RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 1 - Testo della trasmissione di lunedì 1 gennaio 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Il 2007 sarà in Slovenia l’Anno della Sacra Scrittura
Gli
orfanotrofi italiani hanno chiuso ieri i battenti
In
Somalia cade l’ultima roccaforte delle Corti islamiche
Nuove proteste in Iraq dopo l’esecuzione di Saddam:
salgono a 3 mila i soldati americani uccisi dall’inizio del conflitto
Il
sudcoreano Ban Ki-moon assume la guida
dell’ONU come nuovo segretario generale
Italia: la politica deve essere dialogo e
confronto costruttivo: il richiamo del presidente Giorgio Napolitano ai partiti
1 gennaio 2007
GLI
AUGURI DEL PAPA AL MONDO PER IL NUOVO ANNO
NELLA SOLENNITA’ DI MARIA MADRE DI DIO: TUTTI
GLI UOMINI E LE DONNE
DI BUONA VOLONTÀ OPERINO INSIEME PER LA PACE,
RISPETTANDO I DIRITTI UMANI,
IN
PARTICOLARE IL DIRITTO ALLA VITA E IL DIRITTO ALLA LIBERTÀ RELIGIOSA,
E
LASCIANDOSI ILLUMINARE DALLA LUCE DI CRISTO, VERA NOSTRA PACE
Il Papa lancia un forte appello a tutti gli uomini e le
donne di buona volontà perché operino
insieme per il grande bene della pace. L’esortazione è giunta stamani durante
la celebrazione eucaristica da lui
presieduta nella Basilica Vaticana nella
Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella 40.ma Giornata Mondiale
della Pace. Hanno partecipato al rito gli ambasciatori del Corpo Diplomatico
accreditato presso
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(Canto ‘Beati
pacifici’)
Il Papa invoca la pace per tutto il mondo, e lo fa
attraverso Maria, Madre di Dio, “mediatrice e cooperatrice di Cristo”: Lui
stesso “è la nostra pace”, Lui è “il grande pacificatore dell’umanità” venuto
“ad abbattere il ‘muro di separazione’ che divide gli uomini e i popoli, cioè
l’inimicizia”:
“Egli si è fatto
uomo ed è nato in una grotta a Betlemme per portare la sua pace agli uomini di
buona volontà, a coloro che lo accolgono con fede e amore. La pace è così veramente
il dono e l’impegno del Natale: il
dono, che va accolto con umile docilità e costantemente invocato con
orante fiducia; l’impegno, che
fa di ogni persona di buona volontà un ‘canale di pace’”.
Benedetto XVI, che per questa Giornata ha scritto il
Messaggio intitolato “La persona umana,
cuore della pace ”, lancia il suo appello “ai Governanti e ai
Responsabili delle Nazioni, come anche a tutti gli uomini e le donne di buona volontà”:
“Sono profondamente
convinto che ‘rispettando la persona si promuove la pace, e costruendo la pace
si pongono le premesse per un autentico umanesimo integrale’ (Messaggio, n. 1). È un impegno questo che compete in modo peculiare al
cristiano, chiamato ‘ad essere infaticabile operatore di pace e strenuo
difensore della dignità della persona umana e dei suoi inalienabili diritti’” (Messaggio, n. 16).
“Proprio perché creato ad immagine e somiglianza di Dio –
afferma il Pontefice - ogni individuo umano, senza distinzione di razza,
cultura e religione, è rivestito della medesima dignità di persona. Per
questo va rispettato, né alcuna ragione può mai giustificare che si disponga di
lui a piacimento, quasi fosse un oggetto”:
“Di fronte alle minacce alla pace, purtroppo
sempre presenti, dinanzi alle situazioni di ingiustizia e di violenza, che continuano
a persistere in diverse regioni della terra, davanti al permanere di conflitti
armati, spesso dimenticati dalla vasta opinione pubblica, e al pericolo del
terrorismo che turba la serenità dei popoli, diventa più che mai necessario operare insieme per la pace. Questa,
ho ricordato nel Messaggio, è
‘insieme un dono e un compito’ (n. 3): dono da invocare con la preghiera,
compito da realizzare con coraggio senza mai stancarsi”.
Benedetto XVI volge
ancora una volta lo sguardo “alla drammatica situazione che caratterizza
proprio quella Terra dove nacque Gesù”:
“Come non implorare
con insistente preghiera che anche in quella regione giunga quanto prima il
giorno della pace, il giorno in cui si risolva definitivamente il conflitto in
atto che dura ormai da troppo tempo? Un accordo di pace, per essere durevole,
deve poggiare sul rispetto della dignità e dei diritti di ogni persona”.
Sottolinea quindi la necessità che il fondamento dei diritti della persona
sia riconosciuto non in semplici pattuizioni umane, ma “nella natura stessa
dell’uomo e nella sua inalienabile dignità di persona creata da Dio” (Messaggio,
n. 13). “Se infatti – ha rilevato - gli elementi costitutivi della dignità
umana vengono affidati alle mutevoli opinioni umane, anche i suoi diritti, pur
solennemente proclamati, finiscono per diventare deboli e variamente
interpretabili”. Un concetto che riprende durante l’Angelus pronunciato dalla
finestra del suo studio privato di fronte a migliaia di pellegrini giunti in
Piazza San Pietro:
“Oggi si parla molto
di diritti umani, ma spesso si dimentica che essi hanno bisogno di un
fondamento stabile, non relativo, non opinabile. E questo non può che essere la
dignità della persona. Il rispetto per questa dignità comincia dal riconoscimento
e dalla tutela del suo diritto a vivere e a professare liberamente la propria
religione”.
Il Papa ha espresso la sua “spirituale vicinanza alle
molteplici iniziative promosse dalle Diocesi e da parrocchie, associazioni e
movimenti in occasione della Giornata Mondiale della Pace”. In particolare,
ricorda quella della Conferenza Episcopale Italiana svoltasi ieri a Norcia alla
luce del messaggio di san Benedetto e
quella organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma e in altre città
del mondo.
