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SOMMARIO del 18/08/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa riceve il cardinale Schönborn. L'arcivescovo di Vienna invita i cattolici austriaci a uscire dalle parrocchie per testimoniare la fede tra i lontani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Magistero di Benedetto XVI ci esorta a riconoscere la vera identità della Chiesa: così, l’arcivescovo Bruno Forte sui tentativi di riduzionismo dell’istituzione ecclesiale a mera ONG
  • "La verità" al centro del Meeting di Rimini promosso da Comunione e Liberazione
  • Elezioni in Kazakhstan: scontata la riconferma del partito al potere dal crollo dell'URSS
  • Il Commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Nuova scossa di terremoto in Perù
  • Saccheggiato un convento in India: tre religiose sequestrate per oltre un’ora
  • Nel segno dell'ecumenismo, al via la prima Giornata coreana della gioventù
  • Cina: 172 minatori intrappolati in una miniera franata per le inondazioni
  • Nuovo bilancio dell’epidemia di colera in Guinea Conakry: almeno 67 decessi e 1.800 contagiati
  • Commossa partecipazione di numerosi movimenti cristiani ai funerali di Helmut Nicklas, già vicepresidente dell’YMCA
  • Prime pagine dell’Osservatore Romano in mostra al Meeting di Rimini
  • 24 Ore nel Mondo

  • Arresi i dirottatori del volo Cipro-Istanbul: salvi i passeggeri. Forse Al Qaeda dietro il dirottamento - In Thailandia, vigilia del referendum sulla Costituzione tra i timori e le speranze della società civile
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa riceve il cardinale Schönborn. L'arcivescovo di Vienna invita i cattolici austriaci a uscire dalle parrocchie per testimoniare la fede tra i lontani

    ◊   Il Papa ha ricevuto oggi nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, accompagnato da mons. Egon Kapellari, vescovo di Graz-Seckau. L’incontro avviene a circa tre settimane dal viaggio pastorale di Benedetto XVI in Austria che si svolgerà dal 7 al 9 settembre sul motto: “‘Guardare Cristo’ … e mi sarete testimoni”. Su questa visita, che si inserisce nella cornice dell’850° Anniversario della Fondazione del Santuario di Mariazell, Luis Badilla ha intervistato lo stesso cardinale Schönborn:


    R. - Alla vigilia del pellegrinaggio del Papa a Vienna e a Mariazell, la Chiesa austriaca appare molto dinamica, molto viva. Si parla di un risveglio dopo i momenti difficili degli anni passati…

     
    D. - Sono contento di sentirle dire che c’è un grande risveglio. Non tutti lo vedono così perché ci sono anche segni di stanchezza, e questo non tanto nella Chiesa quanto nella società. Registriamo una sorta di mancanza di «vento», per dirla con il linguaggio del mare. Però è vera una cosa: dopo anni molto difficili assistiamo ad una presa di coscienza, ad un senso del coraggio più esplicito da parte dei cristiani austriaci, che sentono sempre di più come questa nostra società abbia bisogno del Vangelo, della fede, della preghiera … Ma, a onor del vero, devo dire anche che non so se, di fronte a questa sfida, siamo all’altezza di quanto il Signore ci chiede. Lui ci chiede di andare avanti, di uscire fuori dalle nostre comunità per dare testimonianza del Vangelo. Non siamo ancora abbastanza e sufficientemente missionari ...

     
    R. - Quali sono in questo momento le priorità pastorali per la Chiesa e per i vescovi in Austria?

     
    D. - All’interno della Chiesa – prima di tutto – c’è la realtà della grande rete delle comunità parrocchiali, che hanno una grande vitalità ma anche tutti i problemi che derivano dalla mancanza di preti e di giovani. Si tratta dunque d’incoraggiare l’intera rete delle parrocchie di tutta l’Austria, e questo è uno degli scopi principali del viaggio del Santo Padre: infatti, a Mariazell sono stati invitati, con priorità, i rappresentanti dei Consigli pastorali delle parrocchie. Per loro, il Santo Padre avrà esplicite parole di incoraggiamento. Un’altra sfida, questa volta ad extra, quindi fuori dalle comunità parrocchiali, è – senza alcun dubbio – la missionarietà: la disponibilità ad aprirsi ad altri, alla maggioranza della società, cioè alla maggioranza dei nostri cittadini che molto spesso sono persone lontane dalla fede e dalla Chiesa. Ripeto: la grande sfida oggi è la missionarietà. Lo abbiamo sperimentato nella nostra bella esperienza della «Grande Missione» della città di Vienna, dalla quale sono uscite varie iniziative missionarie che sono tuttora in corso. Anche in questo ambito ci aspettiamo molto dall’incoraggiamento del Santo Padre … “Andate e rendete testimonianza della vostra fede!” ...

     
    D. - La Chiesa austriaca ha un altro impegno prioritario, e cioè la Dottrina sociale della Chiesa. Quali le considerazioni della Chiesa austriaca sulla attuale realtà e sulle dinamiche sociali del Paese?

