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SOMMARIO del 14/08/2007
Un giorno di gioia che mostra la vittoria dell’amore di Dio sulla morte: il pensiero del Papa sull’Assunzione di Maria. Alla vigilia della festa mariana, la riflessione di padre Toniolo
◊ Domani, Festa dell’Assunta, Benedetto XVI celebrerà la Santa Messa nella parrocchia di San Tommaso di Villanova a Castel Gandolfo, alle ore 8. A mezzogiorno, il tradizionale appuntamento dell’Angelus, nel cortile Palazzo Apostolico della cittadina laziale. In tale contesto, il Santo Padre rivolgerà un saluto ai partecipanti ad un pellegrinaggio giovanile al Santuario di Mariazell, in Austria, in vista dell’850.mo anniversario di fondazione e della visita del Papa in terra austriaca, dal 7 al 9 settembre prossimi. Alla vigilia della solennità dell’Assunzione in Cielo della Beata Vergine Maria, riproponiamo dunque alcuni pensieri di Benedetto XVI dedicati a questo giorno di gioia in cui la Madonna ci indica la via per trovare la vera felicità. Il servizio di Alessandro Gisotti:
(Ave Maria di Gounod)
L’Assunzione in cielo di Maria è un “segno di sicura speranza” per tutti i cristiani nel loro pellegrinaggio terreno: così, il 15 agosto del 2005 a Castel Gandolfo, il Papa mette l’accento sul significato profondo della solennità. Per la prima volta, Benedetto XVI celebra la Festa dell’Assunta e all’Angelus invita i fedeli a meditare sull’esempio offerto da Maria nella prospettiva dell’eternità:
“Cari fratelli e sorelle, è il Cielo la nostra definitiva dimora. Da lì Maria ci incoraggia con il suo esempio ad accogliere la volontà di Dio, a non lasciarci sedurre dai fallaci richiami di tutto ciò che è effimero e passeggero, a non cedere alle tentazioni dell’egoismo e del male che spengono nel cuore la gioia della vita”.
Prima della recita della preghiera mariana, il Papa celebra la Santa Messa nella parrocchia di San Tommaso di Villanova. Con parole di incoraggiamento, esorta i cristiani ad affidarsi a Maria, che è nel Cielo ma si fa anche prossima al cuore di ognuno di noi:
“Proprio perché è con Dio e in Dio, è vicinissima ad ognuno di noi. Conosce i nostri cuori, può sentire le nostre preghiere, può aiutarci con la sua bontà materna e ci è data – come è detto dal Signore – proprio come Madre che ci sente sempre, ci è sempre vicina e, essendo Madre del Figlio, partecipa al potere del Figlio. Alla sua bontà, possiamo sempre affidare tutta la nostra vita, a questa Madre che non è lontana da nessuno di noi”.
Tutta dedicata all’invocazione alla pace è la Festa dell’Assunta dell’anno scorso. Il Papa è vicino alle popolazioni del Libano, della Terra Santa, dell’Iraq e dello Sri Lanka, sconvolte dalla guerra. Maria, sottolinea nella Messa a Castel Gandolfo, ci mostra che non l’odio, ma l’amore di Dio vince nella storia e, con questo amore, prevale la pace. Poi, all’Angelus, chiede ancora una volta alla Madonna il dono della concordia tra gli uomini:
“Alla Regina della pace, che contempliamo nella gloria celeste, vorrei affidare ancora una volta le ansie dell’umanità per ogni luogo del mondo straziato dalla violenza”.
