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Sommario del 25/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • A chi vive miseria, ingiustizia, guerra, va in particolare il pensiero del Papa che annuncia a tutti la luce grande di Cristo, nel messaggio Urbi et Orbi
  • Alla Messa della Notte di Natale il Papa ha rivolto un pensiero all’umanità che attende Dio ma quando arriva il momento non ha posto per lui
  • Il Santo Padre ha acceso ieri il lume della Pace all'inaugurazione del presepe in Piazza San Pietro
  • Date e luoghi delle visite pastorali che il Papa compirà in Italia nel 2008
  • Oggi in Primo Piano

  • Con testimonianze della Chiesa nei vari continenti, uno sguardo al mondo nel giorno di Natale, mentre in Iraq si registrano ancora violenze
  • Anche quest'anno il pranzo di Natale offerto dalla Comunità di Sant'Egidio a persone sole o bisognose
  • Chiesa e Società

  • Il 50.mo anno dei Cantori della Stella: i ragazzi tedeschi scendono in strada e bussano alle porte per aiutare i loro coetanei di tutto il mondo
  • “Stazioni missionarie” nel cuore di Seul, per rispondere alle esigenze spirituali della società industriale
  • Il Servizio Missionario dei Giovani (SERMIG) dedica la Marcia della pace di fine anno agli operai deceduti nell’incendio della fabbrica torinese Thyssen Krupp.
  • Capodanno di riflessione: è la proposta del Centro Giovani Paolo II di Montorso, per andare controcorrente
  • La Chiesa di Timor Est chiede maggiore rispetto del diritto alla vita
  • America Latina: la Chiesa apre un nuovo portale multimediale di informazione religiosa
  • Nasce l'edizione on-line di "Nuova Primavera", il giornale degli studenti cattolici australiani
  • Partirà a gennaio il primo corso di bioetica per infermieri promosso dall’Università Cattolica di Roma
  • “Senza ricordi non hai futuro”: è titolo della campagna di prevenzione dell’Alzheimer promossa in Italia da Confartigianato, che partirà il prossimo 7 gennaio
  • In Corea, dopo il disastro ambientale della petroliera Hebei Sprint, il vescovo di Daejeon esorta i fedeli a impegnarsi nella pulizia delle coste
  • In Bangladesh è allarme 'senza tetto' a più di un mese dal passaggio del ciclone Sidr
  • Rafforzate in Amazzonia le sanzioni contro il disboscamento illegale
  • Il Papa e la Santa Sede



    A chi vive miseria, ingiustizia, guerra, va in particolare il pensiero del Papa che annuncia a tutti la luce grande di Cristo, nel messaggio Urbi et Orbi

    ◊   “In questo giorno di pace il pensiero va soprattutto laddove rimbomba il fragore delle armi”: con queste parole, Benedetto XVI ha espresso l’augurio che la grande luce di Cristo sia di “consolazione per quanti si trovano nelle tenebre della miseria, dell’ingiustizia, della guerra”. Nel suo messaggio nella Solennità della Natività del Signore, il Papa ha sottolineato che “l’evento storico e il mistero d’amore del Natale da oltre duemila anni interpella gli uomini e le donne di ogni epoca e di ogni luogo”. E proprio a tutto il mondo, Urbi et Orbi, il Papa ha rivolto, dalla loggia della Basilica vaticana, i suoi auguri di Buon Natale, pronunciandoli nelle lingue più diverse. Il servizio di Fausta Speranza.


    “Alla sete di senso e di valore che avverte il mondo oggi, alla ricerca di benessere e di pace che segna la vita di tutta l’umanità, alle attese dei poveri Cristo, vero Dio e vero Uomo, risponde con il suo Natale”. Così Benedetto XVI invita ad accogliere Cristo ricordando che “si è fatto uomo Colui che è il creatore dell’uomo per recare al mondo la pace”. E il pensiero del Papa va alle zone del mondo dove non c’è pace, alle terre che definisce martoriate: nomina Darfur, Somalia, nord della Repubblica Democratica del Congo, confini di Eritrea e Etiopia, l'intero Medio Oriente, citando in particolare Iraq, Libano e Terrasanta. E poi Afghanistan, Pakistan, Sri Lanka, Balcani. Per poi ricordare che ci sono anche tante altre situazioni di crisi e che “spesso purtroppo sono dimenticate”.

     
    “Il Bambino Gesù porti sollievo a chi è nella prova e infonda ai responsabili di governo la saggezza e il coraggio di cercare e trovare soluzioni umane, giuste e durature.. Questo Natale sia veramente per tutti un giorno di gioia, di speranza e di pace!”

     
    Oltre che per le situazioni di guerra, il Papa ha parole per quanti vivono miseria e ingiustizia: per quanti si vedono negare sicura sussistenza, salute, occupazione stabile, partecipazione più piena alle responsabilità civili e politiche; per chi conosce oppressione o offesa alla dignità umana; per le vittime del terrorismo e di violenze di ogni genere, in particolare i più vulnerabili: bambini, donne, anziani.
     
    “Mentre le tensioni etniche, religiose e politiche, l’instabilità, le rivalità, le contrapposizioni, le ingiustizie e le discriminazioni, che lacerano il tessuto interno di molti Paesi, inaspriscono i rapporti internazionali.”

     
    E con lo sguardo al mondo, Benedetto XVI cita migranti, rifugiati, sfollati, ricordando che “le calamità naturali sono conseguenza spesso di preoccupanti dissesti ambientali”. Di fronte a tutto ciò - dice il Papa – “non temano gli individui e le nazioni di riconoscere Cristo e di accoglierlo. Con Lui “una splendida luce” rischiara l’orizzonte dell’umanità; con Lui si apre “un giorno santo” che non conosce tramonto. Il Papa cita il Libro della Genesi ricordando che, quando ebbe origine l’universo, Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu” e che dunque la Parola creatrice di Dio è Luce, sorgente della vita. “Ecco perchè – aggiunge Benedetto XVI - tutte le creature sono fondamentalmente buone, e recano in sé l’impronta di Dio, una scintilla della sua luce. Ma – ricorda Benedetto XVI – per riconoscere la grande luce di Cristo portatrice di pace ci vuole fede, ci vuole umiltà”:

     
    “I piccoli, i poveri in spirito: ecco i protagonisti del Natale, ieri come oggi; i protagonisti di sempre della storia di Dio, i costruttori infaticabili del suo Regno di giustizia, di amore e di pace.”

