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SOMMARIO del 24/08/2007
Pubblicato dalla Sala Stampa vaticana il programma della visita di Benedetto XVI a Loreto, in occasione dell’Agorà dei giovani, l'1 e 2 settembre prossimi
◊ Una due giorni ricca di momenti forti all’insegna della preghiera e dell’amicizia con Cristo. La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato, stamani, il programma della visita di Benedetto XVI a Loreto, in occasione dell’"Agorà" dei giovani. Il Papa partirà da Castel Gandolfo, sabato 1 settembre poco dopo le 16 in elicottero alla volta della spianata di Montorso di Loreto. Qui, alle ore 18, il Papa guiderà la Veglia di Preghiera con i giovani. In tale contesto, risponderà alle domande dei ragazzi e terrà un discorso. Alle 21,15 è prevista una visita al Santuario Lauretano. Al termine della prima giornata, alle ore 21.25, è in programma un collegamento video del Papa con i ragazzi raccolti nella piana di Montorso. Questo momento di preghiera darà inizio alla Veglia notturna dei giovani.
La mattina dopo, domenica 2 settembre, Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa e guiderà la recita dell’Angelus sulla Piana di Montorso, gremita di giovani fedeli. Alle 16.30 è previsto il saluto al Comitato promotore, alla delegazione pontificia e alla Protezione Civile, sulla Loggia del Palazzo Apostolico di Loreto. Alle 17, infine, il Papa rivolgerà la parola ai fedeli sul sagrato del Santuario Lauretano. Alle 17.45, la partenza in elicottero alla volta di Castel Gandolfo, dove l’arrivo del Papa è previsto intorno alle 18.45. (A cura di Alessandro Gisotti)
Il presidente israeliano Peres in udienza dal Papa il prossimo 6 settembre
◊ La Sala Stampa della Santa Sede informa che il presidente israeliano, Shimon Peres, in occasione della sua visita in Italia, sarà ricevuto da Benedetto XVI nella residenza di Castel Gandolfo, il prossimo 6 settembre. Si tratta del primo viaggio all’estero di Peres da quando è stato eletto Capo dello Stato israeliano, a metà luglio scorso. Durante il suo viaggio a Roma, Shimon Peres incontrerà il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e il presidente del Consiglio, Romano Prodi.
Il cardinale Tarcisio Bertone in Perù per portare la vicinanza del Papa alle popolazioni colpite dal terremoto
◊ “C’è bisogno di fondare una nuova speranza di ricostruzione e di futuro”. Sono le parole del cardinale segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, al suo arrivo, nella serata di ieri a Lima, capitale del Perù. Nel Paese, colpito duramente dal sisma del 15 agosto, che ha provocato almeno 540 morti, il porporato porterà la solidarietà spirituale e materiale del Papa, con un contributo di 200 mila dollari per i soccorsi urgenti. Una testimonianza, ha detto il cardinale Bertone, del fatto che “la Chiesa pensa con tutto il cuore alle famiglie che soffrono”. Il servizio di Maurizio Salvi:
Dopo aver salutato le massime autorità peruviane l’arcivescovo di Lima, cardinale Juan Luis Cipriani, e il nunzio apostolico, mons. Rino Passigato, il segretario di Stato ha ricordato che il suo proposito in questo viaggio è di recarsi a Pisco e ad Ica, località che si trovano vicino all'epicentro del terremoto. Qui manifesterà la vicinanza spirituale di Benedetto XVI, che raccomanda alle persone che soffrono di avere fiducia, fede e speranza perché tutti sono solidali con il popolo peruviano. C’è bisogno di fondare una nuova speranza, ha aggiunto, che è quella della ricostruzione. La mattinata di oggi è riservata dal cardinale Bertone agli incontri a Lima, fra cui uno con il presidente della Repubblica, Alan Garcia. Quindi, avverrà il trasferimento in aereo prima ad Ica e poi a Pisco e, in entrambe le occasioni, il porporato celebrerà la Messa con la partecipazione della popolazione. (Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana)
La Chiesa celebra oggi San Bartolomeo Apostolo, definito da Benedetto XVI un esempio di viva e profonda adesione a Cristo
◊ La Chiesa festeggia oggi San Bartolomeo Apostolo, tradizionalmente identificato nei Vangeli con il nome di Natanaele, che significa “Dio ha dato”. Nell’udienza generale del 4 ottobre scorso, dedicata proprio a San Bartolomeo, Benedetto XVI si è soffermato sul suo primo incontro dell'Apostolo con Gesù. Un dialogo, quello descritto nel Vangelo di Giovanni, che ci mostra come Cristo conosca i nostri cuori e ci chiami ad una relazione personale, intima e profonda con Lui. Ripercorriamo la catechesi del Papa su San Bartolomeo nel servizio di Alessandro Gisotti:
(Musica)
“Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”: Bartolomeo risponde con un pregiudizio a Filippo che gli aveva comunicato di aver trovato in Gesù di Nazaret colui del quale hanno scritto Mosè e i Profeti. Secondo le attese giudaiche, spiega il Papa, il Messia “non poteva provenire da un villaggio tanto oscuro come era appunto Nazaret”. Ma Filippo insiste, esorta Bartolomeo-Natanaele: “Vieni e vedi”. Un’esortazione, è il richiamo del Santo Padre, che invita tutti noi a non accontentarsi delle sole parole nel nostro rapporto con Gesù:
“La nostra conoscenza di Gesù ha bisogno soprattutto di un'esperienza viva: la testimonianza altrui è certamente importante, poiché di norma tutta la nostra vita cristiana comincia con l'annuncio che giunge fino a noi ad opera di uno o più testimoni. Ma poi dobbiamo essere noi stessi a venir coinvolti personalmente in una relazione intima e profonda con Gesù”.
