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SOMMARIO del 30/08/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • I giovani attendono con gioia l’incontro con il Papa a Loreto: così, ai nostri microfoni, il presidente della CEI, mons. Angelo Bagnasco
  • Un’opera che si iscrive nella pastorale dell’intelligenza di Benedetto XVI: la riflessione di Joaquin Navarro-Valls, dopo l’uscita in Spagna del libro “Gesù di Nazaret”
  • Oggi la consacrazione del Perù alla Madonna, in chiusura del Congresso eucaristico nazionale, alla presenza del cardinale Tarcisio Bertone
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il leader della milizia sciita irachena, Al Sadr, annuncia una tregua di 6 mesi nei confronti delle truppe americane
  • Al via, ieri a Venezia, la 64.ma Mostra Internazionale del Cinema
  • Chiesa e Società

  • Caritas Perù stanzia 8,5 milioni di euro per assistere 50 mila persone sopravvissute al terribile terremoto del 15 agosto
  • “Camminare insieme sia nell’ora buona, sia in quella cattiva”: è l’appello dei vescovi di Uruguay e Argentina per favorire la cooperazione dei due Paesi
  • Termina oggi a Fatima la 30.ma Settimana Biblica nazionale organizzata dai Frati Cappuccini portoghesi sul tema “Il Santuario, luogo di evangelizzazione”
  • “Anche i silenzi sono complici di chi progetta tali tragedie”: così, l’arcidiocesi di Gaeta esorta a combattere i piromani
  • Campagna del governo dell’Angola contro le mine inesplose: due milioni di ordigni distrutti in 5 anni
  • Allarme colera in Africa: secondo un rapporto dell’OMS, il 90 per cento della malattia si sviluppa nel continente africano
  • In provincia di Chieti, sabato prossimo, il terzo anniversario della morte di fratel Ettore Boschini, religioso camilliano amico dei poveri
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ucciso in Afghanistan un importante capo talebano, mentre si attende la liberazione degli ultimi ostaggi sudcoreani - Sempre più concreta l’ipotesi della costruzione di un muro anti-terrorismo tra Israele ed Egitto
  • Il Papa e la Santa Sede



    I giovani attendono con gioia l’incontro con il Papa a Loreto: così, ai nostri microfoni, il presidente della CEI, mons. Angelo Bagnasco

    ◊   E’ grande l’attesa a Loreto, fra quanti sono già arrivati per prepararsi all’incontro con Benedetto XVI, l’1 e 2 settembre prossimi. Al microfono di Luca Collodi il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Angelo Bagnasco, descrive cosa si aspettano i giovani da questo evento. Nell’intervista, l'arcivescovo di Genova si sofferma anche sugli incendi di questi giorni provocati dai piromani e sulla questione del rapporto fra Unione Europea e Chiesa cattolica in Italia. Ma i giovani sono consapevoli dell’importanza dell’incontro con il Papa? Ecco la risposta di mons. Bagnasco:


    R. – Sicuramente sì! Penso che molti a livello proprio di consapevolezza di coscienza, altri – molto probabilmente – a livello più inconscio, di intuizione, di speranza, auspicano che dall’incontro con il Santo Padre possa scaturire una risposta a quello che è il cuore dei giovani anche di oggi. Nonostante tante apparenze, tanti fatti contraddittori in cui si trova il mondo giovanile, episodi anche di grave incoerenza, il cuore dei giovani oggi è profondamente e sinceramente alla ricerca di ideali alti, di qualche cosa di grande per cui spendere la propria vita, le proprie energie. E quindi, il mondo giovanile italiano – credente e non credente – penso che veda nella figura del Santo Padre, in modo particolarissimo, una risposta agli ideali alti che essi cercano e attendono.

    D. – Uno degli aspetti dell’incontro di Loreto riguarda anche il rispetto del Creato. Questi giorni sono stati al centro dell’attenzione per il problema degli incendi. Lei che cosa può dire al riguardo, per esempio pensando ai piromani?

     
    R. – Una grande tristezza per queste persone, innanzitutto, che vanno in giro a delinquere in questa forma, o in chiave patologica – nel senso di "creare un film" di cui sono in qualche modo protagonisti – oppure per motivi di puro interesse economico e di parte, individualistico. Poi, certamente, il dolore nel vedere deturpato questo patrimonio naturale che è a disposizione di tutti gli uomini come dono di Dio.

     
    D. – Cosa può fare la Chiesa per difendere la natura e il Creato?

    R. – Una catechesi sempre più mirata che richiami al fatto che il Creato è – appunto – “creato” da Dio per amore degli uomini, perché sia il giardino, perché sia la casa, l’habitat dove l’uomo può sentirsi a casa e quindi sviluppare al meglio le proprie potenzialità e la dimensione sociale. Quindi, una catechesi che favorisca sempre di più e meglio la coscienza delle persone, insieme ad una coscienza etica. E’ necessario recuperare la dimensione etica dei valori, del bene e del male, del vero e del falso. Quindi, non sono le emozioni o gli interessi particolari che possono essere il criterio della moralità, ma i valori oggettivi che sono insiti nelle cose e che richiedono da parte di tutti la consapevolezza e il rispetto.

     
    D. – A margine dell’incontro di Loreto, della Giornata del Creato, sulla stampa di questi giorni troviamo articoli che riguardano il rapporto tra l’Unione europea e la Chiesa cattolica in Italia, per presunte agevolazioni fiscali...

    R. – Io spero che ci sia un atteggiamento sereno, non pregiudiziale, non ideologico. E’ necessario che ci sia un approccio alla Chiesa – senza pregiudizi, senza ideologie e senza interessi di parte, espliciti o nascosti – e quindi si riconosca espressamente l’opera continua che nei secoli la Chiesa ha posto in essere e continua a porre in essere a favore dei più poveri e dei più deboli, mettendo a disposizione le risorse sia umane sia economiche, finanziarie di cui dispone la comunità cristiana. Inoltre, bisogna considerare – e anche questo è noto – che certe esenzioni riguardano tutti gli enti no-profit, proprio per favorire, per riconoscere – innanzitutto – gli scopi di questi enti, tra cui evidentemente la Chiesa, che si occupano concretamente, stabilmente e continuativamente dei problemi dell’emarginazione, della fragilità, della debolezza, della povertà. Questo ha una grande ricaduta a livello sociale.