Ha poi salutato i Giovani Orionini partecipanti al
“Capodanno Alternativo” e il Movimento dell’Amore Familiare, che hanno vegliato
nella notte in Piazza San Pietro pregando per la pace e l’unità in tutte le
famiglie del mondo.
Benedetto XVI ha quindi ricambiato le espressioni augurali
rivoltegli ieri sera dal presidente della Repubblica Italiana Giorgio
Napolitano nel suo messaggio di fine anno. “Per lui, per tutte le autorità
civili e per l’intero popolo italiano – ha detto - assicuro il mio speciale
ricordo nella preghiera”.
Infine a tutti ha augurato “di vivere il nuovo anno nella
grazia e nella pace del Signore”: un nuovo anno che iniziamo – ha ricordato
- “guardando a Maria” e “che riceviamo
dalle mani di Dio come un ‘talento’ prezioso da far fruttare, come un’occasione
provvidenziale per contribuire a realizzare il regno di Dio”:
“La luce di Cristo,
Sole apparso all’orizzonte dell’umanità, illumini il vostro cammino e vi
accompagni lungo l’intero 2007!”
(Canto ‘Astro del
ciel”)
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IERI
SERA NELLA BASILICA VATICANA, IL PAPA HA PRESIEDUTO I PRIMI VESPRI
DELLA SOLENNITA’ DI MARIA MADRE DI DIO E IL “TE DEUM’” DI RINGRAZIAMENTO
PER
L’ANNO TRASCORSO. POI LA VISITA AL PRESEPE IN PIAZZA SAN PIETRO
Ieri sera, presiedendo nella Basilica Vaticana la celebrazione
dei Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e il “Te Deum” di ringraziamento per l’anno
trascorso, Benedetto XVI ha posto l’accento su due dimensioni del tempo: quello
secolare, legato ai “riti mondani” dell’ultimo dell’anno, e quello cristiano,
ossia la venuta del Messia, momento culminante della storia universale. Al
termine della celebrazione, il Santo Padre ha visitato il Presepe di Piazza San
Pietro. Il servizio di Isabella Piro:
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(Canto “Te Deum”)
Sono due le diverse dimensioni del tempo che si sono
confrontate nell’ultimo giorno dell’anno, una quantitativa e l’altra
qualitativa. Così Benedetto XVI, nella sua omelia di ieri sera nella Basilica
Vaticana. Il Papa ha parlato dei “riti mondani”
di fine anno, spesso improntati al divertimento, vissuto come evasione
dalla realtà, quasi ad esorcizzarne gli aspetti negativi e a propiziare
improbabili fortune. Bisogna invece vivere, ha detto, guardando a quella che
San Paolo chiama “la pienezza del tempo”, cioè la nascita di Gesù, momento
culminante della Storia universale, in cui Dio si è fatto piccolo per condurre
l’umanità alla sua piena maturazione:
“La venuta del
Messia, preannunziata dai Profeti, è l’avvenimento qualitativamente più
importante di tutta la storia, alla quale conferisce il suo senso ultimo e
pieno. Non sono le coordinate storico-politiche a condizionare le scelte di
Dio, ma, al contrario, è l’avvenimento dell’Incarnazione a ‘riempire’ di valore
e di significato la storia”.
Il Santo Padre ha poi espresso la sua “filiale
gratitudine” alla Santa Madre di Dio per la speciale protezione accordatagli
durante il viaggio apostolico in Turchia. Quindi si è soffermato sul
significato della maternità di Maria, ricordando che Gesù non è nato solamente
“tramite” una donna, ma “da” una donna, prendendo carne da essa:
“La maternità di
Maria, dunque, è vera e pienamente umana. Nell’espressione ‘Dio mandò il suo
Figlio nato da donna’ si trova condensata la verità fondamentale su Gesù come
Persona divina che ha pienamente assunto la nostra natura umana. Egli è il
Figlio di Dio, è generato da Lui, e al
tempo stesso è figlio di una donna, Maria. Viene da lei. E’ da Dio e da Maria. Per questo la Madre di Gesù si può e si deve chiamare
Madre di Dio”.
E per il nuovo anno, Benedetto XVI ha chiesto a Maria il
dono di una fede matura, umile e coraggiosa allo stesso tempo, intrisa di
speranza e di entusiasmo per il Regno di Dio:
“… una fede scevra
di ogni fatalismo e tutta protesa a cooperare in piena e gioiosa obbedienza alla
divina volontà, nell’assoluta certezza che Dio non vuole altro che amore e vita,
sempre e per tutti”.
Al termine del “Te
Deum”, il Papa ha sostato in preghiera davanti al Presepe di Piazza San
Pietro. Dopo essere salito a contemplare da vicino la rappresentazione della
Natività, il Santo Padre ha ringraziato coloro che hanno contribuito
all’allestimento del Presepe ed ha salutato la folla, unendosi al canto dell’Adeste fideles.
(Canto ‘Adeste
fideles’)
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IL
CARDINALE PAUL POUPARD AI NOSTRI MICROFONI:
I
CRISTIANI SIANO SEMPRE DI PIU’ MESSAGGERI DI AMORE E DI
SPERANZA
Il Papa invita
tutti ad unirsi nella grande opera della
pace, vincendo la tentazione dello scoraggiamento, anche di fronte alle
tante drammatiche notizie che ci giungono ogni giorno attraverso i mass media.
Ma ciascuno, nel proprio piccolo, è chiamato a operare quel bene che spesso non
si vede ma che sostanzia il tessuto reale della vita quotidiana. E’ questa la
convinzione del cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio
della Cultura e del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso,
intervistato da Giovanni Peduto:
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R. – Ma certo, il bene che cresce spesso non si vede
perché cresce in casa nostra e anche sotto casa nostra e non fa notizia: è quello
della generosità, della solidarietà che è vissuto da migliaia di donne e uomini
che dedicano tanto tempo al servizio degli altri, in particolare dei poveri.
