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SOMMARIO del 29/08/2007
All'udienza generale, la preghiera di Benedetto XVI per le vittime delle calamità naturali e la condanna delle azioni criminose contro il patrimonio ambientale
◊ La natura e le persone sono minacciate dal comportamento di alcuni irresponsabili: ne ha parlato oggi Benedetto XVI all’udienza generale - in piazza San Pietro, gremita da circa 12 mila fedeli - riferendosi in particolare all’emergenza incendi in Europa. Giunto in elicottero da Castel Gandolfo, il Papa per ripararsi dal sole, è apparso - sulla sua auto bianca per il consueto giro di saluti - indossando il "galero", il tradizionale cappello rosso a falda larga. Il servizio di Roberta Gisotti:
Addolorato e preoccupato, il Santo Padre, per alcune “gravi calamità”, riferendosi in particolare “alle inondazioni in alcuni Paesi orientali come pure ai disastrosi incendi in Grecia, in Italia e in altre nazioni europee”:
"Davanti a così drammatiche emergenze, che hanno causato numerose vittime e ingenti danni materiali, non si può non essere preoccupati per l’irresponsabile comportamento di taluni che mettono a rischio l’incolumità delle persone e distruggono il patrimonio ambientale, bene prezioso dell’intera umanità".
Quindi la condanna e la richiesta di preghiere particolari:
"Mi unisco a quanti giustamente stigmatizzano tali azioni criminose e invito tutti a pregare per le vittime di queste tragedie".
Riguardo la catechesi, il Papa si è soffermato sulla figura di Gregorio, vescovo di Nissa, “tra i grandi protagonisti della fioritura spirituale e culturale della Cappadocia del IV secolo”. “Con la sua acuta intelligenza e le sue vaste conoscenze filosofiche e teologiche, egli - ha sottolineato Benedetto XVI - difese la fede cristiana contro gli eretici, che negavano la divinità del Figlio e dello Spirito Santo o compromettevano la perfetta umanità di Cristo”. Gregorio “con chiarezza” espresse la finalità dei suoi studi, lo scopo supremo a cui mira la conoscenza: non impiegare la vita in cose vane, ma trovare la luce che consenta di discernere ciò che è veramente utile”, trovando quel “bene supremo nel cristianesimo, grazie al quale è possibile ‘l’imitazione della natura divina’”. Gregorio insegna a riconoscere dentro noi stessi “il riflesso della luce divina”:
"L’uomo ha dunque come fine la contemplazione di Dio. Solo in essa potrà ritrovare il suo appagamento. Per anticipare in qualche misura tale obiettivo già in questa vita, egli deve progredire incessantemente verso una vita spirituale, una vita in dialogo con Dio”.
In altre parole - ha concluso il Papa - “la lezione più importante” che questo grande ‘padre della mistica’ San Gregorio Nisseno ci consegna è che “la piena realizzazione dell’uomo consiste nella santità”.
In chiusura dell’udienza, i saluti nelle varie lingue e un indirizzo particolare ad una delegazione di San Marino, accompagnata dal vescovo, Luigi Negri, giunta in Vaticano nel 25.mo anniversario della visita di Giovanni Paolo II nella piccola Repubblica: “un evento così significativo”, che Benedetto XVI ha auspicato possa rinnovare l’adesione a Dio, “sorgente di luce, di speranza e di pace”. Infine, il ricordo del Papa dell’eroico esempio di San Giovanni Battista, del quale si celebra oggi il martirio.
Creazione dell’Eparchia di Bhadravathi dei Siro-Malabaresi
◊ Sua Beatitudine, il cardinale Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro-Malabaresi, con il consenso del Sinodo dei Vescovi e dopo aver consultato la Sede Apostolica, ha eretto a norma del can. 85, paragrafo 1, del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, l’Eparchia di Bhadravathi dei Siro-Malabaresi, con territorio dismembrato dall’Eparchia di Mananthavady dei Siro-Malabaresi, rendendola suffraganea dell’Arcieparchia metropolitana di Tellicherry dei Siro-Malabaresi.
Benedetto XVI ha dato il proprio assenso all'elezione, canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Siro-Malabarese di padre Joseph Erumachadath, attualmente vicerettore dell’Istituto Teologico “Sanathana Vidyapeetham” a Thamarassery, a primo vescovo di Bhadravathi dei Siro-Malabaresi. Il neo presule ha 47 anni ed è stato ordinato sacerdote nel 1988. Ha studiato all'Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, dove ha conseguito il Dottorato in Teologia. E' stato, fra l'altro, superiore provinciale della Provincia di Emmaus, vicario parrocchiale e vicedirettore del “Sannidana Retreat Center”. Parla malayalam, inglese, italiano, tedesco, francese e hindi.
Clima di attesa e di gioia tra i giovani volontari al lavoro nella piana di Montorso per preparare l’Agorà di Loreto con il Papa. Ai nostri microfoni, la testimonianza di due volontari
◊ Sono sempre intensi, a Loreto, i preparativi per l’incontro dei giovani con Benedetto XVI, l’1 e 2 settembre. Oltre 200 sacerdoti provenienti da tutta Italia si daranno il cambio, nei 100 confessionali preparati nella spianata di Montorso, a partire dalle 23 di sabato prossimo, e saranno disponibili fino alle 7 del giorno dopo. Nella cittadina marchigiana, dopo aver percorso oltre 15 mila chilometri, giungerà anche la Fiaccola di Lolek - diminutivo con il quale veniva chiamato il giovane Karol Wojtyla - accesa stamani davanti alla tomba di Giovanni Paolo II. La Fiaccola era partita da Roma lo scorso anno arrivando a Cracovia, dopo aver toccato Assisi e Loreto, Czestochowa e Wadowice, percorrendo “simbolicamente” la strada che ha portato il giovane Karol Wojtyla dalla Polonia fino al soglio pontificio. Questo pomeriggio, invece, la Fiaccola varcherà la soglia del carcere di Rebibbia, rievocando il perdono di Giovanni Paolo II al suo attentatore Ali Agca. Per l’occasione, alcuni giovani detenuti consegneranno un messaggio, che sarà rivolto a tutti i ragazzi presenti a Loreto. E sono oltre mille i volontari già a lavoro da giorni per offrire assistenza ai giovani che incontreranno il Papa. Tiziana Campisi ha chiesto ad una di loro, Elisa Cipriani, come sta vivendo questa esperienza:
R. - La sto vivendo con impegno, con dedizione, con entusiasmo e anche con i problemi che ci sono tutti i giorni.
D. - Che clima si respira in questi giorni a Loreto?
R. - C’è un clima di attesa, stiamo aspettando i pellegrini e continuiamo a lavorare per loro. Anche qui al villaggio vedo che tra i ragazzi volontari c’è tantissimo entusiasmo.
