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Sommario del 21/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ricorda con la Curia Romana gli avvenimenti ecclesiali del 2007: l'annuncio del Vangelo guarisce l'umanità dalle ferite della secolarizzazione
  • L'Italia ha bisogno di un sussulto di speranza per fermare il suo declino: così padre Cantalamessa nella terza predica d'Avvento, alla presenza del Papa
  • Altre udienze e nomine
  • Il 21 febbraio il Papa riceverà i membri della 35.ma Congregazione della Compagnia di Gesù chiamati ad eleggere il nuovo preposito generale
  • Lo sport deve essere sano e onesto, capace di educare i giovani: così il cardinale Bertone, nella celebrazione eucaristica per gli sportivi in preparazione al Natale
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nostra intervista al presidente francese Sarkozy dopo il suo incontro con il Papa. Il capo dell’Eliseo, ieri al Laterano: la Repubblica laica ha sottovalutato per troppo tempo il ruolo della religione
  • Europa senza frontiere: in vigore in 24 Paesi il Trattato di Schengen
  • Chiesa e Società

  • Mogadiscio: chiuso a causa dei bombardamenti l’ospedale delle Suore della Consolata
  • Il lancio nello spazio del primo satellite africano "Rascom -1"
  • Gli auguri di Natale dei leader delle Chiese cristiane
  • Iraq: i capi delle Chiese cristiane hanno proclamato il 25 dicembre giorno di festa
  • Perù: messaggio natalizio del presidente della Conferenza episcopale, mons. Cabrejos Vidarte
  • Pakistan: la società civile si organizza per le elezioni di gennaio
  • Cina: nella diocesi di Tian Jin la preparazione al Natale diventa occasione per evangelizzare i giovani universitari
  • Cina: incontro del Politburo dedicato alla situazione della religione nel Paese
  • In Uganda, dopo le alluvioni dei mesi scorsi, undici distretti sono a rischio carestia
  • Al via nella Zambia il processo di riforma costituzionale. L’opposizione ha disertato la prima sessione dei lavori
  • Terminato in Brasile il digiuno di dom Cappio in difesa del fiume Sao Francisco
  • Nel 2007 sono stati uccisi 64 giornalisti nel mondo: il primato spetta all’Iraq con 64 caduti, segue la Somalia con 7
  • Provengono da nove Paesi i 48 nuovi sacerdoti Legionari di Cristo che saranno ordinati domani a Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: attentato kamikaze in una moschea. Oltre 50 vittime
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ricorda con la Curia Romana gli avvenimenti ecclesiali del 2007: l'annuncio del Vangelo guarisce l'umanità dalle ferite della secolarizzazione

    ◊   Uno sguardo della memoria e del cuore agli avvenimenti che, nei dodici mesi del 2007, hanno costruito un nuovo anno di storia per la Chiesa e per la sua missione nel mondo contro la “pressione” delle ideologie e della secolarizzazione. E’ questa la sostanza dell’ampio discorso che questa mattina Benedetto XVI ha rivolto alla Curia Romana, nella tradizionale udienza per lo scambio degli auguri natalizi. La sintesi dell’intervento del Pontefice nel servizio di Alessandro De Carolis:


    C’è una parte dell’umanità che ha dimenticato la promessa di Cristo: “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. L’ha relegata lontano dalla propria coscienza, lasciandosi sedurre da forze secolarizzate e da “presunzioni ideologiche” interessate a sostituire la presenza di Dio nell’uomo e nel mondo con la sola “razionalità”. Contro queste derive è la “fatica” della Chiesa di ogni giorno e di ogni anno, del suo essere messaggera del Vangelo, forte di un messaggio di pace portato duemila anni fa da un Dio Bambino. Di questa fatica aspotolica, e della gioia che l’accompagna, si è fatto interprete Benedetto XVI, passando in rassegna i fatti e le esperienze del 2007: dal viaggio in Brasile a quello in Austria, dalla lettera alla Chiesa cinese a quella in risposta ai leader musulmani. Fatti accompagnati da domande e dalle risposte suggerite da ciò che la fede produce quando l’uomo riesce a incontrare Dio nella sua anima. Esperienze concrete, dove è l’agire umano a illuminare una verità più profonda. Il primo esempio, la serata trascorsa dal Papa con i giovani brasiliani allo Stadio San Paolo, durante la visita apostolica in Brasile. Ecco la lettura che il Pontefice ha dato di quelle ore:

     
    “Esistono manifestazioni di massa che hanno solo l’effetto di un’autoaffermazione; in esse ci si lascia travolgere dall’ebbrezza del ritmo e dei suoni, finendo per trarre gioia soltanto da se stessi. Lì invece ci si aprì proprio l’animo; la profonda comunione che in quella sera si instaurò spontaneamente tra di noi, nell’essere gli uni con gli altri, portò con sé un essere gli uni per gli altri. Non fu una fuga davanti alla vita quotidiana, ma si trasformò nella forza di accettare la vita in modo nuovo”.

     
    E’ questa la “diversità” cristiana. Una folla attraversata dall’entusiamo che diventa, ha detto il Papa, “un’esperienza viva di comunione”. Ma il viaggio in Brasile ha offerto alla sensibilità spirituale di Benedetto XVI molti spunti di riflessione. Così, la canonizzazione di Frei Galvão diventa il segno della santità che entra nella storia, per cui è come se ogni Santo - ha intuito il Pontefice - anticipasse nello scorrere dei nostri giorni “una piccola porzione del ritorno di Cristo” alla fine dei tempi. O la visita alla “Fazenda da Esperança”, dove il sorriso tornato sul viso di ex schiavi della droga, che hanno ritrovato la dignità, è il riflesso della bellezza divina che splende nella natura circostante:

     
    “Dobbiamo difendere la creazione non soltanto in vista delle nostre utilità, ma per se stessa – come messaggio del Creatore, come dono di bellezza, che è promessa e speranza. Sì, l’uomo ha bisogno della trascendenza. Solo Dio basta, ha detto Teresa d’Avila. Se Lui viene a mancare, allora l’uomo deve cercare di superare da sé i confini del mondo, di aprire davanti a sé lo spazio sconfinato per il quale è stato creato. Allora, la droga diventa per lui quasi una necessità. Ma ben presto scopre che questa è una sconfinatezza illusoria – una beffa, si potrebbe dire, che il diavolo fa all’uomo”.
     
    E ancora, l’incontro con i vescovi del Brasile nella cattedrale di San Paolo o l’apertura della Conferenza di Aparecida - qui sottolineata dalla piccola statua della Madonna, là dalla musica e dai cori soilenni - entrambi rimasti nei ricordi del Pontefice insieme con una domanda valida per la Chiesa latinoamericana come per quella universale: ma “è giusto” che la Chiesa pensi alle questioni interiori mentre la storia bussa chiedendo pace e giustizia? In altre parole, “è ancora lecito evangelizzare”? E qui, Benedetto XVI ha ribadito ancora una volta i principi-cardine del suo magistero: il mondo ha bisogno di verità e carità, ma non come enunciazioni astratte, bensì come frutto di un’incontro, vivo e vitale, con Cristo:

     
    “Non si può mai conoscere Cristo solo teoricamente. Con grande dottrina si può sapere tutto sulle Sacre Scritture, senza averLo incontrato mai (…) La catechesi non può mai essere solo un insegnamento intellettuale, deve sempre diventare anche un impratichirsi della comunione di vita con Cristo, un esercitarsi nell’umiltà, nella giustizia e nell’amore”.

     
    Per un cristiano, dunque, le cose si giocano su questo piano: se la parola-chiave è la “vita” - cioè, l’incontro con Gesù che trasforma l’esistenza e apre alla verità, alla carità e alla “chiamata di speranza che ne deriva” - questa vita non può essere mantenuta per sé ma va annunciata. E a ciò, ha confermato il Papa, la Chiesa si dedica “con grande energia”, perché - come San Paolo - avverte un’insopprimibile “costrizione” a proclamare il Vangelo:

     
    “E di fatto: quanto è importante che confluiscano nell’umanità forze di riconciliazione, forze di pace, forze di amore e di giustizia – quanto è importante che nel 'bilancio' dell’umanità, di fronte ai sentimenti ed alle realtà della violenza e dell’ingiustizia che la minacciano, vengano suscitate e rinvigorite forze antagoniste! È proprio ciò che avviene nella missione cristiana. Mediante l’incontro con Gesù Cristo e i suoi santi, mediante l’incontro con Dio, il bilancio dell’umanità viene rifornito di quelle forze del bene, senza le quali tutti i nostri programmi di ordine sociale non diventano realtà, ma – di fronte alla pressione strapotente di altri interessi contrari alla pace ed alla giustizia – rimangono solo teorie astratte”.