(Musica)
Per una riflessione sul significato della solennità dell’Assunta, Giovanni Peduto ha intervistato padre Ermanno Toniolo dei Servi di Maria, docente della Pontificia Facoltà Teologica Marianum:
R. – La festa dell’Assunzione di Maria al Cielo ha tanti risvolti: è, per così dire, come il coronamento di tutto il progetto di Dio, della storia e della salvezza umana. E’ Dio anzitutto, Dio che è amore, il quale vede coronato in Maria il suo sogno sull’uomo, un uomo che non è fatto solo ad immagine e somiglianza Sua sulla Terra, ma che deve diventare immagine e somiglianza glorificata in cielo ad immagine del Figlio Suo primogenito tra molti fratelli. La Vergine, dunque, è la realizzazione del progetto di Dio, o come direbbe Bulgakov - il grande pensatore russo – la Vergine e Cristo sono l’immagine primordiale di Dio sull’uomo e sulla donna, nella loro più alta bellezza glorificata, secondo il disegno dell’amore del Padre. Questo, dunque, il significato per Dio. In secondo luogo, quale significato per Maria? Per Maria è il compimento di tutto un itinerario di servizio, un servizio d’amore fatto nelle piccole cose e nelle grandi sofferenze ed ora continuato in cielo, perché anche lassù in cielo continuerà glorificata il suo servizio a favore di tutta la famiglia umana, fino a quando – dice il Concilio – tutti non saremo introdotti nella patria beata.
D. – Come farci accompagnare da Maria nel cammino di fede?
R. – Penso che ci siano molte strade. La prima strada è certamente quella della contemplazione. Papa Giovanni Paolo II ci ha additato in questo millennio la contemplazione del volto di Gesù, ma possiamo aggiungere anche la contemplazione del volto di Maria. Guardare a Lei è segno di sicura speranza per tutto il pellegrinante Popolo di Dio ed è insieme guardare alla meta verso la quale tendiamo, meta indubitata, perché segnata dalla fedeltà di Dio e dal suo amore. Un cammino di fede, dunque, ma sostenuto dalla speranza ed infiammato da un amore che ci fa non estranei, ma presenti al mondo di oggi, proprio come Dio è presente ad ognuno e Lei – la Madre - è presente ad ogni suo figlio sulla terra.
D. – La teologia non ci dice se Maria sia morta o meno prima dell’Assunzione: in Oriente si parla di dormizione. Qual è il suo pensiero al riguardo?
R. – Anzitutto nella tradizione antica non si parla mai di morte di Maria, ma di dormizione, cioè di sonno, di un addormentarsi - per un istante o per tre giorni - per tornare a riavere quel corpo, non più mortale e corruttibile, ma immortale, incorruttibile e glorioso. Allora la glorificazione dell’anima di Maria, attraverso questa breve separazione, misteriosa, dal corpo che ha lasciato incorrotto quaggiù, precede quella del corpo; ma poi tutta la sua persona umana, avvolta anche negli splendori del suo corpo glorificato, viene assunta in Cielo, dove – ripeto – è l’icona della nostra realtà futura voluta da Dio Padre, che è amore. Perciò Maria, dopo essere passata attraverso le tribolazioni della terra, anche Lei si è addormentata come Gesù, anche Lei per così dire è morta, o meglio si è addormentata nel sonno e si è risvegliata alla Vita vera: Prima Discepola e Madre soave, per l’amore e la potenza dello Spirito Santo, glorificata per sempre in cielo. Lasciarci, dunque, prendere per mano da Maria vuol dire crescere nella fede in ogni parola di Dio, nel cammino del Santo Vangelo e di ogni percorso che il Signore vuole da noi e nella speranza verso quei beni che ci attendono, la grande speranza, riposta per noi nei cieli, di cui Maria è – insieme – il segno luminoso e la garanzia.
Nomine
◊ Negli Stati Uniti, il Santo Padre ha nominato vescovo di Birmingham mons. Robert Joseph Baker, finora vescovo di Charleston. Mons. Robert J. Baker è nato a Willard nella diocesi di Toledo (Ohio) il 4 giugno 1944. Ha frequentato la scuola primaria della parrocchia di Saint Gwendaline nel suo paese natale. Successivamente è passato alla Josephinum High School a Columbus (Ohio), poi è entrato nel Pontifical College Josephinum sempre a Columbus. In seguito, ha conseguito la licenza in teologia presso l'Università Cattolica di America a Washington, ed è stato inviato a Roma, dove si è laureato in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana (1972-1975). È stato ordinato sacerdote il 21 marzo 1970, incardinandosi nella diocesi di Saint Augustine (Florida). Nominato Vescovo di Charleston il 13 luglio 1999, è stato ordinato il 29 settembre successivo.
