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SOMMARIO del 02/12/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Speranza e fede: al centro dell’Angelus del Papa nella Prima Domenica di Avvento
  • La visita del Papa, stamane, all’ospedale romano di “San Giovanni Battista” del Sovrano Militare Ordine di Malta, con una commovente cerimonia
  • La preparazione al Natale: nelle parole ieri del Papa ai Primi Vespri della I Domenica d’Avvento
  • Il discorso del Papa ieri al Forum delle ONG cattoliche e l’interpretazione “forzata” di organi di stampa
  • In Brasile la Beatificazione di una suora della Società delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli
  • Oggi in Primo Piano

  • In Venezuela giornata di voto sul progetto di riforma costituzionale del presidente Chávez
  • L’impegno dei salesiani in favore dei ragazzi sudanesi: la testimonianza del missionario Giacomo Comino
  • La realtà delle missioni nel mondo: da 10 anni la racconta l’agenzia on line Misna
  • Chiesa e Società

  • Consegna del Premio per la pace 2006 a don Renzo Scapolo: prete comasco impegnato in iniziative di solidarietà per la Bosnia
  • In Uganda, altre 18 vittime dell’Ebola: si teme l’estensione del contagio
  • A Roma, inaugurato l’Anno Accademico della scuola “Padre Luigi Tezza” e festeggiato il 25.mo anno di attività
  • A Madrid, manifestazione contro l’aborto
  • Band rock e percussionisti africani: sono oltre 5 mila gli iscritti al Festival della Gioventù di Sidney
  • A Marina Trivelli il Premio del volontariato 2007
  • Narrare Dio nella società moderna: obiettivo di un convegno a Palermo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Urne aperte in Russia, dopo le polemiche sull'apparizione di Putin ieri in tv alla vigilia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Speranza e fede: al centro dell’Angelus del Papa nella Prima Domenica di Avvento

    ◊   La connessione tra “speranza” e “fede” e il loro valore nella storia che “chiede di essere costantemente evangelizzata”: concetti al centro delle parole del Papa che all’Angelus riflette sul tempo propizio dell’Avvento e parla della sua seconda Enciclica. Il servizio di Fausta Speranza.


    “La scienza contribuisce molto al bene dell’umanità, ma non è in grado di redimerla”. Lo afferma Benedetto XVI sottolineando il valore dell’amore e della speranza:

     
    “L’uomo viene redento dall’amore, che rende buona e bella la vita personale e sociale. Per questo la grande speranza, quella piena e definitiva, è garantita da Dio, che in Gesù ci ha visitati e ci ha donato la vita, e in Lui tornerà alla fine dei tempi. E’ in Cristo che speriamo, è Lui che attendiamo!”
     
    "Lo sviluppo della scienza moderna - spiega il Papa - ha confinato sempre più la fede e la speranza nella sfera privata e individuale, così che oggi appare in modo evidente, e talvolta drammatico, che l'uomo e il mondo hanno bisogno di Dio, del vero Dio, altrimenti restano privi di speranza". E il Papa chiama a chiedersi in cosa consista la speranza, per poi rispondere che “consiste in sostanza nella conoscenza di Dio”:

     
    “…nella scoperta del suo cuore di Padre buono e misericordioso. Gesù, con la sua morte in Croce e la sua Risurrezione, ci ha rivelato il suo volto, il volto di un Dio talmente grande nell’amore da comunicarci una speranza incrollabile”
     
    E dunque nella Prima Domenica di Avvento, il Papa ricorda che si tratta di “un tempo propizio per risvegliare in noi l’attesa di Gesù”, che – sottolinea - “venuto a Betlemme venti secoli or sono, viene in ogni momento nell’anima e nella comunità disposti a riceverlo”.

     
    “Questa domenica è, dunque, un giorno quanto mai indicato per offrire alla Chiesa intera e a tutti gli uomini di buona volontà la mia seconda Enciclica, che ho voluto dedicare proprio al tema della speranza cristiana”.
     
    La parola ‘speranza’ è strettamente connessa con la parola ‘fede’, spiega il Papa aggiungendo che “è un dono che cambia la vita di chi lo riceve”. A conclusione della preghiera mariana, i saluti. In varie lingue il Papa ripete il suo augurio di Buon Avvento, con un pensiero, in particolare, in inglese ai pellegrini da Brisbane in Australia; in slovacco ai fedeli greco-cattolici da Spis; in italiano ai fedeli provenienti da Milano, Cava dei Tirreni, Battipaglia e Angri.

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    La visita del Papa, stamane, all’ospedale romano di “San Giovanni Battista” del Sovrano Militare Ordine di Malta, con una commovente cerimonia

    ◊   Commovente celebrazione stamane presieduta dal Papa in visita all’ospedale romano di “San Giovanni Battista” del Sovrano Militare Ordine di Malta. Benedetto XVI ha consegnato idealmente alla comunità cristiana di Roma, l’Enciclica “Spe salvi” (Salvi nella speranza), rivolto in particolare a tutti quanti “sono a diretto contatto con la sofferenza e la malattia”. Ad accogliere il Santo Padre al suo arrivo nel presidio sanitario, sorto intorno agli anni ’70 nella zona della Magliana, sono stati il Principe e Gran Maestro dell’Ordine, Fra’ Andrew Bertie e i cardinali Camillo Ruini, vicario generale per la Diocesi di Roma, e Pio Laghi, Patrono dell’Ordine melitense. Il servizio di Roberta Gisotti:


    In un clima carico di emozione, ad accogliere Benedetto XVI per la Santa Messa - celebrata alle 9 in un padiglione coperto dell’ospedale - circa 350 fedeli, decine di malati in sedia a rotelle, insieme ai loro familiari, ai medici, agli infermieri, alle autorità. “Andiamo con gioia incontro al Signore”, ha sollecitato il Papa, in questa prima domenica di Avvento, “tempo di attesa”, “tempo di speranza”, quella “speranza cristiana”, cui ha ricordato di avere dedicato la sua seconda Enciclica, che inizia con le parole “Spe salvi facti sumus”, nella speranza siamo stati salvati.


     “Noi abbiamo bisogno delle speranze – più piccole o più grandi – che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino. Ma senza la grande speranza, che deve superare tutto il resto, esse non bastano. Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere”


     E, il Papa ha scelto “questa casa nella quale si lotta contro la malattia, sorretti dalla solidarietà” “per consegnare idealmente l’Enciclica alla comunità cristiana di Roma”.



