RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 1 - Testo della trasmissione di lunedì 1 gennaio  2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Gli auguri di Benedetto XVI al mondo per il nuovo anno nella Solennità di Maria Madre di Dio: tutti gli uomini e le donne di buona volontà operino insieme per la pace, promuovendo i diritti umani,  in particolare il diritto alla vita e il diritto alla libertà religiosa, e lasciandosi illuminare dalla luce di Cristo, vera nostra pace

 

Ieri sera nella Basilica Vaticana il Papa ha presieduto i Primi Vespri della Solennità di Maria Madre di Dio e il “Te Deum” di ringraziamento per l’anno trascorso. Poi la visita al Presepe in Piazza San Pietro

 

Il cardinale Paul Poupard ai nostri microfoni: i cristiani siano sempre di più messaggeri di amore e di speranza

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

        Bulgaria e Romania sono da oggi ufficialmente membri dell’Unione Europea: intervista con Meglena Kuneva, mons. Hristo Proykov, mons. Ioan Robu e Cristian V. Coltzeanu

 

        Si è svolta ieri a Norcia, città di San Benedetto, la 39.ma Marcia della Pace: ai nostri microfoni l’arcivescovo Tommaso Valentinetti

 

        50 anni fa nasceva il Radiogiornale della Radio Vaticana, uno strumento di informazione ed evangelizzazione al servizio del Papa e della Chiesa: intervista con Paolo Scappucci

 

CHIESA E SOCIETA’:

Tutto il mondo in festa nella notte per salutare l’arrivo del 2007. Non sono mancati, purtroppo, morti e feriti a causa dei petardi

 

Il 2007 sarà in Slovenia l’Anno della Sacra Scrittura

 

L’anno appena iniziato vede due capitali della cultura designate dalla Commissione Europea: Lussemburgo e la città romena di Sibiu

 

Approvata in India una legge che tutela le cosiddette “Spose delle vacanze”: donne con una dote cospicua sposate e abbandonate da indiani che vivono all’estero

 

Gli orfanotrofi italiani hanno chiuso ieri i battenti

 

24 ORE NEL MONDO:

In Somalia cade l’ultima roccaforte delle Corti islamiche

 

Nuove proteste in Iraq dopo l’esecuzione di Saddam: salgono a 3 mila i soldati americani uccisi dall’inizio del conflitto

 

Il sudcoreano Ban Ki-moon  assume la guida dell’ONU come nuovo segretario generale

 

Italia: la politica deve essere dialogo e confronto costruttivo: il richiamo del presidente Giorgio Napolitano ai partiti

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

1 gennaio 2007

 

 

GLI AUGURI DEL PAPA AL MONDO PER IL NUOVO ANNO

 NELLA SOLENNITA’ DI MARIA MADRE DI DIO: TUTTI GLI UOMINI E LE DONNE

 DI BUONA VOLONTÀ OPERINO INSIEME PER LA PACE, RISPETTANDO I DIRITTI UMANI,

IN PARTICOLARE IL DIRITTO ALLA VITA E IL DIRITTO ALLA LIBERTÀ RELIGIOSA,

E LASCIANDOSI ILLUMINARE DALLA LUCE DI CRISTO, VERA NOSTRA PACE

 

Il Papa lancia un forte appello a tutti gli uomini e le donne  di buona volontà perché operino insieme per il grande bene della pace. L’esortazione è giunta stamani durante la celebrazione eucaristica da lui presieduta  nella Basilica Vaticana nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella 40.ma Giornata Mondiale della Pace. Hanno partecipato al rito gli ambasciatori del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Durante la Messa si è pregato anche in cinese, per il dialogo tra i popoli, e in arabo, per quanti sono nella sofferenza e sono minacciati dalla forza delle armi. Benedetto XVI ha rivolto poi all’Angelus la sua preghiera alla Vergine “perché si sviluppi nelle coscienze il sacro rispetto per ogni persona umana e il fermo ripudio della guerra e della violenza”. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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(Canto ‘Beati pacifici’)

 

Il Papa invoca la pace per tutto il mondo, e lo fa attraverso Maria, Madre di Dio, “mediatrice e cooperatrice di Cristo”: Lui stesso “è la nostra pace”, Lui è “il grande pacificatore dell’umanità” venuto “ad abbattere il ‘muro di separazione’ che divide gli uomini e i popoli, cioè l’inimicizia”:

 

“Egli si è fatto uomo ed è nato in una grotta a Betlemme per portare la sua pace agli uomini di buona volontà, a coloro che lo accolgono con fede e amore. La pace è così veramente il dono e l’impegno del Natale: il dono, che va accolto con umile docilità e costantemente invocato con orante fiducia; l’impegno, che fa di ogni persona di buona volontà un ‘canale di pace’”.

 

Benedetto XVI, che per questa Giornata ha scritto il Messaggio intitolato “La persona umana, cuore della pace ”, lancia il suo appello “ai Governanti e ai Responsabili delle Nazioni, come anche a tutti gli uomini e le donne di buona volontà”:

 

“Sono profondamente convinto che ‘rispettando la persona si promuove la pace, e costruendo la pace si pongono le premesse per un autentico umanesimo integrale’ (Messaggio, n. 1). È un impegno questo che compete in modo peculiare al cristiano, chiamato ‘ad essere infaticabile operatore di pace e strenuo difensore della dignità della persona umana e dei suoi inalienabili diritti’” (Messaggio, n. 16).

 

“Proprio perché creato ad immagine e somiglianza di Dio – afferma il Pontefice - ogni individuo umano, senza distinzione di razza, cultura e religione, è rivestito della medesima dignità di persona. Per questo va rispettato, né alcuna ragione può mai giustificare che si disponga di lui a piacimento, quasi fosse un oggetto”:

 

 “Di fronte alle minacce alla pace, purtroppo sempre presenti, dinanzi alle situazioni di ingiustizia e di violenza, che continuano a persistere in diverse regioni della terra, davanti al permanere di conflitti armati, spesso dimenticati dalla vasta opinione pubblica, e al pericolo del terrorismo che turba la serenità dei popoli, diventa più che mai necessario operare insieme per la pace. Questa, ho ricordato nel Messaggio, è ‘insieme un dono e un compito’ (n. 3): dono da invocare con la preghiera, compito da realizzare con coraggio senza mai stancarsi”.

 

Benedetto XVI  volge ancora una volta lo sguardo “alla drammatica situazione che caratterizza proprio quella Terra dove nacque Gesù”:

 

“Come non implorare con insistente preghiera che anche in quella regione giunga quanto prima il giorno della pace, il giorno in cui si risolva definitivamente il conflitto in atto che dura ormai da troppo tempo? Un accordo di pace, per essere durevole, deve poggiare sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona”.

