![]() | ![]() |

SOMMARIO del 16/08/2007
Terremoto in Perù: oltre 300 i morti. L'appello del Papa a soccorrere feriti e senzatetto
◊ Il Perù è stato colpito nella notte da un disastroso terremoto che ha causato finora oltre 330 morti, 1500 feriti e migliaia di sfollati. Ma si tratta ancora di bilanci provvisori. Il Papa, informato subito dell’accaduto, si è detto “profondamente addolorato” esprimendo la sua “vicinanza spirituale” ai familiari delle tante vittime, ai feriti e a quanti sono stati privati della casa. In un telegramma inviato a suo nome dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone agli ordinari delle diocesi colpite dal sisma, Benedetto XVI, manifestando il suo “affetto per il caro popolo peruviano”, assicura la sua preghiera per i defunti lanciando un appello alle istituzioni e alle persone di buona volontà perché offrano “con carità e spirito di solidarietà cristiana i necessari aiuti ai sinistrati”. Ma sulla situazione sul campo ascoltiamo quanto ci riferisce Giancarlo La Vella.
Il violento sisma è avvenuto alle 18.40 ora peruviana, notte inoltrata in Europa. Diverse le scosse di varia intensità, la più forte di quasi 8 gradi della scala Richter, che sono state registrate dalle strumentazioni di tutti i centri di rilevamento sismico del continente americano e, sul terreno, anche in Ecuador, Colombia, Brasile e Bolivia. In mare l’epicentro del sisma, con ipocentro a una profondità di 41 chilometri. Scongiurato il rischio di uno tsunami, si tratta ora di provvedere ai bisogni dei sopravvissuti e, soprattutto, recuperare coloro che sono ancora in vita sotto le macerie. Operazioni difficilissime in questo momento a causa della mancanza di acqua, elettricità, collegamenti telefonici e per l’impossibilità dei mezzi di soccorso di muoversi verso la zona terremotata. Parte dell'autostrada costiera risulta impraticabile e già si registrano episodi di sciacallaggio e di delinquenza comune, secondo quanto hanno raccontato i primi soccorritori alle radio locali. Il presidente peruviano, Alan Garcia, ha subito dichiarato lo stato d’emergenza nel dipartimento di Ica, 145 chilometri a sud di Lima, regione sull’Oceano Pacifico più vicina all’epicentro e dove è crollata la chiesa del Senor de Luren, proprio mentre era in corso una liturgia religiosa. E sulla situazione nella zona terremotata abbiamo raccolto poco fa il commento di mons. Guido Breña Lopez, vescovo di Ica:
R. – Ci sono centinaia di famiglie che non hanno un posto dove andare adesso ed anche il Ministero della Salute ha detto che gli ospedali non sono preparati per tutto questo. Questa mattina vedrò qual è la situazione reale, perché al momento del terremoto abbiamo perso la luce e non sappiamo quanti siano i morti. Il terremoto è stato veramente fortissimo. Io mi trovavo nella residenza episcopale e ho pensato che fosse arrivata la fine per tutti. La maggior parte delle antiche abitazioni sono cadute in città, ma anche nella zona agricola.
D. – Eccellenza, conferma che è crollata anche una chiesa proprio durante una cerimonia religiosa?
R. – Le torri della chiesa del Senor de Luren sono cadute e dicono che ci siano stati quattro morti. E’ caduta anche parte della chiesa e sono cadute anche altre chiese antiche. Non c’è luce, non c’è acqua, non c’è da mangiare. Il governo ha detto che farà di tutto per aiutare la gente e così la Chiesa del Perù spera di fare qualcosa.
D. – Il presidente Garcia ha dichiarato lo stato di emergenza nella regione colpita dal terremoto. Già sono partiti gli aiuti?
R. – Non so se siano arrivati. Mancano i medici, mancano le medicine. Quando non c’è luce e non c’è alcun modo di comunicare in città è difficile. Io stesso non sapevo che fosse caduta la chiesa del Senor de Luren. Volevo parlare con il parroco, ma non c’era il telefono in quel momento. La situazione è questa ed è veramente difficile.