In Nigeria, il Papa ha nominato vescovo coadiutore di Oyo il rev. Emmanuel Adetoyese Badejo, del clero di Osogbo. Il rev. Emmanuel Adetoyese Badejo, è nato il 13 luglio 1961, a Funtua, Stato di Katsina, Diocesi di Osogbo. Dopo aver frequentato la scuola cattolica primaria di Santa Maria in Osogbo, è entrato nel Seminario Minore di San Kitizo in Ede, nel 1971. È passato poi, nel 1977, per gli studi di Filosofia e Teologia, al Seminario Maggiore di SS. Pietro e Paolo in Bodija, Ibadan.
Ha completato a Roma il corso di Teologia, al Collegio Urbano (1981-1985), ottenendo il Baccalaureato. È stato ordinato sacerdote il 4 gennaio 1986 a Osogbo.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - Un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo “Una luminosa vigilia mariana nell’attesa di Benedetto XVI”: la solennità dell’Assunta a Loreto e a Mariazell dove il Papa sarà in pellegrinaggio a settembre.
Servizio estero - In evidenza l’Afghanistan: liberati due ostaggi sudcoreani.
Servizio culturale - La pagina è dedicata alla solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.
Per l’“Osservatore libri” un articolo di Gaetano Vallini dal titolo “L’identità culturale, umana e religiosa di Giovanni Palatucci”: grazie a molte testimonianze dirette, Angelo Picariello propone un denso profilo del questore morto a Dachau a soli 36 anni dopo aver salvato oltre 5.000 ebrei.
Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.
Padre Bossi: "Dopo la liberazione, la mia missione nelle Filippine continua"
◊ Raggiunge oggi la sua famiglia ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, padre Giancarlo Bossi, il missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) liberato lo scorso 19 luglio, dopo un sequestro di 39 giorni nel sud delle Filippine. Rimangono intanto da chiarire le cause del rapimento e chi ci sia realmente dietro. A padre Bossi, Fabio Colagrande ha chiesto quale è stata la gioia più grande subito dopo la liberazione:
R. – La gioia più grande della liberazione è essere tornato alla mia parrocchia a salutare i miei parrocchiani. Dovevo ritornare - perché a Payao di per sé nella grande maggioranza sono cristiani, però il centro di Payao è al 50 per cento musulmano e al 50 per cento cristiano - proprio per evitare, chiamiamolo così, uno scontro di civiltà o una guerra di religione. E quando ho detto loro che quelli che hanno rapito me in fondo erano solo grandi criminali e quindi sono criminali solo quei pochi che mi hanno rapito - non è che i musulmani sono tutti criminali! Come quando un cristiano ruba: non è che tutti i cristiani siano ladri! - credo che la gente di Payao abbia capito ...
D. – Nella sua attività di missionario aveva messo in preventivo questa esperienza, quella del rapimento?
R. – No. Sapevamo che era un posto a rischio, sapevamo che ci sono tanti, tanti rischi ma questo io non me l’aspettavo.
D. – In questi giorni ha mai pensato che l’avrebbero ucciso?
R. – No, no, no! Non ho mai pensato che mi avrebbero ucciso, anzi: mi hanno sempre trattato bene; poi avevo davanti a me l’esperienza del mio confratello Luciano e degli altri preti che, dopo essere stati rapiti, sono stati liberati. Per cui anche io mi aspettavo due-tre mesi di prigionia e poi la liberazione. Invece, grazie al cielo, solo 40 giorni.
D. – Cosa ha capito dei suoi rapitori durante questi 39 giorni di detenzione?
R. – Guardi, l’idea che io mi sono fatto dei miei rapitori è che sono dei poveri diavoli, poveri cristi, nel senso che a loro è stato ordinato di rapire me e mi hanno rapito. Punto e basta. Per il resto, anche loro non sanno da chi è venuto l’ordine, non sanno i piani, come mai, cosa voleva dire il mio rapimento ... L’unica cosa che sapevano era che il mio rapimento portava soldi. Punto e basta.