 

Sottolinea quindi la necessità  che il fondamento dei diritti della persona sia riconosciuto non in semplici pattuizioni umane, ma “nella natura stessa dell’uomo e nella sua inalienabile dignità di persona creata da Dio” (Messaggio, n. 13). “Se infatti – ha rilevato - gli elementi costitutivi della dignità umana vengono affidati alle mutevoli opinioni umane, anche i suoi diritti, pur solennemente proclamati, finiscono per diventare deboli e variamente interpretabili”. Un concetto che riprende durante l’Angelus pronunciato dalla finestra del suo studio privato di fronte a migliaia di pellegrini giunti in Piazza San Pietro:

 

“Oggi si parla molto di diritti umani, ma spesso si dimentica che essi hanno bisogno di un fondamento stabile, non relativo, non opinabile. E questo non può che essere la dignità della persona. Il rispetto per questa dignità comincia dal riconoscimento e dalla tutela del suo diritto a vivere e a professare liberamente la propria religione”.

 

Il Papa ha espresso la sua “spirituale vicinanza alle molteplici iniziative promosse dalle Diocesi e da parrocchie, associazioni e movimenti in occasione della Giornata Mondiale della Pace”. In particolare, ricorda quella della Conferenza Episcopale Italiana svoltasi ieri a Norcia alla luce del messaggio di san Benedetto e  quella organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma e in altre città del mondo.

 

Ha poi salutato i Giovani Orionini partecipanti al “Capodanno Alternativo” e il Movimento dell’Amore Familiare, che hanno vegliato nella notte in Piazza San Pietro pregando per la pace e l’unità in tutte le famiglie del mondo.

 

Benedetto XVI ha quindi ricambiato le espressioni augurali rivoltegli ieri sera dal presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano nel suo messaggio di fine anno. “Per lui, per tutte le autorità civili e per l’intero popolo italiano – ha detto - assicuro il mio speciale ricordo nella preghiera”.

        

Infine a tutti ha augurato “di vivere il nuovo anno nella grazia e nella pace del Signore”: un nuovo anno che iniziamo – ha ricordato -  “guardando a Maria” e “che riceviamo dalle mani di Dio come un ‘talento’ prezioso da far fruttare, come un’occasione provvidenziale per contribuire a realizzare il regno di Dio”:

 

“La luce di Cristo, Sole apparso all’orizzonte dell’umanità, illumini il vostro cammino e vi accompagni lungo l’intero 2007!”

 

(Canto ‘Astro del ciel”)

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IERI SERA NELLA BASILICA VATICANA,  IL PAPA HA PRESIEDUTO I PRIMI VESPRI

 DELLA SOLENNITA’ DI MARIA MADRE DI DIO E IL “TE DEUM’” DI RINGRAZIAMENTO

PER L’ANNO TRASCORSO. POI LA VISITA AL PRESEPE IN PIAZZA SAN PIETRO

 

Ieri sera, presiedendo nella Basilica Vaticana la celebrazione dei Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e il “Te Deum” di ringraziamento per l’anno trascorso, Benedetto XVI ha posto l’accento su due dimensioni del tempo: quello secolare, legato ai “riti mondani” dell’ultimo dell’anno, e quello cristiano, ossia la venuta del Messia, momento culminante della storia universale. Al termine della celebrazione, il Santo Padre ha visitato il Presepe di Piazza San Pietro. Il servizio di Isabella Piro:

 

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(Canto “Te Deum”)

 

Sono due le diverse dimensioni del tempo che si sono confrontate nell’ultimo giorno dell’anno, una quantitativa e l’altra qualitativa. Così Benedetto XVI, nella sua omelia di ieri sera nella Basilica Vaticana. Il Papa ha parlato dei “riti mondani”  di fine anno, spesso improntati al divertimento, vissuto come evasione dalla realtà, quasi ad esorcizzarne gli aspetti negativi e a propiziare improbabili fortune. Bisogna invece vivere, ha detto, guardando a quella che San Paolo chiama “la pienezza del tempo”, cioè la nascita di Gesù, momento culminante della Storia universale, in cui Dio si è fatto piccolo per condurre l’umanità alla sua piena maturazione:

 

“La venuta del Messia, preannunziata dai Profeti, è l’avvenimento qualitativamente più importante di tutta la storia, alla quale conferisce il suo senso ultimo e pieno. Non sono le coordinate storico-politiche a condizionare le scelte di Dio, ma, al contrario, è l’avvenimento dell’Incarnazione a ‘riempire’ di valore e di significato la storia”.

 

Il Santo Padre ha poi espresso la sua “filiale gratitudine” alla Santa Madre di Dio per la speciale protezione accordatagli durante il viaggio apostolico in Turchia. Quindi si è soffermato sul significato della maternità di Maria, ricordando che Gesù non è nato solamente “tramite” una donna, ma “da” una donna, prendendo carne da essa:

 

“La maternità di Maria, dunque, è vera e pienamente umana. Nell’espressione ‘Dio mandò il suo Figlio nato da donna’ si trova condensata la verità fondamentale su Gesù come Persona divina che ha pienamente assunto la nostra natura umana. Egli è il Figlio di Dio, è generato da Lui, e al tempo stesso è figlio di una donna, Maria. Viene da lei. E’ da Dio e da Maria. Per questo la Madre di Gesù si può e si deve chiamare Madre di Dio”.

 

E per il nuovo anno, Benedetto XVI ha chiesto a Maria il dono di una fede matura, umile e coraggiosa allo stesso tempo, intrisa di speranza e di entusiasmo per il Regno di Dio:

 

“… una fede scevra di ogni fatalismo e tutta protesa a cooperare in piena e gioiosa obbedienza alla divina volontà, nell’assoluta certezza che Dio non vuole altro che amore e vita, sempre e per tutti”.

 

Al termine del “Te Deum”, il Papa ha sostato in preghiera davanti al Presepe di Piazza San Pietro. Dopo essere salito a contemplare da vicino la rappresentazione della Natività, il Santo Padre ha ringraziato coloro che hanno contribuito all’allestimento del Presepe ed ha salutato la folla, unendosi al canto dell’Adeste fideles.