     
    R. - Anzitutto va detto che la società austriaca vive in questo periodo un benessere abbastanza unico, forse inedito nella sua storia. Il clima sociale inoltre è abbastanza sereno. Per esempio, non ci sono più i grandi scioperi del passato. La disoccupazione c’è ma è molto più bassa che in altri Paesi. Dobbiamo ringraziare Dio per questa situazione molto favorevole. Dall’altra parte, però, ci sono alcune situazioni preoccupanti. La prima è il costante e considerevole aumento del divario fra ricchi e poveri. Il numero di persone che vivono al limite più basso del benessere, o sulla soglia della povertà, è in continuo crescendo. Questo fenomeno è conseguenza della globalizzazione che, ovviamente, di per sé non è negativa in tutti i suoi aspetti – certamente no! – ma causa questa situazione che ci preoccupa tanto. L’altro punto, last but not least, riguarda l’accoglienza della vita. Questa grande ferita esiste in molti Paesi europei, ma soprattutto da noi, in Austria. Il “sì” alla vita, sia al suo inizio sia alla sua fine naturale, è sempre più spesso messo in discussione. Dunque per noi una preoccupazione molto grande. La Chiesa in questo ambito è molto attiva, sia per dare aiuto alle donne in difficoltà nell’accogliere il proprio bimbo sia per favorire l’alternativa all’eutanasia. Parlo, in concreto, della rete di case nelle quale si procura di dar l’accompagnamento necessario, umano e cristiano, ai moribondi. Tutte queste iniziative sono da noi molto legate alla Chiesa e producono un effetto positivo sulla società.

     
    D. - Eminenza, quali sono le attese degli austriaci e dei cattolici? Cosa vi aspettate dal Papa?

     
    R. - Anzitutto, l’incoraggiamento e la fortificazione nella fede, perché questo è stato da sempre il compito di Pietro: fortifica i tuoi fratelli… Credo che, come lui stesso ha detto all’inizio del suo pontificato, Benedetto XVI verrà tra noi per “mostrare la bellezza della fede”; per mostrare quanto sia bello seguire Cristo. Noi aspettiamo con gioia questo incoraggiamento!

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Celebrazioni per la solennità dell’Assunta nelle diocesi italiane.

    Servizio estero - Perù: emergenza dopo le violente scosse di terremoto. Assaltati sulla Panamericana i camion con gli aiuti.

    Servizio culturale - Un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo “A Tavola con Omero: La storia indagata attraverso l’arte del convito”.

    Servizio italiano - In primo piano l’economia: l’Italia di fronte alla crisi mondiale dei mutui.

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    Oggi in Primo Piano



    Il Magistero di Benedetto XVI ci esorta a riconoscere la vera identità della Chiesa: così, l’arcivescovo Bruno Forte sui tentativi di riduzionismo dell’istituzione ecclesiale a mera ONG

    ◊   E’ notizia di questi giorni che il governo ugandese intende ridurre lo status della Chiesa a semplice Organizzazione non governativa. Una tendenza, sottolinea oggi il quotidiano della CEI, Avvenire, in atto anche in altri Paesi del sud del mondo. D’altro canto, a metà luglio, il settimanale britannico The Economist aveva chiesto alla Santa Sede di rinunciare al suo “status diplomatico” e di definirsi "la più grande ONG del mondo”. Per una riflessione su queste visioni riduttive della Chiesa, Alessandro Gisotti ha intervistato il teologo mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto:


    R. – Esse nascono da una chiarissima interpretazione ideologica del ruolo della Chiesa, che è assolutamente incapace di coglierne il mistero profondo, quel senso ultimo che ogni credente che viva l’esperienza della grazia riesce a percepire. Agli occhi delle potenze in gioco in questo mondo, di qualunque genere e in modo speciale di carattere economico, la Chiesa non può che apparire come una agenzia tra le altre nel gioco delle forze della storia. Voler ridurre a questo la Chiesa significa, però, tradirne l’anima più profonda. Io non esito a vedere in questi tentativi precisamente dei condizionamenti ideologici; ma chi vive la Chiesa dal di dentro non può che resistere a questi tentativi perché la Chiesa non è semplicemente un’agenzia sociale – lo è anche: è innumerevole la quantità di bene che essa fa nel mondo, ma tutto questo lo fa per una ragione profonda, una forza, una speranza, un amore che non sono riducibili alle pure coordinate dell’economia o del potere politico.

     
    D. – Queste visioni riduttive della natura, dell’identità della Chiesa, possono assimilarsi in un certo senso a quei tentativi su cui più volte ci ha richiamato Benedetto XVI, di espulsione della fede e dell’elemento religioso dalla dimensione pubblica?