D. – Terra Santa, Iraq, Libano, Afghanistan ma anche Sri
Lanka; e poi la povertà, i conflitti dimenticati dell’Africa nonché i grandi
problemi dell’America Latina: cosa deve fare, eminenza, la comunità
internazionale che ancora non fa?
R. – Ma guardi, la comunità internazionale è un termine un
po’ impersonale, e vorrei essere chiaro. La politica internazionale è
strettamente legata, di fatto, alle scelte degli Stati più potenti che portano
la responsabilità maggiore delle scelte degli organismi dalle Nazioni Unite,
all’Unione Europea, l’Unione Africana, la Lega Araba ... Prima di chiederci cosa
deve fare la comunità internazionale, chiediamoci il perché delle sue scelte,
qual è il suo interesse. Il bene comune o l’interesse economico-politico del
proprio Stato a scapito degli altri, anche dei più deboli, anche nell’intera
nazione? Dunque, senza un concetto veramente umano, il bene della comunità internazionale
sarà lasciato a decisioni che sono senza radici umane.
D. – La Chiesa è una delle pochissime realtà che sta
ponendo in questo particolare contesto storico la questione antropologica. Oggi
– dice il Papa – si vuole negare chi è in realtà l’essere umano. Come difendere
l’uomo creato ad immagine di Dio?
R. – Ma, il Santo Padre non si stanca di ripetere: “Per
noi, il Figlio di Dio è la vera misura dell’umanesimo”, che vuol dire che nella
cultura attuale e oggi anche così secolarizzata, dobbiamo trovare mezzi – e
sarà la prossima plenaria del Pontificio Consiglio della cultura – in questo
mondo di secolarizzazione, il modo di comunicare quel vero umanesimo del quale
diceva il Concilio Ecumenico Vaticano, “Cristo è l’archetipo”. Cosa vuol dire
“umanesimo”? Vuol dire la realtà della dignità umana.
D. – Benedetto XVI ha vissuto un anno di intensa attività
apostolica. Eminenza, quale fatto particolare l’ha colpita?
R. – Forse la mia risposta la sorprenderà: quello che mi
ha più colpito non è tanto un fatto particolare, dell’intensissima attività
pontificia – evidentemente il viaggio in Turchia al quale ho avuto il
privilegio di partecipare – ma quello che mi ha colpito di più è il suo modo di
essere Papa Benedetto, cioè il suo atteggiamento personale. Vediamo le grandi
folle che partecipano alle celebrazioni liturgiche a San Pietro, alla recita
domenicale dell’Angelus, nelle udienze: la gente vede questo Papa, sente la sua
interiorità e così lo ascolta volentieri, si associa alla sua preghiera in
un’atmosfera di raccoglimento. Posso testimoniare, essendo vicino a lui in
questo momento, quanto effetto abbia avuto il suo momento di raccoglimento
silenzioso nella Moschea Blu a Istanbul. Questo momento di raccoglimento ha
toccato profondamente le popolazioni musulmane, molto di più di qualsiasi
discorso che noi possiamo, che dobbiamo fare sui rapporti tra cristiani e
musulmani. E dunque, ripeto, quello che mi colpisce di più è il suo modo di
fare il Papa, di essere il Papa, che è una predica silenziosa che raggiunge il
cuore degli uomini che discernono l’uomo di Dio. Direi un po’ quello, il suo
carisma mi ricorda spesso il modo di essere di Paolo VI, del quale sono stato a
lungo collaboratore. La gente semplice, anche come i più intellettuali,
intuiscono la bontà che illumina il suo volto che è il frutto della sua vita
interiore, della sua amicizia con Gesù. Quello che mi colpisce sempre è che
dice sempre: “Cari amici”: questo fin dal primo giorno del suo pontificato.
D. – Eminenza, di quale scatto ha bisogno la Chiesa per
annunciare con maggior incisività il Vangelo della speranza?
R. – Per essere messaggera di speranza è chiaro che la
Chiesa deve essere piena di speranza. Io dico che la speranza è la fede
nell’amore. Non sarà certamente una definizione teologica, ma è per far capire
che chi ha fede non può rimanere nella tristezza, anche se nel dolore.
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1 gennaio 2007
CAPODANNO SPECIALE PER BULGARIA E ROMANIA, DA OGGI UFFICIALMENTE
MEMBRI DELL’UNIONE EUROPEA, CHE ARRIVA
A QUOTA 27 STATI
- Interviste con Meglena Kuneva, mons. Hristo
Proykov,
mons. Ioan Robu e Cristian V. Coltzeanu -
Da oggi, i cittadini dell’Unione
Europea arrivano a circa mezzo miliardo. Con i loro 30 milioni di residenti,
Bulgaria e Romania si legano formalmente dal primo gennaio 2007 alle strutture
comunitarie, portando a 27 il numero dei Paesi membri. L’avvenimento è da
giorni, e anche in queste ore, oggetto di grandi celebrazioni nei due Stati.
Tra le varie iniziative in corso, da segnalare, in Bulgaria, la simbolica
piramide di luce formata da quattro raggi di
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R. - Si è trattato di un vero processo di cambiamento, in
tutte le sfere. Non solo per ciò che riguarda le armonizzazioni e gli
allineamenti della legislazione bulgara a quella europea e l’adozione
delle direttive della
Commissione: abbiamo cambiato il nostro modo di vivere, il nostro modo di
esercitare il controllo, la disciplina, il nostro stesso modo di calcolare il
tempo. Questa è stata una delle cose più interessanti registrata nell’arco dei
negoziati: a volte bastava un ritardo di due o tre giorni e ci trovavamo già
nel senso sbagliato della strada.
D. - Quale potrebbe essere, secondo lei, il contributo
degli intellettuali nel far convivere la modernità rappresentata dall’Occidente
con le tradizioni locali, l’identità culturale?
R. - Per una nazione medio-piccola come
D. - Lei è cattolica: come vede il ruolo dei valori
cristiani nella costruzione dell’Europa?