 

(Canto ‘Adeste fideles’)

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IL CARDINALE PAUL POUPARD AI NOSTRI MICROFONI:

I CRISTIANI SIANO SEMPRE DI PIU’ MESSAGGERI DI AMORE E DI SPERANZA

 

Il Papa invita  tutti ad unirsi nella grande opera della  pace, vincendo la tentazione dello scoraggiamento, anche di fronte alle tante drammatiche notizie che ci giungono ogni giorno attraverso i mass media. Ma ciascuno, nel proprio piccolo, è chiamato a operare quel bene che spesso non si vede ma che sostanzia il tessuto reale della vita quotidiana. E’ questa la convinzione del cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, intervistato da Giovanni Peduto:

 

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R. – Ma certo, il bene che cresce spesso non si vede perché cresce in casa nostra e anche sotto casa nostra e non fa notizia: è quello della generosità, della solidarietà che è vissuto da migliaia di donne e uomini che dedicano tanto tempo al servizio degli altri, in particolare  dei poveri.

 

D. – Terra Santa, Iraq, Libano, Afghanistan ma anche Sri Lanka; e poi la povertà, i conflitti dimenticati dell’Africa nonché i grandi problemi dell’America Latina: cosa deve fare, eminenza, la comunità internazionale che ancora non fa?

 

R. – Ma guardi, la comunità internazionale è un termine un po’ impersonale, e vorrei essere chiaro. La politica internazionale è strettamente legata, di fatto, alle scelte degli Stati più potenti che portano la responsabilità maggiore delle scelte degli organismi dalle Nazioni Unite, all’Unione Europea, l’Unione Africana, la Lega Araba ... Prima di chiederci cosa deve fare la comunità internazionale, chiediamoci il perché delle sue scelte, qual è il suo interesse. Il bene comune o l’interesse economico-politico del proprio Stato a scapito degli altri, anche dei più deboli, anche nell’intera nazione? Dunque, senza un concetto veramente umano, il bene della comunità internazionale sarà lasciato a decisioni che sono senza radici umane.

 

D. – La Chiesa è una delle pochissime realtà che sta ponendo in questo particolare contesto storico la questione antropologica. Oggi – dice il Papa – si vuole negare chi è in realtà l’essere umano. Come difendere l’uomo creato ad immagine di Dio?

 

R. – Ma, il Santo Padre non si stanca di ripetere: “Per noi, il Figlio di Dio è la vera misura dell’umanesimo”, che vuol dire che nella cultura attuale e oggi anche così secolarizzata, dobbiamo trovare mezzi – e sarà la prossima plenaria del Pontificio Consiglio della cultura – in questo mondo di secolarizzazione, il modo di comunicare quel vero umanesimo del quale diceva il Concilio Ecumenico Vaticano, “Cristo è l’archetipo”. Cosa vuol dire “umanesimo”? Vuol dire la realtà della dignità umana.

 

D. – Benedetto XVI ha vissuto un anno di intensa attività apostolica. Eminenza, quale fatto particolare l’ha colpita?

 

R. – Forse la mia risposta la sorprenderà: quello che mi ha più colpito non è tanto un fatto particolare, dell’intensissima attività pontificia – evidentemente il viaggio in Turchia al quale ho avuto il privilegio di partecipare – ma quello che mi ha colpito di più è il suo modo di essere Papa Benedetto, cioè il suo atteggiamento personale. Vediamo le grandi folle che partecipano alle celebrazioni liturgiche a San Pietro, alla recita domenicale dell’Angelus, nelle udienze: la gente vede questo Papa, sente la sua interiorità e così lo ascolta volentieri, si associa alla sua preghiera in un’atmosfera di raccoglimento. Posso testimoniare, essendo vicino a lui in questo momento, quanto effetto abbia avuto il suo momento di raccoglimento silenzioso nella Moschea Blu a Istanbul. Questo momento di raccoglimento ha toccato profondamente le popolazioni musulmane, molto di più di qualsiasi discorso che noi possiamo, che dobbiamo fare sui rapporti tra cristiani e musulmani. E dunque, ripeto, quello che mi colpisce di più è il suo modo di fare il Papa, di essere il Papa, che è una predica silenziosa che raggiunge il cuore degli uomini che discernono l’uomo di Dio. Direi un po’ quello, il suo carisma mi ricorda spesso il modo di essere di Paolo VI, del quale sono stato a lungo collaboratore. La gente semplice, anche come i più intellettuali, intuiscono la bontà che illumina il suo volto che è il frutto della sua vita interiore, della sua amicizia con Gesù. Quello che mi colpisce sempre è che dice sempre: “Cari amici”: questo fin dal primo giorno del suo pontificato.

 

D. – Eminenza, di quale scatto ha bisogno la Chiesa per annunciare con maggior incisività il Vangelo della speranza?

 

R. – Per essere messaggera di speranza è chiaro che la Chiesa deve essere piena di speranza. Io dico che la speranza è la fede nell’amore. Non sarà certamente una definizione teologica, ma è per far capire che chi ha fede non può rimanere nella tristezza, anche se nel dolore.

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OGGI IN PRIMO PIANO

1 gennaio 2007

 

 

CAPODANNO SPECIALE PER BULGARIA E ROMANIA,  DA OGGI UFFICIALMENTE

MEMBRI DELL’UNIONE EUROPEA, CHE ARRIVA A QUOTA 27 STATI

- Interviste con Meglena Kuneva, mons. Hristo Proykov,

mons. Ioan Robu e Cristian V. Coltzeanu -

 

Da oggi, i cittadini dell’Unione Europea arrivano a circa mezzo miliardo. Con i loro 30 milioni di residenti, Bulgaria e Romania si legano formalmente dal primo gennaio 2007 alle strutture comunitarie, portando a 27 il numero dei Paesi membri. L’avvenimento è da giorni, e anche in queste ore, oggetto di grandi celebrazioni nei due Stati. Tra le varie iniziative in corso, da segnalare, in Bulgaria, la simbolica piramide di luce formata da quattro raggi di 500 metri di lunghezza l’uno, che saranno proiettati stasera verso il cielo di Sofia da altrettanti luoghi di culto: la cattedrale ortodossa St. Alexander Nevski, quella cattolica di S. Giuseppe, la Moschea Bania Baschi e la Sinagoga. La nostra collega della redazione bulgara, Iva Michailova, ha chiesto al ministro delle Politiche europee della Bulgaria, Meglena Kuneva – che da oggi assume la carica di eurocommissario per i diritti dei consumatori – come sia cambiato il Paese durante il processo di eurointegrazione:

 

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R. - Si è trattato di un vero processo di cambiamento, in tutte le sfere. Non solo per ciò che riguarda le armonizzazioni e gli allineamenti della legislazione bulgara a quella europea e l’adozione delle direttive della Commissione: abbiamo cambiato il nostro modo di vivere, il nostro modo di esercitare il controllo, la disciplina, il nostro stesso modo di calcolare il tempo. Questa è stata una delle cose più interessanti registrata nell’arco dei negoziati: a volte bastava un ritardo di due o tre giorni e ci trovavamo già nel senso sbagliato della strada.