    "È un testo che vi invito ad approfondire, per trovarvi le ragioni di quella “speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente: … anche un presente faticoso”

     Ha assicurato il Santo Padre la sua “quotidiana preghiera” per i “cari malati” e i loro parenti che “condividono ansie e speranze” e li ha invitati “a trovare in Gesu sostegno e conforto e a non perdere mai la fiducia”.


     “Nella prova e nella malattia Dio ci visita misteriosamente e, se ci abbandoniamo alla sua volontà, possiamo sperimentare la potenza del suo amore. Gli ospedali e le case di cura, proprio perché abitati da persone provate dal dolore, possono diventare luoghi privilegiati dove testimoniare l’amore cristiano che alimenta la speranza e suscita propositi di fraterna solidarietà.”
     
    Ha quindi sottolineato la missione precipua di quest’ospedale, “dove al centro delle preoccupazioni di tutti sta l’accoglienza amorevole e qualificata dei pazienti, la tutela della loro dignità e l’impegno a migliorarne la qualità della vita”. Ha ricordato il Papa come la Chiesa nei secoli “si è resa particolarmente ‘prossima’ a color che soffrono”, cosi anche il Sovrano Militare Ordine di Malta, “fin dagli inizi si è dedicato all’assistenza ai pellegrini in Terra Santa mediante un Ospizio-Infermeria”, “mentre perseguiva il fine della difesa della cristianità si prodigava nel curare i malati, specialmente quelli poveri ed emarginati”.
     
    Poi il Papa si è rivolto a tutti quanti operano nell’ospedale, tra cui numerosi volontari:

     

     “In ogni malato, chiunque esso sia, sappiate riconoscere e servire Cristo stesso; fategli percepire, con i vostri gesti e le vostre parole, i segni del suo amore misericordioso”.


    Infine il richiamo al Natale che si approssima: “Non si stanca mai Gesù – ha detto Benedetto XVI – di visitarci continuamente negli eventi di ogni giorno”. “Solo chi è desto non è colto alla sprovvista”. “Che non vi succeda” – ha ammonito il Papa – “quel che avvenne al tempo di Noè, quando gli uomini mangiavano e bevevano spensieratamente, e furono colti impreparati dal diluvio”.
     

     “Che cosa il Signore vuole farci comprendere con questo ammonimento, se non che non dobbiamo lasciarci assorbire dalle realtà e preoccupazioni materiali sino al punto da restarne irretiti? Ma viviamo sotto gli occhi del Signore, cosicché ogni giorno può essere presente. Se viviamo cosi il mondo diventa migliore”.


     Prepariamo dunque “a rivivere con fede - ha concluso il Santo Padre – il mistero della nascita del Redentore”.


    Dopo la Santa Messa il Santo Padre ha proseguito la sua visita nell’Ospedale San Giovanni Battista, tra i degenti ricoverati nell’“Unità di risveglio”, una struttura d’avanguardia specializzata nella cura dei pazienti usciti dal coma. L’ospedale, specializzato per la neuroriabilitazione motoria, specie di pazienti post ictus e post traumatizzati, dispone in totale di 240 posti letto, oltre un Day Hospital che ha accolto lo scorso anno 1700 pazienti. La cronaca del toccante incontro del Papa con i malati di questo piccolo reparto del risveglio, nel servizio di Adriano Monti Buzzetti:


     In gergo lo chiamano il "Repartino": una quindicina di letti, équipe super-specializzata, vocazione al servizio e terapie d'avanguardia. Tutto per gestire al meglio quella specie di "seconda nascita" che è il risveglio dal coma: una fase delicatissima in cui i concetti e le sensazioni più elementari – il freddo e il caldo, l'acqua sulla pelle, persino l'idea stessa di possedere un corpo – sono tanti impegnativi esami da superare per riconquistare se stessi. In questo scenario di sfide e di speranza, fatto di ritmi metodici scanditi ogni giorno da cure ed esercizi, la visita di Benedetto XVI irrompe come qualcosa di sorprendente e straordinario. Molti pazienti possono comunicare solo con un battito di ciglia, o a volte un abbozzo di sorriso. Ma con il Papa non c'è bisogno di molte parole: è sufficiente una carezza, il messaggio universale di due mani che si stringono, la presenza amorevole di quella figura vestita di bianco che in compagnia del Gran Maestro dell'Ordine di Malta, fra Andrew Bertie, passa presso ogni letto guardando tutti, considerando tutti, fermandosi a parlare con familiari e parenti. Davanti a lui la giovane vittima di un incidente stradale e l'anziano colpito da ictus, fianco a fianco nella grande battaglia per la salute. All'Ospedale, eredità tangibile in Italia dei 9 secoli di fedeltà dell'Ordine di Malta alla causa del malato, il Pontefice dona una casula viola per i sacerdoti che ogni giorno vi celebrano la Messa. Alla dottoressa Zylbermann, responsabile del reparto, ai medici e agli infermieri, un unico corale incoraggiamento: "in ogni malato sappiate servire Cristo, con i vostri gesti fategli sentire il suo amore".   

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    La preparazione al Natale: nelle parole ieri del Papa ai Primi Vespri della I Domenica d’Avvento

    ◊   “L’Avvento è tempo favorevole alla riscoperta di una speranza non vaga e illusoria, ma certa e affidabile, perché ‘ancorata’ in Cristo, Dio fatto uomo”: è quanto ha detto ieri pomeriggio Benedetto XVI durante la celebrazione, nella Basilica Vaticana, dei Primi Vespri della I Domenica di Avvento, offrendo idealmente a tutta la Chiesa la sua seconda Lettera Enciclica “Spe salvi” pubblicata venerdì scorso. Di fronte al “nichilismo contemporaneo che corrode la speranza nel cuore dell’uomo, inducendolo a pensare che dentro … e intorno a lui regni il nulla”, ha affermato il Papa, l’Avvento invita a riscoprire il dono che Dio ha fatto all’umanità: Cristo. Il servizio di Tiziana Campisi:

     “L’Avvento è per eccellenza, il tempo della speranza”, una speranza fondata “su un avvenimento che si colloca nella storia e al tempo stesso eccede la storia: … Gesù di Nazaret”. Benedetto XVI si è rivolto con queste parole ai fedeli che “si preparano a celebrare la grande festa della nascita di Cristo”, poi ha ricordato che proprio al tema della speranza ha voluto dedicare la sua seconda Enciclica:
     
    “Sono lieto di offrirla idealmente a tutta la Chiesa in questa prima Domenica di Avvento, affinché, durante la preparazione al Santo Natale, le comunità e i singoli fedeli possano leggerla e meditarla, per riscoprire la bellezza e la profondità della speranza cristiana. Questa, in effetti, è inseparabilmente legata alla conoscenza del volto di Dio, quel volto che Gesù, il Figlio Unigenito, ci ha rivelato con la sua incarnazione, con la sua vita terrena e la sua predicazione, e soprattutto con la sua morte e Risurrezione”.
     
