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Sommario del 23/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • La gioia del Natale ci spinga ad annunciare a tutti la presenza di Dio in mezzo a noi: l’esortazione di Benedetto XVI, all’Angelus nella IV domenica d’Avvento
  • Come ci insegna il Papa nella “Spe salvi”, la Nascita di Gesù è il fondamento della nostra speranza: la riflessione di padre Raniero Cantalamessa
  • La Chiesa del Brasile piange la scomparsa del cardinale Aloisio Lorscheider, morto stamani all’età di 83 anni
  • Oggi in Primo Piano

  • Il superiore dei Claretiani, padre Abella Batle, si sofferma sull’eredità di Sant’Antonio Maria Claret a due secoli dalla nascita
  • Contro la criminalità organizzata serve una maggiore presenza delle istituzioni sul territorio: l’accorato appello della Chiesa calabrese
  • Natale con i meninos de rua di Rio de Janeiro: la testimonianza di padre Renato Chiera, fondatore della “Casa do menor”
  • Chiesa e Società

  • Betlemme: attesi 60 mila pellegrini per le feste natalizie. Tra gli invitati alla celebrazione della Vigilia anche Abu Mazen
  • Sei scuole protestanti e sei cattoliche si uniscono per rafforzare il processo di integrazione in Irlanda del Nord. L'idea è di un sacerdote e di un pastore di Omagh
  • India: la tv governativa del Karnataka trasmette uno show dedicato al Natale. Tra gli ideatori alcune suore di Bangalore
  • "Viene nel mondo una luce": i messaggi dei vescovi coreani per il Natale 2007
  • Filippine: giovani musulmani organizzano ronde per garantire la difesa delle chiese cristiane
  • UNICEF: nonostante qualche miglioramento, restano drammatiche le condizioni dell'infanzia in Iraq
  • Spagna: quasi il 20 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà
  • I vescovi francesi esprimono solidarietà all'episcopato colombiano alle prese con la grave crisi umanitaria del Paese
  • Hong Kong: il decano del PIME celebra 75 anni di sacerdozio. Una vita dedicata alla Cina
  • Si intitola "I tre volti del monoteismo" la mostra allestita a Gerusalemme sui simboli di Ebraismo, Cristianesimo e Islam
  • Inaugurato un nuovo sito web in occasione dell'Anno Paolino. In un mese già 7.500 le pagine visitate
  • 24 Ore nel Mondo

  • Thailandia alle urne dopo il colpo di stato del 2006. Secondo i primi risultati sono in testa gli alleati dell’ex premier Shinawatra
  • Il Papa e la Santa Sede



    La gioia del Natale ci spinga ad annunciare a tutti la presenza di Dio in mezzo a noi: l’esortazione di Benedetto XVI, all’Angelus nella IV domenica d’Avvento

    ◊   Accogliamo con gioia il dono della Nascita del Signore e annunciamo con speranza la presenza di Dio in mezzo a noi: è l’esortazione rivolta dal Papa ai fedeli, all’Angelus in Piazza San Pietro, nella IV domenica d’Avvento. Nel pregustare la gioia del Natale, Benedetto XVI ha quindi sottolineato che ogni cristiano è chiamato a comunicare la salvezza ricevuta in dono. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    “Ogni cristiano ed ogni comunità sentano la gioia di condividere con gli altri la Buona Notizia” della Nascita di Gesù: è l’invito caloroso che il Papa ha rivolto a tutti i fedeli, rammentando che “questo è il senso autentico del Natale, che sempre dobbiamo riscoprire e intensamente vivere”. Domani notte, ha aggiunto, “ci raduneremo per celebrare il grande mistero dell’amore, che non finisce mai di stupirci: Dio si è fatto Figlio dell’uomo perché noi diventiamo figli di Dio”. Durante l’Avvento, è stata la riflessione del Papa, “dal cuore della Chiesa si è levata spesso un’implorazione: ‘Vieni, Signore, a visitarci con la tua pace, la tua presenza ci riempirà di gioia”:

     
    “La missione evangelizzatrice della Chiesa è la risposta al grido: “Vieni, Signore Gesù”, che percorre tutta la storia della salvezza e che continua a levarsi dalle labbra dei credenti. Vieni, Signore, a trasformare i nostri cuori, perché nel mondo si diffondano la giustizia e la pace”.
     
    E qui, Benedetto XVI ha richiamato l’importanza di quanto affermato nella recente Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione:

     
    “Il Documento si propone, in effetti, di ricordare a tutti i cristiani – in una situazione in cui spesso non è più chiara nemmeno a molti fedeli la stessa ragione d’essere dell’evangelizzazione – che l’accoglienza della Buona Novella nella fede, spinge di per sé a comunicare la salvezza ricevuta in dono”.

    La Verità che salva, che si è fatta carne in Gesù, ha detto ancora, “accende il cuore di chi la riceve con un amore verso il prossimo che muove la libertà a ridonare ciò che si è gratuitamente ricevuto”. Ed ha ribadito che “essere raggiunti dalla presenza di Dio, che si fa vicino nel Natale, è un dono inestimabile”. Parole corredate da una viva esortazione:

     
    “Nulla è più bello, urgente ed importante che ridonare gratuitamente agli uomini quanto gratuitamente abbiamo ricevuto da Dio! Nulla ci può esimere o sollevare da questo oneroso ed affascinante impegno. La gioia del Natale, che già pregustiamo, mentre ci colma di speranza, ci spinge al tempo stesso ad annunciare a tutti la presenza di Dio in mezzo a noi”.

     
    “Modello impareggiabile di evangelizzazione”, ha proseguito il Papa, è la Vergine "che ha comunicato al mondo non un’idea, ma Gesù, Verbo incarnato”. Ha così invocato Maria affinché la “Chiesa annunci anche al nostro tempo, Cristo Salvatore”. Dopo l’Angelus, salutando i pellegrini nelle diverse lingue, ha rivolto un pensiero speciale agli operatori de L’Osservatore Romano, che propongono un’iniziativa di solidarietà in favore dei bambini dell’Uganda. Il Papa ha lodato il giornale diretto dal prof. Vian per l’attenzione che dedica alle emergenze umanitarie in ogni parte del mondo anche attraverso gesti concreti. Quindi, l’invito del Santo Padre a vivere nella gioia questi giorni:

     “Auguro a tutti di vivere le prossime festività nella luce e nella pace che promanano da Cristo Salvatore. Buon Natale!”