     
    D. – Mons. Bagnasco, questo intervento dell’Unione Europea tocca in particolare il tema della sussidiarietà, sul quale la Chiesa italiana è molto impegnata …

    R. – Certo. Penso e spero che questa presenza e questa azione di sussidiarietà che perdura nei secoli e nei millenni da parte della Chiesa e della comunità cristiana in tutte le forme, sia riconosciuta a tutti i livelli; non solo riconosciuta, ma anche riconosciuta con stima, con fiducia e anche con gratitudine.

     
    "Sentinelle della sicurezza": sono gli oltre 1000 volontari al lavoro per la buona riuscita dell’incontro di Benedetto XVI con i giovani a Loreto, di sabato e domenica prossimi. Riconoscibili per i loro di pantaloncini blu e maglietta gialla, saranno un punto di riferimento nella spianata di Montorso per qualsiasi tipo di emergenza o informazione. I volontari sono coordinati da 60 capo-equipe che, dall’autunno del 2006, sono stati inseriti in un apposito programma formativo. Dunque, il lavoro di preparazione dell’Agorà è iniziato molto prima dell’incontro del prossimo fine settimana. Lo conferma al microfono di Paolo Ondarza, Maurizio Bernassola, responsabile dei volontari dell’ "Agorà":


    R. – Il lavoro, in effetti, è iniziato molto prima. Noi abbiamo formato 60 capo-equipe e abbiamo affrontato sia i problemi legati alla precarietà – la precarietà negli affetti, nell’appartenenza alla Chiesa, la precarietà nel lavoro – e da lì poi abbiamo anche proseguito nella formazione per quanto riguarda i servizi da svolgere all’interno di Montorso.

     
    D. – Vogliamo dire chi sono i volontari?

     
    R. – I volontari sono ragazzi dai 18 ai 35 anni; generalmente sono studenti. C’è anche una buona percentuale già inserita nel mondo del lavoro. Ma sono anche ragazzi che il sabato sera vanno in discoteca: come tutti, diciamo. Soltanto che hanno fatto una scelta: destinare le ferie al servizio, un servizio che non sarà molto riposante, come si può immaginare. Il compito loro affidato richiede un impegno quasi 24 ore su 24 ...

     
    D. – Perché un giovane sceglie di trascorrere il periodo che dovrebbe essere di vacanza "controcorrente" spendendosi per gli altri?

    R. – Ogni ragazzo, ogni ragazza, porta nel suo bagaglio personale la motivazione per cui ha scelto. Parlando con i ragazzi si nota il senso di appartenenza alla Chiesa e anche questa voglia di incontrare Benedetto XVI e di ascoltare la sua parola. I ragazzi sono stati colpiti dalla sua parola a Colonia: c’è questa voglia di ascoltarlo di nuovo, perchè indichi la strada ...

     
    D. – Qual è l'auspicio dei volontari?

     
    R. – Noi siamo quelli al servizio per la migliore riuscita dell’incontro. Ma quello che non perdiamo di vista è l’obiettivo finale: questo incontro per noi è evangelizzazione, è cercare di portare all’altro, alla persona, la Parola di Dio e soprattutto la comunione tra i ragazzi, il far vedere che è possibile servire veramente l’Amico che non tradisce mai, che è Gesù, nella quotidianità ...

    D. – Ecco: l’incontro con il Papa, le sue parole sono da stimolo per continuare ad impegnarsi anche oltre Loreto ...

     
    R. – Certo! Anche perché questa è l’ottica del triennio dell’Agorà. Noi incontriamo il Santo Padre proprio per ricaricarci, per tornare nelle nostre comunità, nella scuola o nel lavoro, al pub o in pizzeria, e cercare di essere testimoni, testimoni di quell’Amore vero!

     
    E a Loreto giungerà anche la "Fiaccola di Lolek", che ha iniziato il suo cammino per l’Europa in memoria di Giovanni Paolo II nel marzo 2006. Ieri, dunque, la fiaccola è ripartita da San Pietro con i giovani pellegrini diretti a Loreto per incontrare Benedetto XVI. A Roma, anche la inedita tappa nel penitenziario di Rebibbia, che ha inteso rievocare il perdono concesso da Karol Wojtyla al suo attentatore Ali Agca e consentire una partecipazione simbolica dei detenuti all’evento in programma questa fine settimana. Il servizio di Silvia Gusmano:


    E’ infuocato dal sole il piccolo cortile della casa di reclusione di Rebibbia, dove alle quattro del pomeriggio una trentina di detenuti aspettano l’arrivo della "Fiaccola di Lolek". Giunge da lontano questa torcia che, accesa da Giovanni Paolo II nel 2000, ha già percorso 15 mila chilometri illuminando i luoghi di culto di tutt’Europa. Dopo la scomparsa del Pontefice, un gruppo di fedeli l’ha presa in custodia, l’ha ribattezzata con il nome con il quale Wojtyla veniva chiamato nell’infanzia e l’ha condotta da Roma sino a Cracovia nei due anniversari della sua morte. La "corsa-preghiera" di Lolek è ripresa ieri mattina, quando i giovani diretti a Loreto per incontrare Benedetto XVI hanno acceso la fiamma in San Pietro e si sono diretti al carcere romano di Rebibbia. Qui, hanno consegnato ai detenuti la fiaccola passata di mano mano durante il corteo che ha sfilato all’ombra delle alte mura carcerarie. Profondo il valore simbolico dell’iniziativa e dell’invito rivolto ai presenti da una delle madrine della Fiaccola, Alessandra Gallo:

     
    “Vogliamo che tutti siano con noi, anche se solo spiritualmente. Per questo volevamo incontrare questi giovani detenuti e dire loro: ‘Non siete soli, non perdete mai la speranza, e che questa luce scaldi sempre i vostri cuori’”.

