnologici che potenzialmente darebbero maggiori
possibilità di sviluppo dell’esercizio della libertà d’espressione, nello
stesso tempo possano diventare strumento di un maggiore e sofisticato controllo
su questa libertà.
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IMPEGNO
UMANO E FINANZIARIO DELLA CARITAS ITALIANA
DIETRO
LA RIPRESA POST-TSUNAMI NEL SUD-EST ASIATICO:
A DUE
ANNI DI DISTANZA DALLA CATASTROFE, DECINE DI MIGLIAIA DI
PERSONE
ASSISTITE
E PROGETTI DI RICOSTRUZIONE IN ATTO
-
Intervista con don Vittorio Nozza -
L’onda devastatrice si è
ritirata, ma non quella della solidarietà : 24 mesi
dopo i terribili giorni dello tsunami del
sudest asiatico, la rete attivata dalla Caritas italiana ha ottenuto risultati
importanti: 700 mila persone sostenute con aiuti d'urgenza, 11.500 alloggi temporanei
allestiti, 19 mila abitazioni ricostruite e altre 12 mila quasi ultimate, 6
mila imbarcazioni donate ai pescatori. Tra le fasce più deboli, hanno
beneficiato di aiuti oltre 50 mila tra bambini, anziani e disabili, mentre
assistenza psicologica è stata fornita a più di 26 mila persone. L’attività di
formazione professionale ha riguardato 15 mila giovani, mentre uno specifico
iter formativo ha coinvolto anche 36 mila animatori di comunità. Don Vittorio Nozza,
direttore di Caritas Italia, ha fatto il punto della situazione al microfono di
Eliana Astorri:
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R. – Il primo dato è l’ampia generosità che nell’arco del
primo anno, tantissime persone hanno messo a disposizione della Caritas
italiana ben 32 milioni di euro. Questo ci ha permesso di stare dentro sia alla
prima fase, quella di emergenza immediata con il sostegno alle popolazioni fortemente colpite, per andare poi a partecipare in maniera
molto intensa alla seconda fase, quella della ricostruzione e della messa a
disposizione degli strumenti di lavoro, in modo particolare barche e reti, che
hanno permesso – tutte queste azioni – di riattivare l’attività lavorativa di
queste popolazioni. Stiamo in pratica concludendo questa seconda fase e siamo
entrati nella terza fase, quella più legata allo sviluppo. Finora abbiamo
impegnato 22 milioni di euro, ci restano a disposizione per la terza fase ben
10 milioni di euro.
D. – Don Vittorio, noi vediamo questi Paesi – l’Indonesia,
la Thailandia, le Maldive – come posti di vacanza: pensiamo alle spiagge e alle
palme ... Questa tragedia, invece, è stato anche un
modo per far conoscere questi Paesi e la povertà di questi Paesi ...
R. – Solitamente, si colgono questi territori per il
momento di svago. Questa grande tragedia, ma già anche progetti precedentemente
assunti all’interno di questi territori ci hanno portato invece a contatto con
popolazioni a cui mancano le cose più necessarie, a
cui manca soprattutto la possibilità di investire in progetti che li rendano
autonomi, che li rendano capaci di cooperazione e di sviluppo. Ed è soprattutto
ciò su cui noi stiamo investendo in questa terza fase: ci abbiamo
tenuto e ci teniamo a far sì che al di là del momento dell’immediata emergenza
e della fase di ricostruzione e di riabilitazione si stia per un po’ di anni
dentro tutta una serie di molteplici progetti che sanno soprattutto di sviluppo,
perché sono popolazioni estremamente povere.
D. – E questa è la sfida della Caritas, a cominciare dal
2007 ...
R. – Sì. A noi piace molto non mancare nel momento
dell’immediata emergenza, non mancare nella fase di ricostruzione e
riabilitazione, ma soprattutto esserci laddove la vita, sviluppandosi nell’ordinarietà e nella quotidianità, ha bisogno però di
supporti, di costanti accompagnamenti, di ri-progettazione,
di rilancio e di attivazione di tutta una serie di concrete attività, pur
piccole, ma che sono il concreto appoggio su cui queste popolazioni centrano il
loro futuro.
