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Sommario del 18/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Nomina
  • Domani, l’ultima udienza generale del 2007 di Benedetto XVI. Oltre 600 mila i fedeli presenti ai tradizionali incontri del mercoledì con il Papa
  • Il valore della sofferenza che redime nella breve e straordinaria parabola di “Nennolina”. Intervista con padre Piersandro Vanzan
  • Padre Lombardi sulle accuse di al Qaeda al Papa: il dialogo con l'islam è in crescita e preoccupa "chi non lo vuole". Il teologo musulmano Akrani: non si può tornare indietro, il dialogo è "scelta di civiltà"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nella Giornata internazionale dei migranti, l'appello del segretario generale dell'ONU: ratificare il Trattato che tutela i diritti dei lavoratori immigrati
  • La pillola abortiva Ru486 potrebbe arrivare in Italia a inizio 2008. I medici cattolici: è inaccettabile
  • In Kenya, un convegno per sensibilizzare i media a non trattare con superficialità l'informazione africana. Intervista con padre Kizito Sesana
  • La sapienza cristiana trasmessa in "pillole" da Radiorai raccolta nel libro del padre Rogazionista, Vito Magno. Il volume presentato alla nostra emittente
  • Chiesa e Società

  • Natale in Iraq tra mille difficoltà per la sicurezza. Il vescovo di Baghdad denuncia l'esodo di altri fedeli dalla capitale
  • Terra Santa: messaggio natalizio dei capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme, perché Dio possa ispirare i leader politici a raggiungere la pace
  • Il ringraziamento natalizio a tutti i donatori dalle suore italiane che dirigono il “Baby Caritas Hospital” di Betlemme
  • Indonesia: chiusura forzata e minacce alle chiese. I cristiani si appellano alla Commissione nazionale per i Diritti umani
  • Thailandia: i leader cattolici del Paese invitano a non disertare le urne e a combattere la corruzione elettorale
  • Preghiera dei vescovi della Slovenia per il semestre di presidenza slovena dell’Unione Europea
  • Il cardinale sloveno, Franc Rodé, plaude al prossimo ingresso del suo Paese nello ‘spazio Schengen’ per la libera circolazione all’interno dell’Unione Europea
  • Uruguay: i vescovi ed fedeli del Paese confidano nel presidente Vasquez per bloccare la legge che legalizza l'aborto
  • Ecuador: la Novena di Natale trasmessa dai canali televisivi del Paese latinoamericano
  • Ieri a Genova, presieduti dal cardinale Angelo Bagnasco, i funerali di padre Enrico di Rovasenda, stimato filosofo e teologo
  • Presentata l'autobiografia del cardinale Giacomo Biffi "Memorie e digressioni di un italiano cardinale"
  • Inaugurata la Mostra dei Presepi trentini, allestita nel Braccio di Carlo Magno in Vaticano
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuovi raid israeliani a nord e sud di Gaza, uccisi diversi miliziani palestinesi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nomina

    ◊   In Costa d'Avorio, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Man, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Joseph Niangoran Teki. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote Gaspard Béby Gnéba, docente di Teologia spirituale e di Liturgia nel Seminario Maggiore di Teologia “Notre Dame” di Gagnoa”. Il neo presule, 45 anni, ha studiato nel Seminario di Filosofia di Yopougon, per concludere poi la sua formazione teologica nel Seminario Maggiore di Abidjan. Dopo l’ordinazione, è stato vicario nella parrocchia della Cattedrale “Saint Anne” di Gagnoa e direttore del Centro catechistico. In seguito, ha compiuto studi di Teologia spirituale, conseguendo il Dottorato presso il Teresianum di Roma.

    La Diocesi di Man ha una superficie di 30.750 kmq, con un mulione e mezzo di abitanti, dei quali 76 mila cattolici, suddivisi in 25 parrocchie, con 33 sacerdoti, 20 seminaristi e 47 religiose.

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    Domani, l’ultima udienza generale del 2007 di Benedetto XVI. Oltre 600 mila i fedeli presenti ai tradizionali incontri del mercoledì con il Papa

    ◊   Quella di domani è la 44.ma ed ultima udienza generale di Benedetto XVI del 2007. In questi 12 mesi, il Papa ha concluso il ciclo di catechesi sull’esperienza dei primi Apostoli ed ha iniziato un ciclo di catechesi sulla prima e seconda generazione nella Chiesa dopo gli Apostoli. Le udienze generali sono state seguite complessivamente da oltre 600 mila pellegrini, giunti da ogni parte del mondo. Ripercorriamo alcuni passaggi delle catechesi del mercoledì di Benedetto XVI nel servizio di Alessandro Gisotti:


    (musica)
     
    Il cammino della Chiesa nella storia, dall’esperienza straordinaria degli Apostoli alla fulgida testimonianza dei Padri apostolici: sono i temi sviluppati da Benedetto XVI nelle udienze generali di quest’anno. D’altro canto, nel tradizionale appuntamento del mercoledì - in Piazza San Pietro o in Aula Paolo VI - il Pontefice si è anche soffermato sui periodi forti dell’Anno liturgico e sui viaggi apostolici compiuti in Brasile e in Austria. Nella prima udienza generale dell’anno, il 3 gennaio, il Papa volge lo sguardo alla Grotta di Betlemme e invita tutti i cristiani ad accogliere questo evento che cambia per sempre la storia dell’uomo:

     
    “Nella luce del Natale si manifesta a ciascuno di noi l’infinita bontà di Dio. In Gesù, il Padre celeste ha inaugurato una nuova relazione con noi; ci ha resi figli nello stesso Figlio”.
     
    Il 14 febbraio, il Papa conclude il ciclo di catechesi sui testimoni del cristianesimo nascente menzionati negli scritti neo-testamentari. Benedetto XVI dedica la sua attenzione alle molte figure femminili che hanno svolto “un effettivo e prezioso ruolo nella diffusione del Vangelo”. “La loro testimonianza - avverte - non può essere dimenticata”:

     
    “La storia del cristianesimo avrebbe avuto uno sviluppo ben diverso se non ci fosse stato il generoso apporto di molte donne”.
     
    Con la meditazione su San Clemente Romano, il 7 marzo, Benedetto XVI inizia il nuovo ciclo di catechesi dedicato ai Padri Apostolici, cioè alla prima e seconda generazione nella Chiesa dopo gli Apostoli. Da Tertulliano a San Basilio, da San Gregorio Nazianzeno a San Girolamo, il Papa tratteggia, di settimana in settimana, la figura e l’eredità spirituale di questi giganti della fede. Il 28 marzo, parlando di Sant’Ireneo da Lione, sottolinea l’importanza dell’insegnamento dei vescovi, attraverso la tradizione ininterrotta dagli Apostoli:
     
    “La Tradizione apostolica è 'pubblica', non privata o segreta. Per Ireneo non c'è alcun dubbio che il contenuto della fede trasmessa dalla Chiesa è quello ricevuto dagli Apostoli e da Gesù, dal Figlio di Dio. Non esiste altro insegnamento che questo. Pertanto chi vuole conoscere la vera dottrina basta che conosca 'la Tradizione che viene dagli Apostoli e la fede annunciata agli uomini': tradizione e fede che “sono giunte fino a noi attraverso la successione dei vescovi”.

    E ai presuli di tutto il mondo, il Papa rivolge una calorosa esortazione il 24 ottobre, soffermandosi sulla figura del vescovo di Milano, Ambrogio. Un Santo, è la riflessione del di Benedetto XVI, che dimostra come la catechesi sia “inseparabile dalla testimonianza di vita”:

     
    “Chi educa alla fede non può rischiare di apparire una specie di clown, che recita una parte 'per mestiere'. Piuttosto - per usare un'immagine cara a Origene, scrittore particolarmente apprezzato da Ambrogio - egli deve essere come il discepolo amato, che ha poggiato il capo sul cuore del Maestro, e lì ha appreso il modo di pensare, di parlare, di agire. Alla fine di tutto, il vero discepolo è colui che annuncia il Vangelo nel modo più credibile ed efficace”.

