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SOMMARIO del 28/08/2007
In un messaggio del cardinale Bertone, l'auspicio del Papa affinchè la Settimana liturgica nazionale sia fruttuosa per tutta la Chiesa italiana
◊ La 58.ma Settimana liturgica nazionale, iniziata ieri a Spoleto, “sia fruttuosa per i partecipanti e per l’intera Chiesa che è in Italia”: è l’auspicio di Benedetto XVI, contenuto in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, indirizzato a mons. Luca Brandolini, vescovo di Sora e presidente del Centro di Azione Liturgica. “Un discepolo di Cristo - è l’esortazione del porporato - sia chiamato ad essere presente nella città, lasciando emergere la propria fedeltà al Vangelo nella vita di ogni giorno”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Un’attiva partecipazione alla celebrazione liturgica rende il cristiano più consapevole della propria responsabile vocazione ad essere segno e testimone di un modo radicalmente nuovo di operare nel mondo”. E’ il richiamo del cardinale Tarcisio Bertone nel messaggio per la Settimana liturgica nazionale. “Chiamato a contribuire alla costruzione della città terrena”, si legge nel documento, il cristiano si impegna “a favorire le dinamiche di partecipazione e responsabilità, di solidarietà e sussidiarietà in campo economico e sociale, che sono a servizio della persona e del bene comune”. Viene dunque auspicato che la Settimana di Spoleto aiuti le comunità cristiane italiane ad assumere le proprie responsabilità, “perché si sviluppi in pienezza l’esistenza umana nella sua dimensione personale, familiare, sociale e culturale”. Per “vivere da cristiani - esorta ancora il cardinale Bertone - occorre armonizzare la personale fedeltà a Cristo con la ‘cittadinanza’, con l’impegno cioè ad essere presenti nel mondo come suoi testimoni”.
Ogni celebrazione liturgica, prosegue il messaggio, “aiuta ad operare una lettura sapienziale della storia e un discernimento attento degli eventi, poiché apre l’animo dei credenti a quella prospettiva escatologica che consente di operare nella città terrena guardando oltre ciò che è transitorio, per scorgervi la misteriosa presenza del Risorto”. Il tema della Settimana, “Celebrare nella città dell’uomo”, rileva il porporato, “aiuta a meglio comprendere come adempiere tale missione nell’odierna società con una fedeltà evangelica celebrata nella liturgia e vissuta nell’esistenza quotidiana”. In effetti, scrive il segretario di Stato vaticano, “è proprio la celebrazione liturgica il luogo privilegiato dove, attraverso un itinerario di tempi e momenti, spazi e luoghi, linguaggi e segni, diventa possibile ripensare e progettare la propria presenza di mediazione e di servizio nella città”. Ed esorta ad offrire alle comunità ecclesiali “prospettive e sollecitazioni per continuare ad attuare gli orientamenti e le direttive” offerte dal Concilio Vaticano II.
Oggi, memoria di Sant’Agostino, il grande vescovo e pensatore cristiano, particolarmente amato da Benedetto XVI. Istituito il Comitato "Pavia città di Sant'Agostino"
◊ La Chiesa ricorda oggi Sant’Agostino, vescovo di Ippona, padre e dottore della Chiesa, il cui pensiero ha molto influenzato la dottrina cristiana. Alla sua teologia si ispira spesso Benedetto XVI, che negli scritti del pensatore africano riconosce una valida guida per quanti sono alla ricerca della verità e vogliono capire i dogmi del cristianesimo. Nei suoi discorsi e nelle sue omelie, il Papa cita spesso Sant’Agostino per evidenziarne i preziosi insegnamenti. Ce ne illustra alcuni in questo servizio Tiziana Campisi:
La sua personalità, le sue opere e il suo ministero hanno tracciato un solco nel cristianesimo e il suo pensiero e le sue riflessioni sono oggi tra le fondamenta della teologia, per questo la Chiesa lo ha riconosciuto padre e dottore. Vissuto fra il IV e il V secolo, Sant’Agostino è autore di una vasta biblioteca che tocca innumerevoli temi, fra i quali l’interiorità, il libero arbitrio, la grazia. E non si possono non menzionare la cristologia e l’ecclesiologia del vescovo di Ippona, sviluppate da Benedetto XVI quand’era giovane studente nella tesi che, nel 1953, lo ha reso dottore in Teologia: “Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di Sant’Agostino”. Profondo conoscitore dei Padri della Chiesa, il Papa ha sottolineato più volte che la figura del vescovo di Ippona ha avuto tanta parte nella sua vita di teologo e di pastore e prima ancora di uomo e di sacerdote, come ha detto il 22 aprile scorso in visita alla Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia, dove sono custodite le reliquie di Sant’Agostino. Ed incontrando gli studenti del Seminario Romano Maggiore, il 17 febbraio scorso, con queste parole Benedetto XVI ha raccontato del suo incontro con il grande filosofo e pensatore:
“Mi ha affascinato dall’inizio soprattutto la figura di Sant’Agostino e poi anche la scuola di Sant’Agostino nel Medioevo, San Bonaventura, i grandi francescani, la figura di San Francesco. Era per me, soprattutto, affascinante questa grande umanità di Sant’Agostino. Ha dovuto lottare spiritualmente per trovare man mano l’accesso alla Parola di Dio, alla vita con Dio, al grande sì alla sua Chiesa. Questo cammino così umano, dove anche oggi possiamo vedere come si comincia ad entrare in contatto con Dio, come tutte le resistenze della nostra natura debbano essere prese sul serio e poi debbano anche essere canalizzate per arrivare al grande sì al Signore. Così mi ha conquistato la sua teologia molto personale, sviluppata soprattutto nella predicazione”.
Più volte il Papa ha anche lasciato intendere di avere intravisto nella propria vita tratti simili a quelli che hanno caratterizzato l’esistenza di Sant’Agostino. Per dedicarsi allo studio, alla meditazione e alla preghiera, il filosofo di Tagaste non accettò di buon grado l’ordinazione sacerdotale e poi quella episcopale, ma amò la volontà di Dio che lo volle pastore di Ippona. Allo stesso modo, Benedetto XVI non ha mai nascosto che suo desiderio era quello di dedicarsi interamente allo studio della Teologia e di essersi invece adeguato ai diversi piani di Dio. Un modo anche per sottolineare che la vita di ogni uomo è una continua conversione, così come ha detto lui stesso di Sant’Agostino, ancora a Pavia, durante la celebrazione negli Orti Borromaici:
“Seguendo attentamente il corso della vita di Sant’Agostino, si può vedere che la conversione… non fu un evento di un unico momento, ma appunto un cammino. E si può vedere che al fonte battesimale questo cammino non era ancora terminato… Così possiamo giustamente parlare delle ‘conversioni’ di Agostino che, di fatto, sono state un’unica grande conversione nella ricerca del Volto di Cristo e poi nel camminare insieme con Lui”.
E a Sant’Agostino si è ispirato Benedetto XVI nella sua prima Enciclica Deus Caritas est, evidenziandone il messaggio centrale proprio a Pavia:
"Cari fratelli e sorelle, qui, davanti alla tomba di Sant’Agostino, vorrei idealmente riconsegnare alla Chiesa e al mondo la mia prima enciclica, che contiene proprio questo messaggio centrale del Vangelo: Deus caritas est, Dio è amore. Questa enciclica, soprattutto la sua prima parte, è largamente debitrice al pensiero di Sant’Agostino, che è stato un innamorato dell’Amore di Dio, e lo ha cantato, meditato, predicato in tutti i suoi scritti, e soprattutto testimoniato nel suo ministero pastorale".