     
    Inoltre, ha osservato Benedetto XVI, la Chiesa crede anche nella cooperazione con tutte le religioni che hanno a cuore la “promozione della pace nel mondo”. Una dimostrazione di questo impegno è contenuta nella risposta inviata dal Pontefice ai 138 leader musulmani:

     
    “Con gioia ho risposto esprimendo la mia convinta adesione a tali nobili intendimenti e sottolineando al tempo stesso l’urgenza di un concorde impegno per la tutela dei valori del rispetto reciproco, del dialogo e della collaborazione. Il riconoscimento condiviso dell’esistenza di un unico Dio, provvido Creatore e Giudice universale del comportamento di ciascuno, costituisce la premessa di un’azione comune in difesa dell’effettivo rispetto della dignità di ogni persona umana per l’edificazione di una società più giusta e solidale”.

     
    Un dialogo che, su un altro versante, ha visto l’anno che va a chiudersi scrivere una pagina storica attraverso le pagine della Lettera inviata dal Papa ai cattolici della Cina:

     
    “Ho indicato alcuni orientamenti per affrontare e per risolvere, in spirito di comunione e di verità, le delicate e complesse problematiche della vita della Chiesa in Cina. Ho anche indicato la disponibilità della Santa Sede ad un sereno e costruttivo dialogo con le Autorità civili al fine di trovare una soluzione ai vari problemi, riguardanti la comunità cattolica. La Lettera è stata accolta con gioia e con gratitudine dai cattolici in Cina. Formulo l'auspicio che, con l'aiuto di Dio, essa possa produrre i frutti sperati”.
     
    La “meravigliosa” visita in Austria, segnata da un maltempo divenuto - secondo un felice titolo dell’Osservatore Romano - “pioggia della fede" e l’Agorà dei giovani di Loreto sono stati per Benedetto XVI altri segni della gioia e della speranza cristiana nel 2007, insieme con la visita a Napoli, città di “calorosa umanità”. Con questi pensieri e con il cuore aperto al messaggio del Natale, il Papa ha concluso il discorso alla Curia Romana, definita sua “comunità di lavoro”, con un’ultima considerazione, intrisa di realismo per il mondo d’oggi e di grande fede per come possa essere in futuro:

     
    “Certo, non bisogna illudersi: i problemi che pone il secolarismo del nostro tempo e la pressione delle presunzioni ideologiche alle quali tende la coscienza secolaristica con la sua pretesa esclusiva alla razionalità definitiva, non sono piccoli. Noi lo sappiamo, e conosciamo la fatica della lotta che in questo tempo ci è imposta. Ma sappiamo anche che il Signore mantiene la sua promessa: ‘Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’”.

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    L'Italia ha bisogno di un sussulto di speranza per fermare il suo declino: così padre Cantalamessa nella terza predica d'Avvento, alla presenza del Papa

    ◊   Stamani, padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, ha dedicato alla speranza la terza ed ultima predica dell’Avvento alla presenza del Santo Padre e della Famiglia Pontificia, nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico. Il servizio di Sergio Centofanti.


    Padre Cantalamessa, citando l’Enciclica di Benedetto XVI “Spe salvi”, ha centrato la sua meditazione su Gesù, fondamento della speranza: speranza che è vera perché Cristo è Figlio di Dio ed è Dio stesso. La venerazione di Gesú come figura divina – ha ricordato - non è un frutto posteriore della fede, imposto per legge da Costantino a Nicea nel 325, come oggi alcuni affermano, ma esplose all’improvviso: “In principio era il Verbo”, scrive nel Vangelo San Giovanni. E contestando il “Gesù degli atei” il religioso cappuccino ha sottolineato che “senza il radicamento in Dio la persona di Gesú rimane fuggevole, irreale e inspiegabile”. Ora, la nostra speranza si fonda proprio sul fatto che noi in quanto “coeredi di Cristo” siamo “eredi di Dio”. “Noi creature umane – ha aggiunto - abbiamo bisogno di speranza per vivere, come dell'ossigeno per respirare”: eppure la speranza è spesso considerata tra le virtù teologali, “la sorella minore, la parente povera. Si parla spesso della fede, più spesso ancora della carità, ma assai poco della speranza”:

     
    “Il poeta Charles Péguy ha ragione quando paragona le tre virtù teologali a tre sorelle: due adulte e una bambina piccina. Vanno per strada tenendosi per mano (le tre virtù teologali sono inseparabili tra di loro!), le due grandi ai lati, la bambina al centro. Tutti, vedendole, sono convinti che sono le due grandi –la fede e la carità – a trascinare la bambina speranza al centro. Si sbagliano: è la bambina speranza che trascina le altre due; se si ferma essa, si ferma tutto”.

     
    E questo – ha proseguito padre Cantalamessa – “lo vediamo anche sul piano umano e sociale: come in Italia, dove “si è fermata la speranza e con essa la fiducia, lo slancio, la crescita, anche economica”:

     
    “Il ‘declino’ di cui si parla nasce da qui. La paura del futuro ha preso il posto della speranza. La scarsità delle nascite ne è il rivelatore più chiaro. Nessun paese ha bisogno di meditare l’enciclica del papa quanto l’Italia”.

     
    C’è bisogno di guarire dalla malattia più pericolosa – ha aggiunto: lo scoraggiamento, la disperazione. “A volte giova gridare a se stessi: ‘Ma Dio c’è e tanto basta!’”:

     
    “Il servizio più prezioso che la Chiesa italiana può fare, in questo momento al paese, è quello di aiutarlo ad avere un sussulto di speranza. Contribuisce a questo scopo chi (come ha fatto Benigni nel suo recente spettacolo in Tv) non ha paura di contrastare il disfattismo, ricordando agli italiani i tanti e straordinari motivi, spirituali e culturali, che essi hanno di avere fiducia nelle proprie risorse”.

     
    “Non si abbonda nella speranza senza la virtù dello Spirito Santo” - ha precisato il predicatore della Casa Pontificia - “La speranza è miracolosa: quando rinasce in un cuore, tutto è diverso anche se nulla è cambiato … Dove rinasce la speranza rinasce anzitutto la gioia”:

     
    “L’Apostolo dice che i credenti sono ‘spe salvi’, ‘salvati nella speranza’ (Rom 8, 24) e che perciò devono essere ‘spe gaudentes’, ‘lieti nella speranza’ (Rom 12, 12). Non gente che spera di essere felice, ma gente che è felice di sperare; felice già ora, per il semplice fatto di sperare. Che in questo Natale il Dio della speranza, per virtù dello Spirito Santo e per intercessione di Maria ‘Madre della speranza’, ci conceda di essere lieti nella speranza e di abbondare in essa”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI riceverà questo pomeriggio il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Prefettura Apostolica di Isole Marshall, presentata dal padre gesuita James C. Gould, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato prefetto apostolico di Isole Marshall padre Raymundo Sabio, membro dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù, già missionario in Corea. Padre Sabio è nato ad Tabungan il 2 marzo 1946, nella diocesi di Jaro ed è stato ordinato sacerdote il 28 dicembre 1971. Dall’agosto 2005 lavora nelle Isole di Marshall.

