RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno LI n. 55 - Testo della trasmissione di sabato 24 febbraio 2007
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Dal Burkina Faso nuovo appello a non dimenticare il Sahel.
Ce ne parla mons. Karel Kasteel
OGGI IN PRIMO PIANO:
La soddisfazione di mons. Silvano Tomasi per l'accordo di Oslo
contro le "cluster bomb”
Il commento di don Massimo Serretti
al Vangelo di domani
CHIESA E SOCIETA’:
Domani elezioni presidenziali in Senegal.
Il presidente Giorgio Napolitano
rinvia Prodi alle Camere. Presto il voto di fiducia: si dovrebbe partire dal Senato
24 febbraio 2007
Attraverso la ragione si può comprendere la verità
del diritto alla vita,
che appartiene ad ogni essere umano:
così, il Papa nell'udienza alla Pontificia Accademia per
la Vita
Un
appassionato discorso in difesa della vita, primo dei beni ricevuti da Dio: lo
ha pronunciato stamani Benedetto XVI nell’incontro con la plenaria della
Pontificia Accademia per la Vita, tenutosi nella Sala Clementina del Palazzo
Apostolico. L’udienza è avvenuta al termine del Congresso promosso
dall’Accademia vaticana sul tema “La coscienza cristiana a sostegno del diritto
alla vita”. Il Papa si è soffermato sugli attacchi portati oggi contro la vita,
ribadendo l’importanza della formazione di una coscienza fondata sulla verità.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
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Garantire
il diritto alla vita a tutti è un “dovere dal cui assolvimento dipende il
futuro dell’umanità”. E’ quanto ribadito da Benedetto XVI, che ha sottolineato
come la “coscienza cristiana” abbia un’interna necessità di rafforzarsi con
quelle profonde “motivazioni che militano a favore del diritto alla vita”. Ogni
uomo “sinceramente aperto alla verità e al bene”, ha detto riecheggiando l’Evangelium Vitae, “può arrivare a riconoscere nella legge
naturale scritta nel cuore il valore sacro della vita umana”:
"Continuamente,
perciò, il cristiano è chiamato a mobilitarsi per far fronte ai molteplici
attacchi a cui è esposto il diritto alla vita. In ciò
egli sa di poter contare su motivazioni che hanno profonde radici nella legge
naturale e che possono quindi essere condivise da ogni persona di retta
coscienza".
Bisogna
ammettere, ha proseguito, che “gli attacchi al diritto alla vita in tutto il
mondo si sono estesi e moltiplicati, assumendo anche nuove forme” Il Papa ha
citato le pressioni per la legalizzazione dell’aborto nei Paesi in via di
sviluppo, con il ricorso anche a “forme di aborto chimico sotto il pretesto
della salute riproduttiva”. Ancora, ha avvertito, “si incrementano le politiche
del controllo demografico, nonostante che siano ormai riconosciute come
perniciose anche sul piano economico e sociale”. D’altro canto, è stato il suo
richiamo, nei Paesi sviluppati cresce l’interesse per la ricerca bioteconologica che si spinge “fino alla ricerca ossessiva
del figlio perfetto” con la diffusione della “procreazione artificiale e di
varie forme di diagnosi tendenti ad assicurarne la selezione”:
"Una
nuova ondata di eugenetica discriminatoria trova consensi in nome del presunto
benessere degli individui e, specie nel mondo economicamente progredito, si
promuovono leggi per legalizzare l’eutanasia. Tutto questo avviene
mentre, su un altro versante, si moltiplicano le spinte per la
legalizzazione di convivenze alternative al matrimonio e chiuse alla
procreazione naturale. In queste situazioni la coscienza, talora sopraffatta
dai mezzi di pressione collettiva, non dimostra sufficiente vigilanza circa la
gravità dei problemi in gioco, e il potere dei più forti indebolisce e sembra
paralizzare anche le persone di buona volontà".
Per
questo, ha esortato il Pontefice, è “ancor più necessario l’appello alla
coscienza e, in particolare, alla coscienza cristiana”. La coscienza morale, ha
sottolineato, “per essere in grado di guidare rettamente la condotta umana,
deve anzitutto basarsi sul solido fondamento della verità”; deve essere
illuminata “così da sapere distinguere il bene dal male, anche laddove
l’ambiente sociale” e “il pluralismo culturale” non aiutino. Il Papa si è poi
soffermato sui diversi fattori che oggi ostacolano la formazione di una
coscienza fondata sulla verità.
"Nell’attuale
fase della secolarizzazione chiamata post-moderna e segnata da discutibili
forme di tolleranza, non solo cresce il rifiuto della tradizione cristiana, ma
si diffida anche della capacità della ragione di percepire la verità ci si
allontana dal gusto della riflessione. Addirittura, secondo alcuni, la
coscienza individuale, per essere libera, dovrebbe disfarsi sia dei riferimenti
alle tradizioni, sia di quelli basati sulla ragione".
Così,
ha detto ancora, la coscienza “cessa di essere luce e diventa un semplice
sfondo su cui la società dei media getta le immagini e
gli impulsi più contraddittori”. Di qui la sua viva esortazione:
"Occorre
rieducare al desiderio della conoscenza della verità autentica, alla difesa
della propria libertà di scelta di fronte ai comportamenti di massa e alle
lusinghe della propaganda, per nutrire la passione della bellezza morale e
della chiarezza della coscienza".
Volgendo,
quindi, il pensiero alla crescita della coscienza cristiana, il Papa ha
affermato che “non ci si può accontentare di un fugace contatto con le
principali verità di fede nell’infanzia, ma occorre un cammino che accompagni
le varie tappe della vita, dischiudendo la mente ed il cuore ad accogliere i
fondamentali doveri su cui poggia l’esistenza sia del singolo che della
comunità”:
"Solo
così sarà possibile avviare i giovani a comprendere i valori della vita,
dell’amore, del matrimonio, della famiglia. Solo così si potrà portarli ad
apprezzare la bellezza e la santità dell’amore, la gioia e la responsabilità di
essere genitori e collaboratori di Dio nel dare la vita".