     
    “E’ l’umiltà di Maria, - dice il Papa - che ha creduto alla parola del Signore, e ha adorato per prima, china sulla mangiatoia, il Frutto del suo grembo; l’umiltà di Giuseppe, uomo giusto, che ebbe il coraggio della fede e preferì obbedire a Dio piuttosto che tutelare la propria reputazione; l’umiltà dei pastori, dei poveri ed anonimi pastori, che accolsero l’annuncio del messaggero celeste e in fretta raggiunsero la grotta dove trovarono il bambino appena nato e, pieni di stupore, lo adorarono lodando Dio”. Dunque l’invito del Papa: “Con Maria, Giuseppe e i pastori, con i magi e la schiera innumerevole di umili adoratori del neonato Bambino, che lungo i secoli hanno accolto il mistero del Natale, anche noi, fratelli e sorelle di ogni continente, lasciamo che la luce di questo giorno si diffonda dappertutto”:

     
    “…Entri nei nostri cuori, rischiari e riscaldi le nostre case, porti serenità e speranza nelle nostre città, dia al mondo la pace. E’ questo il mio augurio per voi che mi ascoltate. Augurio che si fa preghiera umile e fiduciosa al Bambino Gesù, perché la sua luce disperda ogni tenebra dalla vostra vita e vi ricolmi dell’amore e della pace.”

     
    Il Papa afferma che “solo la ‘grande’ luce apparsa in Cristo può donare agli uomini la ‘vera’ pace”. “Ecco perché – aggiunge – ogni generazione è chiamata ad accoglierla, ad accogliere il Dio che a Betlemme si è fatto uno di noi”. Ma “chi è pronto ad aprirgli la porta del cuore? Chi veglia nella notte del dubbio e dell’incertezza?”, chiede il Papa. “Chi attende l’aurora del giorno nuovo tenendo accesa la fiammella della fede?”. “E’ a tutti – ribadisce il Papa – che Cristo viene ad offrire se stesso come certa speranza di salvezza”. E a tutti, Urbi et Orbi, alla città eterna e al mondo intero, il Papa impartisce la sua benedizione e rivolge il suo augurio di Natale, pronunciandolo in 63 diverse lingue del mondo. Ecco le parole in italiano e altri frammenti di alcune lingue:

     
    “Buon Natale agli abitanti di Roma e dell’intera Nazione italiana! La nascita di Cristo rechi a tutti serenità e gioia, e risvegli in ciascuno il desiderio di testimoniare i valori della vita, della famiglia, dell’amore e della pace, evocati dal grande mistero dell’Incarnazione e della Nascita di Gesù! Natale è festa cristiana che fa parte dal patrimonio spirituale delle nostre comunità. Possa la nobile Nazione italiana conservare questa eredità culturale e religiosa per costruire un futuro di speranza. Buon Natale!”

     
    … Heureuse et sainte fête de Noël ! Que le Christ Sauveur vous garde dans l’espérance …

     
    … May the birth of the Prince of Peace remind the world where its true happiness lies…

     
    …. Die Geburt Jesu Christi, des Erlösers der Menschen, erfülle Euer Leben mit tiefer Freude und reicher Gnade...

     
    .... ¡Feliz Navidad! Que la Paz de Cristo reine en vuestros corazones, en las familias y en todos los pueblos…
     
    ...
     
    Sărbători Fericite de Crăciun si Anul Nou
     

     
    ….Noel bayramı kutlu olsun
     
    …Hodie descendit lux magna super terram!

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    Alla Messa della Notte di Natale il Papa ha rivolto un pensiero all’umanità che attende Dio ma quando arriva il momento non ha posto per lui

    ◊   “L’umanità attende Dio, la sua vicinanza. Ma quando arriva il momento, non ha posto per lui”: così il Papa, durante l’omelia pronunciata nella Santa Messa della notte di Natale nella Basilica Vaticana. Nelle sue parole, centrale anche l’attenzione alla “terra maltrattata” e all’abuso delle energie, in un “mondo inquinato e minacciato per il suo futuro”. Il servizio di Isabella Piro.


    Il bianco dei paramenti del Papa e dei concelebranti, dei marmi della Basilica di San Pietro, delle candele sull’altare maggiore. E poi il rosso delle porpore cardinalizie, delle stelle di Natale a circondare le colonne secolari, dei ciclamini portati da quattro bambini ai piedi del piccolo Gesù, nato per salvare il mondo. Su questo sfondo bicolore, simmetricamente disposto attorno ai tantissimi fedeli presenti, Benedetto XVI ha presieduto ieri la Santa Messa della notte di Natale. Al centro della sua omelia, il richiamo ad un mondo che cerca il Signore, ma non lo accoglie:

     
    "In qualche modo l’umanità attende Dio, la sua vicinanza. Ma quando arriva il momento, non ha posto per Lui. È tanto occupata con se stessa, ha bisogno di tutto lo spazio e di tutto il tempo in modo così esigente per le proprie cose, che non rimane nulla per l’altro – per il prossimo, per il povero, per Dio. E quanto più gli uomini diventano ricchi, tanto più riempiono tutto con se stessi. Tanto meno può entrare l’altro."

     
    La società nel suo insieme, ha aggiunto il Papa, non ha tempo per il sofferente che ha bisogno di aiuto, per il profugo o il rifugiato che cerca asilo. Non ha tempo e spazio per Dio, perché il nostro pensiero, il nostro agire è tutto occupato per noi stessi. Ma grazie a Dio, ha ricordato il Santo Padre, nel Vangelo non troviamo solo notizie negative:

     
    "Il messaggio di Natale ci fa riconoscere il buio di un mondo chiuso, e con ciò illustra senz’altro una realtà che vediamo quotidianamente. Ma esso ci dice anche, che Dio non si lascia chiudere fuori. Egli trova uno spazio, entrando magari per la stalla; esistono degli uomini che vedono la sua luce e la trasmettono."

