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SOMMARIO del 31/08/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Presentata in conferenza stampa a Loreto l'Agorà dei giovani, attesi in 300 mila per i due giorni di incontro con Benedetto XVI
  • Un anno fa, la visita del Papa al Santuario abruzzese del Volto Santo di Manoppello. L'arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, sottolinea la fruttuosa eredità di quell’evento
  • L'Austria, "un Paese che amo" fin dall'infanzia. In una lettera ai giornali diocesani locali, il Papa anticipa alcuni temi del suo prossimo viaggio apostolico
  • La consacrazione a Maria del Perù, al termine del IX Congresso eucaristico nazionale. La Messa conclusiva presieduta dal cardinale Bertone
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • In Texas, graziato il detenuto condannato a morte per complicità in omicidio. "Nessuno tocchi Caino" denuncia: oltre 5600 pene capitali eseguite l'anno scorso nel mondo
  • Giornata di digiuno e riflessione contro le violenze della 'ndrangheta calabrese, promossa dalla diocesi di Locri-Gerace. Con noi, il vescovo, mons. Bregantini
  • L'orrore della guerra in Iraq nel film-denuncia del regista statunitense, Brian De Palma, in concorso al Festival del cinema di Venezia
  • Chiesa e Società

  • Oltre 184 mila i giovani già iscritti alla Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Sidney dal 15 al 20 luglio del prossimo anno
  • Il Kenya invia in Sudan più di 1700 insegnanti per migliorare il sistema di istruzione del Paese. Polemiche del KNUT relative alla retribuzione
  • Il Sudan ospiterà 1400 rifugiati palestinesi, fermi tra l'Iraq e la Siria
  • Indigeni morti di fame in Argentina, appartenenti ad una comunità indigena. Presentata una denuncia alla Corte suprema argentina
  • Avviato in Gran Bretagna un progetto per riavvicinare alla fede i cattolici non praticanti
  • Aperte le iscrizioni per il Master “Donna, società e cultura” all’Università Europea di Roma, promosso dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum
  • 24 Ore nel Mondo

  • “Una soluzione negoziata di due Stati”: messaggio del segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, alla Conferenza della società civile per la pace israelo-palestinese - In Afghanistan, ucciso un militare ISAF in un attacco kamikaze a Kabul. Liberati intanto, tutti gli ostaggi sudcoreani - In Iraq gli americani discutono sulla tregua di sei mesi annunciata dai radicali sciiti. Preoccupazione per un’epidemia di colera
  • Il Papa e la Santa Sede



    Presentata in conferenza stampa a Loreto l'Agorà dei giovani, attesi in 300 mila per i due giorni di incontro con Benedetto XVI

    ◊   Saranno circa 300 mila i giovani che sabato e domenica prossima parteciperanno all’incontro con Benedetto XVI a Loreto. Il governo italiano ha definito il raduno un “grande evento”: ingenti infatti le misure di sicurezza e rilevante il lavoro organizzativo. La due giorni dei giovani italiani è stata presentata questa mattina a Loreto. La parola al nostro inviato, Paolo Ondarza.


    I giovani possano sperimentare che la Chiesa è una casa accogliente, così come lo fu la casa di Nazareth per la Vergine Maria, custodita a Loreto. Lo ha detto il segretario generale della CEI mons. Betori presentando l’Agorà del prossimo fine settimana. “Non si tratta di un evento estemporaneo”, ha spiegato. Loreto 2007 è infatti parte di un cammino triennale dedicato ai giovani, chiamati a incontrare e conoscere la Chiesa. Oggi, è l’ultima delle giornate di accoglienza che in questi giorni hanno visto una grande collaborazione tra le diocesi italiane. Qui a Loreto, è giunta da Sidney in Australia una delegazione di giovani accompagnati da mons. Antony Fisher, segretario generale del Comitato preparatorio della GMG 2008. “Vogliamo imparare dall’organizzazione di questo evento - ha detto - gli italiani sono molto bravi a organizzare grandi raduni religiosi: ma siamo anche qui - ha proseguito mons. Fisher - per invitare i giovani italiani a venire a Sidney L’Australia ha bisogno di loro per una seconda evangelizzazione della cultura. Il lavoro della Protezione civile italiana, nella persona del responsabile Guido Bertolaso, è stato lodato dall’arcivescovo prelato di Loreto, Gianni Danzi. Lo stesso Bertolaso, prendendo la parola, ha detto che l’organizzazione è stata agevolata dal fatto che Loreto è stata già più volte meta dei viaggi pontifici. Bertolaso non ha nascosto l’emozione provata nel vedere già tanti giovani in festa e preghiera per le strade di Loreto: “un’immagine che - ha confidato - mi ha riportato alla grande GMG di Roma. Auspicio dell’odierna conferenza stampa è portare i giovani in prima pagina: lo ha così riassunto don Domenico Pompili, responsabile dell’ufficio stampa dell’Agorà. Per chiudere una curiosità: la Regione Marche farà dono al Santo Padre, amante della Musica, di una fisarmonica in madre perla. Lo ha detto il presidente della regione Gianmaria Spacca. Da Loreto, Paolo Ondarza Radio Vaticana.


    In queste ore, tantissimi giovani da tutta Italia sono in viaggio verso Loreto. Per l’occasione, treni speciali sono stati messi a disposizione dalle Ferrovie dello Stato. Il treno, dunque, ancora una volta, si rivela come mezzo privilegiato per raggiungere i luoghi dello Spirito. Paolo Ondarza ne ha parlato con Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato:


    R. - Una grande massa di persone deve andare in un luogo relativamente piccolo e per riuscire a gestire tutta l’affluenza il treno si presta, in questi momenti, ad essere il mezzo di fruizione. Quando si arriva, lo si fa alla spicciolata, quando si va via, lo si fa tutti quanti assieme. Quindi, dover gestire grandi masse di persone contemporaneamente è molto difficile. Il treno ha questa grande capacità. Un secondo motivo è, invece, quello legato al fatto che il treno è un mezzo perfettamente coerente con lo spirito della manifestazione dell’Agorà di Loreto. Il treno è un mezzo di trasporto molto vicino alla natura, rispetta il clima, rispetta l’ambiente. E’ uno strumento dei valori che lì verranno ad essere manifestati. Terzo, è un mezzo con il quale si riesce a socializzare, cosa rara ormai nel nostro mondo. E’ un luogo di incontro, nel quale si possono scambiare esperienze, idee, opinioni e si può fraternizzare, cosa anche questa sempre più difficile fare.