Se
non c’è una formazione continua e qualificata, ha constatato, “diventa ancor
più problematica la capacità di giudizio nei problemi posti dalla biomedicina in materia di sessualità, di vita nascente, di
procreazione come anche nel modo di trattare e curare i pazienti”. Ha così
sottolineato la necessità di “parlare dei criteri morali che riguardano questi
temi con professionisti, medici e giuristi” al fine di “impegnarli ad elaborare
un competente giudizio di coscienza e, nel caso, anche una coraggiosa obiezione
di coscienza”. Sotto questo aspetto vanno dunque uniti "la formazione
cristiana" e il “discorso sui valori morali che riguardano la corporeità,
la sessualità” e più in generale il rispetto per la vita umana in tutti i suoi
momenti. Abbiamo bisogno, ha detto il Papa, di “testimoni forniti di coscienza
vera e retta per difendere e promuovere lo splendore della verità a sostegno
del dono e del mistero della vita”. Così facendo, ha concluso, sarà possibile
“risvegliare in molti cuori la voce eloquente e chiara della coscienza”.
Dal
canto suo, nel suo indirizzo d'omaggio, l’arcivescovo Elio Sgreccia,
presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha evidenziato che “nelle
scelte che riguardano la vita umana e la sua difesa, la coscienza è il baluardo
principale e talora l'unico”. D’altra parte, ha avvertito il presule, “la
formazione di un chiaro giudizio di coscienza nell'attuale clima culturale è
diventato difficile al punto che, su questioni fondamentali, le posizioni
spesso divergono, e la vita di molti esseri umani, specialmente quelli fragili,
rimangono senza difesa”. Infine, mons. Sgreccia ha
rilevato che, in questi ultimi tempi, “si sono moltiplicate le occasioni nelle
quali, soprattutto i medici" sono "chiamati a proporre obiezione di
coscienza di fronte a richieste dei cittadini, contrarie alla morale naturale e
letali per la vita degli esseri umani”.
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Il Papa riceve alcuni vescovi umbri in visita ad Limina:
ai nostri microfoni il vescovo di
Assisi, Domenico Sorrentino
Alcuni
presuli dell’Umbria, l'arcivescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino,
il vescovo di Terni mons. Vincenzo Paglia e il vescovo di Gubbio mons. Mario Ceccobelli, sono stati ricevuti questa mattina dal Papa per la visita
ad Limina. L'udienza cade nell’ottavo centenario della conversione di San
Francesco, evento che l’intera diocesi di Assisi sta celebrando in modo
particolare con uno speciale Anno della Conversione. Ascoltiamo in proposito
l’arcivescovo della città, mons.
Domenico Sorrentino, al microfono di Giovanni Peduto:
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R. – Francesco ed Assisi sono in una
relazione inscindibile: non è soltanto il mondo francescano. Questa diocesi è
segnata dalla presenza di Francesco. Ho voluto dare all’intera comunità
diocesana un segnale di questa presenza incisiva di Francesco in Assisi e di
Assisi nella storia di Francesco, chiamando tutti a mettersi sulle orme del Poverello.
D. – Eccellenza, Francesco viene spesso
semplicemente presentato come un ambientalista, un pacifista. Benedetto XVI
insiste invece sul fatto che va visto come ‘uomo convertito’,
come uomo che ha fatto la scelta radicale di Cristo...
R. – Credo che Benedetto XVI abbia
perfettamente ragione. Quando si parla di Francesco in relazione all’ecologia,
in relazione alla pace, in relazione al dialogo tra le religioni e le culture,
si dice naturalmente qualcosa di profondamente vero, perché il Santo di Assisi
ha da dire molto anche in questa materia. Ma il principio da cui tutto parte è
la sua scelta di Gesù. Francesco è innanzitutto un innamorato di Cristo, e
proprio perché ha scelto Cristo è poi diventato anche capace di uno sguardo
nuovo sulla natura, uno sguardo diverso sul modo di concepire la pace e i
rapporti. Ecco, credo che Francesco abbia da dire molto al nostro mondo ma nella misura in cui presentiamo il vero Francesco.
E il vero Francesco è il Francesco di Cristo.
D. – Il Crocifisso parlò a San Francesco
a San Damiano dicendogli: “Va’, Francesco, ripara la mia Casa”...
R. – La prima casa da riparare è la casa
di Cristo nel nostro cuore. E’ il cuore da riportare a Cristo! Nella misura in
cui ognuno di noi si converte, e dunque ripara la sua vita, la restituisce alla
sua verità, alla verità di Dio, diventa pure capace di dire qualche cosa alla
Chiesa e al mondo. Ecco, allora, direi che questa frase di Cristo a Francesco
andrebbe collocata in un contesto più ampio e soprattutto più coinvolgente
della nostra vita personale.
D. – Domenica 17 giugno il popolo di
Assisi e quindi lei, eccellenza, accoglierete Benedetto XVI. Come vi state
preparando alla visita del Papa?
R. – L’Anno della Conversione che abbiamo
indetto è già la preparazione più sostanziale. Naturalmente, oltre le cose che
riguardano la vita spirituale, la vita pastorale, faremo anche altre piccole
cose. Ad esempio, cercheremo di renderci conto del significato di questa
visita, anche rispetto alle visite dei Papi precedenti, alla storia del rapporto
dei Papi con Assisi e cercheremo, poi, di prendere coscienza della specificità
di questa città e del suo carisma, della sua missione. Sono tutte cose che
stiamo mettendo a punto nel quadro di una preparazione più specifica alla
visita, ma - ripeto – la nostra preparazione è anzitutto prendere sul serio
l’Anno della Conversione e il Papa viene proprio in questo anno e per questo
anno.
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Il Papa riceve la signora Rashed Al Khalife,
presidente della 61.ma
Sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU
Il
Papa ha ricevuto stamane anche la signora Sheikha Haya Rashed
Al Khalife, presidente della 61.ma
Sessione dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, con
il seguito.
In mattinata, il Santo Padre ha ricevuto anche il
sig. Pradap Pibulsonggram,
ambasciatore di Thailandia, in visita di congedo.
Nomine
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della
diocesi di Jullundur, in India, presentata da mons. Symphorian Thomas Keeprath, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, per
raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Anil Couto, finora vescovo titolare di Cenculiana
e ausiliare dell’arcidiocesi di Delhi.
In India, il Papa ha anche accettato la rinuncia al governo pastorale
della diocesi di Karwar, presentata da mons. William Leonard D’Mello, per raggiunti
limiti di età. Gli succede il rev. Derek Fernandes, cancelliere della diocesi di Belgaum.