D. – Lei ha detto che ha pregato con i suoi rapitori: come è successo?
R. – Perché loro pregavano tre volte al giorno, e quando pregavano loro pregavo anch’io, e dentro di me, l’idea che mi facevo, le prime volte, sai, vedere loro pregare e pregare io ... la mia idea, la mia domanda era: ma stiamo pregando lo stesso Dio? Perché se è un Dio della pace e della misericordia, vuol dire: come mai loro pregano, che hanno un fucile alla destra e me prigioniero alla sinistra? Mi sembrava una grande contraddizione, no? Per cui, io chiedevo loro informazioni e la loro risposta è stata molto semplice: loro mi hanno detto che Allah è nel loro cuore ma non nel loro lavoro. E questo anche per molti cristiani è uguale: cioè, Dio esiste, però nelle nostre scelte quotidiane siamo noi che prendiamo le decisioni: Dio non c’entra niente! E questa è una cosa sulla quale dobbiamo riflettere ...
D. – La sua vicenda muterà in qualche modo la missione del PIME nelle Filippine, in particolare a Mindanao?
R. – No. La settimana scorsa ci siamo trovati tutti noi del PIME che stiamo lavorando nelle Filippine, insieme con il nostro superiore generale, e abbiamo ribadito che la nostra presenza in Mindanao continua, non lasceremo i nostri posti di lavoro pur sapendo dei rischi che possiamo incontrare lungo il cammino della nostra presenza lì.
D. – Altri missionari potrebbero essere in pericolo in quella zona ...
R. – Siamo tutti in pericolo! Sappiamo che è così, sappiamo che ci possono capitare queste cose, però andiamo avanti tranquillamente.
D. – Lei, padre Bossi, ha espresso il desiderio – dopo la sua liberazione – di incontrare Benedetto XVI. Perché?
R. – Avendo saputo che ha sempre pregato anche per me, che ha sempre ricordato me al Signore, mi sembra doveroso ringraziarlo.
L'intervento del cardinale Poletto sulla vicenda dei presunti abusi sessuali di alcuni sacerdoti nel torinese
◊ “Amarezza per le accuse, ma anche piena stima nei confronti dei sacerdoti torinesi”. Così l’arcivescovo del capoluogo piemontese, il cardinale Severino Poletto, in un messaggio riferito alla recente indagine giudiziaria su estorsioni e reati a sfondo sessuale che vede coinvolti anche alcuni sacerdoti. Il porporato, nel messaggio che verrà letto domani in tutte le chiese e comunità dell’arcidiocesi, ribadisce piena fiducia nella magistratura ed invita la comunità “ad esercitare il retto discernimento per rimanere nell’equilibrata valutazione delle situazioni”. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:
R. – E’ una settimana in cui tutti i giorni le nostre comunità, sui giornali nazionali ma anche sulle pagine locali di questi giornali, sono martellate dalle notizie intorno a questo tema; ho ritenuto che una nuova parola dell’arcivescovo, più articolata, animata da fede e da speranza, fosse necessaria. La solennità dell’Assunta mi sembrava l’occasione propizia per parlare ai miei fedeli, chiedendo appunto ai sacerdoti di leggere questo messaggio durante tutte le Messe di domani.
D. – Vicende giudiziarie che vedono coinvolti sacerdoti in episodi di corruzione e reati a sfondo sessuale: lei cosa dice?
R. – Io ribadisco due cose: primo, che la magistratura nella quale riponiamo fiducia, deve fare il suo lavoro e faccia il suo lavoro. Allora, io invito i miei fedeli ad usare un discernimento ispirato dallo Spirito per rimanere in una equilibrata valutazione delle situazioni. Non dobbiamo insinuare o lasciare che si infiltri nella mente della gente questo virus di sospettare che queste piaghe, se ci fossero – tutta cosa da dimostrare – siano piaghe di molti.
D. – Lei sostiene anche che se venissero dimostrate colpevolezze, bisognerà prenderne atto:
R. – Sì. Se si dimostrerà che il comportamento di qualche sacerdote non è stato coerente con la sua vocazione, allora dovremo prendere atto con amarezza e con la preghiera che questo ha dato scandalo nella comunità ed ha arrecato un danno alle vittime. Ma prenderemo atto di questo quando sarà dimostrato.