 

D. - Quale potrebbe essere, secondo lei, il contributo degli intellettuali nel far convivere la modernità rappresentata dall’Occidente con le tradizioni locali, l’identità culturale?

 

R. - Per una nazione medio-piccola come la Bulgaria, con una lingua non molto diffusa, con la nostra specifica dimensione culturale, questo argomento è veramente molto importante. Se ne parla molto nel Paese, in molti dibattiti pubblici, tra gli intellettuali ecc. Penso che l’identità culturale venga riaffermata proprio nell’incontro con gli altri, continuando a vivere la modernità. Noi in Bulgaria non abbiamo dubbi in proposito, basta guardarsi attorno e verificare ciò che è successo negli altri Paesi membri: non credo che nessuno fra loro abbia perso qualcosa della sua identità. Quando mi chiedono che cosa porterà la Bulgaria all’Europa io rispondo: “Belle menti giovani”.

 

D. - Lei è cattolica: come vede il ruolo dei valori cristiani nella costruzione dell’Europa?

 

R. -  E’ una domanda molto personale. I valori sono molto legati all’identità personale di ciascuno. Io credo che la tolleranza che fa parte del Magistero della Chiesa - l’aspirazione verso la pace, la prosperità, la solidarietà sia molto importante - ma penso che abbiamo condiviso valori comuni anche con molte altre denominazioni. Più viviamo i nostri valori in linea con l’insegnamento della nostra religione, migliore diventerà l’Europa.

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         Anche il mondo cattolico bulgaro ha vissuto il processo di integrazione con molta partecipazione, e tuttavia con senso critico nei confronti di alcune problematiche di tipo etico che non mancheranno di esercitare un forte impatto sulla Bulgaria. Ne parla, sempre al microfono della collega Iva Michailova, il vescovo Hristo Proykov, presidente della Conferenza episcopale locale ed esarca apostolico di Sofia:

 

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R. - La Bulgaria è il Paese che è stato sempre alla periferia dell’Europa, ma è sempre stata parte dell’Europa. L’entrata nell’UE è una realtà e un vantaggio, ma d’altra parte esistono rischi e minacce. Durante il comunismo il nostro Paese ha vissuto in un ambiente chiuso e tutti i cambiamenti nell’Occidente sono rimasti per noi sconosciuti o rappresentati in una luce negativa. C’e il progresso, che vogliamo raggiungere il più presto possibile, e ci sono anche delle cose che minacciano sul serio la nostra vita. Penso ad esempio all’eutanasia, alla soppressione della vita non nata, al matrimonio delle coppie di fatto o fra persone dello stesso sesso. Inoltre, siamo testimoni di come l’Europa occidentale non voglia riconoscere le sue radici cristiane. Noi siamo un popolo cristiano. La porta dell’Europa è aperta davanti a noi e vogliamo entrarci da cristiani: vogliamo offrire la nostra cultura cristiana come un dono all’Europa occidentale.

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Anche per la Romania, il primo gennaio 2007 costituisce un capodanno speciale. Migliaia di persone sono scese in piazza la scorsa notte, a Bucarest, per brindare all’ingresso nell’UE. Il Paese sarà rappresentano nell’esecutivo comunitario da Leonard Orban, titolare del dicastero del Multilinguismo e del dialogo multiculturale. E all’insegna dell’ecumenismo è trascorsa la veglia del 31 dicembre, con la comunità cattolica e quella ortodossa unite in preghiera. Poi, a mezzanotte, il suono a distesa delle campane di città e villaggi ha salutato l’inizio dell’avventura comunitaria della nazione romena. Nel contributo che segue, palpabili la soddisfazione e la speranza dell’arcivescovo di Bucarest, Ioan Robu:

 

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R. - Noi, vescovi di Romania, siamo convinti che il processo della nostra integrazione non si conclude con il primo gennaio, ma continuerà con un'intensità crescente dopo questo giorno per noi storico. Approfondire i  rapporti con gli altri Stati dell’Unione - sentirsi parte viva e attiva di una comunità di valori - tutto questo non si realizza in un giorno solo. La maggior parte dei romeni spera in un domani economico migliore, ma questo, certamente, non avverrà presto. La Chiesa ortodossa, la Chiesa cattolica e le altre denominazioni religiose della Romania non nascondono la loro perplessità di fronte al fatto che la Costituzione Europea non menzioni le radici cristiane dell'Europa. Lungi però dallo scoraggiamento dovuto dalla complessità del progetto europeo, ancora in costruzione, crediamo che la Romania sarà capace di portare nella Casa europea qualcosa che possa arricchire il bene comune del continente. Personalmente, sono convinto che la Romania entra nell’Unione Europea in un momento in cui essa sta ancora cercando la propria identità, e ciò vuol dire che il nostro Paese entra al momento giusto. In questo modo, la Romania potrà dare il suo contributo, sia per l’adempimento del progetto europeo, sia per tracciare le grandi linee del carattere, dell’anima europea.

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Euro-ottimismo per l’Unione Europea, in un momento in cui il continente avverte la fatica della propria estensione: così l'ambasciatore della Romania in Italia, Cristian Valentin Coltzeanu, commenta l’ingresso del suo Paese nelle istituzioni europee:

 

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R. - L’ingresso della Romania rappresenta un momento storico, paragonabile solo alla realizzazione dello Stato unitario romeno. Il nostri connazionali sono ben conosciuti per il loro euro-ottimismo: oltre due terzi della popolazione si è dichiarata in modo costante a favore dell'adesione. La Romania entra nell’Unione Europea con la determinazione di portare il valore del suo dinamismo e della sua creatività, ma anche per offrire un contributo per una più forte coesione politica dell'Unione. Dal punto di vista della ricchezza spirituale, la Romania, nell'ottica di quanto affermò Giovanni Paolo II, farà sì che l'Europa respiri meglio con i suoi due polmoni”, quello dell'Occidente e quello dell'Oriente. La presenza di un Paese a maggioranza ortodossa sarà una ricchezza spirituale per l'Europa. Sono convinto che la tradizione cristiana della Romania riuscirà a contribuire ad una più solida consapevolez-za dell’essere europei, uniti dagli stessi valori culturali e spirituali.

