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Sommario del 22/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Domani l'Angelus del Papa nella quarta Domenica d'Avvento
  • Il discorso del Papa alla Curia Romana: il commento del cardinale Hummes
  • Altre udienze e nomine
  • "Qualcosa di nuovo": le speranze umane di questo Natale. La riflessione del nostro direttore, padre Federico Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L’amarezza del patriarca Sfeir dopo l’ennesimo rinvio delle presidenziali in Libano
  • L'Europa di Schengen abbatte le frontiere: intervista con mons. Aldo Giordano e Federiga Bindi
  • La Comunità Papa Giovanni XXIII organizza una marcia a Roma contro la prostituzione
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • L’ex premier britannico Tony Blair accolto con gioia nella Chiesa cattolica dal cardinale O’Connor, arcivescovo di Westminster
  • Ancora un'ordinazione episcopale in Cina con approvazione pontificia
  • Gli auguri natalizi del presidente del Consiglio Romano Prodi a Benedetto XVI
  • Il Natale in Iraq fra precarietà e speranza
  • I vescovi cileni nel messaggio natalizio: è urgente educare alla pace
  • L’educazione sessuale al centro della lettera di Natale del vescovo di Hong Kong
  • Appello di preghiera al Papa da parte dei cattolici del Myanmar in occasione del Natale
  • La Chiesa indiana diffonde un messaggio di pace per il Natale
  • Un Natale di preghiera e di missione per i 415 fedeli cattolici della Mongolia
  • La Chiesa algerina rilancia il dialogo con l'islam
  • Filippine: la Chiesa appoggia le rivendicazioni dei contadini
  • La Caritas sudcoreana promuove la solidarietà per i poveri della Corea del Nord
  • Concordate le condizioni di risarcimento per gli espropri fatti alla Chiesa ceca da parte del governo comunista
  • Liverpool e Stavanger saranno le “capitali europee della cultura” 2008
  • Salvadanai nei bar di Roma per la campagna di solidarietà per le famiglie disagiate
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il presidente francese Sarkozy in Afghanistan: "Non possiamo perdere la guerra contro il terrorismo"
  • Il Papa e la Santa Sede



    Domani l'Angelus del Papa nella quarta Domenica d'Avvento

    ◊   Domani Benedetto XVI si affaccerà a mezzogiorno dalla finestra del suo studio privato per la recita dell’Angelus nella quarta domenica d’Avvento insieme ai pellegrini che si raccoglieranno in Piazza San Pietro. Ci avviciniamo dunque ormai al Natale. E’ il terzo Natale di Benedetto XVI che in questi anni ha invitato l’umanità a scoprire la vera gioia, quella che ha portato Cristo al mondo. Ma riascoltiamo le parole pronunciate dal Papa nel Tempo d’Avvento in questo servizio di Sergio Centofanti:

    Dio nasce nel silenzio. E il Papa nell’Angelus del 18 dicembre 2005 indica a tutti come modello il silenzio di san Giuseppe: “un silenzio permeato di contemplazione del mistero di Dio in atteggiamento di totale disponibilità ai voleri divini”:

     
    “Lasciamoci ‘contagiare’ dal silenzio di san Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l'ascolto della voce di Dio. In questo tempo di preparazione al Natale coltiviamo il raccoglimento interiore, per accogliere e custodire Gesù nella nostra vita”.
     
    E "il Natale di Cristo – afferma il Papa nell’Angelus del 24 dicembre 2006 – ci aiuta a prendere coscienza di quanto valga la vita umana, la vita di ogni essere umano dal suo primo istante al suo naturale tramonto":

     
    “A chi apre il cuore a questo ‘bambino avvolto in fasce’ e giacente ‘in una mangiatoia’, egli offre la possibilità di guardare con occhi nuovi le realtà di ogni giorno. Potrà assaporare la potenza del fascino interiore dell’amore di Dio, che riesce a trasformare in gioia anche il dolore. Prepariamoci, cari amici, ad incontrare Gesù, l’Emmanuele, Dio con noi. Nascendo nella povertà di Betlemme, Egli vuole farsi compagno di viaggio di ciascuno. In questo mondo, da quando Lui stesso ha voluto porvi la sua ‘tenda’, nessuno è straniero… Il dono sorprendente del Natale è proprio questo: Gesù è venuto per ciascuno di noi e in lui ci ha resi fratelli”.
     
    Il Natale “è un annuncio profetico” che non è riservato ai soli cristiani ma “all’umanità intera, in modo particolare ai più poveri” e “ai più poveri di gioia” - sottolinea il Papa nell’Angelus del 17 dicembre 2006:

     
    Pensiamo a tanti ammalati e persone sole che, oltre ad essere provati nel fisico, lo sono anche nell’animo, perché non di rado si sentono abbandonati … Ma pensiamo anche a coloro – specialmente ai giovani – che hanno smarrito il senso della vera gioia … è proprio a chi è nella prova, ai ‘feriti della vita ed orfani della gioia’ che si rivolge in modo privilegiato la Parola del Signore … Rallegratevi, il Signore è vicino! Con l’aiuto di Maria, offriamo noi stessi, con umiltà e coraggio, perché il mondo accolga Cristo, che è la sorgente della vera gioia”.

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    Il discorso del Papa alla Curia Romana: il commento del cardinale Hummes

    ◊   Nell’imminenza del Natale, ieri, Benedetto XVI ha ricevuto la Curia Romana per il tradizionale scambio degli auguri natalizi. In tale occasione, il Papa si è soffermato sui momenti più significativi del suo magistero in questo anno che va a concludersi. Un’attenzione particolare il Pontefice l’ha dedicata al viaggio apostolico in Brasile e alla Conferenza dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi, ad Aparecida nel maggio scorso. Per una riflessione su questo discorso, Giovanni Peduto ha intervistato il cardinale brasiliano Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero:


    R. – Io mi sono perfino un po’ commosso, sentendo il Papa parlare dell’America Latina, del Brasile, della V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e caraibico ad Aparecida, ponendo al centro del suo discorso questo grande avvenimento, che lui ha guidato e al quale lui è stato presente – una grande presenza, veramente! Mettere questo al centro del suo discorso – perché poi ha anche finito il suo discorso riferendosi ancora una volta ad Aparecida – vuol dire la grande importanza che egli ha dato alla questione della Chiesa in America Latina, del suo momento storico, della sua vita, delle sue decisioni per il futuro, a partire da questo grande evento. Questo evento è stato incentrato sulla questione che dobbiamo rinnovare il nostro discepolato a Gesù Cristo, di portare la gente, i battezzati che non sono stati sufficientemente evangelizzati, portarli all’incontro con Gesù Cristo affinché questo discepolato, questa fede, questa adesione cresca e si rinnovi continuamente finché tutti siamo entusiasti missionari di Gesù Cristo oggi, nel mondo di oggi. Tutto questo, affinché il mondo abbia vita. Poi, il Papa ha accennato – importantissimo! – alla questione della Cina, della Chiesa in Cina, che è una grande sfida. La Chiesa segue con grande amore la Cina, ha una grande passione per la Cina perché sappiamo quanto sia importante portare Gesù Cristo alla Cina. La strada è così difficile, oggi. Il Papa si è impegnato moltissimo e la Cina è al centro delle sue preoccupazioni, anche il fatto di ristabilire le vie del dialogo, dell’armonia con la Cina affinché la Chiesa abbia anche lì la possibilità di svilupparsi. Questa è una delle grandi preoccupazioni che il Papa ha fortemente sottoposto alla Chiesa e proposto alla Curia. Poi, il dialogo con le altre religioni, il dialogo interreligioso, sottolineando che il dialogo con le altre religioni non indebolisce il nostro diritto e il nostro dovere di fare missione, ossia di annunciare Gesù Cristo. Così come è stato fatto in America Latina, ad Aparecida, proponendo nuovamente e fortemente la missione. E poi anche i giovani: il Papa ha sottolineato molto la questione dei giovani, è molto coinvolto con i giovani anche per l’eredità ricevuta da Giovanni Paolo II ...