D. - Come siete organizzati voi volontari?
R. - In questi giorni, stiamo coprendo i servizi che ci vengono richiesti per le informazioni, o per gli altri uffici. Per l’1 e il 2 settembre i volontari accoglieranno i pellegrini nei punti di arrivo, quindi nei parcheggi e nelle stazioni, li guideranno verso Montorso, li assisteranno, saranno presenti negli info-point. Ci saranno anche dei volontari che lavoreranno per i volontari stessi all’interno del villaggio, anche nei dintorni dell’area di Montorso.
D. - Voi volontari mettete a disposizione le vostre braccia, ma in che modo è coinvolto il vostro cuore?
R.- Il nostro cuore è molto coinvolto perché siamo i primi a vivere l’esperienza dell’Agorà. Come ci ha detto ieri sera il vescovo che è venuto a celebrare la Messa, da noi dipenderà quello che succederà nei prossimi giorni, e questo ci ha caricato moltissimo.
Ma come si sono preparati i volontari alle giornate di sabato e domenica? Al microfono di Tiziana Campisi, un altro giovane, Lorenzo Viola:
R. - Ci siamo preparati durante tutto l’arco dell’anno. Abbiamo fatto quattro incontri. Siamo qui e ogni giorno ci dedichiamo a diversi servizi. Ci stiamo divertendo perché seppure l’attività di volontariato è un lavoro, prende forma anche di divertimento. Alla fine si aiuta la gente è questo è gratificante.
D. - Che cosa lega voi volontari in queste giornate?
R. - Penso che siamo tutti amici, nel senso che lavoriamo tutti per lo stesso obiettivo: che questo evento si svolga bene. Questi eventi servono per rafforzare la fede in Dio che ognuno ha, perché senza questi eventi mancherebbe un po’ di sale, secondo il mio punto di vista.
D. - Cosa significa, per te, vivere le giornate di Loreto da volontario?
R. - Significa aiutare gli altri. Essere quel pezzo in più. Non so spiegartelo... è una cosa bella. Comunque, la fede in Dio esiste. Dio esiste e ti aiuta e noi vogliamo essere parte di questo.
D. - Che cosa ti aspetti dalle giornate di Loreto?
R. - Un grande entusiasmo, soprattutto quello. Mi aspetto poi che il Papa dia un segno forte, perchè in questo tempo ce n’é bisogno. Adesso i modelli di vita sono spesso persone che incarnano ideali negativi. Invece, bisogna sapere che c’è anche la strada della santità, perché Dio è sempre presente e ti aiuta. C’è stato grande entusiasmo e una grande partecipazione per far andare tutto bene. Queste esperienze servono per rafforzare la fede. Se tu hai una fede, torni a casa con un entusiasmo che è il doppio di quello che hai. Quindi, dà anche la forza per testimoniare, la volontà.
Presentata dal cardinale Sepe ai media la visita del Papa a Napoli del prossimo 21 ottobre
◊ La Chiesa di Napoli mobilitata in tutte le sue espressioni per accogliere con gioia il Papa. E' questa l'immagine che il cardinale arcivescovo del capoluogo partenopeo, Crescenzio Sepe, ha offerto stamattina ai giornalisti nel presentare in dettaglio la visita di un giorno che Benedetto XVI compirà a Napoli il 21 ottobre prossimo. Il porporato ha spiegato, nell'intervista rilasciata a Giovanni Peduto, lo spirito col quale l'arcidiocesi sta preparandosi all'incontro col Pontefice:
R. - Innanzitutto, un ringraziamento al Santo Padre per avere accolto l’invito a visitare – anche se per poche ore – la diocesi di Napoli, visita che si inserisce anche nel contesto della Riunione del dialogo interreligioso per la pace, che viene organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, come ogni anno, nelle varie città del mondo. Il Santo Padre vuole così dare un segno particolare della sua predilezione, del suo amore per la diocesi di Napoli e, quindi, portare il suo saluto, la sua preghiera, e soprattutto incitare questa Chiesa, questa comunità, a mantenere viva la fede nel Cristo, nella Chiesa, secondo anche quella che è una tradizione plurisecolare, ormai, di un attaccamento particolare della diocesi di Napoli con la sede di Pietro e con la Chiesa universale. Il Santo Padre certamente darà una iniezione di fiducia a tutti noi che lavoriamo in un contesto bello ma spesso non facile.
D. - Eminenza, quali saranno le tappe della visita – anche se breve – del Papa?
R. - Il Santo Padre arriverà a Napoli verso le 9.30 e, dopo i saluti delle autorità al porto, con la macchina si dirigerà direttamente a Piazza del Plebiscito dove alle 10.00 è prevista la Messa, concelebrata dai cardinali e vescovi della regione e dai tanti ospiti che saranno presenti per l’occasione. Alla fine, il Santo Padre reciterà l’Angelus e si dirigerà poi al Seminario maggiore di Capodimonte, dove incontrerà tutti i capi delle delegazioni delle denominazioni cristiane e anche i rappresentanti delle varie religioni del mondo. E’ prevista la presenza del Patriarca ecumenico ortodosso, Bartolomeo I, di del metropolita Kirill di Mosca, dell’arcivescovo di Cipro e dello stesso Patriarca cattolico armeno, e tanti altri Patriarchi. Seguirà poi il pranzo con tutte queste autorità e, alla fine, il Santo Padre, dopo un breve riposo, si recherà a venerare i resti di San Gennaro nella Cattedrale. La partenza per Roma è prevista per le 17.00.
D. - Come si sta preparando la diocesi a questo evento e cosa ha in programma?
R. - Insieme a tutti i sacerdoti, si è organizzata una preparazione capillare in tutte le parrocchie. E’ stata inviata una lettera, sono stati inviati dei sussidi perché si possa approfondire il vero significato di questa visita del Papa. Lo stesso è stato fatto tramite i professori di religione nelle scuole, che spiegheranno agli alunni il significato di questo evento. Lo stesso per le case religiose, soprattutto i monasteri di clausura, che hanno iniziato tutta una serie di preparazione spirituale per l’evento e, quindi, c’è una mobilitazione pastorale e spirituale in tutta la Chiesa di Napoli.
Essere testimoni credibili della speranza cristiana: l’arcivescovo di Spoleto, Riccardo Fontana, traccia l’impegno dei partecipanti alla Settimana liturgica nazionale in corso nella città umbra
◊ La parola di Dio ”ha in sé una carica di inevitabile contrasto con il modo vigente di pensare e di guidare gli eventi”, ma quello del cristiano è un “servizio alla verità” che va svolto senza cedere a “irenismo”, falsa tolleranza” o “conformismo culturale”, anche se ciò “comporta il prezzo dell’emarginazione culturale e sociale e, ancora per tanti cristiani nel mondo, oppressione e persecuzione violenta”. Lo ha detto mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI, nell’omelia della messa celebrata oggi a Spoleto, teatro della 58.ma Settimana liturgica nazionale. Per una riflessione sul significato di questo appuntamento, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Riccardo Fontana:
R. - Il nostro primo servizio al mondo è la preghiera: saperlo ridire dentro "la città dell’uomo", non solo dentro gli aspetti della sociologia ma nella teologia dell’Incarnazione. Bisogna che sappiamo farci presenti come Dio si è fatto presente in mezzo alla storia dell’uomo. E poi, c’è l'eco del Convegno ecclesiale di Verona. Ci siamo promessi di essere testimoni di speranza e vogliamo esserlo dentro le strutture della civitas, della identità culturale, spirituale, umana del nostro popolo.