     
    Nei suoi incontri con i pellegrini, il Papa non ha mancato di riflettere anche sui momenti più significativi del suo Pontificato, in primis i viaggi apostolici internazionali. Così, all’udienza generale del 23 maggio, sintetizza il valore della sua visita in Brasile:
     
    “Il mio viaggio ha avuto anzitutto il valore di un atto di lode a Dio per le “meraviglie” operate nei popoli dell’America Latina, per la fede che ha animato la loro vita e la loro cultura durante più di cinquecento anni. In questo senso è stato un pellegrinaggio, che ha avuto il suo culmine nel Santuario della Madonna Aparecida, Patrona principale del Brasile”.

     
    Il 12 settembre, invece, il Papa confida ai fedeli le emozioni vissute nel pellegrinaggio al Santuario mariano austriaco di Mariazell:

     
    “Si è trattato di una presenza gioiosa e coinvolgente, di una Chiesa che, come Maria, è chiamata sempre a 'guardare a Cristo' per poterlo mostrare ed offrire a tutti; una Chiesa maestra e testimone di un 'sì' generoso alla vita in ogni sua dimensione; una Chiesa che attualizza la sua bimillenaria tradizione al servizio di un futuro di pace e di vero progresso sociale per l’intera famiglia umana”.

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    Il valore della sofferenza che redime nella breve e straordinaria parabola di “Nennolina”. Intervista con padre Piersandro Vanzan

    ◊   C’è anche una bimba di sei anni e mezzo tra i Servi di Dio per i quali il Papa ha autorizzato ieri i decreti che ne riconoscono le “virtù eroiche”. Si tratta di Antonietta Meo, detta familiarmente “Nennolina”, nata a Roma il 15 dicembre 1930, morta per malattia a neanche sette anni e sepolta nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. La sua tomba è meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. La sua storia è conosciuta, ormai, in molti Paesi: in seguito ad un terribile male diagnosticato dai medici, Nennolina ha dovuto affrontare all’età di 5 anni la drammatica esperienza dell’amputazione della gamba. Ma di fronte alla sofferenza ha intuito che ognuno deve compiere in sé ciò che manca alle sofferenze di Cristo per la salvezza delle anime. Ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Piersandro Vanzan, censore teologo della Commissione per la Causa di beatificazione di Antonietta Meo:


    R. - Questa bimba ha potuto realizzare in modo incredibile, dal punto di vista umano, una grande immedesimazione mistica con Gesù Crocifisso ed effettivamente il Signore ha fatto grandi cose in questa sua piccola Nennolina, che brilla non solo davanti a Gesù e con Gesù, ma per dare luce a tutti noi.

     
    D. - Le lettere di Nennolina rivolte a Gesù, alla Madonna e allo Spirito Santo costituiscono l’itinerario mistico della sua brevissima vita: dalla semplicità della forma delle lettere, scritte dalla madre, emerge una profondità spirituale, specchio fedele dei suoi sentimenti...

     
    R. - Queste letterine cominciò a dettarle alla mamma addirittura a cinque anni e costituiscono proprio la sua spiritualità di immedesimazione, prima con Gesù Bambino, con Gesù ragazzino, con Gesù che gioca, con Gesù che salta come lei, e poi, con Gesù sofferente, con Gesù in croce: lì raggiunge la vetta della sua immedesimazione mistica.

     
    D. - Nennolina dice di voler offrire la propria gamba a Gesù per la conversione dei peccatori. Quale valore della sofferenza si scorge nella sua breve vita?

     
    R. - Nel ’36, nell’anniversario dell’amputazione, lei vuole che si faccia grande festa in casa. 'Dobbiamo - dice - festeggiare l’anniversario dell’amputazione della gamba, perché io l’ho donata a Gesù'. Quando la zia andò a trovarla e mortificata, addolorata le diceva: “Bambina mia, adesso chissà come farai senza una gamba...”. Lei diceva: “Ma zia, io non ho perso una gamba, l’ho regalata a Gesù”.

     
    D. - Questa serenità di di Nennolina davanti alla sofferenza è frutto di particolari doni di grazia...

     
    R. - Senz’altro, umanamente non è spiegabile. Questa bimba ha la capacità di soffrire ed offrire con Gesù tutto al Padre, per la salvezza del mondo. Questa è decisamente una grazia straordinaria. Addirittura, abbiamo la testimonianza del suo confessore, al quale la bambina dice: “Io mi corico sulla ferita, in modo da sentire più male, perché in quel momento posso offrire più dolore a Gesù”.

     
    D. - Un’altra espressione che va ricordata è il desiderio di Nennolina di essere "la lampada che arde davanti al tabernacolo giorno e notte". Questa luce continua a rischiarare anche oggi?

     
    R. - La lampada che brilla sempre giorno e notte davanti a Gesù è proprio l’esempio che lei giorno e notte dà a tutti noi, in tutto il mondo proprio perché la bimba è una lampada accesa che porta luce ovunque.

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    Padre Lombardi sulle accuse di al Qaeda al Papa: il dialogo con l'islam è in crescita e preoccupa "chi non lo vuole". Il teologo musulmano Akrani: non si può tornare indietro, il dialogo è "scelta di civiltà"

    ◊   “I contatti di dialogo portati avanti da autorevoli esponenti musulmani, come il re di Arabia e i 138 leader islamici, sono un fatto significativo per tutto il mondo musulmano: il fatto che queste voci che vogliano esplicitamente dialogare e impegnarsi per la pace abbiano un'importanza crescente nell'Islam è evidentemente un fatto che preoccupa chi questo dialogo non lo vuole”. Con queste parole, il direttore della Sala Stampa Vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, ha commentato ieri le parole di accusa rivolte a Benedetto XVI, in un video, da Ayman al-Zawahiri, il numero due della rete terroristica di al Qaeda. Questi, mostrando le immagini dell’udienza del Pontefice al sovrano dell’Arabia Saudita, ha parlato di Benedetto XVI come del “Papa che ha offeso l’islam”. Il “riferimento negativo” al Papa, ha osservato ancora padre Lombardi, “non è un fatto strano, né ci preoccupa in modo particolare” e non gli andrebbe attribuito “un grande rilievo”.

    In sintonia con il direttore della Sala Stampa Vaticana è anche Adnane Mokrani, teologo musulmano, docente alla Pontificia Università Gregoriana, che in un’intervista all’agenzia SIR ha affermato esplicitamente che tra cristianesimo e islam “non si può tornare indietro sul dialogo perché è seriamente cominciato”. Il dialogo, ha proseguito Mokrani, “è un principio etico ben radicato nelle fedi, e soprattutto nelle religioni abramitiche. Credo che la scelta del dialogo sia una scelta civile e religiosa insieme”, che insegna a collaborare “per la pace, la giustizia, la riconciliazione, i diritti umani”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Povertà intellettuale e declino scientifico: in cultura, un articolo di Giorgio Israel sull'attuale dilagare di una letteratura antireligiosa.

    Un articolo di Assuntina Morresi sulle nuove staminali "etiche".

    Legalizzazione dell'aborto e diminuzione del crimine: un articolo di Giulia Galeotti dal titolo "Un'eugenetica 'progressista' ?".

    Intervista di Luca Pellegrini a Paul Haggis su "In the Valley of Elah".

    Andrea Monda recensisce "La bussola d'oro" di Chris Weisz.

    Per l'informazione internazionale, un articolo di Giuseppe M. Petrone sulle elezioni presidenziali in Corea del Sud in programma domani.