Il rev. Derek Fernandes è
nato il 14 maggio 1954 a Sirsi, allora diocesi di Belgaum. E’ stato ordinato sacerdote il 5 maggio 1979 e
incardinato nella Diocesi di Belgaum.
Infine, il Santo Padre Benedetto XVI, accettando la rinuncia al
governo pastorale della diocesi di Varanasi, sempre
in India, presentata da mons. Patrick Paul D’Souza, per raggiunti
limiti di età, ha chiamato a succedergli il rev. Raphy
Manjaly, parroco della Cattedrale di Agra. Il rev. Raphy Manjaly, è nato il 7
febbraio 1958 a Vendere, diocesi di Trichur. È stato
ordinato sacerdote l’11 maggio 1983, incardinato prima nella diocesi di Trichur, di Rito Siro-Malabarese,
e poi nell’arcidiocesi di Agra.
Il Papa nomina l’ex
segretario generale della CISL
Savino Pezzotta
tra i membri del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace
Il
Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Consiglio della Giustizia e della
Pace il cardinale Peter Kodwo
Appiah Turkson, arcivescovo
di Cape Coast (Ghana),
mons. Héctor Rubén Aguer, arcivescovo di La Plata (Argentina), mons. Juan García Rodríguez, arcivescovo di Camagüey (Cuba) e Savino Pezzotta,
presidente della Fondazione Ezio Tarantelli, già
segretario generale della CISL (Confederazione Italiana Sindacato Lavoratori).
Il
Papa ha, quindi, nominato consultore dello stesso Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace il prof. Stefano Fontana, della diocesi di Verona,
docente presso l'Istituto di Scienze Sociali "Nicolò Rezzara"
di Vicenza, direttore dell'Osservatorio Internazionale Card. Van Thuân sulla dottrina sociale
della Chiesa.
Domani alle 18.00 iniziano in Vaticano
gli esercizi spirituali
alla presenza
del Papa, con le meditazioni del cardinale Giacomo Biffi
Domani,
1a Domenica di Quaresima, iniziano alle 18.00 nella Cappella "Redemptoris Mater" in
Vaticano, gli esercizi spirituali con la partecipazione del Papa. Le meditazioni saranno svolte dal cardinale Giacomo Biffi,
arcivescovo emerito di Bologna, e prenderanno spunto da un brano paolino tratto dalla Lettera ai Colossesi:
"Cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio:
pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra". Gli Esercizi
inizieranno alle 18.00 con la celebrazione dei Vespri, la meditazione
introduttiva e l’adorazione eucaristica. Nei giorni successivi si svolgeranno
dalle 9.00 alle 17.00 con tre meditazioni. Sabato 3 marzo in
mattinata la conclusione. Nella settimana degli esercizi spirituali vengono sospese tutte le udienze, compresa l’udienza
generale di mercoledì 28 febbraio.
Saranno di mons. Gianfranco
Ravasi le meditazioni
per la Via Crucis del
Venerdi' Santo di quest’anno al Colosseo
Sarà
mons. Gianfranco Ravasi, prefetto della Biblioteca
Ambrosiana, a proporre le meditazioni per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, che sarà presieduta dal Papa il prossimo 6
aprile. Mons. Ravasi è nato
65 anni fa nella cittadina lombarda di Merate, in
provincia di Lecco. Noto biblista ed ebraista è anche
docente di Esegesi Biblica alla Facoltà Teologica dell'Italia
Settentrionale e membro della Pontificia Commissione Biblica.
L’anno
scorso, nella prima Via Crucis guidata da Benedetto XVI, le meditazioni erano
state affidate a mons. Angelo Comastri: in quell’occasione il vicario del Papa
per lo Stato del Vaticano, aveva sottolineato che “il cammino della Croce ci
aiuta a capire il dramma della storia, ma a noi come credenti ci assicura che l’ultimo giorno non è il Venerdì Santo, ma
la Pasqua e cioè la vittoria del bene
sul male e dell’amore sull’odio”.
Dal Burkina Faso nuovo appello a non dimenticare il Sahel
Un
nuovo appello a non dimenticare la situazione alimentare di tutte le
popolazioni africane che abitano la zona subsahariana.
Lo lancia il Consiglio di amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II
per il Sahel, istituita nel 1980 dopo il celebre
“appello di Ouagadougou” lanciato da Papa Wojtyla
durante il suo viaggio in Burkina Faso,
allora denominato Alto Volta. La riunione della Fondazione, iniziata lunedì
scorso proprio nella città di Ouagadougou, si
concluderà domani. Al microfono di Giovanni
Peduto, il segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum, mons. Karel Kasteel, spiega il perché dell’importante ruolo svolto
dalla Chiesa nell’area:
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R. - La Chiesa si trova in una posizione
avvantaggiata, proprio perché è presente nei nove Paesi del Sahel
(Burkina Faso, Capo Verde,
Ciad, Gambia, Guinea Bissau, Mali, Mauritania, Niger
e Senegal). Una volta che gli amministratori - che sono i nove vescovi che
rappresentano i nove Paesi del Sahel – hanno fatto la
loro relazione sulla situazione, vengono presi i
provvedimenti e viene quindi deciso dove devono essere destinati gli aiuti più
consistenti, che in genere vengono diretti per combattere la desertificazione e
far sì che il popolo possa vivere della terra dove abita.
D. - Quali sono le necessità più urgenti
per queste popolazioni? Qual è la situazione in generale?
R. - Direi anzitutto quella della
sopravvivenza, perché a causa dei grandissimi cambiamenti climatici, le popolazioni faticano
enormemente a strappare le loro terre al deserto, perché - com’è noto - il
Sahara continua ad avanzare. Hanno bisogno di mezzi, hanno bisogno di ricevere
aiuti. E tenendo conto che è molto difficile saper usare tutte le tecnologie
moderne, hanno anche bisogno di formazione. E’ per questo che vengono destinate dalla Fondazione anche molte borse di
studio.
D. - Cosa ha fatto finora la Fondazione
per questi Paesi?