L’amore di Dio fattosi Bambino vince l’odio delle ideologie anticristiane: la riflessione del teologo Salvatore Vitiello sull’omelia del Papa alla Messa per l’Assunta
◊ L’amore di Dio vince il male, sconfigge quelle ideologie che oggi come duemila anni fa vogliono annientare la Chiesa. Ieri, nella Messa per la Solennità dell’Assunta, il Papa parlando a braccio ha offerto una profonda riflessione sul passo dell’Apocalisse nel quale il drago vuole divorare il Bambino. Quando Giovanni scrisse l’Apocalisse, ha ricordato il Pontefice, il drago “era realizzato nel potere degli imperatori romani anti-cristiani”, ma tutta la storia della Chiesa fino alla fine dei tempi sarà segnata da persecuzioni, dagli attacchi di un drago sempre pronto a cambiare forma. Su questa dimensione escatologica della lotta tra l’amore di Dio e il male, sottolineata da Benedetto XVI, si sofferma il teologo don Salvatore Vitiello, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. – Credo che sia importante in questi tempi, soprattutto, in cui la riduzione materialistica, la riduzione immanentistica anche del cristianesimo è sospinta da molte forze, ricordare questa dimensione escatologica, con due attenzioni, direi. La prima riguarda la durata di questa lotta, che sarà fino alla fine dei tempi, cioè alla Chiesa non è dato di realizzare compiutamente il Regno di Dio su questa terra, ma il Regno di Dio è una dimensione escatologica che verrà realizzata con il ritorno di Cristo trionfante a chiudere la storia. L’altra attenzione è quella a non scadere mai in un dualismo, cioè la lotta non è mai tra il bene e il male come due principi dominatori della storia, perché altrimenti noi non saremmo più cristiani ma saremmo degli gnostici o, appunto, dei dualisti. La lotta è già stata vinta definitivamente da Cristo che, risorgendo, ha vinto la morte; tuttavia, la Risurrezione di Cristo apparirà pienamente e in tutta la sua vittoria finale, alla fine dei tempi.
D. – Riecheggiando Sant’Agostino, l’opera “De Civitate Dei”, il Papa ha affermato che la storia umana è una lotta tra due amori: quello di Dio, fino al dono di se stesso, e l’amore di sé, fino al disprezzo di Dio e all’odio degli altri. Un invito, dunque, a comprendere quale sia il vero amore, come in fondo Papa Benedetto ha voluto già sottolineare anche con la “Deus caritas est”?
R. – Certamente! Credo che questa affermazione di ieri sia da leggere avendo come sfondo proprio tutta l’Enciclica, soprattutto la prima parte della “Deus caritas est”, quella in cui il Papa si dilunga in maniera straordinariamente efficace sulla definizione dell’amore. L’amore come identità dell’uomo, l’amore come identità di Dio, e poi Gesù Cristo, il volto dell’amore di Dio fatto carne e manifestato nella storia.
D. – La visione dell’Apocalisse – ha detto il Papa – ci mostra un drago apparentemente invincibile. Ma alla fine prevale l’amore e non l’egoismo; vince Maria, la donna inerme e il Dio fattosi Bambino …
R. – Il drago è apparentemente invincibile perché le sue forze sono enormi. Il Vangelo stesso ci insegna che i figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce, e sappiamo anche che il potere delle tenebre in questo mondo è grande. Però, poi, il Papa stesso dice: “La fede, nei secoli, ha vinto”. Quindi: l’impero romano si è aperto alla fede cristiana, le grandi dittature del secolo scorso si sono sgretolate perché erano inconsistenti filosoficamente, antropologicamente e la fede è riemersa con tutta la sua forza e ancora sta riemergendo perché l’analisi storica di ciò che è accaduto è ancora molto da fare, soprattutto è ancora molto da recepire ancora in molte coscienze cristiane.
D. – Dunque, parole di incoraggiamento anche guardando all’oggi, quando – ha detto ancora il Papa – sembra quasi impossibile pensare ad un Dio che si è fatto uomo, e vediamo appunto queste nuove ideologie pervasive, materialiste che ci dicono che pensare a Dio è una cosa del passato …
R. – Sì … credo che l’ultimo riferimento che il Papa fa sia realmente interessante. Lui dice che gli imperi del passato che hanno combattuto la Chiesa, oggi sono concretizzati in quelle forme delle ideologie materialistiche che dicono: “E’ assurdo pensare a Dio, è assurdo osservare i comandamenti di Dio”. Il Papa dice: questa è una forma dittatoriale, attuale, è una forma di totalitarismo contemporaneo, è la famosa dittatura del relativismo di cui il Papa parlò nell’omelia “Pro eligendo Romano Pontifice”. Quindi, materialismo e relativismo sono le attuali forme del potere. E queste si fanno forza di un grande sistema mediatico che ha un grande impatto sul popolo santo di Dio; è un sistema propagandistico che tende a dire che la vita vale solo in base al valore che gli dà colui che la vive, perché poi non c’è più nulla. Il Papa, giustamente, combatte questa impostazione e dice che il Bambino, cioè la debolezza della fede che riconosce la sovranità di Dio, vince questo materialismo.