    E’ una speranza che nasce dalla fede in Dio Amore quella cristiana, ha spiegato il Papa, fede in quel “Padre misericordioso, che ‘ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito’, affinché gli uomini e con loro tutte le creature possano avere la vita in abbondanza”. Una speranza che la religiosità pagana non possedeva, ha detto ancora Benedetto XVI, così come non la possiede “il paganesimo dei nostri giorni”, il “nichilismo contemporaneo” in particolare che conduce l’uomo al nulla:

     
    “ … corrode la speranza nel cuore dell’uomo, inducendolo a pensare che dentro di lui e intorno a lui regni il nulla: nulla prima della nascita, nulla dopo la morte. In realtà, se manca Dio, viene meno la speranza. Tutto perde di ‘spessore’”.

     
    L’aldilà “non è un luogo dove finiremo dopo la morte, è invece la realtà di Dio, la pienezza di vita a cui ogni essere umano è … proteso”, ha proseguito il Papa. “A questa attesa dell’uomo Dio ha risposto in Cristo con il dono della speranza”, ma se l’uomo è libero “di dire di sì o di no all’eternità, cioè a Dio”, e quindi “può spegnere in se stesso la speranza” eliminandolo dalla propria vita”, Dio “sa che chi lo rifiuta non ha conosciuto il suo vero volto” e per questo “concede nuovo tempo all’umanità”:

     
    “E’ questo anche il senso di un nuovo anno liturgico che inizia: è un dono di Dio, il quale vuole nuovamente rivelarsi nel mistero di Cristo, mediante la Parola e i Sacramenti. Mediante la Chiesa vuole parlare all’umanità e salvare gli uomini di oggi … All’umanità che non ha più tempo per Lui, Dio offre altro tempo, un nuovo spazio per rientrare in se stessa, per rimettersi in cammino, per ritrovare il senso della speranza”.

     
    “Ogni uomo è chiamato a sperare corrispondendo all’attesa che Dio ha su di lui”, ha aggiunto poi il Santo Padre. Ciò che “manda avanti il mondo” è “la fiducia che Dio ha nell’uomo”; ne sono riflesso i “cuori dei piccoli, degli umili, quando attraverso le difficoltà e le fatiche si impegnano ogni giorno a fare del loro meglio, a compiere quel poco di bene che però agli occhi di Dio è tanto: in famiglia, nel posto di lavoro, a scuola, nei diversi ambiti della società”. “Siamo fatti per la vita eterna e beata”, ha concluso Benedetto XVI ricordando che Dio è vita e che “ogni bambino che nasce è segno della fiducia di Dio nell’uomo”, “conferma … della speranza che l’uomo nutre in un futuro aperto sull’eterno di Dio. A questa speranza dell’uomo Dio ha risposto nascendo nel tempo come piccolo essere umano”.

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    Il discorso del Papa ieri al Forum delle ONG cattoliche e l’interpretazione “forzata” di organi di stampa

    ◊   “Spesso il dibattito internazionale appare segnato da una logica relativistica”: è questo un punto del lungo discorso del Papa ieri al Forum delle ONG di ispirazione cattolica. Punto che è stato riproposto da alcuni organi di stampa in modo distorto. Per richiamare l’attenzione sulle reali parole del Papa è intervenuto ieri padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, che ha parlato di “forzate interpretazioni giornalistiche”. Lo ascoltiamo ai nostri microfoni:

    E’ importante rispettare con attenzione la lettera e lo spirito di quanto viene detto – in particolare dal Papa – perché le forzature giornalistiche, magari con titoli intesi a colpire e a richiamare l’attenzione – possono causare malintesi gravi e mettere in moto dinamiche generatrici di tensioni ingiustificate. Lo abbiamo verificato ancora una volta ieri a proposito del discorso del Papa alle Organizzazioni non governative di ispirazione cattolica, in cui ha ribadito le sue preoccupazioni per il relativismo morale. Il Papa aveva affermato testualmente che “spesso il dibattito internazionale appare segnato da una logica relativistica”, ma non aveva – come qualcuno ha scritto – “attaccato l’ONU” o detto che essa sia “dominata” dal relativismo morale. Benedetto XVI, come i suoi predecessori, è del tutto consapevole dell’importanza delle Nazioni Unite per la pace e la difesa dei diritti umani, tanto è vero che ha accettato volentieri l’invito a recarsi, l'anno prossimo, in visita al Palazzo di Vetro di New York. Giustamente il portavoce delle Nazioni Unite – che era stato interpellato, speriamo non con l’intenzione di alimentare una tensione – ha messo in luce che non vi era alcuna polemica fra il Papa e l’ONU. E’ evidentemente dovere della Chiesa portare avanti le istanze più serie per la difesa della dignità umana anche nelle sedi internazionali in forza della sua autorità morale, poiché ciò corrisponde alla sua missione. Se ciò avviene è rispondente alla finalità stessa di tali organizzazioni. Non bisogna vedere attacchi dove non ci sono.

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    In Brasile la Beatificazione di una suora della Società delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli

    ◊   Nel pomeriggio in Brasile sarà proclamata Beata Lindalva Justo de Oliveira, della Società delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, uccisa nel 1993 da un uomo che si era invaghito di lei. Presiederà la cerimonia, in rappresentanza del Santo Padre, il cardinale José Saraiva Martìns, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. La Chiesa in Brasile si trova così arricchita, nel giro di poco più di un mese, di quattro nuovi Beati martiri. Prima di suor Lindalva Justo de Oliveira ad ottobre erano stati dichiarati Beati, infatti, Albertina Berkenbrock, una ragazza di 12 anni che ha preferito la morte piuttosto che perdere la sua purezza, ed altri due martiri: un sacerdote, Manuel Gòmez Gonzàles, ed un giovane laico che gli era vicino, Adilio Daronch. Cosa significa questa fioritura di santità per la Chiesa nel Paese latinoamericano? Giovanni Peduto lo ha chiesto al cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il clero, che è di origine brasiliana:
     

     
    R. – I Santi sono davvero una grande testimonianza del Vangelo. Tra i Beati che abbiamo in Brasile, ci sono anche dei martiri: i martiri del Nordest del Brasile, che sono stati massacrati nell’epoca coloniale; si trattava di due comunità con i loro sacerdoti. Però, adesso, questi nuovi martiri sono più recenti, sono dei tempi attuali, per cui sono un messaggio molto forte e senz’altro anche molto efficace per il Brasile.
     