     
    D. – Eminenza, a proposito di Aparecida: si cominciano a vedere i frutti in America Latina di questo grande avvenimento?

     
    R. – Sì, perché prima di tutto vuol dire che c’era la necessità che tutti prendessero conoscenza del contenuto, non soltanto dell’avvenimento come tale, che è stato già una grande spinta per tutti a riprendere l’interesse verso Dio nel mondo, nella storia e nella vita della Chiesa. L’avvenimento stesso, la visita del Papa ... però, anche prendere conoscenza delle conclusioni, del documento conclusivo che poi, alla fine, è un libro! Prenderne conoscenza affinché si possa iniziare a mettere in pratica queste decisioni. Questo, ovviamente, è un lavoro che dev’essere fatto prima di tutto nelle Conferenze episcopali di ciascuna nazione, poi dal Consiglio episcopale dell’America Latina, il CELAM, ovviamente. Poi, ogni diocesi, ogni parrocchia, ogni comunità deve prendere conoscenza e cercare di fare di questo un grande programma di vita e di attuazione in America Latina ...

     
    D. – L’America Latina viene chiamata “il continente della speranza”, e proprio all’inizio dell’Avvento, Papa Benedetto XVI ci ha donato l’enciclica sulla speranza. Una sua riflessione, eminenza, sulla speranza cristiana ...

     
    R. – Io credo che sia stato importantissimo rilanciare la speranza, perché la cultura attuale, il mondo attuale è un po’ senza speranza, senza molti orizzonti per il futuro davanti a sé. La cultura attuale ha perso il contenuto fondamentale di quanto dà forza e vita alla speranza, che è Dio! Se perdiamo Dio, perdiamo la speranza, perché allora non c’è futuro. Il futuro sarà la morte, il nulla, il nichilismo. Allora, in che cosa vale ancora la pena di investire una vita, se non c’è Dio, se non c’è una vita immortale dopo questa vita terrena? Ecco: rilanciare ancora questi grandi contenuti della nostra fede, questi contenuti che, per certi versi, possono anche essere raggiunti per il tramite della ragione umana, non sono irrazionali, sono ragionevoli perché Dio è anche la ragione di tutto, il “logos” di tutta la verità. Significa che non è qualcosa di irragionevole: no! Anche la ragione umana può raggiungere questi grandi contenuti della speranza! Rilanciare la speranza, credo che sia un grande servizio che il Papa presta all’umanità, alla Storia ...

     
    D. – Natale è alle porte. Ma fare memoria della venuta del Figlio di Dio tra gli uomini, cosa può significare per l’uomo d’oggi, per il mondo d’oggi, eminenza?

     
    R. – Il Natale è una memoria, perché Gesù è nato 2000 anni fa. La Chiesa, dunque, celebra la memoria di questa nascita. Però, non è semplicemente la memoria di un fatto, di un evento, di un avvenimento rimasto relegato nel passato. No, non è rimasto nel passato! Per la Chiesa, è una realtà, un avvenimento che ancora oggi è vivo, presente con i suoi contenuti, la sua forza nel presente. Vuol dire che è una memoria che è presente ancora oggi, tramandata attraverso i secoli, e sarà così anche nel futuro. La Chiesa ha una storia, un passato, un presente e un futuro. E questo è il contributo, anche, che la Chiesa può dare al mondo di oggi, che ha un po’ perso il senso della storia.

     
    D. – Eminenza, il suo augurio natalizio ai nostri ascoltatori:

     R. – Che tutti rinnovino la loro speranza!

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    In Venezuela, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Barquisimeto presentata da mons. Tulio Manuel Chirivella Varela, per raggiunti limiti di età.
    Il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Barquisimeto mons. Antonio José López Castillo, finora arcivescovo di Calabozo. Mons. Antonio José López Castillo è nato il 9 luglio 1945 a El Moján, arcidiocesi di Maracaibo ed è stato ordinato sacerdote l’8 luglio 1970. Il 2 marzo 1988 è stato nominato vescovo ausiliare di Maracaibo e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 28 maggio successivo. Il 1° agosto 1992 è stato trasferito a Barinas e il 27 dicembre 2001 è stato promosso all’arcidiocesi di Calabozo.

    In Italia, il Santo Padre ha nominato vescovo di Piacenza-Bobbio mons. Gianni Ambrosio, del clero dell’arcidiocesi di Vercelli, finora assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica di Milano. Mons. Gianni Ambrosio è nato a Santhià, provincia e arcidiocesi di Vercelli, il 23 dicembre 1943 ed è stato ordinato presbitero il 7 luglio 1968. Nel 1996 è stato nominato prelato d'onore di Sua Santità.

    In Polonia, il Papa ha nominato ausiliare della diocesi di Tarnów il rev. Wiesław Lechowicz, finora rettore del Seminario Maggiore della medesima, assegnandogli la sede titolare vescovile di Lambiridi. Il rev. Wiesław Lechowicz è nato il 22 dicembre 1962 a Dąbrowa Tarnowska (diocesi di Tarnów). È stato ordinato sacerdote il 24 maggio 1987.
     
    Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Australia mons. Giuseppe Lazzarotto, arcivescovo titolare di Numana, finora nunzio apostolico in Irlanda.

    Ha quindi nominato nunzio apostolico in Zimbabwe mons. George Kocherry, arcivescovo titolare di Othona, finora nunzio apostolico in Ghana.

    Infine, il Santo Padre ha nominato Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme il cardinale John Patrick Foley.

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    "Qualcosa di nuovo": le speranze umane di questo Natale. La riflessione del nostro direttore, padre Federico Lombardi

    ◊   "Nel tempo di Natale tutti desideriamo e speriamo che possano avvenire delle novità positive. La nascita di Cristo è la grande novità, una novità definitiva, ma non elimina l’importanza delle altre novità che avvengono in questo mondo, anzi aiuta a leggerne più profondamente il significato e a renderlo meno passeggero. In questo spirito, vogliamo ricordare con fiducia due novità degli ultimi giorni, novità del mondo, non della vita della Chiesa in senso stretto, ma a cui la Chiesa partecipa intensamente. La prima è l’approvazione all’Assemblea delle Nazioni Unite della mozione sulla moratoria della pena di morte. Un risultato che non significa che la pena di morte scompaia dal mondo né che il consenso sia universale, ma che è un passo importante verso la crescita di una coscienza comune di rispetto della vita, di giusta consapevolezza dei limiti della giustizia umana e di una visione riabilitativa più che vendicativa della pena. La Chiesa cattolica, che si batte con coraggio contro l’aborto e l’eutanasia, s’impegna anche con costanza per fare arretrare la pena di morte nel mondo. La seconda è la chiarezza con cui il Presidente francese Sarkozy ha riconosciuto l’importanza delle radici cristiane del suo Paese e propugnato una nuova e positiva visione della laicità dello Stato, in cui il contributo dei credenti e della Chiesa è desiderato e cercato come essenziale per la costruzione comune, anche e soprattutto per alimentare quella speranza senza cui il mondo diventa deserto. Speranze umane, che – come ci insegna Papa Benedetto nell’ultima enciclica – il credente vede e vive nella luce della Grande Speranza. Per tutto il mondo, per tutti".

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Intervista al cardinale Urbano Navarrete Cortes sulla situazione della famiglia nell'attuale contesto sociale e culturale.

    In cultura, Oddone Camerana su "Il lessico antropologico" di Rene Girard.

    Tra le notizie internazionali, in evidenza il Vicino Oriente: si profila la possibilità di un negoziato tra Israele e Hamas.

    In rilievo anche l'Iraq: secondo l'ultimo rapporto dell'UNICEF, anche il 2007 è stato, per i bambini iracheni, un anno drammatico a causa delle perduranti violenze.