Mons. Bregantini alle famiglie coinvolte nella strage di Duisburg: lavate le offese nelle lacrime, non nel sangue
◊ Indagini a tutto campo, in Italia e in Germania, all’indomani della strage di Duisburg. Sei le vittime, tutti italiani, tutti legati alla faida di San Luca, in Calabria, dove dal ’91 si sfidano due famiglie rivali della ‘ndrangheta. A Reggio Calabria, stamani, duplice vertice delle forze di sicurezza sia in questura che in procura. Secondo il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, la ‘ndrangheta ha ormai ottenuto un grande potere economico che sfugge alle maglie della giustizia. Il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione, sottolinea inoltre la necessità di adeguare la normativa, rendendo certa la pena per i colpevoli e accelerando i processi di confisca dei beni mafiosi. Ma a che punto sono le indagini? Isabella Piro lo ha chiesto ad Antonino Pugliesi, questore di Reggio Calabria:
R. – Abbiamo inviato in Germania immediatamente personale della questura di Reggio Calabria, altamente specializzato, il quale conosce perfettamente queste vicende. Stiamo collaborando con le autorità tedesche e, peraltro, è una collaborazione che già da tempo avviene. Abbiamo stabilito delle linee sia per l’investigazione, naturalmente, che per il controllo del territorio, che sarà particolarmente accurato nella realtà di San Luca.
D. – Con questo omicidio all’estero possiamo dire che la ‘ndrangheta ha fatto un salto di qualità?
R. – E’ il primo caso che abbiamo, in cui si è compiuto un fatto così eclatante all’estero. Senz’altro è un episodio particolare. Poi se sia un salto di qualità non glielo so dire, nel senso che può essere dettato dalle circostanze. Comunque, è un episodio nuovo.
D. – Secondo alcuni analisti, ci sarebbe la volontà di spettacolarizzare l’omicidio, rendendolo noto a livello internazionale e danneggiando così anche il giro di affari all’estero della famiglia rivale. E’ d’accordo?
R. – Questo non direi. Le logiche di questi fatti sono sempre collegate a situazioni abbastanza precise e pregresse. Certo, in primis sono gli interessi, l’affare economico che conta, sempre legato a vicende già peraltro accadute e purtroppo note.
D. – Si può parlare di una strage annunciata?
R. – Ahimè sì, nel senso che si ripetono fatti del genere. Noi cerchiamo naturalmente di interromperli e speriamo di poterlo fare con la massima decisione, affinché in qualche modo cessi questa vicenda.
D. – Ma ora c’è il rischio di un riaccendersi della faida di San Luca?
R. – L’attività di controllo naturalmente è massima e speriamo di evitare altre stragi con tutti i mezzi.
“Questo è il momento della preghiera, non lasciateci soli affinché la logica della morte e della vendetta non prevalga sul quella del cuore e del perdono”: così mons. Giancarlo Maria Bregantini, vescovo della diocesi di Locri-Gerace, commenta la strage di Duisburg. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato.
R. – E’ soprattutto la condizione del dolore, le lacrime versate insieme nella speranza e nella preghiera che, in questo momento, noi possiamo esprimere.
D. – Lei ha parlato più volte di necessità di risveglio delle coscienze, perchè non ci si abitui al male. Oggi questo appello sembra quanto mai necessario ...
R. – Certe guerre sono finite di fronte ad una strage orrenda che ha aperto gli occhi a tutti. Noi vorremmo e preghiamo che questa strage apra gli occhi alle famiglie, anzitutto, coinvolte nella faida, per capire in quale baratro stanno precipitando. Noi vorremmo che di fronte a questo si possa dire: “Signore, ma dove stiamo andando? Aprici gli occhi. Facci capire che cosa terribile è l’odio, che distrugge tutto e tutti”.
D. – Lei è da sempre impegnato come pastore della comunità contro le mafie, la ‘ndrangheta, sostenendo la necessità di attivare forme di reazione ...
R. – Non è facile stavolta individuare le forme di reazione. Ne abbiamo individuate tre o quattro, a vari livelli. La prima è che ciascuno apra gli occhi, perché l’odio produce morte. Secondo, le realtà personali di offesa bisogna lavarle nelle lacrime, non nel sangue, e subito, perchè la faida non è altro che un sentimento non risolto che diventa esplosivo. Quindi, un appello alla pacificazione dei cuori, fin dall’inizio, una logica di non violenza e di perdono.
D. – Quanto è necessario, mons. Bregantini, un raccordo con gli altri vescovi, una presenza forte della Chiesa?
R. – Occorre che tutte le Chiese della Calabria stiano vicine. Non è in gioco la Locride, ma la Calabria. Quindi, un appello ai vescovi delle altre diocesi vicine, un appello alle religiose e ai religiosi a rinforzare le presenze e non a lasciare questa terra.
D. – Ma in questo contesto qual è il compito delle istituzioni?
R. – Che la magistratura e le forze dell’ordine siano ancora più efficaci, non aspettino nell’attività repressiva. Infine, a livello politico, questa Calabria ha bisogno di qualcosa di suo, di specifico, di diretto.
D. – Quindi, si può dire che il suo appello sia: “Non lasciateci soli” ...
R. – Ecco, questo sì, la certezza di non lasciarci soli. Non si può reggere un peso così grande, delegando un prete ed un vescovo e neanche un sindaco o un paese. E’ un peso troppo grande, rischia di schiacciarci. Di fronte a questo macigno che ci è piombato addosso, è necessario che il macigno vada spostato da tante, tante mani insieme e contemporaneamente il baratro della vendetta sia illuminato nella sua tragicità in maniera così chiara da rendere evidente che non ci sono altre strade se non la pacificazione, il dialogo e il perdono.