    D. – Tutti siamo chiamati alla santità. Ma oggi, è particolarmente difficile seguire la via della santità?

     
    R. – Io credo che non sia più difficile che in altri tempi. Ovviamente, sempre è necessario vivere la fede nelle circostanze storiche in cui si vive. Però, essere discepoli di Gesù Cristo – perché in questo consiste la santità: essere suoi discepoli, seguirlo in questa vita, una sequela coerente, fedele fino alla fine, contando sempre sulla misericordia di Dio, ovviamente, perché siamo tutti peccatori - non è più difficile oggi, credo, di una volta. Aderire a Gesù Cristo, lasciarsi trasformare da lui, lasciarsi chiamare e guidare da lui, essere suoi discepoli, suoi testimoni in questo mondo: è un compito di tutti noi e per tutti noi. E credo che tutti possiamo farlo, perché Dio vuole che tutti si salvino!

     
    D. – Eminenza, la purezza della fede è difficile conservarla in Brasile – come in altri posti – ma nel suo Paese in particolare, a causa delle sette che ingenerano soprattutto nella gente semplice un certo sincretismo religioso ...

     
    R. – Sì. Oggi abbiamo questo problema, senz’altro, in Brasile, in America Latina, soprattutto con le sette pentecostali. In Europa, a volte, quando si parla di sette, spesso si pensa al New Age, alle sette orientali; da noi, in Brasile, sono le sette pentecostali protestanti, che fanno molto, molto proselitismo. Sono perfino aggressive nella loro propaganda, non nel senso di aggressione fisica, ovviamente; però, sono molto attive e molto anti-cattoliche, normalmente. Tanti brasiliani hanno lasciato la Chiesa cattolica e sono entrati in queste sette pentecostali, tanto che oggi la percentuale di cattolici, in Brasile, di quelli che si dichiarano cattolici, è di circa il 68 per cento: una volta erano più del 90 per cento. E noi, perciò, ad Aparecida, nel corso della V Conferenza generale dell’episcopato dell’America Latina e dei Caraibi, abbiamo deciso di fare una missione continentale, e questo vuol dire che vogliamo metterci alla ricerca di tutti i battezzati che si sono allontanati dalla Chiesa cattolica: voglio dire di non aspettarli semplicemente nelle parrocchie finché loro ritornano, ma andare noi a loro nella carità, nella gioia di Gesù Cristo, a riproporre di nuovo il kerigma, ossia il primo annuncio di Gesù Cristo e del suo Regno.

     
    D. – Alla luce di queste considerazioni, qual è a suo parere il messaggio dei nuovi Beati ai fedeli dei nostri giorni in Brasile?

     
    R. – Prima di tutto, è la testimonianza della loro fede cattolica nella vera Chiesa di Gesù Cristo. E per noi questo è il primo impegno: confermare la gente nella fede cattolica. Secondo: ovviamente, il cammino alla sequela di Gesù Cristo come discepoli è esigente; alle volte esige anche il sacrificio della propria vita. Però, Gesù stesso ha detto che nessuno ha un amore più grande di quelli che danno la vita. Dare la vita per Dio, per i fratelli, per la propria fede: questo è l’amore più grande, la testimonianza più grande. Vuol dire che ancora una volta ci confermano, i nostri Martiri brasiliani, nella fede e ci danno questo stimolo a continuare gioiosi di essere cattolici, di voler portare questa fede, testimoniare questa fede nella società di oggi.

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    Oggi in Primo Piano



    In Venezuela giornata di voto sul progetto di riforma costituzionale del presidente Chávez

    ◊   Oltre 16 milioni di venezuelani sono chiamati oggi alle urne per pronunciarsi sul progetto di riforma costituzionale del presidente Chávez, che prevede di cambiare 69 dei 350 articoli della Costituzione del 1999 e così “avviare la nazione – secondo quanto dichiara il capo di Stato – verso il socialismo del XXI secolo”. Il servizio di Luis Badilla:

    Le ultime ore della campagna elettorale sono state particolarmente dure dal punto di vista del confronto dialettico. Il presidente, venerdì scorso, ha minacciato di interrompere dopo il referendum le esportazioni di petrolio negli Stati Uniti in caso di violenze scatenate dall’opposizione. Intanto, in Venezuela cresce la preoccupazione. I diversi gruppi hanno espresso il loro netto rifiuto sulla nuova Costituzione e i vescovi venezuelani hanno manifestato ripetutamente le loro perplessità per questa riforma. Una riforma che considerano “non necessaria, moralmente inaccettabile e non conveniente per il Paese”, perchè “lede i diritti fondamentali del sistema democratico e della persona, mettendo in pericolo la libertà e la convivenza sociale”. Secondo i presuli, questa riforma “limita la libertà dei venezuelani, incrementa eccessivamente il potere dello Stato, elimina la decentralizzazione”; il governo controlla inoltre “moltissimi spazi della vita cittadina”. Per i vescovi, la nuova possibile Costituzione, oltre a limitare molti diritti umani, civici, sociali e politici contemplati nell’attuale testo costituzionale, può innescare processi di discriminazione politica. E può anche determinare “nuovi ambiti di scontro e polarizzazione fra i venezuelani”. “Ricordiamo - proseguono i presuli - che tutti i cittadini hanno il diritto ad esprime un’opinione sulla proposta di riforma. Quindi, rifiutiamo gli attacchi ingiuriosi contro il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas, contro altri vescovi e, in generale, contro personalità e settori del popolo venezuelano”. I vescovi chiedono, infine, a tutti gli elettori di partecipare attivamente al referendum esprimendosi “responsabilmente col proprio voto”.