     
    R. – Una costante del magistero di Papa Benedetto XVI sia il richiamo alla dimensione soprannaturale e mistica della Chiesa. Anche la “Deus caritas est” è particolarmente forte su questo punto, nel mettere in evidenza come l’amore, quello puro, vero, alto, gratuito viene da Dio e torna a Dio, coinvolgendo il cuore dell’uomo. Papa Benedetto osserva anche come la Chiesa, che è la Chiesa dell’amore, è il popolo di quanti si riconoscono amati nell’amato, non possa essere ridotta ad una mera agenzia sociale dove il servizio agli altri è fatto solo per motivazioni di impegno professionale o di guadagno economico o anche di principi umanitari generici. La Chiesa è la comunità di quelli che riconoscono la sorgente della carità che li spinge ad agire non in se stessi ma in Dio.

     
    D. – Questi riduzionismi fanno venire in mente anche le parole di Papa Benedetto alla Messa dell’Assunta, quando il Pontefice ha avvertito come oggi il potere anti-cristiano – il drago rosso dell’Apocalisse di Giovanni – esista nella forma delle ideologia materialiste con tutta la loro forza mediatica e propagandistica ...

     
    R. – L’Apocalisse è una teologia della speranza sotto forma della teologia della storia. Come tale, essa ci dà degli scenari che Papa Benedetto ha richiamato nella sua omelia che sono di straordinaria potenza. Sono tutti e due gli elementi che ritornano nel Magistero di questo Papa e che mi sembrano di grande importanza per il nostro presente: l’aspetto drammatico del conflitto, cioè siamo in una lettura della storia dove dunque ci sono forze in gioco che spesso sono forze negative – possiamo chiamarle ‘relativismo’, ‘nichilismo’, ma nello stesso tempo va richiamato il senso profondo della fede cristiana che l’Apocalisse veicola, e cioè che Dio è e resta il vincitore, che la Storia è una storia che si apre ad un orizzonte di senso e di speranza e di cui noi siamo i testimoni. Per cui, anche di fronte a sfide come queste che si stanno profilando, il cristiano non perde mai la fiducia e la speranza; sa che la riserva escatologica di cui è portatore, cioè questa carica di speranza più grande, e la carità che da essa nasce, non hanno bisogno di riconoscimenti umani per essere vissute.

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    "La verità" al centro del Meeting di Rimini promosso da Comunione e Liberazione

    ◊   C’è attesa per l’inizio, domani a Rimini, della 28.ma edizione del Meeting per l’Amicizia fra i Popoli promosso da Comunione e Liberazione. Per una settimana in vari incontri verranno analizzati temi e problemi della politica italiana ed internazionale, dell’economia, dell’impresa, della scienza, con il concorso di personalità e testimoni di diversi Paesi. La tradizionale iniziativa vedrà impegnati nell’organizzazione della complessa macchina della rassegna circa 4 mila volontari. Apertura domattina con la Santa Messa presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Nel corso della celebrazione verrà letto il Messaggio che il Papa invia come ogni anno ai partecipanti. Il Meeting di Rimini si conferma dunque luogo di incontro e di dialogo. Quest’anno il tema è: “La verità è il destino per il quale siamo stati fatti”. Proprio sul tema di quest’anno la riflessione di Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidarietà, al microfono di Luca Collodi.


    R. – La ricerca della verità, l’incontro con la verità, è alla base della vita personale, sociale, scientifica, culturale. Vuol dire dare un presupposto importante alla vita della Chiesa, visto che nemici della Chiesa, italiana e in generale, oggi sono il relativismo, il nichilismo, per i quali non solo non c’è la verità cristiana, ma non c’è nessuna verità. E’ tutto opinabile, non c’è morale, non c’è antropologia, non c’è Dio né uomo. Quindi, parlare della verità, porla al centro di tutta la vita dell’uomo, vuol dire dare la base perché la presenza della Chiesa possa essere capita, ascoltata e seguita.

     
    D. – In che modo il Meeting di Rimini guarda al Magistero della Chiesa?

     
    R. – Guarda al Magistero della Chiesa, come sempre, in termini generali. Guarda al Magistero papale come punto di guida e di argine in questi momenti di confusione. E poi lo guarda anche in termini particolari, perché le battaglie per cui il Magistero ha sempre impegnato i laici sono state seguite particolarmente. Parlo dei diritti inalienabili, dei temi della vita, della famiglia, di una società giusta, di un’accoglienza e di una giustizia internazionale, per i quali noi ci sentiamo impegnati, cercando di eseguire quello che il Magistero indica continuamente.

     
    D. – Nonostante il bene che i cristiani fanno, la Chiesa spesso, dai giornali, dalla televisione, ha un’immagine non buona, non bella. Perché?

     
    R. – Oggi come oggi, sembra che l’uomo che vada di moda sia l’uomo che non sbaglia, l’uomo che non pecca, mentre ciascuno di noi è un peccatore. Per cui, se la gente dice “Voi siete peccatori. Voi cristiani siete peccatori” dice una verità, ma che innanzitutto noi diciamo. Secondo, è ipocrita se pensa che gli altri non sbaglino. Terzo, è ipocrita se non vede che quando il peccato e l’errore è guardato in faccia e diventa un modo per attaccarsi a chi, come nostro Signore, come la Chiesa, come una presenza cristiana, cerca di tirarti fuori, dà grandi risultati positivi. Questa seconda cosa non si dice. Sembra che la positività della Chiesa sia il non errore e sembra che la Chiesa sia vincolata agli errori dei singoli. Quindi, questo vuol dire una dimenticanza di cosa sia qualunque uomo e, secondo, il non guardare l’enorme bene che nasce anche da questo male, che nasce da questo peccato, che nasce da questo impegno con la realtà realista. Don Giussani ci diceva sempre che la coscienza di essere peccatori spinge ad abbracciare Cristo e a cercare il bene. Di questo non se ne parla quasi mai, perché non fa notizia o fa poco notizia. Sempre meglio gettare fango su quelli che fanno, perché fa più comodo.