E prendendo spunto dall’esempio lasciato da Sant’Agostino alla Chiesa, questo l’insegnamento che il Papa ha donato ai fedeli:
“Solo chi vive nell’esperienza personale dell’amore del Signore è in grado di esercitare il compito di guidare e accompagnare altri nel cammino della sequela di Cristo. Alla scuola di Sant’Agostino ripeto questa verità per voi come Vescovo di Roma, mentre, con gioia sempre nuova, la accolgo con voi come cristiano. Servire Cristo è anzitutto questione d’amore”.
Infaticabile ricercatore della verità e profondo cultore dell’interiorità, Sant’Agostino “ha vissuto in prima persona ed esplorato fino in fondo gli interrogativi che l’uomo si porta nel cuore ed ha sondato le capacità che egli ha di aprirsi all’infinito di Dio” ha detto Benedetto XVI evidenziando come il vescovo di Ippona dimostri che Cristo è “la risposta più vera all’attesa” del cuore inquieto dell’uomo per le tante domande che si porta dentro e che solo in Gesù “si trova quel connubio di verità e amore in cui è posto il senso pieno della vita”. Insomma, Sant’Agostino, ha affermato il Papa, è quel modello di dialogo tra ragione e fede che solo può cercare la verità e così anche la pace.
E sono diverse oggi in tutto il mondo le celebrazioni per ricordare Sant’Agostino. Ad Ostia, sarà il cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, a presiedere, alle 18, la celebrazione della Messa per la festa patronale nella chiesa Regina Pacis, cui seguirà un corteo storico. E sempre alle 18, a Pavia, nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, dove sono custodite le reliquie del vescovo di Ippona, celebrerà la Messa Pontificale il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale José Saraiva Martins, mentre il vescovo di Pavia leggerà il decreto con il quale Sant’Agostino viene dichiarato Compatrono di Pavia insieme a San Siro. E stamani nel comune lombardo è nato il comitato “Pavia città di Sant’Agostino”, istituito dal vescovo Giovanni Giudici, dal priore della Provincia agostiniana d’Italia padre Pietro Bellini e dal sindaco Piera Capitelli, per promuovere iniziative culturali e religiose che prendano spunto dall’esperienza di Sant’Agostino. Al microfono di Tiziana Campisi, padre Pietro Bellini spiega quali siano le finalità di questo comitato:
R. - Papa Benedetto XVI, nella recente visita a Pavia, aveva indicato Sant’Agostino come qualcuno che appartiene alla storia della città e della diocesi, della comunità cristiana di Pavia. Questo ha suscitato il desiderio di dare un seguito più preciso a queste parole del Santo Padre e quindi abbiamo costituito questo comitato proprio per cercare di rendere la presenza di Agostino a Pavia una presenza viva, una presenza che ancora può influire nella società di oggi. In modo particolare, tenendo presente il grande numero di studenti, di giovani, presso l'università di Pavia, si vorrebbero programmare iniziative sia di carattere culturale, popolare e devozionale, ma anche di carattere scientifico, affinché questa presenza di Agostino a Pavia possa dare uno slancio, un senso, anche alle attività culturali della città.
D. - Dunque, Sant’Agostino non è solo un teologo, ma un uomo, un Padre della Chiesa, che coinvolge una cittadinanza. Che cosa cogliere allora nell'atto costitutivo di questo comitato?
R. - Credo che Pavia, come qualunque altra città, oggi abbia bisogno di una guida umana e spirituale, quale potrebbe essere Agostino, perché certamente egli può insegnare, anche all’uomo di oggi, tanti valori che hanno fatto la nostra cultura secolare, la civilizzazione occidentale, europea e cristiana. Ai giorni nostri, molti di questi valori sono stati accantonati o forse oscurati. Sant'Agostino può essere d'aiuto per riscoprirli.
D. - Quali valori suggerisce oggi Sant’Agostino alla società civile?
R. - Credo che il valore principale sia quello che l’uomo è un essere naturalmente imperfetto ma capace di perfezione: l’uomo è un essere che deve ricercare e non si deve accontentare.
La testimonianza del segretario di Stato, inviato dal Papa a portare il suo sostegno ai terremotati in Perù e a presenziare all'apertura del IX Congresso eucaristico nazionale
◊ Sono entrati nel vivo i lavori del IX Congresso nazionale eucaristico del Perù, apertosi sabato scorso con la presenza del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che ha ricevuto a Chimbote - sede dell'evento - un'accoglienza entusiasta e affettuosa. Il giorno dell’inaugurazione, il porporato ha incontrato i membri della conferenza episcopale peruviana e ha presieduto la consacrazione del Duomo di Chimbote a Nostra Signora del Carmelo e a S. Pietro Apostolo. In precedenza, il cardinale Bertone aveva visitato personalmente le città devastate dal terremoto di Ferragosto, portando il saluto e il sostegno di Benedetto XVI. Ascoltiamo il segretario di Stato al microfono di Gabriella Ceraso:
R. - Ho visitato le due città che sono state più colpite, Ica e Pisco. Non ho potuto visitarle tutte. Ica è una città molto colpita, con molte case distrutte, con una popolazione molto provata, una popolazione che ha visto cadere la chiesa principale del Señor de Luren, senza vittime. Il Crocifisso, però, che è tanto venerato in quella città, in quella regione, è rimasto intatto, come un segno di presenza, di voler essere in mezzo ai suoi fratelli così provati. La città si è stretta tutta intorno al rappresentante del Papa, pur nel dolore. Era serena e tutti gridavano “Viva il Papa” e dicevano grazie per la corrispondenza, l’adesione, la solidarietà del Santo Padre. Io ho portato un saluto affettuoso, un aiuto spirituale, di consolazione. Abbiamo pregato insieme, abbiamo fatto una bella celebrazione della liturgia della Parola davanti al Señor de Luren. Poi ho portato anche un aiuto materiale naturalmente, come anche l’aiuto della Conferenza episcopale italiana. La popolazione è molto serena. Tutti volevano stringersi attorno, tutti volevano toccarmi e dirmi di dare un saluto, di dare un bacio al Santo Padre di riconoscenza per questa presenza. Quindi, una popolazione molto dignitosa, che ha affrontato con dignità questa prova. Una popolazione che ha saputo pregare intensamente accanto al sottoscritto, rappresentante del Papa, assieme al presidente della Conferenza episcopale peruviana e al vescovo di Ica, un vescovo anziano, che ha avuto, però, un coraggio da leoni nello stare in mezzo alle sue popolazioni, in questo momento. Poi siamo passati a Pisco, dove purtroppo il 90 per cento delle case sono state distrutte e c’è una polvere alta 20, 30 cm, in quanto tutte le costruzioni antiche di mattoni di fango si sono sbriciolate. La cosa più dolorosa è che nella chiesa di Pisco sono morte circa 150 persone. Il parroco, che mi ha accompagnato, si è salvato per miracolo. E a Pisco abbiamo percorso le vie della città, avvicinandoci alle famiglie, che ancora cercavano di racimolare qualche arredo, qualche ricordo dalle loro case, con tanta desolazione. Abbiamo fatto anche lì, nella piazza, una preghiera davanti al Cristo dei Dolori, che è il Cristo del Trionfo, Gesù, che trionfa anche dalla croce, anche in mezzo ai dolori e alla sofferenza, e davanti alla statua della Madonna. Quindi, il “Cristo del Triunfo” si è salvato, mentre la statua della Madonna è stata “ferita” alla spalla destra. Io ho collocato nelle mani della Madonna un Rosario speciale, a nome del Santo Padre. Anche a Pisco la popolazione affronta tutto questo con dignità. Devo dire che l’autorità, il presidente della Repubblica, è volato a Pisco subito e ancora adesso sta dei giorni interi a dirigere le opere di aiuto e di protezione civile, che sono molto difficili, anche perchè c’è un vento terribile che viene dal mare, che riempie la bocca delle persone di polvere e che sconquassa anche quel poco che è rimasto in piedi. Quindi, la situazione è abbastanza difficile da affrontare. C’è, però, tanta solidarietà, anche da parte di gruppi, di organizzazioni, di associazioni e di tutte le chiese locali del Perù. La solidarietà non viene solo dall’estero, dall’Europa, dall’Italia, da altri Stati, ma dal Perù stesso, da tutte le diocesi del Perù. Questo è un frutto bello di questa terribile prova: un grande spirito di amore e solidarietà da parte di tutti. Ho visto tanti bambini a Pisco, ho incontrato tanti bambini, e i bambini mi sono corsi attorno con le loro famiglie - ho visto una grande tendopoli con tantissimi bambini – e tutti volevano darmi un bacio da portare al Papa. Ed io ho promesso di portare al Papa tanti baci dei bambini di Pisco.
