RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno LI  n. 55  - Testo della trasmissione di sabato 24 febbraio 2007

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Attraverso la ragione si può comprendere la verità del diritto alla vita, che appartiene ad ogni essere umano: così, il Papa nell'udienza alla Pontificia Accademia per la Vita

 

Il Papa riceve alcuni vescovi umbri in visita ad Limina: ai nostri microfoni il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino - Il Papa riceve la signora Rashed Al Khalife, presidente della 61.ma Sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU

 

Il Papa nomina l’ex segretario generale della CISL Savino Pezzotta tra i membri del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

 

Domani alle 18.00 iniziano in Vaticano gli esercizi spirituali alla presenza del Papa, con le meditazioni del cardinale Giacomo Biffi  

 

Saranno di mons. Gianfranco Ravasi le meditazioni  per la Via Crucis del Venerdì Santo di quest’anno al  Colosseo

 

Dal Burkina Faso nuovo appello a non dimenticare il Sahel. Ce ne parla mons. Karel Kasteel

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

La soddisfazione di mons. Silvano Tomasi per l'accordo di Oslo contro le "cluster bomb

 

In Italia è allarme cocaina. Per don Pierino Gelmini dobbiamo risvegliare i grandi valori della vita per strappare i giovani dalla droga

 

Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo di domani

 

CHIESA E SOCIETA’:

Domani elezioni presidenziali in Senegal.

 

I vescovi ai politici: occupatevi dei problemi della gente - Offrite il vostro digiuno quaresimale per i bambini malnutriti delle Filippine e donate quanto potete per alleviare le loro sofferenze: così ai fedeli l’arcivescovo di Manila, il cardinale Gaudencio Rosales

 

Investimenti nella sanità, nelle infrastrutture e per la formazione: li suggerisce in Honduras la Commissione diocesana per la Pastorale sociale di San Pedro Sula, perché il Paese possa superare l’attuale fase di sottosviluppo

 

Una via per raggiungere obiettivi di bene: questo vuole essere la quinta edizione della “Marcia della penitenza” alla quale domani, a Paola, in Calabria, prenderanno parte oltre tremila giovani

 

Nella partita di calcio che ha aperto la “Clericus Cup” la squadra Mater Ecclesiae, della Pontificia Università San Tommaso, batte per 6 a 0 l’Università Gregoriana

 

24 ORE NEL MONDO:

Il presidente Giorgio Napolitano rinvia Prodi alle Camere. Presto il voto di fiducia: si dovrebbe partire dal Senato

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 febbraio 2007

 

Attraverso la ragione si può comprendere la verità del diritto alla vita,

che appartiene ad ogni essere umano:

così, il Papa nell'udienza alla Pontificia Accademia per la Vita

 

Un appassionato discorso in difesa della vita, primo dei beni ricevuti da Dio: lo ha pronunciato stamani Benedetto XVI nell’incontro con la plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, tenutosi nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. L’udienza è avvenuta al termine del Congresso promosso dall’Accademia vaticana sul tema “La coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita”. Il Papa si è soffermato sugli attacchi portati oggi contro la vita, ribadendo l’importanza della formazione di una coscienza fondata sulla verità. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

 

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Garantire il diritto alla vita a tutti è un “dovere dal cui assolvimento dipende il futuro dell’umanità”. E’ quanto ribadito da Benedetto XVI, che ha sottolineato come la “coscienza cristiana” abbia un’interna necessità di rafforzarsi con quelle profonde “motivazioni che militano a favore del diritto alla vita”. Ogni uomo “sinceramente aperto alla verità e al bene”, ha detto riecheggiando l’Evangelium Vitae, “può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore il valore sacro della vita umana”:

 

"Continuamente, perciò, il cristiano è chiamato a mobilitarsi per far fronte ai molteplici attacchi a cui è esposto il diritto alla vita. In ciò egli sa di poter contare su motivazioni che hanno profonde radici nella legge naturale e che possono quindi essere condivise da ogni persona di retta coscienza".

 

Bisogna ammettere, ha proseguito, che “gli attacchi al diritto alla vita in tutto il mondo si sono estesi e moltiplicati, assumendo anche nuove forme” Il Papa ha citato le pressioni per la legalizzazione dell’aborto nei Paesi in via di sviluppo, con il ricorso anche a “forme di aborto chimico sotto il pretesto della salute riproduttiva”. Ancora, ha avvertito, “si incrementano le politiche del controllo demografico, nonostante che siano ormai riconosciute come perniciose anche sul piano economico e sociale”. D’altro canto, è stato il suo richiamo, nei Paesi sviluppati cresce l’interesse per la ricerca bioteconologica che si spinge “fino alla ricerca ossessiva del figlio perfetto” con la diffusione della “procreazione artificiale e di varie forme di diagnosi tendenti ad assicurarne la selezione”:

 

"Una nuova ondata di eugenetica discriminatoria trova consensi in nome del presunto benessere degli individui e, specie nel mondo economicamente progredito, si promuovono leggi per legalizzare l’eutanasia. Tutto questo avviene mentre, su un altro versante, si moltiplicano le spinte per la legalizzazione di convivenze alternative al matrimonio e chiuse alla procreazione naturale. In queste situazioni la coscienza, talora sopraffatta dai mezzi di pressione collettiva, non dimostra sufficiente vigilanza circa la gravità dei problemi in gioco, e il potere dei più forti indebolisce e sembra paralizzare anche le persone di buona volontà".

 

Per questo, ha esortato il Pontefice, è “ancor più necessario l’appello alla coscienza e, in particolare, alla coscienza cristiana”. La coscienza morale, ha sottolineato, “per essere in grado di guidare rettamente la condotta umana, deve anzitutto basarsi sul solido fondamento della verità”; deve essere illuminata “così da sapere distinguere il bene dal male, anche laddove l’ambiente sociale” e “il pluralismo culturale” non aiutino. Il Papa si è poi soffermato sui diversi fattori che oggi ostacolano la formazione di una coscienza fondata sulla verità.

 

"Nell’attuale fase della secolarizzazione chiamata post-moderna e segnata da discutibili forme di tolleranza, non solo cresce il rifiuto della tradizione cristiana, ma si diffida anche della capacità della ragione di percepire la verità ci si allontana dal gusto della riflessione. Addirittura, secondo alcuni, la coscienza individuale, per essere libera, dovrebbe disfarsi sia dei riferimenti alle tradizioni, sia di quelli basati sulla ragione".