D. - Come far comprendere ai fedeli l’importanza fondamentale della liturgia alla quale tanta attenzione dedica Benedetto XVI?
R. - Innanzitutto, celebrando bene, il che vuol dire celebrare con gioia. I Santi Padri d’Oriente dicono che la liturgia è un’anticipazione di Cielo: bisogna far in modo che l’assemblea liturgica, l’intera assemblea, si esprima al cospetto del Signore. Questa è la riforma della Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium. Papa Benedetto ci ha insegnato questo in un magistero ricco e festoso, che risale fin agli anni in cui era professore. Credo che recuperare il senso della parola pregata e della liturgia partecipata siano il miglior modo di rispondere alle istanze del nostro tempo.
D. - Partendo proprio dalla preghiera, dalla centralità della liturgia, come testimoniare oggi il Vangelo in una società secolarizzata come quella italiana?
R. - Bisogna essere credibili e la via efficace per essere credibili - ce lo dice Papa Benedetto XVI nella sua prima enciclica - è la via della carità. Dobbiamo esser capaci di ascoltare i bisogni dell’uomo del nostro tempo e di rispondere con sacrificio, con impegno personale. Dobbiamo dare quel supplemento d’anima che le istituzioni pubbliche e i servizi sociali non sono chiamati a dare, ma la Chiesa invece sì! Non si può fare a meno della carità della Chiesa per rendere la società più umana. Se faremo questo, noi riusciremo a compiere il nostro servizio nel migliore dei modi.
Sant’Agostino insegna a vivere la carità con i fatti, le parole e gli atteggiamenti interiori: così il cardinale José Saraiva Martins ieri a Pavia
◊ “Chi non ha la carità nega con i fatti e non tanto con le parole la sua appartenenza alla Chiesa”: è quanto ha affermato ieri pomeriggio il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ricordando gli insegnamenti di Sant’Agostino del quale ieri ricorreva la memoria liturgica. Il porporato ha celebrato una Messa solenne a Pavia, nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, dove sono custodite le reliquie del vescovo di Ippona. Nella sua omelia, ha affermato che l’esempio e l’insegnamento di Sant’Agostino sono un invito, per quanti sono dentro e fuori la Chiesa, a vivere la carità con i fatti e con le parole, con i gesti e gli atteggiamenti interiori, con l’aiuto della preghiera e dei Sacramenti. Il cardinale Saraiva Martins ha spiegato ai fedeli che, “nella sua riflessione sulla Parola di Dio”, il vescovo di Ippona “individua nell’amore-agape, nella carità, il grande criterio per capire se si appartiene veramente alla Chiesa cattolica”. Se il battezzato non possiede la carità “porta soltanto il carattere di cristiano”, “è un disertore che scappa”, “gli occorre la carità perché altrimenti non può definirsi nato da Dio”: è questo per Agostino, ha detto il porporato, il criterio di discernimento per un’autentica vita cristiana. “Molti sono nella Chiesa soltanto in apparenza - ha scritto il vescovo di Ippona - amiamo la Chiesa se rimaniamo nella sua unità e nella sua carità”. Carità, ha precisato il cardinale Saraiva Martins, che “richiede un ordine, esige una ricerca umile della verità di se stessi, di Dio e dell’altro; è un cammino dove non bisogna aver timore di praticare la correzione fraterna”. Ed è questo, ha proseguito il cardinale Saraiva Martins, “il contesto in cui possiamo comprendere la celebre espressione agostiniana “Ama e fa’ quello che vuoi": un’esortazione ad avere anche una carità fervida nel correggere e nell’emendare. Il porporato ha citato inoltre, più volte, le omelie e i discorsi che il Papa ha pronunciato durante la sua visita a Pavia, il 21 e 22 aprile scorso, menzionando pure la riconsegna di Benedetto XVI alla Chiesa della sua prima enciclica Deus Caritas est - che prende spunto dal concetto di amore di Agostino - proprio nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, davanti alle reliquie del presule africano. Quella di Agostino, ha detto infine il porporato citando ancora il Papa, è stata una continua formazione all’amore, e proprio per averlo meditato e cantato il vescovo di Ippona può essere definito maestro di interiorità e di carità per tutta la Chiesa e tutta l’umanità. (T.C.)
Con una Messa celebrata dal cardinale Angelo Sodano, la città di Ostia ha festeggiato ieri il suo patrono, Sant’Agostino
◊ La comunità dei fedeli di Ostia ha festeggiato ieri il suo Patrono Sant’Agostino, con una serie di iniziative religiose e culturali. Momento culminante della giornata, la Messa celebrata, nella chiesa Regina Pacis, dal cardinale Angelo Sodano, che in qualità di decano del Sacro Collegio, è titolare della Chiesa suburbicaria di Ostia. Il porporato ha messo l’accento sugli insegnamenti del grande Padre della Chiesa che, a 1600 anni di distanza, ancora mantengono intatta la loro vivezza e attualità. Da Ostia, il servizio di Alessandro Gisotti:
Una ricorrenza ancora giovane, ma che ha già trovato spazio nel cuore dei fedeli. Per la quarta volta nella sua storia, la città di Ostia ha festeggiato il Santo Patrono Agostino, istituito nel febbraio del 2004 con un decreto della Congregazione per le Cause dei Santi. Istituzione auspicata dalla cittadinanza, attraverso l’Associazione culturale Sant’Agostino, e dalle sette parrocchie del territorio, e che ebbe come testimone d’eccezione - nel novembre dello stesso anno - l’allora cardinale, Joseph Ratzinger. Nell’indirizzo d’omaggio al cardinale Angelo Sodano, mons. Giovanni Falbo, parroco della chiesa di Santa Monica, ha dunque espresso la gratitudine della gente di Ostia per questa iniziativa che ne valorizza l’identità cristiana. Nella sua omelia, in una chiesa Regina Pacis gremita di fedeli, il cardinale Sodano ha messo l’accento sull’attualità della testimonianza del vescovo di Ippona. Da Agostino, ha detto il porporato, “impariamo ad essere apostoli del Vangelo nel mondo di oggi”, a scuola come in famiglia e nel lavoro. Si è così soffermato sul tema, tipicamente agostiniano, della conversione, che, ha detto, presuppone sempre un’adesione. Cercatore della verità, Agostino, “comprese che la Verità era Cristo stesso”. Di qui, il suo continuo ritornare a Cristo, per trovare nel Signore il vero significato della nostra esistenza.