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    Oggi in Primo Piano



    L’amarezza del patriarca Sfeir dopo l’ennesimo rinvio delle presidenziali in Libano

    ◊   Il patriarca di Antiochia dei Maroniti cardinale Nasrallah Pierre Sfeir ha espresso la sua amarezza per l’ennesimo rinvio, ieri, della sessione dell'assemblea legislativa necessaria per eleggere il nuovo capo dello Stato in Libano. Il presidente del Parlamento Nabih Berri ha rinviato il tutto al 29 dicembre, ultima data utile prima della pausa dei lavori del Parlamento che si protrarrà fino al 15 marzo. Si tratta del decimo rinvio in tre mesi, mentre la carica di presidente della Repubblica è vacante dal 24 novembre, data di scadenza del mandato di Emile Lahud. Delle conseguenze dei rinvii e delle ragioni profonde del mancato accordo, Fausta Speranza ha parlato con Camille Eid, esperto della realtà libanese del quotidiano Avvenire:


    R. – Il rinvio ha delle conseguenze nefaste sulla vita politica del Paese, perché sta a dimostrare almeno agli occhi del mondo che i libanesi non riescono a gestire la cosa pubblica da soli, quindi, che hanno sempre bisogno di un’assistenza dall’esterno. Questo non giova assolutamente all’immagine del Libano, tornato sovrano e indipendente due anni fa. Oltretutto, il rinvio alla data del 29 dicembre, vuol dire che dopo il Parlamento non sarà più in sessione ordinaria e non potrà più riunirsi per eleggere il presidente fino al 15 marzo.

     
    D. – Il 29 dicembre è una data che doveva essere fissata o veramente può succedere qualcosa nell'ultima seduta prima della fine dell'anno?

     
    R. – Può succedere qualcosa, ma ormai le previsioni dei libanesi sono pessimiste.

     
    D. – Possiamo cercare di capire le ragioni essenziali del mancato accordo?

     
    R. – Le istituzioni non hanno un ruolo preciso in Libano. Manca all’appello il Consiglio supremo della magistratura e il Parlamento non riconosce il governo. Il governo non può appellarsi al Parlamento, dove comunque gode di una maggioranza anche se solo relativa, perché il presidente del Parlamento e leader dell’opposizione chiude le porte del Parlamento per evitare che la maggioranza dei parlamentari prenda una decisione di un certo tipo. Quindi, abbiamo un conflitto tra istituzioni. I francesi, gli americani, molto interessati in quest’ultimo periodo, speravano che il Parlamento dicesse la sua dopo che maggioranza e opposizione avessero scelto un’unica figura come candidato unico. Invece, non è stato così. Questo sta a dimostrare che all’apparenza le motivazioni sono istituzionali e libanesi, ma dietro ci sono pressioni, ci sono interessi, non sappiamo bene di chi. La maggioranza dice che si tratta di pressioni della Siria, che l’Iran sta trattando sul dossier nucleare e la Siria sul Tribunale internazionale che deve giudicare gli assassini dell'ex premier Hariri. Ognuno cerca di intralciare l’arrivo del Libano alla soluzione per timore di arrivare a certe scadenze. E’ un peccato, perché ciò sta a dimostrare soprattutto che il Libano è ancora, dopo 30 anni, il palcoscenico preferito per discutere, per dibattere dei problemi del Medio Oriente, sulla pelle dei libanesi.

     
    D. – Pare di capire che al di là delle personalità politiche c'è - come dire - un difetto di forma alla base, nei meccanismi costituzionali e istituzionali del Paese...

     
    R. – C'è un difetto di forma che, però, nasconde interessi regionali, che vanno al di là dell’interesse libanese.

     
    D. – Qual è l'eco nel Paese degli appelli del patriarca maronita Sfeir...

     
    R. – Il patriarca Sfeir è molto dispiaciuto, perché una soluzione che gli avevano sottoposto i francesi era rappresentata da una lista, presentata dal patriarca, di alcuni nominativi tra cui l’opposizione doveva sceglierne uno. Il patriarca ha presentato la sua lista ma non è andata a buon fine. Addirittura il patriarca è amareggiato per la divisione dei cristiani tra due schieramenti. L’unità dei cristiani, in questa circostanza storica, poteva forse rappresentare la possibilità di portare le altre comunità a decidere, soprattutto considerato che la carica del presidente della Repubblica in Libano è la massima carica affidata ad un cristiano maronita, per l’appunto.

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    L'Europa di Schengen abbatte le frontiere: intervista con mons. Aldo Giordano e Federiga Bindi

    ◊   Niente code ai valichi di frontiera per i controlli, minori costi da sostenere per le imprese e la possibilità di apprezzare le diverse culture europee. Sono alcuni dei benefici, dopo l’abolizione nell’Unione Europea in applicazione del Trattato di Schengen, delle frontiere interne di altri nove Stati membri. La notte tra giovedì e venerdì è stata il momento della festa: ai posti di frontiera, leader politici nazionali ed europei hanno condiviso le stesse speranze. In diversi Paesi dell’ex area comunista è stata inoltre posta un’altra pietra su un passato spesso oppressivo. Ma quale significato assume adesso per i cristiani questo nuovo assetto europeo? Risponde, al microfono di Amedeo Lomonaco, il segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), mons. Aldo Giordano:


    R. - Per i cristiani è una cosa, diciamo normale, perché il cristianesimo è cattolico; quindi, il cristianesimo è universale e guarda alla famiglia universale dei popoli. Tutti i passi che sono in favore di questa famiglia universale, di una costruzione dell’unità, sono visti positivamente.

     
    D. – Quali sono adesso le domande che si pongono dopo un simile provvedimento?

     
    R. – Qual è il ruolo dell’Europa nelle questioni cruciali del mondo per la pace, per la salvaguardia del Creato? Qual è il ruolo dell’Europa davanti la questione energetica? Qual è il ruolo dell’Europa davanti allo spostamento dell’asse geopolitico appunto verso l’Asia, verso la Cina e l’India? Ecco, davanti a queste domande, un’apertura di frontiere è una cosa positiva perché è un’Europa che ha meno paure. Questo non vuol dire che all’interno dei Paesi non ci siano timori per questo, perché permane la paura “dell’invasione”, la paura di minori opportunità nel settore lavorativo. Si teme che la corruzione poi trionfi sulle frontiere, sui confini. Queste paure permangono, ma questa è la nostra storia e non possiamo tornare indietro.

    Oltre 400 milioni di cittadini europei possono, dunque, circolare liberamente da Lisbona a Tallin, da Stoccolma alla Valletta. Cosa comporta questo per l’Unione Europea? Stefano Leszczynski lo ha chiesto alla professoressa Federiga Bindi, esperta di questioni europee:


    R. - Innanzitutto anche nei riguardi dei cittadini dei Paesi dell’Est è una cosa simbolica; significa essere parte dell’Unione Europea, cosa che verrà completata quando tutti faranno parte dell’unione economica e monetaria.

     
    D. – E’ effettivamente così libera la circolazione delle persone in Europa o siamo ancora un po’ indietro?

     
    R. – Dal punto di vista fisico senz'altro: ormai, con i voli low cost, uno va a fare shopping, va dal medico, dal dentista in molti Paesi europei. Dal punto di vista degli studi, sono sempre di più i ragazzi che fanno esperienze formative all'estero. Dal punto di vista delle professioni per le generazioni più giovani, inclusa la mia, è abbastanza normale passare da un Paese all’altro.

     
    D. – Sembra, tuttavia, che gli Stati abbiano mantenuto per sé, la prerogativa di poter sospendere questi accordi sulla libera circolazione in casi di particolare emergenza. Questo modifica lo spirito di Schengen?

     
    R. – No, direi di no, anche perché finora gli Stati hanno fatto uso di questa misura con grande sapienza. E’ una misura che, tutto sommato, è giusto dare agli Stati.

     
    D. – Come mai in un periodo in cui tutti i governi nazionali europei lanciano allarmi relativi a flussi immigratori, a presenze che minano la sicurezza, si decide comunque un allargamento dell’accordo di Shengen di questo tipo?