 

Così, ha detto ancora, la coscienza “cessa di essere luce e diventa un semplice sfondo su cui la società dei media getta le immagini e gli impulsi più contraddittori”. Di qui la sua viva esortazione:

 

"Occorre rieducare al desiderio della conoscenza della verità autentica, alla difesa della propria libertà di scelta di fronte ai comportamenti di massa e alle lusinghe della propaganda, per nutrire la passione della bellezza morale e della chiarezza della coscienza".

 

Volgendo, quindi, il pensiero alla crescita della coscienza cristiana, il Papa ha affermato che “non ci si può accontentare di un fugace contatto con le principali verità di fede nell’infanzia, ma occorre un cammino che accompagni le varie tappe della vita, dischiudendo la mente ed il cuore ad accogliere i fondamentali doveri su cui poggia l’esistenza sia del singolo che della comunità”:

 

"Solo così sarà possibile avviare i giovani  a comprendere i valori della vita, dell’amore, del matrimonio, della famiglia. Solo così si potrà portarli ad apprezzare la bellezza e la santità dell’amore, la gioia e la responsabilità di essere genitori e collaboratori di Dio nel dare la vita".

 

Se non c’è una formazione continua e qualificata, ha constatato, “diventa ancor più problematica la capacità di giudizio nei problemi posti dalla biomedicina in materia di sessualità, di vita nascente, di procreazione come anche nel modo di trattare e curare i pazienti”. Ha così sottolineato la necessità di “parlare dei criteri morali che riguardano questi temi con professionisti, medici e giuristi” al fine di “impegnarli ad elaborare un competente giudizio di coscienza e, nel caso, anche una coraggiosa obiezione di coscienza”. Sotto questo aspetto vanno dunque uniti "la formazione cristiana" e il “discorso sui valori morali che riguardano la corporeità, la sessualità” e più in generale il rispetto per la vita umana in tutti i suoi momenti. Abbiamo bisogno, ha detto il Papa, di “testimoni forniti di coscienza vera e retta per difendere e promuovere lo splendore della verità a sostegno del dono e del mistero della vita”. Così facendo, ha concluso, sarà possibile “risvegliare in molti cuori la voce eloquente e chiara della coscienza”.

 

Dal canto suo, nel suo indirizzo d'omaggio, l’arcivescovo Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha evidenziato che “nelle scelte che riguardano la vita umana e la sua difesa, la coscienza è il baluardo principale e talora l'unico”. D’altra parte, ha avvertito il presule, “la formazione di un chiaro giudizio di coscienza nell'attuale clima culturale è diventato difficile al punto che, su questioni fondamentali, le posizioni spesso divergono, e la vita di molti esseri umani, specialmente quelli fragili, rimangono senza difesa”. Infine, mons. Sgreccia ha rilevato che, in questi ultimi tempi, “si sono moltiplicate le occasioni nelle quali, soprattutto i medici" sono "chiamati a proporre obiezione di coscienza di fronte a richieste dei cittadini, contrarie alla morale naturale e letali per la vita degli esseri umani”.

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Il Papa riceve alcuni vescovi umbri in visita ad Limina:

ai nostri microfoni il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino

 

Alcuni presuli dell’Umbria, l'arcivescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino, il vescovo di Terni mons. Vincenzo Paglia e il vescovo di Gubbio mons. Mario Ceccobelli, sono stati ricevuti  questa mattina dal Papa per la visita ad Limina. L'udienza cade nell’ottavo centenario della conversione di San Francesco, evento che l’intera diocesi di Assisi sta celebrando in modo particolare con uno speciale Anno della Conversione. Ascoltiamo in proposito l’arcivescovo della città, mons. Domenico Sorrentino, al microfono di Giovanni Peduto:

 

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R. – Francesco ed Assisi sono in una relazione inscindibile: non è soltanto il mondo francescano. Questa diocesi è segnata dalla presenza di Francesco. Ho voluto dare all’intera comunità diocesana un segnale di questa presenza incisiva di Francesco in Assisi e di Assisi nella storia di Francesco, chiamando tutti a mettersi sulle orme del Poverello.

 

D. – Eccellenza, Francesco viene spesso semplicemente presentato come un ambientalista, un pacifista. Benedetto XVI insiste invece sul fatto che va visto come ‘uomo convertito’, come uomo che ha fatto la scelta radicale di Cristo...

 

R. – Credo che Benedetto XVI abbia perfettamente ragione. Quando si parla di Francesco in relazione all’ecologia, in relazione alla pace, in relazione al dialogo tra le religioni e le culture, si dice naturalmente qualcosa di profondamente vero, perché il Santo di Assisi ha da dire molto anche in questa materia. Ma il principio da cui tutto parte è la sua scelta di Gesù. Francesco è innanzitutto un innamorato di Cristo, e proprio perché ha scelto Cristo è poi diventato anche capace di uno sguardo nuovo sulla natura, uno sguardo diverso sul modo di concepire la pace e i rapporti. Ecco, credo che Francesco abbia da dire molto al nostro mondo ma nella misura in cui presentiamo il vero Francesco. E il vero Francesco è il Francesco di Cristo.

 

D. – Il Crocifisso parlò a San Francesco a San Damiano dicendogli: “Va’, Francesco, ripara la mia Casa”...

 

R. – La prima casa da riparare è la casa di Cristo nel nostro cuore. E’ il cuore da riportare a Cristo! Nella misura in cui ognuno di noi si converte, e dunque ripara la sua vita, la restituisce alla sua verità, alla verità di Dio, diventa pure capace di dire qualche cosa alla Chiesa e al mondo. Ecco, allora, direi che questa frase di Cristo a Francesco andrebbe collocata in un contesto più ampio e soprattutto più coinvolgente della nostra vita personale.

 

D. – Domenica 17 giugno il popolo di Assisi e quindi lei, eccellenza, accoglierete Benedetto XVI. Come vi state preparando alla visita del Papa?