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SI E’ SVOLTA IERI A NORCIA LA 39.MA MARCIA DELLA PACE

- Intervista con mons. Tommaso Valentinetti -

 

Si è svolta ieri a Norcia, città di San Benedetto, la 39.ma Marcia della Pace. La manifestazione è stata promossa dalla Conferenza episcopale italiana, dalla Caritas italiana e da Pax Christi, in collaborazione con l’arcidiocesi di Spoleto-Norcia e il Comune di Norcia. Il servizio di Paolo Millefiorini:

 

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Con il vostro marciare per la pace, avete inteso tracciare il profilo di ogni autentica esperienza cristiana di pace. Come ci insegna Benedetto XVI, la pace evangelica è insieme dono e compito”. E’ quanto ha detto ieri il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, durante l’omelia della Messa a conclusione della 39.ma edizione della Marcia della pace.

 

Alla Marcia hanno preso parte centinaia di persone provenienti da ogni parte d’Italia, in una atmosfera di riflessione e di preghiera sulle grandi sofferenze del mondo, ma al contempo con l’auspicio di un futuro migliore. “Questa sera abbiamo ripetuto un gesto significativo” ha affermato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Riccardo Fontana. “Marciavamo intorno alle mura della città, ma avevamo nel cuore le mura di Gerusalemme: la Gerusalemme del cielo, verso la quale camminiamo tutti; la Gerusalemme della terra, per la quale invochiamo pace e benedizione, così come per tutto il Medio Oriente e per le realtà dove la pace non c’è”. “Ripartire dalle mura medievali di Norcia – ha continuato l’arcivescovo – significa affermare, attraverso San Benedetto, il primato della coscienza ed invitare tutti a cercare la pace nel cuore dell’uomo e così, da una interiorità pacificata, poter trovare la forza per esportare nel mondo la voglia di unità e di concordia, che appartiene a tutti gli uomini di buona volontà”.

 

La giornata di ieri è iniziata con la preghiera ecumenica, in preparazione dell’Assemblea ecumenica europea che si svolgerà in Romania. E’ seguita poi una tavola rotonda sul tema “Acqua e pane per tutti”, che ha messo in risalto il pensiero e le opere del monachesimo benedettino, come valorizzazione dell’ambiente e risposta ai bisogni primari delle persone. Particolarmente significativa, infatti, è stata proprio la macinazione del grano, in un antico mulino ad acqua riattivato per l’occasione, portato dai partecipanti alla marcia come segno e frutto del lavoro dell’uomo.

 

Da Norcia, per la Radio Vaticana, Paolo Millefiorini.

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Ed ecco  cosa chiede alla comunità internazionale il presidente di Pax Christi, l’arcivescovo di Pescara-Penne Tommaso Valentinetti, che ha partecipato alla Marcia della pace. L’intervista è di Fabio Colagrande:

 

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R. - Essenzialmente che i potenti di questa terra si siedano finalmente intorno ai tavoli delle trattative per fare dei cammini che siano cammini di vera pace. Innanzitutto cercando le strade di una legalità internazionale che attualmente vedo molto oscurata all’orizzonte dell’umanità, cercando di trovare, prima di tutto, una migliore azione delle Nazioni Unite e poi – ed è quello che mi auguro sinceramente – di  trovare finalmente delle strade per un disarmo controllato, una limitazione alla fabbricazione degli armamenti e una limitazione ai finanziamenti ai produttori e ai commercianti di armi. Se non affrontiamo questo problema, parlare di pace significa molte volte un irenismo senza fondamento. La pace ha dei fondamenti giuridici, dei fondamenti legali, ha dei fondamenti dentro la storia dell’umanità che chiedono anche prese di posizione, responsabilità ben precise da parte di coloro che in qualche modo hanno la responsabilità delle sorti dell’umanità stessa.

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CINQUANT’ANNI FA NASCEVA IL RADIOGIORNALE DELLA RADIO VATICANA,

UNO STRUMENTO DI INFORMAZIONE ED EVANGELIZZAZIONE

 AL SERVIZIO DEL PAPA E DELLA CHIESA

- Intervista con Paolo Scappucci -

 

Una data importante per la Radio Vaticana: il primo gennaio di 50 anni fa, nasceva il Radiogiornale. Il notiziario quotidiano, accompagnato da un testo scritto, sostituiva il Bollettino notizie IRVAT, (Informazioni Radio Vaticana). Alla Cattedra di Pietro sedeva Pio XII, il Concilio Vaticano II era ancora di là da venire. A dirigere il Radiogiornale veniva chiamato il padre gesuita Francesco Farusi. Per una riflessione sulla peculiarità di questo notiziario, a mezzo secolo dalla nascita, Alessandro Gisotti ha intervistato Paolo Scappucci, già caporedattore del Radiogiornale:

 

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R. – Direi che la cosa grande del Radiogiornale è di avere una visione d’insieme dei problemi non solo della Chiesa, ma del mondo. Una visione non particolaristica, ma ad un livello alto, con l’occhio del Vangelo che sa discernere, che presenta le notizie sotto un angolo visuale che è, appunto, quello della visione cristiana della vita. E’ importante inoltre che non solo ci sia la emissione in voce, ma anche il testo scritto: questa è una grande responsabilità ma una grande chance del Radiogiornale, perché andando in tutte le agenzie di stampa, in tutte le ambasciate ... resta anche come un documento scritto, una fonte precisa di ispirazione che quindi è di grande utilità e amplifica enormemente il campo d’azione del Radiogiornale.

 

D. - Con Giovanni Paolo II, la comunicazione vaticana ha conosciuto indubbiamente un salto di qualità. Come avete vissuto questa rivoluzione impressa da Karol Wojtyla?

 

R. – La valanga dei viaggi ci ha impegnato in una maniera eccezionale. I viaggi del Papa sono stati un impegno colossale, perché non ci limitavamo a raccontare qualche episodio giornalistico, ma avevamo lo scrupolo di trasmettere veramente il clima e il messaggio del Papa.

 

D. – Quale augurio ti senti, di rivolgere al Radiogiornale per il futuro?

 

R. – Il mio augurio è di non omologarsi con tutte le altre fonti di informazione, ma di aver sempre quel carattere peculiare di essere la “Radio del Papa”, che dà il senso cristiano dell’avvenimento che si presenta; e poi, dar voce a chi non ha voce, alle tante cose belle e buone che avvengono nel mondo e che spesso non fanno notizia.

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CHIESA E SOCIETA’

1 gennaio 2007

                       

 

TUTTO IL MONDO IN FESTA NELLA NOTTE, PER SALUTARE L’ARRIVO DEL 2007.