     
    R. – C’erano delle date limite da rispettare. Poi di 27 ce ne sono 22 di Stati; Romania e Bulgaria non fanno ancora parte di questo accordo di Schengen, che sono anche, per quanto riguarda il caso italiano, forse i due casi più eclatanti. I nove Paesi che sono entrati, in realtà, sono totalmente integrati. E non sono neanche Paesi sui quali si innesta in modo rilevante il dibattito sull’immigrazione.

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    La Comunità Papa Giovanni XXIII organizza una marcia a Roma contro la prostituzione

    ◊   Una marcia anti-sfruttamento della prostituzione, ma anche nel ricordo di una figura come quella di don Oreste Benzi, recentemente scomparso, che contro la piaga della tratta femminile ha speso la vita. Si svolgerà questa sera a Roma con partenza alle 20.30 dalla Basilica di Santa Maria Maggiore. Ad organizzarla la Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste cui si uniranno alcuni movimenti di ispirazione cattolica. Si tratta, dunque, di scuotere l’opinione pubblica proprio nei giorni in cui il governo ha forse definitivamente archiviato l'idea di presentare un disegno di legge su questo problema. Ma perchè? Al microfono di Gabriella Ceraso risponde don Aldo Bonaiuto, che ha preso il posto di don Oreste alla guida della Comunità:


    R. – Innanzitutto, per affermare una realtà che non può essere taciuta, perchè è sotto gli occhi di tutti. Sono più di 100 mila le ragazze schiavizzate sulle nostre strade; il 99,8 per cento sono straniere. Non dimentichiamo che sono minorenni e molte, comunque giovanissime, dai 18 ai 22 anni. Potrebbero essere nostre figlie. E’ una vergogna delle vergogne. Don Oreste lo gridava ovunque: il corpo non può essere mercificato.

     
    D. – Quali sono le proposte?

     
    R. – Diciamo 'no' alla legalizzazione, 'no' alla riapertura delle case chiuse, alle cooperative e ai quartieri a luci rosse; cioè 'no' a ghettizzare, a pensare di risolvere il problema spostando queste donne schiavizzate da un posto all’altro. Noi abbiamo anche avanzato una proposta di legge: fermare la domanda, attraverso delle pene amministrative, in modo che il cliente capisca che la persona è inviolabile.

     
    D. – C'è chi sostiene che non tutte le donne si prostituiscono perché costrette. Secondo alcuni, c’è una percentuale di donne che sceglie di prostituirsi e, quindi, ha diritto di fare questa scelta. Lei cosa risponde a queste persone?

     
    R. – Diciamo anche a loro che il corpo è sacro. Per noi cristiani la prostituzione è un male e un male non si può regolamentare. E, comunque, dietro questo atto c’è sempre uno stato di bisogno e di fragilità. Per cui noi siamo aperti anche per loro ad un dialogo, ma non per dire “andate avanti, continuate a prostituirvi”. Come diceva don Oreste, prima liberiamo le donne schiavizzate e poi vedremo quante ne restano sulle strade, nei night, nei locali a prostituirsi.

     
    D. – Senta don Aldo, l’Osservatorio sulla prostituzione, voluto dal ministro Amato, serve a qualcosa? Cosa ne pensa?

     
    R. – Tocca un tasto dolente, perché nelle conclusioni di quell’Osservatorio non c’era una parola su come attuare le vie della liberazione. Un documento inutile e dannoso. Inutile, perchè sono ripetute delle leggi già esistenti, e dannoso, perché, come diceva sempre don Oreste, qui si va verso una legalizzazione strisciante.

     
    D. – In questa nuova iniziativa don Benzi non sarà presente…

     
    R. – Spero che al suo posto ci saranno tante persone che credono nella giustizia e nella sacralità della vita, così che sarà un vero Natale.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa quarta Domenica d’Avvento la Liturgica ci propone il Vangelo della nascita di Gesù secondo il racconto di Matteo. “Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse”:

     
    «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 

     
    Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    (musica)

     
    E’ l’inizio della pienezza della rivelazione di Dio a noi, è l’inizio della rivelazione del mistero nascosto da secoli: il concepimento e la nascita del Salvatore. Dio inizia a dare compimento alla sua piena manifestazione e partecipazione con un concepimento e una nascita. Che cosa c’è di più intimo di un concepimento? Che cosa c’è di più fondamentale, di fondante di una nascita? Essi ci vengono svelati, ci vengono rivelati oggi, attraverso il racconto dell’annuncio a Giuseppe, che completa e perfeziona quello a Maria: il concepimento e la natività del Figlio di Dio. Con un bambino Dio ricomincia tutto. Come dice San Leone Magno: con il suo nuovo inizio, con la sua nascita, pone le premesse per la modificazione di tutto quel che inizia. Dà la possibilità a tutti gli uomini di iniziare di nuovo, di riprendere di nuovo, sulla base della novità del suo inizio divino, del suo nascere umano. Di fronte a questo assoluto agire di Dio, Giuseppe risponde nell’unico modo appropriato, nella completa obbedienza. Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore. Solo nella culla dell’obbedienza possiamo lasciar nascere Colui che vuole nascere in ognuno di noi.

     (musica)

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    Chiesa e Società



    L’ex premier britannico Tony Blair accolto con gioia nella Chiesa cattolica dal cardinale O’Connor, arcivescovo di Westminster

    ◊   L’arcidiocesi di Westminster ha reso noto che l’ex premier britannico Tony Blair è entrato in piena comunione con la Chiesa cattolica. La cerimonia ha avuto luogo ieri, durante una Messa celebrata nella cappella della residenza arcivescovile. Il cardinale Cormac Murphy O’Connor ha affermato di essere molto felice di “accogliere” Blair nella Chiesa cattolica. “Per molto tempo – prosegue il porporato in una nota – Blair ha partecipato regolarmente alla Messa con la sua famiglia e negli ultimi mesi ha seguito un programma di formazione per prepararsi ad entrare in piena comunione” con la Chiesa cattolica. Tony Blair, spiega il comunicato, è stato seguito nella sua formazione spirituale e dottrinale da mons. Mark O’Toole, segretario particolare del cardinale O’Connor. L’arcivescovo di Westminster ha assicurato le sue preghiere per Blair, per sua moglie e la famiglia in questo “momento di gioia e condivisione nel loro cammino di fede”. (A cura di Alessandro Gisotti)

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    Ancora un'ordinazione episcopale in Cina con approvazione pontificia

    ◊   Ieri il rev. Giuseppe Li Jing è stato ordinato vescovo coadiutore di Yinchuan (Ningsia), città capoluogo della regione autonoma di Ningxia, a ovest di Pechino. La notizia è stata pubblicata nell’edizione odierna dell’Osservatore Romano. L’ordinazione del sacerdote, che era stato indicato come degno e idoneo per l’episcopato, ha avuto luogo con l’approvazione pontificia ed è stata conferita dal 95enne vescovo di Yinchuan, mons. Giovanni Battista Liu Jingshan, coadiuvato da mons. Giovanni Liu Shigong e mons. Giuseppe Li Mingshu, rispettivamente vescovi delle diocesi di Jining e di Qingdao. Hanno concelebrato anche mons. Giuseppe Zong Huaide, vescovo di Sanyuan, e una settantina di sacerdoti. Hanno partecipato alla cerimonia religiosa con la gioia di avere ricevuto il dono di un nuovo giovane vescovo, circa 2.000 fedeli, alcuni dei quali provenienti dalle diocesi vicine. Mons. Giuseppe Li Jing è nato a Bameng, nella Mongolia Interna, il 15 novembre 1968. È divenuto sacerdote nell’agosto del 1996. Dal 1994 al 1998 ha studiato Teologia Pastorale a Sankt Augustin, in Germania. Tornato in Cina, ha lavorato nell’arcidiocesi di Pechino come insegnante e direttore spirituale del Seminario Nazionale, conducendo numerosi ritiri spirituali in varie diocesi del Paese. Nel 2003, rientrato in diocesi, è stato eletto vicario generale. La regione autonoma di Ningxia, divenuta tale a partire dal 1958, ha una superficie di 66.000 kmq (tre quarti dei quali sono montagne o altopiani) e si incunea, a nord, nella Mongolia Interna. Ha sei milioni di abitanti, un terzo dei quali appartiene al gruppo etnico Hui, di religione islamica. La diocesi di Yinchuan si estende sull’intero territorio della regione autonoma e conta 10.000 cattolici, una quindicina di chiese e 12 sacerdoti provenienti da varie diocesi della Cina. (R.P.)