 

R. – L’Anno della Conversione che abbiamo indetto è già la preparazione più sostanziale. Naturalmente, oltre le cose che riguardano la vita spirituale, la vita pastorale, faremo anche altre piccole cose. Ad esempio, cercheremo di renderci conto del significato di questa visita, anche rispetto alle visite dei Papi precedenti, alla storia del rapporto dei Papi con Assisi e cercheremo, poi, di prendere coscienza della specificità di questa città e del suo carisma, della sua missione. Sono tutte cose che stiamo mettendo a punto nel quadro di una preparazione più specifica alla visita, ma - ripeto – la nostra preparazione è anzitutto prendere sul serio l’Anno della Conversione e il Papa viene proprio in questo anno e per questo anno.

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Il Papa riceve la signora Rashed Al Khalife,

presidente della 61.ma Sessione  dell’Assemblea Generale dell’ONU

 

Il Papa ha ricevuto stamane anche la signora Sheikha Haya Rashed Al Khalife, presidente della 61.ma Sessione dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, con il seguito.

 

In mattinata, il Santo Padre ha ricevuto anche il sig. Pradap Pibulsonggram, ambasciatore di Thailandia, in visita di congedo.

 

 

Nomine

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Jullundur, in India, presentata da mons. Symphorian Thomas Keeprath, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Anil Couto, finora vescovo titolare di Cenculiana e ausiliare dell’arcidiocesi di Delhi.

 

In India, il Papa ha anche accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Karwar, presentata da mons. William Leonard D’Mello, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. Derek Fernandes, cancelliere della diocesi di Belgaum. Il rev. Derek Fernandes è nato il 14 maggio 1954 a Sirsi, allora diocesi di Belgaum. E’ stato ordinato sacerdote il 5 maggio 1979 e incardinato nella Diocesi di Belgaum.

 

Infine, il Santo Padre Benedetto XVI, accettando la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Varanasi, sempre in India, presentata da mons. Patrick Paul D’Souza, per raggiunti limiti di età, ha chiamato a succedergli il rev. Raphy Manjaly, parroco della Cattedrale di Agra. Il rev. Raphy Manjaly, è nato il 7 febbraio 1958 a Vendere, diocesi di Trichur. È stato ordinato sacerdote l’11 maggio 1983, incardinato prima nella diocesi di Trichur, di Rito Siro-Malabarese, e poi nell’arcidiocesi di Agra.

 

 

Il Papa nomina l’ex segretario generale della CISL

Savino Pezzotta tra i membri del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace

 

Il Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, arcivescovo di Cape Coast (Ghana), mons. Héctor Rubén Aguer, arcivescovo di La Plata (Argentina), mons. Juan García Rodríguez, arcivescovo di Camagüey (Cuba) e Savino Pezzotta, presidente della Fondazione Ezio Tarantelli, già segretario generale della CISL (Confederazione Italiana Sindacato Lavoratori).

 

Il Papa ha, quindi, nominato consultore dello stesso Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace il prof. Stefano Fontana, della diocesi di Verona, docente presso l'Istituto di Scienze Sociali "Nicolò Rezzara" di Vicenza, direttore dell'Osservatorio Internazionale Card. Van Thuân sulla dottrina sociale della Chiesa.

 

Domani alle 18.00 iniziano in Vaticano gli esercizi spirituali

alla presenza del Papa, con le meditazioni del cardinale Giacomo Biffi

 

Domani, 1a Domenica di Quaresima, iniziano alle 18.00 nella Cappella "Redemptoris Mater" in Vaticano, gli esercizi spirituali con la partecipazione del Papa. Le meditazioni saranno svolte dal cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna, e prenderanno spunto da un brano paolino tratto dalla Lettera ai Colossesi: "Cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio: pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra". Gli Esercizi inizieranno alle 18.00 con la celebrazione dei Vespri, la meditazione introduttiva e l’adorazione eucaristica. Nei giorni successivi si svolgeranno dalle 9.00 alle 17.00 con tre meditazioni. Sabato 3 marzo in mattinata la conclusione. Nella settimana degli esercizi spirituali vengono sospese tutte le udienze, compresa l’udienza generale di mercoledì 28 febbraio.

 

Saranno di mons. Gianfranco Ravasi le meditazioni

 per la Via Crucis del Venerdi' Santo di quest’anno al  Colosseo

 

Sarà mons. Gianfranco Ravasi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana, a proporre le meditazioni per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, che sarà presieduta dal Papa il prossimo 6 aprile. Mons. Ravasi è nato 65 anni fa nella cittadina lombarda di Merate, in provincia di Lecco. Noto biblista ed ebraista è anche docente di Esegesi Biblica alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale e membro della Pontificia Commissione Biblica.

 

L’anno scorso, nella prima Via Crucis guidata da Benedetto XVI, le meditazioni erano state affidate a mons. Angelo Comastri: in quell’occasione il vicario del Papa per lo Stato del Vaticano, aveva sottolineato che “il cammino della Croce ci aiuta a capire il dramma della storia, ma a noi come credenti ci assicura che l’ultimo giorno non è il Venerdì Santo, ma la Pasqua e cioè  la vittoria del bene sul male e dell’amore sull’odio”.

 

 

Dal Burkina Faso nuovo appello a non dimenticare il Sahel

 

Un nuovo appello a non dimenticare la situazione alimentare di tutte le popolazioni africane che abitano la zona subsahariana. Lo lancia il Consiglio di amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, istituita nel 1980 dopo il celebre “appello di Ouagadougou” lanciato da Papa Wojtyla durante il suo viaggio in Burkina Faso, allora denominato Alto Volta. La riunione della Fondazione, iniziata lunedì scorso proprio nella città di Ouagadougou, si concluderà domani. Al microfono di Giovanni Peduto, il segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum, mons. Karel Kasteel, spiega il perché dell’importante ruolo svolto dalla Chiesa nell’area:

 

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R. - La Chiesa si trova in una posizione avvantaggiata, proprio perché è presente nei nove Paesi del Sahel (Burkina Faso, Capo Verde, Ciad, Gambia, Guinea Bissau, Mali, Mauritania, Niger e Senegal). Una volta che gli amministratori - che sono i nove vescovi che rappresentano i nove Paesi del Sahel – hanno fatto la loro relazione sulla situazione, vengono presi i provvedimenti e viene quindi deciso dove devono essere destinati gli aiuti più consistenti, che in genere vengono diretti per combattere la desertificazione e far sì che il popolo possa vivere della terra dove abita.