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    Come ci insegna il Papa nella “Spe salvi”, la Nascita di Gesù è il fondamento della nostra speranza: la riflessione di padre Raniero Cantalamessa

    ◊   Come da tradizione, anche quest’anno il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, ha svolto tre prediche al Papa e alla Curia Romana, nel periodo di Avvento. L’ultima, venerdì scorso, è stata incentrata dal religioso sull’Enciclica “Spe salvi” di Benedetto XVI. Proprio sul legame tra la speranza cristiana e la Nascita del Bambino di Betlemme, si sofferma padre Cantalamessa in questa intervista di Fabio Colagrande:


    R. – Io credo che il Natale ci fornisca il fondamento stesso della speranza, perché, ci dice la Lettera agli Ebrei, negli ultimi tempi Dio non si è accontentato di parlarci per interposta persona, attraverso i profeti. Ci ha parlato di persona, nel Figlio. E il Natale, ricorda proprio questo, che Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito. E, dice San Paolo, se ci ha dato il Figlio, come non ci darà tutto il resto? Quindi, la speranza cristiana per me si fonda su questo. Dio ci ha dato la garanzia massima dandoci suo Figlio, che è con noi, stabilmente. Si è incarnato ed è rimasto sulla Terra sacramentalmente, no? Quindi, il Natale è veramente il fondamento della nostra speranza, perché ricordiamo che il Figlio è venuto tra noi, e se Dio ci ha dato il Figlio, ci darà tutto, con lui. Poi, naturalmente, questo è un discorso teologico; un ascoltatore normale può dire: sì, però questo non ha niente a che fare con la mia speranza di avere una casa, di avere un lavoro, di avere dei figli che possano studiare ... C’è un rapporto, perché la speranza teologale, di cui parla il Papa – io la chiamo il filo dall’alto. Come nella tela del ragno c’è il filo dall’alto che regge tutta la trama, e se si tronca quello, si affloscia tutto, così la speranza teologale, quella che non delude perché fondata su Dio, non distrugge, non annulla o non trascura le speranze umane “spicciole”, ma le fonda: le fonda, dà loro un fondamento incrollabile, ci dice che se anche tutto dovesse deluderci, però rimane sempre un fondamento che non ci deluderà mai, anzi: queste delusioni su speranze contingenti possono diventare esse stesse un incentivo di speranza. San Paolo dice: “Noi non siamo schiacciati dalla tribolazione, anzi: la tribolazione aumenta la speranza perché la speranza non delude. Dio ci ha dato già il suo Amore”.

     
    D. – Qualche intellettuale, commentando il contenuto dell’Enciclica del Papa, si è chiesto come possa coabitare proprio nella fede cristiana il concetto di speranza con quello di certezza. E’ una speranza, in che senso?, se in fondo, poi, noi abbiamo già questa certezza della salvezza ...

     
    R. – Eh no! E’ questo il paradosso, come sempre, in tutte le cose: che c’è una speranza certa, che non delude, però perché non deluda occorre la nostra collaborazione: non è automatica. Perché la speranza non deluda bisogna che tu accetti Dio, accetti la speranza, lotti per la speranza e ti adegui ai principi di questa speranza, perché il Vangelo ci fornisce un motivo di speranza però lo accompagna con un impegno, ci dice cosa bisogna fare. Se io trascuro deliberatamente di imboccare quella strada, evidentemente quella speranza in sé è certa, ma non per me. E quindi, sì, la speranza condivide questa caratteristica, di essere speranza – non ancora possesso – però, come dice il Papa, di essere già salvi mediante la speranza. San Paolo aggiunge poco dopo: “Non solo salvi, per la speranza, ma siamo anche felici nella speranza!”: “Spe gaudentes!”.

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    La Chiesa del Brasile piange la scomparsa del cardinale Aloisio Lorscheider, morto stamani all’età di 83 anni

    ◊   Si è spento stamani all’età di 83 anni il cardinale brasiliano Aloisio Lorscheider, dell’Ordine dei Frati Minori. Il porporato, di origine tedesca, è morto nel convento francescano di Porto Alegre, dove si era ritirato negli ultimi anni. Il cardinale Lorscheider, nato nel 1924 proprio a Porto Alegre, vestì il saio francescano a 18 anni e, quattro anni più tardi, nel 1946 emise i voti solenni. Apprezzato per la sua produzione scientifica, fu chiamato dai superiori maggiori dell’ordine francescano a Roma, ad insegnare al Pontificio Ateneo Antonianum. Nel 1962 è stato nominato vescovo di Santo Angelo e successivamente arcivescovo di Fortaleza, nel 1973, e infine di Aparecida, dal 1995 fino al 28 gennaio 2004.

    Creato cardinale da Paolo VI, nel 1976, il porporato ha rivestito il ruolo di presidente dell’episcopato brasiliano e del CELAM, il Consiglio episcopale latino-americano. L’anno dopo, è stato relatore della IV Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi sul tema “La catechesi oggi, con particolare riguardo ai fanciulli e ai giovani”. Il sito Internet della CNBB, la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, informa che il corpo del porporato sarà traslato nella Cattedrale di Porto Alegre e quindi sepolto nel Convento de Daltro Filho a 130 chilometri da Porto Alegre. Con la scomparsa del cardinale Lorscheider, il Collegio Cardinalizio è ora formato da 199 porporati di cui 120 elettori e 79 non elettori. (A cura di Alessandro Gisotti)

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    Oggi in Primo Piano



    Il superiore dei Claretiani, padre Abella Batle, si sofferma sull’eredità di Sant’Antonio Maria Claret a due secoli dalla nascita

    ◊   Ricorre oggi il 200.mo anniversario della nascita, a Sallent (Barcellona), in Spagna, di Sant’Antonio Maria Claret, fondatore della Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, noti anche come Claretiani. Per l’occasione, Giovanni Peduto ha intervistato il superiore generale, padre Josep Maria Abella Batle, sulla figura e l’eredità di questo Santo, morto nell’abbazia cistercense di Fontfroide, in Francia, il 24 ottobre 1870:
     
    R. – Il suo itinerario spirituale parte dall’educazione ricevuta nella sua famiglia. Fa un’esperienza di lavoro nel piccolo laboratorio di tessitura della famiglia e dopo si trasferisce a Barcellona per specializzarsi nell’arte del tessile. La Parola di Dio lo raggiunge con forza: “Che cosa vale guadagnare tutto il mondo se poi si perde l’anima?” Diventa sacerdote e si dedica con passione alla predicazione delle missioni popolari. Fonda la Congregazione dei Figli dell’Immacolato Cuore di Maria come comunità con un chiaro scopo missionario. E’ nominato arcivescovo di Santiago de Cuba. Durante i sei anni del suo servizio episcopale a Cuba, visita per ben tre volte tutte le parrocchie della sua vasta diocesi, affidando ai suoi collaboratori l’amministrazione ordinaria della diocesi. Lui preferisce dedicarsi all’annuncio della Parola a contatto vicino con la gente. E’ richiamato dalla regina della Spagna come confessore, però approfitta di qualsiasi opportunità per far arrivare alla gente e alle comunità religiose la Parola di Dio. Fu scrittore e editore proficuo e mise in mano alla gente numerosi libri ed opuscoli. Partecipò al Concilio Vaticano I. Sperimentò la persecuzione e morì IN esilio, nel monastero francese de Fontfroide, accompagnato dai suoi missionari e dai monaci della comunità. Sulla sua tomba i suoi missionari incisero le parole di Gregorio VII: “Ho amato la giustizia e odiato l’iniquità, perciò muoio in esilio”. Fu canonizzato da Pio XII il 7 Maggio, 1950.
     