La Comunità ecumenica di Taizé ricorda Frère Roger, a due anni dalla morte
◊ "La sua testimonianza di fede cristiana e di dialogo ecumenico è stata un prezioso insegnamento per intere generazioni di giovani”: con queste parole, pronunciate durante l’udienza generale del 16 agosto di un anno fa a Castel Gandolfo, Benedetto XVI ricordava la figura di Frère Roger Schutz, fondatore della Comunità ecumenica di Taizé, ucciso da una squilibrata il 16 agosto 2005. Questa sera, nel secondo anniversario della scomparsa, la Comunità di Taizé lo ricorda con un incontro di preghiera. Sull’eredità lasciata da Frère Roger, Roberta Moretti ha intervistato il suo successore, Frère Alois:
R. – Frère Roger era come Giovanni Battista: voleva mostrare la presenza di Dio e non mettere se stesso al centro. E questo lo vediamo nei giovani che, dopo due anni, continuano a venire qui molto numerosi. Gli incontri continuano con un’intensità molto bella.
D. – C’è un ricordo particolare di Frère Roger che vuole condividere con noi?
R. – La sua bontà, che era sempre un incoraggiamento, e la sua passione per la comunione della Chiesa. Si può dire che per tutta la sua vita abbia avuto una passione per la comunione della Chiesa.
D. – Benedetto XVI ha ricordato la grande testimonianza di dialogo ecumenico di Frère Roger. Cosa si deve fare oggi, a suo avviso, per procedere sulla strada dell’ecumenismo?
R. – Qui abbiamo, ogni settimana, giovani di diverse Chiese, ortodossa e cattolica, ed anche le comunità protestanti. Sono qui per aiutare l’ecumenismo. E’ molto importante unirsi in una preghiera comune. Ogni giorno, tre volte al giorno, siamo insieme in preghiera e penso che questo possa preparare la strada per l’ecumenismo.
D. – Qual è oggi l’impegno della Comunità di Taizé, lungo la strada tracciata da Frère Roger?
R. – Continuiamo gli incontri qui a Taizé settimana dopo settimana e adesso stiamo preparando un incontro in Bolivia, in ottobre, per i giovani dell’America Latina. Il tema sarà “La riconciliazione”, perchè la Chiesa può contribuire alla riconciliazione nella società. Alla fine dell’anno avremo l’incontro europeo a Ginevra, in Svizzera. Migliaia di giovani saranno accolti nelle parrocchie, questo perchè non vogliamo creare un movimento di Taizé, ma diciamo sempre ai giovani: “Andate nelle parrocchie, andate nella vostra Chiesa locale”. E l’incontro europeo vuole aiutare i giovani a sviluppare questo senso della Chiesa.
D. – Questa sera la Comunità di Taizé ricorda Frère Roger con un momento di preghiera...
R. – Sarà una preghiera con un lungo momento di silenzio, per rendere grazie per la sua vita, che voleva essere sempre un segno dell’amore di Cristo.
Lettera dei vescovi del Kenya sulle elezioni di dicembre: votare è un diritto e un dovere
◊ Libertà religiosa, dignità della persona, dialogo, rispetto della vita dal concepimento alla morte naturale, centralità della famiglia: sono solo alcuni tra i principi indispensabili per un leader politico, che i vescovi kenioti hanno evidenziato in una Lettera indirizzata ai wananchi, “cittadini” in lingua swahili, dal titolo: "Ama Dio e il tuo prossimo". L’occasione sono le elezioni politiche in Kenya, in programma a dicembre, in cui – dichiarano i presuli – “è in gioco il futuro del Paese”. Il voto – ricordano – è un diritto e un dovere. Essere kenioti deve rappresentare un orgoglio per i cittadini, secondo i vescovi, che definiscono l’inno nazionale (intitolato “Oh Dio di tutta la creazione”) “una grande preghiera” da recitare in tutti i luoghi di studio e lavoro. La Chiesa condanna duramente ogni forma di corruzione, definita come “uno dei fattori principali che ostacolano il progresso” del Paese. Gli oltre 30 milioni di abitanti del Kenya vivono da oltre 20 anni in una situazione di violenza e instabilità. “Solo leader onesti e credibili dovrebbero venir eletti”, scrivono i vescovi. I mass media hanno il compito di educare il popolo sui diritti e i doveri, ma non vanno utilizzati a fini manipolatori. Esattamente come l’educazione civica, in cui, come nel passato, la Chiesa cattolica sarà pienamente impegnata. Seguendo il comandamento cristiano dell’amore verso Dio e verso il prossimo, il popolo della Nazione africana deve unirsi. Solo così – concludono i presuli – gli individui e l’intera società keniota potranno davvero trasformarsi. (A cura di Valentina Fizzotti)
Il Comitato permanente dell'episcopato argentino discute dei piani pastorali e delle prossime presidenziali