 

D. - Quali sono le necessità più urgenti per queste popolazioni? Qual è la situazione in generale?

 

R. - Direi anzitutto quella della sopravvivenza, perché a causa dei grandissimi cambiamenti  climatici, le popolazioni faticano enormemente a strappare le loro terre al deserto, perché - com’è noto - il Sahara continua ad avanzare. Hanno bisogno di mezzi, hanno bisogno di ricevere aiuti. E tenendo conto che è molto difficile saper usare tutte le tecnologie moderne, hanno anche bisogno di formazione. E’ per questo che vengono destinate dalla Fondazione anche molte borse di studio.

 

D. - Cosa ha fatto finora la Fondazione per questi Paesi?

 

R. - In questi 27 anni, è stato anzitutto svolto  un grande lavoro di coscientizzazione. I Paesi del Sahel erano poco noti quando divennero indipendenti e, dunque, la Fondazione ha fatto molto per far conoscere le loro necessità. Molti aiuti sono arrivati, grazie alla Fondazione, grazie anche alla cooperazione italiana all’estero, e soprattutto grazie alla CEI, che è stata una delle prime a capire l’importanza della Fondazione e del suo lavoro in questi Paesi: sia come mezzo di evangelizzazione o di preevangelizzazione, sia perché ci sia una grande amicizia tra cattolici, musulmani e coloro che seguono le religioni tradizionali, perché la Fondazione è stata voluta dal Papa per tutte le popolazioni.

 

D. - Monsignore, un suo appello dai microfoni della Radio Vaticana…

 

R. - Penso che sarebbe molto bello, in primo luogo, pregare affinché queste popolazioni non abbiano a soffrire per le terribili carestie del passato. Anche lo scorso anno ce ne è stata una in Niger. Quasi ogni anno c’è un pericolo di grande carestia, di grande mancanza di acqua o di altri gravi problemi. Quindi, se qualcuno può inviare aiuti finanziari alla Fondazione può farlo tramite Cor Unum o direttamente a Ouagadougou. E’ un modo di rispondere direttamente all’appello di Giovanni Paolo II, affinché tutti i cattolici vengano in aiuto a queste persone – circa 120 milioni di persone – che vivono in questi nove Paesi.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI ai partecipanti all'Assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la Vita.

 

Servizio estero - Somalia: i bambini vittime innocenti del clima di guerra. Tre piccoli muoiono colpiti da proiettili vaganti durante un attacco di miliziani islamici. Il Presidente ad interim, Abdullahi Yusuf, propone di aprire un nuovo processo di pace.

 

Servizio culturale - Un elzeviro di Mario Gabriele Giordano dal titolo "Citazioni e citazionisti": a proposito di un recente saggio.

 

Servizio italiano - In primo piano la situazione politica.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 febbraio 2007

 

 

La soddisfazione di mons. Silvano Tomasi per l'accordo di Oslo

 contro le "cluster bomb"

 

La Conferenza internazionale ad Oslo per la messa al bando delle “cluster bomb”, le cosiddette munizioni a grappolo, si è chiusa ieri con l’impegno per un nuovo trattato che dovrà essere pronto entro il 2008. Alla riunione non hanno preso parte oltre a Russia e Cina, anche gli Stati Uniti che considerano più adatta per il negoziato la Convenzione su alcune armi convenzionali (Convention on Certain Conventional Weapons), in vigore dal 1980. Gli Stati Uniti hanno anche respinto la proposta di mettere al bando le cluster bomb a partire dal 2008, come chiesto durante la Conferenza da 46 Paesi. Ma ad Oslo è stato comunque raggiunto un importante accordo. Il servizio di Vincenzo Lanza:

 

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Grande la soddisfazione delle organizzazioni della società civile e dei rappresentanti governativi di 46 dei 49 Paesi, riuniti ad Oslo, giovedì e venerdì, per la Dichiarazione congiunta che li impegna a negoziare e concludere entro il 2008 un trattato internazionale per la messa al bando delle munizioni cluster, note anche come bombe o proiettili a grappolo. Giappone, Polonia e Romania per il momento si sono astenuti. Alla Conferenza internazionale, promossa dal governo norvegese, seguiranno altri incontri internazionali a Lima, in Perù, a maggio, a Vienna in dicembre, e a Dublino agli inizi del 2008. Il trattato del 2008 dovrà contenere il preciso ed esplicito impegno dei Paesi firmatari a non più produrre, usare e trasferire, ed invece, entro breve, distruggere queste micidiali armi, il cui impiego colpisce, provocando vittime e feriti in gran parte, anche le popolazioni civili.

 

Per la Radio Vaticana, Vincenzo Lanza.

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Alla Conferenza di Oslo ha partecipato anche una delegazione della Santa Sede, fortemente impegnata nei consessi internazionali a promuovere il disarmo. Roberta Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Silvano Tomasi, Osservatore permanente presso le Nazioni Unite a Ginevra:

 

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D. - Eccellenza, i risultati raggiunti in questa Conferenza devono aprirci alla speranza per la reale messa al bando delle cosiddette bombe a grappolo o si allontana invece la speranza di risparmiare la vita di così tante vittime, soprattutto civili, di questi micidiali ordigni, visto che si parla di un impegno di trattato?

 

R. – La riunione di Oslo è stata più positiva di quanto ci si aspettasse per cui si apre una porta molto ampia. La dichiarazione finale, pur essendo una dichiarazione politica, ha il grande valore di forzare la comunità internazionale a prepararsi per uno strumento giuridico che eventualmente metta al bando questo tipo di armi.

 

D. – In particolare, quale ruolo ha potuto giocare la delegazione della Santa Sede?

 

R. – La Santa Sede, e soprattutto qui la commissione di Ginevra, è stata, dal primo momento, impegnata a presentare delle proposte concrete per arrivare a questi passi che si stanno facendo in questi giorni. Il primo punto era di chiedere una moratoria sull’uso di queste bombe a grappolo, soprattutto dopo l’esperienza tragica del loro uso nell’ultima guerra in Libano. Poi si è fatto un passo al di là, vedendo l’appoggio che vari Stati hanno cominciato a dare, prima esitando ma poi in numero sempre più grande, all’idea che è necessario, per evitare queste vittime civili di questi ordigni, arrivare ad uno strumento internazionale che le regolino, eventualmente che le eliminino. E quindi adesso ci sono una cinquantina di Stati ormai, che sono direttamente coinvolti a cercare di trovare una soluzione.