D. - Eminenza, questi sono anche i giorni del Congresso eucaristico nazionale in Perù. Un appuntamento importante per la Chiesa del Paese e anche per il lancio di questa missione continentale latino-americana, avviata dalla Conferenza di Aparecida. Qual è il ruolo e che cosa significa tutto questo per la Chiesa in questo Paese, in questo momento?
R. - Sì, ho inaugurato il IX Congresso eucaristico nazionale e ho anche, in contemporanea, dedicato la nuova cattedrale di Chimbote alla Madonna del Carmine, del Carmelo, e a San Pietro Apostolo. E’ una bellissima cattedrale, fatta da tutti i volontari e dai ragazzi delle Ande, degli oratori delle Ande e dell’Operazione Mato-Grosso, diretti da padre Ugo De Cenci, molto famoso qui in Perù. Migliaia e migliaia di persone hanno partecipato alla cerimonia sia nella cattedrale, che contiene alcune migliaia di persone, forse diecimila persone, e sia nella piazza antistante alla cattedrale, con 1200 ragazzi e ragazze, che cantavano in coro, un coro straordinario, la “Missa de Angelis” in gregoriano e poi canti quéchua e altri canti in lingua spagnola. Un grande momento di unità del popolo peruviano attorno all’Eucaristia. Si è svolto e si sta svolgendo anche un Congresso teologico sull’Eucaristia, come centro della vita e della missione della Chiesa. E’ un impulso straordinario e l’ho ribadito anche nei miei discorsi, nei miei incontri con l’episcopato peruviano, perché ho incontrato anche l’episcopato in un momento particolare, come ho incontrato anche il presidente della Repubblica e le altre autorità. Ho lanciato e ribadito questo impegno che tutti hanno il compito di essere una Chiesa in missione, a partire dall’Eucaristia, cioè a partire dall’annuncio di Cristo presente in mezzo al suo popolo, Cristo che motiva la carità, specialmente la carità sociale in questo momento di prova. Quindi, grande professione, dimostrazione di fede di un popolo, un popolo giovane, un popolo pieno di devozione e di fede.
D. - A chiusura del Congresso, Eminenza, ci sarà per la prima volta questa consacrazione del Perù alla Vergine Maria. E’ un atto di fede, ma immagino anche un impegno da parte delle singole persone. Sono pronte? Cosa pensa?
R. - Sì, abbiamo anche ordinato un nuovo vescovo. E’ stato un regalo per il vicariato apostolico di Pucallpa, che è un vicariato molto importante, molto grande. Al termine del Congresso, concluderemo con l’impegno, come dice il motto della Conferenza dei vescovi latino-americani e del Caribe, di “Essere discepoli e missionari di Cristo, unico e universale Salvatore”. Poi, la consacrazione alla Madonna, che è straordinariamente presente e venerata. La consacrazione alla Madonna vuol dire assumere gli atteggiamenti di Maria, che sono soprattutto due: ci colleghiamo, e anche i vescovi si collegano, con il prossimo Sinodo sulla Parola di Dio: mettersi in ascolto della Parola di Dio e mettere al centro della propria vita la Parola di Dio, con l’impegno di meditarla e di tradurla in atti concreti. Poi, imitare la carità di Maria, Maria che si mette in cammino verso coloro che hanno bisogno, come nella famosa visita a Santa Elisabetta. Quindi, in tutte le comunità locali le famiglie si mettono in cammino in atteggiamento di proiezione di carità verso i più bisognosi, perché naturalmente qui in Perù, come in tutto il resto dell’America Latina, la povertà è ancora grande, anche se è vissuta con tanta dignità. Il bisogno è grande, però, quindi c’è bisogno della solidarietà di tutti. E tutti si impegnano in questa proiezione caritativa e sociale.
D. - Eminenza, io so che il presidente peruviano García nel conferirle una onorificenza ha espresso l’augurio di poter avere un giorno come ospite anche Papa Benedetto XVI. Lei pensa sarà possibile?
R. - Naturalmente io mi farò latore di questo ardente invito del presidente del popolo peruviano al Santo Padre per una visita in Perù e racconterò al Santo Padre anche le esperienze vissute. Per esempio, domenica abbiamo fatto un’adorazione eucaristica straordinaria nella nuova cattedrale di Chimbote. Quindi, racconterò la fede forte, intensa e così esistenziale di questo popolo. Questi saranno i motivi, forse, che indurranno il Santo Padre a volgere uno sguardo di attenzione speciale al popolo peruviano e all’invito che gli viene rivolto da questo grande popolo, provato, ma molto dignitoso e ricco di fede e di tradizioni, di carità e di solidarietà.