     
    Semplici pastori o sapienti, ha continuato Benedetto XVI, la luce del Natale ci chiama “ad uscire dalla chiusura dei nostri desideri ed interessi per andare incontro al Signore e ad adorarlo”, aprendo il mondo “alla verità, al bene, a Cristo, al servizio agli emarginati”. Forte poi il richiamo del Papa alle condizioni in cui si trova oggi la terra “a causa - ha detto - dell’abuso delle energie e del loro egoistico sfruttamento senza alcun riguardo”, in un “mondo inquinato e minacciato per il suo futuro”. Proprio questo, Cristo è venuto in mezzo a noi:

     
    "La stalla nel messaggio di Natale rappresenta la terra maltrattata. Cristo non ricostruisce un qualsiasi palazzo. Egli è venuto per ridare alla creazione, al cosmo la sua bellezza e la sua dignità: è questo che a Natale prende il suo inizio e fa giubilare gli Angeli. La terra viene rimessa in sesto proprio per il fatto che viene aperta a Dio."

     
    Natale diventa così “una festa della creazione ricostruita”, ha detto ancora Benedetto XVI, in cui c’è “sintonia tra volere umano e volere divino”:

     
    "Nella stalla di Betlemme cielo e terra si toccano. Il cielo è venuto sulla terra. Per questo, da lì emana una luce per tutti i tempi; per questo lì s’accende la gioia; per questo lì nasce il canto."

     
    Citando, infine, la preghiera del Padre Nostro, il Papa si è soffermato sul significato della parola ‘cielo’:

     
    "Il cielo non appartiene alla geografia dello spazio, ma alla geografia del cuore. E il cuore di Dio, nella Notte santa, si è chinato giù fin nella stalla: l’umiltà di Dio è il cielo. E se andiamo incontro a questa umiltà, allora tocchiamo il cielo. Allora diventa nuova anche la terra."

     
    Nella notte di Natale, l’invito di Benedetto XVI è stato quindi quello di toccare l’umiltà di Dio, il suo cuore, per rendere più luminosi noi stessi e il mondo.

     
    (canto: Tu scendi dalle stelle)

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    Il Santo Padre ha acceso ieri il lume della Pace all'inaugurazione del presepe in Piazza San Pietro

    ◊   E’ stato inaugurato ieri il tradizionale presepe in Piazza San Pietro, alla presenza di autorità ecclesiastiche della Santa Sede e di responsabili dei Servizi Tecnici del Governatorato. Una consuetudine voluta nel 1982 da Papa Giovanni Paolo II e rinnovata oggi da Papa Benedetto XVI. Il Santo Padre ha assistito alla cerimonia dal suo studio privato nel Palazzo Apostolico e al termine della celebrazione ha acceso il lume della Pace. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:


    Mentre scende la sera sulla città eterna e il crepuscolo spegne gli ultimi bagliori del giorno, si accende soffusa una piccola luce fra le ali del colonnato in Piazza San Pietro. E’ quella del più celebre presepe del mondo, inaugurato ieri, vigilia del Natale, alla presenza del cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Commissione Pontificia dello Stato della città del Vaticano, di mons. Renato Boccardo, segretario generale del Governatorato, e dell’Ambasciatore del Messico presso la Santa Sede, Luis Felipe Bravo Mena, giunto in occasione del XV anniversario delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi. Dal grande edificio nel cuore della piazza è giunto l’annuncio della Buona Novella, portatrice di pace e di speranza. Lo ha ricordato il cardinale Giovanni Lajolo:

    “Siamo salvati dalla speranza e chi non ha speranza è senza gioia, chi non ha speranza è disperato”.

    Ha detto il porporato citando l’Enciclica Spe Salvi, la seconda di Papa Benedetto XVI. Soffermandosi sul dono della speranza, che l’avvento di Cristo reca in dono agli uomini, il cardinale ha quindi aggiunto:

    “I cristiani hanno in loro questo unicum di avere una speranza più grande della luce della giornata che si spenge. Il Papa lo ha messo in luce: la nostra speranza è una speranza che ha come luce Dio”.

    Un Gesù che trova dimora quest’anno in un’ambientazione del tutto originale: non più Betlemme, come vorrebbe la tradizione, ma Nazareth, nella casa di Giuseppe, dove gli sposi abitavano e Gesù ha vissuto la sua giovinezza. Sul selciato di Piazza san Pietro, il “ritratto” della Sacra Famiglia è custodito da un edificio in stile rinascimentale e vegliato da quattro grandi angeli in legno. Una ricostruzione che ricorda l’apparizione dell’angelo a San Giuseppe e l’annunciazione alla Vergine Maria. Ai lati della Natività trovano spazio altri due ambienti: sulla destra la bottega del falegname, alla sinistra una locanda, a rappresentare la vita del borgo. Non mancano, come da tradizione, neanche l‘acqua e il fuoco, simboli della purezza e del trionfo della luce sulle tenebre. Al termine della celebrazione il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per lo Stato della città del Vaticano, ha introdotto la veglia di preghiera in favore della pace. Un’invocazione corale che ha trovato il suo culmine al termine della cerimonia, quando il Santo Padre, affacciato sulla piazza dalla finestra del suo studio privato, ha impartito ai presenti la benedizione apostolica e ha acceso il tradizionale lume della Pace. Una piccola fiamma lasciata dall’alto ad illuminare la notte della venuta di Cristo.

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    Date e luoghi delle visite pastorali che il Papa compirà in Italia nel 2008

    ◊   Oggi nelle Diocesi interessate sono state comunicate le date delle visite pastorali che il Papa compirà in Italia nel corso del prossimo anno. La prima sarà il 17 e 18 maggio a Savona e Genova. La seconda il 14 e 15 giugno a Santa Maria di Leuca e Brindisi. La terza a Cagliari il 7 settembre.