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    Oggi in Primo Piano



    Nella Giornata internazionale dei migranti, l'appello del segretario generale dell'ONU: ratificare il Trattato che tutela i diritti dei lavoratori immigrati

    ◊   Le Nazioni Unite stimano che nel 2007 siano state almeno 200 milioni le persone migranti nel mondo. Il dato è stato reso noto dal segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, in occasione della odierna Giornata internazionale dei migranti. A preoccupare il Palazzo di vetro sono in particolare i rigurgiti xenofobi che colpiscono numerosi paesi d’immigrazione, l’assenza di leggi specifiche per la tutela dei rifugiati e la mancata ratifica della Convenzione per la tutela dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. Per fare il punto sul significato di questa Giornata internazionale, Stefano Leszczynski ha intervistato Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas italiana:


    R. - A livello globale, le migrazioni hanno mostrato una capacità, ormai anche dal punto di vista quantitativo, enorme. Questa è sicuramente una risorsa, ma al contempo è portatrice anche di tanti problemi, soprattutto per i migranti. Mi riferisco, in particolare, alle categorie più deboli che sono gli immigrati irregolari, quelli cioè senza diritti.

     
    D. - Migranti senza diritti che, tuttavia, contribuiscono in maniera anche molto efficace ai sistemi dei Paesi in cui vengono ospitati. Ma come mai c’è così poca attenzione verso queste persone?

     
    R. - Quello che dice è vero nella misura in cui stiamo assistendo, proprio in questi giorni, alla nuova procedura per l’assunzione in Italia di immigranti dall’estero: ci sono numeri che fanno immaginare come il mercato del lavoro interno sia capace di assorbire tanta manodopera, ma contestualmente come ci sia ancora difficoltà a riconoscere l’esigenza di un Paese, come quello italiano e non solo, di potersi avvalere di queste persone.

     
    D. - Molta immigrazione, ma anche molti rigurgiti xenofobi e molto timore per gli stranieri…

     
    R. - Un fenomeno come quello migratorio ha certamente un forte impatto sociale. Questo è sotto gli occhi di tutti. Evidentemente, c’è una dimensione, quella appunto dell’intolleranza, che aumenta in genere con l’aumento dei numeri. Su questo dobbiamo fare una riflessione profonda e proprio per questo, insieme a tante altre organizzazioni, Caritas italiana ha voluto organizzare un momento di confronto per tutte quelle che noi chiamiamo “le vittime delle migrazioni”.

     
    D. - Tra gli oltre 200 milioni di migranti che si sono stimati in giro per il mondo, tantissimi sono migranti per forza, sono persone che devono scappare dai propri Paesi, sono rifugiati…

     
    R. - Forse, è la categoria dei più deboli in assoluto: chi nella migrazione non vede un’esperienza per un futuro migliore, ma è invece costretto a fuggire da situazioni che - loro malgrado - vanno a colpire soggetti deboli e in particolare donne e minori. Sono questi, quindi, coloro sui quali concentrare maggiormente i nostri sforzi, considerarli veramente come categorie privilegiate e trattarli con tutti i crismi che merita una persona che vive in condizioni drammatiche.

     
    D. - Il segretario generale delle Nazioni Unite ha invitato gli Stati a ratificare uno strumento molto importante, il Trattato per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. Ma, ad oggi soltanto 37 Paesi hanno ratificato questo Trattato…

     
    R. - Questo testimonia il fatto che è ancora difficile per molti Paesi di immigrazione entrare in una logica e in una cultura dell’accoglienza, che significa poi assumersi degli impegni precisi, quelli contenuti all’interno della Convenzione.

     
    D. - Se le normative in materia di migrazioni sono importanti, ancora forse più importante è la sensibilizzazione della società...

     
    R. - Bisognerà fare una seria riflessione su come cambiare il modo di comunicare l’immigrazione. E’ una partita sempre più complessa e non è quindi più sufficiente parlare del migrante come semplice risorsa. Bisogna trovare - ripeto - gli strumenti più adeguati.

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    La pillola abortiva Ru486 potrebbe arrivare in Italia a inizio 2008. I medici cattolici: è inaccettabile

    ◊   Tra febbraio e marzo, potrebbe arrivare in Italia la pillola abortiva Ru486. Lo ha scritto ieri il Corriere della Sera precisando che, terminata la fase della sperimentazione, ora la decisione è dell’agenzia del farmaco, che avrebbe già ricevuto la richiesta di renderla disponibile presentata dalla Exelgyn, azienda francese produttrice. La documentazione preparata da associazioni e medici cattolici ribadisce però che la Ru486, oltre ad essere eticamente inaccettabile, è pericolosa. Francesca Sabatinelli ha intervistato il prof. Vincenzo Saraceni, presidente nazionale dell’associazione medici cattolici italiani.


    R. - Noi abbiamo in Italia una legge sull’interruzione volontaria di gravidanza che riteniamo debba essere modificata, ma che comunque è il limite oltre il quale non si può andare. Qualunque introduzione di un elemento che possa portare all’aborto, che venga fatto al di fuori delle norme previste da quella legge, non può essere accettato. Sulla Ru486, le nostre riserve sono innanzitutto per questa introduzione di un elemento surrettizio di aborto, che rischia di andare al di fuori della legge. Secondo, perché ci sono importanti e documentati pericoli e rischi per le donne. Ora, su questo credo sia stata fatta una riflessione, probabilmente superficiale, da parte dell’Agenzia per il farmaco. Noi abbiamo sollecitato più volte, portando all’attenzione dell’Agenzia alcune considerazioni. Per esempio, il fatto che ci siano mortalità documentate dieci volte superiori a quelle che avvengono nel corso delle interruzioni chirurgiche di gravidanza. Questo deve far riflettere.

     
    D. - Ma sono casi di morte legati a cosa, dott. Saraceni?

     
    R. - Sono casi di morte legati ad un’infezione di un germe conosciuto. E siccome è sempre lo stesso germe che interviene nel dare questa infezione grave a livello uterino, che può portare alla morte della donna, ormai la correlazione tra l’utilizzo della Ru486 e l’insorgenza di questa infezione sono documentate. Ci meravigliamo che tutte queste osservazioni, che non facciamo solo noi e che sono il risultato di riviste internazionali, di articoli internazionali, non vengano prese nella necessaria considerazione.

     
    D. - Tra l’altro, spesso, è stato anche sottolineato che manca uno studio approfondito sulle ricadute psicologiche sulle donne...

     
    R. - Pure su questo non ci sono dubbi, anche se lo studio naturalmente è più difficile. Vale la pena, in questo momento, porsi l'interrogativo e affrontarlo per scavare dentro questo evento. Ritengo, però, che i dati che abbiamo sulla salute della donna, dal punto di vista della sua salute fisica, dei rischi che corre con l’utilizzo di questa sostanza, siano già sufficienti per dire: “Fermatevi, finché siamo in tempo”.

     
    D. - Il ministro Livia Turco ha sottolineato che si tratta di una decisione amministrativa e non politica, in quanto un Paese dell’UE non può respingere un farmaco che è già commercializzato in altri Stati comunitari...

     
    R. - La presentazione del problema, per me, è in una formulazione un po’ burocratica. Noi dobbiamo ammettere che nel nostro Paese questo farmaco ancora non è in commercio per questo utilizzo e che metterlo in commercio per questo utilizzo - senza prendere atto di tutte quelle che sono le possibili reazioni avverse, senza stabilire con precisione le modalità di somministrazione, senza stabilire se vadano fatte terapie di accompagnamento, senza avere la certezza che le donne possono essere seguite, quando insorgono complicazioni e soprattutto con una legislazione che invece prevede altre modalità che l’interruzione volontaria di gravidanza - credo non sia un atteggiamento che dobbiamo assumere.

     
    D. - A questo punto, secondo lei, ci sono probabilità che l’AIFA l’autorizzi?

     
    R. - Ho la sensazione di sì, ma mi auguro che la documentazione che gli stiamo facendo pervenire, che si basa su fatti obiettivi e non fatti ideologici, alla fine possa convincere ad avere un ripensamento.