Quattro i giorni che separano l'incontro dei giovani italiani con Benedetto XVI all'Agorà di Loreto. Un commento di don Domenico Pompili
◊ La piana di Montorso sta per essere invasa dal mezzo milione circa di ragazzi e ragazze che prenderanno parte all'Agorà di Loreto. All'atteso appuntamento dei giovani italiani con Benedetto XVI mancano ormai solo quattro giorni e sui 35 ettari della piana destinata ad accogliere l'evento è al momento tutto un brulicare di attività. Intanto, i giovani stanno curando gli aspetti spirituali di questo loro incontro con il Papa. Don Domenico Pompili, direttore dell'Ufficio nazionale delle Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana (CEI), si sofferma, al microfono di Luis Badilla, su alcuni caratteri del magistero di Benedetto XVI, in particolare sulle sue continue sollecitazioni ai giovani ad essere testimoni di carità nella verità:
Mi pare che tutta la storia personale del Santo Padre, la sua biografia, per non dire la sua bibliografia, induca a ritenere che per lui la questione della fede sia, appunto, una questione che deve essere affrontata innanzitutto da un punto di vista razionale. Perché la grande sfida posta dalla modernità rispetto all’esperienza della fede è se di Dio ci sia ancora bisogno, se questa sia ormai un’ipotesi superflua e per di più, in qualche modo, indimostrabile. Il Papa è continuamente spinto da questa domanda, che affronta con tutta la complessità dell’esperienza umana che è fatta sia di ragione sia di cuore: nel Papa, non c’è solo un approccio intellettualistico, ma si parte da una domanda che, ovviamente, ha a che fare con il grande senso del vivere. Ma a questa domanda, poi, si cerca di trovare risposta in un’esperienza che è più complessa, che non esclude né la ragione né la volontà, né la dimensione, per così dire, volitiva o sentimentale. Da questo punto di vista, mi pare che l’accento che Benedetto XVI pone sia quello intorno alla dimensione ragionevole della fede. Non è un atto, quello della fede, che in qualche modo censura la nostra razionalità: al contrario, esalta il nostro modo di conoscere la realtà. Credo che soprattutto in Occidente, ma anche nel mondo, questo bisogno di dare alla fede anche una connotazione di tipo razionale sia oggi un’emergenza. E ricordo, d’altra parte, che Benedetto XVI è anche il Papa della Deus caritas est, non separa mai questo bisogno di ricerca intellettuale da un coinvolgimento che diventa poi esistenziale e anche affettivo: cioè, ci si mette in gioco nella ricerca della fede.
D. – Il Santo Padre a più riprese ha parlato di «fede adulta e matura», "una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo". Lo ha ricordato spesso ai giovani. Come leggere queste sue riflessioni da un’ottica giovanile?
R. – Credo che voglia intendere una fede in grado di uscire dalla dimensione puerile in cui non viene coinvolta tutta la personalità. Da questo punto di vista credo che voglia farci intendere che la fede è un cammino mai compiuto, è sempre in qualche modo un cammino da ricominciare. Non si mai credente in una forma definitiva, ma ogni giorno, in una certa misura, si tratta di ricominciare a credere. L’adulto è precisamente colui che assume questa responsabilità, non vive di rendita, e ciò vale anche per la fede. Notoriamente accade che l’uomo abbia molte esperienze in tanti campi, cresca, grazie proprio alle molteplici situazioni che si trova a vivere. Nella fede talvolta si ha come l’impressione che uno, in qualche modo, ereditando da bambino qualche cosa poi possa portare automaticamente avanti questo dato della fede. Invece il papa vuole farci persuadere che anche la fede ha bisogno di essere coltivata e deve essere in qualche modo fatta crescere insieme con noi. L’idea un po’ infantile che quello che abbiamo ricevuto automaticamente venga portato in avanti, come ho detto, non regge poi nell’impatto con la realtà, con sui tanti problemi e con i suoi mille risvolti. Perciò, e concludo, fede adulta mi pare che significhi appunto fede pensata e fede, anche, vissuta.
Nomina
◊ In Rwanda, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Kibungo, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Frédéric Rubwejanga. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Kizito Bahujimihigo, finora vescovo della Diocesi di Ruhengeri.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - I viaggi del Papa a Loreto e in Austria: un incalzante itinerario di preparazione spirituale.
Servizio estero - Iraq: strage per un attentato suicida in una moschea di Falluja.
Servizio culturale - Un articolo di Armando Rigobello dal titolo “L’animo femminile nei versi danteschi”: un intreccio tra “dolce stil novo” e umanesimo cristiano.
Servizio italiano - In primo piano la legge Finanziaria.
La "perdonanza" di Celestino V, da 700 anni un messaggio di conversione e di concordia sociale per la città dell'Aquila e non solo. Intervista con mons. Giuseppe Molinari
◊ Come ogni anno di questi tempi, la città dell'Aquila, capoluogo dell'Abruzzo, si appresta a rivivere tra oggi e domani gli eventi che oltre 700 anni fa videro l'elezione di Celestino V a capo della Chiesa universale. "Cuore" delle numerose iniziative che accompagnano le celebrazioni è rappresentato dalla "perdonanza celestiniana", l'indulgenza concessa dal Pontefice appena eletto a tutti coloro che, pentiti e confessati, avessero visitato la Basilica di Collemaggio. Sul signficato della "perdonanza", Emanuela Campanile ha chiesto un commento all'arcivescovo dell'Aquila, Giuseppe Molinari:
R. - La storia ci tramanda questi fatti, che quando Papa Celestino, per sua espressa volontà, fu incoronato Papa qui, nella Basilica di Collemaggio – ricordiamo che la Basilica di Collemaggio è stata voluta da Celestino, dai suoi monaci, costruita quasi materialmente, anche, da loro – lui, appena seppe della sua elezione a Pontefice, pensò alla Basilica di Collemaggio come il luogo adatto per questa manifestazione solenne che lo avrebbe presentato come Pontefice a tutto il mondo. Ebbene, in quell’occasione - proprio il 29 agosto del 1294 - Papa Celestino volle dare questo dono alla città dell’Aquila: la “perdonanza”, una particolare indulgenza che aveva di mira anche un aspetto sociale, perché la città sorta da poco registrava purtroppo delle liti tra fazioni, violenze… Quindi, questo dono che era prima di tutto spirituale e serviva a riconciliare ogni uomo con Dio e con i fratelli, sviluppava molto anche questo aspetto sociale: cercare di convincere sempre di più i cittadini a trovare un’armonia tra loro, a ricomporre le liti, a trovare la via della riconciliazione e della pace. Un mese più tardi, il dono della "perdonanza" dato verbalmente venne trascritto in un documento, una Bolla papale. Tale documento viene conservato nel Municipio della città, che per questo motivo tiene molto a sottolineare l'evento della "perdonanza". La Bolla viene portata con un corteo storico alla Basilica di Collemaggio. In passato, era lo stesso sindaco che leggeva la Bolla celestiniana. Adesso invece si è pensato che, finito il corteo storico, il sindaco consegni la Bolla all’arcivescovo della città ed è dunque la Chiesa dell’Aquila che annuncia la “perdonanza”.
D. - Che occasione è, quella della “perdonanza”?
R. - Per la Chiesa dell’Aquila è sempre un’occasione per ricordare il dono grande che Papa Celestino ha fatto a questa città - non dimentichiamolo - sei anni prima del primo Giubileo della storia, quello del 1300, di Bonifacio VIII. Gli storici, giustamente, dicono che la “perdonanza celestiniana” nel breve spazio di 24 ore è come un piccolo Anno Santo che ha contribuito a ispirare a Papa Bonifacio l’Anno Santo che dura 365 giorni. Per la Chiesa dell’Aquila, è questa un'occasione propizia, preziosa per ricordare a tutti come’è importante la conversione, com’è importante aprirci al messaggio di Gesù Cristo, al Vangelo e soprattutto ai temi della riconciliazione, dell’amore, della pace.