     
    D. - Come vi siete organizzati per fronteggiare i tanti giovani che si sono messi in viaggio per Loreto e quali servizi saranno offerti loro?

     
    R. - Intanto, oltre ai treni ordinari ci sono anche dei treni speciali: oltre 100 treni speciali dedicati solamente ai giovani che vanno verso Loreto. Da più parti d’Italia, a raggiera, convergeranno verso Loreto, ed altri siti vicino Loreto, dove saranno dei centri di accoglienza dedicati, con delle persone che saranno in grado di organizzare un deflusso ordinato. Useremo dei treni molto capienti.

     
    D. - Ancora una volta, il binomio treno-turismo religioso si ripresenta. Non è una novità...

     
    R. - Sicuramente, è noto il pellegrinaggio verso Lourdes o altri centri di questo genere, che sono periodici, frequenti. C’è stata invece l’esperienza eccellente, che ho vissuto personalmente, del Giubileo e della Giornata Mondiale della Gioventù con Giovanni Paolo II, che fu un esempio molto felice di come un avvenimento così importante possa essere organizzato in maniera eccellente senza particolari disguidi.
     
    E domani sera, dopo l'atteso incontro con Benedetto XVI, a partire dalle 21.15, molti artisti della canzone, della recitazione e della danza si esibiranno davanti ai giovani, in quella che è stata denominata “La notte dell’Agorà”. A fare da cornice, un’orchestra di 70 elementi. L’evento sarà trasmesso in diretta da Rai Uno. Ce ne parla Isabella Piro:


    (musica)

     
    L’etoile della danza, Eleonora Abbagnato, il virtuoso del pianoforte, Giovanni Allevi, un maestro della recitazione come Giancarlo Giannini: sono solo alcuni degli artisti che saranno presenti alla "Notte dell’Agorà". Tra questi, anche Lucio Dalla, autore di una canzone intitolata “I.N.R.I”. A lui, padre Vito Magno ha chiesto il significato di questo brano:

     
    (musica)

     
    R. - E’ una preghiera a Gesù. Anche Gesù ha avuto delle tentazioni. Gesù è Dio ma Gesù è uomo per quello che è il suo essere terreno, il suo nascere come tutti gli uomini, la sua grandezza è proprio in questo: aver scelto la condizione più lontana dal suo essere Dio ma anche in qualche modo più emblematica, perché in fondo condivide la cosa più comune agli uomini, che è quella di morire.

     
    D. - Con, in più, l’essersi fatto povero come scelta...

     
    R. - E’ una scelta che Gesù fa proprio perché diventi emblematica lei stessa come scelta. Non è amico dei potenti...

     
    D. - C’è un verso della canzone “I.N.R.I.” che più mi colpisce: “Tu esisti e splendi, con quel viso da ragazzo, con la barba senza età”...

     
    R. - Visivamente, è quello che noi troviamo nel ritratto di Gesù. Nelle situazioni più drammatiche, c’è la presenza di Gesù, comunque continua e permanente, non solo nell’universo ma anche nelle situazioni che a volte non ti spieghi! Per esempio: io riesco a capire come anche un delinquente possa intuire il sacro. Naturalmente, la sua vita è una vita doppia nel senso del male, doppia nel senso delle scelte che fa. Però, è talmente grande la figura di Gesù che, in qualche modo, "atterra" in qualsiasi tipo di coscienza.

     
    (musica)
     
    Oltre alla musica, naturalmente, la spiritualità sarà la grande protagonista dell’Agorà dei giovani come conferma, ai nostri microfoni, un altro artista che sarà presente a Loreto: il cantautore, Claudio Baglioni:

     
    (musica)

     
    R. - La spiritualità è il "carburante", è la luce che illumina la strada. E' un bengala acceso ad illuminare quella parte che ancora non vediamo. E quindi, è un’esigenza, è un po’ come l’aria, insomma: noi non ce n’accorgiamo, c’è sempre, senza di lei non avremmo nessuna possibilità né di respirare e meno che mai di vivere.

     
    D. - Ma chi è Dio per Claudio Baglioni?

     
    R. - La risposta assomiglia molto ad una candelina che bisogna riparare da ogni vento. Dio è il perché facciamo ogni giorno questo nostro tragitto. Credo sia la nostra essenza del vivere.

     
    D. - Tu hai avuto modo di visitare il Santuario di Loreto. Quali emozioni hai provato?

     
    R. - Ogni volta che si arriva in un luogo che appartiene al sacro, dove appunto si ritrova il senso del Santuario, il senso del pellegrinaggio, lì - secondo me - si avvertono veramente delle vibrazioni diverse, che sono quelle date anche da tutte le persone che hanno portato il loro cuore, i loro passi, la loro fatica del vivere, la loro gioia per arrivare poi finalmente in uno stesso posto. E quindi, io penso che si trasmettano un po’ come delle onde sentimentali e magnetiche al tempo stesso, queste fortissime suggestioni...

     (musica)

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    Un anno fa, la visita del Papa al Santuario abruzzese del Volto Santo di Manoppello. L'arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, sottolinea la fruttuosa eredità di quell’evento

    ◊   Gioia ed entusiasmo: questi i sentimenti che animano le migliaia di giovani che stanno confluendo a Loreto per incontrare Benedetto XVI. Quegli stessi sentimenti che il primo settembre di un anno fa hanno accompagnato il pellegrinaggio del Papa al Santuario del Volto Santo di Manoppello, nella diocesi di Chieti-Vasto. Una visita pastorale durata poche ore, ma la cui ricchezza spirituale si mantiene particolarmente viva ad un anno di distanza. Ecco la riflessione dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, raggiunto telefonicamente da Alessandro Gisotti proprio a Manoppello, dove il presule si trova con i giovani dell’Abruzzo in partenza per Loreto:


    R. - C’è stata come la grazia di un nuovo slancio, di una nuova gioia di credere, di sentirsi amati da Cristo, avvolti dallo sguardo della sua misericordia. In secondo luogo, il Papa ci ha invitati ad essere sempre cercatori del Volto di Dio. Il Santo Padre ci ha incoraggiati ad essere sempre pellegrini alla ricerca del Volto. Anche quando lo abbiamo conosciuto, dobbiamo sempre di nuovo riscoprirlo. Ci ha invitati ad avere una fede viva, una fede sempre nuova e giovane. E i giovani si sentono attratti da una fede che non è qualcosa di stantio, di statico ma che è novità di cuore, novità di vita: un sempre nuovo incontro d’amore con il Signore Gesù.