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    Elezioni in Kazakhstan: scontata la riconferma del partito al potere dal crollo dell'URSS

    ◊   Si sono aperti i seggi stamani in Kazakhstan. Quasi 9 milioni di cittadini sono chiamati alle urne per eleggere i 107 deputati della Camera Bassa del Parlamento. Favorito è il partito di governo Luce della Patria, che fa capo al plurieletto presidente Nazarbaiev, alla guida del Paese dal 1990. La soglia di sbarramento al 7 per cento dovrebbe, tuttavia, consentire una maggiore presenza dell’opposizione all’interno delle Istituzioni. A Fulvio Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area ex sovietica, Stefano Leszczynski ha chiesto perché queste elezioni legislative siano considerate così importanti dagli analisti:


    R. - Questo è un test di un processo di relativa democratizzazione del sistema che è in corso e che per il Kazakhstan è importante perché corrisponde ad una crescita economica abbastanza impressionante, soprattutto delle ambizioni internazionali che crescono. Per il 2009 il Kazakhstan ha presentato la propria candidatura per la presidenza dell’OSCE e se questo dovesse succedere sarebbe la prima volta che tocca ad un Paese a maggioranza islamica e quindi sarebbe un evento piuttosto importante.

     
    D. - Un Paese a maggioranza islamica con una piccola presenza cristiana tuttavia…

     
    R. - Una delle cose di cui Nazarbaiev e i suoi si vantano è quella di avere mantenuto una certa pace interetnica e, d’altra parte, qui non c’è solo il problema tra musulmani e cristiani ma c’è anche il problema tra kazakhi e russi, e da questo punto di vista bisogna dire che però, anche se con molti limiti, Nazarbaiev è riuscito a operare con un certa efficacia.

     
    D. - Come mai questo Paese è riuscito a passare indenne attraverso le crisi che invece si sono abbattute sugli altri Paesi della comunità degli stati indipendenti?

     
    R. - Intanto perché il Kazakhstan ha delle risorse energetiche petrolifere notevoli che ha saputo mettere a profitto. L’anno scorso, nel 2006, l’incremento del PIL è stato del 10 % e in secondo luogo direi che Nazarbaiev è stato piuttosto abile, forse più di molti suoi vicini, nel conciliare le dimensioni del Paese che è il nono Paese più grande del mondo, con le dimensioni dei vicini, perché il Kazakhstan ha un lunghissimo e immenso confine con la Russia e con le alleanze internazionali che sono state in questi anni travagliate, mutevoli e che comunque vedono nell’Asia centrale una competizione, neanche tanto strisciante, tra Stati Uniti e Russia. Nazarbaiev, pur essendo un accentratore, un politico con una certa connotazione autoritaria, è riuscito a muoversi piuttosto abilmente e a mettere a profitto le ricchezze del Paese: questo significa che il sistema è riuscito a trovare una sua forma di equilibrio tra l’accentramento presidenziale e le esigenze di un’economia di mercato.

     
    D. - Entrambi i maggiori partiti del Paese, sia quello di governo che quello di opposizione, puntano il dito contro la corruzione dilagante nel Paese e la indicano come uno dei problemi principali…

     
    R. -Siamo a livelli di corruzione endemici, non sono casi per cui si può pensare che una efficiente politica di repressione possa eliminarli: è il sistema che si autofinanzia con la corruzione.

     
     

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    Il Commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa XX Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù dice ai suoi discepoli di essere venuto “a portare il fuoco sulla terra”, non la pace, ma la divisione: il punto di riferimento sarà il battesimo che deve ricevere. Quindi rimprovera le folle, che sanno prevedere il tempo meteorologico ma non il tempo di Dio:

    “Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?”

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    L’Antico Testamento, il primo Patto, si chiude proprio con la profezia dell’avvento del giorno del Signore, rovente come una fornace. Troviamo scritto nel profeta Malachia: “Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate, l’angelo dell’Alleanza che voi sospirate. Ecco, viene, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai”. “Ecco, sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia, quel giorno venendo li incendierà, dice il Signore degli eserciti, in modo da non lasciare loro né radice né germoglio. Per voi, invece, cultori del mio nome, sorgerà il nome di giustizia con raggi benefici”. A queste premonizioni profetiche si riferisce Gesù quando dice: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra”. La presenza del Signore unisce e separa, come il sole profetizzato da Malachia: per alcuni è un incendio, per altri raggio benefico. Il giorno del Signore non è solo quello del suo primo avvento ma anche quello del suo avvento definitivo, alla fine dei tempi. Questa fine è già in atto e coloro che seguono il Signore già da ora, ogni giorno, vivono nel fuoco della nuova unità e assistono alla straziante separazione. I discepoli del resto non sono da più del maestro.