R. - E’ una domanda
molto personale. I valori sono molto legati all’identità personale di ciascuno.
Io credo che la tolleranza che fa parte del Magistero della Chiesa -
l’aspirazione verso la pace, la prosperità, la solidarietà sia molto importante
- ma penso che abbiamo condiviso valori comuni anche con molte altre
denominazioni. Più viviamo i nostri valori in linea con l’insegnamento della
nostra religione, migliore diventerà l’Europa.
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Anche
il mondo cattolico bulgaro ha vissuto il processo di integrazione con molta
partecipazione, e tuttavia con senso critico nei confronti di alcune
problematiche di tipo etico che non mancheranno di esercitare un forte impatto
sulla Bulgaria. Ne parla, sempre al microfono della collega Iva Michailova, il
vescovo Hristo Proykov, presidente della Conferenza episcopale locale ed esarca
apostolico di Sofia:
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R. -
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Anche per la Romania, il primo gennaio 2007 costituisce un
capodanno speciale. Migliaia di persone sono scese in piazza la scorsa notte, a
Bucarest, per brindare all’ingresso nell’UE. Il Paese
sarà rappresentano nell’esecutivo comunitario da Leonard Orban, titolare
del dicastero del Multilinguismo e del dialogo multiculturale. E all’insegna
dell’ecumenismo è trascorsa la veglia del 31 dicembre, con la comunità
cattolica e quella ortodossa unite in preghiera. Poi, a mezzanotte, il suono a
distesa delle campane di città e villaggi ha salutato l’inizio dell’avventura
comunitaria della nazione romena. Nel contributo che segue, palpabili la
soddisfazione e la speranza dell’arcivescovo di Bucarest, Ioan Robu:
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R. - Noi, vescovi di Romania,
siamo convinti che il processo della nostra integrazione non si conclude con il
primo gennaio, ma continuerà con un'intensità crescente dopo questo giorno per
noi storico. Approfondire i rapporti con
gli altri Stati dell’Unione - sentirsi parte viva e attiva di una comunità di
valori - tutto questo non si realizza in un giorno solo. La maggior parte dei
romeni spera in un domani economico migliore, ma questo, certamente, non
avverrà presto. La Chiesa ortodossa, la Chiesa cattolica e le altre
denominazioni religiose della Romania non nascondono la loro perplessità di
fronte al fatto che la Costituzione Europea non menzioni le radici cristiane
dell'Europa. Lungi però dallo scoraggiamento dovuto dalla complessità del
progetto europeo, ancora in costruzione, crediamo che la Romania sarà capace di
portare nella Casa europea qualcosa che possa arricchire il bene comune del
continente. Personalmente, sono convinto che la Romania entra nell’Unione
Europea in un momento in cui essa sta ancora cercando la propria identità, e
ciò vuol dire che il nostro Paese entra al momento giusto. In questo modo, la
Romania potrà dare il suo contributo, sia per l’adempimento del progetto
europeo, sia per tracciare le grandi linee del carattere, dell’anima europea.
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Euro-ottimismo per l’Unione
Europea, in un momento in cui il continente avverte la fatica della propria
estensione: così l'ambasciatore della Romania in Italia, Cristian Valentin
Coltzeanu, commenta l’ingresso del suo Paese nelle istituzioni europee:
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R. - L’ingresso della Romania
rappresenta un momento storico, paragonabile solo alla realizzazione dello
Stato unitario romeno. Il nostri connazionali sono ben conosciuti per il loro
euro-ottimismo: oltre due terzi della popolazione si è dichiarata in modo
costante a favore dell'adesione. La Romania entra nell’Unione Europea con la
determinazione di portare il valore del suo dinamismo e della sua creatività,
ma anche per offrire un contributo per una più forte coesione politica
dell'Unione. Dal punto di vista della ricchezza spirituale, la Romania,
nell'ottica di quanto affermò Giovanni Paolo II, farà sì che l'Europa respiri
meglio con i suoi “due
polmoni”, quello dell'Occidente e quello dell'Oriente. La presenza di un Paese
a maggioranza ortodossa sarà una ricchezza spirituale per l'Europa. Sono
convinto che la tradizione cristiana della Romania riuscirà a contribuire ad
una più solida consapevolez-za dell’essere europei, uniti dagli stessi valori
culturali e spirituali.
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SI E’
SVOLTA IERI A NORCIA LA 39.MA MARCIA DELLA PACE
-
Intervista con mons. Tommaso Valentinetti -
Si è svolta ieri a Norcia, città di San Benedetto, la
39.ma Marcia della Pace. La manifestazione è stata promossa dalla Conferenza
episcopale italiana, dalla Caritas italiana e da Pax Christi, in collaborazione
con l’arcidiocesi di Spoleto-Norcia e il Comune di Norcia. Il servizio di Paolo
Millefiorini:
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“Con il vostro marciare per la pace, avete inteso
tracciare il profilo di ogni autentica esperienza cristiana di pace. Come ci
insegna Benedetto XVI, la pace evangelica è insieme dono e compito”. E’ quanto
ha detto ieri il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio
Consiglio Giustizia e Pace, durante l’omelia della Messa a conclusione della
39.ma edizione della Marcia della pace.
Alla Marcia hanno preso parte centinaia di persone
provenienti da ogni parte d’Italia, in una atmosfera di riflessione e di
preghiera sulle grandi sofferenze del mondo, ma al contempo con l’auspicio di
un futuro migliore. “Questa sera abbiamo ripetuto un gesto significativo” ha
affermato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Riccardo Fontana. “Marciavamo
intorno alle mura della città, ma avevamo nel cuore le mura di Gerusalemme: la
Gerusalemme del cielo, verso la quale camminiamo tutti; la Gerusalemme della
terra, per la quale invochiamo pace e benedizione, così come per tutto il Medio
Oriente e per le realtà dove la pace non c’è”. “Ripartire dalle mura medievali
di Norcia – ha continuato l’arcivescovo – significa affermare, attraverso San
Benedetto, il primato della coscienza ed invitare tutti a cercare la pace nel
cuore dell’uomo e così, da una interiorità pacificata, poter trovare la forza
per esportare nel mondo la voglia di unità e di concordia, che appartiene a
tutti gli uomini di buona volontà”.