R. - In questi 27 anni, è stato anzitutto
svolto un
grande lavoro di coscientizzazione. I Paesi del Sahel
erano poco noti quando divennero indipendenti e,
dunque, la Fondazione ha fatto molto per far conoscere le loro necessità. Molti
aiuti sono arrivati, grazie alla Fondazione, grazie anche alla cooperazione
italiana all’estero, e soprattutto grazie alla CEI, che è stata una delle prime
a capire l’importanza della Fondazione e del suo lavoro in questi Paesi: sia
come mezzo di evangelizzazione o di preevangelizzazione,
sia perché ci sia una grande amicizia tra cattolici, musulmani e coloro che
seguono le religioni tradizionali, perché la Fondazione è stata
voluta dal Papa per tutte le popolazioni.
D. - Monsignore, un suo appello dai
microfoni della Radio Vaticana…
R. - Penso che sarebbe molto bello, in
primo luogo, pregare affinché queste popolazioni non abbiano a soffrire per le
terribili carestie del passato. Anche lo scorso anno ce ne è stata una in
Niger. Quasi ogni anno c’è un pericolo di grande carestia, di grande mancanza
di acqua o di altri gravi problemi. Quindi, se qualcuno può inviare aiuti
finanziari alla Fondazione può farlo tramite Cor Unum o direttamente a Ouagadougou. E’ un modo di rispondere direttamente
all’appello di Giovanni Paolo II, affinché tutti i cattolici vengano in aiuto a
queste persone – circa 120 milioni di persone – che vivono in questi nove
Paesi.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Il discorso di
Benedetto XVI ai partecipanti all'Assemblea plenaria della Pontificia Accademia
per la Vita.
Servizio estero - Somalia: i bambini vittime innocenti del clima di guerra. Tre piccoli
muoiono colpiti da proiettili vaganti durante un attacco di miliziani islamici.
Il Presidente ad interim, Abdullahi Yusuf, propone di aprire un nuovo processo di pace.
Servizio culturale - Un elzeviro
di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Citazioni e citazionisti":
a proposito di un recente saggio.
Servizio italiano - In primo piano
la situazione politica.
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24 febbraio 2007
La soddisfazione di mons. Silvano
Tomasi per l'accordo di Oslo
contro le "cluster bomb"
La
Conferenza internazionale ad Oslo per la messa al bando delle “cluster bomb”, le cosiddette
munizioni a grappolo, si è chiusa ieri con l’impegno per un nuovo trattato che
dovrà essere pronto entro il 2008. Alla riunione non hanno preso parte oltre a
Russia e Cina, anche gli Stati Uniti che considerano più adatta per il
negoziato la Convenzione su alcune armi convenzionali (Convention on Certain Conventional Weapons), in vigore dal 1980. Gli Stati Uniti hanno anche
respinto la proposta di mettere al bando le cluster bomb a partire dal 2008, come chiesto durante la Conferenza
da 46 Paesi. Ma ad Oslo è stato comunque raggiunto un importante accordo. Il
servizio di Vincenzo Lanza:
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Grande
la soddisfazione delle organizzazioni della società civile e dei rappresentanti
governativi di 46 dei 49 Paesi, riuniti ad Oslo, giovedì e venerdì, per la
Dichiarazione congiunta che li impegna a negoziare e concludere entro il 2008
un trattato internazionale per la messa al bando delle munizioni cluster, note anche come bombe o proiettili a grappolo.
Giappone, Polonia e Romania per il momento si sono astenuti. Alla Conferenza
internazionale, promossa dal governo norvegese, seguiranno altri incontri
internazionali a Lima, in Perù, a maggio, a Vienna in dicembre, e a Dublino
agli inizi del 2008. Il trattato del 2008 dovrà contenere il preciso ed
esplicito impegno dei Paesi firmatari a non più produrre, usare e trasferire,
ed invece, entro breve, distruggere queste micidiali armi, il cui impiego
colpisce, provocando vittime e feriti in gran parte,
anche le popolazioni civili.
Per
la Radio Vaticana, Vincenzo Lanza.
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Alla
Conferenza di Oslo ha partecipato anche una delegazione della Santa Sede, fortemente impegnata nei consessi internazionali a
promuovere il disarmo. Roberta Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Silvano Tomasi, Osservatore permanente presso le
Nazioni Unite a Ginevra:
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D. - Eccellenza, i risultati raggiunti in
questa Conferenza devono aprirci alla speranza per la reale messa al bando
delle cosiddette bombe a grappolo o si allontana invece la speranza di
risparmiare la vita di così tante vittime, soprattutto civili, di questi
micidiali ordigni, visto che si parla di un impegno di trattato?
R. – La riunione di Oslo è stata più
positiva di quanto ci si aspettasse per cui si apre
una porta molto ampia. La dichiarazione finale, pur essendo una dichiarazione
politica, ha il grande valore di forzare la comunità internazionale a
prepararsi per uno strumento giuridico che eventualmente metta
al bando questo tipo di armi.
D. – In particolare, quale ruolo ha
potuto giocare la delegazione della Santa Sede?
R. – La Santa Sede, e soprattutto qui la
commissione di Ginevra, è stata, dal primo momento, impegnata a presentare
delle proposte concrete per arrivare a questi passi che si stanno facendo in
questi giorni. Il primo punto era di chiedere una moratoria sull’uso di queste
bombe a grappolo, soprattutto dopo l’esperienza tragica del loro uso
nell’ultima guerra in Libano. Poi si è fatto un passo al di là, vedendo
l’appoggio che vari Stati hanno cominciato a dare, prima esitando
ma poi in numero sempre più grande, all’idea che è necessario, per
evitare queste vittime civili di questi ordigni, arrivare ad uno strumento
internazionale che le regolino, eventualmente che le eliminino. E quindi adesso
ci sono una cinquantina di Stati ormai, che sono direttamente coinvolti a
cercare di trovare una soluzione.