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    In Kenya, un convegno per sensibilizzare i media a non trattare con superficialità l'informazione africana. Intervista con padre Kizito Sesana

    ◊   Comprendere le reali ragioni dei conflitti africani. E’ stato questo l’obiettivo della Conferenza internazionale su “risorse e conflitti in Africa” che si è tenuta in questi giorni a Nairobi, in Kenya. L’incontro è stato promosso da diverse organizzazioni non governative italiane e africane e rivolto ai professionisti dell’informazione. Ma quando le risorse economiche africane diventano causa di un conflitto? Giovanni Augello lo ha chiesto a padre Kizito Sesana, missionario comboniano e promotore dell’incontro:


    R. - Le risorse sono cause di conflitto quando non sono sufficienti, quando sono spartite malamente. Sono cause di conflitto quanto più deboli sono le istituzioni. Pensiamo che sia importante, finalmente, riuscire a parlare dell’Africa con competenza e anche con positività. I giornalisti sono un ponte essenziale tra l’Africa e il resto del mondo.

     
    D. - Qual è il problema principale del mondo dell’informazione riguardo all’Africa?

     
    R. - Il problema principale è proprio avere i fatti. Cosa sta veramente succedendo in Sudan? Ci sono regioni grandi quanto l’Italia dove non c’è una persona che corrisponda con l’estero. Ci sono zone intere che sono rimaste lontane da qualsiasi forma di copertura mediatica. Il problema primo, fondamentale, è conoscere i fatti. Al Convegno, si è parlato della difficoltà che hanno gli africani di sapere come vengano spesi i fondi governativi. Questo si può dire di tante altre risorse, che scompaiono senza lasciare traccia di beneficio per le popolazioni.

     
    D. - Come vedono gli africani questo continuo attingere alle ricchezze dell’Africa?

     R. - C’è una crescente rabbia di fronte a queste situazioni. Si è incolpati di mali che in realtà vengono dal di fuori, si è considerati responsabili di situazioni in cui in realtà poi i cittadini locali hanno una scarsa forza di intervento. Per fare un esempio del passato recente del Kenya, noi abbiamo avuto Daniel Arap Moi che è sempre stato sostenuto dai Paesi occidentali, senza il minimo rimorso sul fatto che questo provochi in una fascia della popolazione, che è sempre crescente, rabbia nel non avere la forza sufficiente di diventare padroni del proprio futuro.

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    La sapienza cristiana trasmessa in "pillole" da Radiorai raccolta nel libro del padre Rogazionista, Vito Magno. Il volume presentato alla nostra emittente

    ◊   Ieri pomeriggio, è stato presentato, presso la sede della nostra emittente, il nuovo libro del padre Vito Magno, rogazionista, “Un minuto di Vangelo - la “buona Notizia” in Radio RAI, che raccoglie i commenti al Vangelo della domenica trasmessi ogni sabato dalla Rai. Tra i relatori, era presente anche l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che si è soffermato sulle leggi che regolano la comunicazione: chiarezza, incisività ed essenzialità, leggi che si trovano nei Vangeli e che padre Vito Magno ha rispettato nei commenti riportati nel libro presentato. Ma ascoltiamo Mons. Ravasi:


    "La carità è la trasparenza, è la capacità cioè di avere nitidamente il tema in mano e farlo trasparire nelle sue varie iridescenze, senza indulgere alla forma tecnica, al tecnicismo. Seconda legge: la legge della incisività e qui io vorrei ricordare indubbiamente la forza che ha la predicazione di Cristo: l’incisività di Cristo è soprattutto ritmata e regolata dall’uso del simbolo. Terza legge a cui vorrei fare cenno, direi importante e fondamentale, è la sostanza: noi siamo in una civiltà, si dice 'dell’immagine', questo è vero e quindi qui va più sul versante dell’incisività: Cristo era incisivo anche perché evocava spontaneamente le immagini nella mente dell’uditore". (A cura di Monia Parente)

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    Chiesa e Società



    Natale in Iraq tra mille difficoltà per la sicurezza. Il vescovo di Baghdad denuncia l'esodo di altri fedeli dalla capitale

    ◊   Sarà ancora un Natale ‘blindato’ quello celebrato dalla comunità cristiana irachena, nonostante i miglioramenti nella sicurezza interna. A dichiararlo al Sir è il vescovo ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Warduni. “Nei giorni scorsi siamo stati contattati da emissari governativi che si occupano di ordine pubblico per conoscere date, luoghi e orari delle celebrazioni natalizie così da implementare i controlli e la sicurezza intorno alle chiese – ha riferito il vescovo – da parte nostra vorremmo evitare tutto questo ma è necessario per garantire l’incolumità dei nostri fedeli”. “Le celebrazioni – ha aggiunto mons. Warduni - avranno luogo nelle prime ore del mattino o del pomeriggio del 24 e 25 dicembre sempre per motivi di sicurezza. Non tutte le chiese sono aperte, registriamo una certa mancanza di sacerdoti. Il patriarca cardinale Mar Emmanuel III Delly celebrerà la Messa di Natale nella chiesa di san Giuseppe”. Non sono attesi molti fedeli, ha lamentato mons. Warduni: “Molti cristiani hanno lasciato la capitale per sfuggire alle violenze; si sono rifugiati al nord del Paese ed in città non ce ne sono molti; il rischio è di non avere le chiese piene. Tuttavia – ha concluso il presule – non mancherà la preghiera per tutto l’Iraq che affideremo al principe della Pace, Gesù Cristo, perché porti gioia, riconciliazione e speranza, come il Papa ci insegna nella sua ultima enciclica”. (R.G.)

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    Terra Santa: messaggio natalizio dei capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme, perché Dio possa ispirare i leader politici a raggiungere la pace

    ◊   “La libertà e la fine dell’occupazione”: è quanto auspicano i Patriarchi e i Capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme nel loro messaggio di Natale, diffuso ieri dall’agenzia Sir. I 13 leader cristiani e cattolici ricordano che “il muro di separazione ha trasformato la città in grandi prigioni”. “Preghiamo per i governanti e i politici affinché Dio possa ispirarli nelle loro azioni”. Davanti a problemi quali “la disoccupazione, la povertà e la frustrazione che molti continuano a sperimentare quotidianamente sulla propria pelle” è urgente “come cristiani pregare Dio per tutti coloro che ci sono vicino e che si stanno impegnando per le loro famiglie, per i bambini e gli anziani”. I capi delle Chiese si dicono “felici del recente rilascio di prigionieri” da parte di Israele, e chiedono “la liberazione di altre migliaia che hanno gli stessi diritti di rientrare nelle loro famiglie”. Rivolgendosi, infine, “ai fratelli e alle sorelle del mondo” li “ringraziano per i pellegrinaggi. Tramite questi conoscete le difficoltà dei vostri fratelli cristiani che vivono qui. La pace in Terra Santa ha bisogno dello sforzo di tutti, cittadini e politici, non importa se palestinesi, israeliani, musulmani o ebrei, cristiani o drusi. Cristo insegna che la pace supera tutti gli ostacoli”. (R.G.)

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    Il ringraziamento natalizio a tutti i donatori dalle suore italiane che dirigono il “Baby Caritas Hospital” di Betlemme

    ◊   “Grazie” è il messaggio delle suore elisabettiane di origine italiana nel “Baby Hospital” di Betlemme; “grazie” ai volontari, benefattori e amici di tutto il mondo che contribuiscono al mantenimento dell’ospedale con i loro doni. Ogni anno – raccontano le religiose attraverso l’agenzia Zenit - una folla di pellegrini arriva in visita in Terra Santa portando con sé amore e solidarietà per i bambini accolti nell’ospedale, donando loro “il sorriso di Dio”. Le suore sottolineano soprattutto il contributo di tutte quelle persone umili e semplici che “per i bambini di Betlemme si toglierebbero il pane di bocca e consegnano il loro dono quasi furtivamente, evangelicamente…”. Il ringraziamento delle elisabettiane va in particolare agli anziani, che rinunciano a parte della loro pensione e ai volontari che partecipano a maratone in favore dei bambini di Betlemme o fanno spettacoli per intrattenerli. Tutto questo ha permesso nel 2006 di dare assistenza a 34 mila bambini, di cui 4.100 ricoverati e 29.900 curati in ambulatorio. (C.C.)