     
    Nel corso di una breve cerimonia, uno dei cappellani di Rebibbia, don Massimiliano Dilisa, ha spiegato che la presenza di questa luce speciale tra chi vive dietro le sbarre ricorda anche il perdono concesso da Giovanni Paolo II al suo attentatore Ali Agca. La fiaccola simboleggia l’amore di Dio Padre verso tutti i suoi figli, come ha sottolineato il sacerdote:

     
    “Non è per i nostri meriti che il Signore ci ama, ma Lui ci ama dall’inizio. Nel momento in cui ci accorgiamo di questo, nasce in noi una luce, una spinta nuova. Lui non ci giudica, Lui non ha bisogno di chissà quali prove: ci ama e basta!”.

     
    Qualche sorriso ha illuminato il volto dei presenti, molti hanno abbassato lo sguardo. E uno di loro, a nome di tutti, ha ringraziato il Santo Padre “perchè - ha detto - questa luce giunge, come un segno di speranza tra chi non sorride mai”.

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    Un’opera che si iscrive nella pastorale dell’intelligenza di Benedetto XVI: la riflessione di Joaquin Navarro-Valls, dopo l’uscita in Spagna del libro “Gesù di Nazaret”

    ◊   Anche in Spagna, si conferma un successo editoriale l’opera “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI, nelle librerie iberiche dal 28 agosto. La prima tiratura, per i tipi della casa editrice “La Esfera de los Libros”, è di 50 mila copie. Dopo il boom editoriale in Italia, Francia, Germania e Stati Uniti, il libro del Papa conquista, dunque, nuovi lettori nei Paesi di lingua spagnola. Sulle ragioni di questo successo, Alessandro Gisotti ha intervistato il dott. Joaquin Navarro-Valls, già direttore della Sala Stampa della Santa Sede:


    R. – Devo dire, per essere molto sincero, che non mi sorprende minimamente questo successo iniziale che sicuramente sarà un successo a lungo termine. Molte persone mi avevano scritto, nei mesi scorsi, chiedendomi il piacere di comprare qui in Italia una copia della edizione italiana, che era già uscita, per inviarla in Spagna! Quindi, c’erano molte persone che veramente erano desiderose di poter leggere questo libro.

     
    D. – In questo libro si conferma anche quanto il Santo Padre ha detto fin dall’inizio del suo Pontificato: questo primato della parola, questo incontro personale con Cristo – come leggiamo nella Deus caritas est – questo incontro di cui il Papa ci parla nel suo libro ...

     
    R. – E’ naturalmente molto ricco, tutto il tema che lei suggerisce. E’ una visione naturalmente personale: per me, il centro, il fulcro di questo Pontificato è quella che chiamerei “la pastorale dell’intelligenza”. In un momento in cui c’è una grande confusione a tutti i livelli dei concetti, il Papa sta conducendo una pastorale dell’intelligenza stupenda, con una ricchezza concettuale straordinaria, e la gente è molto sensibile a questo. Si sono resi conto del valore della Parola che il Papa sta offrendo a tutta l’umanità. Questo libro – Gesù di Nazaret – io penso che si iscriva in questa pastorale dell’intelligenza. Certamente ci sono delle pagine bellissime, di carattere anche ascetico; ma è la ricchezza concettuale. E’ come dire: ai cattolici non basta accettare la divinità di Gesù, bisogna anche riflettere su che cosa significa il Gesù storico.

     
    D. – Il Papa va al cuore della fede, alla tradizione apostolica, a Gesù ...

     
    R. – C’è bisogno di uno sforzo chiarificatore, di uno sforzo razionale – questa è una parola che il Papa ripete anche nel libro. C’è la razionalità della fede in questo Pontificato, che già era implicita in qualche modo in tutta l’opera scritta, nell’enorme opera scritta dal cardinale Ratzinger, e che adesso naturalmente si conferma in questo Pontificato. C’è la grande attualità di questo tipo di messaggio. E’ come una enorme catechesi ma ad un livello alto, che la gente capisce, che la gente segue, che la gente sente di aver capito. Tornando al libro: moltissime pagine confermano quanto stiamo dicendo. Io penso che è proprio questo che la gente apprezza!

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    Oggi la consacrazione del Perù alla Madonna, in chiusura del Congresso eucaristico nazionale, alla presenza del cardinale Tarcisio Bertone

    ◊   Con una solenne Messa, presieduta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nella Plaza de Armas di Chimbote, si chiuderà oggi in Perù il IX Congresso eucaristico nazionale. L’intero episcopato peruviano ed i vescovi ospiti latinoamericani e di altre aree parteciperanno subito dopo alla processione del Santissimo Sacramento e poi all’atto di Consacrazione del Paese alla Vergine Maria. Il servizio di Roberta Gisotti:


    “Un profondo atto di fede e di preghiera ed un serio impegno, da parte delle singole persone e delle famiglie, a vivere la propria consacrazione battesimale in ogni momento della vita”. Così, il presidente dell’episcopato peruviano, mons. Miguel Cabrejos, ha anticipato in una nota il significato della consacrazione del Perù a Maria. Tutti i fedeli peruviani verranno invitati a porsi alla scuola della Madonna, per rafforzare in particolare la stabilità familiare ed improntare la formazione dei figli a valori autenticamente evangelici. Durante la liturgia sarà pure invocata l’intercessione della Beata Vergine Maria per le oltre 500 vittime, per i loro familiari e per i senzatetto, a causa del terremoto che ha colpito la costa peruviana il 15 agosto scorso. Il Rito di consacrazione verrà officiato nella nuova cattedrale di Chimbote, che sabato scorso in apertura del Congresso eucaristico è stata dedicata dal cardinale Tarcisio Bertone alla Madonna del Carmine e a San Pietro Apostolo. Ieri, la chiusura dei lavori con una Messa, un concerto di musica religiosa giovanile e una Veglia di preghiera in attesa della consacrazione odierna. Nei primi bilanci congressuali di alcuni presuli e della stampa locale emerge la presenza rilevante del cardinale segretario di Stato, accolto calorosamente in ogni occasione, quale inviato del Papa, a dimostrazione dell’affetto del popolo peruviano verso Benedetto XVI; poi la grande partecipazione di cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e dei laici, che in massa hanno riempito le chiese e i luoghi pubblici spesso improvvisati per accogliere le celebrazioni liturgiche; infine la radicata vocazione mariana dei peruviani che in questi giorni di lutti e sofferenze per il grave sisma hanno incessantemente pregato la Madonna implorando la sua consolazione.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - I viaggi del Papa a Loreto e in Austria: un incalzante itinerario di preparazione spirituale. La visita ufficiale in Perù del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato.