L'attesa per la terza Assemblea ecumenica in programma a Sibiu, in Romania, dal 4 al 9 settembre. Intervista con il pastore evangelico, Luca Negro
◊ Tra i grandi appuntamenti ecclesiali che apriranno il mese di settembre, spicca certamente la terza Assemblea ecumenica in programma a Sibiu, in Romania, dal 4 al 9 del prossimo mese. L'incontro - a dieci anni dall'ultima assemblea svoltasi a Graz, in Austria - vedrà la presenza di oltre duemila delegati, metà dei quali in rappresentanza delle Chiese della Conferenza europea delle Chiese (KEK), e dunque ortodossi, anglicani e protestanti, e l’altra metà del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. Il tema generale dell'Assemblea è "La Luce di cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa". Mentre fervono i preparativi dell'incontro, Fabio Colagrande ha chiesto al pastore evangelico Luca Negro, segretario per la Comunicazione della KEK, quali saranno i temi principali di dibattito a Sibiu:
R. - Diciamo che ci saranno ovviamente dei dibattiti di tipo ecclesiologico, in particolare in uno dei nove forum in cui l’Assemblea si articolerà, dedicato al tema dell’unità: ovvero, come fare avanzare questo processo di unità che talvolta sembra arrancare, piuttosto che avanzare. Credo che molte speranze siano riposte, forse, negli altri forum dedicati a questo aspetto più interno del cammino di unità, cioè quello sulla spiritualità e quello sulla testimonianza. Il forum sulla spiritualità cercherà di capire come possiamo sviluppare quell’ecumenismo spirituale di cui si parla da molto tempo, che significa anche conoscersi meglio, conoscere la spiritualità di ciascuno ed essere arricchiti dalla spiritualità di ciascuno, all’arricchimento di una preghiera comune che diventi un elemento costante e non episodico nella vita delle Chiese. Molto importante è anche la riflessione sulla testimonianza comune: uno dei problemi, forse, che impediscono una efficacia della testimonianza cristiana in Europa è il fatto che noi ci presentiamo in maniera molto diversa e talvolta in concorrenza gli uni con gli altri. La sfida, per esempio, è: è possibile insieme fare missione in questo nostro continente secolarizzato?
D. - Dunque, come lei diceva, l’Assemblea non guarda solamente allo sviluppo del cammino ecumenico, ma anche al ruolo di testimonianza cristiana che appunto possono avere i credenti in Cristo nel Vecchio Continente oggi: Sibiu è un’occasione per rilanciare questo ruolo di fronte anche alla secolarizzazione avanzante?
R. - Sì. Si tratterà di capire anche come le diverse visioni di questo ruolo possano essere in qualche modo armonizzate, perché su questo ci sono opinioni ovviamente abbastanza diverse. Credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che l’eredità del cristianesimo rappresenti una ricchezza per questa Europa, una ricchezza che vada valorizzata. Poi, sulle forme di questa valorizzazione possiamo avere opinioni diverse...
D. - Sembra quasi che nell’attuale momento culturale i cristiani europei abbiano perso fiducia sulla possibilità di vivere e annunciare il Vangelo. Questo, un altro tema in agenda a Sibiu. Perché, secondo lei, è avvenuta questa perdita di fiducia?
R. - Perché c’è forse un invecchiamento delle Chiese, c’è - soprattutto in alcuni Paesi europei - il fenomeno della secolarizzazione. Però, io non direi che a livello paneuropeo si possa parlare di questa sfiducia. Noi vediamo che ci sono Paesi in cui c’è questo sentimento di sfiducia ma non in altri, per esempio nei Paesi dell’est e dove le Chiese sono rinate dopo decenni di ibernazione durante i regimi comunisti. Io credo che si debba guardare anche a queste situazioni, che sono di grande speranza.
Esplode la produzione di oppio in Afghanistan, specie nelle regioni controllate dai Talebani. L’ONU denuncia la massima gravità della situazione per le ricadute internazionali
◊ La produzione di oppio in Afghanistan ha raggiunto livelli "spaventosi'', denuncia l'ultimo rapporto dell'Ufficio ONU contro la droga ed il crimine (UNODC), specie nelle regioni meridionali, occupate dalle forze di insurrezione. In particolare, la provincia di Hilmand, dove si concentra la presenza talebana è diventata ''la principale fonte di stupefacenti illegali a livello mondiale, davanti alla produzione di interi Paesi quali la Colombia (coca), il Marocco (cannabis) e il Myanmar (oppio)” ''La coltura dell'oppio - si legge nel documento - è ora strettamente legata all'insurrezione''. Nel 2007, la superficie dei campi di papaveri in Afghanistan ha raggiunto i 193 mila ettari, il 17 per cento in più rispetto all'anno scorso: un'estensione che supera la superficie dedicata alla coltura della coca in America Latina, in Colombia, Perù e Bolivia. Quest’anno, l'Afghanistan ha inoltre prodotto 8.200 tonnellate di oppio, il 34 per cento in più rispetto al 2006, ''diventando praticamente il rifornitore esclusivo della droga più mortale (93 per cento del mercato globale degli oppiacei). Dalla Cina nel XIX secolo, nessun altro Paese ha prodotto narcotici su una scala così vasta'', ammonisce l'ONU. Dietro a questi dati impressionanti, le Nazioni Unite descrivono una netta divergenza tra il Nord ed il Sud del Paese asiatico. Nel centro e nel nord dell'Afghanistan, dove il Governo ha accentuato la propria autorità e presenza, la coltura dell'oppioè diminuita ed il numero di province libere dall'oppio è passato da sei a tredici. L'opposto si è però verificato nel Sud. Circa l'80 per cento dei campi di papaveri crescono in una manciata di province alla frontiera con il Pakistan, oltre il 50 per cento in quella di Hilmand. Il rapporto dell'ONU sottolinea che la coltura dell'oppio non è più legata alla povertà e che i Talebani stanno nuovamente usando l'oppio per i propri interessi. ''Sarebbe un errore storico lasciare l'Afghanisan collassare a causa della droga e dell'insurrezione'', afferma il direttore esecutivo dell'UNODC, Antonio Maria Costa. ''Poiché la droga finanzia l'insurrezione, l'esercito afghano ed i suoi alleati - aggiunge - hanno interesse a distruggere i laboratori di eroina, chiudere i mercati dell'oppio e portare i trafficanti davanti alla giustizia. La tacita accettazione del traffico di oppio mina gli sforzi di stabilizzazione''. (R.G.)
Continua l’esodo dei contadini colombiani coltivatori di coca verso l’Ecuador
◊ Sono ormai oltre 1550, secondo stime dell’ONU, i colombiani riparati da giovedì scorso nella località ecuadoriana di San Lorenzo, nella provincia a nord di Esmeraldas. Si tratta del “più vasto spostamento di civili avvenuto negli ultimi anni”, hanno commentato fonti locali all’agenzia MISNA. Secondo testimonianze raccolte sul terreno, gli sfollati sarebbero in massima parte coltivatori di coca, scappati con le fumigazioni delle piantagioni illegali, fonte di sussistenza per molti "campesinos" e causa di sanguinosi scontri tra esercito colombiano e guerriglia. Da rilevare che le fumigazioni sono state a più riprese condannate dal governo di Quito, ritenute nocive per le coltivazioni legali e la salute delle popolazioni di frontiera. Gli sfollati colombiani hanno riferito anche dell’avanzata di altri contadini, ingaggiati dal governo per sradicare manualmente le piantagioni di coca, sotto la protezione dell’esercito. “I militari sanno che la maggior parte delle coltivazioni è stata fumigata, ma l’ordine del presidente è di distruggere tutto, anche i contadini. Per i soldati siamo obiettivi militari”, ha denunciato uno sfollato di nome Wilmer, lamentando che il governo sradica le piantagioni senza dare “assistenza tecnica per coltivare altro”. Fonti locali evidenziano che “San Lorenzo non ha le strutture sufficienti ad accogliere tutte queste persone” e che si profila “il rischio di una guerra tra poveri”. Al di là del confine - secondo le stesse fonti - sarebbero in corso scontri tra Esercito e guerriglia ma non di intensità tale, da giustificare un esodo così massiccio di civili. (R.G.)