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    Il 21 febbraio il Papa riceverà i membri della 35.ma Congregazione della Compagnia di Gesù chiamati ad eleggere il nuovo preposito generale

    ◊   La Santa Sede ha comunicato al padre generale della Compagnia di Gesù Peter-Hans Kolvenbach, che il 21 febbraio 2008 il Santo Padre riceverà in udienza i membri della Congregazione Generale che avrà inizio il 7 gennaio prossimo a Roma. Si tratterà della 35ª Congregazione generale dalla fondazione dell’Ordine, nel 1540. Il numero dei membri della Congregazione è di 226 in quanto il padre generale – che l’ha convocata e la presiederà – ne è anch’egli membro e con diritto di voto. Il numero degli elettori non comprende i tre membri ex officio e i cinque membri nominati dal padre generale, perciò il numero di coloro che eleggeranno il nuovo preposito generale è 218. Tali membri provenienti da tutto il mondo si riuniranno a Borgo Santo Spirito per eleggere non solo il nuovo preposito generale ma anche per discutere (“discernere” nel linguaggio di Sant’Ignazio, fondatore della Compagnia di Gesù) le sfide apostoliche che attendono la Compagnia negli anni a venire. Padre Peter-Hans Kolvenbach, attuale preposito generale e 28.mo successore di Sant’Ignazio, che si avvicina agli 80 anni ed è stato al timone della Compagnia per più di 24 anni, dopo aver sentito l’opinione dei suoi consiglieri e con il beneplacito del Santo Padre, presenterà alla Congregazione generale le sue dimissioni ma rimarrà membro della Congregazione anche dopo l’elezione del suo successore.

    Dopo l’elezione di un nuovo preposito generale, la Congregazione si dedicherà alla discussione dei temi suggeriti dalla Commissione preparatoria. Nell’ultima Congregazione generale del 1995, la Compagnia indicò tre campi di apostolato: la proclamazione della fede e la promozione della giustizia; l'evangelizzazione delle culture con lo sforzo di inculturazione della fede; il dialogo con le altre religioni. Secondo i dati forniti dalla Curia generalizia della Compagnia di Gesù, al 1° gennaio 2007 i Gesuiti erano in totale 19.216, di cui 13.491 sacerdoti, 3.049 scolastici, 1.810 fratelli e 866 novizi. In questi ultimi anni c'è stato, come del resto in tutti gli Ordini e gli Istituti religiosi un calo di vocazioni: basti pensare che negli anni ’60 si contavano circa 36.000 Gesuiti. Questo calo, particolarmente in Europa – sottolinea in una nota la Curia della Compagnia di Gesù - costituisce un grave problema per l’Ordine, poiché le forze diminuiscono proprio quando le necessità apostoliche crescono e le opere hanno bisogno di rinnovarsi e di crescere per andare incontro ai nuovi e urgenti problemi sia del mondo giovanile, sia del mondo della cultura cristiana, sia, infine, del mondo dell'emarginazione, dato l'intrinseco legame che la Compagnia pone tra l'annunzio della fede e la promozione della giustizia. (A cura di Roberto Piermarini) 

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    Lo sport deve essere sano e onesto, capace di educare i giovani: così il cardinale Bertone, nella celebrazione eucaristica per gli sportivi in preparazione al Natale

    ◊   Santa Messa celebrata dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ieri sera a Roma nella Chiesa Nuova, per il tradizionale scambio di auguri natalizi con il mondo dello sport. All’appuntamento, giunto alla IV edizione, hanno partecipato decine di atleti e dirigenti sportivi, tra i quali il presidente del CONI, Petrucci, gli atleti paraolimpici guidati dal presidente Pancalli, la ginnasta Igor Cassina, lo sciatore Giorgio Rocca, l’oro olimpico nel tiro con l’arco Galliazzo, il canoista Antonio Rossi, sacerdoti e seminaristi che partecipano alla Clericus Cup promossa dal Centro Sportivo Italiano. Nell’omelia il cardinale Bertone, portando “il saluto, l’augurio, la vicinanza e la preghiera del Papa”, ha sottolineato l’importanza del luogo scelto per la celebrazione con gli sportivi, la Chiesa Nuova, “dove ha vissuto ed operato un prete singolare, amante dell’attività ludica: San Filippo Neri, un Santo che aveva fatto della gioia, così come dovrebbe fare lo sport, la nota caratteristica del suo ministero sacerdotale". Il servizio di Luca Collodi:


    “E’ importante giungere pronti, preparati all’appuntamento della Notte Santa. Come in vista di un evento sportivo, di una gara che ci coinvolga, anche solo emotivamente, dobbiamo attivarci ulteriormente, allenarci con la preghiera e la riflessione perché l’incontro con il Bambino Gesù possa essere un prodigio di grazia che segni la nostra esistenza”. Nell’omelia della Santa Messa che ieri a Roma ha riunito il mondo dello sport nella chiesa di Santa Maria in Vallicella per gli auguri natalizi, il cardinale Tarcisio Bertone, ha sottolineato come “una medaglia vinta in modo sano e corretto può contribuire al cambiamento del mondo e alla sua redenzione”:

     
    “Un mondo più fraterno e più giusto. E a quest’impresa di alto valore sociale – a cui Dio ci chiama – c’è anche lo sport, con i suoi innumeroli valori positivi, che può dare un enorme contributo”.
     
    Se con il suo “sì”, Maria, offrendo liberamente il suo grembo al Signore della storia, ha cambiato il corso degli eventi nel mondo, anche ciascuno di noi, dicendo il proprio “sì” alla volontà divina – ha detto il cardinale Bertone nell’omelia – può preparare e cambiare il mondo a renderlo migliore.

     
    “Possiamo cooperare a fare dello sport un ambiente dove maturino personalità pulite e rispettate. C’è bisogno di modelli da imitare e voi, cari atleti, potete essere modelli per migliaia e migliaia di ragazzi, per i giovani del nostro tempo. Abbiamo avuto grandi modelli di sportivi nel passato, non sto a ricordarveli; anche grandi campioni di calcio! Qualcuno dice che il calcio è in crisi: è vero! Però, quanti campioni sani e puliti, modelli! Penso alle prossime Olimpiadi di Pechino, ai Campionati Europei di Calcio, alle gare mondiali di nuoto e automobilismo, di atletica, di tutti gli altri sport dove ci si misurerà con tutta la garanzia e la voglia di essere autentici campioni, onesti e sani. Queste sono le occasioni per trasmettere alla società messaggi di autentico, sano agonismo che rifugga dal doping, dalle furbesche scorciatoie, messaggi di solidarietà che uniscono sport e ricerca della fraternità e della pace”.
     
    Il cardinale Bertone si è poi rivolto al mondo dello sci. “Finalmente posso dire bentornata alla valanga azzurra …”. “L’Italia – ha proseguito nell’omelia – è tornata a vincere anche nello sci”, chiedendosi come si possa “parlare di un Paese in declino di fronte a tante vittorie sportive”. Infine ha lanciato un'esortazione a tutti i campioni dello sport:

     
    “Siamo tutti alla ricerca di stelle che ci guidino nelle nostre scelte e decisioni. Le ‘stars’, le stelle, come vengono chiamati i personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. Abbiamo bisogno di stelle vere e queste, nota Papa Benedetto, sono solamente le persone che sanno vivere rettamente: diventano esse luci di speranza. Vorrei formulare l’auspicio che ciascuno di voi, cari amici, cerchi di essere una ‘stella’ di onestà e di bontà”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'annuncio del Vangelo si oppone alla violenza e all'inganno: apre la prima pagina il discorso di Benedetto XVI per gli auguri natalizi alla Curia Romana.

    Una laicità positiva per dare speranza alla società di oggi: intervista al presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy. E' la prima concessa in esclusiva da un capo di Stato ai mezzi di comunicazione vaticani: L'Osservatore Romano e Radio Vaticana.

    Un articolo di Lucetta Scaraffia sulla patrona dei migranti Francesca Cabrini, a novant'anni dalla morte.

    E' possibile una lettura manageriale della Regola?: Ettore Gotti Tedeschi recensisce il libro "Fare affari con san Benedetto".

    Un articolo di Maurizio Fontana sulle tradizioni natalizie messicane in Vaticano.

    Cristiana Dobner sul volume di Michel de Certeau "La pratica del credere". 
     Nell'informazione internazionale, un articolo di Giuseppe M. Petrone sulle elezioni presidenziali di domenica in Uzbekistan.