    Servizio estero - Medio Oriente: colpo di artiglieria israeliano uccide tre bambini palestinesi nel Nord della Striscia di Gaza.

    Servizio culturale - Un articolo di Gian Luigi Giovanola dal titolo “Poteva vivere solamente circondato da cose belle”. Ricordi d’artista: Raffaele Carrieri.

    Servizio italiano - In primo piano l’emergenza incendi.

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    Oggi in Primo Piano



    Il leader della milizia sciita irachena, Al Sadr, annuncia una tregua di 6 mesi nei confronti delle truppe americane

    ◊   Negli Stati Uniti, il tema Iraq continua a creare contrasti tra Congresso e Casa Bianca. Il parlamento ha infatti smentito i presunti successi nel Paese del Golfo, segnalati dalla presidenza Bush, ottenuti grazie ad una nuova strategia e ai rinforzi sul terreno. Secondo un rapporto di 69 pagine dell'ufficio investigativo indipendente del parlamento in Iraq sono stati raggiunti solo 3 obiettivi sui 18 che l'amministrazione statunitense si era prefissata. Intanto, dopo i sanguinosi scontri che hanno provocato decine di morti nella città santa sciita di Kerbala, con una mossa a sorpresa il leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr, ha ordinato alla sua milizia, denominata "Esercito del Mahdi", la sospensione di tutte le attività armate per sei mesi. Su questa decisione, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Latif Al Saadi, giornalista iracheno in Italia:


    R. – Questa decisione è motivata dall’identità del movimento di al Sadr, nel quale, dalla sua nascita dopo la guerra del 2003, sono entrate migliaia di persone legate all’ex regime di Saddam Hussein o soldati dell’ex esercito iracheno. Col tempo, poi, sono sorti all’interno di questo gruppo fazioni estremiste fuori del controllo le quali, più che alla lotta politica, si sono dedicate ad atti criminali. Quindi, questa mossa di al Sadr è stata fatta per adeguarsi al cambiamento della realtà irachena, in quanto il suo obiettivo principale è quello di aumentare il proprio potere sia nella regione del sud dell’Iraq, a maggioranza sciita, sia all’interno del governo centrale.

     
    D. – Possiamo dire che, approfittando di questo momento di debolezza del premier al Maliki, criticato da più parti, al Sadr stia cercando di darsi una veste più gradita alla comunità internazionale e all’interno dell’Iraq?

     
    R. – Posso dire che, sfruttando anche la debolezza di al Maliki, al Sadr sta alzando la voce, allo scopo di avere una posizione di rilievo nel processo di cambiamento politico che dovrà disegnare l’Iraq del futuro.

     
    D. – A questo punto al Sadr, ha il dovere di controllare tutte le fazioni all’interno del suo gruppo, soprattutto quelle più estremiste?

     
    R. – Sì, perché adesso tutti i partiti, soprattutto i democratici, i liberali, i laici, stanno chiedendo che le armi debbano essere solo nelle mani dello Stato e non anche in possesso di gruppi di miliziani di varia provenienza. Ma penso che una persona come Moqtada al Sadr non debba mettere mano al processo politico. Forse adesso ha potere con il suo Esercito del Mahdi, ma credo che nel futuro non sarà così, se il processo politico di cambiamento andrà avanti in maniera più democratica e corretta.

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    Al via, ieri a Venezia, la 64.ma Mostra Internazionale del Cinema

    ◊   Si è aperta, ieri sera, la 64.ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che festeggia quest’anno i 75 anni di vita. Proiettato il film di apertura e primo in concorso, "Espiazione" di Joe Wright. Da oggi, entrano nel vivo la competizione e le sezioni collaterali. Il servizio di Luca Pellegrini.


    Cerimonia inaugurale sobria, quella di ieri sera in Sala Grande, con la presentazione delle giurie e l’annuncio – che si spera confermato nei fatti – da parte del presidente della Biennale Davide Croff, del completamento del nuovo Palazzo del Cinema per il 2011. La serata è proseguita con la visione del film di apertura e in concorso, "Espiazione", diretto con grande passione e senso della modernità da Joe Wright e ricavato, centellinando ottimamente parole e scene, dall’omonimo e difficile romanzo di Ian McEwan. L’età dell’innocenza, questa volta, è messa in seria discussione, perché l’adolescenza di Briony, immersa nella natura inglese dell’estate del 1935, manifesta segni di crudeltà emotiva, di pregiudizio sociale, di invasiva gelosia per la sorella Cecilia. Le due vivono due stagioni cronologicamente contemporanee, ma abissalmente opposte sul piano umano e questa drammatica divisione non troverà guarigione alcuna. C’è passione e amore, ma manca, invece, il senso della misura, nel film di Ang Lee in concorso, "Lust Caution", una spy-story ambientata nella Cina occupata dai giapponesi negli anni dell’ultimo conflitto mondiale: nobili ideali si contrappongono a sordidi incontri carnali, che troppo spesso eccedono in semplice voyeurismo. "Sleuth", infine, di Kenneth Branagh, eccede in altra dimensione: quella verbale, sorretto certo dai perfetti dialoghi di Harold Pinter, anche se con inaspettate cadute di stile. Michael Caine e Jude Law si scontrano, accolti in una casa assurdamente, spietatamente moderna, fredda, inquietante, dark: oggetto di contesa sembra essere la donna del primo sottratta dal fascino del secondo. Barattano un possibile accordo che li renda equivocamente liberi, si divertono ad occupare ruoli agli antipodi, ma la verità si annida, come spesso avviene, altrove. Animata da spirito di verità, è da segnalare, per concludere, una proposta inserita nell’ambito delle celebrazioni del 75.mo della Mostra. Si tratta della visione della copia restaurata e con nuovo, bellissimo accompagnamento musicale, di un capolavoro imperituro della storia del cinema, "Intolerance", di David Griffith, girato nel 1916. Inalterata la forza espressiva e la modernità dei quattro, sovrapposti ed emblematici episodi di intolleranza che hanno segnato i nostri tempi. Tra questi, la morte di un Innocente, chiamato Gesù di Nazaret. Una delle prime trasposizioni sugli schermi di alcuni suoi miracoli e della Passione, di inalterato e coinvolgente impatto emotivo. (Da Venezia, Luca Pellegrini per Radio Vaticana)