D. – Secondo lei, c’è in un certo qual modo una sorta di aggressione alla Chiesa, in questo periodo?
R. – Posso confidarle l’amarezza di aprire tutte le mattine il giornale e di vedere due-tre pagine e insistentemente la foto di un mio sacerdote, tutti i giorni: questa è un’amarezza. Quindi, che poi sia un’insistenza o un’aggressione mediatica, io non mi permetto di usare questa espressione. Dico che però il vedere tutti i giorni queste cose, dico: ma possibile che ci sia materia quotidiana per riempire due pagine di giornale?
D. – Nella seconda parte del suo messaggio c’è lo spunto forte di vicinanza a tutti i preti che testimoniano il Vangelo quotidianamente ...
R. – Sento l’esigenza di affermare con convinzione tutta la mia stima nei più di mille preti che abbiamo a Torino tra diocesani e religiosi, e lo faccio con la serenità di chi sa che è sotto gli occhi di tutti la testimonianza quotidiana di dedizione, di fede, di carità, di servizio alle comunità che i nostri preti hanno. Per cui, questa nostra città e questa nostra diocesi hanno dovere di riconoscenza e sanno quanto la città stessa, quindi anche il mondo cosiddetto non-credente ha ricevuto dal clero torinese. Questo è il messaggio forte che intendo dare: la fiducia nei preti!
L'Opera Nomadi: Italia ultima in Europa per l'integrazione di rom e sinti
◊ “L’Italia ha attuato nel 2003 la direttiva comunitaria contro le discriminazioni etniche e razziali”: così il Viminale ieri in seguito al richiamo europeo al Governo Prodi a rispettare le regole esistenti per l'integrazione dei rom. In relazione a questi ultimi, dal ministero dell’Interno anche l’annuncio, per il prossimo ottobre, di una conferenza in vista di iniziative legislative. Si discute ancora dunque dopo la strage di Livorno, dove sabato scorso, 4 bambini rom sono morti nel rogo della baracca dove dormivano. La Comunita' di Sant'Egidio insieme al pope ortodosso rumeno della citta', sta curando i funerali dei piccoli che si svolgeranno nei prossimi giorni al termine dell’autopsia. Oggi, intanto, udienza di convalida del fermo dei genitori. Ma quali sono le urgenze, nello specifico dei rom, per far fronte alla questione integrazione? Gabriella Ceraso lo ha chiesto al presidente dell'Opera Nomadi Massimo Converso.
R. – Innanzitutto, attuare il piano generale per il commercio e per la raccolta differenziata, che l’Opera Nomadi propone da anni invano e che è stata accolta solo da alcuni enti locali. Poi, applicare il protocollo sui minori rom, allineandolo ad un piano generalizzato di vaccinazioni per i 20 mila bimbi rom romeni che non sono nemmeno vaccinati e vagano per le strade del nostro Paese. Poi, bisogna garantire l’accesso alla casa secondo un piano equilibrato, che passi prima da un piano di emergenza della protezione civile in tutti i campi abusivi d’Italia, e poi agli affitti agevolati.
D. – Qual è la soluzione, a suo parere, nella questione rom tra enti locali e gestione nazionale?
R. – Ci vuole un ufficio centrale nazionale, che coordini le attività degli enti locali, servendosi di chi lavora nel settore da decine e decine di anni.
D. – La Commissione europea bacchetta l’Italia. Dunque, in Europa, le cose vanno meglio?
R. – Assolutamente no. Nei Paesi dell’Est, dopo la caduta del cosiddetto muro, la situazione è peggiorata. Bisogna guardare con molta attenzione all’Ungheria, che è il Paese d’Europa con la più alta percentuale di rom, per quanto sta facendo nel campo della scolarizzazione, del lavoro e degli ammortizzatori sociali. C’è una grande confusione anche in Europa, molta demagogia. Gli organismi eletti dei rom sono degli organismi fittizi. Certamente l’Italia è l’unica che ancora costruisce campi ed è all’ultimo gradino nella classifica dell’integrazione sociale dei nostri fratelli rom e sint.
D. – I genitori di questi bambini sono accusati di negligenze e abbandono. Sa qual è la loro concezione della famiglia, del rapporto con i figli?
R. – I genitori sono scappati per paura, non per abbandonare i figli. Si tratta dei gruppi di rom meno istruiti e più oppressi della Romania. Sono ormai 26 anni che vivo con loro e vi assicuro che non c’è una cultura dell’abbandono, tutt’altro.