La giornata di ieri è iniziata con la preghiera ecumenica,
in preparazione dell’Assemblea ecumenica europea che si svolgerà in Romania. E’
seguita poi una tavola rotonda sul tema “Acqua e pane per tutti”, che ha messo
in risalto il pensiero e le opere del monachesimo benedettino, come valorizzazione
dell’ambiente e risposta ai bisogni primari delle persone. Particolarmente
significativa, infatti, è stata proprio la macinazione del grano, in un antico
mulino ad acqua riattivato per l’occasione, portato dai partecipanti alla
marcia come segno e frutto del lavoro dell’uomo.
Da Norcia, per la Radio Vaticana, Paolo Millefiorini.
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Ed ecco cosa chiede
alla comunità internazionale il presidente
di Pax Christi, l’arcivescovo di Pescara-Penne Tommaso Valentinetti, che
ha partecipato alla Marcia della pace. L’intervista è di Fabio Colagrande:
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R. - Essenzialmente che i potenti di questa terra si
siedano finalmente intorno ai tavoli delle trattative per fare dei cammini che
siano cammini di vera pace. Innanzitutto cercando le strade di una legalità
internazionale che attualmente vedo molto oscurata all’orizzonte dell’umanità,
cercando di trovare, prima di tutto, una migliore azione delle Nazioni Unite e
poi – ed è quello che mi auguro sinceramente – di trovare finalmente delle strade per un
disarmo controllato, una limitazione alla fabbricazione degli armamenti e una
limitazione ai finanziamenti ai produttori e ai commercianti di armi. Se non
affrontiamo questo problema, parlare di pace significa molte volte un irenismo
senza fondamento. La pace ha dei fondamenti giuridici, dei fondamenti legali,
ha dei fondamenti dentro la storia dell’umanità che chiedono anche prese di
posizione, responsabilità ben precise da parte di coloro che in qualche modo
hanno la responsabilità delle sorti dell’umanità stessa.
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CINQUANT’ANNI
FA NASCEVA IL RADIOGIORNALE DELLA RADIO VATICANA,
UNO
STRUMENTO DI INFORMAZIONE ED EVANGELIZZAZIONE
AL SERVIZIO DEL PAPA E DELLA CHIESA
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Intervista con Paolo Scappucci -
Una data importante per la Radio Vaticana: il primo
gennaio di 50 anni fa, nasceva il Radiogiornale. Il notiziario quotidiano,
accompagnato da un testo scritto, sostituiva il Bollettino notizie IRVAT,
(Informazioni Radio Vaticana). Alla Cattedra di Pietro sedeva Pio XII, il
Concilio Vaticano II era ancora di là da venire. A dirigere il Radiogiornale
veniva chiamato il padre gesuita Francesco Farusi. Per una riflessione sulla
peculiarità di questo notiziario, a mezzo secolo dalla nascita, Alessandro
Gisotti ha intervistato Paolo Scappucci, già caporedattore del Radiogiornale:
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R. – Direi che la cosa grande del Radiogiornale è di avere
una visione d’insieme dei problemi non solo della Chiesa, ma del mondo. Una
visione non particolaristica, ma ad un livello alto, con l’occhio del Vangelo
che sa discernere, che presenta le notizie sotto un angolo visuale che è,
appunto, quello della visione cristiana della vita. E’ importante inoltre che
non solo ci sia la emissione in voce, ma anche il testo scritto: questa è una
grande responsabilità ma una grande chance
del Radiogiornale, perché andando in tutte le agenzie di stampa, in tutte le
ambasciate ... resta anche come un documento scritto, una fonte precisa di
ispirazione che quindi è di grande utilità e amplifica enormemente il campo
d’azione del Radiogiornale.
D. - Con Giovanni Paolo II, la comunicazione vaticana ha
conosciuto indubbiamente un salto di qualità. Come avete vissuto questa
rivoluzione impressa da Karol Wojtyla?
R. – La valanga dei viaggi ci ha impegnato in una maniera
eccezionale. I viaggi del Papa sono stati un impegno colossale, perché non ci
limitavamo a raccontare qualche episodio giornalistico, ma avevamo lo scrupolo
di trasmettere veramente il clima e il messaggio del Papa.
D. – Quale augurio ti senti, di rivolgere al Radiogiornale
per il futuro?
R. – Il mio augurio è di non omologarsi con tutte le altre
fonti di informazione, ma di aver sempre quel carattere peculiare di essere la
“Radio del Papa”, che dà il senso cristiano dell’avvenimento che si presenta; e
poi, dar voce a chi non ha voce, alle tante cose belle e buone che avvengono
nel mondo e che spesso non fanno notizia.
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1 gennaio 2007
TUTTO IL MONDO IN FESTA NELLA NOTTE, PER
SALUTARE L’ARRIVO DEL 2007.