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    Chiesa e Società



    Caritas Perù stanzia 8,5 milioni di euro per assistere 50 mila persone sopravvissute al terribile terremoto del 15 agosto

    ◊   La Caritas Perù propone un piano di assistenza per aiutare circa 50 mila persone vittime del terremoto, che due settimane fa ha colpito le regioni meridionali del Paese. Come ha spiegato la Caritas Perù, in un rapporto diramato dall’agenzia Zenit, il programma prevede la costruzione di 40 nuove aule per la scuola, nuove abitazioni unifamiliari con acqua potabile e servizi igienici, servizio sanitario e sostegno alimentare e psico-sociale. L’aiuto dellla Caritas prevede inoltre l’accompagnamento spirituale delle comunità colpite, per curare le ferite emotive provocate dalle conseguenze del terremoto. Per l’esecuzione di questi progetti, sono stati stanziati circa 8,5 milioni di euro. Il piano di recupero durerà nove mesi, per concludersi nel maggio del prossimo anno. (B.B.)

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    “Camminare insieme sia nell’ora buona, sia in quella cattiva”: è l’appello dei vescovi di Uruguay e Argentina per favorire la cooperazione dei due Paesi

    ◊   “Uno sguardo di fede consente di scoprire, di fronte ad una sfida, che occorre camminare insieme sia nell’ombra buona, sia in quella cattiva. Il bene comune che abbraccia i due popoli, deve tradursi in sviluppo integrale, solidale e sostenibile”: queste le parole di cinque vescovi – due uruguaiani e tre argentini – al termine di un incontro di ieri a Paysandù, in Urugay. Nel corso della riunione per favorire il dialogo e la cooperazione fra Uruguay e Argentina, i presuli hanno scambiato opinioni e progetti per porre fine al conflitto tra i due popoli a causa dell’installazione di una cartiera nella città uruguaiana di Fray Bentos. “Le odierne difficoltà ostacolano la convivenza dei nostri popoli in uno spazio comune che la provvidenza ci ha donato", si legge nel comunicato congiunto, diffuso oggi. "I dissidi e i fraintendimenti - prosegue - indeboliscono la fratellanza necessaria e tradizionale, espressione di una storia condivisa, così come protezione e rifugio nel dolore e nell’esilio, che hanno vissuto i popoli delle due nazioni”.(B.B)

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    Termina oggi a Fatima la 30.ma Settimana Biblica nazionale organizzata dai Frati Cappuccini portoghesi sul tema “Il Santuario, luogo di evangelizzazione”

    ◊   Per sei giorni, gli oltre 300 partecipanti hanno riflettuto insieme ai relatori sul concetto di Santuario nella Bibbia, sull’importanza e sulla funzione che il Santuario ha avuto nel Vecchio e nel Nuovo Testamento per soffermarsi poi con una relazione magistrale su "Gesù, Santuario di Dio per l’uomo", tenuta dal neo eletto vescovo ausiliare di Braga, mons. António José da Rocha Couto. Oggi, si parlerà di Santuario e Chiesa, per terminare con una meditazione sulla comunità cristiana, tempio dello spirito. Al di là della validità e dell’attualità delle relazioni, piace comunque sottolineare come le Settimane bibliche organizzate dai Cappuccini siano cresciute progressivamente negli anni, suscitando interesse, passione e partecipazione, soprattutto nei laici, tra cui molti giovani. Alla Settimana si è arrivati, infatti, dopo che, per una ventina di anni, i cappuccini hanno stampato e diffuso migliaia di copie della Bibbia in tutti i Paesi di lingua portoghese, memori di quanto diceva il fondatore del movimento, padre Ignacio da Vegas, ‘meno parole degli uomini, più parola di Dio’. Solo nel triennio 957-60, tramite la Difusora Biblica, fondata nel 1954, ne furono distribuite 510 mila copie. Il lavoro più impegnativo comunque è stato la traduzione di tutta la Bibbia dai testi originali, fatta da vari specialisti, sul finire degli anni ’90, richiesta tuttora per la fedeltà al testo e l’indovinata veste tipografica, nei formati tascabile fino a quello grande per le celebrazioni liturgiche. In un anno ne sono tate messe nelle mani dei fedeli 31 mila copie. Mezzi efficaci della divulgazione sono gli incontri biblici periodici, nelle parrocchie, le settimane bibliche locali, organizzate perfino negli Stati Uniti, la partecipazione alla fiera del libro di Lisbona e la rivista biblica bimestrale di 15 mila copie redatta in sintonia per i più recenti studi biblici e col linguaggio accessibile a tutti. Non molti anni fa, il segretario generale della federazione biblica cattolica mondiale, invitando uno dei responsabili della Difusora in India, all’Assemblea plenaria, disse che il lavoro fatto dai cappuccini in Portogallo è così importante che dovrebbe essere fatto anche in altre nazioni perché, come dice lo slogan del movimento, il mondo ha veramente più bisogno della parola di Dio che di quella degli uomini. (A cura di padre Egidio Picucci)

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    “Anche i silenzi sono complici di chi progetta tali tragedie”: così, l’arcidiocesi di Gaeta esorta a combattere i piromani

    ◊   In vista della Giornata nazionale per la salvaguardia del Creato di sabato prossimo, don Simone Di Vito, responsabile del servizio per la pastorale sociale dell’arcidiocesi di Gaeta, ricorda che “lo sguardo dei credenti, quest’anno, non può distogliersi dal problema degli incendi che per tutta l’estate nell’Italia meridionale e anche nella nostra diocesi, ha provocato devastazione e lutti”. Ricorda, poi, che nel corso dei secoli, la Chiesa ha lanciato vere e proprie scomuniche contro gli i piromani. Agli autori di questi “gesti criminosi verso la natura e le persone”, occorre ripetere il grido: “In nome di Dio, fermatevi”. Inoltre, “anche i silenzi – prosegue don Simone Di Vito, in una nota diffusa dall’agenzia SIR – possono essere complici di chi progetta tali tragedie. Ognuno, secondo le proprie responsabilità – conclude la nota – deve prendere coscienza di tale evento e porre in atto tutto ciò che è in proprio potere”. (B.B.)