NON SONO MANCATI, PURTROPPO, MORTI E FERITI A CAUSA DEI PETARDI

 

ROMA. = Con oltre 30 tonnellate di fuochi pirotecnici ad illuminare la baia di Sydney, l’Australia è stato il primo Paese a dare il benvenuto al nuovo anno, grazie al fuso orario. Festeggiamenti anche a Cuba, dove è stata dichiarata festiva anche la giornata di domani per la coincidenza delle celebrazioni del 48mo anniversario della rivoluzione. Circa 10mila le persone che hanno atteso il 2007 a Buenos Aires, in Argentina, ascoltando il concerto ‘Tangos sinfonicos’ nella Piazza della Repubblica. A dirigere l’orchestra, il maestro israelo-argentino, Daniel Barenboim, distintosi negli ultimi anni per un’azione di riconciliazione fra i popoli mediorientali. A Berlino, in Germania, più di un milione di persone si sono radunate davanti alla Porta di Brandeburgo per aspettare lo scoccare della mezzanotte. A salutarli, un gigantesco spettacolo pirotecnico della durata di ben 8 minuti. In Italia, moltissime le piazze che hanno fatto da sfondo a tanti concerti: solo a Roma, 300mila persone hanno potuto ascoltare la musica brasiliana, canti gospel e la tipica ‘taranta’ pugliese. Festeggiamenti sospesi, invece, in Thailandia, dopo le 8 esplosioni verificatesi ieri a Bangkok, che hanno provocato la morte di due persone e il ferimento di altre 26. E purtroppo, anche quest’anno, non sono mancati incidenti dovuti ai petardi: nella capitale brasiliana di San Paolo, due bambini di 4 e 5 anni sono morti. In Campania, i feriti a causa dei petardi sono stati 52. Atti di vandalismo, inoltre, in Francia dove, nella notte, 313 veicoli sono stati dati alle fiamme. Infine, una buona notizia: è venuto alla luce alle 00:23, a Roma, il primo bambino nato nel 2007. Si tratta di un bimbo romeno che, in conseguenza dell’odierno ingresso della Romania nell’Unione Europea, è anche cittadino dell’UE. (I.P.)

 

 

IL 2007 SARÁ IN SLOVENIA L’ANNO DELLA SACRA SCRITTURA.

UN PROGRAMMA IN NOME DEL DIALOGO TRA LE CONFESSIONI CRISTIANE,CHE COINVOLGERÁ FEDELI E STUDIOSI DI ESEGESI BIBLICA, CULMINANDO NEL CONGRESSO DELL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PER GLI STUDI SULL’ANTICO TESTAMENTO

 

LUBIANA. = Un anno consacrato alla divulgazione e all’approfondimento della Sacra Scrittura. Lo hanno proclamato per il 2007 la Conferenza Episcopale Slovena e il Consiglio delle Chiese Cristiane, con l’intenzione di offrire una sorta di “abbecedario” della Bibbia, in una prospettiva di dialogo tre le diverse confessioni cristiane. Il testo parla di riscoperta della parola di Dio, come “bene di tutta la civiltà umana”. “Le Chiese cristiane slovene”, afferma don Andrej Saje, segretario della Conferenza Episcopale Slovena, “si sono impegnate a cooperare e a ricercare le radici comuni attingendo al fondamento della Sacra Scrittura”. Ma l’occasione, come spiega don Saje, è anche motivo per far conoscere la Bibbia ai molti fedeli che, pur frequentando le parrocchie, la ignorano. Obbiettivo dell’iniziativa, aggiunge il sacerdote, è di “dare fondamento a una società che tra l’incudine del comunismo e il martello del capitalismo rischia di soccombere”. Tra i vari appuntamenti in programma, dal 12 al 20 luglio è previsto il XIX Congresso dell’Organizzazione Internazionale per gli Studi sull’Antico Testamento, cui parteciperanno anche studiosi delle Chiese ortodosse e dei Paesi in via di sviluppo. Il filo rosso delle discussioni sarà la “nuova evangelizzazione”. (A.R.)

 

 

L’ANNO APPENA INIZIATO VEDE DUE CAPITALI DELLA CULTURA,

DESIGNATE DALLA COMMISSIONE EUROPEA:

LUSSEMBURGO E LA CITTÁ ROMENA DI SIBIU

 

BRUXELLES. = Lussemburgo è la prima città europea a conseguire per la seconda volta il titolo, dopo l’esordio nel 1995. Oltre allo Stato di cui è capitale, la città coinvolge nelle celebrazioni gli altri territori della cosiddetta Grande Région: due länder tedeschi, una regione francese e una belga. Un segno dell’idea di inclusione soprannazionale cui le nomine della Commissione sono ispirate, alludendo alla cittadinanza europea. Ricco è il programma dei festeggiamenti previsti per Lussemburgo: oltre 300 eventi su temi quali le migrazioni, il patrimonio culturale e industriale, le grandi personalità europee, la memoria e le espressioni della modernità. Non manca la religione, cui è ispirata un’iniziativa ecclesiale che coinvolgerà a fine maggio alcuni luoghi di devozione di Lussemburgo, Germania e Belgio. Titolo di tale manifestazione è “Il Pellegrinaggio del Cristo sorridente”, che intende illustrare l’aspetto gioioso della fede cristiana. Anche Sibiu, situata sulle pendici settentrionali dei Carpazi, è una città significativa dal punto di vista dell’integrazione tra le culture. La popolazione, che per oltre il 90% è ortodossa, è prevalentemente romena, ma sono presenti minoranze tedesche, ungheresi e Rom. Tra le manifestazioni in programma, a settembre vi si svolgerà la III Assemblea Ecumenica Europea, dal titolo: “La luce di Cristo illumina tutti, speranza di rinnovamento e unità in Europa”. (A.R.)