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In Italia è allarme cocaina. Per don Gelmini dobbiamo risvegliare
i grandi valori della vita per
strappare i giovani dalla droga
Secondo stime recenti, avvalorate dalle
dichiarazioni preoccupate del ministro degli interni Giuliano Amato, sette
italiani su cento tra i 14 ed i 54 anni, hanno fatto uso di questa sostanza
stupefacente, una o più volte nella vita. Il 15 per cento delle persone che si
rivolgono ai centri di recupero, chiedendo di affrontare cure disintossicanti,
ammette di avere una dipendenza dalla polvere bianca. Due dati inquietanti su
tutti: il Ris
di Roma analizzando 100 banconote da 20 euro, su 97 di loro ha individuato
tracce millesimali di cocaina
mentre ricercatori dell’Università di Firenze, nelle fogne del capoluogo
toscano hanno trovato residui di 12 chili di cocaina, corrispondenti ad oltre
400 mila dosi ogni sei mesi. Su quello che è ormai un dramma sociale, Emanuela
Campanile ha raccolto la testimonianza di don
Pierino Gelmini, fondatore della “Comunità
Incontro”, che in 44 anni di attività ha salvato numerosi giovani dalla droga e
dall’emarginazione:
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R. – La droga fa male, e così tutte le
droghe. E adesso la cocaina è diventata di moda o alla portata di tutti, perchè
non serve avere molti soldi per comprarla. Basta che una persona accetti di
spacciare e può rimediare la sua dose o le sue dosi e diventa, quindi,
strumento diabolico e negativo per la diffusione di queste sostanze. Ho letto
che, nell’episodio della mamma belga che ha tagliato la gola al bambino, hanno
trovato in casa mezzo chilo di hashish e di marijuana. Come potremo noi avere
il senso della misura, del limite, se non risvegliamo i grandi valori? L’uomo
senza Dio non va lontano. L’uomo che ha sostituito Dio con tutte queste
sostanze che impropriamente crede possano diventare stimolo, forza,
provocazione, non va lontano, non dura a lungo. La fede deve essere alla base
di ogni recupero: la fede in Dio, la fede nella famiglia, la fede nei valori,
la fede nel sacrificio. Dio vuole dei figli liberi, portatori di messaggi di
speranza, portatori di amore, portatori di vita, di vitalità.
D. – Lei è ottimista ... per forza?
R. – Non per forza, sono ottimista per
amore. Io credo nelle capacità dei nostri ragazzi di scoprire questi grandi
valori. I giovani cercano la vera vita, ma ci sono i cattivi maestri, ci sono
coloro che confondono le idee e che insegnano solo che la strada è in discesa,
vale a dire: “Fai quel che ti pare, pensa come ti pare, non tener conto della
voce della tua famiglia, di quella del buon senso, di quella della fede”. E’
chiaro che noi ci troviamo in una condizione di disperazione. Questo mondo che
fa? Continua a promettere. “Sii libero” si sentono dire. “Se tu vuoi fare una
cosa, falla. Non devi rendere conto a nessuno”. Io ho 82 anni compiuti, ho
perso l’occhio destro, ho messo un pacemaker, ma il mio cuore vola, perchè io
vorrei che i ragazzi capissero queste cose. E se tu gliele proponi, le
capiscono. Vogliono minare la famiglia. Ma che cosa c’è di più bello! In una
casa, dove un uomo e una donna si sono uniti con la benedizione di Dio, entra
il sorriso dei bimbi. Invece riempiamo la casa di fiori o cose fasulle. Non
sorriso di fiori, ma sorriso di bimbi, di amore. Noi
dobbiamo piantare piccoli alberi che poi si sviluppino
e creino grandi ombre. I DICO e tutte queste cose stanno uccidendo nel cuore
dei nostri figli, dei giovani, quello che è l’entusiasmo, l’amore, la bellezza
di un’unione, il sacrificio di un’unione. Io credo molto a questo. La droga,
quindi, ottunde lo spirito, finisce per azzerare il cuore e poi ci troviamo di
fronte ad un grande deserto.
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Domani,
25 febbraio, 1a Domenica di Quaresima, la Liturgia ci presenta il Vangelo in
cui Gesù viene condotto dallo Spirito nel deserto
dove, per quaranta giorni, è tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei
giorni; ma alla fine ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio
di Dio, dì a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose:
«Sta
scritto: "Non di solo pane vivrà l'uomo"».
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti, docente di
Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
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(musica)
Ricolmo di Spirito Santo, Gesù fu guidato
dallo Spirito stesso nel deserto. La vita terrena del Figlio è regolata dallo
Spirito. Lo Spirito è la sua norma, la sua regola, la regola del Padre. Nel
deserto Gesù rimane 40 giorni; questi 40 giorni sono molto importanti, al pari
di ogni altra azione, parola di Gesù. In essi il tempo
venne assunto nell’eternità di Dio. Così Egli fa dono di questi 40 giorni alla
sua Chiesa ed in essi il tempo è particolarmente
attraversato dalla vittoria di Dio. Il contenuto di questo tempo è la prova, la
tentazione. Gesù è messo alla prova. In che cosa essa consiste? Nella messa in
questione del suo legame filiale con il Padre. Il diavolo, come aveva tentato
di separare l’uomo da Dio, tenta di separare il Figlio dal Padre. Se tu sei
figlio, la sua vittoria ci riapre la via della figliolanza. Questo è il
percorso quaresimale.
(musica)
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24 febbraio 2007
Domani elezioni presidenziali in
Senegal.
I vescovi ai politici: occupatevi dei problemi della gente
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Promuovere
lo sviluppo e il bene comune nel rispetto di ogni persona e dei suoi diritti: è
quanto chiedono ai governanti i vescovi del Senegal, dove domani 5 milioni di
cittadini sono chiamati alle urne per il primo turno delle elezioni
presidenziali. In un messaggio pubblicato alcuni giorni fa i presuli si sono
fatti interpreti dei sentimenti popolari e hanno posto alcuni interrogativi:
“Dove va il Senegal?”, “Come sarà il nostro domani?”, “Verrà
preservata la nostra tradizionale pace?”, “Davanti agli affari, agli scandali a
ripetizione, quale speranza resta ancora ai giovani, ai contadini, agli operai,
agli operatori dell’educazione, della salute?”. Sono 15 i candidati in lizza,
ma soltanto 4 di loro hanno concrete possibilità di sfidare l’attuale
presidente, il liberale Abdoulaye Wade
che punta alla rielezione. La campagna elettorale è stata segnata da alcuni
episodi di violenza, l’opposizione ha accusato il governo di aver usato metodi
poco ortodossi e c’è chi denuncia brogli. Davanti al triste spettacolo di
scontri tra le diverse fazioni, i vescovi domandano alle forze politiche in
campo ed alle varie organizzazioni di rispettare gli avversari, di evitare la
violenza e di astenersi dal dar vita a milizie partigiane. L’episcopato ha
anche lanciato un appello a tutti i cittadini ad andare a votare ed ha voluto
ricordare alle autorità attualmente al potere il dovere di rispettare il
verdetto delle urne. L’appello dei vescovi senegalesi si indirizza anche ai
responsabili di altre confessioni e religioni e in particolare agli islamici
che rappresentano il 94 per cento della popolazione. Il Senegal è tra i Paesi
più giovani del mondo, oltre la metà degli abitanti è minorenne; la sua storia
inizia nel 1960, con l’indipendenza dalla Francia.