La Chiesa ricorda San Massimiliano Kolbe, martire nel campo di Auschwitz
◊ Oggi la Chiesa ricorda San Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Massimiliano Maria Kolbe nasce in Polonia nel 1894. Entra nella famiglia Francescana dei Minori Conventuali. Innamorato della Vergine, fonda « La milizia di Maria Immacolata» per la salvezza delle anime. Nota con profonda tristezza il propagarsi dell’indifferentismo che – afferma – colpisce non solo i fedeli ma anche i religiosi. Sostiene con forza la via dell’obbedienza: solo “l’obbedienza – dice - ci manifesta con certezza la divina volontà. E' vero che il superiore può errare, ma chi obbedisce non sbaglia. L'unica eccezione – aggiunge - si verifica quando il superiore comanda qualcosa che chiaramente, anche in cose minime, va contro la legge divina. In questo caso egli non è più interprete della volontà di Dio”.
Nel 1921 fonda a Cracovia un giornale di poche pagine “Il Cavaliere dell’Immacolata”: “Noi religiosi – afferma – possiamo abitare baracche, girare con vesti rattoppate, nutrirci modestamente, ma le nostre macchine tipografiche, che servono a diffondere la gloria di Dio, devono essere le migliori e di ultimo modello”. Padre Kolbe, malato di tubercolosi, lavora fino a sfinirsi: “il nostro compito – scrive – è molto semplice: sgobbare tutto il giorno, ammazzarsi di lavoro, essere ritenuto poco meno che un pazzo da parte dei nostri e, distrutto, morire per l'Immacolata”.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale assiste feriti, ammalati e profughi, in particolare ebrei. Nel febbraio del 1941 viene arrestato dai nazisti. Lascia i suoi confratelli con queste parole: “Non dimenticate l’amore!”. E’ deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Con il numero 16670 è addetto al trasporto dei cadaveri al crematorio. Per la fuga di un prigioniero altri 10 detenuti vengono condannati a morire nel bunker della fame. Tra questi c’è un padre di famiglia: padre Kolbe chiede di poterlo sostituire. E’ accontentato.
Il sacerdote incoraggia tutti i condannati intonando canti alla Vergine. Dopo 14 giorni solo quattro restano ancora in vita, fra cui padre Massimiliano. Le guardie naziste decidono di finirli con un’iniezione di acido fenico. Padre Kolbe tende il braccio dicendo “Ave Maria”: sono le sue ultime parole. Era il 14 agosto 1941, vigilia dell’Assunzione. Le sue ceneri si mescolano insieme a quelle di tanti altri condannati, nel forno crematorio. Anni prima aveva detto: “Vorrei essere come polvere, per viaggiare con il vento e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la Buona Novella”. Giovanni Paolo II lo canonizzerà il 10 ottobre 1982.
Il cardinale Toppo alla vigilia del 60.mo dell’indipendenza dell’India: molti i successi, ma ancora tante le sfide da affrontare
◊ "Fieri dei successi raggiunti negli ultimi 60 anni, non possiamo chiudere gli occhi di fronte alle dure realtà del nostro Paese": così, il cardinale Telesphore Placidus Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana, nel messaggio per il 60.mo anniversario dell’indipendenza dell’India dal Regno Unito, avvenuta la notte tra il 14 e il 15 agosto 1947. Il porporato ha lanciato per domani una speciale Giornata di preghiera in tutte le diocesi del Paese. “Viene finalmente un momento, raramente riscontrabile nella storia, in cui un’epoca finisce e l’anima di una nazione, soppressa per lungo tempo, trova finalmente espressione”: con queste parole del Pandit Jawaharlal Nehru, primo capo di governo dell’India indipendente, il cardinale Toppo saluta la ricorrenza. “Il giorno dell’indipendenza – spiega il porporato – ha segnato l’inizio della costruzione della Nazione”, un cammino cui la comunità cristiana non ha mancato di dare il proprio contributo “attraverso la propria rete di istituzioni educative e sanitarie e di programmi di sviluppo sociale ed economico”. Ma “pur essendo fieri dei tanti successi economici, politici e sociali raggiunti negli ultimi 60 anni – si legge nel messaggio - non possiamo ignorare le dure realtà del nostro