Ha poi ricordato la figura di Santa Monica, la cui morte ad Ostia viene mirabilmente descritta da Sant’Agostino nelle Confessioni. In Agostino, ha affermato il porporato, Dio si è servito di Monica per condurlo sulla via della conversione. Santa Monica ci insegna così “l’importanza della preghiera”. Dopo la Messa, i fedeli, accompagnati da un corteo storico, si sono recati in processione alla statua di San’Agostino, nella piazza antistante il Municipio. Infine, al Pontile di Ostia, si è proposta una lettura di testi agostiniani. Proprio in questo luogo, tradizionalmente dedicato allo svago, nei giorni scorsi si sono tenuti due convegni sull’opera De Civitate Dei, che hanno registrato una presenza di pubblico ben al di là delle aspettative della vigilia. Di qui, l’incoraggiamento a far sì che la festa di Sant’Agostino diventi sempre più un evento capace di suscitare, soprattutto nei giovani, il desiderio di conoscere questa figura eminente della Chiesa, che ancora oggi sa rispondere agli interrogativi più profondi dell’animo umano.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano – All’udienza generale Benedetto XVI rivolge il suo preoccupato pensiero alle gravi inondazioni e ai disastrosi incendi che in questi giorni hanno colpito diversi Paesi.
Servizio estero - Bush: si rischia un “Olocausto nucleare” se l’Iran si dota di un ordigno atomico.
Servizio culturale - Un articolo di Giovanni Armillotta dal titolo “Un’arte basata sull’introspezione”: La scoperta della scultura subsahariana e la sua influenza in Occidente.
Servizio italiano - In rilievo il tema dei conti pubblici.
"Difenderò costituzione e laicità": lo ha affermato Abdullah Gul, primo islamico ad assumere la carica di presidente della Turchia
◊ “Difenderò tutti i principi della Costituzione, inclusa la laicità, regola necessaria per la pace sociale”: queste le prime parole da presidente di Abdullah Gul, neoeletto capo dello Stato della Turchia. Gul, esponente islamico moderato, è stato eletto ieri dal Parlamento al terzo scrutinio, con 339 voti su 550 deputati: in pratica, solo quelli del suo partito, l’AKP di matrice islamica, al governo dal 2002. Nel corso della cerimonia del giuramento, Gul ha reso omaggio al padre della patria, Ataturk, e ha ribadito la necessità di proseguire il cammino sulla via dell’Unione Europea. Soddisfazione, su questo fronte, è stata espressa dal presidente della Commissione europea, Barroso. Ma quali garanzie dà alla laicità dello Stato turco un uomo come Gul, primo presidente islamico del Paese? Al microfono di Isabella Piro, risponde Antonio Ferrari, inviato del Corriere della Sera:
R. - Se noi pensiamo alle garanzie verbali, a quello che dice Gul, c’è da essere abbastanza rilassati. Però, oltre alle parole, saranno da considerare anche i comportamenti e la condotta quotidiana. Prima, c’è un passo di carattere formale: l’atteggiamento che terrà nell’esposizione o nella non esposizione della moglie velata nel palazzo del presidente della Repubblica che, come in tutti gli edifici pubblici, vieta di indossare il velo. Poi, c’è un aspetto sostanziale: bisognerà vedere come Gul si comporterà quando il governo cercherà di far passare molte leggi che nella legislazione precedente furono bloccate dal presidente della Repubblica, il laico Sezer.
D. - Bisogna aspettarsi reazioni dai militari, storicamente garanti della laicità del Paese?
R. - Io credo che i militari non possano opporsi a quello che è un risultato democratico, figlio anche di un voto popolare, il 22 luglio, che ha dato la maggioranza al Partito di Gul e di Erdogan. Certo, il capo delle forze armate Buyukanit ha fatto filtrare, attraverso il sito web delle Forze armate, un messaggio sibillino, asserendo che ci sono centri del male che lavorano quotidianamente per indebolire le strutture sociali e secolari della Repubblica turca, sostenendo dunque che le Forze armate sorveglieranno come è loro dovere. Il rischio che si possano riproporre le divisioni del passato è molto alto.
D. - In chiave europea, che significato ha l’elezione di Gul?
R. - Sicuramente Gul è uno dei più convinti europeisti: crede davvero che la Turchia abbia un ruolo e un posto futuro nell’Unione Europea ed è pronto a dare anche impulso ad altre riforme, per esempio a quella dell’abolizione di pesanti emendamenti dell’articolo 301, che punisce col carcere chi offende l’identità turca. Non dimentichiamo che sono stati inquisiti sia Pamuk, Premio Nobel per la letteratura, che l’armeno Hrant Dink, il giornalista che è stato ucciso.
D. - La comunità internazionale ha sempre guardato alla Turchia come baluardo, ma anche come elemento di dialogo, nei confronti del fondamentalismo. Può cambiare qualcosa in tal senso?
R. - Non credo, anche se c’è il rischio di un atteggiamento non sufficientemente rigido e duro nei confronti dell’estremismo islamico. Non dimentichiamo che questo è un Paese a stragrande maggioranza musulmana, che però sta cercando faticosamente di uscire dalle rigidità del passato. Non dobbiamo dimenticare che le minoranze, compresa quella cristiana, che sono state vittime del fanatismo islamico - pensiamo all’assassinio di don Santoro - alle elezioni hanno fatto capire che preferivano questa linea più tollerante da parte del governo di Erdogan e del suo allora ministro degli Esteri, Gul, che non un atteggiamento rigido come quello dei militari, in particolare dei fanatici laici, perché in Turchia esiste anche un fanatismo laico.