NON SONO MANCATI, PURTROPPO, MORTI E FERITI A CAUSA DEI PETARDI
ROMA. = Con oltre
30 tonnellate di fuochi pirotecnici ad illuminare la baia di Sydney,
l’Australia è stato il primo Paese a dare il benvenuto al nuovo anno, grazie al
fuso orario. Festeggiamenti anche a Cuba, dove è stata dichiarata festiva anche
la giornata di domani per la coincidenza delle celebrazioni del 48mo anniversario
della rivoluzione. Circa 10mila le persone che hanno atteso il 2007 a Buenos
Aires, in Argentina, ascoltando il concerto ‘Tangos sinfonicos’ nella Piazza
della Repubblica. A dirigere l’orchestra, il maestro israelo-argentino, Daniel
Barenboim, distintosi negli ultimi anni per un’azione di riconciliazione fra i
popoli mediorientali. A Berlino, in Germania, più di un milione di persone si
sono radunate davanti alla Porta di Brandeburgo per aspettare lo scoccare della
mezzanotte. A salutarli, un gigantesco spettacolo pirotecnico della durata di
ben 8 minuti. In Italia, moltissime le piazze che hanno fatto da sfondo a tanti
concerti: solo a Roma, 300mila persone hanno potuto ascoltare la musica
brasiliana, canti gospel e la tipica ‘taranta’ pugliese. Festeggiamenti
sospesi, invece, in Thailandia, dopo le 8 esplosioni verificatesi ieri a Bangkok,
che hanno provocato la morte di due persone e il ferimento di altre 26. E
purtroppo, anche quest’anno, non sono mancati incidenti dovuti ai petardi:
nella capitale brasiliana di San Paolo, due bambini di 4 e 5 anni sono morti.
In Campania, i feriti a causa dei petardi sono stati 52. Atti di vandalismo,
inoltre, in Francia dove, nella notte, 313 veicoli sono stati dati alle fiamme.
Infine, una buona notizia: è venuto alla luce alle 00:23, a Roma, il primo
bambino nato nel 2007. Si tratta di un bimbo romeno che, in conseguenza
dell’odierno ingresso della Romania nell’Unione Europea, è anche cittadino
dell’UE. (I.P.)
IL
2007 SARÁ IN SLOVENIA L’ANNO DELLA SACRA
SCRITTURA.
UN
PROGRAMMA IN NOME DEL DIALOGO TRA LE CONFESSIONI CRISTIANE,CHE COINVOLGERÁ
FEDELI E STUDIOSI DI ESEGESI BIBLICA, CULMINANDO NEL CONGRESSO
DELL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PER GLI STUDI SULL’ANTICO TESTAMENTO
LUBIANA. = Un anno consacrato alla divulgazione e
all’approfondimento della Sacra Scrittura. Lo hanno proclamato per il 2007
L’ANNO
APPENA INIZIATO VEDE DUE CAPITALI DELLA CULTURA,
DESIGNATE
DALLA COMMISSIONE EUROPEA:
LUSSEMBURGO
E LA CITTÁ ROMENA DI SIBIU
BRUXELLES. = Lussemburgo è la prima città europea a
conseguire per la seconda volta il titolo, dopo l’esordio nel 1995. Oltre allo
Stato di cui è capitale, la città coinvolge nelle celebrazioni gli altri
territori della cosiddetta Grande Région:
due länder tedeschi, una regione francese e una belga. Un segno dell’idea di
inclusione soprannazionale cui le nomine della Commissione sono ispirate,
alludendo alla cittadinanza europea. Ricco è il programma dei festeggiamenti
previsti per Lussemburgo: oltre 300 eventi su temi quali le migrazioni, il
patrimonio culturale e industriale, le grandi personalità europee, la memoria e
le espressioni della modernità. Non manca la religione, cui è ispirata
un’iniziativa ecclesiale che coinvolgerà a fine maggio alcuni luoghi di
devozione di Lussemburgo, Germania e Belgio. Titolo di tale manifestazione è
“Il Pellegrinaggio del Cristo sorridente”, che intende illustrare l’aspetto
gioioso della fede cristiana. Anche Sibiu, situata sulle pendici settentrionali dei Carpazi, è una città significativa dal punto
di vista dell’integrazione tra le culture. La popolazione, che per oltre il 90%
è ortodossa, è prevalentemente romena, ma sono presenti minoranze tedesche,
ungheresi e Rom. Tra le manifestazioni in programma, a settembre vi si svolgerà
APPROVATA,
IN INDIA, UNA LEGGE CHE TUTELA
LE COSIDDETTE “SPOSE
DELLE VACANZE”:
DONNE CON UNA DOTE COSPICUA SPOSATE E
ABBANDONATE
DA INDIANI CHE VIVONO ALL’ESTERO
NEW DEHLI. = Le donne indiane abbandonate dai
loro mariti all’estero potranno d’ora in poi contare sull’assistenza legale ed
economica gratuita. Lo ha deciso il governo indiano, approvando un programma ad hoc. Il provvedimento cerca di porre
rimedio ad un fenomeno piuttosto diffuso, specie nelle aree rurali e negli
Stati poveri del Paese. Si tratta delle cosiddette “spose delle vacanze”: donne
attirate dall’illusione di una vita migliore, spesso anche dal sogno di
trasferirsi in un Paese straniero, e poi abbandonate, senza soldi e senza
alcuna prospettiva di futuro. Il meccanismo è sempre lo stesso: uomini di origine
indiana, ma trasferitisi per lavoro all’estero, negli Stati Uniti o in
Inghilterra per lo più, durante un periodo di vacanza in India ostentano di
essere quello che si dice “un buon partito”, sposano una ragazza purché sia
accompagnata da una cospicua dote e poi scompaiono. Talvolta portano con sé
all’estero la moglie per poi abbandonarla poco dopo, altre volte partono da
soli, promettendo alla malcapitata di tornare a prenderla dopo qualche tempo,
scomparendo invece per sempre. Il ministero per gli Indiani all’Estero ha così
messo a punto uno schema secondo il quale avvocati, appositamente designati ed
iscritti in elenchi speciali, saranno messi gratuitamente a disposizione di
donne indiane in condizioni di difficoltà o disagio, soprattutto nei casi in
cui vengano abbandonate in Paesi esteri dai loro coniugi. (R.M.)
GLI
ORFANOTROFI ITALIANI IERI HANNO CHIUSO I BATTENTI,
PER
SCADENZA DEI TERMINI DI LEGGE.