Nella sua economia, legata all’agricoltura, le recenti liberalizzazioni hanno
favorito flussi di capitali stranieri, in particolare cinesi, ma la
disoccupazione, che sfiora il 40 per cento, ha dato vita ad un consistente
flusso migratorio, in particolare verso la Spagna, attraverso la rotta delle
Canarie. Il Senegal è fra le poche Nazioni africane a non aver mai subito un
colpo di Stato ed è stato definito un modello di stabilità democratica. (A cura di Tiziana Campisi)
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Offrite il vostro
digiuno quaresimale per i bambini malnutriti delle
Filippine e donate quanto potete per alleviare le loro sofferenze:
così ai fedeli l’arcivescovo di Manila, il cardinale Gaudencio Rosales
“Digiunare
è un’opportunità per identificarci con i poveri affamati”: lo ha detto ai
fedeli l’arcivescovo di Manila, il cardinale Gaudencio
B. Rosales, che ha chiesto ai cristiani di dedicare
il digiuno della Quaresima ai milioni di bambini malnutriti delle Filippine. Il
porporato ha spiegato che digiunare può essere segno di solidarietà: “In
questi giorni – ha aggiunto – tenete a mente che per ogni morso di cibo che non
mangiate, vi è un bambino che fruga nella spazzatura per riempire il suo
stomaco vuoto”. Secondo stime del Food
and Nutrition Research and Institute, scrive l’agenzia AsiaNews, nelle
Filippine 3 bambini su 10, fino ai 5 anni - in pratica 7,5 milioni di minori -
soffrono di malnutrizione cronica, sono sottopeso e hanno disturbi legati alla
crescita. “Allo scopo di rendere questo digiuno di Quaresima significativo – ha
aggiunto il cardinale Rosales – vi incoraggio a fare
offerte all’Integrated Nutrition
Programme, destinato proprio ad alleviare le
sofferenze di questi piccoli”. Nel Programma - che copre 37 diocesi e vede la
partecipazione di 300 parrocchie - rientrano 65 mila poveri,
ma quest’anno si vogliono includere ad altri 120 mila bambini. Il
porporato ha auspicato la pratica del digiuno anche oltre la Quaresima, perchè
“i poveri sono sempre tra noi ed è necessario condurre una vita più modesta e
offrire di più ai bisognosi”. Anche il presidente della Conferenza episcopale
filippina, mons. Angel Lagdameo,
ha invitato, per la Quaresima, a “guardare alle esigenze dei poveri, degli
affamati, degli assetati, tenendo presente che non è importante quanto si dona,
ma quanto si è generosi”. L’arcivescovo ha inoltre sottolineato l’importanza,
nella preparazione alla Pasqua, del “rinnovamento” interiore in ogni persona
per sperare in un rinnovamento della società. (T.C.)
Investimenti nella sanità, nelle
infrastrutture e per la formazione:
li
suggerisce in Honduras la Commissione diocesana
per la Pastorale Sociale di San Pedro Sula,
perché il Paese possa
superare l’attuale fase di sottosviluppo
Lotta
alla corruzione e alla criminalità organizzata: sono questi i due punti focali
del documento della Commissione diocesana per la Pastorale sociale di San Pedro Sula, in Honduras, con il
quale si chiede al governo un “preciso impegno per far uscire il Paese da una
situazione di sottosviluppo”. Il testo, siglato dal presidente della
Commissione, mons. Romulo Emiliani, riferisce
l’agenzia Aci, denuncia i mali della Nazione ed
invita a “non cadere nella trappola di credere che nulla si può fare, che lo
sconforto prevarrà e che il fatalismo condurrà l’Honduras nel baratro”. “Tutto
può cambiare se uniamo le nostre forze per debellare i mali che affliggono la
nostra patria” evidenzia la Commissione, che ritiene possibile trovare
soluzioni ai problemi del Paese solo se la vita sarà difesa in tutti i suoi
aspetti. La proposta della Commissione diocesana di San Pedro
Sula per risollevare le sorti dell’Honduras è quella
di partire dagli investimenti sulla sanità, sulla formazione e sulle
infrastrutture. “E’ necessario sostenere le piccole e medie imprese così come la
grande industria, al fine di creare nuovi posti di lavoro e garantire, così, una esistenza dignitosa a tutti” si legge ancora nel
documento. Fra i suggerimenti vi è l’invito al “confronto” e al “dialogo
costruttivo” sul posto di lavoro tra i datori e gli operai. Un passaggio
importante è dedicato al settore agricolo: “Le persone che lavorano la terra
meritano di più – scrive la Commissione – l’esodo dalle campagne verso le
grandi città è sintomo di una iniqua distribuzione dei
beni”. Infine una precisa accusa ai “colletti bianchi”, coloro che, senza
scrupoli, “continuano ad evadere le tasse e ad impadronirsi dei beni dello
Stato a discapito della collettività”. (D.D.)
Una via per raggiungere obiettivi di
bene: questo vuole essere
la quinta
edizione della “Marcia della penitenza” alla quale domani,
a Paola, in
Calabria, prenderanno parte oltre tremila giovani
Un
cammino quaresimale alla scuola di S. Francesco da Paola: è quello che si
propongono oltre 3 mila giovani calabresi, provenienti dalle 12 diocesi della
regione dell’Italia meridionale, che domani parteciperanno a Paola, in
provincia di Cosenza, alla “Marcia della penitenza”. Promossa dalla pastorale
giovanile dei frati minimi riferisce l’agenzia SIR, l’iniziativa vedrà la
partecipazione dei vescovi della Calabria, che insieme al presidente della
Conferenza episcopale, mons. Vittorio Mondello, concelebreranno una solenne liturgia nel santuario di San
Francesco da Paola e presiederanno una veglia di preghiera sul tema “Nella tua
storia... la tua vita”. La Marcia, giunta alla quinta edizione, quest’anno è
una proposta penitenziale che vuole essere una “via per raggiungere obiettivi
di bene”, spiega padre Giovanni Cozzolino,
responsabile della pastorale giovanile dei frati minimi. Lo scopo è quello di promuovere
nei giovani calabresi lo sforzo e la gioia di essere “protagonisti del loro
futuro”, togliendo “dalla nostra vita la mentalità di delegare, del vittimismo,
di scendere a compromessi con il male, del clientelismo, per
essere protagonisti di una Calabria bella e pulita”. Ai giovani che
prenderanno parte alla Marcia verrà consegnato il kit
“Minimo” contenente, oltre al materiale per seguire la manifestazione, il
sussidio “Vivere la Quaresima giorno per giorno con Francesco da Paola” e la
“Penna di San Francesco”. (T.C.)