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    Oggi in Primo Piano



    Nostra intervista al presidente francese Sarkozy dopo il suo incontro con il Papa. Il capo dell’Eliseo, ieri al Laterano: la Repubblica laica ha sottovalutato per troppo tempo il ruolo della religione

    ◊   La Francia non dimentichi mai le sue radici cristiane e guardi con speranza al futuro: è uno dei passaggi forti del discorso del presidente francese Nicolas Sarkozy, pronunciato ieri pomeriggio nella Basilica di San Giovanni al Laterano. Occasione dell’evento, dopo l’incontro nella mattinata con il Pontefice, è stata la presa di possesso da parte del capo dell’Eliseo dello stallo di Canonico d’Onore della Basilica Lateranense. La cerimonia è stata presieduta dal cardinale vicario Camillo Ruini, arciprete della Basilica, che ha ribadito il legame speciale tra la Francia e il Laterano. Sul discorso di Sarkozy, incentrato sulla laicità e il ruolo del cattolicesimo nella società francese, ci riferisce Alessandro Gisotti:


    Les racines de la France sont essentiellement chrétiennes…

     
    “Le radici della Francia sono essenzialmente cristiane”: ha esordito, così, il presidente francese Nicolas Sarkozy, che ha sottolineato come la fede cristiana abbia penetrato in profondità la società, la cultura, il modo di vivere del popolo francese. Al tempo stesso, ha aggiunto, la laicità è “egualmente un fatto incontrovertibile” in Francia, dopo l’approvazione della Legge sulla laicità del 1905. E tuttavia, ha rilevato, la laicità “non ha il potere di tagliare le radici cristiane della Francia”. Un qualcosa che “ha tentato di fare e che non avrebbe dovuto”.

     
    Comme Benoît XVI, je considère qu’une nation…

     
    “Come Benedetto XVI – ha affermato Sarkozy – ritengo che una nazione che ignori l’eredità etica, spirituale, religiosa della sua storia commetta un crimine contro la sua stessa cultura”. Quindi, ha rivolto il pensiero all’Enciclica Spe salvi. Certo, ha detto, chi non crede, deve essere “protetto da ogni forma di intolleranza”. “Un uomo che crede, però, è un uomo che spera ed è interesse della Repubblica che ci siano molti uomini e donne che sperano”.

     
    Or, longtemps, trop longtemps, la République laïque…

     
    “Per molto tempo, per troppo tempo – è stata la sua riflessione – la Repubblica laica ha sottostimato l’importanza dell’aspirazione spirituale”. Ancora oggi, ha rilevato, la Repubblica “mantiene le congregazioni religiose sotto una forma di tutela”. Questa situazione, ha ribadito, “è dannosa” per la Francia. “Il deserto spirituale delle periferie”, la “penuria di sacerdoti” non hanno “reso la Francia più felice”. Sarkozy ha messo l’accento su una laicità positiva che non consideri le religioni un pericolo, ma piuttosto un vantaggio. Ha quindi lodato il ruolo dei cattolici, religiosi e laici, che si impegnano nell’azione caritativa, nella difesa dei diritti dell’uomo e del dialogo interreligioso.

     
    Dans les banlieues, dans les intitutions, auprès de jeunes…

     
    “Nelle periferie come nelle istituzioni, accanto ai giovani” come nelle università, ha concluso Sarkozy, potete contare sul mio sostegno: “La Francia ha bisogno della vostra generosità, del vostro coraggio, della vostra speranza”.
     

     Prima della cerimonia al Laterano, il presidente francese ha rilasciato un’intervista congiunta alla Radio Vaticana, all’ Osservatore Romano e al Centro Televisivo Vaticano. Per la nostra emittente, Nicolas Sarkozy ha risposto alle domande della responsabile del programma francese, Romilda Ferrauto, che ha innanzitutto chiesto a Sarkozy di raccontare le emozioni che hanno contraddistinto il suo incontro con Benedetto XVI:


    R. – Elle est importante parce que le Pape est un chef d’État …
    “È un incontro importante perché il Papa è un capo di Stato, il Papa è un capo religioso e io mi sento cattolico di tradizione e di cuore. È un'autorità mondiale, spirituale e per me si tratta di un incontro diverso dagli incontri con altri capi di Stato. Ha una dimensione spirituale, incarna un messaggio di pace, di speranza e di riconciliazione che è utile nel mondo di oggi, incline alla divisione, agli scontri e alle incomprensioni. E poi l'incontro che ho avuto con il Papa è stato estremamente cordiale. È un uomo di grande cultura, un uomo intelligente, un uomo che ama ascoltare, che ha una grande esperienza, e al quale si può parlare con franchezza e così è stata la nostra conversazione”.

    D. – Potrebbe darci qualche dettaglio sullo scambio che ha avuto con lui?

    R. – Nous avons parlé en détail de la situation au Liban, …
    “Abbiamo parlato in dettaglio della situazione del Libano, gli ho detto quanto sono legato alla nozione di diversità nei paesi dell'Oriente e del Medio Oriente. Gli ho detto quanto sono importanti per me i valori cristiani nella storia della Francia. Gli ho detto quanta importanza attribuisco alla difesa, all'incarnazione di un'identità europea in un mondo che non deve appiattirsi dinanzi a una sola cultura ed è stato uno scambio estremamente libero. Ma gli ho anche detto quanto sarei lieto di riceverlo in Francia, indipendentemente dalla visita a Lourdes, e quanto sarei lieto se venisse a Parigi”.

     
    D. – Lei sa, signor Presidente, che alcuni analisti ritengono che questo progetto ha come fine anche quello di scartare definitivamente la candidatura della Turchia all’Unione Europea o di conferirle un’altra forma. Ha avuto l’opportunità di parlare del suo punto di vista riguardo alla Turchia e all’Unione Europea in Vaticano e pensa che il suo punto di vista coincida con quello della Santa Sede?

    R. – Je ne suis pas le porte-parole du Saint-Siège …
    “Non sono il portavoce della Santa Sede, ma ne ho naturalmente parlato con la Santa Sede. La Turchia non è in Europa, è una realtà geografica. La Turchia si trova in Asia Minore. Dunque sono necessari legami molto stretti fra la Turchia e l’Europa, la Turchia è una grande civiltà, è un grande Stato, è un grande popolo ma non è in Europa. In Europa abbiamo però i Balcani, sono Europa. E inoltre la Turchia è mediterranea. Penso a un accordo di collaborazione fra la Turchia e l’Europa, il più intenso possibile, che non è un’adesione. Naturalmente la Turchia, nel quadro dell’unione del Mediterraneo, ha il suo posto: è una grande potenza mediterranea, per lo meno per quello che so. Ma ciò non vuol dire che perché fa parte dell’Unione del Mediterraneo, non deve essere in Europa. Non deve essere in Europa, dal mio punto di vista, perché non è europea”.

     
    D. – Abbiamo un’ultima domanda. Il futuro dell’Europa è un tema che sta a cuore a Papa Benedetto XVI, e lei mi ha detto che ne avete parlato. Può aggiungere qualcosa su questo scambio?

    R. – L’Europe a franchi une grande étape avec le Traité simplifié …
    “L’Europa ha concluso una grande tappa con il Trattato semplificato e si è dotata di un gruppo di esperti. Deve ora passare ai fatti. La Francia assicurerà la presidenza dell’Europa dopo i nostri amici sloveni, il 1 luglio 2008. La Francia cercherà di diffondere l’idea di un’Europa dell’immigrazione, di una Europa della difesa e di un’Europa dell’ambiente, ossia di un’Europa che ha grandi ambizioni in materia di sviluppo duraturo. Per mostrare il cammino al mondo, occorre che il mondo smetta di danzare su un vulcano”.