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    Campagna del governo dell’Angola contro le mine inesplose: due milioni di ordigni distrutti in 5 anni

    ◊   Circa 50 milioni di metri quadrati di territorio bonificati e due milioni di mine inesplose distrutte: è il risultato degli ultimi cinque anni di lavoro del governo dell’Angola, secondo quanto riferisce l’agenzia MISNA. Si tratta di residui bellici del conflitto angolano, durato 27 anni e concluso nel 2002. L’Angola è uno dei Paesi con il maggior numero di mine presenti sul territorio: sono circa 2 mila le comunità contaminate e 2,4 milioni le persone coinvolte. La provincia centro orientale del Moxico ospita da sola il 38% delle aree minate: il doppio della media del Paese. Uno dei primi risultati prodotti dallo sminamento è stata la realizzazione, per la prima volta in dieci anni, di una strada lunga 250 chilometri che collega le province interne del Paese, finora raggiungibili solo per via aerea. Secondo un bilancio diffuso lo scorso anno dal governo angolano, negli ultimi 30 anni, le mine anti-uomo hanno ucciso 80 mila persone: tantissimi i civili, per lo più donne e bambini. (B.B.)

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    Allarme colera in Africa: secondo un rapporto dell’OMS, il 90 per cento della malattia si sviluppa nel continente africano

    ◊   In Africa, il colera guadagna ancora terreno: è la conclusione del rapporto presentato da Loui Sambo, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) per l’Africa, in occasione della 57.ma riunione dei ministri africani della Salute, a Brazaville, capitale congolese. Il 90 per cento dei casi segnalati dall'OMS riguarda il continente africano, dove la diffusione della malattia è dovuta principalmente all'assenza di acqua potabile e alle cattive condizioni sanitarie. Nel 2006, 31 Paesi su 46 sono stati colpiti da questa acuta infezione intestinale che provoca diarrea e vomito, fino a degenerare nella morte per disidratazione. Inoltre, come si legge nel rapporto diffuso dall’agenzia MISNA, "il ritorno dell'epidemia di colera pregiudica le economie degli Stati membri a causa dei costi generati dagli interventi sanitari curativi e preventivi e dalle perdite indirette legate a un calo della produzione e dalla diminuzione degli scambi commerciali e del turismo”. (B.B.)

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    In provincia di Chieti, sabato prossimo, il terzo anniversario della morte di fratel Ettore Boschini, religioso camilliano amico dei poveri

    ◊   Sabato prossimo, a Bucchianico, un paese della provincia di Chieti, si celebrerà il terzo anniversario della morte di fratel Ettore Boschini, religioso camilliano, noto come "padre dei poveri". Il programma prevede l’apertura della mostra “Fratel Ettore, il cuore nelle mani”, nella sala polivalente del comune. Alle 19.30, la Santa Messa nel santuario San Camillo de Lellis, sarà concelebrata dai religiosi della Comunità di Bucchianico e il vicario generale dell’arcidiocesi di Chieti-Vasto, mons. Camillo Cibotti. Presiederà la liturgia il superiore generale dell’Ordine Camilliano, padre Renato Salvatore. Fratel Ettore iniziò la sua missione di soccorso nel 1979 alla stazione centrale di Milano, quando aprì la prima casa di accoglienza per poveri, sotto il cavalcavia della stazione: il rifugio è ancora funzionante, in via Sammartini. In pochi anni, fratel Ettore divenne il punto di riferimento per tutti coloro che in Italia vollero aprire nuovi centri di accoglienza, associazioni laiche e luoghi di cura per i malati di AIDS.(B.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ucciso in Afghanistan un importante capo talebano, mentre si attende la liberazione degli ultimi ostaggi sudcoreani - Sempre più concreta l’ipotesi della costruzione di un muro anti-terrorismo tra Israele ed Egitto

    ◊   In primo piano l’Afghanistan: sono liberi 12 dei 19 sudcoreani, tutti volontari della chiesa evangelica, dal 19 luglio nelle mani dei talebani. Intanto, il mediatore tribale del sequestro ha annunciato l’imminente liberazione degli ultimi sette ostaggi, mentre sul campo non si arresta la violenza. Il nostro servizio:


    I 12 ostaggi sono stati rilasciati, ieri, in tre momenti diversi nella provincia di Ghazni e consegnati da un mediatore tribale al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR). In cambio, Seul ha accettato di ritirare le sue truppe dall’Afghanistan entro l’anno e di far cessare le missioni di evangelizzazioni cristiane in territorio afghano. Due uomini del gruppo di 23 ostaggi – lo ricordiamo – erano stati giustiziati durante la detenzione dai talebani, che avevano invece poi liberato due donne malate come “gesto di buona volontà”. “La crisi seguita al rapimento dei nostri fratelli – ha affermato in proposito il Consiglio nazionale delle Chiese coreane, ripreso dall'agenzia AsiaNews – è un’opportunità per riflettere meglio sulle nostre strategie missionarie, che devono divenire più efficaci e meno rischiose”. E mentre si attende l’imminente liberazione degli ultimi sette ostaggi, nel resto del Paese continuano gli attacchi: stamani, un soldato britannico della forza multinazionale ISAF e il suo interprete sono morti nella provincia meridionale di Kandahar per un’esplosione durante una ricognizione di routine. E in un raid delle forze USA nella provincia meridionale di Helmand è rimasto ucciso, insieme ai suoi uomini, il potente capo talebano, Mullah Brother.