Nella partita di calcio che ha aperto
la “Clericus Cup”
la squadra Mater Ecclesiae, della Pontificia
Università San Tommaso,
batte per 6 a 0
l’Università Gregoriana
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Al
via stamani, sul campo della Petriana, a Roma, la
prima partita della “Clericus Cup”,
il torneo di calcio per sacerdoti e seminaristi di collegi e università
pontificie presenti nella capitale, promosso dal
Centro Sportivo Italiano. Nella partita d’esordio, l’Istituto Superiore di
Scienze Religiose Mater Ecclesiae
(Pontificia Università San Tommaso) ha battuto l’Università Gregoriana con un
secco 6 a 0. La partita è stata giocata davanti a circa 200 persone e molti
giornalisti provenienti da tutto il mondo. Il calcio d’inizio è stato dato dal
cardinale Pio Laghi, pro-prefetto della Congregazione per l’Educazione
Cattolica dei Seminari e degli Istituti di Studi. Ad un primo tempo
equilibrato, sbloccato con un calcio di rigore dal Mater
Ecclesiae, ha fatto seguito un secondo tempo nel
quale l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ha preso in mano il gioco fino
a dilagare, nei minuti finali, con 5 reti per un evidente calo fisico
dell’Università Gregoriana che ha mostrato notevoli problemi in difesa. Il Mater Ecclesiae ha schierato
sacerdoti e seminaristi provenienti da Messico, Colombia, Birmania e Camerun.
Interamente brasiliana la formazione della Gregoriana. In un messaggio augurale
inviato stamani ai promotori della “Clericus Cup”, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone
“auspica che tale provvida iniziativa contribuisca ad intensificare i
sentimenti di autentica amicizia e fruttuosa condivisione”. Il porporato
ricorda che “questa manifestazione è finalizzata a riaffermare il valore
educativo e pastorale dello Sport, al servizio dello sviluppo integrale della
persona umana”. Ecco il tabellino
della gara di oggi: Mater Ecclesiae
– Gregoriana: 6 – 0; Mater Ecclesiae
(4-3-3): De la Cruz, Soriano, M’Moo,
Astorga, Flores, De Paz, Arreola, Miranda, Botero, Laime, Nai. Allenatore:
Marco Rosales. Università Gregoriana (4-3-3): Lino, Tadeu, Givaldo, Gilson, Edgar, Rineu, Divo, Cleocir, Julio Caesar, Zico, Alexandre.
Allenatore: Joao Evangelista. Arbitro: Filippo
Moretti, Csi di Roma. Reti: Botero
(rig), Arreola (2), Laime, Nai, David Pineta (entrato
nel secondo tempo). Note: Nel primo tempo il Mater Ecclesiae ha sbagliato un rigore. (A
cura di Luca Collodi)
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24 febbraio 2007
- A cura di
Amedeo Lomonaco -
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Dall’amministrazione statunitense arrivano dichiarazioni contrastanti sulla
possibilità di un attacco contro l’Iran. Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, dichiara che
non è in preparazione alcun intervento militare. Ma il vice presidente, Dick Cheney, non esclude
un’operazione bellica. Il nostro servizio:
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Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha auspicato
l’appoggio della Russia a nuove sanzioni dopo il rapporto dell’Agenzia
internazionale per l’energia atomica (AIEA) nel quale si denuncia l’impulso
dato dal governo di Teheran al programma di
arricchimento dell’uranio. Condoleezza Rice ha anche ribadito che non è in preparazione alcun
intervento militare contro la Repubblica Islamica. Ma il vice presidente
americano, Dick Cheney, in
visita in Australia, ha dichiarato di considerare possibili tutte le opzioni:
“Gli Stati Uniti - ha detto Cheney - potrebbero
ricorrere alla forza se dovesse fallire l’azione diplomatica”. Il vice ministro
della Difesa israeliano ha smentito intanto la
notizia, data dal quotidiano britannico “Daily Telegraph”, secondo cui Israele stia negoziando con gli
Stati Uniti per ottenere il permesso di sorvolare l’Iraq nell’eventualità di un
raid aereo contro gli impianti nucleari iraniani. L’Iran accusa poi Stati
Uniti, Francia, Gran Bretagna e Israele di lanciare accuse infondate e
ribadisce di aver sempre ritenuto “inumano, immorale e illegale” la costruzione
e l’uso di armi di distruzione di massa. In Iran si registrano, infine, nuove
violenze: media locali hanno riferito che almeno 17 persone sono morte in
scontri con miliziani dei Guardiani della rivoluzione.
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Ancora violenze nei Territori palestinesi: cinque persone sono rimaste uccise
in scontri avvenuti a Khan Yunis, nel sud della
Striscia di Gaza, fra militanti di Hamas e un clan familiare locale. La
violenza interpalestinese a Gaza è comunque significativamente diminuita nelle
ultime due settimane dopo l’accordo raggiunto, lo scorso 8 febbraio alla Mecca,
da delegazioni di Hamas e al Fatah per un governo di
unità nazionale.
- In
Iraq, il ministero dell’Interno di Baghdad ha reso noto che truppe irachene con
l’appoggio dell’aviazione americana hanno attaccato un covo degli insorti
sunniti poco a nord della capitale. Nell’operazione sono morte decine di
persone. A Baghdad l’esplosione di una bomba ha provocato inoltre la morte di
due iracheni. Sempre nella capitale, due bambini sono rimasti uccisi per errore
in uno scontro a fuoco fra soldati statunitensi e ribelli nella zona
meridionale della città. I militari americani si trovavano sulle rive del Tigri
e hanno ingaggiato una sparatoria con miliziani sull’altra riva del fiume. Le
vittime sono state colpite da proiettili vaganti.