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    Oggi in Primo Piano



    Con testimonianze della Chiesa nei vari continenti, uno sguardo al mondo nel giorno di Natale, mentre in Iraq si registrano ancora violenze

    ◊   Nel giorno di Natale il nostro sguardo va innanzitutto alla Terra Santa. Mentre continua il lancio di razzi Qassam dalla striscia di Gaza verso Israele e si registra uno stallo dei negoziati di pace tra palestinesi e israeliani, migliaia di pellegrini hanno partecipato alle celebrazioni nei più importanti luoghi di culto cristiani. Circa 10 mila sono stati infatti i permessi concessi per l’accesso nella notte a Betlemme. Il servizio di Sara Fornari:


    Un nuovo Natale di gioia per Betlemme. Moltissimi i pellegrini da tutto il mondo, specialmente dall’Estremo Oriente. C’è stata allerta e tensione ieri sera nella piazza della mangiatoia per l’arrivo del premier palestinese Mahmud Abbas che, invitato alla Messa e alla cena della comunità francescana assieme alle autorità religiose e civili, ha consegnato un’onorificenza al patriarca Sabbah in segno di gratitudine. 2500 i biglietti distribuiti per la solenne concelebrazione vigiliare, a cui hanno partecipato molti fedeli locali, non solo di Betlemme. 10 mila i permessi distribuiti per i territori palestinesi. Molto forte l’appello del patriarca latino nella sua omelia: “A voi fratelli e sorelle, a voi tutti cristiani di questa terra, tentati dall’emigrazione, oggetto di preoccupazione di tutti, vi dico anzitutto che Gesù ci dice “non abbiate paura””. Il patriarca ha poi proseguito: “A quelli tentati o pressati dalle difficoltà a lasciare il Paese, noi diciamo: qui voi avete un posto e più che un posto, voi avete una vocazione, quella di essere cristiani qui, nella terra di Gesù e non altrove nel mondo. Accettate la vostra vocazione anche se difficile. La nostra presenza qui resterà testimone della vocazione universale di questa terra, terra di Dio e terra per le tre religioni e i due popoli che la abitano”. La Santa Messa concelebrata dal patriarca Michel Sabbah e dal nunzio apostolico, monsignor Antonio Franco, è terminata con la processione in grotta con il bambinello. E questa mattina ancora tanta gente in fila alla grotta. Le famiglie di Betlemme poi si sono raccolte in Santa Caterina, per la Messa parrocchiale celebrata da monsignor Michel Sabbah. Un momento di esultanza della piccola città della Giudea, un nuovo Natale di festa per Betlemme e da qui per il mondo intero. (Da Betlemme, per la Radio Vaticana, Sara Fornari)

    Sempre Medio Oriente: in Iraq diversi attentati hanno causato la morte di almeno 24 persone, mentre nel nord continuano i bombardamenti turchi contro basi dei separatisti curdi. Resta alta la tensione anche in Afghanistan dove sono stati fermati due funzionari britannici dell’Ufficio ONU, accusati di contatti con i talebani. Infine, in Corea del Sud, 14 marinai risultano dispersi in seguito al rovesciamento di una nave mercantile a largo delle coste meridionali.

    Ma guardiamo ai cinque continenti, dove oggi si riverbera il messaggio di pace e speranza per la nascita del Salvatore, attraverso testimonianze di sacerdoti, missionari e laici. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    In terre di missione, in Paesi devastati dalla violenza, dal dramma della povertà e da nuove forme di sfruttamento, il mistero del Natale diventa segno di speranza non solo per i cristiani. In Stati ricchi, caratterizzati da società consumistiche, si rischia invece di smarrire il vero significato di questa festa. Lo sottolinea mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa:

    "Si ha in molte nazioni, soprattutto in quelle occidentali, l’impressione che venga un po’ meno il protagonista vero del Natale. E’ un po’ un segnale che vogliamo la festa: siamo molto attaccati a questa tradizione, amiamo la famiglia, i bambini, lo spirito della pace, però lo sradichiamo dalla sua radice che può generare tutto questo. E questo è un po’ il pericolo".

    Come si vivono in Europa il Natale dei regali sotto l’albero e quello autentico, della nascita del Salvatore? Mons. Giordano:

    "La festa, il senso della famiglia, gli auguri, il senso dei doni credo che siano elementi da conservare; quindi, siamo aperti a queste tradizioni. C’è bisogno di una grande opera di evangelizzazione, di annuncio che mostra come tutte queste realtà siano molto importanti. Ma devono essere costruite e devono avere una radice".

    Benedetto XVI ha auspicato che questa festa si dilati. I riflessi, anche lontani del Natale, quali frutti fanno germogliare nella comunità cristiana europea? Risponde il segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa:

    "La presenza di Dio noi l’avremo se sapremo rinnovare le liturgie, le nostre comunità. Dobbiamo creare degli spazi di laboratorio, scienza, economia, arte dove la luce di Dio sia una guida".

    In alcuni Paesi dell’America Latina, come la Colombia, il Natale è una luce di speranza contro le ombre delle violenze e del materialismo. Ascoltiamo il missionario salesiano, padre Raul Rojas:

    "Nonostante tutti i problemi, il Natale si celebra sempre con molta emozione. E’ un momento speciale per tutte le famiglie. C’è anche l’influenza materialistica, ma penso che prevalga l’aspetto religioso".

    Una scena, un ricordo può racchiudere, sintetizzare il senso del Natale. Padre Raul Rojas:

    "Mi ricordo, soprattutto, di immagini che mostrano l’attenzione particolare ai bambini, e ai bambini poveri. C’è molta solidarietà in questo momento".

    Ma è possibile estendere a tutto l’anno questo atteggiamento solidale? Ancora il missionario salesiano:

    "L’attenzione particolare ai bambini, e soprattutto ai bambini poveri. C’è molta solidarietà in questo momento. A Natale, poi, si intraprende un cammino per aiutare, soprattutto in questo momento, alla pace; dobbiamo trovare la pace, vogliamo che questa pace arrivi il più presto possibile. Quindi: una preghiera grande per la Colombia!"

    La dimensione più autentica e spirituale del Natale si può cogliere in diversi Stati africani. E’ quanto sottolinea padre Luca Treglia, direttore della radio Don Bosco in Madagascar.

    "Il Natale è vissuto soprattutto nello spirito cristiano: c’è Gesù che viene nel mondo per salvare l’uomo, e questo viene molto compreso qui".

    Il Natale – ha detto il Santo Padre nel messaggio “Urbi et Orbi” dello scorso anno - è la risposta autentica ai drammi dell’uomo e il Salvatore è la speranza per tutti. Questa speranza da quali luci viene alimentata in Madagascar? Ascoltiamo il direttore della Radio Don Bosco nel Paese africano:

    "Nel cristiano malgascio c’è questo senso di speranza; ecco allora che il Cristo che viene a salvare, il Cristo che viene a portare l’amore di Dio all’uomo, diventa poi un messaggio molto chiaro, e anche un’apertura al futuro per uno sviluppo più umano, più giusto".