A Venezia, al via la 64.ma Mostra del Cinema, tra grandi attori, maestri e memorie
◊ Si accendono i riflettori questa sera sull’inaugurazione della 64.ma Mostra internazionale d’Arte cinematografica di Venezia: una rassegna di grandi titoli e nomi della cinematografia mondiale, quest’anno particolarmente ricca di maestri e di ricordi, impegnata, inoltre, nell’affrontare temi politici e sociali di stretta attualità. La Chiesa cattolica presente anche in questa edizione con un’incisiva serie di proposte e di premi. Servizio di Luca Pellegrini:
Il cinema come sinonimo di libertà, tolleranza e uguaglianza. Che non ha bandiere se non quelle della bellezza e del piacere dell’invenzione. Il direttore Marco Müller coglie nel segno con queste sue affermazioni: la 64.ma Mostra cinematografica che si inaugura questa sera con la proiezione dell’intenso e doloroso Espiazione di Joe Wright tratto dall’acclamato romanzo di Ian McEwan, sarà certamente capace di sorprendere quanto a bellezza e invenzione. Numeri e nomi si prestano allo scopo: compie 75 anni di vita, la Mostra, e i film delle diverse sezioni sono una carrellata di stili e registi di richiamo, scelti cercando di privilegiare la dimensione culturale e riflessiva rispetto a quella semplicemente spettacolare, anche se i grandi divi europei ed americani non mancano. Un tema, poi, aleggia in molte pellicole, quello della guerra, nelle sue molteplici dimensioni: visibile e cruda negli film di Brian De Palma e di Paul Haggis, entrambi sulla tragedia irachena; oppure cittadina e obliqua come quella combattuta contro la mafia e la corruzione, nei film degli italiani Marra e Porporati; o ancora globale e infida condotta contro multinazionali corrotte e corruttrici, ed è quest’ultimo il caso di "Michael Clayton" con George Clooney. Da segnalare, inoltre, un documentario nella sezione Orizzonti, incisivo e drammatico: "Madri", di Barbara Cupisti, nel quale voci di madri israeliane e palestinesi piangono i loro figli scomparsi a causa dell’insanabile conflitto. Insomma, la splendida giuria formata eccezionalmente quest’anno da soli registi e registe capitanati da Zhang Ymou dovrà interpretare e lavorare con intelligenza. Perché molti sono anche i maestri cui la Mostra rende omaggio: e per tutti basti ricordare due veri venerabili quali Rohmer e De Oliveira, il primo in concorso ad 87 anni e il secondo, a 98, presente con un film in cui recita insieme alla moglie, raccontando a modo suo la storia di Cristoforo Colombo. Presenza interessante e come sempre significativa quella della Chiesa alla Mostra: il Patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, consegnerà, nella mattinata del 6 settembre, il Premio Robert Bresson dell’Ente dello Spettacolo al regista russo, Aleksandr Sokurov, mentre al tradizionale premio La Navicella-Venezia Cinema, presieduto da mons. Dario Viganò, si affianca quest’anno un nuovo riconoscimento di ispirazione cattolica, il Premio Nazareno Taddei, istituito in occasione del primo anniversario della morte del padre gesuita che ha dedicato la vita allo studio del linguaggio cinematografico e che alla Mostra veneziana è stato particolarmente legato.
Ucciso un sacerdote nel nord delle Filippine. Freddato dai sicari mentre saliva sulla sua auto, al termine di un servizio di preghiera
◊ Ieri sera un sacerdote cattolico è stato ucciso a colpi di arma da fuoco a Ilocos Norte, provincia settentrionale delle Filippine. Padre Florante Riganan, 48 anni, parroco della chiesa di Isadora nella città di Pinili, nel nord del Paese, è stato aggredito poco prima di mezzanotte mentre tornava a casa dopo aver celebrato un servizio di preghiera e aver cenato con alcuni amici. Secondo la polizia locale, il sacerdote sarebbe stato colpito alla schiena da numerosi proiettili mentre saliva sulla sua auto. Le indagini sono già state avviate, ma ancora non si conoscono i responsabili dell’omicidio. Nativo di Barangay Aglipay, nord delle Filippine, il sacerdote era parroco a Pinili dal 2001: stesso anno in cui era stato nominato direttore spirituale della diocesi. Ordinato nel 1997, era stato subito assegnato alla parrocchia di St. Michael nella città di Currimao, nel nord del Paese. Come riferisce l’agenzia MISNA, padre Roganan è il secondo sacerdote ucciso nelle Filippine: già ad aprile un altro religioso fu ucciso a pochi chilometri dal luogo in cui è stato teso l’agguato a padre Riganan. (B.B.)
I temi della cristianizzazione e della famiglia al centro dell’incontro tra i quattro vescovi del Friuli Venezia Giulia e il Patriarca di Mosca, invitato a visitare Aquileia
◊ “Insieme per affrontare la scristianizzazione del mondo”: lo ha detto il patriarca di Mosca Alessio II, incontrando i vescovi del Friuli Venezia Giulia invitati nella capitale russa: mons. Ovidio Paletto, vescovo di Concordia-Pordenone, mons. Dino De Antoni, vescovo di Gorizia, mons. Eugenio Ravignani, vescovo di Trieste, mons. Pietro Brollo, arcivescovo di Udine. “Le diversità nel vivere ed esprimere la fede comune non sono un ostacolo all’incontro e al dialogo, – ha sottolineato mons. Brollo, arcivescovo di Udine – ma una ricchezza da condividere in un clima di reciproco riconoscimento”. I presuli, arrivati l’altro ieri a Mosca, hanno partecipato alla festa liturgica ortodossa della Dormizione di Maria, celebrata nella cattedrale di San Basilio. Al termine il saluto dei presuli al patriarca: “In nome della fede comune, fondata sul Vangelo di Gesù Cristo e sulla testimonianza dei santi apostoli e martiri, vogliamo continuare questo incontro e scambio fraterno tra le Chiese”. Poi, l’invito al capo della Chiesa ortodossa a visitare Aquileia, la Chiesa madre della Mitteleuropa. “Se Dio vorrà, potremmo realizzare questa visita”, ha risposto Alessio II, che sottoporrà la decisione al Santo Sinodo. (B.B)
Un rapporto dell’ACNUR rivela che sono quattro milioni e 200 mila gli iracheni che hanno abbandonato le loro case, dall’inizio dell’intervento anglo-americano
◊ Sono 4 milioni e 200.000 gli iracheni che dall’inizio dell’intervento anglo-americano sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni per cercare rifugio in altre zone nei paesi confinanti. Lo rende noto l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR), secondo cui ogni mese sono circa 60 mila le persone che abbandonano i propri villaggi. “La Siria, che ha lasciato generosamente aperte le frontiere per permettere ai profughi di fuggire dalle violenze, stima che gli iracheni nel Paese abbiano raggiunto quota 1,4 milioni – si legge nel rapporto, diffuso dall’agenzia MISNA – mentre in Giordania ci sarebbero tra i 500.000 e i 750.000 iracheni”. (B.B.)
Alluvioni: l’ONU chiede 20 milioni di dollari per soccorrere le popolazioni del Sudan. Si aggravano anche le condizioni in Burkina Faso, Liberia ed Etiopia
◊ Le Nazioni Unite hanno lanciato oggi una richiesta di oltre 20 milioni di dollari, in sostegno dell’aiuto umanitario diretto ai tre milioni di profughi e sfollati sudanesi minacciati delle alluvioni che da luglio colpiscono il sud del Paese. Come riferisce l'agenzia MISNA, con i fondi stanziati finora le Nazioni Unite hanno potuto distribuire acqua potabile ad oltre un milione di persone e beni di prima necessità alle circa 200.000 persone rimaste senza casa. Almeno altri tre milioni e mezzo di persone, inoltre, sono a rischio epidemie: la dissenteria acuta che ha già ucciso 57 persone. In Etiopia, il diffondersi delle malattie ha causato già 17 morti. È salito, invece, a 14 morti e 23 mila sfollati il bilancio delle conseguenze provocate in Burkina Faso dalle forti piogge che durano da settimane. In Liberia le alluvioni hanno provocato una rottura degli impianti idraulici di Monrovia, lasciando almeno 250.000 persone senza acqua potabile. (B.B.)