SI
RIAPRE ORA LA QUESTIONE DELL’AFFIDO FAMILIARE,
UNA
SITUAZIONE CHE COINVOLGE QUASI 30 MILA MINORI
ROMA. = Gli istituti per
minori in Italia ieri hanno chiuso definitivamente i battenti. Sono infatti
scaduti i termini dettati dalla legge 149/2001 che disciplina l’adozione e
l’affidamento dei bambini. Molti dei 52 orfanotrofi ancora presenti sul
territorio nazionale saranno trasformati in case di accoglienza, mentre gli
oltre 500 minorenni, soprattutto adolescenti non orfani, fino ad oggi ospitati
negli istituti, resteranno nei luoghi in cui già ricevevano assistenza, oppure
verranno accolti da comunità familiari o presso le 2.800 comunità di alloggio
presenti in Italia. Secondo il Centro nazionale di documentazione
dell’infanzia, sono quasi 30mila i minori che, nella Penisola, vivono al di
fuori della famiglia. Per questo, le associazioni che operano nel settore
chiedono alle istituzioni di far crescere il numero di adozioni e di
riconoscere alle proprie strutture un ruolo di co-partecipazione alle procedure
di affido. “La Comunità Papa Giovanni XXIII, diretta da don Oreste Benzi –
afferma Valter Martini, responsabile del servizio per l’affido dei minori- ha
presentato una proposta di modifica della legge per far sì che l’affidamento
possa essere gestito anche attraverso le associazioni familiari”. Martini parla
anche della necessità di giungere ad un “riconoscimento nazionale delle
comunità di tipo familiare, definendone i confini con chiarezza”. Il sottosegretario
alla Solidarietà sociale con delega alle politiche per i minori, Cecilia Dosaggio,
fissa, invece, per il futuro, l’obiettivo della creazione di un garante
nazionale per l’infanzia, sulla scia della figura già nata nelle regioni del
Friuli Venezia Giulia, Marche e Veneto. Compito del garante sarebbe quello di
fissare i diritti dei minori e verificare che questi vengano rispettati. (I.P.)
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1
gennaio 2007
- A cura di Isabella
Piro -
Entro 3 giorni, a Mogadiscio, verrà attuato un
piano di disarmo: lo ha annunciato il premier somalo Gedi, dopo che stamani le
truppe governative, appoggiate dalle forze etiopiche, hanno conquistato il
porto di Chisimaio, ultima roccaforte delle Corti islamiche. Il premier somalo
ha poi offerto l’amnistia ai miliziani che deporranno le armi ed ha invocato il
dispiegamento urgente di un contingente di pace dell’Unione Africana. Neanche
oggi, comunque, sono mancate vittime: almeno due i somali uccisi in scontri con
gli islamici.
E’ di 3 morti e oltre 30
feriti il bilancio dell’esplosione di 8 ordigni avvenuta ieri a Bangkok, in
Thailandia. Secondo il premier Chulanont, gli attacchi non sarebbero stati
realizzati dai separatisti islamici, ma da “gruppi che hanno perso il potere
politico”. Il primo ministro è alla
guida del governo dopo il golpe incruento che, il 19 settembre scorso, depose
il premier Thaksin Shinawatra.
In Iraq, continuano le manifestazioni dopo la
morte di Saddam Hussein. A Tikrit, città natale dell’ex rais, migliaia di suoi
sostenitori si sono radunati per rendergli omaggio. Ad Ad-Dawr, dove Saddam fu
catturato dagli americani nel 2003, centinaia di sunniti hanno manifestato
contro i leader sciiti, favorevoli all’esecuzione. Sul terreno, intanto, ancora
violenza: una famiglia di 5 persone, tra cui 3 bambini, è stata assassinata
vicino Mossul, mentre, secondo l’Associated Press, sono 3 mila i militari
americani morti nel Paese in 3 anni di conflitto.
Nessun progresso significativo nelle
trattative per il rilascio di Ghilad Shalit, il soldato israeliano rapito il 25
giugno scorso da palestinesi vicini ad Hamas Lo riferiscono fonti ufficiali
israeliane, precisando che le richieste del gruppo militante islamico sono
state ritenute eccessive. Intanto, oggi l’esercito dello Stato ebraico ha
iniziato ad alleggerire i controlli ai valichi con i territori palestinesi.
Tali misure, decise nel recente incontro tra Olmert e il capo dell’ANP Abu
Mazen, non riguardano la rimozione degli sbarramenti militari.
Inizia oggi il mandato di Ban Ki-moon, il
diplomatico sudecoreano chiamato al vertice del Palazzo di Vetro. A poche ore
dal suo insediamento, il neo segretario generale dell’ONU ha già effettuato le
prime nomine, designando l’indiano Vijay Nambiar capo di gabinetto e la
giornalista haitiana Michele Montas portavoce ufficiale. Tra i primi incontri
diplomatici del successore di Kofi Annan, c’è stato quello con Marcello
Spatafora, ambasciatore, presso le Nazioni Unite, dell’Italia, Paese appena
entrato nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Il servizio di Paolo Mastrolilli:
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Il passaggio di consegne tra il segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan, e il suo successore coreano, Ban Ki-moon, rappresenta la
fine di un’epoca difficile e controversa e l’inizio di un possibile rinnovamento
e rilancio per il Palazzo di Vetro. Annan è stato il primo funzionario interno
delle Nazioni Unite arrivato sulla poltrona più alta, dove ha portato
l’idealismo ereditato dai predecessori come Dag Hammarskjöld, ma anche i limiti
di una burocrazia non sempre efficiente. Ha guidato l’ONU in un periodo di
transizione, quando l’incertezza seguita alla fine della Guerra fredda
richiedeva di riformarla; ma poi si è ritrovato al centro della bufera provocata
dalla guerra in Iraq. Il diplomatico africano non ha nascosto le sue obiezioni
all’intervento unilaterale americano e quindi è diventato uno degli obiettivi
della campagna lanciata soprattutto dalla corrente dei neo-conservatori che
avevano una pregiudiziale ideologica contro il Palazzo di Vetro e hanno
sfruttato i contrasti provocati dal dibattito sulla guerra per arrivare al
punto di chiederne la chiusura. Alcuni aspetti del mandato di Annan restano
controversi come la gestione del programma petrolio-per-cibo; nel frattempo,
però, l’offensiva dei neo-con è fallita, come dimostra l’uscita di scena
dell’ambasciatore americano John Bolton. L’ONU ha ribadito la sua centralità
sulla scena internazionale, svolgendo un ruolo chiave in Paesi in crisi come il
Libano, la Corea del Nord e ora l’Iran, senza dimenticare che le prime elezioni
democratiche irachene del dopo-Saddam furono organizzate proprio dal Palazzo di
Vetro.