     
    D. - Accolto da grande entusiasmo a Manoppello, il Papa affermò: “La Chiesa è una grande famiglia. Dove c’è il Papa, la famiglia si riunisce con gioia”. Fin dall’inizio del Pontificato, Benedetto XVI ci mostra proprio la gioia dell’incontro con Cristo e la dimensione ecclesiale di questo incontro...

     
    R. - La gioia è una delle parole-chiave di questo Papa. Ed io credo che sia un’esperienza che egli stesso viva profondissimamente da tanti anni. Questo Papa è uno di quei casi concretissimi in cui si può spiegare ai giovani perché non si deve dire che siamo vecchi, ma che siamo giovani da tanti anni. Veramente, c’è una giovinezza nel suo cuore, un entusiasmo della fede che ci fa capire come ciò che egli ripete - e cioè che chi crede non è mai solo, si sente avvolto da un amore che lo riempie di gioia - sia profondamente vero. I giovani lo hanno capito. Qui a Manoppello, l’anno scorso come quest’anno, ne sono venuti tantissimi. Adesso a Loreto ne vedremo ancora tanti lasciarsi confermare nella fede di Pietro, e da Pietro rilanciare nella testimonianza di questa fede nel quotidiano della loro vita.

     
    D. - Un anno fa, Manoppello; oggi, Loreto. Lei si trova proprio con i giovani abruzzesi che si apprestano a partecipare all’Agorà dei giovani: lo stesso entusiasmo?

     
    R. - Non solo con i giovani abruzzesi che verranno - e sono tantissimi, in modo speciale, quelli della mia diocesi - ma anche i tantissimi che verranno ed anche con i tantissimi - migliaia - che stiamo ospitando nella mia diocesi e che vengono da molte diocesi d’Italia e anche da vari Paesi d’Europa: Olanda, Germania, Ucraina e così via. Insieme stiamo vivendo un’esperienza meravigliosa. Le nostre famiglie sono arricchite dalla presenza di questi giovani, entusiasti dal calore e dall’affetto che hanno trovato, tutti siamo comunque nella gioia, ora, di andare pellegrini alla Santa Casa, pellegrini ad incontrare il Successore di Pietro che ci confermerà ancora una volta nella fede per rilanciare la nostra passione per la causa di Cristo, della sua Chiesa, per l’unità del suo Corpo.

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    L'Austria, "un Paese che amo" fin dall'infanzia. In una lettera ai giornali diocesani locali, il Papa anticipa alcuni temi del suo prossimo viaggio apostolico

    ◊   “Amo i paesaggi meravigliosi della vostra Patria” - che mi ricordano le passeggiate domenicali dell’infanzia - e amo “la grande cultura austriaca e le persone amabili del vostro Paese”. Si apre con queste parole la lettera inviata da Benedetto XVI a giornali diocesani austriaci, in vista del suo viaggio apostolico a Vienna e al Santuario di Mariazell, che avrà luogo dal 7 al 9 settembre prossimi. “ Quando verrò in Austria - scrive il Papa - incontrerò la grande cultura che lì si è arricchita nel corso dei secoli. Ma soprattutto, incontrerò il presente: i conflitti e le domande di un tempo che diventa sempre più veloce; la fatica della fede e dell’essere cristiano nella convivenza tra le diverse culture e tradizioni”.

    Benedetto XVI si sofferma poi sul “cuore” mariano dell’Austria, rappresentato dal Santuario di Mariazell, che celebra i suoi 850 di vita, e rivela: “Nella mia cappella privata qui a Roma c’è una copia della Madonna di Mariazell, che Papa Giovanni Paolo II aveva riportato a casa dal Santuario (...) Quando recito il breviario o mi soffermo a pregare nella cappella, mi guarda il benevolo volto della Madre di Dio di Mariazell ed anche io percepisco quel sentimento di fiducioso abbandono che l’amata figura di San Giuseppe trasmette a Gesù Bambino”.

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    La consacrazione a Maria del Perù, al termine del IX Congresso eucaristico nazionale. La Messa conclusiva presieduta dal cardinale Bertone

    ◊   Circa 10 mila fedeli hanno preso parte ieri pomeriggio a Chimbote, in Perù, alla chiusura del IX Congresso eucaristico nazionale, presieduta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. L’evento si è concluso con il solenne Atto di consacrazione del Perú alla Vergine Maria. Il cardinale Bertone era giunto nel Paese latinoamericano il 23 agosto scorso e prima di inaugurare il Congresso eucaristico, il 25 agosto, si era recato nelle zone colpite dal terremoto il 15 agosto, per manifestare, anche, alle vittime la “vicinanza spirituale e materiale di Benedetto XVI”. Il servizio di Tiziana Campisi:


    L’Eucaristia “è la più grande scuola di umiltà, sapienza spirituale e fonte di pace del cuore”: ha lasciato questo messaggio al Perù il cardinale Tarcisio Bertone. Il porporato, che ha presieduto la celebrazione di chiusura del IX Congresso nazionale eucaristico, nella cattedrale di Chimbote, ha portato ai fedeli l’affettuoso saluto e la benedizione del Papa. Nella sua omelia, il cardinale Bertone ha sottolineato che “solamente Cristo può dare l’autentica speranza alle popolazioni dell’America latina. Restando fedele al suo Vangelo e a Lui stesso, essa potrà avanzare in sintonia con la Chiesa”, ha detto, quindi ha evidenziato che è la Parola di Dio a permetterci di “contemplare la profondità del mistero eucaristico”. Nel ricevere l’Eucaristia, ha proseguito il cardinale Bertone, è possibile assimilare la divina umiltà di Cristo e “seguendo il suo esempio possiamo diventare costruttori di pace e di amore”. Al termine della Messa, la cerimonia è proseguita con la processione eucaristica. Poi, ai piedi della statua della “Nuestra Señora del Carmen”, alla quale è stata dedicata la nuova cattedrale di Chimbote consacrata qualche giorno fa dallo stesso segretario di Stato, si è svolto l’Atto di consacrazione della nazione peruviana alla Vergine. Maria invita a seguire Cristo e, nel contemplarla, ha detto mons. Salvador Piñeiro García-Calderón, ordinario militare del Perù, “possiamo seguire Gesù ed essere testimoni del suo Vangelo”.