    - Ancora violenza nella Striscia di Gaza. Tre ragazzini palestinesi sono rimasti uccisi ieri pomeriggio, nei pressi di Jabalia, in seguito ad un attacco israeliano, probabilmente un raid aereo. Altri due sono stati feriti. Intanto, si fa sempre più concreta l’ipotesi della costruzione di un muro tra Israele ed Egitto, con l’obiettivo di prevenire l'infiltrazione dal deserto del Sinai di terroristi, contrabbandieri e clandestini. L’argomento è stato al centro di un incontro avvenuto al Cairo fra il vice premier israeliano, Haim Ramon, e i vertici dell'intelligence egiziana. Il punto più controverso, però, riguarda in confine tra Striscia di Gaza ed Egitto. Israele non può, infatti, inviare i propri mezzi all'interno della Striscia, se non al prezzo di una nuova occupazione. Una situazione, dunque, molto delicata per i già fragili equilibri dell’area. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente di Relazioni internazionali presso l’Università di Firenze.


    R. – La costruzione di una qualunque forma di muro tra i due Paesi è argomento molto complesso e in questo momento semplicemente una proposta politica. Per quanto riguarda il tratto più delicato, quello che vede Gaza confinare con l’Egitto, la partita è ancora più complessa perché gli egiziani hanno da sempre avuto un atteggiamento molto complesso riguardo ai palestinesi. Nei 20 anni in cui gli egiziani hanno controllato Gaza, li hanno trattati molto male, però non vogliono essere visti all’interno del mondo arabo come strumento con cui Israele continua a controllare e, quindi, anche a reprimere Gaza. Questo agli egiziani non può essere assolutamente gradito.

     
    D. – Bisogna dire anche che con Il Cairo, Israele coltiva buone relazioni dal 1979. Questa decisione non rischia di compromettere i rapporti con l’Egitto?

     
    R. – La relazione con Il Cairo o i rapporti fra i due Paesi sono tradizionalmente definiti una guerra fredda e lo sono davvero, tanto che tutta una serie di misure sono state prese negli anni. Per esempio, l’ambasciatore egiziano a Tel Aviv c’è stato per poco tempo. Ci sono continui scambi di "scortesie diplomatiche". Si parla addirittura di introdurre procedure di visto vere per quei turisti israeliani che vogliono andare in vacanza nel Sinai, che è territorio egiziano. E’ anche una pace ferma, non discutibile, ma i rapporti sono freddi, a volte gelidi.

    - Il presidente pakistano, Musharraf, ha respinto qualsiasi forma di pressione esercitata dall'ex premier in esilio, Benazir Bhutto, perché firmi con lei un accordo politico per la spartizione del potere, in base al quale, in particolare, il capo dello Stato lascerebbe la carica di capo delle forze armate. Bhutto ha intensificato ieri la sua campagna sui media britannici per affermare che un accordo fra lei e il generale è ormai in via di definizione. Secondo gli analisti, un accordo del genere potrebbe facilitare per Musharraf la riconferma alle prossime elezioni presidenziali.

    - L'assenso dell’Iran a rispondere a importanti domande sul suo programma nucleare è un “passo in avanti significativo”, ma Teheran deve fare di più per convincere che non sta cercando di ottenere armi nucleari a scopi militari. E' quanto afferma l'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (AIEA), in un rapporto confidenziale ottenuto oggi da alcune agenzie d'informazione internazionali.

    - “Avete avanti giorni migliori”. Il presidente statunitense, Bush, ha rinnovato con queste parole il suo impegno per ricostruire New Orleans, a due anni dal passaggio dell’uragano Katrina. Il capo della Casa Bianca, proprio dalla celebre "città della musica" ha, inoltre, ammesso che molti dubitano dell'impegno del governo centrale. Il servizio di Elena Molinari:
     
    Mentre il centro turistico di New Orleans è tornato in piena attività, il resto della città reca ancora le ferite del disastro, che ha causato la morte di oltre 1600 persone. La lentezza dei soccorsi alle vittime dell’uragano è considerata una delle pagine più nere dell’amministrazione Bush. Per questo, ieri il presidente con la moglie Laura ha visitato una scuola della città, sottolineando che dei 114 miliardi di dollari stanziati per gli aiuti, ne sono già stati spesi 96. “Non vi abbiamo dimenticato – ha detto – questa città risorgerà più bella di prima”. Bush era alla 15.ma visita a New Orleans dopo l’uragano, per sottolineare l’impegno del suo governo nei confronti della città. Intanto, però, durante la giornata si erano tenute numerose cerimonie, veglie e marce di protesta, proprio per la lentezza della ricostruzione, compreso il mancato rafforzamento degli argini, gli stessi che cedettero la mattina del 29 agosto 2005. (Elena Molinari, per la Radio Vaticana)

     
    - In Turchia, il presidente Gul ha approvato la lista dei ministri del nuovo governo presentata dal premier, Erdogan. Un esecutivo che conta 25 ministri e che vede sulla ex poltrona di Gul, quella di ministro degli Esteri, Ali Babacan, che resta capo negoziatore nei colloqui di adesione della Turchia all’Unione Europea.

    - L’ex ministro degli Interni polacco, Janusz Kaczmarek, rimosso di recente dal premier, Kaczynski, perché sospettato di avere avvisato l'ex vice premier, Lepper, di una indagine dei servizi anticorruzione (CBA) avviata nei suoi confronti, è stato fermato oggi dagli agenti dei Servizi della sicurezza interna (ABW). Lo rende noto la rete Tvn24. Insieme a Kaczmarek, è stato fermato anche l'ex capo della polizia, Konrad Kornatowski, sospettato di coinvolgimento nella stessa vicenda.

    - Nuova tornata di colloqui oggi a Vienna sul futuro del Kosovo, la provincia serba a maggioranza albanese che reclama l'indipendenza, contro la volontà di Belgrado. Al negoziato prendono parte i rappresentanti di Unione Europea, Stati Uniti e Russia, che hanno dapprima avviato colloqui con la delegazione albanese kosovara al Ministero degli esteri. Sarà quindi la volta della delegazione di Belgrado. Colloqui diretti fra serbi e albanesi non sono in agenda.