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    Chiesa e Società



    Nuova scossa di terremoto in Perù

    ◊   Dopo l’appello alla “solidarietà” di Benedetto XVI, anche i vari episcopati latinoamericani hanno invitato, in diversi comunicati, le rispettive Caritas nazionali e tutti gli uomini di buona volontà a offrire aiuti concreti per le vittime del violento terremoto che mercoledì ha colpito il Perù centromeridionale e, in particolare, la località di Pisco. Al momento, sono circa 500 i morti accertati, con oltre mille feriti e 33.200 senzatetto. Scene di panico, ma nessuna vittima, per una nuovo sisma di 4,1 gradi della scala Richter abbattutosi ieri sera nel nord del Perù. E mentre, gradualmente, cominciano a giungere i primi aiuti, da tre giorni, oltre 20 mila terremotati sono senza acqua, né cibo, e dormono per le strade, preoccupandosi solo di proteggere dagli sciacalli quel che resta delle loro case. E sono molti, tra cui il presidente peruviano, Alan Garcia, a credere che alla fine le perdite saranno molto più gravi. Basti pensare che nella chiesa di San Clemente a Pisco, al momento del sisma e del crollo del soffitto, si trovavano 300 fedeli, e che i cadaveri recuperati finora sono solo 50. Tra i dispersi, anche due suore delle Figlie della Carità di origine peruviana, mentre padre José Torres, che stava celebrando la Messa, è stato estratto vivo ieri sera. La sicura presenza di corpi sotto le macerie fa temere fra l’altro una crisi igenico-sanitaria e, per questo, la rimozione dei detriti a Pisco e a Ica è stata intensificata con l’aiuto di mezzi pesanti. Un elicottero di soccorso, intanto, è precipitato mentre portava aiuti ai terremotati delle zone costiere meridionali. Il bilancio è di almeno sei feriti. E mentre la Croce Rossa Internazionale lancia da Ginevra un appello alla raccolta di un milione di euro, si moltiplicano gli aiuti dei Paesi donatori, delle varie Caritas nazionali e delle organizzazioni umanitarie. La Commissione Europea ha intanto raddoppiato a due milioni di euro i fondi destinati alla popolazione colpita. (A cura di Roberta Moretti)

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    Saccheggiato un convento in India: tre religiose sequestrate per oltre un’ora

    ◊   Una decina di uomini armati e a volto coperto hanno attaccato ieri un convento nello Stato indiano di Jharkhand. Lo ha riferito all’agenzia UCANews suor Esperanza Aquilera, madre superiora del convento. Verso la mezzanotte, gli uomini, all’apparenza intorno ai 20 anni, hanno fatto irruzione nell’edificio delle Suore Clarisse Missionarie del Santissimo Sacramento, a 18 chilometri dalla città di Ranchi. Dopo aver tentato di forzare il tabernacolo, in cerca di denaro, hanno catturato tre religiose, legandole e rinchiudendole in un bagno in costruzione. I banditi, che si sono dichiarati maoisti, hanno saccheggiato il convento per oltre un’ora. Dopo aver intimato alle clarisse di non riferire l’accaduto alla polizia, sono fuggiti con il denaro trafugato. Il cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi, ha accompagnato le religiose a sporgere denuncia. Condannando l’incidente, il porporato ha detto che gli attacchi continui ai missionari indicano la mancanza di legge e di ordine nello Stato. Al momento non ci sono stati arresti. L’edificio, nella parrocchia di Hulhundu, è conosciuto nella zona come “Convento Messicano”, a causa dell’origine della Congregazione. (V.F.)

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    Nel segno dell'ecumenismo, al via la prima Giornata coreana della gioventù

    ◊   “Prego perché tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21): con questo tema, prende il via oggi a Cheju, fino al 21 agosto, la prima Giornata coreana della gioventù, promossa dalla Commissione per la pastorale giovanile dell’Episcopato coreano. Nell’iter di preparazione alla Giornata, si iscrive il pellegrinaggio della Croce delle GMG nelle diocesi coreane di Cheju, Uijeongbu e Seoul, svoltosi dal 21 al 25 febbraio, un evento che ha contribuito alla diffusione della Giornata di Cheju, oltre a sollecitare i giovani a partecipare al grande raduno mondiale con il Santo Padre nel 2008 a Sydney. Come suggerito dal tema, l’iniziativa giovanile coreana avrà una forte impronta ecumenica e vedrà la presenza di giovani di diverse denominazioni cristiane; sarà organizzata sul modello delle passate GMG, alle quali i coreani hanno sempre aderito con grande entusiasmo. Con la celebrazione di una Giornata nazionale, i promotori desiderano rafforzare nei giovani cattolici l’impegno a farsi evangelizzatori dei loro coetanei nelle scuole, nelle università e in altri luoghi di aggregazione. Durante l’incontro di Cheju, i giovani coreani prenderanno parte a catechesi, momenti di preghiera e di riflessione, celebrazioni dell’Eucaristia e del Sacramento della Riconciliazione, conferenze e dibattiti. (R.M.)