◊ L’applicazione dei piani pastorali del Documento di Aparecida e le prossime elezioni presidenziali saranno al centro della 147.ma riunione del Comitato permanente dell'episcopato argentino, in programma nei pressi di Buenos Aires dal 21 al 23 agosto. I presuli si occuperanno dei metodi per diffondere, studiare e applicare i piani pastorali e, in particolare, la grande missione continentale, approntati durante la V Conferenza generale degli episcopati latinoamericani e caraibici, tenutasi di recente ad Aparecida, in Brasile. I membri del Comitato di presidenza ascolteranno anche numerosi rapporti delle varie Commissioni episcopali, in particolare, quelli della pastorale sociale, che tratteranno la gravissima questione della tossicodipendenza in Argentina, e quelli della Commissione fede e cultura, che segue con attenzione l'iter legislativo di diversi progetti di legge che hanno a che fare con la vita umana e l'educazione. Per quanto riguarda invece le elezioni in Argentina, che nel mese di ottobre dovrà rinnovare le più altre cariche della Repubblica e che già vive un clima elettorale abbastanza polemico, i vescovi prenderanno visione dell'aggiornamento statistico complessivo sulla realtà socio-economica argentina, che per loro ha preparato l'Osservatorio dell'Università cattolica (UCA). I presuli dovranno infine delineare i temi principali dell'agenda per la 94.ma Assemblea plenaria dell'episcopato, in programma dal 5 al 10 novembre. (L.B.)
Allarme dell’OMS per l’epidemia di colera nel Sudan orientale: “Le inondazioni favoriscono la propagazione della malattia”
◊ Almeno 49 morti e 710 persone contagiate: è questo il bilancio dell’epidemia di colera che ha colpito l’est del Sudan, devastato dalle peggiore inondazioni mai registrate prima nel Paese. Lo ha annunciato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), precisando che il primo caso dell’epidemia in corso risale al 19 aprile scorso. L’anno scorso – riferisce l’agenzia MISNA – la malattia, che era scomparsa da anni in alcune zone del Paese, aveva ucciso non meno di 700 persone, contagiandone altre 25 mila. “Tutti i casi recenti della patologia sono stati segnalati nello stato di Gedaref, nell’est del Paese, e nella città di Kassala”, ha detto Mohamed Abder Rab, responsabile locale dell’OMS, aggiungendo che “la situazione a Gedaref non è ancora sotto controllo” e che “le inondazioni favoriscono la propagazione della malattia”. La stessa fonte ha indicato che “i servizi sanitari sono invasi dall’acqua”, “le case sono distrutte, la gente non ha acqua potabile né servizi sanitari e l’igiene è compromessa”. (R.M.)
Centinaia di persone in fuga nel nordest dell’Etiopia, per una violenta eruzione vulcanica
◊ Centinaia di persone sono state costrette a fuggire a causa di un’eruzione vulcanica nella regione di Afar, nel nordest dell’Etiopia. Al momento, i dispersi risultano essere due, ma si teme che il bilancio possa crescere. La cenere e i fiumi di lava – riferisce l’ENA, l’agenzia ufficiale etiopica – minacciano di sommergere i villaggi vicini alla frontiera con l’Eritrea. La regione, che si estende a 980 chilometri a nord-est della capitale, Addis Abeba, è abitata principalmente da pastori nomadi e lo scorso anno un’eruzione aveva obbligato oltre 50 mila nomadi ad abbandonare l’area. (V.F.)
Haiti e Nicaragua entrano nell’area ‘Petrocaribe’, per il commercio di petrolio tra i Paesi più poveri a prezzi preferenziali
◊ I presidenti di Haiti e del Nicaragua, René Preval e Daniel Ortega, hanno annunciato il loro ingresso nel progetto ‘Petrocaribe’, iniziativa di cooperazione energetica voluta da Venezuela e Cuba per la vendita di petrolio ai Paesi più poveri a prezzi preferenziali. In attesa dell’atto ufficiale, previsto nei prossimi giorni, i due hanno firmato una dichiarazione d’intenti, durante il terzo Vertice dei capi di Stato e di governo dei Paesi membri, svoltosi in questi giorni a Caracas. Con l’adesione al programma – riferisce l’agenzia MISNA – Port-au-Prince e Managua riceveranno 200 mila barili di greggio venezuelano scontati al giorno e un sostegno alla costruzione di infrastrutture per la raffinazione. Buona parte del vertice – riferisce la stampa sudamericana – è stata dedicata alla redazione di un trattato di cooperazione energetica tra i Paesi produttori di petrolio e quelli esclusivamente consumatori; nel documento figurerebbero clausole anche relative al gas, alla riduzione del consumo termoelettrico e alla promozione di energie rinnovabili. Tredici Paesi, oltre ai nuovi arrivati, fanno parte di ‘Petrocaribe’: Antigua e Barbuda, Bahamas, Belize, Cuba, Dominica, Grenada, Guyana, Giamaica, Repubblica Dominicana, St. Vincent e Grenadine, Santa Lucia, St. Christopher e Nevis, Suriname e Venezuela. (R.M.)