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    Gli auguri natalizi del presidente del Consiglio Romano Prodi a Benedetto XVI

    ◊   La famiglia: cellula della società e fonte di pace. E’ su questa istituzione che si concentra principalmente il messaggio del premier Romano Prodi. “Il Papa – si legge - ha fortemente segnalato come la famiglia sia il luogo primario dell’umanizzazione e rappresenti la prima cellula dell’ordinamento sociale”, come riconosciuto del resto anche Costituzione italiana. Ricordando i numerosi impegni religiosi e le visite pastorali di Benedetto XVI nell’anno appena trascorso, Prodi ha poi richiamato il messaggio del Papa in occasione della giornata mondiale della pace. Il Santo Padre – afferma - ha voluto allargare in modo illuminante “l’esame degli influssi della famiglia, sottolineando come essa finisca con l’essere fonte primaria dei valori di pace, che proprio dalla famiglia traggono la spinta originaria”. Per il capo del governo italiano quello della famiglia è dunque un argomento centrale che riguarda tanto la soggettività, quanto la società e l’ordinamento statale. E proprio in questo campo Prodi ha richiamato il ruolo dell’Italia nello scenario internazionale, impegnata da tempo in terre lontane “a tutelare i valori della pace e della democrazia” e ad “offrire sostegno a tutti quei cittadini che aspirano una vita migliore”. (A cura di Eugenio Bonanata)

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    Il Natale in Iraq fra precarietà e speranza

    ◊   Il Consiglio dei Ministri iracheno ha ufficialmente dichiarato il 25 dicembre 2007 giornata di festa per la ricorrenza del Natale che quest’anno segue di soli pochi giorni la festa islamica del Sacrificio. I cristiani in Iraq trascorreranno il Natale come festa della speranza in un futuro migliore, sebbene siano ancora intimoriti e vessati dalle minacce di terroristi e integralisti. Secondo quanto riferisce la Chiesa Caldea – ripresa dall’agenzia Fides - a Baghdad la situazione è leggermente migliorata da quando in città vi sono corpi di guardie armate che pattugliano i quartieri e controllano i check-point, per garantire una sicurezza capillare. Segnale incoraggiante è stata anche la riapertura di due chiese a Dora: quella Caldea di San Giovanni Battista, e quella di Mart Shmoni, appartenente all’antica Chiesa Assira dell’Est. A Mosul e nelle altre città irachene, ha riferito il Vescovo Caldeo, Monsignor Faraj P. Rahho, le celebrazioni natalizie si terranno nelle ore diurne per garantire la sicurezza dei fedeli. Nel Nord del Paese la situazione resta invece molto critica. Gli osservatori internazionali hanno segnalato spostamenti forzati di popolazione nell’Iraq settentrionale causati dai bombardamenti incessanti da parte della Turchia. Dal canto suo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha espresso grave preoccupazione e ha inviato aiuti umanitari urgenti per le nuove colonie di profughi, fra i quali molti cristiani. Nei giorni scorsi più di 1.800 persone (300 famiglie) nel governatorato di Erbil sono scappate dalle loro case. Gli sfollati si sono spostati verso aree più sicure e hanno riferito che dieci villaggi sono stati colpiti dai bombardamenti. Altre famiglie stanno lasciando le loro case nel timore di bombardamenti contro i loro villaggi. Tutti hanno lasciato i loro averi e si sono trasferite presso parenti o amici. Nel Paese è già inverno e le condizioni di vita sono molto dure, particolarmente per le famiglie ospitanti, che ora devono occuparsi di un maggior numero di persone. Le organizzazioni umanitarie hanno inviato beni di prima necessità e articoli non alimentari come coperte, materassi, stufe, lanterne, teli di plastica. Gli sfollati interni in Iraq sono in totale circa due milioni e mezzo, mentre sono due milioni e 200 mila gli iracheni fuggiti in Paesi limitrofi, principalmente in Siria ed in Giordania. Fra loro numerosi cristiani che passeranno il Natale nella precarietà e nell’insicurezza. (E. B.)

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    I vescovi cileni nel messaggio natalizio: è urgente educare alla pace

    ◊   “La grande speranza può essere solo Dio”. Così nel messaggio di Natale i vescovi cileni che, citando la recente enciclica di Papa Benedetto XVI – Spe salvi –, ribadiscono ancora una volta: “Solo con il dialogo onesto e rispettoso, che si apprende in famiglia, è possibile superare la tentazione della violenza ed aprire le porte a soluzioni giuste”. A nome dell’Episcopato cileno, il suo presidente e vescovo di Rancagua, mons. Alejandro Goic ha indirizzato un breve saluto natalizio non solo ai membri della Chiesa ma a tutto il Paese sottolineando che “in questo tempo di Avvento, Benedetto XVI ci ha regalato la “Spe salvi”, profondamente ricca e apportatrice di freschezza nel nostro tempo”. In essa, il Santo Padre ricorda che “tutti noi abbiamo bisogno delle speranze - dalle più piccole alle più grandi - che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Senza la grande speranza, però, che deve superare tutto il resto, esse da sole non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non potremmo raggiungere”. Secondo i presuli, nell’anno che volge al termine, “sebbene in varie circostanze non sia stato del tutto prospero per i cileni, si sono comunque aperte delle strade di dialogo, per cercare soluzioni a quei temi sociali che attendono risposta, quali la maggiore giustizia sociale ed una educazione di qualità”. Tuttavia, non cessa di preoccupare “il clima di violenza latente presente nella convivenza quotidiana” in tutti i campi. Per questo, i vescovi ribadiscono ancora una volta, con forza, che è necessario educare alla pace. “Solo con il dialogo onesto e rispettoso, che si apprende in famiglia, è possibile superare la tentazione della violenza ed aprire le porte a soluzioni giuste”. In conclusione mons. Goic afferma: “Che il Bambino Gesù ci benedica con la sua grazia, dia pace alle nostre anime e ci conduca nel cammino verso il dialogo affinché la nostra convivenza familiare, civica e sociale, sia ogni giorno più rispettosa della dignità di tutti, per il bene del nostro Paese, e in modo particolare dei più bisognosi”. (L. B.)

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    L’educazione sessuale al centro della lettera di Natale del vescovo di Hong Kong

    ◊   “L’educazione sessuale non deve essere educazione alla contraccezione”. E’ quanto affermato dal vescovo di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, che, in una lettera pastorale in occasione del Natale, ha esortato a promuovere le famiglie come prime educatrici dei bambini sul tema della sessualità. Nell’occasione – riporta l’agenzia Zenit - il cardinale ha risposto alla tendenza sempre più dilagante a dare ai giovani, informazioni limitate alla contraccezione e agli “aborti tempestivi” come soluzione a gravidanze indesiderate. “Il Bambino Gesù nella mangiatoia sta piangendo - ha scritto il vescovo di Hong Kong - perché troppi giovani sono fuorviati, troppe famiglie sono distrutte, troppe piccole vite sono abbandonate”. “Al giorno d’oggi – spiega - i media parlano di educazione sessuale con un orientamento di valore verso il matrimonio, la famiglia e la vita come pesanti fardelli di 'repressione' e 'continenza' e non come via di formazione per guidare i giovani alla padronanza di sé e al rispetto della dignità del corpo di un altro. Questo tipo di dibattito è davvero deplorevole”. “La psicologia moderna – ricorda ancora il porporato - sottolinea chiaramente che la padronanza di sé è un elemento necessario per una personalità matura e per avere successo nella vita. Educhiamo gli studenti all'autodisciplina e a prepararsi in vista di un progresso accademico e fisico. Perché escludiamo l'autodisciplina nello sviluppo psico-sessuale?”. Il cardinale Zen ha ribadito che i genitori sono i primi e i principali educatori dei loro figli nella sfera della sessualità, spiegando che i genitori hanno un diritto e una responsabilità innati di comunicare una visione sana e positiva del sesso, per il bene della comunità. “Le scuole e le altre strutture sociali - aggiunge - dovrebbero rafforzare le responsabilità e le capacità dell'educazione sessuale da parte dei genitori, non sostituirle. Questo diritto innato dei genitori deve essere rispettato dalle società civilizzate”. Il vescovo di Hong Kong ha, infine, preannunciato il suo progetto di lanciare un movimento a favore della vita e della famiglia invitando giovani e adulti a scrivere sul tema. (A. M.)