     
    L’affidamento alla Madonna, il primo nella storia del Perú, è coinciso con la festa liturgica di Santa Rosa di Lima, prima santa peruviana, molto amata in tutta l’America Latina, e adesso sarà celebrato nelle diverse diocesi, vicariati e pelature del Paese, nonché nei numerosi Santuari mariani. Al cardinale Bertone ha espresso la propria gratitudine, “per la sua presenza, le sue preghiere e suoi numerosissimi gesti di affetto e solidarietà”, mons. Guido Breña López, vescovo della diocesi di Ica, la più colpita dal sisma del 15 agosto. Il presule ha evidenziato che quella del porporato è stata “una vicinanza spirituale e materiale di grande rilevanza per le famiglie di Ica e Pisco”. “Ho potuto conoscere - ha detto invece il vescovo di Chimbote, mons. Ángel Francisco Simón Piorno - un cardinale atipico e differente. Un cardinale pieno di simpatia, di umanesimo e vicinanza”. Mons. Simón Piorno ha anche ringraziato con “immenso affetto la solidarietà e partecipazione paternali del Santo Padre Benedetto XVI, la cui presenza spirituale - ha aggiunto - è stata sentita in questi giorni nel cuore di ogni peruviano”. Infine, rivolgendosi al cardinale Bertone ha concluso: “Vorrei tanto che portasse a Roma il ricordo di questo popolo di pescatori, di lavoratori, di gente umile e semplice che, mi creda, vuole molto bene a lei e tramite la sua persona vuole molto bene al Santo Padre”. Anche il presidente della Conferenza episcopale peruviana, mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo, ha rivolto un pensiero al cardinale segretario di Stato, ringraziandolo per aver voluto conoscere il popolo peruviano, le sue diverse culture e le sue antiche civiltà.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - I viaggi del Papa a Loreto e in Austria: un incalzante itinerario di preparazione spirituale.

    Servizio estero - Sudan: Brown e Sarkozy s'impegnano a raddoppiare gli sforzi per risolvere la crisi in Darfur

    Servizio culturale - Un articolo di Mario Spinelli da titolo "Alle radici dell'Europa orientale": viaggiare oggi a Mosca.

    Servizio italiano - In primo piano il dramma degli incidenti sul lavoro.

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    Oggi in Primo Piano



    In Texas, graziato il detenuto condannato a morte per complicità in omicidio. "Nessuno tocchi Caino" denuncia: oltre 5600 pene capitali eseguite l'anno scorso nel mondo

    ◊   Il governatore dello Stato del Texas, Rick Perry, ha deciso di concedere la grazia a Kenneth Foster, al centro di una campagna internazionale contro la pena capitale. Il governatore ha così deciso di commutare la pena in ergastolo, a sei ore dalla prevista iniezione letale. Foster era finito nel braccio della morte con l'accusa di aver guidato l'auto con la quale un suo amico si era dato alla fuga dopo aver ucciso un 25.enne. E intanto, il Rapporto 2007 di "Nessuno Tocchi Caino", pubblicato ieri, parla di oltre 5600 pene capitali eseguite l’anno scorso nel mondo, con un aumento dei Paesi che vi fanno ricorso. Tra le vittime, anche molti bambini. E oggi, l'organizzazione per i diritti umani ha conferito al presidente del Rwanda, Paul Kagame, il premio “L’abolizionista dell’anno”. Ma una critica a questo riconoscimento è venuta dai Padri Comboniani che sulle pagine del sito web di Nigrizia hanno ricordato gli aspetti più controversi della carriera politica di Kagame. I particolari nel servizio di Silvia Gusmano.


    Decapitazione per le donne tacciate di stregoneria in Arabia Saudita, iniezione letale per i tombaroli in Cina. Sono agghiaccianti i dati raccolti dall’Associazione “Nessuno Tocchi Caino” e confluiti nel Rapporto 2007 sulla pena di morte nel mondo. Nel 2006, sono finite nelle mani del boia 5628 persone, circa 130 in più rispetto all’anno precedente. In aumento anche i Paesi che ricorrono alle esecuzioni: 27 contro i 24 del 2005. La "maglia nera" va alla Cina, dove si contano oltre 5000 vittime. Seguono l’Iran e il Pakistan, che in un anno hanno raddoppiato le pene capitali, mentre gli Stati Uniti, con 53 condanne eseguite, sono al sesto posto dopo l’Iraq e il Sudan. Questi dati tuttavia vanno rapportati al lungo periodo, come spiega Antonio Marchesi, professore di Diritto internazionale all’Università di Teramo:

     
    “E’ un dato preoccupante. D’altra parte, bisogna anche dire che la tendenza verso l’abolizione continua ad essere forte anche in questi ultimi anni. Questo non significa che si debba abbassare la guardia”.

     
    Un segnale positivo, nel quadro tracciato dal rapporto, arriva dall’Africa. Qui, infatti, se da un lato è cresciuto il numero delle esecuzioni documentate, dall’altro si allunga la lista dei Paesi contrari alla pena capitale. Ad evidenziarlo, la scelta del presidente del Rwanda, Paul Kagame, che da poco l’ha cancellata dalla Costituzione del Paese. A lui è stato assegnato a Roma il premio “L’abolizionista dell’anno 2007”. Un premio duramente criticato dai Padri Comboniani che, sulle pagine del loro periodico Nigrizia, hanno definito Kagame uno degli uomini politici più discussi dell’Africa, ricordando il ruolo che potrebbe aver avuto nel genocidio del 1994 e nella gestione del governo Tutsi instauratosi dopo la cessazione della guerra. Il riconoscimento è stato conferito dal premier italiano, Romano Prodi, che ha auspicato l’approvazione da parte della prossima Assemblea Generale dell’ONU della risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali. Secondo le previsioni dell’Associazione, ci sono i numeri perché questo accada, ma cosa potrebbe cambiare? Ancora il professor Marchesi:

     
    “Una volta approvata quella risoluzione bisognerà lavorare, perché l’invito di introdurre una moratoria sia raccolto dal maggior numero di Stati possibile. Perché l’Assemblea generale non può obbligarli a farlo”.

     E’ ancora lunga, dunque, la strada per porre fine alla barbara pratica delle esecuzioni capitali nel mondo.