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In Italia è allarme cocaina. Per don Gelmini dobbiamo risvegliare

i grandi valori della vita per strappare i giovani dalla droga

 

Secondo stime recenti, avvalorate dalle dichiarazioni preoccupate del ministro degli interni Giuliano Amato, sette italiani su cento tra i 14 ed i 54 anni, hanno fatto uso di questa sostanza stupefacente, una o più volte nella vita. Il 15 per cento delle persone che si rivolgono ai centri di recupero, chiedendo di affrontare cure disintossicanti, ammette di avere una dipendenza dalla polvere bianca. Due dati inquietanti su tutti: il Ris di Roma analizzando 100 banconote da 20 euro, su 97 di loro ha individuato tracce millesimali di cocaina mentre ricercatori dell’Università di Firenze, nelle fogne del capoluogo toscano hanno trovato residui di 12 chili di cocaina, corrispondenti ad oltre 400 mila dosi ogni sei mesi. Su quello che è ormai un dramma sociale, Emanuela Campanile ha raccolto la testimonianza di don Pierino Gelmini, fondatore della “Comunità Incontro”, che in 44 anni di attività ha salvato numerosi giovani dalla droga e dall’emarginazione:

 

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R. – La droga fa male, e così tutte le droghe. E adesso la cocaina è diventata di moda o alla portata di tutti, perchè non serve avere molti soldi per comprarla. Basta che una persona accetti di spacciare e può rimediare la sua dose o le sue dosi e diventa, quindi, strumento diabolico e negativo per la diffusione di queste sostanze. Ho letto che, nell’episodio della mamma belga che ha tagliato la gola al bambino, hanno trovato in casa mezzo chilo di hashish e di marijuana. Come potremo noi avere il senso della misura, del limite, se non risvegliamo i grandi valori? L’uomo senza Dio non va lontano. L’uomo che ha sostituito Dio con tutte queste sostanze che impropriamente crede possano diventare stimolo, forza, provocazione, non va lontano, non dura a lungo. La fede deve essere alla base di ogni recupero: la fede in Dio, la fede nella famiglia, la fede nei valori, la fede nel sacrificio. Dio vuole dei figli liberi, portatori di messaggi di speranza, portatori di amore, portatori di vita, di vitalità.

 

D. – Lei è ottimista ... per forza?

 

R. – Non per forza, sono ottimista per amore. Io credo nelle capacità dei nostri ragazzi di scoprire questi grandi valori. I giovani cercano la vera vita, ma ci sono i cattivi maestri, ci sono coloro che confondono le idee e che insegnano solo che la strada è in discesa, vale a dire: “Fai quel che ti pare, pensa come ti pare, non tener conto della voce della tua famiglia, di quella del buon senso, di quella della fede”. E’ chiaro che noi ci troviamo in una condizione di disperazione. Questo mondo che fa? Continua a promettere. “Sii libero” si sentono dire. “Se tu vuoi fare una cosa, falla. Non devi rendere conto a nessuno”. Io ho 82 anni compiuti, ho perso l’occhio destro, ho messo un pacemaker, ma il mio cuore vola, perchè io vorrei che i ragazzi capissero queste cose. E se tu gliele proponi, le capiscono. Vogliono minare la famiglia. Ma che cosa c’è di più bello! In una casa, dove un uomo e una donna si sono uniti con la benedizione di Dio, entra il sorriso dei bimbi. Invece riempiamo la casa di fiori o cose fasulle. Non sorriso di fiori, ma sorriso di bimbi, di amore. Noi dobbiamo piantare piccoli alberi che poi si sviluppino e creino grandi ombre. I DICO e tutte queste cose stanno uccidendo nel cuore dei nostri figli, dei giovani, quello che è l’entusiasmo, l’amore, la bellezza di un’unione, il sacrificio di un’unione. Io credo molto a questo. La droga, quindi, ottunde lo spirito, finisce per azzerare il cuore e poi ci troviamo di fronte ad un grande deserto.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 25 febbraio, 1a Domenica di Quaresima, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù viene condotto dallo Spirito nel deserto dove, per quaranta giorni, è tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma alla fine ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose:

 

«Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l'uomo"».

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

 

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(musica)

 

Ricolmo di Spirito Santo, Gesù fu guidato dallo Spirito stesso nel deserto. La vita terrena del Figlio è regolata dallo Spirito. Lo Spirito è la sua norma, la sua regola, la regola del Padre. Nel deserto Gesù rimane 40 giorni; questi 40 giorni sono molto importanti, al pari di ogni altra azione, parola di Gesù. In essi il tempo venne assunto nell’eternità di Dio. Così Egli fa dono di questi 40 giorni alla sua Chiesa ed in essi il tempo è particolarmente attraversato dalla vittoria di Dio. Il contenuto di questo tempo è la prova, la tentazione. Gesù è messo alla prova. In che cosa essa consiste? Nella messa in questione del suo legame filiale con il Padre. Il diavolo, come aveva tentato di separare l’uomo da Dio, tenta di separare il Figlio dal Padre. Se tu sei figlio, la sua vittoria ci riapre la via della figliolanza. Questo è il percorso quaresimale.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

24 febbraio 2007

                       

Domani elezioni presidenziali in Senegal.