Ban Ki-moon diventa segretario generale senza portare con
sé il bagaglio di queste polemiche. Ha la fama di essere un abile diplomatico:
nelle prime uscite ha confermato la volontà di recuperare il consenso di tutti
i Paesi, partendo proprio dagli Stati Uniti. A lui toccherà il compito di
continuare e completare la riforma avviata da Annan per adeguare l’ONU alle
necessità del XXI secolo.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Nuovo messaggio, in poco più di 24
ore, del numero due di al Qaeda, Al Zawahiri: in un comunicato diffuso oggi da
un sito islamico, il medico egiziano accusa il presidente palestinese, Abu Mazen,
di essere un collaboratore di Israele e degli Stati Uniti. La stessa accusa è
rivolta ai governi di Egitto, Yemen e Arabia Saudita.
Accordo siglato tra Russia e Bielorussia per le forniture
di gas. La firma dell’intesa è arrivata proprio mentre il colosso russo Gazprom
si preparava a sospendere le forniture di combustibile a Minsk. Secondo
l’accordo, la Bielorussia cederà il 50% dell’operatore nazionale Beltransgaz
alla Russia e adeguerà da oggi i prezzi delle forniture, portandoli da 46 a 100
dollari per mille metri cubi.
Nello Sri Lanka, non si fermano gli attacchi dei
guerriglieri Tamil contro le forze governative: oggi una bomba fatta esplodere
lungo la strada, nella regione settentrionale di Vavuniya, ha provocato la
morte di due poliziotti e il ferimento di un terzo. In oltre 20 anni di
conflitto, nel Paese si contano più di 65 mila morti ed almeno un milione di
sfollati.
In Indonesia, si sono persi i contatti con un aereo di
linea della compagnia locale ‘Adam Air’. A bordo ci sono 96 passeggeri e membri
dell’equipaggio. Lo ha riferito il ministro dei Trasporti. Il Boeing 737-400
era decollato dall’isola di Giava alla volta di Manado, nell’arcipelago delle
Sulawesi.
Sempre in Indonesia, continuano le operazioni di
salvataggio dei dispersi nel naufragio di un traghetto avvenuto due giorni fa a
largo di Giava. Finora, sono state tratte in salvo circa 200 persone, mentre
degli altri 400 passeggeri si sono perse le tracce. All’origine della tragedia,
probabilmente il maltempo.
Cambio al vertice anche per l’Unione Europea: da oggi, la
presidenza semestrale passa dalla Finlandia alla Germania. Tra gli obiettivi di
fondo posti da Berlino, c’è il rilancio
del processo costituzionale europeo e la sicurezza in campo energetico. In
particolare per il primo punto, saranno riavviate le consultazioni dopo la
“pausa di riflessione” decisa dal Consiglio Europeo nel giugno
Insieme alla guida dell’UE, la
Germania assume anche la presidenza annuale del G8, all’insegna del motto
“Crescita e responsabilità nell’economia mondiale – Crescita e responsabilità
in Africa”. Il programma tedesco prevede, tra l’altro, la riduzione degli squilibri
della globalizzazione, il miglioramento della trasparenza dei mercati, e la
repressione della pirateria industriale. In primo piano, il sostegno all’Africa
e ai suoi problemi più urgenti, come lo sviluppo dell’economia e la lotta alla
povertà e all’AIDS.
Sempre a partire da oggi, la Slovenia adotta l’euro,
portando così a 13 i Paesi appartenenti ad ‘Eurolandia’ e ad oltre 317 i
milioni di cittadini possessori della moneta unica. “Si tratta di un
avvenimento storico”, ha detto il presidente della Commissione UE, Barroso. La
Slovenia è il primo Paese ad adottare l’euro fra i dieci entrati nell’UE nel
2004.
Un clima politico più costruttivo, un dialogo fra i
partiti sulla legge elettorale e uno sforzo maggiore per integrare gli
immigrati: sono stati questi i punti salienti, ieri, del primo discorso di fine
anno del presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano. 18 minuti di
diretta televisiva a reti unificate che hanno ottenuto l’apprezzamento trasversale
degli opposti schieramenti politici. Napolitano ha inoltre espresso profonda sintonia
con Papa Benedetto XVI nel sollecitare un più giusto ordine mondiale. Il
servizio di Giampiero Guadagni:
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La politica deve essere dialogo e confronto costruttivo e
non un gridare continuo che allontana i cittadini dalle istituzioni. Nel
messaggio di fine anno, Napolitano ha ripetuto con forza quanto sostenuto in
questi primi sette mesi al Quirinale: serve la ricerca paziente di intese su
alcune riforme costituzionali, ha detto, e di una legge elettorale che renda
più sicura la formazione delle maggioranze.
“La coesione – ha sottolineato Napolitano – è necessaria
anche per cogliere le opportunità di ripresa economica”. Dal capo dello Stato
altri passaggi forti sul dramma dell’immigrazione, che va regolata e
considerata una risorsa, e sul ruolo dell’Europa nel costruire la pace oltre i
suoi confini. “Dall’Iraq – ricorda il presidente della Repubblica - giungono
ancora tragici bagliori”.
Sui grandi temi, poi, Napolitano coglie profonda sintonia
con il Papa nel sollecitare un più giusto ordine mondiale. Il capo dello Stato
ha ricordato l’incontro del 20 novembre scorso con Benedetto XVI, che richiamò
principi e valori della Costituzione, riferimento essenziale su temi etici e
famiglia.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
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