Bartolomeo incontra dunque Gesù, che mostra di conoscere il suo cuore. Il futuro Apostolo è stupito. Il Signore gli risponde allora: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”. Non sappiamo che cosa fosse successo sotto questo fico, ma, sottolinea il Papa, “è evidente che si tratta di un momento decisivo nella vita” di Bartolomeo:
“Da queste parole di Gesù egli si sente toccato nel cuore, si sente compreso e capisce: quest'uomo sa tutto di me, Lui sa e conosce la strada della vita, a quest'uomo posso realmente affidarmi. E così risponde con una confessione di fede limpida e bella, dicendo: "Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele".
Dalle parole di Bartolomeo, è la riflessione del Pontefice, viene messo in luce un “doppio complementare aspetto dell’identità di Gesù”:
“Non dobbiamo mai perdere di vista né l'una né l'altra di queste due componenti, poiché se proclamiamo di Gesù soltanto la dimensione celeste, rischiamo di farne un essere etereo ed evanescente, e se al contrario riconosciamo soltanto la sua concreta collocazione nella storia, finiamo per trascurare la dimensione divina che propriamente lo qualifica”.
Il Papa rileva che non si hanno notizie precise sulla successiva attività apostolica di Bartolomeo. Una tradizione, divenuta nel tempo molto popolare, vuole l’Apostolo martirizzato, ucciso per scuoiamento. Benedetto XVI ricorda la notissima scena del Giudizio Universale nella Cappella Sistina in cui Michelangelo dipinse San Bartolomeo che regge con la mano sinistra la propria pelle. Una figura, dunque, quella di Bartolomeo, di cui si hanno poche notizie, ma che, è la riflessione del Papa, resta un fulgido esempio di adesione a Cristo:
La figura di san Bartolomeo, pur nella scarsità delle informazioni che lo riguardano, resta comunque davanti a noi per dirci che l'adesione a Gesù può essere vissuta e testimoniata anche senza il compimento di opere sensazionali. Straordinario è e resta Gesù stesso, a cui ciascuno di noi è chiamato a consacrare la propria vita e la propria morte.
Il direttore della Caritas di Livorno ringrazia il Papa per la vicinanza espressa alla comunità Rom, dopo il tragico rogo in cui sono morti 4 bambini
◊ La comunità di Livorno ringrazia Benedetto XVI per la vicinanza a quanti sono stati colpiti dal tragico rogo dei giorni scorsi nel quale hanno perso la vita 4 bambini Rom. Ieri, la notizia della telefonata all’amministratore diocesano livornese, mons. Paolo Razzauti, da parte del Sostituto alla Segreteria di Stato, nella quale è stato espresso il cordoglio e la vicinanza del Papa al popolo Rom e a tutta la cittadinanza livornese. Gesto particolarmente apprezzato da chi, quotidianamente, si impegna per migliorare le condizioni di vita della comunità Rom. Al microfono di Alessandro Gisotti, la testimonianza di Mauro Nobili, direttore della Caritas di Livorno:
R. – Certamente, siamo contenti di questa partecipazione spirituale del Papa. Per quanto ci riguarda, ovviamente, siamo istituzionalmente all’ultimo gradino – in qualche modo – della scala; ci poniamo dove non possono o non riescono ad arrivare le istituzioni. Il mondo dei Rom è sicuramente un mondo un po’ escluso dal circuito sociale: non ci sono progetti che cercano di risolvere definitivamente questo problema. Noi cerchiamo di essere vicini a queste persone.
D. – Forse quello dei Rom è anche un mondo poco conosciuto, che viene alla ribalta soltanto per notizie negative o drammi come quello accaduto a Livorno ...
R. – Sì. Il mondo Rom è purtroppo uno di quei mondi che se ne potrebbe parlare solo incontrandoli, cioè solamente chi li incontra può entrare in quella dimensione che è tipica delle minoranze. I dati che poi circolano, i numeri, rimangono sempre purtroppo quelli della delinquenza, dell’emarginazione, dell’accattonaggio, anche dei piccoli furti. In realtà, come è successo in questo ultimo periodo dalla tragedia, si parla di centinaia di migliaia di persone: 160 mila in Italia non sono poche! Sono comunque una minoranza e una buona parte di queste persone sono ormai di cittadinanza italiana, qui vivono, lavorano ... Io credo che nessun Rom, "accompagnato", si rifiuterebbe di vivere, sempre nel rispetto dei loro valori etnici, la realtà della nostra società.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - Articolo di Giampaolo Mattei dal titolo "A Mariazell tutti i popoli europei sono di casa": verso il viaggio apostolico di Benedetto XVI in Austria (7-9 settembre).
Servizio estero - Medio Oriente: miliziani palestinesi lanciano sette missili contro Israele (colpita la città di Sderot). Hamas denuncia un nuovo raid aereo israeliano nella Striscia di Gaza.
Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "Una vita per i profughi giuliano-dalmati": "Padre Flaminio Rocchi: l'uomo, il francescano, l'esule".
Servizio italiano - In primo piano il tema degli incidenti sul lavoro: tre morti ad Augusta, Frosinone e Bologna.