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    Giornata di digiuno e riflessione contro le violenze della 'ndrangheta calabrese, promossa dalla diocesi di Locri-Gerace. Con noi, il vescovo, mons. Bregantini

    ◊   L’attenzione dell’opinione pubblica sulla piaga dell’ndrangheta in Calabria non deve calare. Per questo la diocesi di Locri-Gerace, a oltre due settimane dalla strage di Duisburg e dopo la svolta nelle indagini che ieri ha portato al fermo di 32 persone, ha promosso per oggi una giornata di digiuno e riflessione. Immediata l’adesione dell’Associazione dei sindaci della Locride. Silvia Gusmano ha parlato dell’iniziativa con in vescovo di Locri-Gerace, mons. Giancarlo Maria Bregantini:

     
    R. - Lo scopo è soprattutto di rafforzare chi già crede nel bene e di dare, anche a chi ci guarda come Chiesa, una simpatia di condivisone. Poi, sarebbe una grazia grande che il Signore aiuti e apra il cuore anche a chi fa il male, ma questa la chiederemo quel giorno nella preghiera.

     
    D. - Anche i sindaci della Locride rispetteranno il digiuno. In questi giorni, molte autorità politiche si stanno recando in Calabria per manifestare la loro solidarietà alla regione e alle vittime della ‘ndrangheta. Le istituzioni stanno dunque accogliendo il suo appello a un impegno concreto…

     
    R. - Sì, soprattutto a tre livelli. Per prima cosa, attraverso i giornali locali, si è aperto un dibattito tra gli intellettuali, i docenti universitari, il mondo della scuola, riguardo a un manifesto per la nuova Calabria. Secondo, il mondo politico è in grande fermento anche perché è passato lo choc iniziale e ora la Chiesa consegna al mondo politico questa impegnativa analisi, fatta progettualità. Terzo, il mondo giovanile si sta risvegliando: i ragazzi di Locri, la scuola vicina… Noi crediamo con la forza delle fede che anche dal male può passare la forza del bene e chissà che la Calabria, anche attraverso queste tragedie, possa risvegliarsi.

     
    D. - Un segnale forte in questo senso è venuto dalla famiglia di San Luca che ha perdonato gli assassini. E’ dunque possibile spezzare la catena dell’odio e della vendetta?

     
    R. - Noi crediamo di sì. Le condizioni ci sono, la voglia di riscatto c’è, la speranza pure è nel cuore di tutti noi. E’ stato straordinario l’esempio che ci ha dato la famiglia di Francesco, dove la famiglia, le mamme, le donne, hanno dato segnali veramente innovativi. Io li ho paragonati a un goal: un goal lo ha fatto la ‘ndrangheta a Duisburg, un goal lo ha fatto la contro ‘ndrangheta, cioè il bene, a San Luca. Ora tocca noi far sì che la partita non rimanga a pareggio, ma vinca il bene fino in fondo.

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    L'orrore della guerra in Iraq nel film-denuncia del regista statunitense, Brian De Palma, in concorso al Festival del cinema di Venezia

    ◊   Arrivano dall’America due importanti pellicole in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia: un grido di dolore e di orrore si leva dalla martoriata terra dell’Iraq con uno sconvolgente film di Brian De Palma, mentre a New York, nella finzione di un legal-thriller che ricalca molte delle realtà contemporanee, si combatte il potere omicida di una multinazionale. E’ il coraggio della verità di un cinema oggi più che mai indispensabile e necessario. Il servizio di Luca Pellegrini.


    E’ l’esilio della coscienza, è lo sfregio della dignità umana, sono le tenebre della ragione: non c’è alcuna plausibilità alla guerra, alcuna giustificazione alla barbarie. Le “inutili stragi” perdurano sotto i nostri occhi assonnati, la nostra attenzione anemica. Ma per Brian De Palma, regista americano che in "Redacted" - ossia documentazione di guerra depurata da informazioni sensibili – parla della sua America: la guerra in Iraq è e rimane una guerra insensata che ha prodotto una tragedia insensata. Non potendo restare inerme di fronte alle stragi e alla sofferenza degli innocenti, con la sua sensibilità di cineasta ha girato un film in video ad alta definizione, nel quale cinema reale e finzione si intersecano per raccontare la storia di un orrore, di molti orrori. Il fatto è realmente accaduto e venuto alla ribalta dopo i tentativi di insabbiamento ad opera dei vertici militari americani. Luglio 2006, Samarra, Iraq. Cinque membri di un plotone dell’esercito statunitense, annoiati ai posti di blocco, sprezzanti nei confronti di un nemico che non capiscono e di una guerra che in fondo li lacera nell’ignoranza, nell’assurdità e nei corpi, decidono di violentare una ragazzina di quindici anni e di sterminare poi la famiglia, lei compresa. E’ la follia, è l’orrore. Il film di De Palma li documenta attraverso il video che si presuppone uno dei commilitoni abbia girato sul luogo, prima e dopo il massacro, alternandolo con testimonianze rintracciate su Youtube, interviste ad opera di giornalisti televisivi iracheni e americani, voci fuori campo che raccontano la normalità nell’eccezionalità di una guerra invasiva. Se c’è un limite, oltre le immagini che hanno ammutolito la platea dei critici ieri sera, è quello dell’utilità di una simile operazione: da un lato, la necessità morale di sapere e vedere oltre quello che i media depurati trasmettono. Dall’altro, è la moltiplicazione dell’odio che pare non aver confini e che, si auspica, questo film non riverberi creando una assurda, inarrestabile spirale di violenza. Il bivio è drammatico: verso la morte oppure verso la vita. Ma è il cuore che deve cambiare, è la volontà di forgiare ora e subito le spade in vomeri e coltivare il campo della pace e della convivenza tra popoli e civiltà. Impegno morale che porta anche un secondo regista americano, Tony Gilroy, a costruire un sapiente e avvincente legal-thriller, Michael Clayton, nel quale un avvocato cosiddetto “spazzino” interpretato da George Clooney, il cui compito è appunto quello di insabbiare sistematicamente la verità, si trova a combattere contro una multinazionale che ha prodotto e diffuso un diserbante omicida. I potenti tentano di salvarsi, gli umili sembrano, come spesso avviene, avere la peggio. Anche in questo caso, menzogna e cinismo deturpano il volto dell’uomo. Ma all’orizzonte si profila, almeno, un tentativo di giustizia e verità. L’America non conduce soltanto una guerra in un deserto, ma nella Babele dei grattacieli di New York.