I vescovi ai politici: occupatevi dei problemi della gente

 

 

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Promuovere lo sviluppo e il bene comune nel rispetto di ogni persona e dei suoi diritti: è quanto chiedono ai governanti i vescovi del Senegal, dove domani 5 milioni di cittadini sono chiamati alle urne per il primo turno delle elezioni presidenziali. In un messaggio pubblicato alcuni giorni fa i presuli si sono fatti interpreti dei sentimenti popolari e hanno posto alcuni interrogativi: “Dove va il Senegal?”, “Come sarà il nostro domani?”, “Verrà preservata la nostra tradizionale pace?”, “Davanti agli affari, agli scandali a ripetizione, quale speranza resta ancora ai giovani, ai contadini, agli operai, agli operatori dell’educazione, della salute?”. Sono 15 i candidati in lizza, ma soltanto 4 di loro hanno concrete possibilità di sfidare l’attuale presidente, il liberale Abdoulaye Wade che punta alla rielezione. La campagna elettorale è stata segnata da alcuni episodi di violenza, l’opposizione ha accusato il governo di aver usato metodi poco ortodossi e c’è chi denuncia brogli. Davanti al triste spettacolo di scontri tra le diverse fazioni, i vescovi domandano alle forze politiche in campo ed alle varie organizzazioni di rispettare gli avversari, di evitare la violenza e di astenersi dal dar vita a milizie partigiane. L’episcopato ha anche lanciato un appello a tutti i cittadini ad andare a votare ed ha voluto ricordare alle autorità attualmente al potere il dovere di rispettare il verdetto delle urne. L’appello dei vescovi senegalesi si indirizza anche ai responsabili di altre confessioni e religioni e in particolare agli islamici che rappresentano il 94 per cento della popolazione. Il Senegal è tra i Paesi più giovani del mondo, oltre la metà degli abitanti è minorenne; la sua storia inizia nel 1960, con l’indipendenza dalla Francia. Nella sua economia, legata all’agricoltura, le recenti liberalizzazioni hanno favorito flussi di capitali stranieri, in particolare cinesi, ma la disoccupazione, che sfiora il 40 per cento, ha dato vita ad un consistente flusso migratorio, in particolare verso la Spagna, attraverso la rotta delle Canarie. Il Senegal è fra le poche Nazioni africane a non aver mai subito un colpo di Stato ed è stato definito un modello di stabilità democratica. (A cura di Tiziana Campisi)

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Offrite il vostro digiuno quaresimale per i bambini malnutriti delle Filippine e donate quanto potete per alleviare le loro sofferenze:

così ai fedeli l’arcivescovo di Manila, il cardinale Gaudencio Rosales

 

“Digiunare è un’opportunità per identificarci con i poveri affamati”: lo ha detto ai fedeli l’arcivescovo di Manila, il cardinale Gaudencio B. Rosales, che ha chiesto ai cristiani di dedicare il digiuno della Quaresima ai milioni di bambini malnutriti delle Filippine. Il porporato ha spiegato che digiunare può essere segno di solidarietà: “In questi giorni – ha aggiunto – tenete a mente che per ogni morso di cibo che non mangiate, vi è un bambino che fruga nella spazzatura per riempire il suo stomaco vuoto”. Secondo stime del Food and Nutrition Research and Institute, scrive l’agenzia AsiaNews, nelle Filippine 3 bambini su 10, fino ai 5 anni - in pratica 7,5 milioni di minori - soffrono di malnutrizione cronica, sono sottopeso e hanno disturbi legati alla crescita. “Allo scopo di rendere questo digiuno di Quaresima significativo – ha aggiunto il cardinale Rosales – vi incoraggio a fare offerte all’Integrated Nutrition Programme, destinato proprio ad alleviare le sofferenze di questi piccoli”. Nel Programma - che copre 37 diocesi e vede la partecipazione di 300 parrocchie - rientrano 65 mila poveri, ma quest’anno si vogliono includere ad altri 120 mila bambini. Il porporato ha auspicato la pratica del digiuno anche oltre la Quaresima, perchè “i poveri sono sempre tra noi ed è necessario condurre una vita più modesta e offrire di più ai bisognosi”. Anche il presidente della Conferenza episcopale filippina, mons. Angel Lagdameo, ha invitato, per la Quaresima, a “guardare alle esigenze dei poveri, degli affamati, degli assetati, tenendo presente che non è importante quanto si dona, ma quanto si è generosi”. L’arcivescovo ha inoltre sottolineato l’importanza, nella preparazione alla Pasqua, del “rinnovamento” interiore in ogni persona per sperare in un rinnovamento della società. (T.C.)

 

 

Investimenti nella sanità, nelle infrastrutture e per la formazione:

li suggerisce in Honduras la Commissione diocesana

per la Pastorale Sociale di San Pedro Sula,

 perché il Paese possa superare l’attuale fase di sottosviluppo

 

Lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata: sono questi i due punti focali del documento della Commissione diocesana per la Pastorale sociale di San Pedro Sula, in Honduras, con il quale si chiede al governo un “preciso impegno per far uscire il Paese da una situazione di sottosviluppo”. Il testo, siglato dal presidente della Commissione, mons. Romulo Emiliani, riferisce l’agenzia Aci, denuncia i mali della Nazione ed invita a “non cadere nella trappola di credere che nulla si può fare, che lo sconforto prevarrà e che il fatalismo condurrà l’Honduras nel baratro”. “Tutto può cambiare se uniamo le nostre forze per debellare i mali che affliggono la nostra patria” evidenzia la Commissione, che ritiene possibile trovare soluzioni ai problemi del Paese solo se la vita sarà difesa in tutti i suoi aspetti. La proposta della Commissione diocesana di San Pedro Sula per risollevare le sorti dell’Honduras è quella di partire dagli investimenti sulla sanità, sulla formazione e sulle infrastrutture. “E’ necessario sostenere le piccole e medie imprese così come la grande industria, al fine di creare nuovi posti di lavoro e garantire, così, una esistenza dignitosa a tutti” si legge ancora nel documento. Fra i suggerimenti vi è l’invito al “confronto” e al “dialogo costruttivo” sul posto di lavoro tra i datori e gli operai. Un passaggio importante è dedicato al settore agricolo: “Le persone che lavorano la terra meritano di più – scrive la Commissione – l’esodo dalle campagne verso le grandi città è sintomo di una iniqua distribuzione dei beni”. Infine una precisa accusa ai “colletti bianchi”, coloro che, senza scrupoli, “continuano ad evadere le tasse e ad impadronirsi dei beni dello Stato a discapito della collettività”. (D.D.)