Al Meeting di Rimini, il coordinatore della GMG di Sidney 2008, mons. Fisher, invita i giovani a non essere neutrali di fronte alla Verità
◊ “La verità è una proposta”. Questo, il tema del dibattito di apertura dell’odierna giornata al "Meeting per l'amicizia tra i popoli" di Rimini, che si conclude domani. Tra i partecipanti, insieme ad una delle figure preminenti di CL, Giancarlo Cesana, anche mons. Anthony Colin Fisher, vescovo ausiliare di Sidney e coordinatore della GMG, che avrà luogo nella città australiana dal 15 al 20 luglio 2008, sul tema: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”. Da Rimini, il servizio di Gabriella Ceraso:
“Se la Verità è solo qualcosa di assoluto e trascendentale, mi può interessare solo fino ad un certo punto, ma se mi raggiunge come una proposta, allora mi tocca nel profondo”. Parte da qui la testimonianza al Meeting di Rimini di mons. Anthony Colin Fisher sulla sua esperienza nel proporre la Verità ed evangelizzare la cultura. Domenicano, professore di biologia e bioetica, è tra i vescovi più giovani e ora coordina i ragazzi per la prossima GMG e lo fa con diverse iniziative mediatiche, ma soprattutto con uno spirito di ricerca della Verità che spiega al Meeting. Bisogna cercare e credere alla “Veritas” - afferma il presule - intesa come quella dei primi cristiani, la Buona Novella, quella esigente e sovversiva, contro l’epoca odierna che ci vuole invece neutrali di fronte alla Verità e ad essa contrappone menzogne politiche e personali. Quindi, l’appello alla Chiesa a fare ogni sforzo per evangelizzare le culture, perché nasca un dialogo sviluppato nel rispetto. Ciò - aggiunge mons. Fisher - è particolarmente urgente in Australia, dove la cultura rischia di secolarizzarsi fino all’indifferenza a Dio. E’ probabilmente per questo motivo, conclude, che la prossima GMG sarà a Sidney: “Essa servirà da terapia – dice – grazie soprattutto ai giovani”.
E a mons. Fisher, coordinatore della GMG di Sidney 2008, Lydia O’Kane, del nostro programma inglese, ha chiesto quante siano le adesioni al momento:
R. – The registrations have been remarkable...
Le registrazioni sono notevoli, molte di più di quante ce ne saremmo aspettate a questo punto. Da tutto il mondo, si sono registrati più gruppi di quanti pensavamo di averne undici mesi fa. Quindi, siamo molto contenti e sicuri della partecipazione di tante persone da tutto il mondo.
D. – Come sta andando il Pellegrinaggio della Croce della GMG?
R. – Sta avendo un grande impatto in Australia, come penso abbia avuto ovunque ci sia stato il pellegrinaggio. Al momento si trova nel Nord dell’Australia, nella parte tropicale, a Brisbane. A Toowoomba, per esempio, dove sono presenti 3 milioni di giovani, il vescovo mi ha detto che quando la Croce è arrivata c’è stato il più grande incontro religioso che si sia mai verificato nella storia della loro piccola diocesi rurale. E sta avendo un certo impatto ovunque, in persone che sono lontane dalla Chiesa o indecise, che vengono a dare un’occhiata e rimangono coinvolte nell’evento. E’ molto promettente, credo, per la Giornata Mondiale della Gioventù del prossimo anno.
D. – Che risposta c’è stata al Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Gioventù?
R. – We were very delighted...
Noi siamo stati molto felici del messaggio. E’ bellissimo, come lo è il modo di scrivere del Papa. Abbiamo invitato i giovani di tutto il mondo a “digerirlo” lentamente, invitandoli a riflettere con noi durante il pellegrinaggio, leggendo un paragrafo alla volta e gradualmente, perché è un testo davvero ricco, catechetico, sullo Spirito Santo. Invita a riflettere sul ruolo che esso ha nella storia della Salvezza, nella vita di Dio e dei Sacramenti e nella nostra stessa vita. Io penso che il Papa suggerisca che si lasci allo Spirito Santo il compito di cambiare il nostro cuore, le nostre culture e il nostro mondo in questo momento.
D. – Il Papa ha parlato dell’urgenza della missione e anche del rinnovamento dello Spirito attraverso i Sacramenti...
R. – Yes, it was important...
Sì, è stato importante che parte del suo messaggio riflettesse sul ruolo dello Spirito Santo in tutti i Sacramenti. Nella lettera si sottolinea come Esso venga dato ai cristiani attraverso tutti i Sacramenti. Dovremmo essere più consapevoli, nella Chiesa dei Paesi industrializzati, del ruolo dello Spirito nelle nostre vite. In Occidente, noi tendiamo a riflettere specialmente su Cristo e le altre due Persone della Trinità spesso vengono tralasciate. Quindi, penso sia significativo che il Papa ci inviti ad essere più consci del ruolo dello Spirito Santo e del suo ruolo nella vita normale dei cattolici.
D. – Pensa che questa GMG di Sidney, il contatto con la Parola di Dio e l’incontro con il Papa possa accendere un fuoco duraturo nel cuore di questi giovani?