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    Appello di preghiera al Papa da parte dei cattolici del Myanmar in occasione del Natale

    ◊   "Il Myanmar era un Paese fiorente che un regime militare di 40 anni ha gettato nella miseria e nello sfruttamento più totali. I giovani sono quasi tutti fuggiti all’estero nella speranza di un futuro migliore". L’Osservatore Romano riporta l’intervista che Asia News ha fatto a due giovani buddisti, rifugiatisi a Mae Sot, in Thailandia, dopo l’ondata di proteste anti-governative di fine settembre. I due testimoniano atti di repressione nei confronti di qualunque manifestazione di piazza; arresti per i giovani attivisti e religiosi buddisti, che vengono poi torturati nelle carceri e viene loro negata l’assistenza medica. I due giovani descrivono la loro patria come una “nazione in ginocchio”, quasi senza più speranza. La crisi parte dai servizi sanitari fino ad arrivare all’istruzione. Negli ospedali statali manca ogni forma di assistenza; con la nazionalizzazione delle scuole nel 1962 e l’espulsione dei missionari dal Paese, l’educazione ha subito una profonda crisi; con il divieto fino al 1985 di insegnare la lingua inglese nelle scuole, non è stato possibile formare giovani professori che ora non sono neanche in grado di leggere testi inglesi, fatto alquanto scoraggiante considerando che la maggior parte dei testi universitari sono proprio in lingua britannica. All’ignoranza si aggiunge una profonda depressione delle persone per lo status in cui vivono e per la loro incapacità di reagire, attendendo che il mondo faccia qualcosa per cambiare la loro situazione. Di qui l’appello al Papa di non dimenticare le sofferenze del popolo birmano e di continuare a pregare per loro. (C. C.)

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    La Chiesa indiana diffonde un messaggio di pace per il Natale

    ◊   “Per tutti gli uomini di buona volontà il Natale offre l’opportunità di dare pace e gioia agli altri uomini”. Queste le parole del neo cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, con cui la Chiesa cattolica indiana ha lanciato a tutto il Paese un messaggio di pace, speranza e perdono in occasione del Natale 2007. Come ricorda l’agenzia Fides, anche il cardinale Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi, ha sottolineato che per l’India il Natale deve rappresentare un momento di unità fra fedeli cristiani, indù, musulmani, ebrei, jainisti e di altre confessioni. Un momento per riconciliarsi e guardare al futuro con occhi nuovi, di pace e speranza. “Dio ha mantenuto la sua promessa di inviare il Messia”, ha detto il cardinale Toppo che ha aggiunto: “il Natale mostra la fedeltà di Dio. Così anche tutti coloro che hanno promesso di servire il Paese e le loro comunità devono onorare la parola data. A Natale il Signore ci dice di non avere paura. Confidando nella Provvidenza divina, occorre che tutti i leader religiosi agiscano con trasparenza, in accordo con la loro coscienza”. Nonostante gli appelli alla pace, la comunità indiana è scossa per un episodio avvenuto il 19 dicembre in Gujarat, dove due sacerdoti salesiani, una suora e un gruppo di studenti cattolici sono stati aggrediti e malmenati da un gruppo di integralisti indù, come ha comunicato la Conferenza episcopale indiana. Di recente, un altro episodio di violenza aveva turbato la comunità cattolica: il 5 dicembre circa 150 estremisti hanno distrutto il sito dove era in costruzione la chiesa della Divina Misericordia, nell’arcidiocesi di Delhi. Secondo un recente rapporto presentato alle autorità indiane, negli ultimi 20 mesi i cristiani in tutta l’India hanno subito, nel complesso, 464 casi di violenza, a causa della crescita dell’estremismo religioso. (E. B.)

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    Un Natale di preghiera e di missione per i 415 fedeli cattolici della Mongolia

    ◊   Anche se il Natale in Mongolia è un giorno lavorativo, la piccola Chiesa locale lo celebrerà con intensità, nella preghiera incessante, nella celebrazione dell’Eucarestia e nelle iniziative di missione. E’ quanto afferma all’agenzia Fides mons. Wenceslao Padilla, Prefetto Apostolico di Ulaanbaatar, raccontando il clima che la comunità cattolica mongola vive nell’attesa del Natale. “Nelle 4 parrocchie e nelle 5 stazioni missionarie esistenti in Mongolia – ha detto mons. Padilla - si celebreranno le Sante Messe il 24 sera e il 25 dicembre, con grande partecipazione dei fedeli e anche di non cristiani. Spesso saranno i giovani e i ragazzi protagonisti: in alcune parrocchie hanno infatti realizzato rappresentazioni teatrali ispirate alla storia della Natività. Nella cattedrale di San Pietro e Paolo a Ulaanbataar la comunità vivrà inoltre un evento speciale. “Nel giorno di Natale - racconta ancora mons. Padilla - celebreremo le nozze di due coppie cattoliche che hanno ultimato il loro cammino di preparazione al matrimonio. Sarà una bella testimonianza per tutti e sarà utile per la missione, in quanto potremo spiegare ai fedeli e ai simpatizzanti che affolleranno la chiesa il senso del matrimonio cristiano e il progetto di famiglia fondata sulla roccia, che è Gesù Cristo”. Fra le altre iniziative, spiega il prefetto apostolico, “nei giorni successivi riuniremo tutti i volontari e gli operatori pastorali mongoli (circa 200 persone), che lavorano con noi, per un momento di catechesi e di festa. Avremo poi un incontro dei 65 missionari che oggi vi sono in territorio mongolo, per tracciare un bilancio dell’attività pastorale e missionaria dell’anno 2007”. Attualmente la comunità cattolica mongola conta 415 fedeli e continua a crescere con nuovi battezzati ogni anno, celebrati specialmente nella notte di Pasqua. “Abbiamo da poco ricevuto l’incoraggiamento e la benedizione di Papa Benedetto XVI che ho incontrato nella recente visita ad limina in Vaticano. Festeggiamo quest’anno il 15° anniversario della rinascita della Chiesa nel Paese e anche dell’instaurazione dei rapporti diplomatici fra Santa Sede e Repubblica di Mongolia. (E. B.)

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    La Chiesa algerina rilancia il dialogo con l'islam

    ◊   In Algeria quest’anno la festa musulmana del Aid al-Kabir, che ricorda il sacrificio chiesto da Dio ad Abramo di immolargli il proprio figlio, poi sostituito con un montone per l’intervento di un angelo, cade a circa una settimana dal Natale cristiano. Proprio per questo – ha ricordato all’Agenzia Misna l’arcivescovo di Algeri, Henri Teisser – “sono tanti coloro che ai nostri auguri rispondono con altrettanta cortesia: ‘buona festa anche per voi’. E’ bello e importante poter festeggiare insieme”. Purtroppo – afferma l’Osservatore Romano – in Algeria la situazione non è delle migliori. A causa del retaggio del partito unico, ogni gruppo, ogni movimento, ogni attività non statale, è vista con sospetto. “noi cristiani e in particolare i missionari – sottolinea l’arcivescovo – dobbiamo saper individuare le mediazioni necessarie per poter dialogare e servire questo popolo. Da voi, nell’Occidente cristianizzato, – aggiunge – la mediazione è spesso quella sacramentale: la gente chiede alla Chiesa i sacramenti per poter celebrare i diversi momenti della vita, da noi questa mediazione non è possibile; perciò – sottolinea – dobbiamo trovare altre forme, siano esse di carattere sociale, culturale o artistico”. La festa musulmana del sacrificio, che coincide con il pellegrinaggio alla Mecca durante l’ultimo mese lunare del calendario islamico, prevede appunto il sacrificio di un montone, un pezzo del quale verrà dato ai poveri. Tutte le famiglie si trovano attorno ad una tavola imbandita per mangiare quello che ha segnato l’inizio del cammino di salvezza anche per i fedeli ‘muslim’, oltre che degli ebrei e dei cristiani che riconoscono in Abramo il padre della fede nell’unico Dio. (E. B.)