Crisi umanitaria nel nord della Repubblica centrafricana: oltre 300 mila i civili costretti a sfollare e 250 mila le persone esposte a rischio alimentare
◊ Sono quasi 300.000 le persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni per scappare dalle violenze in corso da quasi due anni nel nord della Repubblica del Centrafrica. Lo riferisce il coordinamento degli operatori umanitari (Nazioni Unite e Organizzazioni non governative internazionali) attivi nel Paese. “Di queste, 212 mila vivono come sfollati interni al proprio paese mentre altre 79 mila sono scappati in Ciad, Camerun e Sudan”, si legge nel rapporto sulla situazione della sicurezza nella prima metà del 2007, diffuso ieri da Humanitarian and Development Partners (HDPT). Il nord della Repubblica centrafricana è da due anni teatro di attacchi e combattimenti che hanno per protagonisti bande armate, movimenti ribelli e truppe governative. Vittima dell’azione casuale, ma violenta, di queste forze sono soprattutto i civili. (B.B.)
In India, la comunità di don Orione offre 39 case nuove ai sopravvissuti dello tsunami
◊ 31 nuove case, una via dedicata a don Orione e il salone comunitario polifunzionale dedicato al santo: sono gli edifici costruiti dalla comunità orionina di Bangalore, in India, per aiutare i sopravvissuti allo tsunami, che il 28 dicembre 2004 ha devastato interi villaggi. Come riferisce l'agenzia SIR, già 39 barche e reti da pesca erano state donate, oltre a materiale di prima necessità. Offerte rese possibili grazie “ai contributi piccoli e grandi” dei tanti amici della Famiglia di don orione, afferma don Oreste Ferrari, superiore della comunità. L’amicizia tra il popolo indiano e la piccola opera cresce ancora: tre giovani indiani lo scorso anno hanno professato e altri due lo faranno quest’anno. Inoltre sono numerosi i seminaristi e cinque i nuovi novizi. (B.B.)
La città indonesiana di Yogyakarta ospita una delegazione cattolica australiana
◊ Una delegazione cattolica australiana è stata ospitata per quattro giorni dall’amministrazione della città indonesiana di Yogyakarta. L’invito è giunto in segno di ringraziamento per gli aiuti inviati da Caritas Australia dopo il terremoto che ha colpito la zona nel maggio dello scorso anno. Il sisma, che aveva investito le province di Yogyakarta e di Giava Centrale, aveva causato 5800 vittime e 50 mila feriti, oltre ad aver distrutto 17 mila case. La delegazione era composta dall’arcivescovo di Adelaide Philip Edward Wilson, presidente della Conferenza Episcopale australiana (ACBC), da mons. Brian Lucas, segretario della ACBC, e da Jack de Groot, responsabile di Caritas Australia. (V.F.)
L’arcivescovo di Edimburgo, il cardinale Keith O’Brien, lascia Amnesty International
◊ Ancora una defezione eccellente per Amnesty International dopo la discussa decisione del Consiglio Internazionale di sostenere la depenalizzazione dell’aborto. Ieri, il cardinale Keith O’Brien, arcivescovo di Edimburgo, ha avvertito il direttore di Amnesty International in Scozia di volersi dimettere da membro dell’organizzazione. Il cardinale ha affermato nella sua lettera di aver preso tale decisione con “grande tristezza” ma di essere stato costretto a riconsiderare la sua appartenenza “a questa nobile organizzazione” dalla recente decisione del Consiglio. “Durante tutto il mio ministero sacerdotale – ha precisato O’Brien nella lettera ripresa dall'Agenzia Zenit – ho mostrato, insieme alla mia Chiesa, il desiderio di difendere la vita in tutti i suoi aspetti”. Il cardinale scozzese ha aggiunto che “purtroppo ora Amnesty International sembra volersi mettere in prima linea per una campagna universale all’aborto contro il diritto fondamentale alla vita umana”. (V.F.)
Incontro tra vescovi dell'Uruguay e dell'Argentina per favorire il dialogo tra zone confinanti
◊ Cinque vescovi si incontrano oggi per parlare di cooperazione ed integrazione sociale ed economica nella città uruguaiana di Paysandú: da parte argentina, mons. Jorge Lozano, vescovo di Gualeguaychú e mons. Luis Collazuol, vescovo di Concordia. Dall'Uruguay, mons. Carlos Collazzi, vescovo di Mercedes e Presidente dell'Episcopato uruguaiano, mons. Pablo Galimberti, vescovo di Salto e mon. Heriberto Bodeant, ausiliare di Salto. Si tratta di tutti pastori di diocesi confinanti, coinvolte in lunghe polemiche e dissidi sulla costruzione di una cartiera di cellulosa, nella località uruguaiana di Fray Bentos. I presuli si riuniranno nella parrocchia “Nuestra Señora del Rosario y San Benito de Palermo” di Paysandú e concluderanno con una concelebrazione eucaristica. Quello di oggi non è il primo incontro di questa natura: nel settembre del 2006, in Uruguay, si incontrarono parroci, religiose e moltissimi giovani. Un mese dopo, sacerdoti, religiose, giovani e bambini, diedero vita ad un incontro simile in territorio argentino. Infine, lo scorso 21 dicembre le popolazioni si riunirono, insieme ai vescovi dei due Paesi per un momento di preghiera. I vescovi delle due regioni lavorano intensamente per dare un contributo che faciliti il dialogo e l'intesa anche perché, come dicono tutti gli esperti, dai progetti di sviluppo economico-industriale potrebbero beneficiare gli abitanti di entrambi i Paesi. (B.B.)
“L’esistenza non è fatta di cose eccezionali, ma di cose di tutti i giorni”: è il messaggio di mons. Bagnasco in occasione della festa della Madonna della Guardia
◊ “L’esistenza non è fatta di esperienze eccezionali e di emozioni forti che portano in un mondo fantasma, ma di cose semplici, cose di tutti i giorni”. Queste le parole con cui mons. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della CEI, ha accolto le migliaia di fedeli riuniti questa mattina al santuario della Madonna della Guardia, a Genova, per celebrare la ricorrenza della apparizione della Vergine a un contadino, il 29 agosto 1490. Secondo mons. Bagnasco, solo nella famiglia si può ritrovare la semplicità perché “è la manifestazione più alta e completa della coppia, la culla naturale della vita, la scuola più necessaria dell’educazione cristiana delle nuove generazioni”. Consapevole delle difficoltà che l’istituzione familiare incontra nella vita moderna, Bagnasco ha annunciato che “la diocesi di Genova ha programmato per i prossimi anni una particolare attenzione pastorale a questa realtà”. (B.B.)