D. – There is very much a hope...
C’è molta speranza per questa Giornata Mondiale della Gioventù. Speriamo che la Giornata offra loro l’opportunità di incontrare Cristo, per sperimentare il potere di Dio nella loro vita. Invochiamo lo Spirito Santo, perché dia loro una direzione, un significato, una speranza per il futuro. Abbiamo un rapporto da Denver, per esempio, e alcuni lavori sulla GMG di Roma, che suggeriscono che 5, 10 anni dopo le Giornate in questa città, l'evento ancora influenza le vite di molti di coloro che vi hanno partecipato. Noi speriamo in questo tipo di evangelizzazione a lungo termine, quando i giovani verranno a Sydney.
L'Irlanda del Nord è stata un laboratorio di ecumenismo e riconciliazione: così, ai nostri microfoni, l'arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin
◊ La storia dell'Irlanda del Nord ci insegna che la pace è possibile e che la fede può essere uno strumento straordinario di riconciliazione. Ne è convinto l'arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, che proprio sul tema è intervenuto, in questi giorni, al Meeting di "Comunione e Liberazione" a Rimini. Al microfono di Luca Collodi, mons. Martin si sofferma sul valore della preghiera nel consequimento della pace nell'Irlanda del Nord:
R. – La pace è anche il frutto delle preghiere di tante persone. Le preghiere delle donne, delle madri, delle famiglie che da tanti anni volevano un futuro migliore per i loro figli, un futuro di sicurezza, di speranza. C’erano, però, anche persone nelle comunità locali, leader religiosi, sacerdoti, pastori protestanti, che con grande coraggio si sono tesi la mano; hanno ripreso il dialogo che era rimasto interrotto per decenni e hanno fatto dei piccoli gesti che hanno contribuito a creare nuova fiducia. Il processo di pace in Irlanda del Nord è stato accompagnato – e anche questo è molto importante – da un referendum, nel Nord e nel Sud, accettato a stragrande maggioranza. Coloro che per anni hanno parlato in nome del popolo giustificando le loro azioni terroristiche, sono stati sconfessati dal popolo stesso: il popolo si è espresso chiaramente in favore della pace. Anche i leader di questi movimenti: alcuni hanno avuto il coraggio e la lungimiranza di elevarsi al di sopra del tribalismo e farsi carico della responsabilità della leadership; hanno avuto il coraggio di farlo, conducendo in tal modo il loro popolo fuori da pregiudizi esistenti da secoli. A lungo termine, certo, il processo dipenderà dalla gente, dalle persone che vivono nei paesi; dalle persone che seguono strade diverse, separati gli uni dagli altri. Sono loro stessi che hanno espresso la loro stanchezza e il loro desiderio di avere una vita normale, europea, moderna, matura. Poi anche i leader religiosi hanno portato il loro contributo di pazienza, di denuncia e di annuncio di un messaggio di pace.
D. – C’è un po’ di ecumenismo anche nella pace in Irlanda del Nord?
R. – C’è chi pensa al conflitto in Irlanda del Nord come un conflitto tra religioni; invece, l’Irlanda del Nord è stata per anni un laboratorio dell’ecumenismo e della riconciliazione. Ci sono state tante esperienze da parte di comunità religiose, che hanno lavorato per anni, qualche volta anche dovendo uscire dall’Irlanda del Nord, per realizzare incontri pacifici e per costruire questo nuovo clima di amicizia e di comprensione, necessario per il futuro del processo di pace.
D. – La pace reggerà per il futuro?
R. – La pace reggerà se si promuove la partecipazione. Per tanti anni la comunità si è sentita abbandonata dalla politica; le persone, invece, vogliono essere partecipi, protagonisti della costruzione del loro futuro. Allora, io spero che i politici riescano a superare quella che io chiamo la “politica della storia”, tutta fondata sul passato, su eventi accaduti 400 anni fa, per passare ora alla politica del pragmatismo, per costruire una società degna, giusta per tutti i cittadini, senza discriminazione. Se riescono a fare questo, il processo avrà successo. Se invece la gente si sentirà nuovamente dimenticata e delusa, allora il processo sarà indebolito e potrebbero intervenire nuovamente elementi radicali.
Allarme dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sulla proliferazione di nuove malattie nell'ultimo decennio
◊ Mai così tante e mai così nuove: negli ultimi decenni sono molte le malattie emerse nel mondo e ad un ritmo senza precedenti. L’allarme e l’esortazione ad una maggiore solidarietà globale, sono stati lanciati dall’OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Crescita demografica, rapida urbanizzazione, degrado ambientale sono tra le cause dell’insorgere di nuove malattie e del ritorno di alcuni morbi che si sperava fossero ormai stati debellati. Sull'allarme dell'OMS, Francesca Sabatinelli ha intervistato il prof. Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale:
R. – Gli agenti patogeni sono frutto di un processo naturale di ricombinazione. I batteri che noi conosciamo non solo si moltiplicano, ma cambiano nel tempo e quindi ci sono sempre stati dei nuovi batteri patogeni. Solo che la velocità con cui questi comparivano era proporzionale alla velocità con la quale gli individui li trasmettevano tra di loro, con cui le popolazioni se li scambiavano ... Questa velocità è molto aumentata e quindi ha provocato l’emergenza di alcuni batteri che forse non conoscevamo prima e di alcuni che sono nuovi, cioè non esistevano anni fa, alcune decine di anni fa. Si "incrociano" rapidamente popolazioni ad alto tasso sanitario, quindi popolazioni che hanno già avuto tante vaccinazioni, che sono immuni alla maggior parte delle malattie infettive, e popolazioni che – invece – hanno un grande stato di arretratezza. L’immigrazione è uno dei fattori di questo scambio veloce, rapido e di grande impatto anche quantitativo di batteri che stavano diventando sconosciuti, per esempio, nel nostro mondo.