-
“Centinaia di attentatori suicidi” attaccheranno prossimamente postazioni e
soldati del contingente della NATO dispiegati in
Afghanistan. Lo ha detto un leader dei talebani aggiungendo che sono centinaia
gli aspiranti kamikaze. A Londra, intanto, il governo di
Tony Blair si prepara ad annunciare l’invio di 1000
soldati aggiuntivi per contrastare l’annunciata offensiva di primavera dei
guerriglieri talebani.
-
Stati Uniti e Corea del Sud
hanno raggiunto un accordo per la restituzione al governo di Seul
del pieno controllo delle sue forze
militari entro il 2012. L'intesa mette fine ad un patto risalente alle guerra di Corea, terminata con l’armistizio del 1953,
in base al quale gli Stati Uniti assumono il comando delle forze militari di
Seul in tempo di guerra. Seul guida le proprie forze armate in tempo di pace
dal 1994.
- In
Italia, il presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, ha rinviato il premier dimissionario Romano Prodi alle Camere per
verificare la tenuta della maggioranza attraverso il voto di fiducia. La
decisione, formalizzata poco prima di mezzogiorno, è stata presa da Napolitano
al termine delle consultazioni al Quirinale. Il servizio di Giampiero Guadagni:
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Come previsto, lo sbocco alla crisi di
governo è il rinvio in tempi brevissimi di Romano Prodi alle Camere per
ottenere la fiducia. Il Capo dello Stato, spiegando la sua decisione al termine
del colloquio di questa mattina con Prodi, ha sottolineato la debolezza delle
alternative concrete. E cioè: elezioni anticipate e governo istituzionale.
L’opposizione, infatti, nettamente contraria alla riedizione
del governo Prodi, non ha però avanzato una proposta condivisa. Da parte
sua, Prodi ha detto che si presenterà alle Camere con lo slancio rinnovato di
una coalizione coesa per aiutare il Paese in questo difficile passaggio e
spingerlo verso la ripresa economica in atto. Assai negativi i primi commenti
dell’opposizione. Per Cicchitto, Forza Italia, la
decisione presa oggi è peggiore anche dell’ipotizzato Prodi
bis, cioè l’incarico al premier dimissionario di formare un nuovo
Governo. In queste ore, l’Unione ha assicurato a Napolitano di avere in Senato
i numeri per continuare a governare. Il quorum per la fiducia è a quota 161, che il centrosinistra si dice in grado di
raggiungere contando anche sull’appoggio sicuro di quattro senatori a vita. Ma
la situazione è ancora in bilico, a causa di alcuni voti incerti, compresi
quelli di Rossi e Turigliatto, i due dissidenti della
sinistra radicale, che con il loro mancato voto favorevole sulla politica
estera dell’Esecutivo avevano contribuito alle
dimissioni di Prodi. La novità principale delle ultime ore è il sì al Governo
da parte di Marco Follini, ex segretario dell’UDC ed
eletto nello schieramento di centrodestra. Ma Napolitano vuole un Governo, sue
parole ribadite oggi, stabile e credibile. E chiede dunque all’Unione
garanzie non solo sui numeri e quindi sulla fiducia, ma anche sugli
appuntamenti successivi, a partire dal voto sul rifinanziamento della missione
in Afghanistan.
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- In
India almeno 14 poliziotti sono stati uccisi stamani in un attacco di presunti
terroristi nello stato nordorientale indiano di Manipur, all’indomani dello svolgimento di elezioni
provinciali. Lo stato di Manipur è teatro da decenni
di scontri tra forze governative e ribelli che combattono per l’indipendenza.
- Nel
Regno Unito, un’anziana donna è morta e cinque persone sono rimaste ferite in
modo grave nell'incidente ferroviario avvenuto ieri sera nel nord ovest
dell’Inghilterra, quando un treno ad alta velocità è deragliato in una zona
remota del distretto di Westmorland, al confine con
la Scozia. Sono ancora incerte le cause dell’incidente: l’ipotesi più
accreditata è che il treno abbia colpito alcuni cavi elettrici.
- Si è ulteriormente aggravato il bilancio dell’epidemia di
meningite iniziata a gennaio in Burkina Faso: in base all’ultimo bilancio fornito dalle autorità
sanitarie locali, sono 258 i decessi ed oltre 2.700 i casi. Lo Stato africano
si trova in quella che gli esperti chiamano “la fascia della meningite”, la
zona a sud del Sahara che va dal Senegal all’Etiopia. In quest’area vivono più
di 300 milioni di persone. La meningite fa la sua comparsa durante la stagione
secca, quando, tra dicembre e gennaio, comincia a spirare il caldo e secco
vento Harmattan, principale vettore dei germi
responsabili di questa malattia.
-
Resta alta la tensione in Somalia dove ieri truppe governative e le forze
etiopiche si sono scontrate nella capitale con gruppi di uomini armati,
probabilmente delle Corti Islamiche. Otto persone, finite sotto il fuoco
incrociato, sono rimaste uccise. Si tratta dell’ultimo episodio di violenza
avvenuto a Mogadiscio da quando, all’inizio dell’anno,
le truppe del governo di transizione di Baidoa,
appoggiate dai soldati etiopici, hanno messo in fuga le milizie delle Corti
Islamiche.
- E’
ancora incerta la matrice del sequestro di altri due tecnici italiani nel sud
della Nigeria, Lucio Moro e Luciano Passarin,
dipendenti della società Impregilo. Il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger
(MEND) ha negato ogni responsabilità nella vicenda. Il Ministero degli esteri italiano ha invitato intanto le aziende
italiane operanti in zona a ritirare il personale straniero. Nelle mani del
MEND si trovano, dal 7 dicembre scorso, altri due italiani: Cosma Russo e
Francesco Arena.
- Il presidente della Guinea Conakry, Conté, ha chiesto all’Assemblea nazionale di prolungare lo
stato d’assedio e la legge marziale nel Paese. Il provvedimento punta a mettere
fine alla crisi iniziata ai primi di gennaio, quando sono cominciate proteste e
scioperi indetti dai sindacati per chiedere la designazione di un primo
ministro indipendente.
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