Lourdes: oltre 35 mila fedeli presenti alla Messa per l'Assunta
◊ A Lourdes, oltre 35 mila fedeli, tra cui più di 1.100 invalidi e malati, hanno preso parte alla solenne Messa per la festività dell'Assunzione della Vergine Maria celebrata ieri mattina. I pellegrini sono giunti al santuario mariano nei giorni scorsi, a bordo di otto treni speciali e di una trentina di autobus. Alla cerimonia, celebrata dall’arcivescovo di Tolosa, mons. Robert Le Gall, hanno partecipato 9 altri vescovi e oltre 200 sacerdoti. Nella sua omelia, mons. Le Gall ha rivolto un pensiero particolare alle vittime delle violenze che da anni insanguinano l’Iraq. (V.F.)
Le celebrazioni in Spagna per la festività dell’Assunta
◊ In Spagna, la festività della Assunzione della Vergine Maria è stata celebrata in oltre 840 luoghi. Lo riferisce la stampa locale, secondo cui tra le città dove la commemorazione ha assunto un rilievo particolare risaltano Bilbao e San Sebastian, nei Paesi Baschi, con un fitto programma di manifestazioni popolari. A San Sebastian, durante la solenne Eucaristia, alla presenza delle autorità locali e provinciali, il vescovo, mons. Juan Maria Uriarte, ha incoraggiato tutti ad agire in favore della pace, senza estremismi, rinunciando a tutto quanto ostacoli un ampio accordo tra le parti, e sempre in un atteggiamento di speranza e di serenità. Da parte sua, il vescovo di Bilbao, mons. Blazquez, ha rivolto un appello all’ETA, affinché cessi definitivamente ogni attività che vada contro la volontà di un popolo che non riconosce all’organizzazione indipendentista basca alcuna rappresentatività. Anche mons. Blazquez ha invocato l’unità di tutte le forze politiche contro la violenza. La festività dell’Assunzione in Spagna è stata funestata, però, da un’impressionante numero di incidenti stradali che, nonostante le misure prese dalle autorità, ha portato un incremento delle vittime rispetto all’anno scorso, con un totale di 60 morti. (A cura di Ignacio Arregui)
Ad Ostia, fervono i preparativi per i festeggiamenti in onore del patrono Sant’Agostino, dal 23 al 28 agosto prossimi
◊ La comunità di Ostia si prepara a festeggiare al meglio il suo Patrono Sant’Agostino con una serie di iniziative in programma dal 23 al 28 agosto prossimi. Sono previsti due convegni, al Pontile di Ostia, incentrati sulla Civitas Dei, opera tra le più celebri del vescovo di Ippona a cui prenderanno parte esponenti della politica e della società civile. Domenica 26 agosto, nella chiesa di Sant’Aurea di Ostia Antica, alle ore 19, il padre agostiniano Giovanni Gisondi celebrerà una Messa solenne in onore di Sant’Agostino. Lunedì 27, festa di Santa Monica, verrà celebrata una Messa nella chiesa di Ostia dedicata proprio alla madre di Sant’Agostino. La Messa sarà presieduta da mons. Giovanni Falbo, parroco di Santa Monica. Culmine delle celebrazioni agostiniane, la Messa nella Chiesa ostiense di Regina Pacis, officiata dal cardinale decano Angelo Sodano, martedì 28 agosto alle ore 19. In questi giorni di festa, non mancheranno concerti, rappresentazioni teatrali, un corteo storico e, come in ogni festa patronale che si rispetti, i fuochi pirotecnici a chiusura delle celebrazioni, nella notte di martedì 28 agosto. (A.G.)