D. – Questo in qualche modo può creare secondo lei anche un allarme nei confronti dei flussi migratori?
R. – No. Noi non dobbiamo avere paura dei flussi. Poiché sono fenomeni che noi conosciamo, dobbiamo sicuramente governarli. Noi non possiamo reagire rifiutando le persone che emigrano nel nostro Paese. Dobbiamo reagire, creando una rete di sorveglianza che consenta a queste persone di essere curate e che permetta di garantire la prevenzione alle nostre popolazioni.
D. – L’OMS in qualche modo richiama la comunità internazionale ad una maggiore collaborazione per far fronte a questo tipo di rischi, anche a questo tipo di epidemie ...
R. – L’emergenza di questi grandi rischi epidemici, dalla SARS in poi, ha veramente creato una rete internazionale. Oggi c’è veramente una grande allerta, pronta ad essere messa in movimento, alle frontiere: le frontiere sono sorvegliatissime! Questi cordoni sanitari esistono, non sono pubblicizzati più di tanto; i governi stanno incominciando a capire che non si può fare affidamento sullo stato di salute del proprio Paese, perché questo non garantisce contro pericoli esterni.
D. – Si parla, nel Rapporto, anche si invoca una sorta di solidarietà globale. Ecco: questo è fondamentale, se pensiamo al drammatico sviluppo dell’AIDS in Africa, ad esempio ...
R. – Dal mio punto di vista, il concetto di solidarietà è il concetto che può salvare il mondo. Dobbiamo ricordarci che la solidarietà non è soltanto quella di trasferire del denaro da un Paese all’altro, ma è quella di assistere le persone che hanno bisogno di essere curate, che hanno bisogno di medicinali che spesso non possono permettersi. Assistere persone che hanno bisogno di strutture sanitarie, che non sono in condizione di costruire e di permettersi da soli. Questo è un concetto molto visibile dalle popolazioni, perché l’aiuto medico è stato quello che nei secoli ha affratellato i grandi volontari, quelli che sono andati senza interesse a portare l’aiuto della medicina più avanzata alle persone povere, alle persone bisognose di questi Paesi. Io credo che questo sia un principio sociale, un principio etico ed un principio economico fondamentale: la medicina ancora prima dell’economia!
Al via domani, nella città peruviana di Chimbote, alla presenza del cardinale Bertone, il IX Congresso eucaristico nazionale del Perù
◊ Sarà la consacrazione del Perù alla Vergine Maria, invocata come protettrice e guida del popolo, in un momento di grande dolore e difficoltà per il Paese dopo il devastante sisma dei giorni scorsi, l'evento culminante del IX Congresso nazionale eucaristico del Paese Latino Americano. L’appuntamento, nella città di Chimbote, alla presenza del cardinale segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, riunisce fino al 30 agosto oltre ai 70 presuli peruviani numerosi cardinali latinoamericani, statunitensi ed europei nonché almeno altri 20 vescovi provenienti da tutto il mondo. Diversi i temi in agenda, a cominciare da riflessioni ritenute dai vescovi peruviani di grande importanza per il presente e il futuro del Paese. Lunedì prossimo, si parlerà della famiglia e della vita; il giorno successivo, invece, delle grandi questioni della gioventù e, infine, il 29 agosto delle dinamiche relative al mondo del lavoro. Per quanto riguarda le tematiche spirituali – come ha sottolineato mons. Ángel Francisco Simón Piorno vescovo di Chimbote – il Congresso si occuperà di tutte le forme della celebrazione eucaristica, in particolare di quella originaria: il Sacrificio eucaristico, centro assoluto della vita cristiana. (A cura di Luis Badilla)
Il ruolo del sacerdote in Iraq al centro degli esercizi spirituali di vescovi e sacerdoti caldei
◊ Il sacerdote in Iraq come segno di speranza per la sua Chiesa ‘perseguitata’, ma anche per la riconciliazione del Paese: è il tema centrale degli esercizi spirituali per 18 sacerdoti e 4 vescovi caldei del nord del Paese, che dal 20 al 23 agosto si sono riuniti al Centro ritiri di Komané, nella diocesi di Ahmadiya. A darne notizia è l’agenzia "Asianews" che cita il resoconto finale stilato dal coordinatore dell’incontro, padre Imad Khochab. “Abbiamo affrontato – si legge nella nota – le 4 dimensioni della vita del sacerdote: spirituale, intellettuale, sociale e pastorale, al fine di rinnovare l’immagine del sacerdote, del servizio e del sacrificio perché questo sia veramente segno di speranza”. "L’occasione – prosegue il testo – ci ha permesso di rafforzare la nostra fede ed il nostro impegno nella missione nonostante le difficili circostanze”. Dal canto suo, l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ha usato parole di ammirazione per “il coraggio dei giovani preti che con grandi sacrifici nutrono ancora speranza e sognano una Chiesa irachena forte, che se necessario difenda la dignità umana e denunci le ingiustizie commesse contro i deboli. Una Chiesa – ha concluso - chiamata a fare opera di riconciliazione e pacificazione”. I partecipanti hanno, inoltre, deciso di far seguire alla tre giorni di Komanè una serie di conferenze su temi teologici, liturgici e pastorali, affinché i sacerdoti possano "assorbire le novità, attuarle nel loro servizio e unificare, per quanto è possibile, i punti di vista sui differenti aspetti" delle 5 diocesi del nord dell'Iraq. (E. B.)