    D. – Il suo carisma …

     R. – Il carisma di Sant’Antonio Maria Claret è missionario. Lo abbiamo voluto esprimere attraverso il lemma di quest’anno bicentenario: “Nato per evangelizzare”. E’ un carisma missionario segnato: da un costante ed attento ascolto della Parola; da una opzione molto chiara per l’evangelizzazione del popolo, una “opzione popolare”; da un impegno molto forte per coinvolgere i laici - uomini e donne - nella missione della Chiesa; da un profondo segno di cordialità, che si esprime nell’attenzione alle singole persone e alle situazioni sociali, e che scaturisce da una spiritualità che si nutre dall’esperienza dell’amore del Cuore di Maria.
     D. – Chi sono oggi i Claretiani, dove sono e cosa fanno?
     R. – Siamo una Congregazione missionaria di 3200 membri sparsi in 64 nazioni nei 5 continenti. Una comunità missionaria che cerca di vivere la missione come missione condivisa con i laici e anche con persone d’altre religioni o che cercano la trasformazione del mondo secondo il progetto di Dio; come missione in dialogo con altre Chiese cristiane, con altre religioni e culture; come missione solidale che s’impegna per la giustizia, la pace e lo sviluppo dei popoli; come missione con una impostazione vocazionale in quanto accompagna le persone verso una opzione più matura per Cristo e per il Regno.
     D. – Tra i missionari Claretiani molti hanno perso la vita durante la guerra civile spagnola, i martiri di Barbastro. Vuole ricordare la loro testimonianza?
     R. – I martiri costituiscono un patrimonio molto importante per una Congregazione religiosa. Noi ne abbiamo molti: in Spagna, Messico e altrove. Alcuni sono stati beatificati. Durante la guerra civile della Spagna (1936-1939) 272 confratelli segnarono con il sangue la loro testimonianza cristiana e il loro impegno missionario. Particolarmente travolgente è l’esperienza del martirio della comunità del Seminario claretiano di Barbastro, dove formatori e giovani religiosi furono assassinati durante i mesi di luglio e agosto del 1936. Papa Giovanni Paolo II li chiamò “il Seminario Martire”. I loro scritti dalla prigionia che soffrirono prima del martirio sono bellissimi.
     D. – La Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato in questi giorni una Nota dottrinale in cui richiama i cristiani ad un annuncio esplicito del Vangelo senza timidezze. Un suo commento…
     R. – Sí, vogliamo proclamare il Vangelo del Regno con audacia e rispetto, aperti sempre al dialogo con le esperienze concrete delle persone a cui si rivolge il nostro annuncio. E' un ideale che esprime in un modo molto bello il nostro confratello, il vescovo Pietro Casaldaliga: “Non ti stancare mai di parlare del Regno. Non ti stancare mai di fare il Rgno. Non ti stancare mai de discernere il Regno. Non ti stancare mai di accogliere il Regno. Non ti stancare mai di attendere il Regno”. L’annuncio del Regno di Dio è il centro della nostra vita.
     D. - Il Papa alla vigilia di questo Avvento ha promulgato l’Enciclica sulla Speranza. Cosa è la speranza cristiana per voi Claretiani?
     R. - Il Papa ha regalato a tutta la Chiesa la sua nuova enciclica “Spe salvi”, e per noi particolarmente è un bel messaggio nell’occasione del bicentenario della nascita del Fondatore. La speranza è la forza che nasce dall’esperienza dell’amore del Padre e che ci permette di camminare, accanto ai fratelli e le sorelle, nonostante le difficoltà e le avversità, verso quell’orizzonte di pace, fraternità e gioia che tutti desideriamo e che il Signore ci offre come dono. La lettera che il Papa ci ha regalato alla nostra comunità ci invita a vivere quest’anno come un momento di rinnovamento spirituale e missionario.

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    Contro la criminalità organizzata serve una maggiore presenza delle istituzioni sul territorio: l’accorato appello della Chiesa calabrese

    ◊   In questo tempo forte per tutti i cristiani, la Chiesa calabrese lancia un nuovo appello di fronte alla persistente emergenza criminalità nella regione e alla conseguente difficile situazione sociale. Il servizio è di Fabio Colagrande:


    “Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza fanno il possibile per arginare lo straripante potere della ‘ndrangheta, ma lo Stato in Calabria resta latitante”. La dura denuncia di mons. Domenico Tarcisio Cortese, vescovo emerito di Mileto-Nicotera-Tropea, è arrivata nei giorni scorsi a Roma in occasione della presentazione degli Atti di un convegno della Caritas calabrese, tenutosi nel gennaio scorso a Falerna. Mons. Cortese ha chiesto alle istituzioni un impegno più continuo sul territorio. Eccolo ai nostri microfoni:
     
    R. – Noi siamo schiacciati da cent’anni da questa cattiva erba che si chiama ‘ndrangheta, oltre a tutte le altre malattie connesse. Evidentemente c’è qualcosa che non va nella lotta a questo terribile nemico. Certamente, ci vuole l’impegno della società, l’impegno dei calabresi che, forse, qualche volta sono latitanti. Ma ci vuole soprattutto un’azione dello Stato che sia organica, decisa e continua. Non possono mettersi in moto quando muoiono sei persone in Germania. E non possiamo più tollerare, come calabresi, che questa gente addirittura se ne vada in Germania ad occupare spazi, attraverso i quali poi mettere a profitto le grandi somme che riescono a fare con i loro malaffari. Quindi, evidentemente c’è qualcosa che non va nella lotta a questo nemico che stritola la Calabria. Il ministro Minniti ha messo in evidenza che lo Stato deve essere più presente, più attivo, più impegnato, ma quello che ci interessa è che sia continuo, deciso ed organico. Non bastano delle “leggine” fatte ad hoc quando succedono gli incidenti, ci vuole una legge che faccia perno su tutta l’attività dello Stato e del governo in Calabria.