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    Indonesia: chiusura forzata e minacce alle chiese. I cristiani si appellano alla Commissione nazionale per i Diritti umani

    ◊   La comunità cristiana dell’Indonesia ha presentato un dettagliato rapporto alla Commissione nazionale per i Diritti umani circa la chiusura forzata di chiese cristiane, in seguito alle pressioni di gruppi di fondamentalisti islamici. Il documento è stato presentato dai due massimi esponenti della comunità cristiana indonesiana - mons. Martinus Situmorang, presidente della Conferenza episcopale d’Indonesia, e il rev. Andreas Yewangoe, presidente della Comunione delle Chiese protestanti dell’Indonesia - al capo della Commissione nazionale Jery Simanjuntak, che ha il compito di segnalare al governo le violazioni dei diritti umani nel Paese. Il rapporto stila l’elenco delle chiese cristiane minacciate dai fondamentalisti islamici fra il 2004 e il 2008 e denuncia una chiara violazione della Costituzione indonesiana, nei principi della libertà di culto e di religione, e nell’impossibilità da parte dei fedeli cristiani di esercitare i diritti umani e civili. La Commissione ha assicurato che svolgerà le indagini necessarie, soprattutto monitorando gruppi come l’Islamic Defenders Front e l’Anti Apostacy Alliance, che in passato si sono resi promotori di attacchi a chiese cristiane. “Temo che questi episodi possano danneggiare l’immagine internazionale dell’Indonesia, se non saremo capaci di difende i diritti umani nel nostro territorio”, ha dichiarato Yoseph Adi Prasetyo, membro della Commissione, in un colloquio con l’agenzia Fides. I musulmani in Indonesia sono circa l’85 per cento dei 220 milioni di abitanti, mentre i cristiani rappresentano in totale il 10 per cento della popolazione. I cattolici sono circa 6 milioni. (C.C.)

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    Thailandia: i leader cattolici del Paese invitano a non disertare le urne e a combattere la corruzione elettorale

    ◊   Andare a votare alle prossime elezioni generali “è un dovere per ogni thailandese. Se non si riesce a trovare un candidato degno della propria fiducia, si deve votare quello che rappresenta il meglio in circolazione”. E’ quanto ha detto in un intervento alla televisione nazionale il card. Michai Kitbunchu, arcivescovo di Bangkok, in vista delle elezioni politiche di domenica prossima. Si tratta della prima consultazione elettorale dopo il colpo di Stato militare dello scorso anno, che estromise l’allora presidente Thaksin Shinawatra colpevole di corruzione. I Partiti in corsa sono 18, riferisce l’Agenzia AsiaNews, anche se nessuno di questi sembra avere le carte in regola per avere la maggioranza assoluta. Il presidente della Conferenza episcopale thailandese, mons. George Yod Phimphisarn, afferma che “tutti i cattolici che ne hanno il diritto, devono andare a votare, anche se il poco tempo in cui si è svolta la campagna elettorale e le nuove modalità di voto potranno creare qualche problema”. Secondo il presule, “comprare il voto degli elettori (pratica comune nelle elezioni parlamentari thailandesi) è moralmente sbagliato, ed è un peccato che minaccia la stabilità del Paese. Per questo, abbiamo invitato tutte le parrocchie ad unirsi per creare un fronte unico di elettori, e mettiamo a disposizione le nostre scuole per degli incontri. Questo renderà più difficile la compravendita di voti”. Phrarajchavijitpathipan, monaco buddista molto conosciuto nella capitale, ha invitato i thailandesi a “non votare chi vuole danneggiare il Paese, ma chi vuole dedicarsi ad un giusto sviluppo della Thailandia”. (R.P.)

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    Preghiera dei vescovi della Slovenia per il semestre di presidenza slovena dell’Unione Europea

    ◊   Una preghiera per i governanti e i popoli europei e celebrare così il semestre di presidenza slovena dell’Unione europea. E’ stata diffusa oggi dall’ufficio stampa della Conferenza episcopale di Slovenia. “Dio Padre di tutta l’umanità – recita il testo ripreso dall’Agenzia Sir - Tu vuoi che siamo felici, che non ci sia povertà tra noi, né ingiustizie, né odio e che il tuo amore ci unisca nell’amicizia. Con gioia guardiamo i numerosi popoli europei che si uniscono tra loro, annullano le differenze e cercano il bene comune di tutti. Siamo orgogliosi e grati di poter essere anche noi tra loro. Ci è affidata la guida di questa grande famiglia dei popoli europei – affermano nella preghiera i presuli sloveni facendo un cesso diretto al semestre europeo - e invochiamo il tuo aiuto e la tua benedizione”. I presuli chiedono a Dio di illuminare i responsabili delle nazioni, i politici e i deputati, affinché con saggezza e onestà cerchino e optino per il bene di tutti. “Che la preoccupazione per il progresso economico e materiale non offuschi mai i valori spirituali, di cui abbiamo bisogno. Che la ricerca del proprio benessere non ci faccia dimenticare quanti necessitano del nostro aiuto”. I vescovi affidano alla protezione della Vergine Maria, tutti i popoli d’Europa. “Proteggici perché rimaniamo fedeli alle nostre radici cristiane e al Figlio tuo, che ci edifica nell’unità come fratelli e sorelle”. (R.P.)

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    Il cardinale sloveno, Franc Rodé, plaude al prossimo ingresso del suo Paese nello ‘spazio Schengen’ per la libera circolazione all’interno dell’Unione Europea

    ◊   “Lo spazio Schengen è la rappresentazione laica - ma molto profonda - della nuova unità europea. Il fatto che non ci sia più un confine può apparire all’osservatore distratto una cosa di poco rilievo, ma in verità ha un’importanza enorme”. Così il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, arcivescovo di Lubiana dal 1997 al 2004, commenta il prossimo ingresso - il 20-21 dicembre - della Slovenia nello “spazio Schengen”; un evento che cade a pochi giorni dalla presidenza semetrale di turno della Slovenia nell'Unione Europea. In un’intervista sui settimanali cattolici di Gorizia “Voce Isontina” in italiano e “Novi Glas” in sloveno, il porporato fa il punto sulle prospettive che si aprono con la caduta di quello che, per oltre sessant’anni, è stato uno dei confini più chiusi d’Europa. “In questi giorni - afferma il cardinale Rodé - si stanno smantellando materialmente i posti di frontiera ma arriveremo ben presto al momento in cui queste barriere cadranno anche nelle nostre menti: e questo è ancora più importante”. Lo “spazio Schengen” favorisce la libera circolazione delle persone fra i Paesi aderenti e rafforza i controlli alle frontiere esterne. La Slovenia - come previsto dai Trattati di adesione - entrerà a far parte dello “spazio”, assieme ad altri Paesi di recente adesione all'Ue: Repubblica ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica slovacca e Ungheria. Con l’ingresso nello “spazio Schengen”, riflette il cardinale Rodé, “torniamo, in un certo senso, allo spazio unitario della cristianità medioevale quando il pellegrino che andava dalla Germania a Santiago de Compostela o dalla Slovenia a Roma non aveva bisogno di passaporti o visti. Uno spazio europeo senza varchi di frontiera è una grande cosa e questo può favorire un reale avvicinamento ed una mutua comprensione ancora più intensa fra i popoli”. (R.G.)