L’Organizzazione Mondiale del Commercio favorisca i Paesi emergenti: è la richiesta del III Forum di Cooperazione America Latina-Asia dell’Est
◊ Rivedere presto il ‘Doha development Round’, il negoziato dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) per la riduzione di dazi e tariffe del commercio internazionale. E’ la necessità individuata dal III Forum di cooperazione America Latina-Asia dell’Est (FOCOLAE), conclusosi ieri a Brasilia. Secondo quanto riferisce l’agenzia MISNA, il ministro degli Esteri brasiliano, Celso Amorim, ha evidenziato l’intenzione di “portare i negoziati del Doha Round a una conclusione che soddisfi le necessità dei Paesi poveri ed emergenti”. “Ci anima la volontà di avanzare in negoziati che ci permettano di agire in un contesto multilaterale”, ha detto a sua volta il ministro degli Esteri del Paraguay, Rubén Ramírez Lezcano. Per il suo omologo argentino, Jorge Taiana, “occorre un accordo equilibrato che promuova, in primo luogo, le economie emergenti”. Anche dal ministro degli Esteri giapponese, Taro Also, è stata messa in risalto l’intenzione del Forum di giocare un ruolo da protagonista sullo scenario mondiale. Nella dichiarazione finale, i membri del Forum hanno anche ribadito “l’alta priorità” accordata al commercio e agli investimenti tra America Latina e Asia. Lanciato con enfasi in Qatar nel 2001 come il primo grande negoziato commerciale multilaterale per lo sviluppo, il ‘Doha Round’ si è arenato principalmente a causa dei ripetuti contrasti tra Stati Uniti, Europa e Giappone da una parte e dall’altra i Paesi del cosiddetto ‘G20’ guidati da Brasile, Sudafrica, India e Cina. I colloqui, da tempo in stallo, dovrebbero riprendere a settembre. (E. B.)
Al via, domenica a Fatima, la 30.ma Settimana Biblica Nazionale dei Frati Minori Cappuccini portoghesi
◊ “Il Santuario, spazio per l’evangelizzazione”. Questo il tema della 30.ma Settimana Biblica Nazionale organizzata dai Frati Minori Cappuccini portoghesi, che avrà inizio domenica a Fatima. Prenderanno la parola specialisti religiosi e laici che parleranno del “Santuario dell’anima” attraverso i testi biblici, con particolare riferimento alla Genesi, ai Salmi, al Vangelo e alle Lettere di San Paolo. Prevista anche una tavola rotonda con i rettori dei maggiori santuari portoghesi. La Settimana si concluderà venerdì 31 agosto con una solenne concelebrazione nel Santuario, presieduta da mons. Gilberto Gonçalves Canavarro dos Reis, Vescovo di Setúbal. Dal 1954, i Cappuccini portoghesi sono impegnati nell’apostolato biblico con una casa editrice e con il bimestrale “Biblica”, il cui successo fu dovuto soprattutto alla prima Settimana di studi biblici, svoltasi a Fatima nell’aprile del 1956. (V.F.)
In Mauritania, il 50 per cento degli alunni abbandona le scuole elementari. Il ministro dell’Istruzione annuncia misure per contrastare il fenomeno
◊ In Mauritania, un bambino su due non termina le scuole elementari. Ad evidenziarlo il ministro dell’Istruzione, Neghouha Mint Mohamed Vall, che, in una conferenza stampa, ha anche evidenziato come in 315 scuole del Paese resti solo una classe di alunni. Nei giorni scorsi, durante l’ultimo Consiglio dei ministri, il membro dell’esecutivo – afferma l’agenzia MISNA – aveva già sollevato il problema ed, in particolare, la cattiva gestione della mappa scolastica e la mancanza di insegnanti. Così, per una maggiore efficienza del sistema, il ministro ha proposto delle indennità per alunni e insegnanti, nonché l’incremento di quelle esistenti. L’apertura dell’anno scolastico nel Paese africano è prevista per il prossimo primo ottobre. Il ministro dell'Istruzione ha tuttavia annunciato che nel corso l’anno, in vista degli stati generali dell’istruzione, convocherà gli addetti del settore per affrontarne nel dettaglio i principali problemi del sistema. (E. B.)
Si apre oggi a Collevalenza di Todi l’incontro nazionale dell’Ordine delle Vergini
◊ Al via oggi a Collevalenza di Todi, presso il Santuario dell’Amore Misericordioso, l’incontro nazionale dell’Ordo Virginum, l’antico Ordine delle Vergini. Le partecipanti, con un’età media di 40 anni, sono donne che svolgono quotidianamente le professioni più disparate, non appartengono ad istituti religiosi e non sono riconoscibili da abiti o segni specifici. Il tema del Convegno di quest’anno è “La vergine consacrata nella città e nella Chiesa”, una riflessione sullo stile e sull’impegno nella vita quotidiana delle appartenenti all’Ordine religioso. Oggi in Italia, sono 400 le donne consacrate, provenienti da più di 80 diverse diocesi, e altre 200 si stanno preparando al rito. Gli appuntamenti spirituali irrinunciabili della giornata di una vergine consacrata sono due: le Lodi e i Vespri. Ogni donna, poi, concorda con il vescovo della propria diocesi il tipo di apporto da offriew alla Chiesa, tenendo conto della professione che svolge e delle proprie capacità. (V.F.)