    La povertà non impedisce però di alimentare la ricchezza della fede, come sottolinea padre Luca Treglia:

    "L’uomo che non si apre allo Spirito non può vivere. Grazie a Dio, qui in Madagascar, tutta la vita dell’uomo è incentrata su Dio. La povertà materiale, invece, a volte condiziona: ancora si muore per mancanza di cibo e di medicinali".
     
    In alcuni Paesi, poi, il mistero del Natale diventa più comprensibile. E’ quanto afferma padre Kizito Sesana, missionario comboniano in Kenya nelle baraccopoli di Nairobi:

    "Qui il mistero diventa più profondo, più comprensibile, più vivo, perché il Dio che si fa Uomo lo vediamo nei bambini, nei neonati, nelle persone che vivono nelle baraccopoli, nelle persone che vivono situazioni di estrema povertà, di estremo squallore".

    Gesù Bambino - ha detto Benedetto XVI all’Angelus lo scorso 9 dicembre – è il criterio di misura che Dio ha dato all’umanità. Ma quale grido lanciano all’umanità i bambini del Kenya? Ancora il missionario comboniano nel Paese africano:

    "E’ un richiamo a mettersi al servizio di tutti i bambini; quindi, non c’è niente come un bambino piccolo che è bisognoso; ci richiama al fatto di essere umani".

    E davanti a questo richiamo di ogni bambino, del Bambin Gesù, come può il cuore di ogni cristiano diventare la grotta di Betlemme per accogliere il Salvatore? Risponde padre Kizito Sesana:

    "Non si possono dare misure: il cuore si deve aprire e deve essere disposto ad accogliere. Il Bambino Gesù è il simbolo di tutti questi bambini del mondo che ci mandano il loro grido di aiuto. Il Natale nostro, nonostante questa realtà difficile, è senz’altro un Natale felice, perché poi alla nostra gente basta anche un minimo per far festa: quando ha un po’ di pane e di latte e può radunarsi, è capace di esprimere ancora una gioia profonda che aiuta a superare tutte le difficoltà".

    Trasferiamoci in Asia, dove in molti Paesi, il Natale costituisce un’importante occasione per far conoscere le verità della Chiesa anche ai non cristiani. E’ quanto sostiene padre Edi Foschiatto, Missionario saveriano a Taiwan:

    "Anche se non sanno il significato del Natale, però si introduce il mistero del Natale, della storia di Gesù tra queste persone che per la prima volta si incontrano ed entrano in una chiesa".

    Ma come si incontrano la storia di Gesù e quella di Taiwan? Sentiamo il missionario saveriano a Taipei:

    "La storia di Gesù è una storia che porta speranza, speranza anche a questo Paese che socialmente, e anche politicamente, è un po’ chiuso; è chiuso dalla grande Cina ... E quindi è un momento in cui veramente si rivive nell’oggi quella speranza che è stata portata duemila anni fa. Una speranza che porta i cristiani a respirare un po’ di quella semplicità del Natale di questo bambino che è nato duemila anni fa ..."

    Restiamo in Asia e andiamo in Bangladesh ed esattamente a Khulna, dove il mistero del Natale viene vissuto con grande gioia. Ascoltiamo il missionario saveriano, padre Livio Salvetti:

    "E’ la festività più grande che loro sentono, per cui pregano, cantano ... E’ una festa che anche il governo ha autorizzato".

    Il Bangladesh è uno dei Paesi più poveri del mondo e, recentemente, è stato devastato dal ciclone Sidr. Ma ci sono prospettive positive per il futuro? Padre Livio Salvetti:

    "Attualmente, per come stanno andando le cose, qui praticamente il povero diventa sempre più povero: la povertà è molto diffusa anche a causa di ragioni politiche, non politiche e, ovviamente, per le calamità naturali che rovinano i raccolti. Il recente ciclone, ad esempio, ha rovinato tutti i raccolti di riso! Questa ripercussione, attualmente, loro non la sentono, ma fra due mesi, quando non avranno più il riso, allora la situazione sarà ancora più grave! La povertà in Bangladesh viene vissuta non come un castigo ma come una menomazione ..."

    In Indonesia il Natale è un momento di dialogo, un’occasione di meditazione anche per i non cristiani. Padre Silvano Laurenzi, missionario nel Paese asiatico:

    "In Indonesia, la festa del Natale è molto sentita da tutti, anche da parte degli islamici e dei fedeli delle altre religioni: è un momento di dialogo. Loro ci osservano e vedono che da parte nostra c’è tutta la buona volontà di vivere insieme, di collaborare".

    L’Indonesia, purtroppo, è un Paese segnato anche dalle violenze. Il Papa ha auspicato che il Natale sia per tutti la festa della pace. Si puo’ sperare che la violenza sia vinta dalla forza dell’amore anche in Indonesia? Risponde il missionario nello Stato asiatico:
     
    "Oh, certamente! L’unica strada per vincere questa violenza è solo l’amore, l’amore e la pazienza. Poco alla volta, questi valori si stanno imponendo. La maggioranza della popolazione è pacifica ed è disposta anche al dialogo; ma ci sono alcuni gruppi, sempre per motivi politici, che creano difficoltà. Ma da parte nostra c’è tanto amore e tanta pazienza".

    Trasferiamoci infine in Oceania e andiamo in Australia, dove il Natale risente di una mentalità consumistica. Ascoltiamo il dottor Elio Gagliardo, del cammino neocatecumenale e medico all’ospedale di Darwin, nel nord del Paese, da 16 anni in Australia.

    "L’Australia è un Paese cristiano dove c’è una percentuale di cattolici e anglicani, ma siamo in una fase post-cristiana; è necessario operare una evangelizzazione. Si è perso, in questo senso, il mistero del Natale, di come lo vive la Chiesa. Questo si è perso completamente! E’ diventata soprattutto una festa consumistica".

    In Australia, dove prevale la dimensione materialistica, emergono comunque segnali di speranza.

    "Sempre, in ogni uomo e penso in ogni situazione, anche in un Paese come l’Australia ... E’ logico che nel cuore di ogni uomo c’è il desiderio della pace, c’è il desiderio della sicurezza, di trovare una risposta alle domande fondamentali dell’uomo. Di fronte alla sofferenza che, comunque ogni uomo ha, è logico che ha bisogno di una risposta, di una speranza. E in questo senso, certamente il Natale apre anche alla speranza".