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TANTI
GIOVANI A LOURDES PER FESTEGGIARE IL CAPODANNO
TRA
MUSICA E MOMENTI DI PREGHIERA
-
Intervista con padre Mario Biffi -
Un migliaio di persone, in
prevalenza giovani, ha partecipato alla festa di capodanno organizzata dalla
diocesi di Lourdes nel luogo dove nel 1858 alla pastorella Bernadette apparve la Madonna. Cinque ore di musica pop-rock
con il gruppo Exo,
momenti di preghiera e la Messa di Mezzanotte celebrata dall’arcivescovo Jacques Terrier davanti alla grotta, meta di sei milioni di
pellegrini ogni anno. Il servizio di Antonella Palermo:
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Un’alternativa per festeggiare l’arrivo del nuovo anno,
proponendo ai giovani un divertimento senza alcool e senza droghe, in
un’atmosfera densa di spiritualità. Così La “Discoteca di Dio”, come gli
organizzatori l’hanno definita, ha raccolto fino alle due di notte un migliaio
di giovani dai Pirenei, dalla Germania e anche
dall’Italia. Sentiamo padre Mario Biffi, Oblato di Maria Immacolata, da quattro
anni impegnato nelle attività pastorali del Santuario di Lourdes:
R. - Un messaggio quasi da sogno, giocando un poco sulle
parole che si usano abitualmente per questa circostanza e cioè il famoso rave party, noi abbiamo usato il termine “reve” francese ossia sogno: un sogno di speranza, un sogno
di benedizione. Lourdes non è solo un luogo dove vengono i malati, ma un anche
il luogo di vero incontro, grazie a Maria, con Dio.
D. – Lei è stato testimone di qualche guarigione?
R. – Lourdes non è un luogo dove si cerchi
l’occasione di vedere. Non è questo il luogo dove si viene a cercare una grazia
di un recupero di salute, ma di un recupero di sicurezze. Quindi sì guarigioni
avvengono, se ne sentono e si ascoltano anche delle testimonianze di fatti non
spiegabili, che noi abitualmente chiamiamo miracoli, ma certamente è la gioia
che predomina, quella gioia di incontrare la luce e per re-incontrare la
speranza.
D. – La vita di Bernadette, quello che le è capitato in maniera sorprendente
ed imprevista, che cosa dice ai giorni di oggi?
R. - Per coloro che sono alla ricerca, Bernadette diventa
un esempio di testimonianze. Bernadette non è stata premiata da Dio con le
visioni e le apparizioni della Madonna, ma Bernadette
era attesa alla Grotta da Maria che veniva a portare la luce di Dio.
D. – Si parla spesso della Francia
come Paese sempre più secolarizzato, dove la pratica religiosa sta venendo un
po’ meno. Dal suo punto di vista è reale questa situazione?
R. – Indubbiamente nella gioventù ci sono tanti messaggi
che sono quasi completamente sconosciuti e questo proprio perché non sono stati
raccontati dai padri. Appare, quindi, chiaro che i giovani si trovano digiuni e
ci si dimentica il famoso “Ricorda Israele”:
questo è quello che oggi manca enormemente!
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MEMORIA
LITURGICA DEI SANTI DI CAPPADOCIA, BASILIO E GREGORIO
NAZIANZENO:
VESCOVI
E DOTTORI DELLA CHIESA, SEGNARONO LA STORIA DELLA CHIESA D’ORIENTE
Uomo di azione, l’uno, uomo di
contemplazione, l’altro: e amici come fossero “un’anima sola in due corpi”. E’
la dinamica che segnò la relazione dei due grandi Santi dell’antichità che la
Chiesa ricorda oggi: Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno.
Il loro profilo e l’importanza del loro impegno pastorale e dottrinale, nel
servizio di Alessandro De Carolis.