I vescovi statunitensi sollecitano l'approvazione di una riforma dell’immigrazione, in fase di stallo da giugno scorso
◊ La riforma dell’immigrazione non può attendere: è l’appello dei vescovi degli Stati Uniti, che sollecitano l’urgente approvazione di una legge “lungimirante e organica” sull’immigrazione. Nel documento “La festa del lavoro 2007: tempo per ricordare, tempo per un nuovo impegno” che sarà presentato lunedì prossimo, i presuli americani denunciano la polarizzazione delle posizioni del congresso. “Le politiche migratorie non devono essere utilizzate per interessi di parte e per raccogliere facili consensi. – si legge nel testo – Solo la riduzione del debito estero e la promozione di un commercio globale possono produrre una riforma efficace”. Lo scorso giugno, il congresso americano aveva bocciato un progetto di legge proposto dai senatori Mc Cain e Kennedy e appoggiato dal presidente Bush. Il piano prevedeva la legalizzazione degli oltre 12 milioni di immigrati clandestini che lavorano stabilmente negli Stati Uniti e il rafforzamento delle misure di sicurezza delle frontiere messicane, attraverso la costruzione di un muro nei punti di più facile accesso al confine. (B.B.)
Un rapporto dell’HEI sostiene che tre quarti delle armi leggere è in mano ai civili, per lo più residenti nei Paesi industrializzati
◊ Tre quarti delle armi leggere in circolazione nel mondo sono in mano a civili: lo riferisce un rapporto dell’Institut des Hautes Etudes Internationales (HEI), diffuso ieri a Ginevra. Sarebbero 650 milioni le armi possedute dai civili, su un totale di 875 milioni: un numero nettamente più alto di quello calcolato dallo stesso HEI, nel 2002. Come riferisce MISNA, la maggior parte delle armi si trova nei Paesi ricchi: 270 milioni quelle contate solo negli Stati Uniti. Poi, l’India, con 40 milioni di armi e al terzo posto la Repubblica popolare cinese, con 46 milioni. A preoccupare maggiormente l’HEI è la violenza urbana e un’urbanizzazione rapida e caotica, che secondo l’organismo, è sinonimo di insicurezza. Oltre la metà degli abitanti del pianeta infatti, vive ormai in città. (B.B.)
Afghanistan, i talebani rilasciano 8 dei 19 ostaggi sudcoreani. Uccisi un centinaio di miliziani dalle forze internazionali, in scontri nel sud del Paese; Bush alza i toni contro l’Iran: si rischia un “olocausto nucleare"
◊ In Afghanistan, sono stati rilasciati 8 dei 19 ostaggi sudcoreani rapiti dai taleban il 19 luglio scorso nella provincia di Ghazni. Sul campo, nel frattempo, non si arresta la violenza, con gravissimi scontri e numerose vittime. Il nostro servizio:
Poco dopo la liberazione di tre donne, i talebani hanno consegnato altri cinque ostaggi - quattro donne e un uomo - a un capo tribale della provincia di Ghazni, incaricato di trasferirli al Comitato internazionale dalla Croce Rossa (CICR). L’annuncio dell’imminente rilascio era stato diffuso ieri dagli stessi talebani, in cambio dell’impegno di Seul di ritirare i suoi militari dall'Afghanistan entro l'anno e di far cessare le missioni di evangelizzatori cristiani in territorio afghano. Precedentemente, gli “studenti coranici” avevano chiesto il rilascio di otto loro commilitoni detenuti a Kabul. Due uomini del gruppo di 23 volontari evangelici sudcoreani - lo ricordiamo - erano stati giustiziati in tempi diversi dai talebani, che avevano invece poi liberato altre due donne, seriamente malate, come “gesto di buona volontà”. Sul campo, intanto, le truppe della coalizione guidata dagli Stati Uniti hanno ucciso oltre un centinaio di taleban in una vasta operazione nella provincia meridionale di Kadahar. Nella tarda mattinata, inoltre, un attacco suicida nella provincia sudorientale di Paktika, al confine con il Pakistan, ha provocato almeno sei morti.
- Il premier iracheno, Nuri al-Maliki, ha ordinato il coprifuoco illimitato a Kerbala, la città santa sciita dove ieri 52 persone hanno perso la vita in scontri armati fra miliziani di Moqtada al-Sadr e polizia, convenuti per un importante pellegrinaggio. Lo ha annunciato la tv di Stato 'al Iraqiya'. E poco fa il leader sciita, al-Sadr, ha annunciato una sospensione di sei mesi dell’attività delle sue milizie. Intanto, stamani almeno sei iracheni sono morti in scontri tra due diverse fazioni di sciiti a Hillah, mentre cinque poliziotti e un civile hanno perso la vita in un attacco a un posto di polizia nella città settentrionale di Mossul. Soldati americani hanno invece arrestato e subito rilasciato alcuni membri di una delegazione iraniana in visita a Baghdad per firmare un contratto per la fornitura di energia elettrica. Intanto, la situazione in Iraq e le tensioni con l’Iran sono state al centro dell’ultimo discorso del presidente Bush. Elena Molinari:
“Gli iracheni hanno la nausea degli assassini” sostiene George W. Bush, parlando alla platea amica dei veterani dell’American Lejon. Poi, invita gli americani, ancora una volta, alla pazienza, sostenendo che l’operazione militare sta cavalcando un’onda positiva e che gli iracheni sono dalla parte degli americani. A due settimane dall’attesissimo rapporto al Congresso del generale Petreus, capo delle operazioni in Iraq, sull’andamento della guerra, il presidente degli Stati Uniti parla, dunque, di inequivocabili progressi della sua strategia, che ha portato in Iraq oltre 20 mila soldati americani in più. Agli statunitensi, quindi, ricorda chi sono i loro nemici: l’estremismo islamico sunnita, incarnato da al Qaeda - spiega - e l’estremismo sciita, rappresentato dal governo dell’Iran. “Pericoli - che ha detto Bush senza mezzi termini - confronteremo prima che sia troppo tardi”. Nell’affondo nei confronti di Teheran, il capo della Casa Bianca arriva addirittura a paragonare la minaccia iraniana al rischio di un nuovo Olocausto, ma per ora non minaccia ancora l’uso della forza. Per Bush, infatti, la strada più importante per combattere le ambizioni di al Qaeda e dell’Iran resta ancora vincere la battaglia in Iraq.
- E oggi, il presidente americano sarà a New Orleans, per il secondo anniversario dell’uragano Katrina. Il capo della Casa Bianca parteciperà alle cerimonie commemorative della catastrofe del 29 agosto del 2005, nella quale morirono oltre 1.500 persone e metà degli abitanti della Louisiana persero la casa.