Amnesty International perde il sostegno dei vescovi statunitensi, intenzionati a collaborare solo con organizzazioni che difendono il valore della vita
◊ La recente decisione di Amnesty International di sostenere l’aborto ha provocato la ferma condanna dei vescovi degli Stati Uniti, che hanno affermato di voler collaborare solo con organizzazioni che promuovono e difendono il valore della vita. I presuli hanno anche esortato Amnesty a rivedere una politica, che “mina la credibilità morale” della stessa organizzazione umanitaria e ne “svia inutilmente” la missione. Così si legge nella dichiarazione inviata da mons. William Skylstad di Spokane, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti. “Promuovendo l’aborto”, osserva il vescovo Skylstad, “Amnesty divide i suoi membri - molti dei quali sono cattolici e altri difendono i diritti dei bambini non nati - e compromette il suo sostegno da parte della gente in molte Nazioni, culture e religioni che condividono un forte impegno a favore di tutti i diritti umani”. Il presidente dei presuli statunitensi ribadisce che il “lavoro essenziale di proteggere la vita umana e promuovere la dignità umana deve proseguire”. “Cercheremo di farlo in modi autentici - spiega - lavorando a più stretto contatto con organizzazioni che non si oppongono al diritto fondamentale alla vita dal concepimento alla morte naturale”. “Il vero impegno per i diritti delle donne” - prosegue - “ci rende solidali con le donne e i loro bambini non nati. Non mette gli uni contro gli altri, ma ci esorta a sostenere entrambi”. “Chiediamo ancora una volta ad Amnesty International - conclude mons. Skylstad - di agire in base ai suoi più nobili principi, di riconsiderare il suo errore e di invertire la sua politica sull’aborto”. (R.G.)
Inaugurato oggi San Pietroburgo, in Russia, un monumento ai bambini vittime della strage di Beslan
◊ Un monumento ai bambini vittime della strage di Beslan del 2004 è stato inaugurato oggi a San Pietroburgo. L’evento è stato suggellato con una Messa nella cattedrale dell'Assunzione dell'antica capitale zarista. Il monumento, che rappresenta un arco sotto il quale passa una donna con un bimbo morente fra le braccia, è stato eretto sopra un contenitore con della terra presa dal cimitero della cittadina osseta, teatro il primo settembre di tre anni fa di uno dei più crudeli atti terroristici della storia, la presa in ostaggio di una intera scuola elementare. La battaglia fra i terroristi ceceni responsabili dell'azione e le forze russe aveva lasciato sul terreno 331 morti, di cui 186 bambini. (R.G.)
Lanciato il progetto di una nuova agenzia di stampa cattolica panafricana in Kenya
◊ Un’agenzia di stampa cattolica che copra l’Africa intera, sia essa francofona, anglofona, arabofona. Il progetto è stato messo in moto dallo Sceam, il Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar. La Commissione episcopale panafricana per i mezzi di comunicazione sociale ha convocato, l’11 agosto scorso a Nairobi, capitale del Kenya i segretari generali delle Conferenze episcopali regionali d’Africa, vale a dire della regione orientale anglofona (AMECEA), e di quella centrale (ACEAC). I segretari sono stati invitati ad un confronto con gli esponenti delle agenzie di stampa CISA (Catholic Information Service for Africa), MISNA e New people media Center. La constatazione comune è stata che in Africa, dopo la chiusura di ANB-BIA nel dicembre del 2003, sono soltanto due le agenzie di stampa cattoliche effettivamente operanti sul continente: la CISA, che ha sede a Nairobi, e la DIA (Documentation et Informations Africaines), che ha sede a Kinshasa. Di qui, l’esigenza di una agenzia cattolica panafricana. I partecipanti ai lavori di Nairobi hanno costituito un gruppo di lavoro, che sta redigendo l’inventario delle risorse disponibili e delle scadenze. La prossima riunione sarà ancora a Nairobi in settembre. La capitale keniana è stata scelta perché vi ha sede la CISA, che rappresenterà il nucleo operativo intorno al quale si svilupperà la grande agenzia cattolica di stampa. Il gruppo di lavoro auspica che essa veda la luce prima dello svolgimento del Sinodo per l’Africa previsto nel 2009. Intanto, sono giunti suggerimenti e consigli dalle agenzie Zenit e Ucanews. (A.M.)
Al via, dal 2008, il "116 111" e il "116 000", due numeri unici telefonici europei in aiuto all’infanzia
◊ Due numeri telefonici europei in soccorso all’infanzia: '116 111' linea per chiedere aiuto e '116 000' per segnalare minori scomparsi. Le linee saranno attive a partire dal 2008, per armonizzare i servizi e coordinare l'assistenza a bambini e ragazzi. L’annuncio è stato dato ieri dall’associazione Telefono Azzurro durante un simposio organizzato nell’ambito del Congresso dell'ESCAP, la Società europea di psichiatria infantile e adolescenziale, in programma fino a domani a Firenze. Secondo stime di ''Child helpline international'', il network che comprende le linee telefoniche per l'infanzia di tutto il mondo, sono ben 11 milioni le richieste d'aiuto che giungono ogni anno da bambini e adolescenti. Nella sola Italia, nei primi 4 mesi del 2007, sono stati 519 gli interventi - una media di 4 al giorno - soprattutto nel Lazio, in Lombardia e in Campania. A chiamare il 114, il numero al quale rispondono gli operatori di Telefono Azzurro, sono per il 64 per cento bambini di età inferiore ai 10 anni, per la maggior parte italiani. Una segnalazione su quattro è fatta da bambini stranieri, e tra questi ultimi il 39 per cento riguarda i bambini dell'Europa dell'est. Le emergenze riguardano abusi verso minori in diverse forme, che vanno da quelli psicologici, fisici e sessuali, alla violenza domestica, all’accattonaggio. Le altre tipologie di intervento riguardano soprattutto disagi derivati dalla separazione dei genitori. E sono in genere madre e padre ad essere considerati dai minori i principali responsabili delle situazioni di pregiudizio o pericolo. (R.G.)
L’importante servizio offerto alla comunità del Burundi dalla Radio cattolica “Voce della pace”
◊ In Burundi, la cattolica Radio Ijwi Ry’Amahoro, “Voce della Pace” in lingua kirundi, vuole allargare la propria copertura a tutto il Paese, aumentare le ore di trasmissioni ed aprire un proprio sito su Internet. Lo ha preannunciato il direttore dell’emittente, don Emmanuel Muyehe, ribadendo nel contempo che essa “vuole essere una voce della Chiesa per la nuova evangelizzazione e per la promozione della pace in Burundi”. “Voce della Pace” copre attualmente con le sue trasmissioni la capitale Bujumbura, la pianura e le montagne circostanti. Le emissioni sono in kirundi - la lingua nazionale del Burundi - in swahili e in francese. Tra i programmi, figurano in particolare i servizi sulla attività della Conferenza episcopale. “Voce della Pace”, infatti, è stata voluta dai vescovi burundesi con il sostegno della Conferenza episcopale italiana e del cardinale Ersilio Tonini. Le trasmissioni sono state avviate nell’aprile del 2006 con la benedizione di mons. Jean Ntagwarara, vescovo di Burbanza e presidente della Conferenza episcopale burundese. (A.M.)