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    Uruguay: i vescovi ed fedeli del Paese confidano nel presidente Vasquez per bloccare la legge che legalizza l'aborto

    ◊   La grande campagna di sensibilizzazione, così come la mobilitazione contro il Progetto di legge di difesa del diritto alla salute sessuale e riproduttiva promossa dai vescovi e dei cittadini uruguayani, dopo avere registrato una prima sconfitta, prosegue il suo cammino. Nonostante il Senato abbia infatti approvato la norma che prevede l’interruzione della gravidanza entro le prime dodici settimane, l’iter parlamentare prevede il passaggio alla Camera per l’eventuale approvazione definitiva. Ma si confida nell’ultimo giudizio del presidente Tabaré Vasquez che, fin dal suo insediamento, nel marzo 2005, aveva annunciato la sua opposizione a una norma di questo tipo e in varie occasioni ha ribadito la sua volontà di porvi il veto. “Il presidente più volte si è detto contrario al progetto di legge e lo ha fatto anche attraverso i mezzi di informazione” ha sottolineato il presidente della Ong pro-vita Roberto Castellano. “L’Uruguay sta subendo fortissime pressioni da centri di potere internazionali che vogliono cambiare le norme interne” ha continuato Castellano. “Gli stessi centri mirano alla promozione degli anticoncezionali, alla depenalizzazione dell’aborto, all’omosessualità intesa come valore e all’eutanasia. Tutte armi ideologiche che hanno come obiettivo il controllo demografico e un neocolonialismo che nega la visione spirituale e trascendente dell’essere umano”. Per Castellano, infine: “La realtà è che si vuole che i paesi come l’Uruguay rimangano solo ed esclusivamente produttori di materie prime, senza mai acquisire i mezzi necessari per una evoluzione globale”. (D.D.)

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    Ecuador: la Novena di Natale trasmessa dai canali televisivi del Paese latinoamericano

    ◊   Su iniziativa dei presuli dell’Ecuador, il Messaggio di Natale entra attraverso la TV nelle case del popolo ecuadoregno. Da domenica scorsa infatti, viene trasmesso un programma di circa 15 minuti curato dalla Conferenza episcopale per “riaffermare il vero senso del Natale e i profondi valori umani e sociali che germogliano con la nascita di Gesù e che, non poche volte, rimangono oscurati dal materialismo e dal consumismo”. Grazie alla collaborazione dei canali televisivi locali, nazionali e internazionali, la Chiesa dell’Ecuador, in occasione delle festività natalizie, vuole dare un sostegno alla fede cattolica e rafforzare i valori culturali e sociali del Paese. L’agenzia Fides riporta il programma quotidiano: “Ogni giorno la Novena si apre con una preghiera, quindi la lettura di un brano evangelico, la benedizione e la rubrica ‘il Natale nella storia e nell'arte’ (che affronta temi quali i presepi di San Francesco d’Assisi, la rappresentazione del Natale nell'Arte Quiteño, la celebrazione del Natale nel mondo, la Novena in Ecuador ed in America, i presepi in Ecuador), ambientata negli incantevoli scenari del Paese latinoamericano”. (C.C.)

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    Ieri a Genova, presieduti dal cardinale Angelo Bagnasco, i funerali di padre Enrico di Rovasenda, stimato filosofo e teologo

    ◊   “Mentre preghiamo per lo spirito immortale di padre Enrico, raccogliamo l’eredità del suo esempio: l’amore a Gesù via, verità e vita, e l’amore alla Chiesa, Corpo di Cristo”. Cosi ha ricordato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della CEI, padre Enrico di Rovasenda, celebrando ieri i suoi funerali nella chiesa di Santa Maria di Castello, nel capoluogo ligure. Padre di Rovasenda, ha aggiunto il porporato, “era ben cosciente che – come ricordava san Tommaso – la missione di chi si dedica alla ricerca della verità non è tanto quella di risplendere ma di illuminare”. La commemorazione ha visto la partecipazione di una folla di fedeli fra autorità, intellettuali, discepoli, familiari e confratelli. Padre di Rovasenda, filosofo e teologo domenicano, era nato nel 1906 e tutta la sua vita è stata segnata “dalla ricerca umile e amorosa della verità”. La sua passione per la ricerca lo ha portato a “condurre a felice conclusione il caso Galilei” per volontà di Giovanni Paolo II. Padre di Rovasenda – ha sottolineato infine l’arcivescvo di Genova - si è contraddistinto per la sua capacità di “ascoltare le ragioni di tutti” e “valorizzare tutto ciò che di vero e di buono è disseminato nel cuore e nelle menti degli uomini, per condurlo ad una superiore e armoniosa sintesi di verità”. (C.C.)

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    Presentata l'autobiografia del cardinale Giacomo Biffi "Memorie e digressioni di un italiano cardinale"

    ◊   “Narrando la sua vita, Giacomo Biffi racconta la storia della Chiesa italiana e della società civile nella più pura tradizione dell’autobiografia cristiana dove il parlare della propria vita equivale a descrivere le opere di Dio. La bellezza del libro nasce dal fatto che la vita del vescovo e quella del popolo sono inscindibili”. Così il cardinale Carlo Caffarra ha colto la chiave di lettura di "Memorie e digressioni di un italiano cardinale" (edizioni Cantagalli), il best seller dell'arcivescovo emerito di Bologna presentato all'Istituto “Veritatis Splendor”. Mons. Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense, ha sottolineato come quella di Biffi sia "una storia personale all'interno di una storia più ampia del Paese dove l'arcivescovo è stato un grande protagonista". Fisichella ha poi commentato la sintonia tra Biffi e Solovev “critico nei confronti di ogni forma di soggettivismo e convinto che tutto si debba muovere in una sfera universale". Ed ha individuato in una sua frase la cifra teologica di Biffi: "L'irraggiungibile diventa evento”, una citazione dove troviamo tutta la realtà del mistero dell'incarnazione". Giuliano Ferrara, direttore de “Il Foglio”, ha ricordato che l'edificazione testimoniata dal libro “è la prova che questa parola scartata dalla secolarizzazione è una possibilità dello spirito e della ragione”. “Leggendo le memorie - ha concluso Ferrara - si sente che Biffi è un uomo di straordinaria compagnia, assistito anche nelle osservazioni delle cose di quaggiù dai cherubini”. (A cura di Stefano Andrini)

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    Inaugurata la Mostra dei Presepi trentini, allestita nel Braccio di Carlo Magno in Vaticano

    ◊   Ha aperto i battenti oggi nel Braccio di Carlo Magno, in Vaticano, la mostra “I presepi trentini fra arte, tradizione e solidarietà”. La rassegna, allestita con il patrocinio del Ministero dei Beni e Attività culturali e la partecipazione dell’arcidiocesi di Trento, dei Comuni, delle parrocchie e di privati cittadini della Provincia Autonoma, espone oltre sessanta rappresentazioni dedicate alla Natività. Si tratta di presepi a tutto tondo, a grandezza naturale, riproduzioni di antichi affreschi di chiese del territorio provinciale, tele dipinte da pittori del Rinascimento trentino prestate dal Museo di arte antica medievale e moderna del Buonconsiglio, dalla Soprintendenza per i Beni storico-artistici e da alcune parrocchie trentine. In mostra anche riproduzioni di antichi affreschi di chiese del territorio provinciale che presentano la Natività o l’adorazione dei Magi e dei pastori. All’ingresso della mostra otto maestri del legno realizzeranno, dal vivo, opere dedicate alla Natività durante tutto il periodo della mostra che terminerà il 2 febbraio 2008. Le loro creazioni saranno messe all’asta con l’obiettivo di sostenere due iniziative di solidarietà in Africa: un centro socio-assistenziale-sanitario a Dodoma in Tanzania ed un Centro per la formazione e la lavorazione del legno a Freetown nella Sierra Leone, destinato al reinserimento degli ex bambini soldato. A chiusura dell’esposizione, una rappresentanza della comunità trentina sarà accompagnata in pellegrinaggio a Roma dall’arcivescovo Luigi Bressan e dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai e parteciperà in occasione della visita all’udienza generale del Santo Padre. (A cura di Davide Dionisi)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuovi raid israeliani a nord e sud di Gaza, uccisi diversi miliziani palestinesi