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    L’impegno dei salesiani in favore dei ragazzi sudanesi: la testimonianza del missionario Giacomo Comino

    ◊   Secondo appuntamento della nostra rubrica dedicata ai testimoni della speranza evangelica. Da 50 anni al servizio del Vangelo, con lo stesso entusiasmo del primo giorno: è la straordinaria esperienza di Giacomo Comino, salesiano laico di don Bosco, che dopo oltre trent’anni di servizio in Corea, da 15 si trova ora in Sudan. Qui, tra mille difficoltà ma affidandosi sempre con fiducia alla divina Provvidenza, Jim, come lo chiamano i suoi confratelli salesiani, si prende cura dei giovani profughi del Darfur. Alessandro Gisotti lo ha raggiunto telefonicamente a Khartoum per farci raccontare cosa significa testimoniare Cristo in una realtà difficile come quella sudanese:


    R. – Dopo 32 anni in Corea, i superiori m’han chiesto: “Ma a questo punto, non te la sentiresti di andare un paio d’anni in Sudan, dove stiamo iniziando una nuova opera per i ragazzi dei campi di rifugiati di Khartoum?”. Io ho detto: “Ci provo!”. Dopo due anni, la situazione era talmente grave, e gli occhi grandi di questi ragazzi mi guardavano in un modo, che quando dicevo: “Ma, forse tra un paio d’anni io me ne torno in Corea dove ho lasciato un pezzo di cuore”, loro mi dicevano: “Ma, se voi salesiani missionari non vi prendete cura di noi, chi si curerà di noi?”. Ecco, questo interrogativo, due anni, tre anni, cinque anni, dieci anni ... adesso sono 15 anni che lavoro in Sudan. Ho scoperto un valore grandissimo, un valore cristiano: la Provvidenza. Pochi minuti fa, stavo arrivando proprio da El Obeid, vicino al Darfur. Da quando è cominciata la tragedia del Darfur, abbiamo cercato ogni anno di adottare 150-170 ragazzi. Quest’anno, abbiamo fatto il passo un po’ più lungo della gamba, abbiamo detto: Prendiamone 400! Non vi dico i problemi che stiamo incontrando! Ma allo stesso tempo, quale consolazione vedere come la Provvidenza ci viene incontro ...

     
    D. – Che cosa pensano questi giovani di persone che portano l’amore cristiano in terre così lontane dalla propria casa?

     
    R. – Questi ragazzi hanno dai 17, 18, 20 anni, sono 400. Ogni giorno, nel dispensario che abbiamo, ce n’è una quarantina che sono colpiti dalla malaria, proprio per la malnutrizione che hanno sofferto. Non dicono tanto, però penso che dentro di loro si domandino: “Ma perché? Perché ci hanno presi? Perché questa gente cerca di aiutarci?”. E penso che sia una bella testimonianza sul valore della vita umana. Siamo tutti Figli di Dio. A loro si fa proprio capire: io sono uguale a te! Penso che questo messaggio, anche se più della metà sono musulmani, è un messaggio che recepiscono ogni giorno.

     
    D. – Quindi, il missionario dà se stesso, dà la sua vita, ma riceve anche molto?

     
    R. – Normalmente, la gente dice: “Ma che bravo, che grande che sei per andare in quelle zone difficili!”. Ma affatto! Devo dire che questi giovani mi danno delle lezioni, ogni giorno, che sono indescrivibili. Una delle lezioni che imparo ogni giorno è la loro generosità. Guarda, puoi dare a un bambino che è affamato un pezzo di cioccolato, e non vedrai mai mangiarlo da solo: sempre lo condivide con i suoi amici. I nostri ragazzi del Darfur, anche se hanno patito la fame, quando diamo loro la colazione, mettono tutto in un grosso recipiente e a gruppi di 4-5, mangiano assieme. Condividono tutto quello che hanno. Per me è una grande lezione.
     Proprio per aiutare l’opera dei salesiani in Sudan, si terrà a Verona, il prossimo 9 dicembre, il Concerto di Natale, che la RAI ritrasmetterà la Vigilia di Natale. Nel corso della trasmissione del 24 dicembre sarà diffuso, in sovrimpressione, un numero cui tutti potranno accedere per donare ciò che desiderano a favore dei giovani del Darfur.

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    La realtà delle missioni nel mondo: da 10 anni la racconta l’agenzia on line Misna

    ◊   La MISNA compie dieci anni. L’agenzia on-line nata il 2 dicembre 1997 per “accompagnare il camino del sud del mondo”, in appena due lustri di vita, è passata da poche centinaia di accessi al mese a punte di oltre 15 milioni, provenienti da tutti i continenti. Con un archivio poliglotta di oltre 250.000 titoli, l’agenzia costituisce oggi un prezioso strumento di consultazione per molti addetti ai lavori del mondo dell'informazione non soltanto in Italia, in Europa e in Nord America, ma soprattutto in diversi Paesi africani e latino-americani. Davide Dionisi ha chiesto al direttore, padre Venanzio Milani, il segreto del successo della MISNA:

    R. – Penso che il segreto sia l’autenticità e se si vuole, in un certo senso, l’originalità delle notizie dal sud del mondo, grazie alle nostre fonti che sono, per la maggior parte, di persone che vivono la realtà.

     
    D. – L’episodio che ricorda più volentieri di questa avventura?

     
    R. – La pressione fatta a livello internazionale per la liberazione di un sacerdote arrestato a Kigali nel 2005, oppure anche l’annuncio dell’accordo di pace per il Congo.

     
    D. – Quale l’episodio che invece ricorda meno volentieri?

     
    R. – Tutti gli episodi di rapine, gli episodi di uccisioni di missionari, volontari e laici del posto, soprattutto se poi si scopre che anche quando si aiuta ci sono sempre tangenti oppure aiuti che non arrivano.

     
    D. – Quali le nuove sfide dell’agenzia MISNA?

     
    R. – Quella della pagina araba. La MISNA esce già in italiano, inglese, francese e spagnolo e dal 2008 uscirà anche in arabo. Vuol dire che sarà l’occasione per costruire un ulteriore strumento per rafforzare la volontà di dialogo interculturale e interreligioso e per favorire, come dice il nostro direttore Mariano Venni, quell’alleanza di civiltà di cui il Mediterraneo è stato spesso impareggiabile crogiolo.

     
    La MISNA nacque per volontà di alcune congregazioni missionarie che, incoraggiate dalla grande potenzialità della rete di missionari distribuiti in tutto il Sud del mondo, decisero di affidarne la direzione al comboniano padre Giulio Albanese che la diresse fino all'estate 2004. Davide Dionisi ha chiesto al religioso di raccontare gli esordi di questa straordinaria esperienza.
     
    R. – Tornando indietro con la moviola della storia, credo che tutto sia cominciato nella redazione di CNN International nel ’96. Io, per caso, mi trovavo lì ed ebbi modo di parlare con il vice presidente di CNN International. Fu lui a suggerirmi di organizzare tutto questo network di missionari e volontari sparsi nelle cosiddette periferie del mondo-villaggio globale, proprio attraverso la rete. Inizialmente ero molto scettico, anche perché temevo fosse un’operazione costosa. Poi, grazie all’aiuto di un caro amico, il prof. Sergio Pillon, medico esperto di telemedicina e grazie anche alla collaborazione di alcuni missionari confratelli, cominciai. Cominciai in maniera molto rudimentale, considerando che la MISNA, quando è nata, era un computer collegato alla rete, attraverso una linea telefonica mononumerica bicanale. Insomma, avevamo solo un computer, punto e basta, e poi un cellulare. In questo modo, sebbene fossimo in quel momento, in quella fase, davvero “Pollicino” rispetto ai grandi giganti dell’informazione, credo che siamo riusciti brillantemente a dare voce a chi non ha voce. Poi, in fondo, questa era la grande scommessa editoriale di questa iniziativa che, devo dire, quando è partita ha trovato delle resistenze più di ordine psicologico: fino a quel momento tutte le pubblicazioni missionarie erano state cartacee e la rete internet in quanto tale non era ancora sufficientemente conosciuta.