     
    (Traduzione a cura de L'Osservatore Romano) 

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    Europa senza frontiere: in vigore in 24 Paesi il Trattato di Schengen

    ◊   A partire dalla scorsa notte 400 milioni di persone possono viaggiare senza passaporto dall’Est all’Ovest dell’Europa. Altri nove Paesi membri hanno, infatti, aderito pienamente agli Accordi di Schengen per cui non vi sono più controlli frontalieri. Il servizio di Giovanni Maria Del Re:

    Dopo mesi di intensi preparativi, dalla mezzanotte di ieri, salgono a 24 i Paesi fra i quali non vi sono più controlli di frontiera ai confini terrestri e marittimi. Da oggi, infatti, fanno parte del cosiddetto spazio Schengen altri nove Paesi: Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania e Malta. Per gli aeroporti, invece, si dovrà aspettare marzo del 2008. Il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, ha parlato di una conquista storica e non a caso questa volta sono coinvolti – a parte Malta – tutti Paesi che fino al 1989 erano oltre la Cortina di Ferro e in tre casi – per le Repubbliche Baltiche, nell’ex Unione Sovietica. Il definitivo abbattimento, quindi, delle frontiere ha un valore tutto speciale. “E’ il segno tangibile – ha sintetizzato il presidente del Parlamento Europeo Hans-Gert Poettering – che le antiche divisioni dell’Europa sono superate”. Ieri il premier slovacco Robert Fico e il cancelliere austriaco Hans Gusenbauer hanno aperto i festeggiamenti, segando simbolicamente una barriera doganale ad un posto di frontiera, nei pressi di Bratislava. L’ultima cerimonia sarà domani fra Italia e Slovenia, mentre oggi ne hanno luogo altre al confine fra Germania e Polonia e Repubblica Ceca, nel tratto di mare fra Finlandia ed Estonia. Il prezzo di quest’ ampliamento di circolazione è, però, un giro di vite dei controlli per coloro che si trovano al di là delle frontiere esterne dell’UE: Russia, Bielorussia ed Ucraina, ma anche Serbia e Croazia. (Da Bruxelles, per la Radio Vaticana, Giovanni del Re, AKI).

    Tra gli altri, è caduto definitivamente il confine tra Italia e Slovenia che per lungo tempo ha rappresentato la linea di divisione tra due blocchi contrapposti ed è stato teatro di numerose tragedie nel XX secolo. Una svolta accolta con entusiasmo dai vescovi della zona. Per mons. Dino De Antoni, arcivescovo di Gorizia, la città è stata “ridonata” a chi sta al di là e di qua del confine. “Nuovi spazi per un dialogo tra popoli e culture” è quanto si può creare secondo mons. Eugenio Ravignani, vescovo di Trieste. Marco Ravalìco ha sentito Moreno Zago, docente di Sociologia del confine all’Università di Trieste:

    R. – In questi ultimi anni eravamo abituati a veder costruire dei muri. Basti pensare al muro fra Israele e Palestina per ragioni di sicurezza o il rafforzamento del muro fra gli Stati Uniti e il Messico per fermare l’immigrazione, ma anche fra la Spagna e il Marocco. Finalmente adesso vediamo, invece, sgretolarsi un muro.

     
    D. – Le manifestazioni principali di questi giorni si svolgono a Trieste una città che ha subito tragicamente il confine sulla sua pelle. Questo evento ha una valenza solo simbolica oppure tocca davvero la vita delle persone?

     
    R. – Credo che tocchi davvero la vita delle persone perché finalmente Trieste e l’Adriatico si allargano e quindi sarà più facile coordinare i grandi progetti in macrosettori anche economici, come i porti, gli autoporti e gli aeroporti, senza dimenticare la ricerca e la cultura. Sarà certamente più facile anche per le Università collaborare tra di loro. L’unica grande preoccupazione è quella della sicurezza. Non dimentichiamo, però, che esistono Protocolli anche tra le forze di Polizia per cui verranno rafforzate le pattuglie miste.
     
    D. – Siccome qualche volta si è detto che a Trieste il passato non passa mai, forse questa è la volta in cui passerà davvero?

     
    R. – Probabilmente c’è ancora bisogno che passi ancora una generazione, quella cioè che ha vissuto sulla propria pelle i problemi del grande conflitto del secolo scorso. I giovani sono più sensibili alla cooperazione e, quindi, ad andare incontro all’altro ed è proprio sui giovani che dobbiamo puntare e guardare avanti.

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    Chiesa e Società



    Mogadiscio: chiuso a causa dei bombardamenti l’ospedale delle Suore della Consolata

    ◊   In Somalia continuano i bombardamenti nella zona di Huriwa, a nord di Mogadiscio, fra l’esercito etiope e le milizie antigovernative. Colpito soprattutto il villaggio per bambini ‘SOS Children’ che ospita circa cento orfani e un ospedale pediatrico. Gestito dalle suore italiane missionarie della Consolata, l’ospedale è sempre stato considerato il punto di riferimento della zona, con i suoi reparti di maternità e pediatria e i servizi nel campo umanitario. Ora da qualche giorno è stato evacuato perché inagibile, anche se non ha subito gravi danni alle strutture. Il medico italiano, Claudio Croce, al momento in servizio, ha riferito che i soldati sono entrati all’interno dei reparti e dei magazzini in cerca di armi e munizioni. Le famiglie che abitano in questa parte della città sono state invitate a mettersi in salvo perché l’area, roccaforte di ribelli, è continuamente soggetta a bombardamenti dell’esercito. “Non tutti riescono a fuggire; alcuni rimangono uccisi nelle esplosioni di ordigni”, riferisce l’agenzia Misna attraverso le parole di uno degli infermieri dell’ospedale che, mentre stava cercando di fuggire con la sua famiglia, ha visto morire la moglie e due figli sotto un ordigno. “La situazione è molto tesa – afferma Croce – e quanto più a lungo l’ospedale resterà chiuso, tanto più sarà la gente a soffrirne”, considerando che per la prima volta dal 1991 l’ospedale subisce un attacco. (C.C.)

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    Il lancio nello spazio del primo satellite africano "Rascom -1"

    ◊   E’ tutto pronto nella città di Kouros, in Guyana francese, per lancio del primo satellite africano, "Rascom-1". Il progetto – ricorda l’Osservatore Romano - è nato dalla cooperazione dei governi di Camerun, Costa D’Avorio, Libia e Gambia e fornirà servizi di telefonia fissa, diffusione e archiviazione dati, connessioni internet e televisive per i prossimi 15 anni. L’operazione permetterà così all’Africa di abolire i costi per l’uso dei servizi degli operatori stranieri, circa 500 milioni di dollari annui, contro i 400 milioni complessivi spesi per l’operazione. Amadou Bello, ministro delle Telecomunicazioni di Yaoundé, capitale del Camerun, ha spiegato gli obiettivi della Rascom, l’Organizzazione regionale africana delle comunicazioni per satellite, che ha sostenuto l’operazione. Il principale – riporta l’agenzia Misna - è quello di spezzare uno dei vecchi retaggi coloniali africani, quello della dipendenza nel campo delle telecomunicazioni dai Paesi stranieri. Inoltre il nuovo sistema garantirà agli agricoltori una migliore informazione sull’andamento dei mercati e previsioni meteorologiche, contribuendo allo sviluppo delle zone rurali africane. L’impiego di satelliti consentirà infine la creazione di infrastrutture in modo da ridurre il divario fra nord e sud del mondo almeno nel settore delle telecomunicazioni. (C.C.)

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    Gli auguri di Natale dei leader delle Chiese cristiane

    ◊   Leit motiv del messaggio di Natale dei leader delle Chiese cristiane è la scelta di Dio di scendere sulla terra e condividere con gli uomini tutte le loro preoccupazioni e speranze. Come riporta l’agenzia Sir, l’arcivescovo di Canterbury, primate della Comunione anglicana, ricorda che “Dio non ha avuto vergogna di stare con noi sulla terra e di accompagnarci nel nostro difficile cammino di fede”. Il segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese, Samuel Kobia, sulla scia dell’arcivescovo di Canterbury, parlando del suo viaggio compiuto quest’anno a Betlemme, fa una riflessione sul Creato, “che si è fatto carico delle debolezze degli uomini senza timore”. Kobia diffonde inoltre un messaggio di pace e speranza contro la violenza che dilaga ora nel mondo. Anche il vescovo luterano Mark Hanson, presidente della Federazione luterana mondiale, lancia un messaggio di pace e invita l’umanità a combattere contro le ingiustizie. Il Patriarca Alessio II, invece, affronta il tema della famiglia, dal momento che il 2008 è stato dichiarato in Russia l’anno della Famiglia. Il Patriarca invita all’amore e al sostegno reciproco per la creazione di una società migliore. (C.C.)