L'ETA torna colpire: due agenti spagnoli feriti in un attentato a Durango - Ancora violenze in Afghanistan: 3 soldati britannici uccisi dal "fuoco amico" statunitense
◊ L’ETA torna a colpire in Spagna. Ieri sera, a Durango, nei Paesi Baschi, un’autobomba è esplosa davanti ad una caserma della "Guardia Civil" provocando il ferimento di due agenti di polizia e ingenti danni materiali. Per il capo della polizia spagnola si è sfiorata la strage: nell’azione, infatti, sono stati impiegati circa 100 chilogrammi di esplosivo. Si tratta del primo attentato da quando si è rotta la tregua con il governo di Madrid, il 5 giugno scorso. L'attentato è stato condannato dai vescovi delle diocesi dei Paesi Baschi. Il servizio di Ignacio Arregui:
Il gruppo armato indipendentista dell’ETA torna a fare notizia dopo l’attentato commesso attorno alle tre e mezza di questa mattina nella città di Durango, a circa 30 chilometri da Bilbao. Nell'attacco, sono rimasti due agenti della Guardia Civil, che dopo il ricovero in ospedale sono ora tornati a casa. Ingenti i danni materiali in particolare nelle case vicino alla caserma, bersaglio dell’attentato. Nell’esplosione sono rimaste coinvolte anche venti automobili parcheggiate nelle strade del quartiere. Proprio ieri, il ministro dell’Interno si mostrava preoccupato per il silenzio del movimento politico illegale Herri Batasuna, interpretandolo come il segnale di un attentato imminente. Immediata la reazione di condanna da parte delle autorità nazionali e regionali e di alcuni leader politici. Una nota di biasimo è giunta dai vescovi delle diocesi di San Sebastian, Bilbao e Vitoria nei Paesi Baschi. Nel messaggio, i presuli esprimono la loro solidarietà ai feriti e ai loro familiari, e chiedono di nuovo all’ETA di deporre le armi, invitando tutti a pregare e a lavorare in favore della pace. Solo il 5 giugno scorso, il movimento indipendentista basco aveva dichiarato che la sua tregua unilaterale era finita. Da allora le forze di sicurezza sono in stato di allarme e in questo periodo hanno arrestato circa 17 militanti del gruppo armato. L’ETA, da parte sua, in questo periodo ha inviato lettere ricattatorie a un gran numero di imprenditori, esigendo forti somme di denaro.
- Ancora gravi perdite tra le truppe della coalizione internazionale in Afghanistan, dove tre soldati britannici sono stati uccisi dal "fuoco amico" statunitense. Il ministero della Difesa britannico ha precisato che i militari sono stati colpiti da una bomba sganciata da un aereo americano impegnato contro le milizie talebane. Intanto, dopo lo straziante video del prigioniero tedesco, diffuso ieri, il personale sanitario di una clinica privata di Kabul si è offerto di prestare soccorso all’ingegnere di 62 anni nelle mani dei guerriglieri.
- In Iraq, si registra l’ennesima giornata di sangue a Baghdad, teatro di violentissimi scontri tra le milizie ribelli e le truppe USA: la notte scorsa, almeno 13 persone sono morte e 20 sono rimaste ferite, durante i combattimenti fra soldati americani e ribelli in un quartiere occidentale della città. Di due vittime è, invece, il bilancio di un attacco compiuto contro un check-point della polizia a Samarra. Sul fronte politico prosegue, poi, il dibattito sull’esecutivo guidato da al Maliki. Ieri, l’amministrazione statunitense è tornata a sostenere il primo ministro iracheno. Commentando un rapporto dell’intelligence americana - che mette in dubbio la competenze delle autorità locali irachene -, il portavoce della Casa Bianca , John Gondroe, ha spiegato che bisogna avere pazienza perché "quello iracheno è un governo che sta imparando a governare".
- Nuovi problemi per il presidente pachistano Musharaff, dopo la decisione della Corte suprema di Islamabad di far rientrare l’ex primo ministro Nawaz Sharif, in esilio da sette anni a Londra. Sharif, deposto dal colpo di Stato del 1999, potrà anche partecipare alle prossime elezioni politiche fissate per il 2008. Se dovesse rientrare in Pakistan, l’ex premier dovrà comunque fare i conti con una serie di provvedimenti giudiziari pendenti. Il suo ritorno potrebbe anche rappresentare il via libera all’alleanza Mushraff-Benazir Bhutto, altro ex primo ministro in esilio, che è invece già pronto a tornare. Una sinergia vista di buon occhio dagli Stati Uniti, timorosi di veder eletto un premier meno affidabile nella lotta al terrorismo. Intanto, sul terreno non si ferma la violenza in particolare nella regione tribale del Waziristan, al confine tra Pakistan e Afghanistan. Quattro soldati pachistani sono morti mentre altri sette sono rimasti feriti nell’esplosione di un’autobomba contro un convoglio militare. Un altro ordigno saltato in aria poco prima, nei pressi della stessa zona, aveva causato il ferimento di altri tre soldati. Infine, il governo di Islamabad ha reso noto che sono 250 i militanti uccisi nell’ultimo mese al confine tra Pakistan e Afghanistan.