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A separarli, un solo anno di
età - Basilio nato nel 429, Gregorio nel 430 - e la scarsa distanza geografica
- Cesarea di Cappadocia, l’uno, Nazianzo,
l’altro: circostanze che favorirono il loro incontro sin dall’adolescenza,
sodalizio rinnovatosi più tardi ad Atene durante gli studi. Già a quel tempo il
reciproco rispetto è tanto saldo da far scrivere a Gregorio: “Ci guidava la
stessa ansia di sapere (…) eppure fra noi nessuna invidia, si apprezzava invece
l’emulazione. Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi
permettesse all’altro di esserlo”. Basilio, colto e profondamente cristiano – i
suoi nonni erano
stati dei martiri – rimane affascinato dall’esperienza monastica. Si fa monaco
lui stesso, sebbene avverta un’esigenza in più rispetto all’ideale eremitico:
l’amore assoluto per Dio, sì, ma fondamentale è anche esercitare l’amore per il
prossimo. Su questa base, a soli 28 anni, Basilio fonda un cenobio, scrivendo
le regole della vita in comune che faranno di lui il Benedetto di quest’area
della Chiesa, il padre del monachesimo orientale.
Per carattere, Gregorio è più portato di Basilio alla
solitudine e alla meditazione. Aderisce al cenobio, ma poi se ne distacca
preferendo una vita più ritirata. Un ideale che inseguirà a lungo, invano: suo
padre, vescovo di Nazianzo, lo ordina sacerdote. E
dieci anni più tardi, l’amico Basilio, vescovo di Cesarea a 40 anni, conferirà
anche a Gregorio l’ordinazione episcopale. Sono tempi duri, l’eresia ariana
imperversa con l’appoggio di alcuni imperatori bizantini dell’epoca. Basilio la
affronta con la spavalda energia che gli è propria. All’imperatore Valente,
seguace di Ario, che lo minaccia perché a suo dire mai nessuno aveva tenuto un
atteggiamento ribelle contro l’imperatore, Basilio replica: “Forse perché non
ti sei mai imbattuto in un vescovo.” Muore nel 379 e
la sua santità potrebbe essere condensata in questa sua frase: “L’uomo è una
creatura che ha ricevuto da Dio l’ordine di diventare Dio per grazia”.
Gregorio vivrà altri dieci anni vincendo la naturale
ritrosia dell’indole con la sua grande facondia spirituale. Come vescovo di
Costantinopoli, pronuncia discorsi di grande dottrina che gli varranno, alla pari di Basilio, il titolo di dottore della
Chiesa. Terminerà la propria esistenza in quella solitudine che aveva tanto inseguito tra il 389 e il 390. Disse: “Ho lasciato tutto il resto a chi lo vuole, la ricchezza, la nobiltà, la gloria, la potenza
(...) abbraccio solo la Parola”.
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2 gennaio 2007
IL SUO
IMPEGNO PER LA PACE PENETRERA’ LE COSCIENZE
CONTRIBUENDO
ALLA
COSTRUZIONE DI UN FUTURO MIGLIORE PER LE GIOVANI GENERAZIONI:
COSI’
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, GIORGIO NAPOLITANO,
IN UNA
LETTERA INDIRIZZATA A BENEDETTO XVI
IN
OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
- A
cura di Alessandro Gisotti -
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ROMA.= Il presidente della
Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, condivide “pienamente” la centralità
assegnata dal Papa alla persona umana e alla sua dignità quale imprescindibile
punto di riferimento di ogni azione in favore della pace. In una lettera
indirizzata a Benedetto XVI, resa nota ieri pomeriggio, Napolitano ribadisce
che la pace è un compito da adempiere quotidianamente “con tanto maggiore
impegno quanto più grandi sono le responsabilità che la vita pubblica assegna
ad ognuno di noi”. Il capo dello Stato auspica, dunque, che il richiamo del
Pontefice nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, “trovi piena
rispondenza in tutti coloro le cui decisioni influenzano le sorti del nostro
pianeta”. D’altro canto, si dice convinto che l’impegno del Papa per la pace
“penetrerà le coscienze” contribuendo “alla crescita ed alla diffusione nel
mondo della cultura della pace”, presupposto “di un futuro migliore per tutti,
innanzitutto per le giovani generazioni”. In particolare, Napolitano cita il
passo in cui Benedetto XVI richiama alla necessità di rimuovere le
disuguaglianze nell’accesso ai beni essenziali e le persistenti discriminazioni”,
così “come l’invito per garantire l’equilibrio ecologico”. Napolitano ribadisce
l’impegno dell’Italia contro la pena di morte e contro la proliferazione delle
armi di distruzione di massa. Ieri, all’Angelus, Benedetto XVI ha ringraziato
il presidente Napolitano per gli auguri rivoltigli durante il discorso di fine
anno alla nazione. Il Papa ha inoltre assicurato un ricordo speciale nella
preghiera per il popolo italiano. Lo scorso 20 novembre, il primo incontro in
Vaticano tra il Papa e Giorgio Napolitano, eletto alla massima carica dello
Stato italiano il 10 maggio del 2006.