    La denuncia di mons. Cortese arriva a poco meno di un mese dalla nota pastorale contro la mafia, pubblicata dai vescovi calabresi il 25 novembre scorso, intitolata ‘Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo’. Ma accanto agli inviti dei pastori occorre una presa di coscienza coraggiosa dei cittadini, come spiega Mimmo Nasone, responsabile dell’associazione “Libera” per la provincia di Reggio Calabria:

    R. – Bisogna lavorare tantissimo, educare le coscienze a questo senso di essere cristiani, ma anche cittadini di questo mondo. Quindi, nessuno può autoassolversi, nessuno che sia cristiano può prendere scorciatoie, tanto meno si possono fare sconti, rispetto a quella che è la mentalità e la logica della ‘ndrangheta, che propone una via, una scorciatoia, rispetto a quelle che sono le vie della giustizia, le vie di una cittadinanza, che non è dipendente da nessuno, che non deve dire grazie a nessuno. L’unica via che la mafia propone è quella della violenza, della coercizione fisica, del ricatto fino ad uccidere le persone, per piegarle alla propria volontà, alla propria sete di potere. I cristiani credo abbiano il dovere, proprio per essere degni di questo nome, di vivere Cristo - lo dice la stessa parola - vivendo proprio quella che è l’essenza del messaggio cristiano, che è la testimonianza dell’amore, che si incarna in prassi di giustizia, in prassi di liberazione, che si incarna in una vita consumata non per servirsi dei poveri, ma a servizio dei poveri, delle persone che fanno fatica. Quindi, al primo posto c’è chiaramente quell’“avevo fame e sete di giustizia”, che è una delle beatitudini di nostro Signore. Avere fame e sete di giustizia in Calabria, significa non solo alzare la voce, come giustamente hanno fatto i vescovi; speriamo che i cristiani in Calabria possano accogliere questo grido e, oltre a fare le denunzie, abbiano la coerenza non solo di stare lontano e condannare il male per quello che è il male della ‘ndrangheta, ma soprattutto di vivere una vita coerente con quelli che sono i dettami del Vangelo.

    Pur riconoscendo dunque le proprie responsabilità, la Chiesa calabrese chiede una presenza più continua dello Stato sul territorio anche dal punto di vista dell’assistenza sociale. Lo ricorda l’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, presidente della Conferenza episcopale calabrese, mons. Vittorio Mondello:

    R. – La Chiesa si impegna prima di tutto nella formazione spirituale, nella formazione con la catechesi, in una formazione religiosa, quindi; ma si impegna anche attraverso opere sociali, che vengono incontro a quelle che sono oggi le povertà emergenti, per le quali dovrebbe intervenire lo Stato, ma per le quali interviene in una bassa percentuale. C’è un impegno forte anche nel sociale, da parte della Chiesa, ma non c’è altrettanto impegno da parte dello Stato.

     
    D. – Mons. Mondello, c’è il rischio a volte che gli stessi cristiani facciano finta di non vedere quanto ormai la ‘ndrangheta sia inserita nella società calabrese?

     
    R. – No, questo rischio credo non ci sia. C’è un altro rischio, invece, per me. Vedendo il disinteresse – chiamiamolo così – dello Stato, molti cittadini pensano di farsi gli affari propri invece di esporsi, perché esponendosi non hanno una copertura, un aiuto, da parte dello Stato. Qui, molti sono abbandonati a se stessi. Molti negozianti, per esempio, sono costretti a pagare il “pizzo” e molte volte lo pagano per evitare danni maggiori.

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    Natale con i meninos de rua di Rio de Janeiro: la testimonianza di padre Renato Chiera, fondatore della “Casa do menor”

    ◊   La notte di Natale la passerà in strada con i suoi ragazzi: padre Renato Chiera, fondatore della “Casa do Menor” di Rio de Janeiro, da oltre 20 anni si dedica con tutte le sue forze ai meninos de rua, ragazzi abbandonati dalle proprie famiglie, vittime della violenza degli adulti. E’ questo del 2007 un Natale particolare per padre Renato. Un’alluvione, infatti, ha recentemente danneggiato alcune strutture della “Casa do menor”, che dunque chiede aiuto per ricostruirle. Per avere ulteriori informazioni su come sostenere padre Chiera, si può visitare il sito web www.casadomenor.org. Ma torniamo al Natale con i meninos de rua, raccontato da padre Renato Chiera, nell’intervista di Alessandro Gisotti:
     
    (musica)

     
    R. – Il Natale, per noi, è un momento molto forte, perché il Natale è Gesù che non ha posto per nascere, ma è anche Gesù che è venuto per essere presente nell’umanità. Quindi, sono due ispirazioni molto forti per noi nella “Casa do menor”. La “Casa do menor” accoglie Gesù che non ha posto nel cuore di nessuno. Il grande problema dei nostri ragazzi non è tanto la miseria. L’altra notte ero con i ragazzi di strada, nel centro di Rio de Janeiro; vedere il loro volto, sentire l’odore acre che viene dalla colla, dalla droga, il dramma della prostituzione, bambine che si prostituiscono per guadagnare i soldi per mangiare ... allora, dobbiamo essere una presenza molto forte. Ho promesso che andrò a celebrare il Natale tra di loro, perché sentano che Gesù è tra loro, attraverso di noi, attraverso la nostra presenza! Un altro aspetto anche un po’ doloroso del Natale è che i nostri ragazzi a Natale soffrono molto, perché Natale ricorda famiglia, Natale ricorda amore, e loro non hanno questo. Noi cerchiamo di essere questa presenza, ma chi riesce e supplire l’assenza di un papà e di una mamma veri? Io vorrei approfittare anche di questo momento per fare un appello, soprattutto all’Italia, perché questo credo sarebbe anche un gesto molto concreto e di questo vi ringrazierei molto ...

     
    D. – Nell’assenza della famiglia, c’è però la presenza di Gesù anche attraverso padre Renato. Ecco: che cosa significa “presenza” per questi ragazzi, per questi bambini?

     
    R. – Dopo 21 anni di esperienza con i ragazzi, vedo che il loro grido è un grido per un papà e per una mamma. Dio ha fatto bene le cose. Lo stesso Dio è nato in una famiglia, ha avuto Maria, ha avuto un padre adottivo, Giuseppe. La famiglia naturale è l’ambiente naturale, è il nucleo essenziale. Allora, il grido di questi ragazzi è per una presenza di un papà e di una mamma. Quando non c’è questo, loro non si sentono figli e non sentirsi figli vuol dire non avere rapporto con nessuno: nessuno mi ama, mi dicono. Allora anche io non mi amo, non amo nessuno. Quindi, noi sentiamo che dobbiamo essere questa presenza che supplisce queste assenze, le assenze della famiglia, le assenze della società, della scuola, del governo ... Noi abbiamo capito che la cosa principale è essere presenza dell’amore, essere presenza, semplicemente. Stare con loro, che loro ti possano guardare e dire: ecco, io so che tu mi ami, che tu sei qui per me. Come ha fatto Gesù!