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    Iraq: i capi delle Chiese cristiane hanno proclamato il 25 dicembre giorno di festa

    ◊   Nei giorni scorsi si è tenuta a Baghdad la riunione del Consiglio dei capi delle Chiese cristiane presieduta dal card. Mar Emmanuel III Delly. I media locali, che riferiscono la notizia, parlano di diversi punti affrontati dai 14 leader presenti: “la situazione dei cristiani in Iraq e all’estero; la posizione ufficiale delle Chiese circa l’emigrazione e la necessità di aiutare la popolazione a restare nel Paese; preservare le proprietà delle chiese e dei fedeli, specialmente quelli che sono stati costretti a lasciarle”. Come sottolinea l’agenzia Sir, dalla riunione è arrivato anche un secco rifiuto del cosiddetto progetto della “Piana di Ninive”, che prevede la nascita di un’enclave cristiana nella piana in questione, in quanto per i capi religiosi, “non considera il fatto che i cristiani non vivono solo in quella zona, e che devono continuare a farlo in ogni parte del Paese a fianco delle diverse componenti della società irachena”. Non è mancato poi un cenno “all’influsso negativo delle nuove organizzazioni religiose che in Iraq si definiscono chiese e che con il loro aggressivo proselitismo creano problemi con la componente musulmana”. Intanto dal consiglio dei Ministri iracheno arriva la notizia che il 25 dicembre 2007 è ufficialmente giorno di festa per la ricorrenza del Natale che segue di soli pochi giorni quest'anno la festa islamica del Sacrificio. (E. B.)

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    Perù: messaggio natalizio del presidente della Conferenza episcopale, mons. Cabrejos Vidarte

    ◊   “Il Natale è un mistero di amore e, al tempo stesso, una sfida all'impero della ragione che ignora la realtà di un mondo ultraterreno, l’unico che può dare un vero senso alla nostra vita”. Così il presidente della Conferenza episcopale del Perú, mons. Miguel Cabrejos Vidarte, Arcivescovo di Trujillo nel messaggio natalizio indirizzato al Paese nel quale sottolinea che in Gesù Bambino “si manifestano la fragilità dell’uomo e l’onnipotenza di Dio”. “In questo tempo di Natale - scrive mons. Cabrejos Vidarte nel messaggio intitolato “Speranza per il futuro e coraggio nel presente” - voglio far pervenire il mio saluto di pace e di fraternità a tutti coloro con i quali condividiamo la stessa fede e a tutti gli uomini e donne di buona volontà”. A nome dell’episcopato peruviano il presule rivolge a “tutti quelli che diffondono la Parola di Dio e costruiscono la Chiesa in comunione con il Vicario di Cristo ed i successori degli Apostoli”; “alle migliaia di educatori che si dedicano alla formazione un nuovo ‘uomo’ peruviano”; “ai medici e alle infermiere che operano senza mai venir meno alle loro funzioni”; “ai poliziotti che si offrono con sacrificio per la sicurezza dei cittadini”; “ai soldati che si occupano della nostra sovranità nazionale”, senza dimenticare “l’umile contadino che ci offre il pane quotidiano”, “l’operaio ed il muratore che con le loro mani danno un nuovo volto alla città”; le “tante madri che educano i propri figli con amore e sacrificio e portano avanti la loro famiglia”. L’arcivescovo rivolge un saluto speciale a quanti hanno l’incarico di dirigere il destino della Nazione, esortandoli, con le parole del Santo Padre, a fare tutto il possibile “per restituire speranza ai popoli che governano”, e a continuare “nella lotta contro la povertà, che è sicuramente l’ingiustizia più diffusa che ostacola le opportunità, nega le possibilità, interferisce nello sviluppo e si trasforma in fonte di violenza e di scontri”. “In questo Natale – sottolinea ancora - desidero rinnovare a tutte le classi dirigenti, l’invito affinché, unite, offrano al cittadino una vita degna ed un ambiente di pace e serenità”. Infine, mons. Cabrejos rileva che sono percepibili i segni di crescita nel Paese, ma si avverte anche con preoccupazione “il grido di quei popoli che sperano di usufruire anche loro dei benefici dovuti a questo periodo positivo”. Il futuro del Perù “esige di costruire una cittadinanza davvero rinnovata”, quindi è urgente migliorare l’educazione dei giovani e poter offrire loro “le stesse opportunità per accedere ad una formazione integrale ed apportatrice di qualità, basata sui valori umani e morali”. (L. B.)

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    Pakistan: la società civile si organizza per le elezioni di gennaio

    ◊   Migliora la situazione in Pakistan. Dopo la revoca dello stato di emergenza, decisa dal Presidente Musharraf il 16 dicembre scoro, le tensioni più forti si vanno attenuando e la società civile si sta riorganizzando, in vista delle elezioni legislative dell’8 gennaio 2008. Come sostiene l’agenzia Fides, la scena politica resta tuttavia ancora molto movimentata e non mancano le polemiche nei confronti del presidente Musharraf: Benazir Bhutto, leader dell’opposizione, ha infatti denunciato i preparativi di brogli alle elezioni da parte della “Lega Musulmana”, il partito del presidente, e ha sollecitato, come unica possibilità di un risultato trasparente, l’arrivo di osservatori internazionali. In questa situazione l’Unione Europea ha annunciato l’invio di osservatori elettorali, anche se si attende ancora un chiarimento su ruoli, diritti e obblighi della missione elettorale, che si spera potrà rispettare gli standard internazionali. La comunità internazionale ha chiesto al presidente di “eliminare tutte le restrizioni dei diritti politici e delle libertà fondamentali prima delle elezioni dell’8 gennaio, migliorando la fiducia nell'ambito del processo politico, e consentendo un terreno di gioco equo per tutti i partiti politici”. Anche le organizzazioni della società civile hanno fatto sentire le proprie preoccupazioni. In una nota inviata all’agenzia Fides, la Commissione per la Pace e lo Sviluppo Umano in Pakistan ha ribadito il suo grave disappunto per il crollo dello standard nel rispetto dei diritti umani, con la repressione delle organizzazioni civili, della magistratura, dei mass media, e ha chiesto il ripristino di tutte le garanzie e libertà perché il voto di gennaio possa avere un reale significato e non sia condizionato da un clima di terrore o da uno stato di polizia. Dal canto suo la Commissione “Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani sta sensibilizzando sul tema del necessario rispetto dei diritti fondamentali di ogni individuo, chiedendo ai fedeli di pregare per il futuro del Paese. In vista delle elezioni, la Chiesa ha lanciato una campagna per tentare di modificare il sistema elettorale attualmente in vigore, che discrimina fortemente le minoranze religiose. (E. B.)

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    Cina: nella diocesi di Tian Jin la preparazione al Natale diventa occasione per evangelizzare i giovani universitari

    ◊   “Usufruire bene e al massimo dell’intelligenza che il Signore vi ha donato per un giusto discernimento della vita e del futuro; ascoltare la Parola di Dio e le parole dei genitori; pregare intensamente perché il Signore vi dia una ulteriore benedizione”. E’ un passaggio dell’omelia di don Zhang Liang celebrata durante la Santa Messa dedicata ai giovani, nella Cattedrale di Xi Kai, della diocesi di Tian Jin, in preparazione al Natale. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, che riprende media cattolici locali, la parrocchia ha voluto celebrare e festeggiare la nascita del Signore insieme a tutti i giovani, cattolici e non cattolici. Secondo il parroco, don Zhang Liang, “l’iniziativa è nata per accogliere i giovani nella famiglia cristiana, soprattutto quei giovani universitari che hanno più bisogno di orientamento e di una guida spirituale. La festa di Natale così è la migliore occasione per realizzare una missione di evangelizzazione verso i giovani, perché ormai il Natale è penetrato nella società secolare cinese, ma noi cristiani abbiamo il dovere di far conoscere il senso autentico del Natale”. La diocesi di Tian Jin conta oltre 100 mila fedeli, una trentina di sacerdoti, 34 religiose della Congregazione diocesana della Carità e 14 seminaristi maggiori. Nel contesto di una città industriale che è anche un importante porto commerciale, la diocesi ha sempre dato grande importanza all’evangelizzazione. (E. B.)