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    Chiesa e Società



    Consegna del Premio per la pace 2006 a don Renzo Scapolo: prete comasco impegnato in iniziative di solidarietà per la Bosnia

    ◊   Domani la consegna del Premio per la pace 2006 a don Renzo Scapolo, prete comasco e fondatore dell’Associazione di volontariato “Sprofondo”. La cerimonia si terrà alle 17, al Teatro Manzoni di Milano. Il riconoscimento è per “l’opera da lui svolta a favore della pace nel mondo e a favore di chi soffre”, si legge nel comunicato diffuso dall’agenzia SIR. Già nel 1991, con l’inizio dei conflitti nell’ex Jugoslavia, don Scapolo comincia ad organizzare iniziative di solidarietà. Nel 1994 fonda l’Associazione che raccoglie fondi e convogli umanitari con generi di prima necessità, per la gente di Sarajevo. Da quel momento alterna i periodi di residenza in Bosnia, con brevi visite in Italia. La scelta di don Renzo è stata fatta dai cittadini, attraverso la votazione on line sul portale della Regione Lombardia. Gli altri due vincitori del Premio sono: Marguerite Barankitse, operatrice umanitaria a favore dei bambini colpiti dalla guerra del Burundi, e Amin Khalaf, co-fondatore di una scuola elementare per israeliani e arabi in Israele. (B.B.)

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    In Uganda, altre 18 vittime dell’Ebola: si teme l’estensione del contagio

    ◊   Il virus dell’Ebola arriva in Uganda. Dopo i 16 decessi della scorsa settimana, altri 18 casi si sono verificati nella zona occidentale del Paese. Fonti ufficiali parlano di ulteriori 61 casi di contagio accertati. Carenti sia le attrezzature mediche, che i mezzi per contrastare efficacemente la situazione. Addirittura, in seguito al contagio di due medici, alcuni addetti alla cura ed alla prevenzione hanno abbandonato la zona. Intanto, il governo ha imposto una rigida quarantena in un’ampia zona del Paese. Fonti ufficiali annunciano che martedì arriveranno esperti di un centro specialistico statunitense. Il virus dell’Ebola è stato identificato nel 1976. Da allora centinaia le vittime: la malattia è mortale per l'80 per cento dei casi. Nel 2000 uccise circa 200 persone, nell'Uganda settentrionale. Di recente, almeno 26 persone ne sono state vittime in Congo e altri casi sono stati segnalati in Costa d'Avorio, Gabon, Repubblica del Congo e Angola. (B.B.)

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    A Roma, inaugurato l’Anno Accademico della scuola “Padre Luigi Tezza” e festeggiato il 25.mo anno di attività

    ◊   A contatto con gli ammalati si ha la possibilità di dare valore alla vita, di difenderla, di promuoverla. E’ stato questo il motivo ricorrente dell’inaugurazione, tenutasi ieri a Roma, dell’Anno Accademico della scuola “Padre Luigi Tezza”: il Centro di formazione dell’Istituto Figlie di San Camillo, collegato con l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un’occasione speciale per docenti e studenti del Corso di laurea in Infermieristica, considerato che, nell’occasione, la scuola ha dato inizio ai festeggiamenti per i suoi 25 anni di attività. “La sfida sanitaria, la nostra società, il mondo della salute e della malattia hanno bisogno di persone ben preparate. E qui l’Università ha una grande responsabilità nel formare le persone per una concreta finalità, con programmi adatti, con esperienze condivise” ha sottolineato il segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, mons. José Louis Redrado, durante la Messa che ha aperto il calendario delle celebrazioni. “Una Scuola Infermieristica cattolica non può limitarsi ad offrire un servizio scolastico, pur apprezzato e scientificamente qualificato. Perciò – ha osservato il Segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute – il compito formativo si qualifica per l’attenzione che viene data alla persona e per il suo slancio di portare a tutti quello che si è imparato, come un servizio alla società”. “Abbi cura di te, per aiutare senza bruciarsi”, è stato il tema della Lectio magistralis di padre Luciano Sandrin, preside del Camillianum. “Per sentirsi realizzati nelle professioni di aiuto e nelle attività di volontariato c’è bisogno di rivedere e rielaborare la propria immagine di curanti e aiutanti, adattandola creativamente ai vari ambiti nei quali siamo impegnati”, ha spiegato il religioso camilliano. “Aiutare una persona a riprendersi dalla sua malattia, un ragazzo ad uscire dal tunnel della droga, una famiglia a superare una situazione di disagio, una coppia a risolvere i suoi problemi, dà gioia e soddisfazione. Il rovescio della medaglia è che, specialmente se lo fai per lungo tempo, è un tipo di impegno che consuma risorse”. Secondo il preside del Camillanum allora “c’è bisogno di trovare un buon equilibrio tra l’ideale del curare inteso come guarire e risolvere e quello del prendersi cura, inteso come aiutare, sollevare e consolare, più relazionale ed affettivo e riscoprire nella relazione terapeutica le caratteristiche paterne e materne che sono in ognuno di noi, modalità relazionali che sono salutari per noi e per coloro che prendiamo in cura”. Obiettivi oltre la didattica dunque, che vedono il malato sempre più al centro dell’attenzione del personale sanitario e il compito degli infermieri risulta fondamentale. Così come ha ricordato in chiusura Madre Laura Biondo, Superiora Generale dell’Istituto Figlie di San Camillo: “certamente l’infermiere nella sua professione necessita di una preparazione tecnica e di acquisizioni scientifiche, ma nel contatto con l’ammalato non può non avere un’acuta sensibilità per i suoi problemi di ordine umano, né può sottrarsi al compito di recare il proprio contributo alla loro soluzione”. Rivolgendosi agli studenti, madre Biondo ha detto: “L’esercizio della vostra professione vi chiederà di essere anche testimoni della vostra fede, con un impegno generoso a sostegno della vita umana. Nella fatica dei turni, nella tensione derivante dal contatto quotidiano con la sofferenza, vi sostenga sempre la convinzione che ogni sofferenza umana ha uno speciale rapporto con la stessa sofferenza redentrice di Cristo”. (A cura di Davide Dionisi)