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LA
CATTEDRALE DI KHARTOUM ATTACCATA CON BOMBE
LACRIMOGENE DALLA
POLIZIA
SUDANESE. L’INCURSIONE PROVOCA IL FERIMENTO DI SEI FEDELI
KHARTOUM.= Alcuni agenti della polizia sudanese hanno
lanciato delle bombe lacrimogene contro la cattedrale di Khartoum durante la
Messa di San Silvestro. L’incursione, riferisce oggi l’agenzia France Presse citando un religioso, ha provocato
sei feriti tra i fedeli, tuttora ricoverati in ospedale. Secondo il quotidiano Al-Soudani, che cita fonti dei servizi di sicurezza, la
polizia stava cercando un individuo che aveva ferito un passante con un
coltello. Venti minuti dopo l’inizio della Messa, ha dichiarato padre Sylvestre Thomas alla France Presse, è iniziato l’attacco della polizia. Almeno 9 bombe lacrimogene
sono state lanciate contro gli oltre 500 fedeli raccolti nella Cattedrale.
Padre Thomas, che stava officiando la Messa, ha
riferito che la polizia ha aggredito con dei bastoni i fedeli che si ammassavano
alla porta per lasciare la Cattedrale. (A.G.)
BEL
GESTO DI SOLIDARIETA’ A NAPOLI: IL DENARO
DESTINATO
ALL’ACQUISTO
DEI “BOTTI” DI CAPODANNO DEVOLUTO DA MOLTE PERSONE
IN
FAVORE DEI MINORI ABBANDONATI. LA GRATITUDINE DEL SUPERIORE
DEI
PASSIONISTI DELLA CITTA’, PADRE RUNGI
NAPOLI. = La patria dei “botti” trasforma il petardo di
capodanno in un gesto di solidarietà. Accade a Napoli, dove in molti hanno
devoluto le somme risparmiate per l’acquisto dei fuochi d’artificio a sostegno
specialmente dell’infanzia abbandonata. “Sono state tante le persone buone e
generose che nel silenzio e nella riservatezza hanno voluto iniziare il nuovo
anno con un gesto di amore e solidarietà verso i più poveri e bisognosi”,
malgrado “le difficoltà economiche di tante famiglie di nostri concittadini e
corregionali”. Lo ha affermato il teologo, padre Antonio Rungi,
superiore provinciale dei Passionisti di Napoli, da anni
impegnato nella lotta contro i rischi dei botti di San Silvestro. “Sono
particolarmente lieto – ha aggiunto il religioso, secondo quanto riferito
dall’agenzia SIR - che il clima di festa per il passaggio al nuovo anno non sia
stato contrassegnato, almeno finora, da morti e feriti gravi in numero
elevato”. Padre Rungi ha voluto esprimere gratitudine
“a quanti, Forze dell’Ordine, sacerdoti, educatori, genitori, persone responsabili
e gli stessi rivenditori di botti che hanno collaborato perché questo Capodanno 2007 non si trasformasse in una
carneficina, anche se ci addolora il fatto - ha concluso - che comunque ci sono
stati feriti a Napoli ed in Campania come pure nel resto d’Italia”. (A.D.C.)