- Nessun impegno concreto è stato sottoscritto ieri a Gerusalemme, durante l’incontro tra il presidente israeliano, Olmert, e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese (ANP), Abu Mazen. Al centro dei colloqui, la questione dei rifugiati palestinesi e dello status della Città Santa, in vista della Conferenza di pace internazionale, in programma a novembre. Concordato, comunque, il rafforzamento delle forze di sicurezza dell’ANP in Cisgiordania, per arginare l’offensiva di Hamas, e la creazione di una commissione cui partecipino anche USA ed Egitto, per prevenire il contrabbando di armi dal Sinai a Gaza.
- Continua l’emergenza incendi in Europa meridionale, stigmatizzata anche dal Papa all’udienza generale di oggi. Sono ancora fuori controllo, ma cominciano a calare di intensità, i roghi nella penisola greca del Peloponneso e la grande isola di Evia, a nordest di Atene. Il miglioramento della situazione è dovuto a una riduzione dei venti e un abbassamento delle temperature. Pesantissimo il bilancio: oltre 60 i morti e migliaia le persone rimaste senza casa, mentre decine di Canadair e di elicotteri sono al lavoro per spegnere ancora circa 30 roghi. Il presidente Papoulis ha parlato di "catastrofe nazionale", mentre sempre più pesanti sono le ripercussioni sul fronte politico. A poche settimane dalle elezioni anticipate, che si terranno il 16 settembre prossimo, l'opposizione socialista del Pasok ha accusato il governo del premier, Costa Karamanlis, di incompetenza nella gestione della crisi. Anche in Italia, intanto, si segnalano nuovi incendi, specie in Campania e Calabria. Almeno 264 i roghi solo nella giornata di ieri.
- Fa discutere l’iniziativa della Commissione europea che ha deciso di prendere informazioni su presunte agevolazioni fiscali delle Chiese italiane. Reazioni diverse nel mondo politico. Sulla vicenda è intervenuto da Genova il presidente della CEI, mons. Angelo Bagnasco, che invita a non cadere in posizioni pregiudiziali di tipo ideologico. Per il segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori, l'Unione Europea era tenuta all’iniziativa in presenza di una denuncia di un ben determinato gruppo politico italiano. Servizio di Giampiero Guadagni:
Un chiarimento sulle esenzioni ICI agli enti ecclesiastici. E’ quanto chiede la Commissione europea al Governo italiano. Si tratta di informazioni supplementari e non dell’apertura di un’indagine formale. Sotto i riflettori la legge istitutiva dell’ICI, l’imposta comunale sugli immobili, varata nel 1992 al tempo del governo Amato, per la quale gli enti non-profit, tra cui quelli religiosi ivi compresa la Chiesa cattolica, sono esonerati dal pagamento su immobili utilizzati esclusivamente per specifiche finalità di rilevanza sociale. La Commissione europea, in sostanza, vuole capire se possa configurasi l’ipotesi di aiuti di Stato in contrasto con le norme comunitarie sulla concorrenza. Ma, per il giurista Giuseppe Dalla Torre, l'esenzione dall’ICI per la Chiesa “non tocca la concorrenza e non produce alcuna alterazione del mercato”. Oltretutto, secondo Dalla Torre, l’Unione Europea non ha alcuna competenza in materia di rapporti tra lo Stato e le Chiese. Sulla stessa linea l’opposizione di centrodestra, che definisce quelle di Bruxelles gravi e intollerabili interferenze. Nel centrosinistra, Mastella, UDEUR, parla di richiesta legittima ma dice no a polveroni anticlericali. Per il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ”tutte le sollecitazioni europee vanno accolte come termine di confronto”. Sulla vicenda, è intervenuto questa mattina il presidente della CEI, l'arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco: nessun privilegio, ha detto, la Chiesa ha fatto e fa molto per aiutare le popolazioni sia in Italia sia in Europa, e questo dovrebbe essere considerato con molta attenzione per non cadere poi in posizioni pregiudiziali di tipo ideologico. E ieri, il segretario generale della CEI, mons. Betori, aveva precisato che l'esenzione dall’ICI per la Chiesa è del tutto uguale a quella di cui si giovano gli altri enti non commerciali, in particolare il terzo settore.
- È stata assassinata ieri a Casillas, nel sud-est del Guatemala, una candidata del partito di Rigoberta Menchù, Nobel per la pace e aspirante presidente. La campagna elettorale per le imminenti elezioni politiche nel Paese, fissate per il 9 settembre, si sta rivelando terribilmente sanguinosa: sarebbero infatti oltre 40 i personaggi politici uccisi da gennaio.
- La Corte suprema del Cile ha condannato per la prima volta all'ergastolo un ex agente della dittatura del generale Pinochet (1973-1990). La più alta istanza giudiziaria del Paese ha infatti confermato la pena inflitta a Hugo Salas, ex capo dei servizi segreti sotto la dittatura, che era stato processato per l'omicidio “a sangue freddo” di 12 militanti comunisti a Santiago nel 1987. All'epoca, Salas faceva parte della Centrale nazionale di informazioni che nel 1978 aveva preso il posto della famigerata DINA, il cui ex direttore, Manuel Contreras, detenuto dal 2005, ha accumulato 144 anni di carcere per violazione dei diritti umani.
- La Corte Suprema brasiliana ha incriminato 40 persone nella vicenda delle tangenti versate nel 2003 e 2004 a partiti e parlamentari. Si tratti di banchieri, uomini d'affari, pubblicitari e politici, tra cui José Dirceu, ex braccio destro del presidente Lula.
- Un’imbarcazione con 59 immigrati, tra cui 15 donne e sette bambini, sarebbe a largo in acque libiche con due morti a bordo. L'allarme è stato lanciato con un telefono satellitare da uno dei migranti alla sede londinese della Tv Al Jazeera, che l'ha girata alle autorità maltesi e italiane. I clandestini - senza cibo e senza bevande - avrebbero lasciato due giorni fa il Nordafrica e sarebbero stati scaricati sul gommone ora alla deriva da una nave da carico, dopo aver essere stati costretti a consegnare all'equipaggio tutto il denaro in loro possesso.
- C’è stato almeno un caso di trasmissione da uomo a uomo dell’influenza aviaria. Lo sostiene uno studio del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, basato su un’analisi statistica, secondo cui nell’aprile 2006, in Indonesia, un uomo di 37 anni ha infettato il nipote di 10. Secondo i ricercatori, in Indonesia il rischio che una persona infetta ne contagi un’altra è del 29%, un livello simile a quello dell'influenza stagionale negli Stati Uniti. Secondo l’OMS, il virus in dieci anni di attività ha fatto 195 morti su 322 casi umani. (A cura di Roberta Moretti e Valentina Fizzotti)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 241
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