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    Chiesa e Società



    Oltre 184 mila i giovani già iscritti alla Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Sidney dal 15 al 20 luglio del prossimo anno

    ◊   A meno di un anno dalla Giornata Mondiale dei Giovani (GMG) di Sidney, le adesioni sono già oltre 184 mila. Secondo i dati forniti dal Comitato organizzativo e diffusi dall'agenzia SIR, i giovani registrati finora sono precisamente 184.800. Tra questi, gli australiani padroni di casa sono i più numerosi. Seguono gli americani con 36 mila adesioni. Tra gli europei, risaltano le 9 mila iscrizioni dei giovani tedeschi e le 18 mila di quelli italiani. Ma mons. Paolo Giulietti, responsabile Pastorale della pastorale giovanile della CEI, assicura che gli italiani arriveranno a quota 15 mila. La 23.ma edizione della GMG si svolgerà dal 15 al 20 luglio del 2008, nella capitale australiana. (B.B.)

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    Il Kenya invia in Sudan più di 1700 insegnanti per migliorare il sistema di istruzione del Paese. Polemiche del KNUT relative alla retribuzione

    ◊   A marzo 2008, più di 1700 insegnanti kenioti partiranno per il Sudan, per contribuire al miglioramento del sistema di istruzione del Paese. Ma l’Unione degli insegnanti del Kenya (KNUT) teme che non venga assicurata una retribuzione competitiva e comprensiva dell’indennità di servizio. Il governo sudanese, dal canto suo, si è impegnato a garantire la sicurezza degli insegnanti. Intanto, come riferisce l’agenzia MISNA, le Organizzazioni non governative (ONG) che si occupano di programmi didattici nella regione sostengono che la carenza di infrastrutture potrebbe ritardare l'invio degli aiuti. (B.B.)

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    Il Sudan ospiterà 1400 rifugiati palestinesi, fermi tra l'Iraq e la Siria

    ◊   Saranno ospitati dal Sudan circa 1400 rifugiati palestinesi, bloccati sul confine iracheno in attesa di varcare le frontiere di Siria e Libano, che però non ne permettono l’ingresso. Lo ha assicurato il presidente sudanese, Omar al Bashir, al delegato del governo palestinese, Azam al Ahmed, in visita nella capitale sudanese Khartoum. Il trasferimento dei rifugiati sarà possibile anche grazie all’aiuto di organizzazioni internazionali. Come riferisce l’agenzia MISNA, sono circa 19 mila i palestinesi residenti in Iraq che dall'inizio della guerra, nel 2003, hanno abbandonato il Paese. Nelle scorse settimane l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) aveva lanciato diversi appelli per uno sfollamento urgente dall'Iraq dei rifugiati palestinesi esposti ad assassini, sequestri e minacce. (B.B.)

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    Indigeni morti di fame in Argentina, appartenenti ad una comunità indigena. Presentata una denuncia alla Corte suprema argentina

    ◊   Sono 11 i deceduti per grave malnutrizione, nell’ultimo mese. Tutti indigeni appartenenti alla comunità argentina “Tobas”: una tra le più povere del Paese che vive nella provincia nord-orientale. Un’inchiesta sul terreno, ha constatato “lo stato di vulnerabilità permanente e sistematico dei diritti umani degli abitanti che vivono in condizioni disumane, come conseguenza delle omissioni degli Stati provinciali e nazionali nel prestare la minima assistenza umanitaria e sociale”. Secondo quanto riferisce l’agenzia MISNA, le comunità indigene vivono in alloggi precari di fango e legno, senza alimentazione adeguata né acqua potabile. Già due settimane fa, un’organizzazione non governativa (ONG) locale aveva parlato di un “genocidio sanitario in corso”, presentando ai giornalisti una donna di 46 anni del peso di appena 26 chilogrammi. In questi giorni, è stata depositata una denuncia alla Corte Suprema argentina: “È urgente adottare tute le misure necessarie per modificare le attuali condizioni di vita delle popolazioni che versano in una situazione di sterminio silenzioso, progressivo, sistematico e inesorabile”, si legge nel testo della denuncia. Secondo l’ultimo censimento del 2001, sono 60 mila gli indigeni Toba che ancora sopravvivono nel Paese, conservando le loro tradizioni: ma se non si provvede immediatamente a migliorare le loro condizioni di vita, il numero è destinato inevitabilmente a diminuire. (B.B.)

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    Avviato in Gran Bretagna un progetto per riavvicinare alla fede i cattolici non praticanti

    ◊   Aiutare le centinaia di migliaia di persone in Inghilterra e Galles che sono state battezzate ma non sono praticanti: è la proposta lanciata dall’Agenzia Cattolica per il Sostegno all’Evangelizzazione (CASE), con il progetto “Where are they now?”. L’iniziativa mira a risvegliare nella comunità cattolica la consapevolezza dell’importanza di invitare i propri amici e parenti in chiesa. Nei prossimi giorni, ad ogni parrocchia inglese e gallese saranno inviati dei pacchi contenenti materiale per la realizzazione del progetto. Come riferisce l’agenzia Zenit, si stima che, in quelle zone, fino a due terzi della popolazione cattolica sia composta da non praticanti. (B.B.)

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    Aperte le iscrizioni per il Master “Donna, società e cultura” all’Università Europea di Roma, promosso dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum

    ◊   Partirà il 12 dicembre la quarta edizione del Master di primo livello “Donna, cultura e società” dell’Università Europea di Roma e promosso dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Principale obiettivo: la valorizzazione delle risorse femminili come garanzia di sviluppo democratico, individuale, sociale ed economico, affinché la donna sia sempre più coinvolta nella società moderna e possa dare il suo indispensabile contributo per il progresso dell’umanità. Il Master ha una durata di 9 mesi e si svolge il mercoledì, dalle ore 9.15 alle ore 17.45. Il corso fa parte di una più ampia offerta dell’Università Europea che prevede, in questo anno accademico, altri 11 master di primo e secondo livello. Per qualsiasi informazione, collegarsi al sito www.unier.it. (B.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    “Una soluzione negoziata di due Stati”: messaggio del segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, alla Conferenza della società civile per la pace israelo-palestinese - In Afghanistan, ucciso un militare ISAF in un attacco kamikaze a Kabul. Liberati intanto, tutti gli ostaggi sudcoreani - In Iraq gli americani discutono sulla tregua di sei mesi annunciata dai radicali sciiti. Preoccupazione per un’epidemia di colera