NEL
PRIMO GIORNO DEL 2007, NUOVI SBARCHI DI IMMIGRATI
IRREGOLARI SULLE COSTE ITALIANE E SPAGNOLE. ALMENO UNA PERSONA MUORE NELLA
TRAVERSATA DALL’AFRICA
ALLE
CANARIE, DOVE IERI SONO SBARCATI 84 MIGRANTI CLANDESTINI
MADRID.= Sul fronte dell’immigrazione clandestina, il 2007
si apre come l’anno appena concluso. Ieri, un nuovo gruppo di 84 immigrati
irregolari è arrivato sull’isola di Gran Canaria,
nell’arcipelago spagnolo delle Canarie. Purtroppo, uno dei migranti è deceduto
nella traversata. Il suo corpo è stato ritrovato sulla barca utilizzata per il
tragitto. D’altro canto, la radio spagnola Cadena Ser riferisce che il bilancio sarebbe ancora più grave: uno
degli immigrati avrebbe, infatti, dichiarato che due passeggeri sarebbero morti
durante il viaggio e i loro corpi sarebbero stati gettati in mare. Nel solo
2006, almeno 31 mila immigrati clandestini sono arrivati sulle coste delle
Canarie. Secondo il governo regionale delle isole, almeno 6000 persone
sarebbero morte nel rischioso viaggio dalle coste dell’Africa occidentale
all’arcipelago spagnolo. Nuovi sbarchi si registrano anche sulle coste
dell’Italia meridionale. Tra Teulada e Sant’Anna Arresi,
nel cagliaritano, sono sbarcati 38 immigrati irregolari. Quasi tutti algerini,
i clandestini sono arrivati sulle coste sarde su piccole barche di legno da 4-5
metri. Anche in Sicilia si è registrato, nella giornata di ieri, uno sbarco di
clandestini. Si tratta di sei cittadini di nazionalità tunisina, intercettati
sull’isola di Pantelleria da una pattuglia della Guardia Costiera. (A.G.)
UN
SISTEMATICO DILEGGIO CULTURALE VIOLA OGGI
UNA DELLE LIBERTA’
BASILARI
DELL’UOMO: QUELLA DI PROFESSARE UNA FEDE.
LO HA
AFFERMATO IL CARDINALE CAFFARRA, ARCIVESCOVO DI BOLOGNA,
ALL’OMELIA
DELLA MESSA PER LA GIORNATA DELLA PACE
BOLOGNA. = “La sapienza che guida
l'uomo è dono di Dio, quando l'uomo non prende se stesso a esclusiva
misura di se stesso. Ogni visione riduttiva dell'uomo mette in questione la
pace. Ma la mette in questione, come sottolinea il Santo Padre, anche
l’indifferenza per ciò che costituisce la vera natura dell'uomo: una visione
‘debole’ della persona, che lasci spazio ad ogni anche eccentrica concezione,
solo apparentemente favorisce la pace”. E’ uno dei passaggi dell’omelia
pronunciata dal cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra,
durante la Messa per la Giornata mondiale per la pace, celebrata nel pomeriggio
nella cattedrale di S. Pietro. Il porporato ha ricordato che “esiste una
grammatica morale”, un insieme di regole dell'agire individuale e del reciproco
rapportarsi delle persone, rispettando le quali “nel deserto prenderà dimora il
diritto e nel giardino regnerà la giustizia ed effetto della giustizia è la
pace”. Sono tre - ha proseguito il cardinale Caffarra
- “le esigenze fondamentali dal cui rispetto dipende in larga misura la
trasformazione del deserto in dimora del diritto: il diritto alla vita, il
diritto alla libertà religiosa, l’uguaglianza di natura di tutte le persone”. E
la libera scelta ed espressione della propria fede, ha sottolineato, “è in un
certo senso la base di ogni diritto, poiché assicura nell’uomo e nella società
uno spazio invalicabile da chiunque. Questo diritto basilare è violato anche da
un sistematico dileggio culturale nei confronti delle credenze religiose,
soprattutto se compiuto nei confronti dei giovani”. (A.D.C.)