 

 

Una via per raggiungere obiettivi di bene: questo vuole essere

la quinta edizione della “Marcia della penitenza” alla quale domani,

a Paola, in Calabria, prenderanno parte oltre tremila giovani

 

Un cammino quaresimale alla scuola di S. Francesco da Paola: è quello che si propongono oltre 3 mila giovani calabresi, provenienti dalle 12 diocesi della regione dell’Italia meridionale, che domani parteciperanno a Paola, in provincia di Cosenza, alla “Marcia della penitenza”. Promossa dalla pastorale giovanile dei frati minimi riferisce l’agenzia SIR, l’iniziativa vedrà la partecipazione dei vescovi della Calabria, che insieme al presidente della Conferenza episcopale, mons. Vittorio Mondello, concelebreranno una solenne liturgia nel santuario di San Francesco da Paola e presiederanno una veglia di preghiera sul tema “Nella tua storia... la tua vita”. La Marcia, giunta alla quinta edizione, quest’anno è una proposta penitenziale che vuole essere una “via per raggiungere obiettivi di bene”, spiega padre Giovanni Cozzolino, responsabile della pastorale giovanile dei frati minimi. Lo scopo è quello di promuovere nei giovani calabresi lo sforzo e la gioia di essere “protagonisti del loro futuro”, togliendo “dalla nostra vita la mentalità di delegare, del vittimismo, di scendere a compromessi con il male, del clientelismo, per essere protagonisti di una Calabria bella e pulita”. Ai giovani che prenderanno parte alla Marcia verrà consegnato il kit “Minimo” contenente, oltre al materiale per seguire la manifestazione, il sussidio “Vivere la Quaresima giorno per giorno con Francesco da Paola” e la “Penna di San Francesco”. (T.C.)

 

 

 

Nella partita di calcio che ha aperto la “Clericus Cup

la squadra Mater Ecclesiae, della Pontificia Università San Tommaso,

batte per 6 a 0 l’Università Gregoriana

 

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Al via stamani, sul campo della Petriana, a Roma, la prima partita della “Clericus Cup”, il torneo di calcio per sacerdoti e seminaristi di collegi e università pontificie presenti nella capitale,  promosso dal Centro Sportivo Italiano. Nella partita d’esordio, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Mater Ecclesiae (Pontificia Università San Tommaso) ha battuto l’Università Gregoriana con un secco 6 a 0. La partita è stata giocata davanti a circa 200 persone e molti giornalisti provenienti da tutto il mondo. Il calcio d’inizio è stato dato dal cardinale Pio Laghi, pro-prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica dei Seminari e degli Istituti di Studi. Ad un primo tempo equilibrato, sbloccato con un calcio di rigore dal Mater Ecclesiae, ha fatto seguito un secondo tempo nel quale l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ha preso in mano il gioco fino a dilagare, nei minuti finali, con 5 reti per un evidente calo fisico dell’Università Gregoriana che ha mostrato notevoli problemi in difesa. Il Mater Ecclesiae ha schierato sacerdoti e seminaristi provenienti da Messico, Colombia, Birmania e Camerun. Interamente brasiliana la formazione della Gregoriana. In un messaggio augurale inviato stamani ai promotori della “Clericus Cup”, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone “auspica che tale provvida iniziativa contribuisca ad intensificare i sentimenti di autentica amicizia e fruttuosa condivisione”. Il porporato ricorda che “questa manifestazione è finalizzata a riaffermare il valore educativo e pastorale dello Sport, al servizio dello sviluppo integrale della persona umana”. Ecco il tabellino della gara di oggi: Mater Ecclesiae – Gregoriana: 6 – 0; Mater Ecclesiae (4-3-3): De la Cruz, Soriano, M’Moo, Astorga, Flores, De Paz, Arreola, Miranda, Botero, Laime, Nai. Allenatore: Marco Rosales. Università Gregoriana (4-3-3): Lino, Tadeu, Givaldo, Gilson, Edgar, Rineu, Divo, Cleocir, Julio Caesar, Zico, Alexandre. Allenatore: Joao Evangelista. Arbitro: Filippo Moretti, Csi di Roma. Reti: Botero (rig), Arreola (2), Laime, Nai, David Pineta (entrato nel secondo tempo). Note: Nel primo tempo il Mater Ecclesiae ha sbagliato un rigore. (A cura di Luca Collodi)

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24 ORE NEL MONDO

24 febbraio 2007

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

- Dall’amministrazione statunitense arrivano dichiarazioni contrastanti sulla possibilità di un attacco contro l’Iran. Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, dichiara che non è in preparazione alcun intervento militare. Ma il vice presidente, Dick Cheney, non esclude un’operazione bellica. Il nostro servizio:

 

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Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, ha auspicato l’appoggio della Russia a nuove sanzioni dopo il rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) nel quale si denuncia l’impulso dato dal governo di Teheran al programma di arricchimento dell’uranio. Condoleezza Rice ha anche ribadito che non è in preparazione alcun intervento militare contro la Repubblica Islamica. Ma il vice presidente americano, Dick Cheney, in visita in Australia, ha dichiarato di considerare possibili tutte le opzioni: “Gli Stati Uniti - ha detto Cheney - potrebbero ricorrere alla forza se dovesse fallire l’azione diplomatica”. Il vice ministro della Difesa israeliano ha smentito intanto la notizia, data dal quotidiano britannico “Daily Telegraph”, secondo cui Israele stia negoziando con gli Stati Uniti per ottenere il permesso di sorvolare l’Iraq nell’eventualità di un raid aereo contro gli impianti nucleari iraniani. L’Iran accusa poi Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Israele di lanciare accuse infondate e ribadisce di aver sempre ritenuto “inumano, immorale e illegale” la costruzione e l’uso di armi di distruzione di massa. In Iran si registrano, infine, nuove violenze: media locali hanno riferito che almeno 17 persone sono morte in scontri con miliziani dei Guardiani della rivoluzione.

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- Ancora violenze nei Territori palestinesi: cinque persone sono rimaste uccise in scontri avvenuti a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, fra militanti di Hamas e un clan familiare locale. La violenza interpalestinese a Gaza è comunque significativamente diminuita nelle ultime due settimane dopo l’accordo raggiunto, lo scorso 8 febbraio alla Mecca, da delegazioni di Hamas e al Fatah per un governo di unità nazionale.