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Betlemme: attesi 60 mila pellegrini per le feste natalizie. Tra gli invitati alla celebrazione della Vigilia anche Abu Mazen

    ◊   La città di Betlemme si prepara al giorno di festa che la rende protagonista in tutto il mondo animandola in maniera straordinaria. Secondo il quotidiano israeliano "Jerusalem Post", in questi giorni sarebbero attesi circa 60.000 pellegrini. 2.500 i biglietti distribuiti per la Messa di mezzanotte, che sarà celebrata come sempre dal Patriarca Latino di Gerusalemme, e concelebrata anche dal nunzio apostolico, mons. Antonio Franco. Tra gli invitati alla celebrazione vigiliare, è atteso, anche quest'anno, il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen (Mahmoud Abbas), che prenderà parte pure alla tradizionale cena della comunità francescana, insieme alle autorità religiose, al nunzio, al Patriarca, e ad alcuni consoli. In questo tempo di festività natalizie, tra il 20 dicembre e il 20 gennaio, per permettere ai fedeli di recarsi alla Basilica della Natività, i controlli ai check point sono più blandi e per tutti i cristiani, provenienti sia dalla Galilea che dalla Cisgiordania, è possibile l'ingresso e l'uscita da Betlemme, solitamente condizionati dalla concessione di visti giornalieri o temporanei. I frati della Custodia di Terra Santa, che festeggiano 660 anni di ininterrotta presenza in Basilica e il 125esimo anno di consacrazione della chiesa di Santa Caterina, proprio per facilitare la visita dei pellegrini, hanno stabilito l'apertura continuata dei santuari di Betlemme, ovvero la Basilica e le grotte sottostanti, il campo dei pastori a Bet Saour e la Grotta del Latte, situata a pochissime centinaia di metri dalla Basilica della Natività. Per quanto riguarda la grotta del Latte, santuario mariano assai caro alla popolazione locale e dalla lunghissima tradizione - che ricorda la sosta della Santa Famiglia, l'allattamento della Madonna e la visita dei Re Magi - sarà il primo Natale di apertura ai pellegrini della nuova chiesa annessa al santuario. La chiesa, dedicata alla Theotokos, è stata inaugurata il 31 dicembre dello scorso anno e affidata di recente dalla Custodia francescana alla cura di una comunità monastica femminile che vi compie l'adorazione eucaristica perpetua, giorno e notte. (A cura di Sara Fornari)

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    Sei scuole protestanti e sei cattoliche si uniscono per rafforzare il processo di integrazione in Irlanda del Nord. L'idea è di un sacerdote e di un pastore di Omagh

    ◊   Protestanti e cattolici a scuola insieme in uno dei luoghi più duramente colpiti dall’IRA durante il conflitto nordirlandese: Omagh. Qui il 16 agosto 1998 la fazione terroristica che si batteva per l’unità dell’isola, uccise ventinove persone e ne ferì un centinaio. Oggi, a sancire la pace che finalmente regna tra le due comunità religiose dopo tanti anni di paura e stragi, nella stessa città un sacerdote, mons. Joseph Donnelly, e un pastore protestante, Robert Heron, stanno pianificando un percorso educativo comune per i ragazzi delle due confessioni: sei scuole cattoliche e sei protestanti che condividono insegnanti, strutture sportive e laboratori. Il progetto - informa l'Osservatore Romano - attende l’approvazione del Ministero della difesa al quale appartiene il terreno dove dovrebbe sorgere il nuovo villaggio integrato. “La Chiesa cattolica - ha sottolineato il vescovo ausiliare di Down and Connor, mons. Donald McKeown - è a favore del progetto”. D’altronde, ha spiegato, con l’aumento del numero di stranieri residenti nel Paese, è cresciuta da tempo anche la presenza di alunni protestanti negli istituti cattolici, alunni che preferiscono l’educazione cattolica a quella sempre più secolarizzata delle scuole statali. “Il problema del futuro – ha affermato il vescovo – sarà l’indifferenza religiosa, non la compresenza di religioni diverse”. (S.G.)

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    India: la tv governativa del Karnataka trasmette uno show dedicato al Natale. Tra gli ideatori alcune suore di Bangalore

    ◊   “Dio ama ancora il mondo”. Questo il titolo dello speciale show cattolico andato in onda i giorni scorsi sulla televisione del governo del Karnataka, Stato dell’India meridionale. La trasmissione dedicata al Natale ha interrotto l’abituale programmazione pomeridiana ed è stata ideata da alcune suore di Bangalore e dal “National Biblical Catechetical and Liturgical Center”, della Conferenza episcopale indiana. Il canale DD-9 si è collegato in diretta con l’Auditorium della Società del Buon Pastore, una congregazione religiosa femminile, dove erano presenti circa tremila persone. Qui si sono esibiti cantanti, danzatori e attori teatrali di varie associazioni cristiane di Bangalore e sono stati letti messaggi di auguri inviati da leader di diverse confessioni religiose. L’iniziativa, realizzata soprattutto grazie al direttore della televisione, indù di nascita, ma devoto di Gesù, non è inedita. Altre volte negli ultimi anni sono stati trasmessi programmi di questo genere, seppur mai così lunghi e su un tema così centrale e importante come il Natale. Vivo apprezzamento per lo show è stato espresso sia dall’arcivescovo di Bangalore, mons. Blasius Moras, sia dal leader musulmano Mumaz Ahmed Khan. (S.G.)

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    "Viene nel mondo una luce": i messaggi dei vescovi coreani per il Natale 2007

    ◊   “Celebrando questo Natale di gioia, spero che conflitto, odio e discordie possano terminare, per lasciare spazio a perdono e misericordia in tutti noi e nel mondo intero. La più grande tragedia del nostro tempo è che abbiamo perso l’amore autentico”. Così il cardinale Nicholas Cheong, arcivescovo di Seul, si è rivolto ai fedeli nel suo messaggio natalizio. Sulla stessa linea, come riporta l’Agenzia Fides, tutto l’episcopato coreano che in vista delle festività, si è soffermato sul tema della Luce che viene a illuminare il mondo e dell’amore verso gli ultimi portato da Cristo sulla Terra. Quello dove Gesù Cristo si fa presente è un mondo dilaniato dai conflitti, stordito dal consumismo e dall’indifferenza. Egli viene a dare una nuova speranza all’umanità, viene a portare gioia e pace, specialmente ai più poveri e agli emarginati. Così, in sintesi, si sono espressi i vescovi. Nel messaggio diffuso da mons. John Choi Young-soo, arcivescovo di Daugu, si legge: “Il Natale è un giorno di benedizione in cui l’Amore divino e il Regno di Dio si rivelano al mondo. Siamo chiamati a condividere la gioia e a praticare l’amore verso gli emarginati e gli abbandonati. Se condividiamo quanto ci è stato donato, il nostro amore non sarà diminuito ma moltiplicato”. (S.G.)