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    Anche quest'anno il pranzo di Natale offerto dalla Comunità di Sant'Egidio a persone sole o bisognose

    ◊   Pranzo di Natale con oltre 100 mila persone sole o bisognose in più di 450 città del mondo di Europa, Americhe, Africa, Asia. Lo ha offerto come ogni anno, dal 1982, la Comunità di Sant'Egidio: più di 2000 le persone accolte a Roma nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. In questa chiesa, 25 anni fa, i volontari di sant’Egidio diedero vita al primo pranzo natalizio a cui presero parte appena 20 persone, tra anziani e senza fissa dimora. Paolo Ondarza ha raccolto il ricordo di Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio.


    R. – Più o meno 25 anni fa scopriamo, stando nelle strade con chi non ha niente, che il giorno di Natale diventava, paradossalmente, invece che il giorno della benedizione il giorno della maledizione, perché tutto chiudeva in una città come Roma, anche i circuiti di solidarietà. La Basilica di Santa Maria in Trastevere si apre per questo. I poveri arrivano, vengono serviti a tavola e all’improvviso scopriamo che è come il Regno di Dio: i poveri sono a casa loro. Questo è il modo normale in cui la famiglia degli ultimi anni vive il proprio Natale. Da allora Santa Maria in Trastevere diventa la madre di tutti i pranzi di Natale. Abbiamo scoperto che per fortuna è diventato contagioso: tanti altri – tante chiese, tanti parroci – fanno lo stesso. Penso che sia diventato il nostro presepe del XXI secolo. Non saprei immaginare un Natale diverso. Sono tantissimi i volontari che vivono con noi aiutando ad organizzare da un mese prima.

     
    D. – Da qui si potrebbe formulare un appello a chi cerca di riscoprire il significato del Natale uscendo un po’ da quella che è la logica consumistica...

     
    R. – Penso che anche uno a casa propria possa pensare di fare amicizia con un povero a Natale ed essere fedele a quell’amicizia durante il resto dell’anno. Se possibile, guardare nel proprio condominio se c’è una persona, un anziano o qualcuno che lo vivrebbe da solo, e provare in maniera discreta a vedere se è possibile parlare di più oppure mangiare assieme.

     
    D. – Dal 1982 un fatto che si è trasformato in una tradizione importante per la comunità di Sant’Egidio. Quest’anno, in particolare, Natale 2007, con quale animo, con quale preghiera...

     
    R. – Noi speriamo che sia l’inizio di un anno in cui in Italia diminuisca la paura dei poveri, diminuisca la criminalizzazione dei poveri e che si impari tutti a vivere insieme a partire dai più deboli: quindi i romeni, i rom, gli immigrati, non come nemici, ma come alleati con cui immaginare una società in cui tutti possiamo vivere insieme. E poi è una festa speciale perché è la festa con cui quest’anno celebriamo l’approvazione all’ONU della risoluzione per una moratoria universale della pena di morte, per cui abbiamo lavorato tanto. Può essere l’inizio di una nuova festa della vita, di un maggiore rispetto di una cultura della vita, di una giustizia senza morte, la festa della luce e della vita.

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    Chiesa e Società



    Il 50.mo anno dei Cantori della Stella: i ragazzi tedeschi scendono in strada e bussano alle porte per aiutare i loro coetanei di tutto il mondo

    ◊   Per la 50.ma volta, nella settimana dell’Epifania e nella cornice della raccolta organizzata dai "Cantori della Stella", i ragazzi tedeschi percorreranno le strade della Germania. Nel suo anno giubilare, l’iniziativa promossa dalla Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria, in collaborazione con l’Unione della Gioventù Cattolica (BDKJ), con il motto “Sternsinger per un mondo unito” vuole sottolineare l’impegno dei ragazzi per i loro coetanei che vivono nei Paesi in via di sviluppo. “Vogliamo festeggiare – ha dichiarato il Presidente del BDKJ, Don Andrea Mauritz all'agenzia Fides – il fatto che questo appuntamento oggi è diventato una delle più grandi iniziative di solidarietà dei bambini in tutto il mondo”. Indossando i tradizionali vestiti dei Re Magi e intonando i loro canti natalizi, circa mezzo milione di “Cantori della Stella” (Sternsinger) bussano alle porte delle case tedesche e portano la benedizione alle famiglie, raccogliendo offerte per i loro coetanei che soffrono. La raccolta, che si è diffusa anche in altri Paesi, si aprirà il 2 gennaio. Una delegazione in rappresentanza delle varie diocesi tedesche, pochi giorni dopo sarà ricevuta dal cancelliere Angela Merkel che ha definito i “Cantori della Stella” “messaggeri della carità e della pace”. (S.G.)

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    “Stazioni missionarie” nel cuore di Seul, per rispondere alle esigenze spirituali della società industriale

    ◊   “Stazioni missionarie”, dove è possibile ricevere l’Eucaristia e partecipare alla Messa durante le pause lavorative. È l’iniziativa dell’arcidiocesi di Seul, per rispondere alle esigenze spirituali della società industriale. Le stazioni missionarie sono luoghi – ospedali, stazioni, aeroporti, istituti culturali – dove alcuni sacerdoti si recano abitualmente per assicurare il servizio pastorale ai lavoratori che, altrimenti, non avrebbero la possibilità di partecipare alla vita della Chiesa. La pastorale nelle aree metropolitane – riferisce l’agenzia Fides – aveva bisogno di strumenti nuovi e creativi, per incontrare le esigenze di coloro che sono immersi nella frenesia quotidiana. La città di Seul conta oltre 10 milioni di abitanti: le stazioni missionarie sorte nella capitale coreana dal gennaio 2006, sono circa 183. In questo modo si permette ai numerosi fedeli che lavorano in città di dedicare un po’ del loro tempo al rapporto con Dio. (B.B.)

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    Il Servizio Missionario dei Giovani (SERMIG) dedica la Marcia della pace di fine anno agli operai deceduti nell’incendio della fabbrica torinese Thyssen Krupp.