 

 

APPROVATA, IN INDIA, UNA LEGGE CHE TUTELA

 LE COSIDDETTE “SPOSE DELLE VACANZE”:

DONNE CON UNA DOTE COSPICUA SPOSATE E ABBANDONATE

DA INDIANI CHE VIVONO ALL’ESTERO

 

NEW DEHLI. = Le donne indiane abbandonate dai loro mariti all’estero potranno d’ora in poi contare sull’assistenza legale ed economica gratuita. Lo ha deciso il governo indiano, approvando un programma ad hoc. Il provvedimento cerca di porre rimedio ad un fenomeno piuttosto diffuso, specie nelle aree rurali e negli Stati poveri del Paese. Si tratta delle cosiddette “spose delle vacanze”: donne attirate dall’illusione di una vita migliore, spesso anche dal sogno di trasferirsi in un Paese straniero, e poi abbandonate, senza soldi e senza alcuna prospettiva di futuro. Il meccanismo è sempre lo stesso: uomini di origine indiana, ma trasferitisi per lavoro all’estero, negli Stati Uniti o in Inghilterra per lo più, durante un periodo di vacanza in India ostentano di essere quello che si dice “un buon partito”, sposano una ragazza purché sia accompagnata da una cospicua dote e poi scompaiono. Talvolta portano con sé all’estero la moglie per poi abbandonarla poco dopo, altre volte partono da soli, promettendo alla malcapitata di tornare a prenderla dopo qualche tempo, scomparendo invece per sempre. Il ministero per gli Indiani all’Estero ha così messo a punto uno schema secondo il quale avvocati, appositamente designati ed iscritti in elenchi speciali, saranno messi gratuitamente a disposizione di donne indiane in condizioni di difficoltà o disagio, soprattutto nei casi in cui vengano abbandonate in Paesi esteri dai loro coniugi. (R.M.)

 

 

GLI ORFANOTROFI ITALIANI IERI HANNO CHIUSO I BATTENTI,

PER SCADENZA DEI TERMINI DI LEGGE.

SI RIAPRE ORA LA QUESTIONE DELL’AFFIDO FAMILIARE,

UNA SITUAZIONE CHE COINVOLGE QUASI 30 MILA MINORI

 

ROMA. = Gli istituti per minori in Italia ieri hanno chiuso definitivamente i battenti. Sono infatti scaduti i termini dettati dalla legge 149/2001 che disciplina l’adozione e l’affidamento dei bambini. Molti dei 52 orfanotrofi ancora presenti sul territorio nazionale saranno trasformati in case di accoglienza, mentre gli oltre 500 minorenni, soprattutto adolescenti non orfani, fino ad oggi ospitati negli istituti, resteranno nei luoghi in cui già ricevevano assistenza, oppure verranno accolti da comunità familiari o presso le 2.800 comunità di alloggio presenti in Italia. Secondo il Centro nazionale di documentazione dell’infanzia, sono quasi 30mila i minori che, nella Penisola, vivono al di fuori della famiglia. Per questo, le associazioni che operano nel settore chiedono alle istituzioni di far crescere il numero di adozioni e di riconoscere alle proprie strutture un ruolo di co-partecipazione alle procedure di affido. “La Comunità Papa Giovanni XXIII, diretta da don Oreste Benzi – afferma Valter Martini, responsabile del servizio per l’affido dei minori- ha presentato una proposta di modifica della legge per far sì che l’affidamento possa essere gestito anche attraverso le associazioni familiari”. Martini parla anche della necessità di giungere ad un “riconoscimento nazionale delle comunità di tipo familiare, definendone i confini con chiarezza”. Il sottosegretario alla Solidarietà sociale con delega alle politiche per i minori, Cecilia Dosaggio, fissa, invece, per il futuro, l’obiettivo della creazione di un garante nazionale per l’infanzia, sulla scia della figura già nata nelle regioni del Friuli Venezia Giulia, Marche e Veneto. Compito del garante sarebbe quello di fissare i diritti dei minori e verificare che questi vengano rispettati. (I.P.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

1 gennaio 2007

 

- A cura di Isabella Piro -

 

Entro 3 giorni, a Mogadiscio, verrà attuato un piano di disarmo: lo ha annunciato il premier somalo Gedi, dopo che stamani le truppe governative, appoggiate dalle forze etiopiche, hanno conquistato il porto di Chisimaio, ultima roccaforte delle Corti islamiche. Il premier somalo ha poi offerto l’amnistia ai miliziani che deporranno le armi ed ha invocato il dispiegamento urgente di un contingente di pace dell’Unione Africana. Neanche oggi, comunque, sono mancate vittime: almeno due i somali uccisi in scontri con gli islamici. 

 

E’ di 3 morti e oltre 30 feriti il bilancio dell’esplosione di 8 ordigni avvenuta ieri a Bangkok, in Thailandia. Secondo il premier Chulanont, gli attacchi non sarebbero stati realizzati dai separatisti islamici, ma da “gruppi che hanno perso il potere politico”.  Il primo ministro è alla guida del governo dopo il golpe incruento che, il 19 settembre scorso, depose il premier Thaksin Shinawatra.

 

In Iraq, continuano le manifestazioni dopo la morte di Saddam Hussein. A Tikrit, città natale dell’ex rais, migliaia di suoi sostenitori si sono radunati per rendergli omaggio. Ad Ad-Dawr, dove Saddam fu catturato dagli americani nel 2003, centinaia di sunniti hanno manifestato contro i leader sciiti, favorevoli all’esecuzione. Sul terreno, intanto, ancora violenza: una famiglia di 5 persone, tra cui 3 bambini, è stata assassinata vicino Mossul, mentre, secondo l’Associated Press, sono 3 mila i militari americani morti nel Paese in 3 anni di conflitto.

 

Nessun progresso significativo nelle trattative per il rilascio di Ghilad Shalit, il soldato israeliano rapito il 25 giugno scorso da palestinesi vicini ad Hamas Lo riferiscono fonti ufficiali israeliane, precisando che le richieste del gruppo militante islamico sono state ritenute eccessive. Intanto, oggi l’esercito dello Stato ebraico ha iniziato ad alleggerire i controlli ai valichi con i territori palestinesi. Tali misure, decise nel recente incontro tra Olmert e il capo dell’ANP Abu Mazen, non riguardano la rimozione degli sbarramenti militari.

 