 

- In Iraq, il ministero dell’Interno di Baghdad ha reso noto che truppe irachene con l’appoggio dell’aviazione americana hanno attaccato un covo degli insorti sunniti poco a nord della capitale. Nell’operazione sono morte decine di persone. A Baghdad l’esplosione di una bomba ha provocato inoltre la morte di due iracheni. Sempre nella capitale, due bambini sono rimasti uccisi per errore in uno scontro a fuoco fra soldati statunitensi e ribelli nella zona meridionale della città. I militari americani si trovavano sulle rive del Tigri e hanno ingaggiato una sparatoria con miliziani sull’altra riva del fiume. Le vittime sono state colpite da proiettili vaganti.

 

- “Centinaia di attentatori suicidi” attaccheranno prossimamente postazioni e soldati del contingente della NATO dispiegati in Afghanistan. Lo ha detto un leader dei talebani aggiungendo che sono centinaia gli aspiranti kamikaze. A Londra, intanto, il governo di Tony Blair si prepara ad annunciare l’invio di 1000 soldati aggiuntivi per contrastare l’annunciata offensiva di primavera dei guerriglieri talebani.

 

- Stati Uniti e Corea del Sud  hanno raggiunto un accordo per la restituzione al governo di Seul del pieno  controllo delle sue forze militari entro il 2012. L'intesa mette fine ad un patto risalente alle guerra di Corea, terminata con l’armistizio del 1953, in base al quale gli Stati Uniti assumono il comando delle forze militari di Seul in tempo di guerra. Seul guida le proprie forze armate in tempo di pace dal 1994.

 

- In Italia, il presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, ha rinviato il premier dimissionario Romano Prodi alle Camere per verificare la tenuta della maggioranza attraverso il voto di fiducia. La decisione, formalizzata poco prima di mezzogiorno, è stata presa da Napolitano al termine delle consultazioni al Quirinale. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Come previsto, lo sbocco alla crisi di governo è il rinvio in tempi brevissimi di Romano Prodi alle Camere per ottenere la fiducia. Il Capo dello Stato, spiegando la sua decisione al termine del colloquio di questa mattina con Prodi, ha sottolineato la debolezza delle alternative concrete. E cioè: elezioni anticipate e governo istituzionale. L’opposizione, infatti, nettamente contraria alla riedizione del governo Prodi, non ha però avanzato una proposta condivisa. Da parte sua, Prodi ha detto che si presenterà alle Camere con lo slancio rinnovato di una coalizione coesa per aiutare il Paese in questo difficile passaggio e spingerlo verso la ripresa economica in atto. Assai negativi i primi commenti dell’opposizione. Per Cicchitto, Forza Italia, la decisione presa oggi è peggiore anche dell’ipotizzato Prodi bis, cioè l’incarico al premier dimissionario di formare un nuovo Governo. In queste ore, l’Unione ha assicurato a Napolitano di avere in Senato i numeri per continuare a governare. Il quorum per la fiducia è a quota 161, che il centrosinistra si dice in grado di raggiungere contando anche sull’appoggio sicuro di quattro senatori a vita. Ma la situazione è ancora in bilico, a causa di alcuni voti incerti, compresi quelli di Rossi e Turigliatto, i due dissidenti della sinistra radicale, che con il loro mancato voto favorevole sulla politica estera dell’Esecutivo avevano contribuito alle dimissioni di Prodi. La novità principale delle ultime ore è il sì al Governo da parte di Marco Follini, ex segretario dell’UDC ed eletto nello schieramento di centrodestra. Ma Napolitano vuole un Governo, sue parole ribadite oggi, stabile e credibile. E chiede dunque all’Unione garanzie non solo sui numeri e quindi sulla fiducia, ma anche sugli appuntamenti successivi, a partire dal voto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan.

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- In India almeno 14 poliziotti sono stati uccisi stamani in un attacco di presunti terroristi nello stato nordorientale indiano di Manipur, all’indomani dello svolgimento di elezioni provinciali. Lo stato di Manipur è teatro da decenni di scontri tra forze governative e ribelli che combattono per l’indipendenza.

 

- Nel Regno Unito, un’anziana donna è morta e cinque persone sono rimaste ferite in modo grave nell'incidente ferroviario avvenuto ieri sera nel nord ovest dell’Inghilterra, quando un treno ad alta velocità è deragliato in una zona remota del distretto di Westmorland, al confine con la Scozia. Sono ancora incerte le cause dell’incidente: l’ipotesi più accreditata è che il treno abbia colpito alcuni cavi elettrici.

 

- Si è ulteriormente aggravato il bilancio dell’epidemia di meningite iniziata a gennaio in Burkina Faso: in base all’ultimo bilancio fornito dalle autorità sanitarie locali, sono 258 i decessi ed oltre 2.700 i casi. Lo Stato africano si trova in quella che gli esperti chiamano “la fascia della meningite”, la zona a sud del Sahara che va dal Senegal all’Etiopia. In quest’area vivono più di 300 milioni di persone. La meningite fa la sua comparsa durante la stagione secca, quando, tra dicembre e gennaio, comincia a spirare il caldo e secco vento Harmattan, principale vettore dei germi responsabili di questa malattia.

 

- Resta alta la tensione in Somalia dove ieri truppe governative e le forze etiopiche si sono scontrate nella capitale con gruppi di uomini armati, probabilmente delle Corti Islamiche. Otto persone, finite sotto il fuoco incrociato, sono rimaste uccise. Si tratta dell’ultimo episodio di violenza avvenuto a Mogadiscio da quando, all’inizio dell’anno, le truppe del governo di transizione di Baidoa, appoggiate dai soldati etiopici, hanno messo in fuga le milizie delle Corti Islamiche.

 

- E’ ancora incerta la matrice del sequestro di altri due tecnici italiani nel sud della Nigeria, Lucio Moro e Luciano Passarin, dipendenti della società Impregilo. Il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (MEND) ha negato ogni responsabilità nella vicenda. Il Ministero degli esteri italiano ha invitato intanto le aziende italiane operanti in zona a ritirare il personale straniero. Nelle mani del MEND si trovano, dal 7 dicembre scorso, altri due italiani: Cosma Russo e Francesco Arena.

 

- Il presidente della Guinea Conakry, Conté, ha chiesto all’Assemblea nazionale di prolungare lo stato d’assedio e la legge marziale nel Paese. Il provvedimento punta a mettere fine alla crisi iniziata ai primi di gennaio, quando sono cominciate proteste e scioperi indetti dai sindacati per chiedere la designazione di un primo ministro indipendente.

 

 

 

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