    ◊   Partirà dalle acciaierie torinesi della Thyssen Krupp, la fabbrica torinese dove nelle scorse settimane un incendio ha provocato la morte di alcuni operai, la marcia della pace di fine anno promossa dal Sermig, il Servizio Missionario dei Giovani. Una scelta – spiegano dal Sermig – che nasce “per rendere omaggio agli operai che hanno perso la vita, per essere vicini a quelli che stanno lottando tra la vita e la morte; per portare la nostra solidarietà a tutti quelli che stanno soffrendo, alle famiglie, ai colleghi di lavoro”. E aggiungono “sarà anche l’occasione per ricordare tutti i lavoratori vittime di infortuni sul lavoro”. L’incontro, riporta il SIR, è previsto alle ore 18:00. Dopo un momento di silenzio e riflessione la marcia prenderà il via per raggiungere l’Arsenale della Pace. Alle ore 21:00 avrà inizio il “Cenone del digiuno”, animato dai giovani giunti per l’occasione da tutta Italia. Ogni ragazzo devolverà la spesa prima destinata al tradizionale cenone in favore del progetto “Salviamo 100.000 bambini”, e a sostegno dei bisognosi che si rivolgono agli Arsenali in Italia, Brasile e Giordania. Alle ore 23:00 la Marcia della pace partirà dall’Arsenale per raggiungere il Duomo. Qui, alla mezzanotte, sarà celebrata la messa d’inizio d’anno presieduta dal cardinale Severino Poletto, arcivescovo del capoluogo piemontese. (C.D.L.)

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    Capodanno di riflessione: è la proposta del Centro Giovani Paolo II di Montorso, per andare controcorrente

    ◊   “Capodanno controcorrente”, ossia di riflessione e preghiera: è la proposta del Centro Giovani Paolo II di Montorso, per la prima notte dell'anno. “Pregare nel momento massimo del rumore – dice don Francesco Pierpaoli, direttore del Centro, all’agenzia SIR – è un modo per percepire cosa è veramente centrale nella vita. Al primo posto – prosegue – ci deve essere il ringraziamento al Signore per l’anno passato e per quello che sta per venire, poi tutto il resto”. L’evento inizia il 29 dicembre e finisce il primo gennaio: la sera del 31 dicembre, alle 23.30, è prevista una veglia di preghiera alla Basilica di Loreto. In programma anche collegamenti con la Basilica di Nazareth e con alcuni ragazzi di Sidney, impegnati nell’organizzazione della Giornata Mondiale della Gioventù 2008. Circa 500 giovani, tra i 18 e i 35 anni, hanno già aderito all’iniziativa. “Quello che volevamo – dice don Francesco - è proporre dei giorni all’insegna del silenzio e della fraternità. I giovani per Capodanno si agitano e corrono da una parte all’altra – prosegue – spendendo un mucchio di soldi in cenoni e balli. Noi vogliamo proporre uno stile diverso e una riflessione sul mistero del Natale”. (B.B.)

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    La Chiesa di Timor Est chiede maggiore rispetto del diritto alla vita

    ◊   Tutelare la vita, perché è il più importante dei diritti umani: è l’appello di mons. Alberto Ricardo da Silva, vescovo di Dili, capitale di Timor est, durante un recente incontro di preghiera con i fedeli. “Chi guida il Paese deve costruire un sistema migliore per garantire il rispetto dei diritti umani – ha detto il vescovo – ma occorre essere sempre vicini a Dio, perché altrimenti si perde la strada”. In particolare mons. Alberto Ricardo da Silva ha fatto riferimento all’attuale situazione del Paese. Ad aprile dello scorso anno, dopo il taglio del Governo di un terzo delle forze armate, scoppiarono violenze e scontri: almeno 20 persone morirono e oltre 100 mila persero la casa. Oggi, sono oltre 64 mila i profughi che vivono nei campi allestiti dalla Chiesa locale. Già nei giorni scorsi, il vescovo era intervenuto sottolineando la necessità di un intervento delle Nazioni Unite, per fronteggiare il problema dei profughi. Negli ultimi 18 mesi, infatti, la situazione si è aggravata, nonostante la presenza sul territorio di una forza internazionale di pace. (B.B.)

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    America Latina: la Chiesa apre un nuovo portale multimediale di informazione religiosa

    ◊   “Un’agenzia informativa al servizio della televisione nel mondo”. Così mons. Enrique Planas y Coma, del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, ha definito il nuovo sito di informazione multimediale aperto su iniziativa della Chiesa dell’America Latina. Il portale, consultabile all’indirizzo www.h2onews.org, metterà a disposizione della comunità cattolica, in otto lingue, molteplici informazioni sulle attività pastorali, in formato testo, audio e video. In un’intervista – diffusa dall’Osservatore Romano – mons. Planas y Coma, responsabile del progetto, ha spiegato che “l’ambizioso servizio deve diventare un grande movimento nel quale le realtà televisive siano riceventi e al contempo emittenti, in modo da creare una rete in cui il patrimonio di ognuno diventi patrimonio di tutti”. Il sito sarà gestito da una cooperativa e sebbene prenda avvio da un rapporto di collaborazione con l’agenzia Zenit, costituisce una realtà autonoma. La pagina ufficiale è ancora in fase sperimentale, ma è prossima a diventare operativa. (S.G.)

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    Nasce l'edizione on-line di "Nuova Primavera", il giornale degli studenti cattolici australiani

    ◊   Un forum di incontro e confronto fra studenti sui temi inerenti la vita cristiana. È ciò che ha creato l’Associazione degli studenti cattolici australiani con la nuova edizione on-line del bimestrale “Nuova primavera”. Sarà un luogo virtuale in cui condividere idee e porre domande, “anche al di fuori dei temi principali presenti sulla grande stampa”, ha sottolineato il Direttore, James Baxer all'agenzia Fides. Il giornale è aperto al contributo di tutti e “intende pubblicare articoli e interventi che esprimano la gioia e la verità del messaggio cristiano”, ha continuato. L’espressione “nuova primavera” è stata utilizzata da Papa Giovanni Paolo II per spiegare ai giovani che rappresentano il futuro della Chiesa nel mondo. Il sito mira a diventare “un punto di riferimento per la formazione intellettuale e spirituale dei ragazzi australiani, per far crescere la loro abilità a proclamare il Vangelo con forza e chiarezza”, ha affermato Camillus O’Kane, presidente dell’Associazione degli studenti cattolici, annunciando che il giornale nei prossimi mesi dedicherà ampio spazio ai temi della GMG di Sydney, per essere uno strumento di evangelizzazione. (S.G.)