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    Filippine: la Chiesa appoggia le rivendicazioni dei contadini

    ◊   L’arvivescovo di Manila, il cardinal Gaudencio Rosales, ha rivolto un pressante invito alla San Miguel Corporation, ditta leader nel settore delle bevande analcoliche, perché restituisca 144 ettari di terra ai contadini di Sumilao. Nei giorni scorsi a Manila si è svolta una marcia degli agricoltori, decisi a non andare via finché non avranno ricevuto la terra, mentre, dal canto suo, il presidente Gloria Magapagal Arroyo ha ordinato la restituzione dei terreni, attraverso il programma della completa riforma agraria. Iniziativa ben accolta dalla Chiesa cattolica, che sostiene e dà voce alle richieste degli agricoltori. Come ricorda l’agenzia AsiaNews, Sumilao (Bukidnon) si trova a circa 830 chilometri a sudovest di Manila. Decine di contadini, tra cui 55 indigeni Higaonon, hanno compiuto in due mesi una marcia da casa loro al palazzo del presidente Arroyo a Manila. Partiti il 9 ottobre, sono arrivati all’inizio di dicembre e si sono poi accampati davanti all’ufficio per la Riforma agraria a Quezon City. Durante il cammino hanno ricevuto il sostegno di molte diocesi, che hanno dato loro cibo e riparo. La delegazione dei contadini è accompagnata da mons. Dinualdo Gutierrez vescovo di Marbel e presidente della Commissione per l’azione sociale della Conferenza episcopale filippina, da suor Rosanne Mallillin segretaria esecutiva della Commissione e da mons. Broderick Pabillo vescovo ausiliario di Manila. Hanno incontrato la Arroyo rivendicando la loro “terra ancestrale”, ora occupata dalla San Miguel Corporation. Come risultato, il 18 dicembre la Arroyo ha ordinato che il terreno sia restituito ai contadini locali. La ditta San Miguel aveva stipulato con il precedente governo una convenzione per realizzare varie opere, come l’Accademia per lo sviluppo di Mindanao su 24 ettari, un parco agroindustriale di 66 ettari, un’area riservata a foresta di 33 ettari e varie strutture e servizi sugli altri 20 ettari. (E. B.)

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    La Caritas sudcoreana promuove la solidarietà per i poveri della Corea del Nord

    ◊   Il 2007 è stato l’anno in cui la Corea del Sud si è assunta la responsabilità diretta degli aiuti umanitari e di cooperazione nei confronti della Corea del Nord, in passato operati attraverso la Caritas di Hong Kong. In occasione della XXIV Giornata della Caritas celebrata in Corea del Sud, il presidente della Commissione Episcopale per la Caritas, monsignor Lazzaro Heung-sik You, ha lanciato un messaggio di carità e solidarietà a favore dei fratelli della Corea del Nord, meno fortunati perché vivono ancora in condizioni proibitive, segnate dalla miseria e dalla lotta per la sopravvivenza. Il presule invita i fedeli a ricordare che “carità” significa “praticare l’amore incondizionato e la misericordia di Dio nei confronti dei vicini che soffrono, seguendo l’esempio di Gesù Cristo”. Nel 2007 il progetto di aiuti per la Corea del Nord si è ispirato ad un accordo di cooperazione bilaterale, secondo i criteri di trasparenza e collaborazione. Le categorie più aiutate sono state le donne, i bambini e gli anziani, mentre sono stati posti in essere per i restanti gruppi, corsi di formazione professionale nel campo delle tecnologie agricole. (C.C.)

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    Concordate le condizioni di risarcimento per gli espropri fatti alla Chiesa ceca da parte del governo comunista

    ◊   Stilata la bozza di accordo fra la Chiesa della Repubblica Ceca e lo Stato circa l’Atto di compensazione alle Chiese e alle società religiose da parte della Repubblica Ceca. Sono anche state stabilite le condizioni di risarcimento per tutti i beni espropriati alla Chiesa dal governo comunista a partire dal febbraio 1948. Ne da notizia l’agenzia Sir. I beni in questione, come edifici e terreni, non potranno essere restituiti poiché oggi destinati ad altri usi, ma le due commissioni di Chiesa e Stato, congiuntamente, hanno stimato il valore del risarcimento per una somma di 3 miliardi di euro, pagabile a rate in 60-70 anni, nonché il ritorno agli enti religiosi delle loro proprietà. Al tavolo delle trattative hanno preso parte, oltre alle due commissioni di Chiesa e Stato, anche altri 16 gruppi religiosi presenti nel Paese. La soluzione, fra l’altro, era stata già prospettata lo scorso 24 ottobre nel corso di un incontro fra mons. Jan Graubner, presidente della Conferenza episcopale ceca, Pavel Cerny, presidente del Consiglio ecumenico delle Chiese e Vaclav Jehlicka, ministro della Cultura. Nell’occasione il viceministro Jaromir Talir Jehlicka aveva consegnato a mons. Graubner una proposta di legge sulle modalità dell’accordo di risarcimento e anche la Commissione ecclesiastica ne aveva presentata una. (C.C.)

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    Liverpool e Stavanger saranno le “capitali europee della cultura” 2008

    ◊   Le “capitali europee della cultura” 2008 saranno Liverpool (Regno Unito) e Stavanger (Norvegia). Come riferisce l’agenzia Sir le due amministrazioni comunali comunicato i programmi di massima delle manifestazioni per i prossimi dodici mesi. In particolare Liverpool inaugurerà le iniziative il 12 gennaio con uno spettacolo dedicato ai Beatles. Il primo gennaio prenderà inoltre il via l’Anno europeo del dialogo interculturale e per ottenere informazioni su tutti gli eventi è stato predisposto il sito www.interculturaldialogue2008.eu. La presidenza di turno del Consiglio Ue, che da gennaio spetterà alla Slovenia, aprirà invece l’agenda ufficiale il giorno 8, quando il collegio dei commissari, guidato da José Manuel Barroso, si recherà a Brdo, dove incontrerà il governo della repubblica balcanica, guidato dal premier Janez Jansa. Tra i temi che verranno affrontati, secondo una nota della Commissione, i cambiamenti climatici, la competitività e le ratifiche del Trattato di Lisbona. Il quarto tema è l’allargamento: nei giorni scorsi la presidenza di turno portoghese ha chiuso il proprio mandato dando il via libera a due nuovi capitoli di negoziato con la Croazia e ad altri due con la Turchia. (E. B.)