Unanime condanna contro gli attacchi che hanno colpito la comunità irachena degli Yazidi, causando centinaia di morti
◊ In Iraq, almeno 9 persone hanno perso la vita, stamani, per l’esplosione di un’autobomba a Baghdad. E’ salito poi ad almeno 250 morti il bilancio, ancora provvisorio, degli attentati compiuti sabato sera nel nord del Paese contro la comunità religiosa degli Yazidi. Ma il bilancio, già pesantissimo, sembra destinato ad aggravarsi: sono ancora molti i dispersi e alcune fonti parlano di oltre 500 vittime. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
I soccorritori cercano ancora corpi tra le macerie di diversi edifici completamente distrutti. Le modalità degli attacchi non sembrano lasciare molti dubbi: secondo l’esercito americano dietro l’attacco multiplo, il più grave dall’inizio della guerra nel 2003, c’è molto probabilmente la mano di Al Qaeda. Agli attentati kamikaze, che hanno colpito gli Yazidi, di origine prevalentemente curda e considerati infedeli dai gruppi militanti sunniti, è seguita l’immediata, dura condanna da parte della comunità internazionale. Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, si è detto “traumatizzato e rattristato” e ha ribadito l’urgente necessità di una effettiva cooperazione tra tutte le forze politiche irachene per proteggere i civili e per promuovere un’autentica riconciliazione nazionale. I leader iracheni, compreso il primo ministro sciita Nouri al Maliki ed il presidente curdo Jalal Talabani, hanno subito condannato gli atroci attentati e hanno disposto l’apertura di un’indagine. Il capo di Stato ed il primo ministro hanno anche annunciato la nascita di un accordo “per rilanciare il processo politico” cui aderiscono i maggiori partiti curdi e sciiti. Nel nord dell’Iraq, le autorità hanno poi forzato le misure di sicurezza e, nell’area al confine con la Siria, è stato imposto il coprifuoco totale. Ma le violenze continuano: almeno quattro persone, tra cui un bambino, sono rimaste uccise ieri sera a causa di un attacco sferrato nel distretto curdo della città di Mosul.
In Iraq, l’appartenenza ad una minoranza, si conferma purtroppo una delle leve usate dai terroristi per alimentare l’odio e rendere insicuro il Paese. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il Visitatore apostolico per i fedeli caldei in Europa, mons. Philip Najim:
R. – Questi attentati dimostrano l’odio per tutta la popolazione irachena da parte di quelli che vogliono creare divisione in Iraq e che vogliono demolire il Paese. Attaccare queste piccole comunità che vivono in Iraq da migliaia di anni e che sono native del Paese, dimostra che non vogliono che la pace e la prosperità progrediscano nel Paese; è un atto veramente terroristico – da noi tutti condannato – contro l’uomo, contro la popolazione irachena.
D. – Cosa serve per rendere le minoranze parte integrante dello Stato iracheno?
R. – Fanno parte del popolo iracheno, questa è la composizione del popolo iracheno, di questo ‘giardino iracheno’ che è composto da tante etnie e diverse comunità. L’Iraq non è di nessuno, è di tutti gli iracheni. Come ci sono gli sciiti, i sunniti, i cristiani, i turcomanni e i curdi ci sono anche altre etnie. Ogni membro di questo popolo iracheno ha il diritto di essere rispettato, il diritto di vivere nel Paese; devono essere garantiti i diritti di tutti dalla Costituzione irachena. Ma io non vedo, praticamente, nessuna democrazia oggi in Iraq. Il governo iracheno non si rende conto della sua responsabilità verso tutta la popolazione.
D. Il governo curdo ha garantito finora misure di sicurezza per tutelare la comunità degli Yazidi, presenti soprattutto nel Kurdistan iracheno?
R. – Praticamente, il governo curdo garantisce quello che può garantire secondo le sue possibilità; però c’è uno Stato iracheno, c’è un governo, che è stato formato secondo la Costituzione. Deve essere responsabile verso questa popolazione. Non può esserci un governo iracheno, composto da tante etnie, che non guarda gli interessi del popolo iracheno; oggi come oggi, il minimo che si possa garantire per la sicurezza della popolazione, non viene fatto.
- In Afghanistan, anche oggi le forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti sono impegnate nella vasta offensiva contro le milizie talebane, asserragliate nelle grotte di Tora Bora. Intanto, i talebani hanno annunciato che a breve potrebbero riprendere le trattative per la liberazione dei 19 ostaggi sudcoreani, mentre il ministro della Difesa britannico ha accusato l’Iran di armare gli integralisti islamici. Il nostro servizio:
In Afghanistan prosegue la vasta offensiva della coalizione internazionale contro i miliziani talebani vicini ad al Qaeda, nascosti nelle montagne di Tora Bora, nei pressi del confine con il Pakistan. Si tratta di un’operazione congiunta, condotta da forze statunitensi e afgane, con mezzi aerei e terrestri. Finora non è trapelato alcun bilancio sul numero delle vittime, tuttavia il portavoce della coalizione guidata dagli Stati Uniti ha riferito che al momento non se ne contano molte e che i tiri di precisione hanno “consentito di evitare feriti o morti tra i civili”. Sembra poi che si stia aprendo qualche spiraglio sul fronte delle trattative per 19 ostaggi sudcoreani ancora nelle mani dei miliziani: il portavoce dei talebani ha infatti annunciato che a breve dovrebbero riprendere, nella sede della Croce Rossa a Ghazni, nel sud del Paese, le trattative tra la delegazione di Seul e i talebani, che continuano a porre come condizione per il rilascio degli ostaggi la liberazione di alcuni miliziani detenuti nelle prigioni di Kabul. La notizia non è stata, però, confermata dalle autorità sudcoreane. Si registrano, infine, le dichiarazioni del ministro della Difesa britannico Des Browne, che in un'intervista al quotidiano The Guardian ha accusato l'Iran di addestrare e armare le milizie talebane.