    ◊   “Incoraggio nuovamente entrambe le parti a dimostrare un sincero impegno di pace attraverso una soluzione negoziata di due Stati”: così afferma il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel messaggio per la Conferenza internazionale della società civile in sostegno alla pace israelo-palestinese, ospitata ieri e oggi a Bruxelles dal Parlamento europeo. All’incontro, cui partecipano parlamentari ed esponenti di ONG e organizzazioni internazionali, è giunto anche il messaggio del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (ANP), Abu Mazen. Il nostro servizio:


    “Israele - afferma Ban Ki-moon - deve cessare la sua occupazione e la costruzione del muro di separazione, facilitando il movimento palestinese e applicando gli accordi stabiliti. I palestinesi, da parte loro, devono compiere ogni sforzo possibile per porre fine alla violenza delle fazioni armate e progredire nella costruzione di istituzioni solide”. Lodando quindi la decisione del premier israeliano, Olmert, e del presidente dell’ANP, Abu Mazen, di incontrarsi regolarmente per discutere del processo di pace, il segretario generale dell’ONU pone l’accento sulla questione umanitaria nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. E’ necessario - afferma - riaprire urgentemente i valichi di confine per la consegna delle merci e degli aiuti. Le posizioni, tuttavia, rimangono rigide al momento: in un messaggio inviato a Bruxelles, Abu Mazen auspica che “la Conferenza di pace promossa a novembre dal presidente USA, Bush, consenta al popolo palestinese di esercitare il suo diritto all’autodeterminazione e alla creazione di uno Stato indipendente con Gerusalemme capitale”. Intanto, sul campo, la situazione resta tesa: un comandante delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa, braccio armato di al-Fatah, ha lanciato da Gaza un appello alla popolazione israeliana di Sderot, invitandola ad abbandonare le case intorno agli edifici pubblici della città per mettersi al riparo da possibili attacchi. Disordini, inoltre, sono in corso nella città di Gaza, dove migliaia di manifestanti di Al-Fatah hanno iniziato una protesta contro il movimento di Hamas.

     
    - E’ violenza in Afghanistan, dove questa mattina un attentato ha colpito l'ISAF, la forza a comando NATO, a Kabul. Un kamikaze, a bordo di una vettura imbottita di esplosivo, si è schiantato contro un veicolo del contingente tedesco vicino all’aeroporto militare di Kabul. L'auto, però, non è esplosa e i soldati sono riusciti ad allontanarsi a gran velocità, pochi istanti prima che l'autobomba saltasse in aria. La deflagrazione ha investito un gruppo di soldati afghani che aspettavano di partire per l'Italia nell'ambito di un programma di addestramento e ha ucciso una recluta. Almeno quattro i feriti. E nella tarda mattinata, una decina di civili, tra i quali donne e bambini, sono rimastisti uccisi da colpi di mortaio sparati contro una base statunitense nella provincia di Kunar, al confine con il Pakistan. Ed è finito l’incubo per gli ultimi sette ostaggi sudcoreani ancora nelle mani dei talebani. Sono stati liberati ieri in due momenti diversi e consegnati a un mediatore della Croce rossa internazionale nella provincia di Ghazni. In cambio, Seul, che ha negato di aver pagato un riscatto, ha accettato di ritirare le sue truppe dall’Afghanistan entro l’anno e di far cessare le missioni di volontari sudcoreani in territorio afghano. Giovedì scorso, la liberazione degli altri 12 del gruppo. Due uomini - lo ricordiamo - erano stati uccisi in precedenza dai talebani, che avevano poi rilasciato due donne malate, come “segno di buona volontà”.
     
    - Nuova fiammata di violenza anche in Pakistan. Un gruppo di militanti islamici ha attaccato stamani un posto di blocco nel nord-ovest del Paese, uccidendo due soldati e ferendone altri sei. Intanto, nel Paese islamico monta la protesta contro la Svezia per la pubblicazione di una caricatura del Profeta Maometto ritenuta offensiva.

    - In Iraq, il comando americano si confronta con la decisione del leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr, che, non più tardi di 48 ore fa, ha annunciato la sospensione per sei mesi di ogni attività militare del gruppo da lui guidato, il cosiddetto Esercito del Mahdi. Ma, intanto, oltre alle violenze, c’è da fronteggiare anche il rischio per la popolazione di un’epidemia di colera. Ci riferisce Giancarlo La Vella:


    Sono almeno otto le persone decedute per il colera. Il morbo per ora sarebbe circoscritto nella provincia curda di Sulaimania, nel nord del Paese. Ma gli ospedali locali stanno trattando altri quattro casi sospetti. La denuncia viene direttamente dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che sta monitorando la situazione. Un altro segnale, questo, del degrado sociale al quale l’Iraq è costretto dalle continue violenze e dal mancato decollo nel processo di stabilizzazione. Di questa situazione, il Congresso americano ha apertamente accusato di inefficienza il premier, Al Maliki. Sul piano politico, dopo l’annuncio a sorpresa della tregua di sei mesi, fatto da Moqtada Al Sadr, i vertici militari americani in Iraq valutano con prudenza la decisione unilaterale del leader dell’Esercito del Mahdi, considerato da sempre una spina nel fianco del processo di democratizzazione del Paese del Golfo. Di fatto, Al Sadr rimane un personaggio controverso che tuttora vive in clandestinità. E proprio il premier Al Maliki ha commentato oggi la decisione sciita: “E’ un passo avanti sulla strada della sicurezza e della stabilità – ha detto –. Il movimento guidato da Al Sadr è una forza politica importante e occorre tenerne conto”. Sul terreno, da segnalare l’uccisione di due militari americani nella provincia di Al Anbar, mentre un commando armato ha fatto saltare ieri notte una centrale elettrica a Baghdad, privando migliaia di abitazioni dell’energia elettrica. Inoltre, l’organizzazione “Reporter senza frontiere” rende noto che almeno 200 giornalisti e dipendenti dei media sono stati uccisi in Iraq dall’inizio della guerra nel marzo 2003.

    - La situazione in Darfur resta “inaccettabile” e “non si può attendere oltre per un’azione internazionale che assicuri un cessate il fuoco”. Questo, l’appello lanciato da Gordon Brown, premier inglese, e Nicolas Sarkozy, presidente francese, dalle colonne dei quotidiani The Times e Le Monde. I due leader si sono formalmente impegnati a raddoppiare i loro sforzi per compiere ulteriori progressi nella martoriata regione sudanese. La risoluzione numero 1769 dell’ONU, approvata all’unanimità a fine luglio, prevede l’impegno di 20 mila soldati delle forze di pace e quattro mila poliziotti. Ma la risoluzione “è solo il punto d’inizio degli sforzi internazionali – hanno scritto – per fermare le uccisioni e portare la pace in questa regione”.