A
GINEVRA IL 30.MO
“PELLEGRINAGGIO DI FIDUCIA SULLA TERRA”,
PROMOSSO
PER IL 2007 DALLA COMUNITA’ DI TAIZE’:
L’ANNUNCIO, IN QUESTI GIORNI,
A
ZAGABRIA DURANTE IL MOMENTO DI PREGHIERA DEI GIOVANI EUROPEI,
DEFINITO
“UN SEGNO DI SPERANZA” DA BENEDETTO XVI
ROMA.= Sarà Ginevra la sede del 30.mo “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra”, iniziativa
promossa dalla comunità ecumenica di Taizè per l’anno
2007. La città svizzera, che si prepara ad accogliere migliaia di giovani di
tutta Europa, è stata proposta su invito congiunto delle Chiese protestanti e cattoliche locali del Canton Vaud. La scelta è stata resa nota durante il momento di
preghiera comunitario svoltosi in questi giorni a Zagabria. Il 29.mo Incontro europeo dei giovani, apertosi il 28 dicembre
scorso e conclusosi ieri nella capitale croata, è stato definito “un segno di
speranza” da Benedetto XVI in un messaggio - a firma del cardinale segretario
di Stato, Tarcisio Bertone – inviato ai partecipanti. Durante il raduno
internazionale a Zagabria, a cui hanno partecipato 40
mila giovani, sono stati annunciati, inoltre, gli importanti appuntamenti che,
nei prossimi mesi, vedranno impegnata la comunità ecumenica di Taizè. Il primo incontro avverrà a fine
mese, il 30 gennaio, nella cattedrale di Bruxelles per recitare la
preghiera “Per l’Europa, aprire delle strade di fiducia”, mentre dal 27 al 29
aprile si svolgerà a Stoccolma, in Svezia, un incontro sul tema “Lasciare lo
scoraggiamento, trovare un nuovo slancio”. La comunità di Taizè,
fondata da Frère Roger nel 1940 è coinvolta inoltre in una serie di eventi
intercontinentali. A maggio la città canadese Montreal ospiterà un incontro dal
titolo “Scegliere d’amare, scegliere la speranza”. In Bolivia, e precisamente a
Cochabamba, dal 10 al 14 ottobre avrà luogo un raduno
per la gioventù latinoamericana. Infine, l’Asia che, dopo il meeting di ottobre
a Calcutta, sarà sede di numerosi appuntamenti dopo quelli recenti ad Hong Kong, in Cambogia, Thailandia e Indonesia. (A.D.F.)
PADRE
GIULIO ALBANESE NOMINATO RESPONSABILE DEL
SETTORE RIVISTE
DELLA
DIREZIONE NAZIONALE DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE
ROMA. = La Presidenza della Fondazione Missio
(l’organismo della Conferenza Episcopale Italiana che sovrintende alle opere
missionarie nazionali) ha affidato a padre Giulio Albanese, primo direttore
della MISNA, la responsabilità del settore riviste
della Direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie. “Con il prossimo
gennaio 2007 - riferisce la stessa MISNA - padre Giulio, missionario comboniano, giornalista, già collaboratore di varie testate
giornalistiche tra cui Giornale Radio Rai, Avvenire e Vita, corrispondente
dall’Africa di Radio Vaticana e direttore del News
People Media Centre di Nairobi - assumerà
quest’importante responsabilità, grazie anche alla grande esperienza
professionale e missionaria che ha dimostrato nella direzione della nostra
agenzia di informazione. A padre Giulio i più sentiti auguri di
buon lavoro”. (A.D.C.)
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2 gennaio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
In primo piano l’Iraq, da dove arrivano notizie di un
ennesimo attentato a Baghdad, di drammatici bilanci riferiti al 2006 e di uno
scioccante video sull’uccisione dell’ex presidente iracheno, Saddam Hussein. Il
nostro servizio:
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In Iraq, almeno tre iracheni sono rimasti uccisi per
l’esplosione di una bomba a Baghdad. Il ministero degli
Interni iracheno ha reso noto, poi, che sono stati almeno 12 mila i
civili morti nel 2006 a causa di scontri e violenze. Il mese più sanguinoso è
stato quello di dicembre, con 1930 vittime. Secondo stime delle Nazioni Unite, le vittime lo scorso anno
sono state, mediamente, circa 120 al giorno. Quest’ultimo dato comprende, oltre
ai civili, anche agenti e soldati. Negli Stati Uniti, il quotidiano
‘New York Times’ ha pubblicato, inoltre, sul proprio sito, le immagini e le
storie dei 3 mila soldati americani morti nel Paese arabo dopo quasi quattro
anni di guerra. Su Internet è stato diffuso, intanto, un nuovo video
sull’uccisione di Saddam Hussein, realizzato probabilmente di nascosto da un testimone
con un cellulare. Tra insulti contro l’ex rais e grida in favore
dell’estremista sciita, Moqtada Al Sadr, si sente anche in sottofondo una preghiera recitata
dall’ex presidente iracheno poco prima dell’apertura della botola. Il governo iracheno ha subito aperto un’inchiesta.