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    Cina: incontro del Politburo dedicato alla situazione della religione nel Paese

    ◊   Per la prima volta nella sua storia, mercoledì a Pechino il Politburo ha dedicato un suo incontro alla religione ed ha invitato due esperti a parlare della storia e della situazione della religione in Cina. E’ stato lo stesso presidente cinese Hu Jintao – in una riunione dell’ufficio politico del Partito comunista cinese – a sottolineare che Pechino sostiene “la libertà di religione” e che si propone di “aiutare i credenti di tutte le religioni se sono in difficoltà”. Hu Jintao, che è anche segretario generale del Partito Comunista cinese, ha sostenuto che “credenti e non credenti devono lavorare insieme” per il miglioramento della società, nella “nuova situazione” che si è venuta a creare in Cina. Estratti dell’intervento di Hu Jintato – riferisce il quotidiano Avvenire – sono stati pubblicati con rilievo dal “Quotidiano del Popolo”, il giornale del Partito. Secondo le cifre ufficiali, in Cina ci sono cento milioni di credenti, buddisti, taoisti, musulmani, cattolici e protestantii, ma secondo studiosi indipendenti, i soli buddisti praticanti sarebbero almeno duecento milioni mentre i cristiani - cattolici e protestanti – qualche decina di milioni. (R.P.)

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    In Uganda, dopo le alluvioni dei mesi scorsi, undici distretti sono a rischio carestia

    ◊   In Uganda undici distretti versano in uno stato di “imminente carestia” e sono a rischio carestia a partire dal prossimo anno per le violente alluvioni che in questi mesi hanno colpito il nord del Paese. Secondo l’agenzia Misna, è lo scenario dipinto dal quotidiano governativo ‘New Vision’, che – sulla base di un indagine - attribuisce le cause della possibile carenza di alimenti alla privatizzazione dei silos, voluta dalle autorità, e all’abbandono della tradizionale abitudine di conservare le scorte di miglio, cassava e sorgo nei granai. “Per i primi tre mesi del 2008 ci aspettiamo anche la siccità. Per questo stiamo lavorando con organizzazioni umanitarie e donatori per fare fronte alla situazione” ha dichiarato il segretario del primo ministro, Martin Obedo. Secondo il rapporto, le regioni più colpite saranno quelle settentrionali di Gulu, Kitgum, Pader e Amuru, dove il lento rientro degli sfollati ai villaggi di origine non avrebbe ancora consentito la ripresa delle attività agricole. Tuttavia preoccupano anche le condizioni delle popolazioni dei distretti di Amuria e Katakwi dove i prossimi raccolti sono attesi non prima della metà del prossimo anno, mentre sono ormai quasi esaurite le scorte di prodotti agricoli disponibili. (E. B.)

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    Al via nella Zambia il processo di riforma costituzionale. L’opposizione ha disertato la prima sessione dei lavori

    ◊   Nonostante il boicottaggio dei principali partiti dell’opposizione e delle istituzioni religiose locali, La Conferenza nazionale sulla costituzionale (CNC) di Lusaka nella Zambia ha tenuto la sua prima sessione di lavoro. Circa 460 rappresentanti da tutto il Paese – riporta l’agenzia Misna - si sono riuniti nella sede dell’organo legislativo per stilare una nuova Costituzione e avviare così il processo di riforma nel Paese. “Questo esercizio non riguarda le lotte dell’opposizione contro il governo in carica” ha detto durante la cerimonia di apertura il presidente Levy Mwanawasa, chiamando tutti i deputati a “porre l’interesse nazionale al di sopra dei propri interessi personali”. I più critici tra gli oppositori al governo hanno accusato il presidente di voler “prendere in ostaggio” la Nazione attraverso una riforma della carta fondamentale che rafforzi i poteri del capo dello stato. Smentendo ogni accusa, Mwanawasa ha replicato di aver avuto “un ruolo minimo” nel processo di revisione. Nella Zambia – un Paese di 11 milioni di abitanti, considerato tra i più stabili della regione dell’Africa centro-meridionale – opposizione, società civile e istituzioni religiose, erano state tra le prime, in passato, a chiedere a gran voce la creazione di un’assemblea costituente per avviare il processo di riforma costituzionale. Adducendo gli alti costi che la creazione di un organismo ‘ad hoc’ avrebbe comportato, il governo ha affidato il procedimento alla CNC, composta da una rappresentanza degli stessi membri del parlamento, dominato per prevalenza numerica dal partito di maggioranza dello stesso presidente Mwanawasa. (E. B.)

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    Terminato in Brasile il digiuno di dom Cappio in difesa del fiume Sao Francisco

    ◊   “Chiudo il mio digiuno ma non la mia battaglia”. Queste le parole di dom Luiz Flavio Cappio lette ieri notte a Sobradinho (Bahia), nella cappella di Sấo Francisco, lungo le rive del fiume in difesa del quale il vescovo francescano di Barra ha deciso di intraprendere la sua protesta. Dopo 23 giorni di digiuno e preghiera Dom Cappio ha avuto un malore ed è stato ricoverato nell’ospedale di Petrolina, a 50 km da Sobradinho. Secondo quanto affermato dall’agenzia Misna, Padre Geraldo Martins, responsabile delle comunicazioni della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB), ha riferito che monsignor Cappio sta bene e ha ripreso conoscenza dopo la prima notte di ricovero. Nelle parole di dom Cappio non c’è comunque rassegnazione. Il governo del presidente Luiz Ignácio Lula da Silva ha infatti respinto le sue richieste che riguardano la riduzione del corso del fiume, la sospensione del corso d’acqua per due mesi e la costruzione di un sistema di reti capillari per raggiungere le comunità periferiche. La lettera del vescovo si conclude con i ringraziamenti a tutti i familiari e fedeli che lo hanno sostenuto e con l’invito ad andare avanti uniti in questa lotta. (C.C.)

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    Nel 2007 sono stati uccisi 64 giornalisti nel mondo: il primato spetta all’Iraq con 64 caduti, segue la Somalia con 7

    ◊   Il 2007 è stato l’anno più cruento dell’ultimo decennio per i giornalisti. E’ quanto sostiene il rapporto pubblicato nei giorni scorsi dalla Commissione per la protezione dei giornalisti (CPJ), un organizzazione americana impegnata nella difesa della libertà di stampa. Secondo il documento, riportato dall’agenzia Misna, sono 64 – a fronte dei 56 dell’anno scorso - gli operatori dell’informazione uccisi nel corso del 2007. Per la quinta volta consecutiva è l’Iraq a detenere il triste primato con 31 giornalisti uccisi: 24 assassinati in maniera premeditata e 7 caduti mentre seguivano i combattimenti. Dall’inizio dell’invasione statunitense nel Paese del Golfo hanno perso la vita 124 giornalisti e 49 operatori radio televisivi. Si tratta del più pesante bilancio tra tutti i conflitti dell’epoca recente. Nella classifica stilata dal CPJ, a grande distanza dall’Iraq, troviamo la Somalia con sette cronisti uccisi. Una nota positiva arriva invece dalla Colombia, dove, dopo 15 anni, nessun giornalista ha perso la vita mentre faceva il suo lavoro. (E. B.)

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    Provengono da nove Paesi i 48 nuovi sacerdoti Legionari di Cristo che saranno ordinati domani a Roma

    ◊   Domani, a Roma, alle ore 10 nella Basilica di Santa Maria Maggiore verranno ordinati 48 sacerdoti Legionari di Cristo da mons. Luigi de Magistris, Pro Penitenziere Maggiore emerito. Nel dare la notizia, l’agenzia Sir aggiunge che i candidati al sacerdozio hanno un’età tra i 28 e i 49 anni e provengono da nove Paesi: Messico, Stati Uniti, Spagna, Brasile, Cile, Francia, Germania, El Salvador, Singapore. Nelle storie personali dei nuovi sacerdoti, prima della vocazione, si possono trovare le esperienze più varie. Manuel Maria, di Madrid, per esempio, ha fatto parte del gruppo di lavoro che ha contribuito alla nascita dell’Università Europea di Roma. Manuel, messicano, ha fatto parte della squadra di calcio giovanile dello Stato di Michoacán ed ha anche vinto un campionato nazionale di Tae Kwon Do. Tra gli ordinandi – si legge in una nota - ci sono anche un medico spagnolo, un ex ufficiale della marina statunitense, un ingegnere brasiliano e i primi due Legionari di Cristo di El Salvador e di Singapore. Alla cerimonia assisteranno circa tremila persone: tra loro, anche una delegazione della Costa d’Avorio, il primo Paese africano dove il movimento Regnum Christi ha posto le sue radici. Oggi la Congregazione dei Legionari di Cristo è presente in venti Paesi, con circa settecento sacerdoti e più di duemilacinquecento seminaristi. (E. B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: attentato kamikaze in una moschea. Oltre 50 vittime