“Jesus de Nazareth”: da oggi in vendita in Spagna il libro del Papa tradotto in lingua spagnola
◊ Da oggi, è in vendita in Spagna il libro di Joseph Ratzinger “Jesus de Nazaret” nella sua edizione in lingua spagnola. E’ stato stampato in Spagna ma tipograficamente offre le stesse caratteristiche dell’edizione in italiano. Un giornale a diffusione nazionale, appartenente alla società editrice, ha dedicato domenica scorsa quattro pagine a questo avvenimento editoriale, con note informative sul fatto stesso della pubblicazione, distribuzione e vendita, riproducendo anche letteralmente una gran parte del capitolo del libro sulle tentazioni di Gesù. In questa prima edizione, la casa editrice ha previsto un lancio di 50 mila copie. Si dice che costituirà il successo editoriale dell’autunno prossimo. Il libro in lingua spagnola contiene 448 pagine ed il suo prezzo nelle librerie è di 19,50 euro. La casa editrice - “La Esfera de los libros” - con sede centrale a Madrid, appartiene ad una società multimediale della quale sono soci azionari anche alcune tra le più importanti case editrici italiane. (A cura di Ignazio Arregui)
Grecia: divampa ancora il fuoco nel Peloponneso, mentre sale a 64 il numero dei morti - In Afghanistan, uccisi tre soldati NATO. Annuncio dei talebani: “Gli ostaggi sudcoreani liberi tra tre o quattro giorni” - Il Parlamento turco riunito oggi pomeriggio per la terza votazione presidenziale. Favorito il vicepremier Gul
◊ Non hanno provocato vittime o danni materiali le scosse telluriche di circa di 4,4 e 5 gradi della scala Richter, che si sono registrate stamani nei pressi di Atene e nel Peloponneso, già martoriato da violenti incendi. Il governo greco ha intanto deciso di applicare le leggi antiterrorismo contro i piromani. E mentre si segnalano 89 roghi scoppiati solo nelle ultime 24 ore, il numero dei morti è purtroppo salito a 64. E una taglia di un milione di euro è stata promessa a chi offrirà informazioni utili alla loro cattura. Nel frattempo, la polizia ha formalizzato l'arresto di sette persone, di cui due già incriminate. E pesanti sono anche le ripercussioni sul fronte politico. L'opposizione socialista del PASOK ha accusato il governo del premier, Costa Karamanlis, di incompetenza nella gestione della crisi. Tutto questo, a poche settimane dalle elezioni anticipate, che si terranno il 16 settembre prossimo. Ma ci potranno essere delle ricadute concrete sulla consultazione elettorale? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Fulvio Morroni, corrispondente dell’agenzia ANSA da Atene:
R. – Bisogna vedere quale sarà l’affluenza alle urne. Probabilmente, gli elettori residenti nel Peloponneso non avranno neanche il posto dove andare a votare, perché alcuni Paesi sono bruciati completamente. Poi, c’è senz’altro ancora una rabbia non completamente esplosa, ma che potrebbe cominciare a maturare nei prossimi giorni. Le accuse che il Partito Socialista fa al governo di inefficienza saranno anche vere, indubbiamente. C’è anche da ricordare che, fino a tre anni e mezzo fa, il PASOK è stato al potere per undici anni consecutivi e che anche il governo del PASOK non risulta abbia preso quelle misure di sicurezza per garantire che queste sciagure non si ripetessero.
D. – Da parte sua, il premier Karamanlis ha respinto le accuse di inefficienza, dando la colpa ai piromani e chiedendo di applicare nei loro confronti le leggi antiterrorismo. Il pugno di ferro è la strada giusta da seguire in questo momento?
R. – Contro questi individui, credo che il pugno di ferro sia l’unica strada da seguire. Purtroppo, ci si è arrivati soltanto adesso. Il problema mi sembra sia il fatto che Karamanlis con questa accusa rivolta ad una fantomatica organizzazione criminale – così l’ha definita – voglia distrarre l’opinione pubblica da un problema vero, assia che anche il suo governo è stato effettivamente incapace di predisporre delle misure di sicurezza per evitare questo disastro.
- Italia ancora nella morsa del fuoco. Alle 12 di oggi i roghi erano una ventina, soprattutto in Campania e Calabria, ma anche in Sicilia, Basilicata, Lazio e Marche. I mezzi della Protezione Civile sono in azione dall'alba, mantenendo il massimo livello di allarme, perché le condizioni meteo sul Paese, con alte temperature e venti forti, favoriscono il propagarsi delle fiamme. In Sicilia, intanto, è stato convalidato il fermo dei due allevatori accusati di aver appiccato l’incendio che nei giorni scorsi, in un agriturismo di Patti, ha provocato 4 morti. Arrestato un sospetto piromane anche in Sardegna.
- Iraq: oltre trenta insorti sunniti sono stati uccisi, ieri, dall’esercito iracheno e dalle forze statunitensi, durante una vasta operazione militare condotta nella zona di Khalis, nella provincia di Diyala. I ribelli avevano bloccato il rifornimento d'acqua potabile agli abitanti, in maggioranza sciiti. Intanto, sempre a Khalis, quattro soldati iracheni sono morti oggi nell'esplosione di un ordigno. Ed è stato rilasciato il viceministro del Petrolio iracheno, Abdul Jabber al Waqqa, rapito il 14 agosto insieme ad altri tre direttori generali del suo ministero. Lo ha riferito l'agenzia irachena NINA, citando fonti del dicastero del Petrolio.
- Nell’Afghanistan orientale, tre soldati dell'ISAF, la forza a comando NATO nel Paese, sono rimasti uccisi in un attentato suicida. Al momento non è stata resa nota la nazionalità delle vittime. Intanto, i talebani hanno fatto sapere che i 19 ostaggi sudcoreani sequestrati da oltre sei settimane verranno liberati “tra tre o quattro giorni”, in cambio dell'impegno del ritiro delle truppe di Seul entro al fine dell'anno. La notizia, data da Al Jazeera, è stata confermata da fonti della presidenza sudcoreana. Precedentemente, gli "studenti coranici" avevano chiesto il rilascio di 8 loro commilitoni detenuti a Kabul. Nelle province meridionali di Kandahar e Helmand, infine, una ventina di talebani sono morti ieri in diversi scontri con le truppe internazionali e l’esercito afghano.
- E i talebani hanno rilasciato nel nord ovest del Pakistan 15 soldati pakistani tenuti prigionieri per tre settimane. Lo ha comunicato un capo tribale. Il 9 agosto scorso, i militanti talebani hanno rapito 16 soldati nel sud del Waziristan, regione vicina al confine con l'Afghanistan. Uno dei soldati è stato poi ucciso. In un video ne veniva mostrata la decapitazione.