- Proseguono anche oggi le retate e gli arresti in Myanmar, l’ex Birmania, investita dalle proteste contro il vorticoso aumento dei prezzi del carburante. Oltre che nella capitale Yangon, dove la polizia ha arrestato venti manifestanti, proteste sono state inscenate anche a Yenanchuang, nel nord del Paese.
- Nella tarda serata di ieri, un’incursione aerea israeliana nella Striscia di Gaza ha causato la morte di un militante di Hamas. Fonti del movimento radicale palestinese riferiscono anche di alcuni feriti. Un portavoce militare israeliano ha, però, dichiarato di non avere per ora notizia di azioni oltre i confini dello Stato Ebraico. Nella Striscia di Gaza continuano inoltre le emergenze sul fronte interno: dopo la carenza di energia elettrica si è aperta la questione dei rifiuti. Il personale del servizio della nettezza urbana è, infatti, giunto al suo dodicesimo giorno di sciopero, perchè non vengono retribuiti. Si registrano, infine, le dimissioni del portavoce del leader di Hamas, Ghazi Hamad, in contrasto con la linea di Haniyeh.
- Agli inizi di settembre, si terrà il ballottaggio per le presidenziali in Sierra Leone. Ieri sono stati, infatti, diffusi i risultati definitivi delle consultazioni dell’11 agosto scorso. Favorito nella corsa alla poltrona di capo di Stato è Ernest Koroma, leader del "Congresso di tutto il popolo" (APC), che ha ottenuto oltre il 44% dei suffragi. Più staccato il vice-presidente uscente, Solomon Berewa, numero uno dell’SIPP, il "Partito del Popolo della Sierra Leone", che ha ottenuto il 38,3% delle preferenze. Stesso scenario per quanto riguarda le elezioni legislative, che hanno registrato la netta affermazione del principale partito d’opposizione (APC), il quale ha ottenuto 59 seggi su 112, contro i 43 andati all’ SlPP.
- Il Sudan è di nuovo al centro di polemiche. Nei giorni scorsi sono state diffuse alcune fotografie scattate a luglio nell'aeroporto di El Geneina, che dimostrerebbero che il Sudan continua a violare l'embargo sulle armi nel Darfur, imposto dalle Nazioni Unite. Intanto, ieri le autorità di Khartoum hanno espulso dal Paese il rappresentante della Commissione europea e l'incaricato d'affari del Canada. L'agenzia ufficiale sudanese Suna li ha accusati di ingerenza negli affari interni del Paese africano. Su quest’ultimo episodio, Salvatore Sabatino ha chiesto un commento a padre Franco Moretti, missionario comboniano, recentemente recatosi in Sudan:
R. – E’ certamente un chiaro segno di nervosismo nel governo sudanese. Le autorità di Khartoum sono sempre state molto sensibili a certi argomenti. Il diplomatico canadese era incaricato d’affari e dunque molto interessato alle questioni umanitarie in Darfur. Probabilmente, parlando alla stampa o alla televisione canadese deve avere accennato ad un’amministrazione ormai insostenibile nella regione e questo avrà dato molto fastidio all’esecutivo di Khartoum.
D. – Tra l’altro, già nell’ottobre del 2006, il Sudan espulse dal proprio territorio l’inviato dell’ONU, Ian Pronk …
R. – Esatto. Anche in quel caso, Pronk aveva parlato della situazione in Darfur e aveva anche riferito delle sconfitte dei soldati regolari di Khartoum per mano dei ribelli del Darfur. L’aver sottolineato la presenza di elementi dell’esercito regolare nella regione deve aver creato imbarazzo a Khartoum, che considera il conflitto nell’area come una questione riguardante i Janjaweed, cioè i predoni.
D. – Questo episodio mostra chiaramente quanto la situazione sia difficile dal punto di vista dei diritti umani in Sudan …
R. – Parlare di diritti umani in Sudan vuol dire andare incontro ad accuse di incompatibilità con il visto di ingresso nel Paese. Faccio un esempio: se ti accreditano come esponente di una organizzazione non governativa umanitaria il tuo unico interesse deve essere quello di distribuire il cibo. Se cominci a far presente che il cibo manca o ti lamenti di qualche irregolarità nella distribuzione sei subito accusato di interferire negli affari interni del Paese.
- Sono 25 le vittime dei violenti disordini scoppiati, ieri, nel penitenziario di Ponte Nova, nel sud del Brasile. Si tratta di detenuti morti carbonizzati a causa di un incendio appiccato durante una lotta tra clan rivali. Fonti locali riferiscono, inoltre, che il carcere era in un allarmante stato di sovraffollamento, ospitando 170 detenuti a fronte di una capienza di 87. I disordini arrivano all’indomani dell’annuncio del presidente brasiliano Lula di voler costruire nuove carceri.
- E’ di tre morti il bilancio di un violento scontro avvenuto la scorsa notte durante un’operazione della polizia a Grozny, in Cecenia. Si tratta di due poliziotti e di un ribelle che sarebbe implicato nell’omicidio di alcuni militari sia in Cecenia che nella vicina Inguscezia.
- Gran Bretagna sotto choc dopo la morte, a Liverpool, di un undicenne ucciso con un colpo di pistola davanti ad un pub. Gli inquirenti, che hanno rilasciato due adolescenti fermati ieri, temono che il responsabile dell’omicidio sia della stessa età della vittima o poco più grande. Il primo ministro, Gordon Brown, ha assicurato che verrà fatta giustizia e non ha escluso nuove leggi per fronteggiare il fenomeno delle gang. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 236
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