“Il filmato – ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale - arreca
gravi danni su tutti i fronti, su quello della riconciliazione nazionale, del
dialogo, della politica dei Paesi arabi verso la guerriglia e della violenza di
matrice confessionale”. Le prime ripercussioni sembrano riguardare, per il
momento, solo la politica interna irachena. Il quotidiano britannico “Times” ha rivelato, in particolare, che un gruppo sunnita
ha deciso di sospendere il negoziato condotto finora con il governo. Ma le
preoccupazioni riguardano l’intera regione. Per questo, il direttore del
dipartimento Affari internazionali del ministero per il Dialogo, ha annunciato
di volersi recare nei vicini Paesi arabi per spiegare il perché dell’esecuzione
di Saddam Hussein, a poche ore dalla festa musulmana del sacrificio,
tradizionale tempo del perdono.
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Il presidente iraniano, Mahmud
Ahmadinejad, ha ribadito che l’Iran continuerà il proprio programma nucleare,
nonostante la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che ha imposto
sanzioni contro la Repubblica islamica. La risoluzione – ha detto Ahmadinejad –
è “priva di validità” perché contraddice la Carta delle Nazioni Unite e discredita
“lo status del Consiglio di Sicurezza dell’ONU di difensore degli Stati e della
pace nel mondo”.
Otto miliziani di Hamas e tre di Al
Fatah sono stati sequestrati ieri sera nel nord della
Striscia di Gaza. Lo riferisce il sito on line del giornale Haaretz
che non specifica le circostanze dei rapimenti, né se vi siano
collegamenti fra questi sequestri e quello di un fotografo della France Presse. Sul terreno, intanto, un colpo di mortaio,
sparato da estremisti palestinesi verso lo Stato ebraico, ha provocato il
ferimento di un camionista israeliano.
Per l’Unione Europea si apre una fase decisiva. Alla luce
del recente ingresso di Bulgaria e Romania, dell’adesione all’Euro della
Slovenia e della nuova presidenza di turno tedesca, si fa impellente la
definizione ufficiale della Costituzione europea. Quali le difficoltà sulla
strada del varo della carta fondamentale dell’Unione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Federico Eichberg,
analista internazionale:
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R. – Il punto è molto chiaro e cioè due
referendum hanno bocciato il Trattato costituzionale e, quindi, la
strada da intraprendere ora può essere quella o di riscrivere un “trattatino” -
come lo ha chiamato Sarkozy - o emendare il Trattato
costituzionale e risottoporlo alle volontà popolari.
E’ fuor di dubbio che l’esito dell’Eliseo deciderà
molto su quale strada intraprendere.
D. – Si è ancora in tempo per ridiscutere l’inserimento
delle radici giudiaco-cristiane dell’Europa nel
testo?
R. – Sono sempre di più i Paesi a chiederlo, compresi
quelli di recente adesione. Lo scenario è significativamente mutato rispetto a
quel clima che portò alla bocciatura dell’inserimento,
nella parte relativa ai principi, del riferimento alle radici giudaico-cristiane. Lo scenario è cambiato anche perché probabilmente
si farà strada l’idea di un Trattato Costituzionale che identifichi alcuni
principi, più che entrare in una pletora di nuovi diritti infiniti. In questa
logica c’è da ritenere che significativamente si aprirà un nuovo dibattito
sull’inserimento del riferimento alle radici giudaico-cristiane.
D. – L’ingresso di Romania e Bulgaria così come
l’allargamento dell’area euro alla Slovenia creano ancora di più una
differenza, allarga ancora di più la forbice tra i Paesi fondatori ed i Paesi
appena entrati?
R. – E’ una forbice che non identificherei solamente né
primariamente come una forbice riferita al benessere, al livello di produzione,
al prodotto interno lordo, quanto alla loro politica di vicinato e quindi il
tema dei visti concessi da questi Paesi e le questioni doganali con gli Stati
limitrofi. Da questo punto di vista sarà importante trasferire quel positivo
Know-how che l’area Schengen ha allargato a questi
nuovi Paesi.