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    Cina: 172 minatori intrappolati in una miniera franata per le inondazioni

    ◊   Squadre di soccorso cinesi stanno tentando di mettere in salvo 172 minatori intrappolati in una miniera di carbone franata ieri pomeriggio nella provincia orientale dello Shandong per delle inondazioni. Lo riporta l’agenzia di Stato Xinhua, ripresa dall’agenzia del PIME, AsiaNews, secondo cui la miniera si trova nella città di Xintai, a circa 450 chilometri da Pechino. Sulla zona sono caduti 205 mm di pioggia, che hanno causato inondazioni e rotto gli argini del vicino fiume We. L’acqua ha raggiunto l’interno della miniera attraverso un vecchio pozzetto. Centinaia di soldati e poliziotti si trovano sul luogo dell’incidente per collaborare con i soccorsi, ma, secondo fonti locali, gli operai hanno poche possibilità di sopravvivere. Zhang Dekuan, funzionario locale, riferisce che al momento dell’inondazione “vi erano 756 minatori che lavoravano sotto terra”. Di questi, 584 sono riusciti a scappare. Il carbone fornisce il 70% dell'energia della Cina, ma le miniere del Paese sono le più pericolose del mondo. Secondo fonti ufficiali, nel Paese si contano ogni anno oltre cinque mila vittime; fonti indipendenti stimano un numero di oltre 20 mila. I proprietari delle miniere sono accusati di nascondere gli incidenti per evitare la chiusura degli impianti. (R.M.)

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    Nuovo bilancio dell’epidemia di colera in Guinea Conakry: almeno 67 decessi e 1.800 contagiati

    ◊   Sono circa 1.800 i casi di contagio registrati e i 67 decessi per l’epidemia di colera in corso in Guinea dalla fine di gennaio scorso. Il nuovo bilancio – riferisce l’agenzia MISNA – è stato reso noto da Mohamed Mahy Barry, direttore nazionale della Sanità pubblica, precisando che la città più colpita è la capitale, Conakry, con 32 morti e 827 contagi. “Dalla fine di gennaio erano stati segnalati casi di colera in Guinea, ma non si erano ancora registrati decessi – ha spiegato Barry – l’epidemia ha cominciato ad aggravarsi da maggio, quando la malattia si è propagata nella capitale”. Dopo i primi casi di colera a Conakry, l’epidemia si è diffusa con grande rapidità e “il numero di casi raddoppia ogni settimana”. Secondo il direttore della Sanità nazionale, il bilancio dei morti si è aggravato con i decessi avvenuti fuori dai centri sanitari. Per contenere l’epidemia, sono al lavoro agenzie e organismi umanitari locali ed internazionali, oltre ovviamente al governo guineano. “Attualmente le medicine non mancano”, ha detto Barry, che ha auspicato “un cambiamento del comportamento dei cittadini” sul piano igienico. (R.M.)

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    Commossa partecipazione di numerosi movimenti cristiani ai funerali di Helmut Nicklas, già vicepresidente dell’YMCA

    ◊   “Davvero una persona carismatica per la capacità di ascoltare la voce di Dio e seguirlo con radicalità”: così, Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, nel messaggio letto ieri pomeriggio a Monaco, in Germania, nella Chiesa di San Matteo, il Duomo evangelico-luterano, gremito da oltre otto mila persone, giunte per porgere l’ultimo saluto a Helmut Nicklas, già vicepresidente dell’YMCA World-Urban-Network, associazione ecumenica di giovani cristiani, che comprende oltre 2000 associazioni diffuse nel mondo, e responsabile dell’YMCA di Monaco. Il ringraziamento per questo “fratello”, che con “passione” ha speso la vita per l’unità, è stato al centro anche di altri messaggi di saluto, tra cui quelli della Comunità di Sant’Egidio, del Movimento di Schonstatt e del presidente dell’YMCA internazionale. Nicklas è deceduto domenica scorsa a 68 anni, a causa di una dolorosa malattia che lo aveva colpito più di un anno fa. Dal 1985 è stato membro dell’Advisory Bord dell’International Carismatic Consultation. Di lui, Chiara Lubich ha sottolineato soprattutto il “ruolo decisivo” svolto nel cammino di comunione tra movimenti e comunità di varie Chiese”. Un cammino iniziato nel 1999, poi sfociato nelle grandi manifestazioni dal titolo “Insieme per l’Europa”, che si sono svolte a Stoccarda nel 2004 e nel maggio scorso, per dare il contributo della vitalità del Vangelo al continente e imprimere nuovo slancio al processo di unificazione. Nicklas è stato anche uno dei due delegati della Chiesa evangelica tedesca invitati al Congresso che ha preceduto il grande incontro dei movimenti e nuove comunità con Papa Benedetto XVI, alla vigilia di Pentecoste 2006. In un’intervista all’agenzia Zenit, alla domanda su ciò che accomuna movimenti e comunità evangelici e cattolici, aveva risposto: "Con i movimenti cattolici ci unisce la forte convinzione che gli uomini oggi hanno bisogno di Gesù Cristo". (A cura di Carla Cotignoli)