- “I Guardiani della Rivoluzione non solo non saranno isolati, ma continueranno a crescere in forza piuttosto attivamente". E’ la dura risposta dei pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione iraniani, all’indomani della notizia che Washington starebbe per inserire il corpo militare iraniano nell'elenco delle organizzazioni terroristiche. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Sean McCormack, ha spiegato che questo atto permetterebbe di congelare i fondi dei pasdaran. Secondo Sean McCormack ormai è noto il “loro appoggio a una serie di gruppi che combattono contro le truppe in Iraq”.
- Almeno 214 morti e 80 dispersi: è il bilancio delle inondazioni che hanno colpito la Corea del Nord, stilato dalla Federazione della Croce Rossa e Mezza Luna Rossa (FICR). Le organizzazioni umanitarie presenti nella regione ora lanciano l'allarme sull’emergenza alimentare, dopo che le piogge monsoniche hanno messo letteralmente in ginocchio la produzione agricola del Paese riducendola di circa il 10 per cento.
- Si profila un'altra seduta di Borsa difficile a New York, sulla base dell’andamento dei contratti standard a termine in Europa. Ad andar male, oggi, sono in particolare i prodotti finanziari. Nelle ultime ore, anche le borse asiatiche hanno chiuso in forte ribasso e gli effetti si sono fatti sentire sulle borse europee, che hanno aperto con forti perdite. La crisi finanziaria si è aperta ormai da diverse settimane in seguito alla crisi dei mutui americani e a nulla sono valse le forti iniezioni di liquidità da parte delle diverse Banche centrali. Sulle ragioni della crisi, il commento di Ugo Bertone, direttore di "Finanza e Mercati". L’intervista è di Stefano Leszczynski.
R. – All’origine di un castello di carte c’è una montagna di prestiti dubbi, che di qui a qualche mese, molto probabilmente, daranno luogo a delle insolvenze. Questo si trasmette come un circolo vizioso un po’ a tutte le "cattedrali" della grande finanza: da Morgan Stanley, a Goldman Sacks e via dicendo.
D. – Non si può ricondurre la responsabilità di questo eccesso di credito al fatto che i tassi di interesse così bassi inevitabilmente avrebbero portato ad una richiesta di prestiti da parte dei privati?
R. – Infatti, un livello basso del credito, come viene invocato spesso dai politici, ha come conseguenza l’innalzamento pauroso dell’azzardo finanziario e la caduta di quella naturale difesa, di quella naturale cautela di fronte al rischio, che può portare a dei grossi drammi.
D. – Quelli sulle borse europee sono soltanto effetti derivati dal colpo subito dalla borsa americana o c’è qualcosa che non va anche in Europa?
R. – L’Europa è sicuramente più sana. Però, in questo momento, siamo prodotti americani di fronte ad un’economia davvero globale. Le grandi banche europee sono fortemente esposte sui prodotti americani. Io direi che in Europa non esiste una crisi dei mutui, nel senso che i mutui europei sono estremamente più solidi, più affidabili ed anche un poco più antiquati. I prodotti del risparmio, però, o l’impegno delle grandi banche d’affari sono sicuramente molto, molto coinvolti dal mercato americano.
- “Lo scudo antimissile che gli Stati Uniti intendono istallare nell’Europa dell’Est rappresenta una minaccia per gran parte dei Paesi asiatici”. Lo ha detto il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, in occasione del vertice dell’Organizzazione della cooperazione di Shanghai, che si sta tenendo a Bishkek, capitale del Kirghizistan. L'Organizzazione della cooperazione di Shanghai è stata costituita nel 2001 e ne fanno parte Russia, Cina, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e Kazakistan.
- Non si arresta l'ingente flusso di sbarchi che sta interessando le coste della Sicilia e della Sardegna. Un gommone di 10 metri con circa 50 immigrati a bordo è stato intercettato a circa 37 miglia a sud di Lampedusa. Stamani, poi, un gruppo di 22 clandestini è riuscito a raggiungere direttamente la costa dell’isola. Nella notte sono inoltre state soccorse e condotte nel porto di Cagliari due imbarcazioni che trasportavano rispettivamente 10 e 12 immigrati algerini. Sono intanto riprese nel canale di Sicilia le ricerche dei 14 dispersi dell'ultimo naufragio scoperto due giorni fa. Fino a questo momento sono stati recuperati i cadaveri di sette persone. Infine, sul fronte politico è intervenuto il ministro degli Interni italiano, Giuliano Amato, che alla luce delle cronache degli ultimi giorni ha auspicato che “il governo libico si convinca a sottoscrivere, al più presto, accordi per consentire pattugliamenti vicino alle sue coste”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 228
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.