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    A Madrid, manifestazione contro l’aborto

    ◊   Numerosi cittadini e membri di almeno 12 associazioni hanno partecipato alla manifestazione contro l’aborto, svoltasi venerdì a Madrid. Tutti riuniti davanti al ministero della Sanità per chiedere al governo la garanzia di uno scrupoloso adempimento della legge. Infatti, la normativa spagnola permette di ricorrere all’aborto solo in tre casi specifici: pericolo di vita della donna, malformazioni del feto o di gravidanze frutto di violenza sessuale. Tra le associazioni che hanno partecipato alla manifestazione: l’Istituto di politica familiare (IPF), l’Unione familiare spagnola (UFE), SOS Famiglia e Hazte Oir. Per quest’ultima, l’ipotesi del “rischio per la salute psichica della madre, si è trasformata in un colabrodo che, di fatto, – si legge nel sito dell’associazione – permette l'aborto libero in Spagna”. Come ricorda l’agenzia Fides, una recente ricerca svolta dall'IPF definiva l’aborto una delle cause principali di mortalità del Paese. Proprio ieri, un blitz della polizia ha permesso l’arresto di alcuni medici che praticavano aborti illegali in alcune cliniche di Barcellona. (B.B.)

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    Band rock e percussionisti africani: sono oltre 5 mila gli iscritti al Festival della Gioventù di Sidney

    ◊   Band di punk cristiani, cori polinesiani, percussionisti africani e cantanti di opera autistici. Sono i giovani iscritti al Festival della Gioventù, che si terrà dal 16 al 18 luglio del prossimo anno a Sidney. L’evento musicale è inserito nel programma della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG), che si svolgerà dal 15 al 20 luglio. Sono oltre 5 mila gli artisti iscritti, provenienti da tutto il mondo. Come palcoscenico avranno gli angoli, le piazze, i luoghi di ritrovo, le gallerie e le chiese della capitale australiana. “Saranno momenti di grande scambio culturale e sociale” afferma il Comitato organizzatore della GMG, all’agenzia SIR. Ora al via le selezioni, dopo la chiusura delle iscrizioni alla fine di ottobre. Il programma finale del Festival sarà annunciato il prossimo anno e si arricchirà anche di forum, mostre di arte, proiezioni cinematografiche e laboratori di fede. (B.B.)

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    A Marina Trivelli il Premio del volontariato 2007

    ◊   Consegnato il Premio del volontariato internazionale 2007 a Marina Trivelli: chirurgo e volontaria di “Medici con l’Africa-Collegio Universitario Aspiranti Medici e Missionari (CUAMM)”. Da oltre 5 anni, la Trivelli è impegnata in un progetto per la prevenzione dell’HIV, nell’Angola meridionale: nella provincia con il più alto tasso di sieropositività della regione. “Medici con l’Africa-CUAMM” è un’Organizzazione non governativa (ONG) che istruisce i medici da inviare nei Paesi in via di sviluppo. Dal 2000, realizza un sostegno alla diocesi di Ondjiva, nel sud dell’Angola: gestisce gli ospedali e invia il materiale sanitario necessario alle cure. Il riconoscimento è stato consegnato ieri a Roma, in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS. Prevista invece per il 5 dicembre, la Giornata mondiale del Volontariato, istituita dall’ONU. (B.B.)

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    Narrare Dio nella società moderna: obiettivo di un convegno a Palermo

    ◊   “Narrare Dio, narrare l’uomo nella post-modernità”: è il tema convegno concluso ieri a Palermo al Dipartimento di antropologia cristiana della Facoltà teologica di Sicilia e dell’Oasi di Troina. Il racconto come forma di comunicazione, perché in una realtà multietnica, multiculturale e multireligiosa, il dialogo costituisce uno spazio di crescita fondamentale. Come sottolinea il quotidiano Avvenire, la tradizione cristiana è ricca di narrazioni: la Rivelazione ha una struttura narrativa che deriva dalla tradizione ebraica e anche la Salvezza si dipana attraverso numerose narrazioni, che vanno a formare un unico racconto. L’argomento è stato approfondito sotto i punti di vista biblico, antropologico, teologico e pastorale. Tra gli interventi, anche quello dell’arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo. “La fatica – dichiara ad Avvenire Ina Siviglia Sammartino, direttrice del Dipartimento di antropologia cristiana – è di porre in un fecondo rapporto la visione cristiana dell’uomo e la cultura moderna”. (B.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Urne aperte in Russia, dopo le polemiche sull'apparizione di Putin ieri in tv alla vigilia

    ◊   Seggi aperti in Russia dove si sta registrando un’altissima affluenza alle urne dei cittadini chiamati a scegliere i 450 deputati della Duma. La vigilia, ieri, è stata segnata dalle polemiche per la ripresa di Putin dalla televisione ad un incontro sportivo. Di questo confronto elettorale, che molti osservatori internazionali considerano un referendum sul presidente Putin, ci parla Giuseppe D’Amato:


    Le urne si sono aperte ieri sera alle 21 italiane sul Pacifico e si chiuderanno stasera, 11 fusi più ad ovest, nella regione di Kaliningrad, l’ex Prussia orientale. Quasi 109 milioni sono gli elettori chiamati ad eleggere i 450 deputati della Duma, la camera bassa del Parlamento. Oltre 95mila i seggi con circa 3 milioni di persone impegnate a garantire la regolarità del voto. Il partito del Cremlino “Russia Unita” (RU), con il presidente Putin in qualità di capolista, è il netto favorito della consultazione. Secondo i sondaggi della vigilia dovrebbe ottenere più del 60% delle preferenze. Tra uno e tre dovrebbero essere le altre formazioni - in totale 11 in lizza - a superare la barriera del 7% per avere una propria rappresentanza parlamentare. Russia Unita ha trasformato le legislative in un referendum sugli otto anni di presidenza Putin. Per questo grande attenzione è posta all’affluenza alle urne. Maggiore sarà, maggiore valore avrà la vittoria di Putin. I comunisti ed i partiti liberalo-riformisti, SPS e Jabloko, hanno contestato come si è svolta la campagna elettorale ed il limitato accesso ai media. Denunciano pressioni sugli elettori e promettono proteste in caso di brogli. Il numero di osservatori internazionali è ridotto. Non vi sono quelli di un importante istituto dell’OSCE.
     