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    Filippine: giovani musulmani organizzano ronde per garantire la difesa delle chiese cristiane

    ◊   Volontari musulmani a difesa dell’incolumità dei cristiani. Succede a Mindanao, nelle Filippine, dove dalla prima domenica di Avvento ronde notturne, organizzate da persone di fede islamica, pattugliano le strade della penisola meridionale nei pressi delle chiese. La popolazione, a larga maggioranza musulmana, offre cibo e bevande per tutta la notte a questi giovani, che hanno promesso ai cristiani “aiuto e protezione” per tutto il periodo natalizio. Nel frattempo, i mufti delle quattro province islamiche della penisola - Basilan, Lanao del Sur, Maguindanao, Sulu e Tawi-Tawi - hanno emesso altrettante fatwe per ricordare ai fedeli che il terrorismo è proibito e che lo stesso Maometto ha garantito ai cristiani libertà di culto. Per questo motivo, ha spiegato all’agenzia Asianews Sukarno Utto, capo del villaggio di Shariff Kabunsuan, “ho chiesto ai musulmani di mantenere alto il rispetto reciproco su questioni di fede e ci siamo affiancati alla polizia locale con delle ronde notturne, soprattutto durante le Simbang Gabi”. Queste, definite anche “Messe dell’alba”, sono una tradizione filippina vecchia di secoli. Per nove giorni, fino a Natale, le Messe iniziano alle quattro del mattino in tutte le chiese. “Soddisfazione” per la decisione spontanea dei gruppi civili è stata espressa dalla polizia municipale che ha ribadito la necessità di una concreta collaborazione da parte di tutti i cittadini per mantenere pace e stabilità. (S.G.)

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    UNICEF: nonostante qualche miglioramento, restano drammatiche le condizioni dell'infanzia in Iraq

    ◊   Migliorano lievemente le condizioni di vita dei bambini iracheni, ma il problema delle violenze sull’infanzia resta drammatico. A rilevarlo l’ultimo rapporto dell’UNICEF, secondo il quale due milioni di bimbi in Iraq sono ancora sottoposti ad una serie di gravi minacce, tra cui violenza, malnutrizione, mancanza di cure mediche, mancanza di accesso all'insegnamento. Circa 25 mila piccoli e le loro famiglie, inoltre, sono finora stati costretti ogni mese ad abbandonare le proprie case alla ricerca di un rifugio sicuro in altre zone del Paese o all'estero. Non mancano, tuttavia, “positivi progressi, nonotante tutto” riporta l’organismo ONU per l’infanzia. Grazie ad investimenti di oltre 40 milioni di dollari, oltre quattro milioni di bambini sono stati vaccinati contro la polio e tre milioni contro il morbillo, mentre la diminuzione della violenza - che secondo il comandante delle forze USA generale David Petraeus ha raggiunto i livelli minimi da due anni e mezzo – “ha creato l'opportunità di distribuire più aiuti e avere una visione migliore”. Perché le drammatiche condizioni di vita dei bambini possano migliorare, ha sottolineato Roger Wright, rappresentante speciale dell'UNICEF per l'Iraq, occorre anche incrementare gli investimenti internazionali, tenendo conto che le nuove generazioni rappresentano “le fondamenta della rinascita dell'Iraq”. (S.G.)

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    Spagna: quasi il 20 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà

    ◊   Un rapporto pubblicato recentemente sulle condizioni di vita dell’individuo e della famiglia in Spagna ci offre importanti elementi per valutare una questione sempre complessa, quale è la povertà relativa degli abitanti. I dati statistici si riferiscono all’anno 2005 e registrano un lieve miglioramento per quanto riguarda gli introiti economici, in confronto a quelli dell’anno precedente. Tuttavia è ancora preoccupante la percentuale di famiglie e di individui che vive sotto la soglia della povertà in Spagna. Secondo l’istituto nazionale di statistica, si tratta del 19,9 per cento della popolazione. In questa percentuale sono più numerose le donne, con un 21,2 per cento, degli uomini, con un 18,5 per cento. Per quanto riguarda invece l’età, i gruppi che soffrono maggiormente questa situazione sono le persone al di sopra dei 65 anni e i giovani al di sotto dei 16 anni. Sono invece meno numerosi, tra i più poveri, i cittadini della fascia di età tra i 25 e i 49 anni. La disoccupazione è un fattore che conta, in questo quadro generale. Infatti, tra coloro che non hanno un’occupazione, il 37,6 per cento si trova sotto la soglia della povertà. In quest’analisi specifica non si fa distinzione tra la popolazione nativa e gli immigrati, ma non va dimenticato il rapporto pubblicato l’anno scorso dalla Caritas Internationalis, nel quale si afferma che sono proprio gli immigrati coloro che in Europa sono più esposti a trovarsi al di sotto della soglia della povertà. (A cura di Ignacio Arregui)

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    I vescovi francesi esprimono solidarietà all'episcopato colombiano alle prese con la grave crisi umanitaria del Paese

    ◊   “La Chiesa di Francia si sente vicina e solidale al vostro popolo, alle numerose vittime del confronto armato e, in particolare, a coloro che sono tenuti in ostaggio da numerosi anni ad opera dei gruppi della guerriglia”. Così, si è espresso l’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois, in un messaggio indirizzato a mons. Luis Augusto Castro Quiroga, arcivescovo di Tunja e presidente della conferenza episcopale della Colombia. Il porporato francese, riporta l'agenzia APIC, “si rallegra” di sapere che nuove vie politiche e diplomatiche vengono esplorate allo scopo di liberare i prigionieri delle FARC e loda l’impegno della Chiesa colombiana a favore dei progetti di pace e riconciliazione. Un pensiero, infine, viene rivolto dall’arcivescovo di Parigi all’ostaggio francese Ingrid Betancourt. (S.G.)