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    Prime pagine dell’Osservatore Romano in mostra al Meeting di Rimini

    ◊   Arriva al Meeting di Comunione e Liberazione (CL) a Rimini la mostra “L’Osservatore Romano: da Roma al mondo”, realizzata dall’editore della testata e dalla Provincia di Roma. I 30 pannelli esposti, che riproducono le prime pagine più significative, ripercorrono la storia del quotidiano della Santa Sede dalla sua nascita, avvenuta il 1° luglio del 1961. Prima di venire trasferita nei locali della Fiera di Rimini, dal 19 al 25 agosto, per l’appuntamento annuale di CL, la mostra era stata collocata a Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma. A Rimini l’esposizione è articolata in due sezioni: la prima è dedicata ai Papi, ai grandi eventi della Chiesa, alla pace e al dialogo, mentre la seconda è un excursus cronologico attraverso la storia dal Concilio ecumenico Vaticano I (1869-1870) fino alla prima Enciclica di Benedetto XVI, la “Deus caritas est”. (V.F.)


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    24 Ore nel Mondo



    Arresi i dirottatori del volo Cipro-Istanbul: salvi i passeggeri. Forse Al Qaeda dietro il dirottamento - In Thailandia, vigilia del referendum sulla Costituzione tra i timori e le speranze della società civile

    ◊   Ha avuto un lieto fine il dirottamento di un aereo di una compagnia turca, con a bordo 142 persone, da parte di due uomini. In un aereoporo turco si sono arresi infatti i due dirottatori che avevano detto, secondo quanto riferito da una passeggera, di far parte di Al Qaeda. Il nostro servizio:


    Sono tutti liberi i passeggeri e i membri dell'equipaggio che erano stati presi in ostaggio da due dirottatori. Il Ministero dell’interno di Ankara ha riferito che i due sono di nazionalità turca e siriana. Durante l’atterraggio per il rifornimento all’aeroporto di Antalya nel sud della Turchia, erano riusciti a fuggire i piloti e la maggioranza dei passeggeri: in molti hanno abbandonato l’aereo mentre i dirottatori erano impegnati, vicino all’uscita anteriore, a far scendere - come precedentemente concordato - donne e bambini. I due sequestratori non sono riusciti ad introdursi nella cabina di comando. A bordo, per alcune ore, sono rimaste in ostaggio 6 persone, successivamente rilasciate. Poi, dopo aver liberato gli ultimi ostaggi, si sono arresi e sono scesi dal velivolo con le mani sulla testa. Secondo una passeggera, erano armati di coltello, avrebbero detto di essere miliziani di Al Qaeda e di voler andare a Teheran, in Iran. L’aereo, della compagnia turca Atlas, era partito da Cipro Nord ed era diretto ad Istanbul. I due terroristi avevano anche chiesto un nuovo equipaggio per proseguire verso la capitale iraniana. Non è stata infine confermata la loro presunta appartenenza ad Al Qaeda. I dirottamenti e le minacce bomba non sono insoliti in Turchia, dove operano un certo numero di gruppi radicali, dai separatisti curdi ai militanti di estrema sinistra.

    - In Afghanistan sono falliti i negoziati per la liberazione dei 19 ostaggi sud coreani ancora nelle mani dei talebani dal 19 luglio scorso. Lo hanno riferito gli stessi ribelli aggiungendo che sarà presa una decisione sulla sorte degli ostaggi. Sul terreno, intanto, è aumentato il bilancio dell’attentato suicida contro un convoglio di una società americana a Khandahar: le vittime sono almeno 15. Nella provincia di Helmand, numerosi guerriglieri sono morti inoltre in seguito ad una operazione militare condotta da soldati della coalizione. A Kabul, è stata rapita inoltre una cittadina tedesca.

    - E’ slittata la data dello storico incontro tra le due Coree fissato per il 28-30 agosto. A causa delle inondazioni che hanno colpito la Corea del Nord, il governo di Pyongyang ha chiesto di posticipare l’appuntamento in ottobre tra il 2 ed il 4. La richiesta è stata accettata da Seul. Il summit è il secondo tra i due Paesi dopo l'incontro del giugno 2000 tra il leader nordcoreano Kim Jong-il e l’allora presidente sudcoreano, Kim Dae-jung.

    - Almeno 16 soldati e decine di estremisti islamici sono rimasti uccisi oggi nelle Filippine nel corso dei combattimenti tra l’esercito nazionale e i ribelli del gruppo musulmano di Abu Sayyaf, legato ad Al Qaeda. Il bilancio provvisorio è stato riferito da fonti militari filippine. Gli scontri si sono svolti sull’isola di Basilan, nel sud dell’arcipelago.