    ◊   All'indomani di due raid aerei israeliani su Gaza, nei quali sarebbero stati uccisi sei miliziani della Jihad islamica, altri due attacchi sono stati sferrati all'alba e in tarda mattinata a nord di Gaza e nella zona tra Rafah e khan Yunes, a sud di Gaza. Uccisi almeno sei miliziani. Anche nella notte era stato ucciso un miliziano a Jenin, in Cisgiordania. Il portavoce del presidente palestinese Abu Mazen, Nabil Abu Rudeina, ha condannato gli attacchi accusando Israele di voler far fallire le intese, raggiunte ieri nella Conferenza di Parigi, di assistenza economica allo Stato palestinese. Da Tel Aviv, invece, il ministro della Difesa, Ehud Barak, si è congratulato con le Forze armate per i successi conseguiti nelle ultime ore e ha invitato la popolazione del Negev a mantenere un elevato stato di allerta, in previsione di possibili ritorsioni palestinesi. Dalla conferenza internazionale dei donatori svoltasi ieri nella capitale francese sono giunti più fondi rispetto a quelli chiesti dal presidente palestinese Abu Mazen, per evitare la catastrofe totale nei Territori. Ma come commentare i risultati raggiunti a Parigi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Giorgio Bernardelli, esperto dell’area mediorientale:

    R. - Certamente è un fatto importante, che esprime soprattutto la volontà della comunità internazionale di sfruttare questo momento favorevole che si è venuto a creare in questi ultimi mesi e che è culminato nella conferenza di Annapolis. Comunque, è un risultato da non sopravvalutare. Intanto bisognerà vedere se questi soldi arriveranno davvero all’autorità nazionale palestinese, perché stiamo comunque parlando di aiuti promessi. La vera partita è il modo in cui verranno utilizzati quei fondi, nel senso che di aiuti della comunità internazionale all’autorità nazionale palestinese ne abbiamo visti tanti in questi ultimi anni, il problema è se questi soldi saranno sufficienti per dare davvero quella svolta all’economia palestinese. Si può finanziare finché si vuole, ma se non ci sono svolte anche su temi come la sicurezza e la rimozione dei blocchi, la libertà dei movimento, questi aiuti rischierebbero di diventare inutili.

     
    D. - Nel frattempo, però, Israele ha condotto ancora operazioni militari contro i miliziani della Jihad operazioni mirate. Ci possono essere delle conseguenze gravi secondo te sul processo di pace in corso?

    R. - Continuano i lanci, praticamente quotidiani, di missili Qassam da Gaza e quindi c’è una pressione molto forte nell’opinione pubblica di fronte a questo tipo di fatti ed era abbastanza scontato che Israele reagisse. Il fatto che abbia reagito con un attacco aereo mirato su miliziani della Jihad è già significativo. Si parlava addirittura di un’azione militare di terra e questo significa che Israele, in questo momento, non sta cercando l’escalation.

    Truppe turche entrate nel nord dell’Iraq
    Sarebbero state forti di circa 800 uomini e si sarebbero spinte fino a 8 chilometri in profondità nel territorio nordiracheno le truppe speciali turche, che hanno passato il confine questa mattina. Lo afferma un sito in Internet notoriamente legato al presidente iracheno curdo, Jalal Talabani. Il nostro servizio:

    Il presidente turco Gul conferma l'incursione con truppe di terra turche nel nord Iraq, spiegando che le forze armate “stanno facendo il necessario” contro il terrorismo. Ricordiamo che l’obiettivo sono presunte postazioni dei guerriglieri separatisti curdi turchi del PKK. Nel fine settimana, a seguito dei precedenti bombardamenti dell'esercito turco, ''almeno 1.800 persone'' hanno abbandonato la loro casa: lo fa sapere l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), aggiungendo che dieci villaggi sono stati colpiti dai bombardamenti, una donna è rimasta uccisa, altre persone ferite. Sei ponti ed una scuola sono stati distrutti e 200 capi di bestiame uccisi. Per quanto riguarda le reazioni irachene, il governo regionale del Kurdistan, che si trova nel nord dell’Iraq, ha condannato l'incursione militare turca di stamanI, mentre un alto ufficiale iracheno, citato da fonti giornalistiche occidentali, ha dichiarato che tutto lascia pensare che si tratti di un'incursione limitata che non sembra destinata ad allargarsi. I bombardamenti dello scorso fine settimana con aerei e artiglierie avevano provocato la protesta di Baghdad.
     
    Condoleeza Rice in Iraq
    L'incursione turca in territorio iracheno è avvenuta mentre il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice giungeva in visita inaspettata a Kirkuk, nell'Iraq settentrionale, per poi recarsi a Baghdad. L'obiettivo di Condoleezza Rice è di esortare i leader iracheni a perseguire la strada della riconciliazione politica. Quella di oggi a sorpresa a Kirkuk è la prima visita del segretario di Stato in Iraq da settembre scorso quando accompagnò nel Paese il presidente George W. Bush, nella provincia occidentale di Anbar. Intanto, nel nord un uomo armato ha ucciso sette persone e ferito altre due appartenenti alla setta degli Yazidi, mentre tornavano a casa ieri sera nelle vicinanze della città di Sinjar. Quando le pattuglie della polizia hanno provato a recuperare i corpi ed i feriti, lo scoppio di una bomba collocata sul lato della strada ha ferito tre poliziotti. In un successivo scontro a fuoco, i poliziotti hanno ucciso tre militanti. La minoranza degli Yazidi - una setta preislamica curda - è stata oggetto di numerosi attacchi di militanti islamici sunniti. L'organizzazione terroristica al Qaida considera infatti gli Yazidi infedeli. Il 14 agosto, camion-bomba hanno ucciso più di 500 persone in alcuni villaggi Yazidi a nord di Mossul, secondo i dati della Mezzaluna Rossa irachena. Sono stati gli attentati coordinati più sanguinosi.

    Afghanistan
    Quindici guardie di sicurezza afghane di una compagnia privata americana sono rimaste uccise in un'imboscata tesa dai talebani nell'ovest dell'Afghanistan. Nell'attacco sono rimaste ferite anche altre 10 guardie alle dipendenze della USPI, una società che si occupa della sicurezza in Afghanistan per membri di ONG, organizzazioni internazionali e truppe straniere.

    Pakistan
    E' salito a 12 morti il bilancio dell'attentato suicida che ha colpito ieri una squadra di calcio dell'esercito nel nord-ovest del Pakistan. Ieri, un portavoce dell'esercito aveva parlato di una decina di morti. Successivamente, altri componenti della squadra sono morti per le ferite subite nell'attentato, avvenuto nella città guarnigione di Kohat, nella Province del Nord-Ovest (NWFP), alla frontiera con l'Afghanistan. I giocatori stavano rientrando a piedi in caserma dopo un allenamento in uno stadio militare, quando un giovane si è fatto esplodere in mezzo a loro, uccidendoli. Si è trattato - ha precisato la polizia - del secondo attacco suicida in tre giorni in questa regione, situata non lontano da zone tribali dove i ribelli islamici fedeli ad al Qaeda e ai talebani sono molto attivi. Sabato scorso, almeno cinque persone, tre civili e due soldati, erano stati uccisi e molti altri feriti davanti una caserma militare. Nel 2007, il Pakistan ha visto un numero eccezionale di attacchi suicidi rivendicati dai militanti islamici. Con quest'ultimo attentato, sale a 710 il numero delle persone uccise nel Paese per attacchi kamikaze dall'inizio dell'anno. Si è trattato soprattutto di militari e poliziotti, ma non sono stati risparmiati neanche civili.