    - Torna lentamente alla normalità la situazione degli incendi in Grecia. Grazie anche all’abbassamento della temperatura e all’attenuazione dei venti, è diminuita l’intensità dei roghi – una trentina – ancora attivi nel territorio. Nel Peloponneso occidentale, comunque, si è reso necessario evacuare cinque villaggi minacciati dalle fiamme. Ieri, oltre 5 mila persone si sono radunate davanti al parlamento di Atene per protestare contro l’inefficienza del governo nella gestione dell’emergenza.

    - In Italia, polizia e carabinieri stanno eseguendo oltre 40 fermi disposti dalla Procura distrettuale antimafia nei confronti di presunti affiliati alle cosche della ‘Ndrangheta coinvolte nella faida di San Luca, in Calabria. I provvedimenti sono stati emessi nell'ambito dell'inchiesta Reggina precedente alla strage di Duisburg, in Germania, con sei morti. Le accuse sono associazione mafiosa, omicidi, traffico d'armi. Tra i fermati, non vi sarebbero i responsabili della "strage di Ferragosto", mentre vi sarebbero i fratelli di due delle vittime. Fermo anche per Giovanni Nirta, ritenuto il boss dell'omonima cosca.

    - C’è attesa per il Consiglio di Amministrazione di Alitalia di questo pomeriggio, nel corso del quale il presidente Maurizio Prato presenterà le linee guida del piano industriale. Per la compagnia aerea di bandiera italiana, da tempo in crisi, si parla di un migliaio di posti di lavoro a rischio. Ce ne parla Giampiero Guadagni.


    Prima risanare poi vendere. E’ questa la parola d’ordine per Alitalia e il suo nuovo presidente, Maurizio Prato designato dal ministero dell’Economia dopo il fallimento dell’asta per la cessione dell’azienda. Senza un nuovo compratore l’esito che appare scontato è il fallimento. Prato illustrerà oggi le linee guida per il rilancio che passa attraverso un piano esuberi che dovrebbe coinvolgere circa un migliaio di lavoratori sui 18 mila dipendenti complessivi. Cauta la reazione dei sindacati, convinti della possibilità di gestire senza particolari traumi gli esuberi, attraverso ammortizzatori sociali come cassa integrazione e mobilità verso la pensione. Ci sarà anche un aumento di capitale da attuarsi nei prossimi mesi e legato al progetto di cessione del controllo della compagnia di bandiera: in questo caso si parla di circa 1 miliardo e mezzo di euro necessari per fronteggiare l'andamento dei conti che continuano a viaggiare in rosso. La ricapitalizzazione, in ogni caso, sarà versata nella compagnia dai nuovi compratori.Il piano dovrebbe anche prevedere un taglio delle rotte operate da Alitalia soprattutto a Malpensa, e un aumento delle frequenze sulle mete più redditizie, come in Nord America. Su Milano verrebbero potenziate le rotte verso le capitali europee mentre verrebbero tagliati i voli verso India e Cina. L’annunciato ridimensionamento di Malpensa non è gradito però dalle istituzioni e sindacati lombardi. Il presidente della regione Roberto Formigoni, parla di un piano irrazionale e minaccia di sostituire Alitalia con altre compagnie internazionali. E anche il sindaco di Milano, Letizia Moratti parla di un piano suicida non per Malpensa ma per la stessa Alitalia e per tutto il Paese.

    - Il nuovo ministro delle Finanze cinese è Xie Xuren, attualmente direttore dell'Ufficio per le Imposte. Lo ha reso noto l'agenzia d'informazione "Nuova Cina". Xie è stato nominato al posto di Jin Renqing che, coinvolto in una serie di scandali e di errori nella gestione finanziaria dello Stato, ha chiesto le dimissioni per motivi personali.

    - Cina e Giappone hanno ripreso il dialogo in materia militare e hanno deciso di creare un “telefono rosso” per le comunicazioni urgenti in materia. Lo afferma sempre l’agenzia "Nuova Cina", riportando la notizia della visita in Giappone del ministro della Difesa cinese, Cao Gangchuan, la prima di un responsabile della difesa da nove anni. Incontrando il suo omologo giapponese, Masahiko Komura, e il primo ministro, Shinzo Abe, Gangchuan ha affermato che “la Cina è pronta a collaborare col Giappone per promuovere delle relazioni bilaterali stabili e sane”.

    - Nello Sri Lanka settentrionale, 11 separatisti delle Tigri di liberazione della patria Tamil (LTTE) sono rimasti uccisi ieri in tre diversi combattimenti con l’esercito nazionale. Gli scontri sono i più recenti episodi di una sanguinosa guerra civile, che in oltre 20 anni ha causato più di 70 mila morti, cinque mila solo nello scorso anno. Le LTTE combattono per ottenere uno Stato indipendente per la minoranza etnica Tamil.

    - È di 50 feriti e 300 o 400 arrestati, a seconda delle fonti, il bilancio provvisorio delle proteste iniziate ieri pomeriggio in Cile e proseguite fino a tarda notte. I manifestanti avevano risposto all’appello della principale organizzazione sindacale cilena, la Central Unitaria del Trabajadores, per protestare contro la politica del presidente Bachelet in campo sociale. La città di Santiago e la sua periferia sono state particolarmente colpite: i fuochi appiccati, le barricate e i cavi elettrici recisi hanno paralizzato la capitale per diverse ore.

    - Il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) ha annunciato che circa 18 mila persone sono dichiarate scomparse durante i conflitti nella ex Jugoslavia, avvenuti negli anni ‘90. In un comunicato pubblicato alla vigilia dell’odierna Giornata internazionale delle persone scomparse, il CICR ha specificato che 13.499 persone sono scomparse nel conflitto di Bosnia, 2.386 nella guerra in Croazia, e 2.047 altre persone nel conflitto del Kosovo. Le guerre hanno provocato almeno 100 mila morti e oltre due milioni di profughi. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Moretti e Valentina Fizzotti)
     
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 242

     
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