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    Hong Kong: il decano del PIME celebra 75 anni di sacerdozio. Una vita dedicata alla Cina

    ◊   Settantacinque anni di sacerdozio dedicati alla Cina. Li ha festeggiati, insieme alla Chiesa di Hong Kong, padre Quirino De Ascaniis, decano del Pontificio Istiututo Missioni Estere. Il sacerdote, che oggi ha 99 anni, è stato testimone diretto, nel corso della sua missione, degli eventi anche drammatici che hanno dato vita alla Cina moderna. Nato a Giulianova, nella provincia di Teramo, il 5 agosto del 1908, nel 1929 entra nel PIME. Dopo tre anni viene ordinato sacerdote e parte per la diocesi di Hong Kong, dove inizia a dedicarsi alla pastorale e all’evangelizzazione della popolazione fino allo scoppio della guerra sino-giapponese. Sempre osteggiato dal regime comunista verrà internato con altri confratelli per sette mesi nel 1951. Dopo la scarcerazione sarà nuovamente confinato all’interno del territorio britannico di Hong Kong e da allora, padre De Ascaniis si è dedicato alla zona di Saikung ed alla chiesa del Rosario, di cui è stato parroco per decenni. Nel corso dei suoi 75 anni di missione, è rientrato in Italia soltanto due volte, per pochi mesi. Lo hanno festeggiato, riporta l'agenzia Asianews, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun e l’ausiliare mons. John Tong, con una Messa di ringraziamento e un ricevimento alla Caritas: insieme a lui, altri 38 religiosi che hanno celebrato l’anniversario di sacerdozio. (S.G.)

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    Si intitola "I tre volti del monoteismo" la mostra allestita a Gerusalemme sui simboli di Ebraismo, Cristianesimo e Islam

    ◊   Le tre fedi monoteistiche hanno condiviso in passato, pur nelle loro differenze, simboli religiosi comuni. È questo, riferisce l'agenzia ANSA, il messaggio ecumenico che ha inteso lanciare, da una terra tormentata anche da rivalità religiose, un'esposizione intitolata “I tre volti del monoteismo”, che si è aperta questa settimana a Gerusalemme nel Museo delle Terre della Bibbia. “La convinzione di fondo delle tre fedi monoteistiche che vi sia un solo Dio - rende noto il museo - è alla base di questa esibizione che presenta i simboli - la faccia esterna - dell'Ebraismo, della Cristianità e dell'Islam. I simboli infatti permettono alla gente di portare ciò che è incomprensibile nel campo del tangibile, pur rispettando il divieto della divina rappresentazione”. La menorah (il candelabro ebraico a sette braccia), la croce e le stelle compaiono negli oggetti religiosi dell'esposizione accanto ad altri simboli meno noti. La mostra presenta anche elementi architettonici, gioielli, oggetti rituali e di altro tipo che vanno dal terzo al tredicesimo secolo d.C.. ''L'esibizione - affermano ancora gli organizzatori - svela le grandi similitudini nel modo in cui ciascuna religione ha scelto di rappresentarsi al mondo esterno". (S.G.)

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    Inaugurato un nuovo sito web in occasione dell'Anno Paolino. In un mese già 7.500 le pagine visitate

    ◊   “Favorire l'organizzazione dei viaggi e diffondere la conoscenza del programma paolino”. Questa la finalità, come riporta l’agenzia Zenit, dei due siti web aperti in occasione dell’Anno Paolino. Il primo, come spiega il coordinatore del progetto padre Oliver Plichon, è all'interno del portale del Vaticano ed è simile a quello già esistente sulla Basilica di Santa Maria Maggiore. Il secondo, inaugurato di recente, presenta la storia della Basilica di San Paolo fuori le Mura e la vita del Santo, oltre a fornire tutti i possibili contatti. Nella loro prima newsletter informativa in italiano, gli organizzatori comunicano che, dal 26 novembre scorso, sono già state visitate 7.500 pagine e rivolgono un appello a quanti vogliano collaborare per tradurre in spagnolo le pagine, così da raggiungere i fedeli ispanofoni, la metà dei cattolici nel mondo. La newsletter informa anche che tutti i documenti che si possono scaricare sono esenti da diritti d'autore ed esorta a diffondere il programma generale presente nel sito web che vuole essere uno spazio interattivo. Quanti vi entrano, possono inviare a San Paolo le proprie intenzioni di preghiera da condividere nella comunione dei Santi, le fotografie delle opere d'arte che rappresentano San Paolo nella loro parrocchia, la loro chiesa e altro materiale. (S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Thailandia alle urne dopo il colpo di stato del 2006. Secondo i primi risultati sono in testa gli alleati dell’ex premier Shinawatra

    ◊   In Thailandia, dove si è votato per le elezioni politiche, i primi risultati indicano l’affermazione del “Partito del potere del popolo”, alleato dell’ex premier Thaksin Shinawatra. La Chiesa locale aveva chiesto agli oltre 47 milioni di cittadini di recarsi alle urne, un invito che sembra essere stato raccolto. Il servizio di Stefano Vecchia:


    Si sono chiusi alle 15.00 ora locale, le 9.00 in Italia, i seggi in Thailandia per 47,5 milioni di elettori. Sostenuta l’affluenza alle urne, un dato fortemente auspicato dai partiti in lizza per definire al meglio il colore dell’Assemblea nazionale, composta da 480 membri, ma è anche quanto aveva chiesto il re Bhumibol ai suoi sudditi e anche la Chiesa ai 250 mila cattolici del Paese. In una situazione confusa, in cui la democrazia thailandese cerca di riavviarsi dopo il colpo di Stato militare, che il 19 settembre 2006 sembrava aver chiuso la parabola politica del magnate delle telecomunicazioni Thaksin Shinawatra, il responso delle urne di oggi avrà anche la valenza di un referendum pro o contro il suo rientro in patria. Un’eventualità inserita nel programma elettorale del “Partito del potere del popolo” (PPP) erede diretto dell’esperienza del “Thai Rak Thai”, fondato da Thaksin e sciolto nello scorso maggio. Favorito nei sondaggi il PPP mentre i democratici scontano la loro mancata opposizione al golpe. Per molti thailandesi si tratta di una concreta corresponsabilità nella crisi istituzionale del Paese e nel suo rallentamento economico. Inevitabilmente un risultato favorevole al PPP sarebbe un voto anche di protesta verso i militari che, per oltre un anno, hanno gestito il potere ma anche un test sulla reale volontà di uscire dal gioco politico per rientrare nel loro ruolo costituzionale, un ruolo al quale il sovrano li ha richiamati anche venerdì scorso. (Per la Radio Vaticana, da Bangkok, Stefano Vecchia)

    Uzbekistan
    Esito scontato in Uzbekistan dove 16 milioni di elettori sono chiamati a scegliere il nuovo presidente. Favorito l’attuale capo di Stato, Islam Karimov, al potere dal 1989, che secondo alcune fonti avrebbe eliminato qualsiasi tipo di opposizione. Gli stessi sfidanti di Karimov sarebbero sostenitori del regime. Il servizio di Giuseppe D’Amato:


    Sono 8266 i seggi aperti in tutto l’Uzbekistan, quattro i candidati in lizza per le presidenziali. Il netto favorito è il capo dello Stato uscente, Islam Karimov, al potere ininterrottamente dal 1989. Con un clamoroso verdetto in novembre, la Commissione elettorale lo ha ammesso alla consultazione, nonostante la costituzione vieti più di due mandati. Gli sfidanti sono il democratico Roustamov, il socialdemocratico Tachmoukhamedova e l’indipendente Saodov. 264 sono gli osservatori stranieri, oltre 16 milioni sono gli aventi diritto. Il voto sarà valido se l’affluenza alle urne supererà il 33 per cento. Non vi saranno exit poll e i risultati verranno resi pubblici domani. A numerose organizzazioni internazionali e ad alcuni media occidentali è stato vietato l’ingresso nell’ex Repubblica asiatica sovietica. L’OSCE ha nel Paese 21 osservatori e ha già dichiarato che un monitoraggio maggiore era senza senso per il carattere limitato della competizione. Esteso quanto la Svezia, l’Uzbekistan vive un momento di crescita economica messo in pericolo dall’alta inflazione. Forte rimane l’emigrazione aggravata dalla disoccupazione e dai bassi stipendi: intorno ai 160 dollari mensili. Dopo il massacro di Andijan, del maggio 2005, il Paese ha cambiato alleanze, lasciando il fronte antiterrorista occidentale e ritornando a rapporti più stretti con Mosca. Pesanti sono le critiche delle organizzazioni umanitarie. (Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato)
     
    Afghanistan
    All’indomani della visita del presidente francese Sarkozy e del premier australiano Rudd, in Afghanistan è giunto oggi il premier italiano Prodi. Dopo l’incontro con il presidente afgano Karzai, il presidente del consiglio ha salutato il contingente a Kabul e a Herat, ringraziando per il lavoro prezioso svolto, “un contributo alla pace - ha detto - non solo di questo Paese ma di tutta la regione”. “L'Italia – ha aggiunto il premier - si distingue per la dimensione quantitativa, ma soprattutto per la qualità della sua presenza”.
     
    Afghanistan-violenza
    Nel Paese asiatico imperversa la violenza. Sono 16 le vittime di diversi attacchi avvenuti nelle regioni orientale e meridionale dell’Afghanistan. L’esplosione di un ordigno ha ucciso tre civili nella provincia di Khost, al confine con il Pakistan, mentre ieri in una battaglia nella provincia di Kandahar, sono stati uccisi 10 combattenti talebani e quattro militari sono rimasti feriti.

    Medio Oriente
    Un brusco stop all’ipotesi di una tregua tra Hamas e Israele è giunto dal premier israeliano Olmert che ha escluso qualsiasi possibilità di trattativa. Il leader israeliano si è detto “non interessato” ad un cessate-il-fuoco ed ha ribadito l’intenzione di fermare i lanci di razzi Qassam contro il territorio israeliano. Intanto in un’intervista, il numero uno di Hamas, Haniyeh, ha affermato che il movimento integralista non intende creare un’entità separata e indipendente a Gaza. Alla vigilia di un nuovo incontro tra israeliani e palestinesi, dopo il vertice di Annapolis, torna la tensione sulla costruzione di 750 alloggi in due colonie in Cisgiordania. L’ANP chiederà ad Israele la fine delle attività di colonizzazione nei territori occupati.

    Iraq-Turchia
    La Turchia proseguirà anche nei prossimi giorni l’offensiva contro le basi del PKK nel Kurdistan iracheno. Ieri, sono state bombardate con aerei e poi con l’artiglieria alcune postazioni dei ribelli separatisti ma non ci sono state né vittime né feriti. Ankara, già lo scorso 16 dicembre, aveva colpito la zona e nell’azione diversi miliziani avevano perso la vita. L’esercito, nei mesi scorsi, ha ottenuto un mandato da parte del Parlamento per mettere fine alle attività del PKK anche oltre-confine. In quest’intento, la Turchia è sostenuta dagli Stati Uniti con i quali è stata avviata una collaborazione tra le intelligence.

    Arabia Saudita-terrorismo
    Stavano pianificando attentati le 28 persone arrestate nei giorni scorsi in Arabia Saudita, tra queste c’è anche uno straniero. Secondo le forze dell’ordine si tratta di militanti di Al-Qaida.

    Somalia
    Non accenna a diminuire la violenza a Mogadiscio. Quattro le vittime dei combattimenti tra le forze governative, sostenute da truppe etiopiche, e un gruppo di insorti, in maggioranza estremisti islamici. Dal 1991, la Somalia è in preda alla guerra civile, quasi un anno fa la capitale era nelle mani delle Corti islamiche poi sconfitte dalla milizie di Addis Abeba.
     
    Niger
    Rischiano la pena di morte un giornalista francese ed il suo operatore arrestati lunedì in Niger. I due sono accusati di aver avuto contatti con i ribelli Tuareg, che si battono per una maggiore autonomia e per aver accesso ai benefici derivanti dalla vendita dell’uranio di cui la regione del nord è ricca. Poco flessibile le autorità locali per le quali la legge va rispettata e non si possono concedere sconti.
     
    USA-maltempo
    Notevoli le difficoltà dovute al maltempo negli Stati Uniti, in particolare in Illinois, Iowa, Missouri, Wisconsin, Michigan e Minnesota. Tempeste di neve e fortissimi venti hanno provocato numerosi incidenti costati la vita a 5 persone. Disagi anche nei voli, si segnalano ritardi nei maggiori scali del Paese.
     
    Bangladesh
    A cinque settimane dal passaggio in Bangladesh del ciclone Sidr, sono circa un milione i senza tetto. A rivelarlo la Croce rossa internazionale e la Mezza luna rossa. Devastate le zone costiere del sud che si affacciano sul golfo del Bengala, oltre tremila le vittime di Sidr. Per le autorità locali, sono andate distrutte più di un milione e mezzo di abitazioni.

    Colombia
    Un nuovo appello per la liberazione degli ostaggi in mano alle FARC, Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, è stato lanciato oggi a Bogotà da centinaia di famiglie dei sequestrati che sono scese in piazza. I guerriglieri, nei giorni scorsi, hanno annunciato il rilascio di tre ostaggi: Clara Rojas, ex collaboratrice di Ingrid Betancourt, il figlio di tre anni e l’ex parlamentare Consuelo Gonzalez de Perdomo. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 357
     
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