    Somalia
    Continuano senza fine i combattimenti a Mogadiscio tra insorti e truppe governative appoggiate da quelle etiopiche. Oggi, Radio Nairobi dà notizia che un colpo di cannone ha ucciso ieri sera almeno sei civili. Intanto, il nuovo premier Nur Hassan Hussein - dopo aver sciolto il governo che aveva formato ai primi di dicembre - si accinge a formare un nuovo esecutivo, molto ristretto, e tecnico: 18 ministri, la metà dei quali non parlamentari, con - tra l'altro - il preciso obiettivo di aprire un costruttivo dialogo con l'opposizione. A Mogadiscio continua la mattanza: tra gennaio e metà novembre, almeno seimila civili hanno perso la vita nel corso dei combattimenti ed oltre 8.000 sono stati i feriti. Dall'inizio dell'anno, oltre 720 mila civili in fuga, stando a dati ONU.

    Spagna - Libia
    Il leader libico, Muhammar Gheddafi, ha promesso al premier José Luis Rodriguez Zapatero contratti per quasi 12 miliardi di euro, ma opposizione e stampa di sinistra criticano la “deferenza” con cui è stato ricevuto a Madrid un ''dittatore'' paragonato al presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe. Gheddafi, malgrado formalmente non rivesta le funzioni di capo dello Stato, è stato ricevuto come tale ieri, alla sua prima visita ufficiale in Spagna, da re Juan Carlos che lo ospiterà di nuovo a pranzo. Ieri sera, si era incontrato con Zapatero col quale si è trattenuto a cena, dopo aver firmato un accordo-quadro per rilanciare e proteggere la cooperazione economica e gli investimenti fra i due Paesi. Secondo fonti governative, ciò apre la porta a contratti miliardari nei settori energetico, delle costruzioni e in generale nell'ambito commerciale della Spagna. Zapatero e Gheddafi hanno convenuto di elevare le relazioni politiche tra i due Paesi con consultazioni e vertici periodici. Madrid non ha nascosto di considerare la Libia un elemento chiave del rilancio del processo mediterraneo, tema che sarà oggetto di un vertice a Roma giovedì fra Zapatero, Romano Prodi e Nicolas Sarkozy. Ricordiamo che nei giorni scorsi la visita di Gheddafi in Francia aveva sollevato critiche e perplessità sui media francesi.

    Algeria
    Il segretario generale dell'ONU, Ban ki Moon, è arrivato questa mattina ad Algeri per una visita di poche ore, ad una settimana dai due attentati kamikaze contro la sede delle Nazioni Unite e del Consiglio costituzionale. Ban, accolto all'aeroporto dal ministro degli Esteri, Mourad Medelci, incontrerà il presidente, Abdelaziz Bouteflika. Secondo l'ultimo bilancio ufficiale diffuso questa mattina dal Ministro della Solidarietà nazionale, Djamel Oul Abbes, gli attacchi dell'11 dicembre rivendicati da al Qaida per il Maghreb islamico, hanno fatto 41 morti, tra cui 17 impiegati dell'ONU. Sui 177 feriti, ha precisato Abbes alla radio nazionale, 20 sono ancora ricoverati in ospedale. Fonti ospedaliere hanno parlato di 60-70 morti.

    Iran
    Centinaia di iraniani hanno partecipato ad una manifestazione anti-americana e anti-israeliana alla Mecca, in coincidenza con uno dei momenti cruciali del pellegrinaggio islamico. L'iniziativa, voluta dal fondatore della Repubblica islamica, il defunto ayatollah Ruhollah Khomeini, è organizzata ogni anno dalle autorità iraniane, nonostante il divieto saudita a manifestazioni di carattere politico. Al raduno, scrive l'agenzia iraniana Irna, non era però presente il presidente, Mahmud Ahmadinejad, che quest'anno partecipa al pellegrinaggio su invito ufficiale del re saudita, Abdallah. Slogan di "Morte all'America" e "Morte a Israele" si sono levati dalla folla, riunita sotto una grande tenda, nel giorno dell'ascesa al Monte Arafat, dedicato al cosiddetto "Rinnegamento del paganesimo". Ogni anno, in questa occasione, la Guida suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, invia un messaggio agli iraniani presenti al pellegrinaggio, condannando le politiche degli Usa e di Israele, identificati appunto con i "pagani".

    Ucraina
    Il parlamento ucraino ha eletto oggi premier Iulia Timoshenko, l'eroina della rivoluzione arancione del 2004 che portò al potere il presidente filo occidentale Viktor Iushenko. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

    Yulia Timoshenko ce l’ha finalmente fatta, ha realizzato il suo sogno di tornare ad essere primo ministro ucraino dopo il clamoroso licenziamento del settembre 2005. A niente sono servite le schermaglie dell’opposizione e i franchi tiratori nascosti tra le file degli stessi arancioni. Alla Rada, la fiducia le è stata accordata da 226 deputati su 450. La coalizione della Timoshenko si regge su un’esigua maggioranza di soli due voti e non avrà assolutamente vita facile. Lo scopo adesso è di arrivare indenni, senza ulteriori consultazione anticipate, fino alle presidenziali del 2009. In tempi brevissimi, è previsto il giuramento del nuovo governo. La speranza in Ucraina è di aver definitivamente superato la grave crisi istituzionale che attanaglia il paese slavo dalla "rivoluzione arancione" del novembre 2004. L’opposizione ha reagito in modo freddo all’esito del voto di fiducia: la settimana scorsa la candidatura della Timoshenko era stata bocciata per un solo voto. (Per la Radio Vaticana, Giuseppe d’Amato)
     
    Karadzic e Mladic sono in Serbia
    Radovan Karadzic e Ratko Mladic, i due ex leader, politico e militare, dei serbi di Bosnia, ricercati per genocidio e crimini di guerra e contro l'umanità, si trovano sicuramente nel territorio della Serbia. Lo ha dichiarato ieri sera, in un'intervista alla televisione pubblica bosniaca, Raffi Gregorian, il vice dell'Alto rappresentante della comunità internazionale in Bosnia, Miroslav Lajcak. ''Con una sola telefonata il premier della Serbia Vojislav Kostunica potrebbe portare i due fuggitivi davanti ai giudici'', ha detto Gregorian, ''perché assieme ai suoi collaboratori ne conosce l'attuale indirizzo''. Secondo il diplomatico americano, citato dal quotidiano di Sarajevo Oslobodjenje, i due principali ricercati del Tribunale internazionale per crimini di guerra dell'Aja (TPI) si nascondono in Serbia sotto la protezione di persone sulle quali le autorità di Belgrado possono influire. Una settimana fa, Gregorian ha anche dichiarato che i familiari di Karadzic sono in contatto col fuggitivo e a provarlo sarebbero informazioni raccolte dai militari della NATO e dell'EUFOR, nel corso delle perquisizioni delle loro abitazioni a Pale, villaggio di montagna 16 chilometri a est di Sarajevo. Il procuratore capo del TPI, Carla Del Ponte, ha chiesto a Bruxelles di non firmare con Belgrado l'Accordo di stabilizzazione ed associazione all'UE finchè non la Serbia dimostrerà la piena collaborazione con la giustizia internazionale consegnando Mladic, e nel suo rapporto al Consiglio di sicurezza dell'ONU ha proposto che il TPI, che dovrebbe chiudere i battenti nel 2010, continui ad esistere fino a quando non saranno portati davanti ai giudici i due principali accusati.

    ONU Pena di morte
    Si vota oggi all'Assemblea generale del Palazzo di Vetro dell'ONU la risoluzione a favore di una moratoria per la pena di morte nel mondo. Un appuntamento di grande rilevanza per l’Italia che si è impegnata molto e per gli altri Paesi europei che si sono battuti affinchè l'ONU possa mandare un segnale forte e chiaro a tutti quei Paesi dove ancora si pratica la pena di morte. In novembre, la risoluzione sulla moratoria aveva ricevuto 99 sì, 52 no e 33 astensioni, con otto Stati che non avevano partecipato al voto. La speranza alla vigilia è di spuntare qualche consenso in più per superare agevolmente quota 100. Almeno quattro Paesi - Guinea Bissau, Congo-Brazzaville, Kiribati e Palau - dovrebbero passare al partito del sì mentre altri, come il Malawi, che in novembre si schierarono per il no, potrebbero passare all'astensione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
      
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 352
     
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