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    Partirà a gennaio il primo corso di bioetica per infermieri promosso dall’Università Cattolica di Roma

    ◊   Insegnare a ritrovare il valore della persona umana in ogni condizione. Questo l’obiettivo del primo corso di bioetica per infermieri promosso dall’Università Cattolica di Roma, dal titolo “Elementi di etica applicata nella cura e assistenza sanitaria ospedaliera”. “L’infermiere è il professionista che maggiormente occupa lo spazio e il tempo del malato – spiegano dall’Istituto di bioetica -, e l’etica e la bioetica non ineriscono solo le grandi decisioni cliniche, ma anche e soprattutto tutti i momenti ordinari di assistenza”, in cui è importante il ruolo degli infermieri nel rapporto con il malato. Per Ignacio Carrasco De Paula, direttore dell’Istituto di bioetica e del corso, “l’importanza dell’agire etico è un’esigenza molto avvertita dal malato”. Il sentire di aver perso il controllo sulla propria vita e il fatto di dover dipendere dagli altri – spiega De Paula - spesso alimentano un malessere che l’infermiere può contribuire a sanare. (C.D.L.)

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    “Senza ricordi non hai futuro”: è titolo della campagna di prevenzione dell’Alzheimer promossa in Italia da Confartigianato, che partirà il prossimo 7 gennaio

    ◊   Al via la campagna di prevenzione dell’Alzheimer “Senza ricordi non hai futuro”, promossa da Confartigianato e dall’ANAP (Associazione Nazionale Anziani e pensionati di Confartigianato), con la Croce Rossa italiana, l’Università di Roma “La Sapienza” e la Federazione Italiana Medici Geriatri. Secondo quanto riferisce l’agenzia SIR, dal 7 gennaio 2008 in tutte le sedi di Confartigianato ogni cittadino potrà compilare un questionario che verrà inviato al Dipartimento di Scienze dell’invecchiamento de “La Sapienza”, che ne valuterà l’eventuale predisposizione alla malattia, della quale l’utente sarà informato e invitato a mettersi in contatto con il geriatra di zona. Obiettivo dell’iniziativa, spiegano da Confartigianato, è analizzare il contesto sociale, finanziare 3 dottorati di ricerca presso La Sapienza e analizzare i dati per la ricerca e la prevenzione della malattia. Per maggio è poi previsto un confronto con il governo per presentare i dati dell’indagine e discutere le possibili azioni di contrasto alla malattia. Per Confartigianato sono 270mila gli italiani che soffrono di Alzheimer e la spesa sostenuta da ogni famiglia è pari a 53.982 euro l’anno per un costo totale di 14.596 milioni. (M.G.)

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    In Corea, dopo il disastro ambientale della petroliera Hebei Sprint, il vescovo di Daejeon esorta i fedeli a impegnarsi nella pulizia delle coste

    ◊   Nel suo messaggio natalizio, mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon e presidente della Caritas coreana, ha esortato tutti i fedeli ad un impegno concreto per salvare le coste del Paese asiatico deturpate da 15mila tonnellate di greggio fuoriuscite lo scorso 7 dicembre dalla petroliera Hebei Sprint, dopo avere urtato una chiatta al largo del porto di Taean. Un incidente che lo stesso presule ha definito il “peggior disastro ecologico” della storia del Paese. Nella nota ripresa da Asia News, il vescovo di Daejeon ha parlato di una carità “che deve essere praticata in primo luogo nei confronti delle persone e dei luoghi che ci sono più vicini” e ha poi invitato tutta la diocesi “a fare il possibile per riparare i danni creati dal petrolio versato in mare dalla nave Hebei Spirit, offrendosi volontari per pulire le spiagge ed aiutare flora e fauna locale”. Per dare l’esempio, lo stesso monsignor You ha passato una giornata a pulire una spiaggia vicina alla residenza episcopale, insieme con tutti i sacerdoti della diocesi. Intanto, si segnala che diversi gruppi cattolici sono già al lavoro per riparare i danni provocati dal petrolio. Le parrocchie dell’area di Seosan – una delle più colpite dal disastro – sono da tempo impegnate nei lavori di pulitura, a loro fianco la Caritas di Seoul, che provvede ai pasti dei volontari ed alla cura degli animali colpiti. Anche l’Associazione delle Superiori delle Congregazioni religiose femminili ha inviato diverse suore sul posto, ed ha stanziato circa 9mila euro per le prime necessità. (M.G.)

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    In Bangladesh è allarme 'senza tetto' a più di un mese dal passaggio del ciclone Sidr

    ◊   Sono più di un milione i bengalesi senza un alloggio minimo a cinque settimane dal passaggio del ciclone Sidr. Il drammatico bilancio è stato diffuso in una nota dalla Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa ripresa dall’agenzia Misna. Il governo di Dacca ha poi stimato che almeno un milione e mezzo di case sono state danneggiate o distrutte dalla tempesta e che saranno necessari oltre due miliardi di dollari per ripristinare i servizi essenziali nelle aree costiere del sud del Paese e per salvare dal degrado la foresta di Sundarbans, il bosco di mangrovie più grande del mondo. Bosco che ha attutito la furia del ciclone salvando la vita a quasi due milioni di persone che vivono nell’area. (M.G.)

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    Rafforzate in Amazzonia le sanzioni contro il disboscamento illegale

    ◊   Pesanti multe colpiranno la deforestazione indiscriminata dell’Amazzonia e chi “acquista, agisce da intermediario, trasporta o commercializza” le sue risorse naturali. Lo stabilisce un decreto, firmato dal presidente Luiz Ignacio Lula da Silva, che prevede anche nuove misure preventive per evitare l’ulteriore saccheggio del cosiddetto “polmone verde” del pianeta. Secondo gli ultimi dati, forniti dal ministero dell’Ambiente, riferisce l’agenzia MISNA, il disboscamento in Amazzonia è diminuito negli ultimi quattro anni: dai 27.000 chilometri quadrati distrutti nel biennio 2003-2004 si è passati a 11.200 nel biennio 2006-2007, con una diminuzione del 59%. Dall’agosto scorso tuttavia si segnala un nuovo aumento che ha spinto il governo a prendere altri provvedimenti. Si stima che in totale almeno il 17% dell’intera Amazzonia brasiliana sia stato raso al suolo principalmente per creare nuovi pascoli per l’allevamento di bestiame; una percentuale che, secondo alcuni studiosi, entro il 2050 rischia di salire fino al 40%. (C.D.L.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 359

     
     
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