    - Almeno dieci civili e un soldato sono morti ieri nel nord del Mali, per l’esplosione di alcune mine collocate presumibilmente dai ribelli Tuareg. La deflagrazione si è registrata nella stessa località in cui nei giorni scorsi vi sono stati diversi attacchi di ribelli tuareg e rapimenti di una quarantina di soldati.

    - Salari, affitti, tasse scolastiche e costi dei servizi pubblici congelati in Zimbabwe, per tentare di rallentare la spaventosa inflazione, che ha superato il 7.600 per cento. Le misure, che dovrebbero entrare in vigore entro sei mesi, sono inserite all’interno di una legge sui poteri del capo di Stato promulgata dal presidente Mugabe. Due mesi fa, Mugabe aveva già ordinato il blocco dei prezzi nel settore privato, che aveva provocato l’arresto di migliaia di commercianti e una forte carenza di merci e materie prime.
     - E’ ancora emergenza incendi in Algeria. Otto, in tutto, i morti nelle ultime 48 ore. Sembra, invece, leggermente migliorare la situazione in Grecia, dopo giorni di roghi devastanti. Migliaia di manifestanti si sono dati appuntamento ieri davanti al Parlamento di Atene per manifestare contro il governo del premier, Costas Karamanlis, per l’inefficienza nella gestione dell’emergenza. E sono in tutto sei i vigili del fuoco morti sull'isola di Kornat, nell'arcipelago delle Incoronate, nell'Adriatico croato, mentre erano impegnati a spegnere un rogo divampato giovedì in una zona disabitata dell'isola. Altri sette pompieri sono rimasti feriti: di questi, quattro hanno riportato ustioni anche di quarto grado e sono i pericolo di morte.

    - In Cile, duro confronto all’interno dello schieramento di sinistra tra la presidente socialista, la signora Michele Bachelet, e i sindacati. La giornata di protesta nazionale indetta contro il “capitalismo selvaggio” ha fatto registrare incidenti, spari e saccheggi alla periferia di Santiago, con un bilancio ufficiale di 670 arresti in tutto il Paese e una cinquantina di feriti. Sulle accuse rivolte al governo di Santiago, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Roberto Da Rin, esperto di America Latina del Sole 24 Ore:


    R. - Questa accusa parte dal fatto che alcuni mesi fa il principale sindacato cileno ha mobilitato i minatori delle miniere di rame, che sono una grande risorsa naturale per il Cile, per rivedere i contratti. Da lì, la protesta si è poi espansa e ha coinvolto molte altre categorie sociali. Questo significa da una parte il paradosso di un presidente democratico che si trova a fronteggiare delle proteste che arrivano da sinistra. Dall’altra, è un po’ la stessa situazione che ha dovuto fronteggiare Lula, il presidente brasiliano, che pur essendo stato eletto con milioni di voti, di categorie sociali meno avvantaggiate, si è visto contestare proprio dai suoi elettori. E’ una situazione spiegabile col fatto che molto spesso alcune categorie svantaggiate pensavano di ottenere in tempi rapidissimi dei miglioramenti notevoli. In realtà, queste sono ormai economie - quella cilena come quella brasiliana - ampiamente integrate nel sistema economico internazionale, per cui alcuni miglioramenti ci saranno. Ma chi pensava di poter ottenere grandi risultati, in tempi rapidissimi, si scontra invece col fatto che invece questi presidenti non possono che portare avanti riforme che richiedono del tempo.

     
    D. - Questa situazione così particolare può risolversi in un dialogo in tempi più o meno brevi?

     
    R. - Direi di sì. Sembra che già i minatori, il mese scorso, abbiano avviato un tavolo di trattativa che può risolversi in un contratto accettabile da entrambe le controparti, che poi si potrà tradurre in un momento di dialogo anche per le altre categorie sociali.

    - L’India ha la necessità di dotarsi di un “poderoso programma nucleare” per non “perdere l’autobus” e arrivare in ritardo sullo sviluppo del resto del mondo. Lo ha dichiarato il primo ministro indiano, Manmohan Singh, in occasione dell’inaugurazione di un reattore nucleare a 100 chilometri da Bombay. Proprio ieri, è stato istituito un comitato governativo per analizzare l’accordo di cooperazione nucleare civile, raggiunto a fine luglio con gli Stati Uniti.

    - In Myanmar, l’ex Birmania, sono stati completati i lavori dell’Assemblea nazionale per tracciare le linee guida della nuova costituzione. L’Assemblea è definita come il primo passo di un percorso del regime militare verso le elezioni. I lavori erano iniziati ben 14 anni fa. Nel Paese asiatico, intanto, alcuni dissidenti, arrestati durante le manifestazioni di questi giorni contro il rincaro dei carburanti, hanno deciso lo sciopero della fame in seguito alla decisione della polizia di non curare un manifestante con una gamba rotta, percosso dalle forze dell’ordine. Dall'inizio delle proteste, il 19 agosto scorso, sono almeno cento le persone finite in carcere per ordine delle autorità militari. Oggi, anche il presidente USA, George Bush, ha condannato la repressione degli oppositori politici in Myanmar, chiedendo la liberazione immediata di tutti gli attivisti reclusi. Tra loro, vi è anche il Premio Nobel per la pace, Aung San Suu, leader della Lega nazionale per la democrazia (NLD).

    - In Malesia, strade affollate da milioni di persone, fuochi d’artificio e parate per i festeggiamenti a Putrajaya e Kuala Lumpur, in occasione del 50.mo anniversario dell’indipendenza della ex colonia britannica. Nel suo discorso ai cittadini accorsi alla storica piazza della Merdeka, il premier, Abdulla Badawi, ha richiamato all'unità le tre comunità etniche, malese, cinese e indiana.
     - A 10 anni dalla tragica scomparsa, Lady Diana Spencer viene ricordata oggi con una cerimonia ufficiale a Londra, presenziata dalla regina Elisabetta, dal principe Carlo e dai figli, William e Harry. Cinquecento gli invitati alla Cappella della Guardia Reale vicino a Buckingham Palace. Lady Diana è morta il 31 agosto del 1997 in un incidente stradale nel tunnel dell'Alma, a Parigi, insieme al fidanzato, Dodi al-Fayed. (Panoramica a cura di Roberta Moretti e Valentina Fizzotti)
     
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 243

     
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