Inizia oggi il mandato di Ban Ki-moon, il diplomatico sudecoreano chiamato al vertice del Palazzo di Vetro. A poche ore dal suo insediamento, il neo segretario generale dell’ONU ha già effettuato le prime nomine, designando l’indiano Vijay Nambiar capo di gabinetto e la giornalista haitiana Michele Montas portavoce ufficiale. Tra i primi incontri diplomatici del successore di Kofi Annan, c’è stato quello con Marcello Spatafora, ambasciatore, presso le Nazioni Unite, dell’Italia, Paese appena entrato nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Il passaggio di consegne tra il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, e il suo successore coreano, Ban Ki-moon, rappresenta la fine di un’epoca difficile e controversa e l’inizio di un possibile rinnovamento e rilancio per il Palazzo di Vetro. Annan è stato il primo funzionario interno delle Nazioni Unite arrivato sulla poltrona più alta, dove ha portato l’idealismo ereditato dai predecessori come Dag Hammarskjöld, ma anche i limiti di una burocrazia non sempre efficiente. Ha guidato l’ONU in un periodo di transizione, quando l’incertezza seguita alla fine della Guerra fredda richiedeva di riformarla; ma poi si è ritrovato al centro della bufera provocata dalla guerra in Iraq. Il diplomatico africano non ha nascosto le sue obiezioni all’intervento unilaterale americano e quindi è diventato uno degli obiettivi della campagna lanciata soprattutto dalla corrente dei neo-conservatori che avevano una pregiudiziale ideologica contro il Palazzo di Vetro e hanno sfruttato i contrasti provocati dal dibattito sulla guerra per arrivare al punto di chiederne la chiusura. Alcuni aspetti del mandato di Annan restano controversi come la gestione del programma petrolio-per-cibo; nel frattempo, però, l’offensiva dei neo-con è fallita, come dimostra l’uscita di scena dell’ambasciatore americano John Bolton. L’ONU ha ribadito la sua centralità sulla scena internazionale, svolgendo un ruolo chiave in Paesi in crisi come il Libano, la Corea del Nord e ora l’Iran, senza dimenticare che le prime elezioni democratiche irachene del dopo-Saddam furono organizzate proprio dal Palazzo di Vetro.

 

Ban Ki-moon diventa segretario generale senza portare con sé il bagaglio di queste polemiche. Ha la fama di essere un abile diplomatico: nelle prime uscite ha confermato la volontà di recuperare il consenso di tutti i Paesi, partendo proprio dagli Stati Uniti. A lui toccherà il compito di continuare e completare la riforma avviata da Annan per adeguare l’ONU alle necessità del XXI secolo.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Nuovo messaggio, in poco più di 24 ore, del numero due di al Qaeda, Al Zawahiri: in un comunicato diffuso oggi da un sito islamico, il medico egiziano accusa il presidente palestinese, Abu Mazen, di essere un collaboratore di Israele e degli Stati Uniti. La stessa accusa è rivolta ai governi di Egitto, Yemen e Arabia Saudita.

 

Accordo siglato tra Russia e Bielorussia per le forniture di gas. La firma dell’intesa è arrivata proprio mentre il colosso russo Gazprom si preparava a sospendere le forniture di combustibile a Minsk. Secondo l’accordo, la Bielorussia cederà il 50% dell’operatore nazionale Beltransgaz alla Russia e adeguerà da oggi i prezzi delle forniture, portandoli da 46 a 100 dollari per mille metri cubi.

 

Nello Sri Lanka, non si fermano gli attacchi dei guerriglieri Tamil contro le forze governative: oggi una bomba fatta esplodere lungo la strada, nella regione settentrionale di Vavuniya, ha provocato la morte di due poliziotti e il ferimento di un terzo. In oltre 20 anni di conflitto, nel Paese si contano più di 65 mila morti ed almeno un milione di sfollati.

 

In Indonesia, si sono persi i contatti con un aereo di linea della compagnia locale ‘Adam Air’. A bordo ci sono 96 passeggeri e membri dell’equipaggio. Lo ha riferito il ministro dei Trasporti. Il Boeing 737-400 era decollato dall’isola di Giava alla volta di Manado, nell’arcipelago delle Sulawesi. 

 

Sempre in Indonesia, continuano le operazioni di salvataggio dei dispersi nel naufragio di un traghetto avvenuto due giorni fa a largo di Giava. Finora, sono state tratte in salvo circa 200 persone, mentre degli altri 400 passeggeri si sono perse le tracce. All’origine della tragedia, probabilmente il maltempo.

 

Cambio al vertice anche per l’Unione Europea: da oggi, la presidenza semestrale passa dalla Finlandia alla Germania. Tra gli obiettivi di fondo posti da Berlino, c’è il rilancio del processo costituzionale europeo e la sicurezza in campo energetico. In particolare per il primo punto, saranno riavviate le consultazioni dopo la “pausa di riflessione” decisa dal Consiglio Europeo nel giugno 2005 in seguito al doppio no referendario di Francia e Olanda. Obiettivo finale è l’adozione del Trattato costituzionale prima delle elezioni europee del 2009.

 

Insieme alla guida dell’UE, la Germania assume anche la presidenza annuale del G8, all’insegna del motto “Crescita e responsabilità nell’economia mondiale – Crescita e responsabilità in Africa”. Il programma tedesco prevede, tra l’altro, la riduzione degli squilibri della globalizzazione, il miglioramento della trasparenza dei mercati, e la repressione della pirateria industriale. In primo piano, il sostegno all’Africa e ai suoi problemi più urgenti, come lo sviluppo dell’economia e la lotta alla povertà e all’AIDS.

 

Sempre a partire da oggi, la Slovenia adotta l’euro, portando così a 13 i Paesi appartenenti ad ‘Eurolandia’ e ad oltre 317 i milioni di cittadini possessori della moneta unica. “Si tratta di un avvenimento storico”, ha detto il presidente della Commissione UE, Barroso. La Slovenia è il primo Paese ad adottare l’euro fra i dieci entrati nell’UE nel 2004.

 

Un clima politico più costruttivo, un dialogo fra i partiti sulla legge elettorale e uno sforzo maggiore per integrare gli immigrati: sono stati questi i punti salienti, ieri, del primo discorso di fine anno del presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano. 18 minuti di diretta televisiva a reti unificate che hanno ottenuto l’apprezzamento trasversale degli opposti schieramenti politici. Napolitano ha inoltre espresso profonda sintonia con Papa Benedetto XVI nel sollecitare un più giusto ordine mondiale. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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La politica deve essere dialogo e confronto costruttivo e non un gridare continuo che allontana i cittadini dalle istituzioni. Nel messaggio di fine anno, Napolitano ha ripetuto con forza quanto sostenuto in questi primi sette mesi al Quirinale: serve la ricerca paziente di intese su alcune riforme costituzionali, ha detto, e di una legge elettorale che renda più sicura la formazione delle maggioranze.

 

 “La coesione – ha sottolineato Napolitano – è necessaria anche per cogliere le opportunità di ripresa economica”. Dal capo dello Stato altri passaggi forti sul dramma dell’immigrazione, che va regolata e considerata una risorsa, e sul ruolo dell’Europa nel costruire la pace oltre i suoi confini. “Dall’Iraq – ricorda il presidente della Repubblica - giungono ancora tragici bagliori”.

 

Sui grandi temi, poi, Napolitano coglie profonda sintonia con il Papa nel sollecitare un più giusto ordine mondiale. Il capo dello Stato ha ricordato l’incontro del 20 novembre scorso con Benedetto XVI, che richiamò principi e valori della Costituzione, riferimento essenziale su temi etici e famiglia.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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