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Quindici civili sono rimasti
uccisi nello Sri Lanka in
seguito ad un raid aereo delle forze governative nella parte occidentale del
Paese. Secondo fonti locali, l’aviazione srilankese ha bombardato una base navale delle Tigri Tamil e, successivamente, una postazione dei ribelli.
In Indonesia, è stato smentito il
ritrovamento, nella notte, dell’aereo scomparso ieri dai radar: le autorità
locali avevano precedentemente riferito che resti del velivolo, con a bordo 102 persone, erano stati trovati in una regione
montagnosa della provincia di Sulawesi. L’Indonesia è
già stata colpita, nei giorni scorsi, da una terribile sciagura: sabato scorso
è affondato, infatti, un traghetto con a bordo quasi
600 persone. Si sono salvate solo 191 persone.
E’ morto in Giappone uno dei primi dirottatori della
storia dell’aviazione mondiale, Yoshimi Tanaka. Nel marzo 1970, quando aveva 22 anni, Tanaka fu tra i nove membri di un gruppo nipponico di
estrema sinistra responsabile del dirottamento, in Corea del Nord, di un aereo
della compagnia di bandiera ‘JAL’. Fu una delle prime azioni del genere compiute
per motivi politici dopo l’inizio dell’era dei dirottamenti aerei con il gesto
solitario dell’italo-americano Raphael Minichiello, nell’ottobre 1969.
In Somalia, prosegue l’avanzata delle forze governative
appoggiate da soldati etiopi e il ritiro delle milizie islamiche. Il governo
del Kenya ha chiuso la frontiera per impedire l’ingresso dei guerriglieri
islamici. Intanto, il primo ministro dell’Etiopia ha annunciato che “le forze
armate etiopi potrebbero ritirarsi entro due settimane”. Secondo molti osservatori,
è necessario che alle truppe etiopi subentri, in futuro, un contingente
dell’Unione Africana. E’ questa l’opinione anche del vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin, intervistato da Charles Collins:
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Per il momento, il governo di transizione ha certamente
bisogno della presenza militare etiopica però questa
presenza deve essere molto discreta e deve essere veramente limitata nel tempo.
Circa un mese fa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva accettato
l’idea di inviare una forza di pace in Somalia per sostenere il governo di
transizione. Io penso che sia necessario che questa forza africana venga il
prima possibile in Somalia per sostituire la forza etiopica che è ben vista
solo da una parte della popolazione somala.
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In Brasile, il presidente Ignacio
Lula da Silva ha giurato per il suo secondo mandato e
ha promesso di continuare a lottare per altri 4 anni contro la fame e la miseria.
Il servizio di Luis Badilla:
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“Governare per tutti è il mio cammino, ma difendere gli
interessi dei più poveri è ciò che mi guida in questa camminata”. Così, ieri,
il presidente brasiliano, Luiz Inacio
Lula da Silva, si è espresso durante la cerimonia del
suo insediamento alla presidenza per altri quattro anni. Nessuna festa come
quattro anni fa. Tutto molto misurato e discreto. Nessun ospite straniero,
tranne il ministro degli Affari esteri italiano, Massimo D’Alema.
Il presidente Lula è consapevole che il suo Paese
affronterà un periodo difficile, poiché il nuovo anno si presenta, dal punto di
vista economico, abbastanza incerto. Tutte le previsioni parlano di una
crescita di poco superiore al 2 per cento. Gli investimenti,
sia nel settore pubblico sia in quello privato, sono deboli; l’inflazione è
sempre in agguato; le infrastrutture si modernizzano troppo lentamente e,
soprattutto, il governante non ha più il sostegno incondizionato del Parlamento
dopo che il suo partito è stato fortemente ridimensionato dagli elettori.
Non è ancora chiaro, poi, l’atteggiamento che prenderanno i centristi del
maggioritario Partito del movimento democratico. Ad ogni modo, il secondo
mandato, ha sottolineato il presidente, servirà a consolidare “le molte
conquiste sociali ed economiche perché io mai mi dimenticherò da dove vengo: ho
mantenuto, mantengo e manterrò – ha detto Lula - il
mio impegno di curare prima coloro che hanno bisogno”.
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