    ◊   Grave il bilancio di un attentato suicida nella moschea a nord ovest di Peshawar, in Pakistan.Oltre 50 vittime e cento feriti. Illeso l’ex ministro dell'Interno probabilmente obiettivo dell’attacco. Il presidente Musharaff ha condannato duramente quanto accaduto definendolo un atto inaccettabile e ribadendo l’intenzione di continuare a combattere contro la minaccia del terrorismo. Il nostro servizio:

    Un’esplosione che ha seminato morte e distruzione all’interno della moschea di Markazi Jamia Masjid, nel distretto di Charsadda, nel nordovest del Pakistan. Era poco dietro l’ex ministro dell’Interno, Aftab Ahmed Sherpao, l’attentatore che si è fatto saltare in aria approfittando della festa musulmana dell’Eid-el-Adha, la festa del sacrificio. Il politico, rimasto miracolosamente illeso, è un uomo molto vicino al presidente Pervez Musharraf. E’ la seconda volta che Sherpao sfugge ad un attentato: il 28 aprile scorso un’esplosione interruppe un comizio che stava tenendo e anche quella volta si salvò; altre 28 persone rimasero uccise. La violenza sta insanguinando il Paese e in particolare la provincia del nord ovest, specialmente nella regione dello Swat, dove l’esercito di Islamabad sta portando avanti una guerra contro terroristi e militanti talebani. Sono oltre 700 le vittime dall'inizio dell'anno, tra i quali 300 ribelli. Atto inaccettabile dovuto ad una “mentalità distorta degli estremisti islamici”: così il presidente Musharaff che ha ribadito l’intenzione di continuare a combattere contro la minaccia del terrorismo per questo ha mobilitato le agenzie di intelligence per individuare i mandanti dell’attentato.
     
    Medio Oriente
    Sono due i militanti di Hamas uccisi nel corso di combattimenti con i reparti militari israeliani. Gli scontri sono arrivati all’indomani di una dura battaglia nella quale hanno perso la vita otto palestinesi. Le vittime di ieri hanno fatto salire a 22 il bilancio dei caduti sotto il fuoco israeliano. Intanto in un comunicato le Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas, hanno confermato di essere di essere disposte a un nuovo cessate il fuoco con Israele.

    Iraq
    Una vittima e un ferito. E’ il bilancio dell’esplosione di un’autobomba avvenuta a Baquba, in Iraq, al passaggio di una pattuglia dell’esercito. Ieri, nella zona, un kamikaze si era fatto saltare in aria causando la morte di 14 persone.

    Afghanistan
    Tempi lunghi per la permanenza in Afghanistan delle truppe straniere. E’ quanto ipotizza il presidente afgano Karzai in un’intervista al quotidiano tedesco "Bild". “Suppongo che ci vorranno ancora 10 anni” ha dichiarato, riferendosi all’impegno del contingente internazionale nella ricostruzione del Paese.

    Libano
    Ennesima riunione domani del Parlamento libanese per l’elezione del nuovo capo dello Stato. La consultazione ha subito, sinora, ben nove rinvii nelle ultime quattro settimane. Della situazione di stallo istituzionale hanno parlato ieri il Papa e il presidente francese, Sarkozy, ricevuto in udienza in Vaticano e, a commento della paralisi politica libanese, stamani il patriarca cattolico maronita, Nasrallah Sfeir, ha detto: “Abbiamo distrutto il sistema democratico libanese e la libertà che ci era stata garantita”. Giancarlo La Vella ha raccolto il parere di Antonio Ferrari, inviato speciale ed analista del Corriere della Sera:


    R. - Non c’è - almeno finora - un accordo vero, anche se l’ipotesi del compromesso è praticamente accettata da tutte e due le parti e riguarda la nomina a presidente del capo delle Forze Armate, Michel Suleiman.

     
    D. – Perché può essere molto rischioso il prolungamento di questa fase di stallo nell’elezione del presidente libanese?

    R. – Perché se non si dovesse arrivare, entro il 31 dicembre, alla scelta del capo dello Stato se ne riparlerebbe a marzo. Per ragioni procedurali, infatti, il Parlamento in assenza di presidente della Repubblica potrebbe essere convocato soltanto per l’ordinaria amministrazione e non per cose straordinarie come appunto sarebbe l’elezione del capo dello Stato. E’ un rischio altissimo che potrebbe portare ad ulteriori tensioni e, purtroppo anche a fatti di sangue come abbiamo visto recentemente. Il confronto tra le due parti comunque continua ed è in corso anche una forte pressione internazionale, soprattutto sulla Siria. Si vuole convincere Damasco ad un atteggiamento più costruttivo nei confronti dell’elezione del presidente libanese.

     
    D. – Quindi, secondo te, questa fase di stallo potrebbe avere conseguenze negative sulla piazza?

     
    R. – Questo indubbiamente. Se si entra nel tunnel potrebbe essere estremamente pericoloso perché il rischio di conflitti e quindi del prologo verso una nuova guerra civile non può essere escluso ed è sempre molto alto.
     
    Kosovo
    La Russia è tornata a ribadire l’intenzione di usare il diritto di veto in Consiglio di Sicurezza dell’ONU sul Kosovo, provincia serba a maggioranza albanese. Per il ministro degli Esteri Lavrov, la NATO e l’Unione Europea si collocheranno “al di fuori del diritto internazionale” se avvalleranno una mozione sull’indipendenza unilaterale di Pristina. Intanto il presidente del parlamento del Kosovo, Kole Berisha, ha rassicurato la comunità internazionale sostenendo che “non ci sarà un’altra guerra nei Balcani”.

    Belgio
    Risolta l’empasse politica in Belgio. Dopo sei mesi senza governo, oggi ha giurato l’esecutivo del premier liberale, Guy Verhofstadt, al quale il re Alberto II aveva conferito l’incarico per traghettare il Paese verso le riforme istituzionali e verso la risoluzione di problemi urgenti come l’aumento del costo dei carburanti e degli alimenti. Il via libera al nuovo governo ad interim è arrivato dopo l’intesa tra i 5 maggiori partiti francofoni e fiamminghi. L’esecutivo resterà in carica per tre mesi, domenica è previsto il voto di fiducia in Parlamento. Intanto in Belgio è stato innalzato il livello di allerta per il timore di attentati. Una decisione presa dopo una vasta operazione anti-terrorismo nella quale sono state fermate 14 persone sospettate di appartenere a un movimento islamico.

    Italia
    E’ passata al Senato con 162 sì e 153 no la terza fiducia posta dal governo alla finanziaria che ora è legge. Decisivi i senatori a vita. Nonostante il traguardo raggiunto, restano agitate le acque all'interno dell'esecutivo per il costante ricorso alla fiducia, posta anche sul welfare per “differenze tra governo e maggioranza” ha sottolineato il ministro Chiti. Il servizio di Giampiero Guadagni:


    La Finanziaria 2008 è dunque legge. Una manovra da 16,4 miliardi di euro e tra i cardini del provvedimento la casa, con la riduzione dell’ICI e detrazioni per i mutui e per chi vive in affitto. Ci sono poi misure per la famiglia e per il lavoro dipendente; è stato abolito ad esempio il ticket sanitario di 10 euro ed ancora a favore delle imprese la riduzione di IRES ed IRAP. Il governo ha ottenuto la terza fiducia questa mattina con il voto decisivo dei senatori a vita. Si ripropone, dunque, la questione di una maggioranza sempre più in bilico al Senato. I liberaldemocratici di Dini hanno confermato che d’ora in poi valuteranno misura per misura; il senatore Fisichella ha detto sì alla Finanziaria, ma solo per evitare l’esercizio provvisorio ed ha annunciato la fine del rapporto di collaborazione con il governo Prodi. Il leader UDEUR Mastella ipotizza a questo punto il voto anticipato. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)

    Giappone
    Grazie alla pressione dell’Australia, il Giappone ha annunciato lo stop alla caccia alle balene megattere, una specie famosa per i salti acrobatici e in via di estinzione. Soltanto il mese scorso, Tokio aveva riaperto la pesca delle balene per la prima volta dagli anni ’60 per avviare un programma di ricerca scientifica che comportava la cattura di almeno mille esemplari. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 355
     
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