- Il Pakistan ha negato un suo coinvolgimento negli attentati che tre giorni fa anno fatto oltre 40 morti a Hyderabad, in India. “Questi sono atti terroristici e noi li condanniamo. E’ sempre meglio investigare piuttosto che fare speculazioni”, ha detto il portavoce del Foreign Office pakistano, riferendosi al primo ministro dello Stato indiano dell'Andra Pradesh, Reddy, che aveva parlato di mano pakistana e bangladese dietro le bombe.
- E’ in corso, a Gerusalemme, un nuovo incontro fra il primo ministro israeliano, Olmert, e il presidente palestinese, Abu Mazen, in vista della Conferenza internazionale di pace in programma a novembre. I colloqui mirano a rilanciare temi già affrontati nel vertice di Gerico del 6 agosto scorso, come la riduzione dei posti di blocco israeliani in Cisgiordania e il ruolo di Hamas dopo la presa di potere nella Striscia di Gaza. Intanto, sul campo, forze armate israeliane hanno aperto il fuoco e ucciso nella tarda mattinata un palestinese nel nord della Striscia di Gaza. Lo riferiscono fonti locali, secondo cui a sparare è stato un carro armato che ha colpito il palestinese mentre si avvicinava alla barriera che delimita la zona di confine. Nella stessa area, questa mattina era stato segnalato anche un raid aereo israeliano contro un veicolo palestinese, ma non è chiaro se i due incidenti siano in qualche modo collegati.
- Il Parlamento turco si riunirà oggi pomeriggio per la terza votazione presidenziale. Secondo le previsioni, l’islamico moderato, Abdullah Gul, attuale vicepremier e ministro degli Esteri, potrebbe essere eletto all’alta carica. A differenza delle prime due votazioni, quando era richiesta una maggioranza di due terzi, oggi basta la maggioranza semplice. Per Gul, sono dunque sufficienti i voti del suo partito, l’AKP, che detiene 340 deputati su 550.
- In Spagna: con l'esplosione anticipata a Castellon di un furgone trasformato in autobomba, è stato evitato un nuovo “grande attentato” dell'ETA. Lo scrive la stampa spagnola, mentre è sempre più preoccupante la determinazione del gruppo armato a dare continuità immediata alla sua campagna terroristica. Ignazio Arregui:
Il giorno stesso dell’attentato a Durango, venerdì scorso, un altro commando dell’ETA ha sequestrato una famiglia spagnola in vacanza nelle Landes, nel sudovest della Francia, per utilizzarne il furgoncino. Dopo aver riempito l’automezzo con 100 chilogrammi di esplosivo, i militanti hanno percorso alcune centinaia di chilometri fino a Castellon, sulla costa del Mediterraneo. Avendo poi compreso di essere sotto il controllo della Guardia Civil, nella tarda serata di domenica, i separatisti hanno fatto esplodere l’autobomba in aperta campagna. Ieri, altri militanti del gruppo hanno liberato la famiglia. Non è possibile precisare quale fosse l’obiettivo del commando dell’ETA, ma la quantità di esplosivo fa presumere che le conseguenze, in particolare alla luce di quanto accaduto venerdì scorso nell’attentato di Durango, avrebbero potuto essere molto gravi. Da quando il 5 giugno scorso l’ETA ha messo termine alla sua tregua, è la quinta, sesta volta che le forze di sicurezza riescono a fare fallire un loro attentato. Si conferma anche l’impressione che il gruppo armato stia tentando di intensificare la sua campagna di attentati terroristici.
- Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha espresso il suo appoggio all’idea di dispiegare una forza mista ONU-Unione Europea nell'est del Ciad e nel nord-est del Congo, per proteggere i civili colpiti dal conflitto nel vicino Darfur, martoriata regione del Sudan. Il Consiglio ha adottato una dichiarazione nella quale “accoglie con soddisfazione” la proposta di una presenza internazionale “multidimensionale” in questa regione, vale a dire una missione di polizia dell'ONU appoggiata militarmente dall'Unione Europea.
- Almeno sette civili sono rimasti uccisi e diversi altri feriti a Mogadiscio in diversi scontri fra insorti e forze somale ed etiopiche. Lo hanno riferito testimoni. L’esercito etiopico è intervenuto ufficialmente in Somalia nel dicembre 2006, per appoggiare il fragile governo somalo contro le "Corti islamiche" che controllavano Mogadiscio e quasi tutto il Paese, tranne il Somaliland nel nord, autoproclamatosi indipendente nel 1991.
- Le recenti inondazioni in Etiopia hanno colpito oltre 100 mila persone e causato almeno 17 vittime. Lo stima un rapporto dell'OCHA, agenzia umanitaria dell'ONU, diffuso oggi. A causa delle forti piogge degli ultimi giorni, il livello delle acque del lago Tana, la fonte del Nilo Azzurro, continua a salire, facendo aumentare il rischio di altre inondazioni. Secondo le Nazioni Unite, lo scorso anno in Etiopia le alluvioni hanno causato 900 morti.
- Nasce tra le polemiche il nuovo governo giapponese del premier Shinzo Abe. Si tratta del secondo esecutivo in un anno, deciso in seguito alla netta sconfitta elettorale del 29 luglio fatta registrare dal partito Liberal-democratico di Abe. Molte le novità tra i capi-dicastero che ieri hanno giurato nelle mani dell’imperatore Akihito. Il servizio di Chiaretta Zucconi:
Abe ha escluso dal governo Yuriko Koike, prima donna ministro della Difesa, la cui intransigenza aveva messo a dura prova le relazioni con Pechino, ma di fatto la strategia politica è rimasta la stessa e ciò dimostra quanto il primo ministro dipenda dalle correnti interne del Partito liberaldemocratico. Abe ha affidato il dicastero chiave delle Finanze al ‘falco’ Fukushiro Nukaga, 63 anni, dimessosi ben due volte da precedenti gabinetti per una serie di scandali e anche gli Esteri vanno a una forte personalità, il 62enne Machimura che prende il posto di Taro Aso, noto anche per le sue esternazioni verbali. La poltrona di vice premier e la Sanità passano invece a due "colombe" dell’LDP l’ex ministro dell’Economia, il moderato Yosano e Masuzoe. Il rimpasto delude chi sperava in un segnale forte, in un esecutivo in grado di fronteggiare il debito pubblico che affligge il Giappone e di portare avanti la liberalizzazione dell’economia. (Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi)
- In un discorso all'Accademia delle Scienze di Pechino, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha sottolineato l'importanza del rispetto dei diritti umani. “Dal nostro punto di vista, la questione dei diritti umani è di importanza fondamentale”, ha detto la Merkel, al secondo giorno di visita in Cina. Ieri, col presidente Hu Jintao e col primo ministro Wen Jiabao, il cancelliere tedesco ha affrontato problemi come i diritti umani, l'ambiente e la necessità del rispetto della proprietà intellettuale. Domani, la Merkel sarà in visita a Tokio, in Giappone.
- E’ di 17 morti e 3 dispersi il bilancio delle vittime delle tempeste, che si sono abbattute sulla provincia sud-ovest cinese del Sichuan. Le vittime, tutte della città di Yibin, 11 sono state uccise da slavine o frane, 3 sono state colpite dai fulmini, 2 da burrasche improvvise e 1 da un masso che rotolava lungo una collina. Secondo i meteorologi, le tempeste di questi giorni sono una diretta conseguenza dell'arrivo del tifone Sepat. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Moretti)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 240
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