    - Un salto nel passato del secolo scorso. La decisione di Mosca di riprendere i voli di bombardieri strategici ad alta quota ripristina una pratica in uso nella ex Unione Sovietica e punta al rilancio della sua fama di potenza militare. La decisione del Cremlino ha fatto seguito, del resto, a una recente esercitazione militare congiunta con le forze armate cinesi. Da parte degli Stati Uniti nessun commento, anche se le misure militari s’inseriscono nelle tensioni innescate dalla decisione di installare uno scudo spaziale proprio ai confini con la Russia. Ad Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali abbiamo chiesto se sia corretto tornare a parlare di guerra fredda. L’intervista è di Stefano Leszczynski.

    R. - Direi che la Guerra Fredda è un fenomeno che c’è stato e non tornerà più. Certamente, da diversi mesi, se non anni, Putin sta cercando, anche con il rafforzamento economico della Russia, di giocare un ruolo diverso rispetto a quello che la Russia ha avuto fino a qualche tempo fa. C’è un tentativo di ritorno al mondo bipolare.

     
    D. - Da un punto di vista strategico-militare, che senso ha una dimostrazione di muscoli con dei bombardieri che appaiono ormai desueti di fronte a testate che possono essere lanciate con dei missili?

     
    R. - E’ più una trovata d’immagine che una trovata di efficacia militare perché le forze armate russe sono ormai l’ombra di quello che erano un tempo.

     
    D. - Abbiamo assistito a operazioni militari congiunte Russia-Cina, siamo di fronte a una nuova geopolitica della regione: come è cambiata?

     
    R. - I russi e i cinesi storicamente non si sono mai amati: credo che questo possa essere un temporaneo matrimonio di interesse.

    D. - Si dice tanto che tutto sia iniziato con l’idea dello scudo spaziale…

     
    R. - La Russia, poi l’Unione Sovietica, poi la Russia di nuovo, hanno sempre avuto il timore di una sorta di accerchiamento e sotto alcuni punti di vista non hanno neanche avuto tutti i torti. Nella realtà e nei fatti la NATO è un’alleanza difensiva, costituita da Paesi democratici.

     
    D. - Alla Russia serve essere forte più nei confronti dei propri vicini caucasici che non nei confronti dell’Occidente?

    R. - Se deve giocare un ruolo di dominanza, naturalmente dal punto di vista politico, in Europa, non vi sono dubbi che deve avere la periferia tranquilla.
     
    - Domani la Thailandia è chiamata alle urne per esprimersi sul disegno di Costituzione redatto dal governo provvisorio militare. La popolazione spera nel ritorno alla stabilità politica, ma sono in molti a denunciare gli aspetti non democratici del nuovo testo. Il nostro servizio:


    Tra i timori della società civile che denuncia gli aspetti anti democratici del nuovo testo e le speranze e dalla popolazione che chiede il ritorno alla democrazia. Questo lo spirito con cui la Thailandia sta vivendo la vigilia dell’ appuntamento referendario che chiama ad esprimersi 45 milioni di elettori, a 11 mesi dal golpe, con cui i militari hanno deposto l’ex primo ministro accusato di corruzione. Domani la nazione tornerà infatti alle urne per votare sul disegno di Costituzione redatto dal governo provvisorio. Se passerà il testo, saranno probabilmente indette le elezioni generali entro la fine dell’anno e il Paese avrà presto la sua 18esima Costituzione. L’attuale esecutivo sostiene che la nuova Carta conferirà al popolo maggiore  partecipazione alla vita politica e più democrazia, limitando l’incarico del premier a soli due mandati. Ma diversi settori della società civile continuano a rifiutare quello che è stato definito il “referendum della giunta”. In particolare vengono sottolineati i rischi per la democrazia dal momento che metà dei senatori non verranno eletti, ma nominati da un comitato di burocrati. Ultime battute poi della campagna referendaria, con le autorità che fanno di tutto per facilitare l’affluenza alle urne, e gli analisti che prevedono che in molti voteranno a favore del disegno di Costituzione per mettere fine a mesi di instabilità politica.

    - L’Uragano Dean, che da giorni imperversa nel mar dei Caraibi, ha ripreso grande vigore, raggiungendo la categoria 4 di una scala di cinque, con venti che soffiano a 240 chilometri orari. L'occhio del ciclone è stato segnalato a 1.290 chilometri a sud-est di Kingston, in Giamaica, e a 410 chilometri dall'isola di Porto Rico. La perturbazione potrà toccare la costa messicana sulla penisola dello Yucatan, dove si trova Cancun, nota località turistica, all'inizio della prossima settimana. In Nicaragua, le autorità militari hanno espresso preoccupazione per il possibile avvicinarsi dell'uragano che, secondo informazioni a loro disposizione, potrebbe anche raggiungere il livello 5, in assoluto il più distruttivo. Per questo,gli organismi preposti di Managua si stanno preparando a far fronte ad una eventuale emergenza. Anche Haiti ha disposto lo stato di allerta. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco, Marco Guerra e Valentina Fizzotti)  Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 230

     

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