    Francia
    Il giorno seguente l’uccisione dell’agente della Guardia Civile spagnola da parte dell’Eta, si fa più serrata la caccia alla cellula terroristica che ha condotto l’agguato. Intanto, da Madrid, si alza la condanna unanime delle forze politiche spagnole. Il servizio di padre Ignacio Arregui:


    Le forze di sicurezza della Francia continuano a rastrellare un ampio territorio nel sud ovest del Paese in cerca dei tre militanti dell’ETA che, ieri mattina, hanno ucciso, nella città di Capbreton, vicino a Bayonne, un membro della Guardia Civile spagnola, lasciando gravemente ferito un altro appartenente allo stesso corpo di polizia. Immediata la reazione di tutta la classe politica spagnola, in particolare con una riunione d’urgenza a Madrid dei rappresentanti dei partiti al parlamento. La condanna è stata unanime cos¡ come la decisione di agire con il massimo rigore che permette la giustizia contro il terrorismo. Da parte sua, la Confereza episcopale spagnola ha ricordato la sua dichiarazione pubblicata nel mese di novembre dell’anno scorso sotto il titolo “Orientamenti morali di fronte alla situazione attuale in Spagna”, mettendo in risalto, in particolare, due osservazioni: non è lecito riconoscere né explicitamente né implicitamente una organizzazione terroristica come rappresentante politico legittimo di nessun settore della popolazione, e non può neanche essere ritenuta quale interlocutore politico. La seconda osservazione afferma che, l’unità contro il terrorismo deve prevalere su tutte le legittime differenze degli schieramenti politici. Durante la sua particolare tregua unilaterale, l’ETA ha realizzato, il 30 dicembre del 2006, un tragico attentato contro l’aeroporto internazionale di Madrid causando la morte di due immigrati equadoregni. Il 5 giugno di quest’anno ha dichiarato la fine della sua tregua annunciando la ripresa di ogni forma di violenza. In questo periodo si è incrementata la pressione dell’intero Stato spagnolo contro il terrorismo, con alcuni buoni risultati: gli attentati dell’ETA sono diminuiti e hanno avuto conseguenze meno gravi. Sono stati arrestati 188 militanti o collaboratori attivi del gruppo armato. L’attentato di ieri è accaduto in pieno dibattito. Anche con alcune valutazioni contrastanti sull’annuncio della condanna a forti pene di prigionia per 47 cittadini, per la loro collaborazione esterna, in diverso grado, con il gruppo armato ETA.

    Crisi politica in Belgio
    Il re del Belgio, Alberto II, ha annunciato ieri di aver accettato le dimissioni del primo ministro incaricato di formare il governo, il fiammingo Yves Leterme. A 174 giorni dalle elezioni del 10 giugno scorso e dopo mesi di trattative con i partiti moderati fiamminghi e francofoni per tentare di formare una possibile coalizione di governo, Leterme riconosce il suo fallimento con una rinuncia che, di fatto, acuisce quella che viene considerata la peggiore crisi politica del Paese dal dopo guerra ad oggi. I negoziati si sono definitivamente chiusi con il rifiuto dei partiti francofoni di cedere all'ultimatum lanciato da Leterme sulla riforma che accentuava l’organizzazione federalista dello Stato. Si teme ora che la contrapposizione tra fiamminghi e valloni si faccia più dura, come dimostrato dall'intervento dell'estrema destra delle Fiandre che è tornata a invocare con forza la scissione. Spettri del separatismo che dovrà subito esorcizzare il monarca, il quale, secondo alcune indiscrezioni, potrebbe affidare l’incarico per formare un nuovo esecutivo al leader riformista, Didier Reynders.

    Pakistan
    In Pakistan, a meno di 24 ore dall’atteso incontro tra i due leader dell’opposizione Benazir Bhutto e Nawaz Sharif per pianificare la strategia da seguire in vista delle elezioni, il presidente Musharraf ha ordinato ai governi provinciali di vietare dimostrazioni, manifestazioni e sit-in per assicurare la "tenuta pacifica'' del voto generale dell’8 gennaio 2008. Musharraf ha anche esortato i governatori provinciali a favorire la visita di osservatori e giornalisti internazionali durante le elezioni che, secondo alcuni dati diffusi oggi dalla Commissione elettorale, vedranno confrontarsi 13mila candidati per 849 seggi.

    Iraq
    Malgrado i dati diffusi ieri dal governo iracheno parlino di una sensibile riduzione delle vittime della guerra, a Baghdad continua a non passare giorno senza che si registrino violenze e attacchi della guerriglia. Oggi, due poliziotti sono stati uccisi e altri quattro sono rimasti feriti nell'esplosione di un ordigno. Ma nella capitale irachena, in questi giorni, la vera emergenza è quella legata al diffondersi di un’epidemia di colera. Al momento i contagiati risultano essere almeno cento, cifra che è bastata a far salire l’allarme delle autorità locali, anche in considerazione delle precarie condizioni del sistema sanitario iracheno.

    Afghanistan
    In una massiccia operazione dell’esercito afghano, condotta nella provincia meridionale provincia di Kandahar, sono stati uccisi oltre 40 talebani e tratti in arresto altri 14. Secondo fonti dell’esercito di Kabul nessun civile è rimasto coinvolto negli scontri a fuoco.

    Incursioni dell’esercito turco in Iraq
    Resta alta la tensione al confine turco-iracheno dopo l’offensiva di ieri delle truppe di Ankara nel nord del Paese del Golfo, che ha inflitto perdite a un gruppo di circa 50 ribelli del PKK. Era infatti dal 1997 che le truppe turche non oltrepassavano il confine per dare la caccia alle milizie paramilitari curde. L’operazione è stata condotta dalle truppe speciali appoggiate dall’artiglieria e da circa 5 elicotteri d'attacco. Lo stato maggiore di Ankara ha inoltre annunciato che in caso di necessità interverrà in Nord Iraq “in maniera più estesa con altri concetti”. Dichiarazioni che confermano la gravità del livello di scontro se si considera che, al momento, la Turchia ha ammassato ai confini con l'Iraq circa 100 mila soldati, aerei F-16 ed elicotteri d'attacco, oltre ad alcune migliaia di truppe speciali.

    Negoziati tra Iran e Russia sul nucleare
    Il capo negoziatore iraniano sul nucleare, Said Jalili, sarà domani a Mosca per consultazioni. Lo ha annunciato stamani il portavoce del ministero degli Esteri aggiungendo che anche il ministro degli Esteri si recherà in Russia prossimamente. Proseguono così i colloqui tra le autorità dei due Paesi, dopo che il presidente russo Putin aveva incontrato, nell’ottobre scorso a Teheran, la Guida suprema dell’Iran, ayatollah Ali Khamenei, e il presidente, Mahmud Ahmadinejad. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 336
     

     
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