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    Salvadanai nei bar di Roma per la campagna di solidarietà per le famiglie disagiate

    ◊   La Caritas diocesana di Roma insieme ad Assobar, l’associazione dei bar romani, promuovono la campagna di solidarietà per le famiglie più povere, mettendo dei salvadanai in più di 500 bar con uno slogan: “Per te è solo il resto. Per una famiglia in difficoltà è tutto”. Il ricavato andrà a sostenere il progetto di aiuti alimentari e vestiario per le centinaia di famiglie assistite dalle oltre 250 Caritas parrocchiali. Accanto ai salvadanai ci sarà anche materiale informativo per quelle famiglie che desiderano chiedere aiuto perché stanno attraversando un periodo di difficoltà connessa a fatti contingenti, come un divorzio, la perdita di lavoro o una crisi improvvisa. Il direttore della Caritas di Roma, mons. Guerino di Tora, spiega all’agenzia Sir che “Sempre più spesso a rivolgersi ai centri di ascolto della Caritas sono normali famiglie che attraversano una fase di difficoltà. La perdita del lavoro, la separazione matrimoniale, la malattia o una crisi improvvisa, sono episodi che possono compromettere seriamente la serenità nel nucleo familiare. A questi nuclei diamo sostegno attraverso la distribuzione di generi alimentari, vestiario e supporto alle spese domestiche”. (C. C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Il presidente francese Sarkozy in Afghanistan: "Non possiamo perdere la guerra contro il terrorismo"

    ◊   Giro di colloqui per il presidente afgano Karzai che ha incontrato oggi il suo omologo francese Sarkozy, giunto questa mattina a Kabul per la prima visita nel Paese da quando è stato eletto a capo dell’Eliseo. Alle truppe francesi presenti in Afghanistan, Sarkozy ha detto che non si può perdere la guerra contro il terrorismo; per questo, i Paesi alleati devono impegnarsi per un accordo solido tra di loro. Karzai incontrerà oggi anche il premier australiano Kevin Rudd, reduce da una visita a sorpresa in Iraq nel corso della quale ha annunciato che il ritiro del contingente dal Paese del Golfo avverrà entro giugno 2008.
     
    Iraq-USA
    Monito del segretario alla difesa americano Robert Gates sui fondi da destinare all’Iraq e all’Afghanistan. Secondo Gates, i tagli imposti dal Congresso potrebbero avere pesanti ripercussioni su entrambe le missioni; inoltre ha annunciato che sarà possibile procedere nel 2008 ad un parziale ritiro dall’Iraq per i miglioramenti evidenti sul fronte della sicurezza.

    Iraq-cronaca
    L’esplosione di due ordigni saltati in aria ieri al passaggio di due veicoli a Kirkuk, nel nord dell’Iraq, ha provocato la morte di un soldato americano ed il ferimento di altri 11. Una deflagrazione a Mossul ha ucciso un poliziotto mentre altri due sono rimasti feriti.

    Belgio-Arabia Saudita-terrorismo
    Rilasciati i 14 presunti estremisti islamici arrestati in Belgio perché sospettati di preparare l’evasione di un detenuto. Le autorità ritengono che non ci siano indizi sufficienti per trattenerli. Resta comunque in vigore lo stato di allerta per far fronte a eventuali attacchi terroristici. Sventati intanto, in Arabia Saudita, alcuni attentati progettati da una cellula di Al Qaeda. Ieri sono state arrestate numerose persone coinvolte negli attacchi che dovevano avvenire durante la festa di Haji, il pellegrinaggio annuale a La Mecca.

    Pakistan
    Sono due le persone arrestate dalle forze dell’ordine pachistane perché sospettate di essere coinvolte nell’attentato kamikaze di ieri all’interno di una moschea nel nord-ovest del Paese. L’agguato ha provocato oltre 50 vittime.

    Thailandia-elezioni
    Thailandia domani al voto per le elezioni parlamentari con la sola certezza che chiunque sia il vincitore non sarà in grado di saldare le ampie spaccature nel Paese o di restituire stabilità politica. La Chiesa locale ha lanciato un appello affinché i cittadini si rechino alle urne. Il servizio di Stefano Vecchia:


    In gara per i 480 seggi dell’Assemblea nazionale ci sono 43 partiti che, in maggioranza, cercheranno un accordo con il vincitore per garantirsi un minimo di longevità politica. La tornata elettorale dovrebbe invece segnare la definitiva uscita di scena dei militari, autori del colpo di Stato del 19 settembre 2006, che successivamente aveva gestito il Paese attraverso un governo provvisorio. Nel periodo elettorale la Chiesa thailandese si è pronunciata con forza a favore del voto, chiedendo ai cattolici di non mancare al loro ruolo di cittadini. A confronto domani saranno soprattutto due partiti. E’ dato per favorito il “Potere al popolo”, erede più diretto del “Thai Rak Thai”, fondato da Thaksin Shinawatra, il premier deposto dai militari ora in esilio, che ad Hong Kong ha chiesto al Paese riconciliazione dopo il voto. E il ritorno di Thaksin, avversato dai militari, ma anche da ampi settori della classe media urbana, è stato inserito oggi nel programma del partito democratico dal suo leader: una mossa tesa a risollevare le sorti di quello che è il più antico movimento politico thailandese, dato per perdente nei sondaggi. Sulla sua credibilità gioca soprattutto la mancata condanna del colpo di Stato militare e l’accusa di corresponsabilità della stasi del Paese, registrata nell’ultimo anno. Il sovrano, Bhumibol Adulyadej, ha lanciato oggi un appello alla concordia nazionale, chiedendo a forze armate e polizia di essere riferimenti certi in un Paese che ha bisogno di forza e onestà per evitare il collasso. (Per la Radio Vaticana, da Bangkok, Stefano Vecchia)

    Uzbekistan-elezioni
    Consultazioni anche in Uzbekistan. Nonostante siano 4 i candidati in lizza, le presidenziali di domani si preannunciano come una scontata riconferma per il capo di Stato uscente Islam Karimov. Giuseppe D’Amato:


    Frontiere chiuse e militari ben in vista: l’Uzbekistan è chiamato alle urne per le presidenziali. Uno solo è il netto favorito: il capo dello Stato uscente Islam Karimov, che ha potuto ricandidarsi, grazie ad un contestato verdetto della commissione elettorale in novembre. Il presidente ha già svolto due mandati e la Costituzione in vigore vieta un terzo. L’opposizione ha protestato vivacemente e prevede brogli su larga scala e si temono incidenti. Oltre a Karimov sono tre i candidati alla presidenza. Rispetto al passato gli elettori hanno davvero la possibilità scegliere. L’ultima volta, nel 2000, Karimov aveva un unico avversario, che dichiarò ufficialmente di aver votato non per lui, ma per il leader uzbeko. Dopo il massacro di Andijan del 2005, Tashkent ha abbandonato il fronte occidentale antiterrorismo e si è riavvicinato alla Russia. (Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato)

    Russia-presidenziali
    Sono sei i candidati alle elezioni presidenziali russe del 2 marzo 2008. Domani scadono i termini per le iscrizioni ma ormai tutte le richieste sono state esaminate. Favorito per il dopo- Putin, il suo delfino Serghei Medvedev; a seguire, secondo i sondaggi, il leader del Partito comunista russo Ghennadi Ziuganov, oggi in piazza per protestare contro i presunti brogli delle legislative di dicembre.

    Italia-funerali operaio Thyssenkrupp
    Parole di ringraziamento per la presenza del premier Romano Prodi e della moglie sono state pronunicate dal cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, durante i funerali del sesto operaio morto nel rogo della Thyssenkrupp. “Con la loro presenza – ha proseguito il porporato- testimoniano la partecipazione di tutto il Paese al dolore che la nostra città vive da alcune settimane”. I colleghi di lavoro della vittima hanno chiesto al presidente del Consiglio “giustizia” per i loro compagni scomparsi.

    Sri Lanka
    In una battaglia tra l’esercito srilankese e le Tigri Tamil, otto ribelli e un soldato hanno perso la vita. I combattimenti sono scoppiati quando i militari hanno attaccato un nascondiglio degli insorti nel nord del Paese, a Parappakandal. Dodici ribelli e sei soldati sono rimasti feriti.

    Sierra Leone-ONU
    Una proroga di nove mesi è stata decisa ieri dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU per la missione di pace in Sierra Leone. Una spedizione, denominata UNIOSIL, inviata nel 2005 dalle Nazioni Unite per sostituire i caschi blu presenti nel Paese africano dalla fine della guerra civile nel 2002. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 356
     
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