Paese” e, in primo luogo, il fatto che “in India circa 300 milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà”. Inoltre, “si combatte ancora contro gli annosi problemi della corruzione, della cattiva gestione delle risorse pubbliche e dell’esclusione dal processo di sviluppo delle fasce sociali più svantaggiate”. A ciò, si deve aggiungere la violenza intercomunitaria in forte aumento nell’ultimo decennio e l’oppressione che le minoranze religiose sono costrette a subire da parte di alcune organizzazioni politiche e sociali che “professano il dominio della maggioranza”. Mentre invitiamo a celebrare la ricorrenza con una Giornata di speciale preghiera per il nostro Paese – conclude il cardinale - ci rivolgiamo alla Vergine Maria, “di cui celebriamo l’Assunzione al Cielo nel giorno stesso della nostra indipendenza”, affinché ci indichi “come vivere la nostra Libertà in una vita di dedizione amorevole e di generoso servizio”. (A cura di Roberta Moretti)
Sale il numero delle vittime causate dalle alluvioni in Asia. Centinaia di migliaia gli ettari di coltivazioni distrutte
◊ Si aggravano i bilanci di vite umane e danni materiali causati dalle piogge in Asia. Le conseguenze più allarmanti delle alluvioni delle ultime settimane sono la carenza di cibo e le precarie condizioni igienico-sanitarie. Il governo indiano ha reso nota la decisione di riprendere la distribuzione aerea di generi alimentari, interrotta la scorsa settimana, in seguito alle violente rivolte degli abitanti per la mancanza di aiuti. Dall’inizio della stagione monsonica, le vittime sono state oltre 2000 solo nell’India settentrionale e in Bangladesh. Secondo il governo di Dacca, in particolare, le alluvioni di quest’anno hanno distrutto oltre 240 mila ettari di coltivazioni e il numero delle vittime nel Paese è salito a 405 nel fine settimana. Finora in Bangladesh sono quasi 45 mila i pazienti affetti da malattie causate dalle acque infette che si sono rivolti alle strutture ospedaliere. Il Vietnam ha aumentato gli aiuti alimentari e le donazioni alle vittime delle alluvioni nella regione centrale del Paese, dove al momento l’emergenza prioritaria resta l’acqua potabile. Le cifre preliminari del governo vietnamita stimano intorno ai 93 milioni di dollari i danni economici causati dalle inondazioni di agosto. Anche in Corea del Nord sono centinaia i morti provocati dalle alluvioni: l’Agenzia Informativa Centrale Coreana (KCNA) riferisce che oltre 540 ponti, 800 edifici pubblici e 70 tratte ferroviarie sono stati distrutti. Secondo la Croce Rossa, in Corea circa 100 mila ettari di coltivazioni sono stati spazzati via dalle alluvioni. (V.F.)
L’arcivescovo ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, denuncia: “Libertà dei cristiani ancora sotto minaccia nell'isola”
◊ La Chiesa ortodossa di Cipro lancia l’allarme sulla libertà dei cristiani residenti nella parte turca dell’isola. La denuncia arriva dall’arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro, Chrysostomos II, dopo l’ennesimo episodio d’intimidazione ai danni di fedeli cristiani da parte della “milizia irregolare turco-cipriota”, che nei giorni scorsi ha impedito con la violenza la celebrazione della Messa nel monastero di San Barnaba di Famagosta. “Quando l’archimandrita monsignor Gabriele – riferisce una nota diffusa dall’ambasciata di Cipro presso la Santa Sede – si è recato nel monastero, un gruppo di sedicenti poliziotti turco ciprioti sono intervenuti ordinando di sospendere la funzione”. “Alle proteste dell’archimandrita – si legge ancora nella nota – i miliziani hanno cacciato i fedeli, e mentre il religioso cercava di terminare la Messa hanno coperto la voce con bestemmie ed insulti. Tutti i fedeli presenti sono stati schedati dai sedicenti poliziotti”. Ad esasperare i toni del confronto tra la comunità greco-ortodossa e quella turco-cipriota musulmana contribuisce anche la decisione di Ankara di non consentire la visita dell’ arcivescovo greco-ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, prevista tra il 17 e 21 agosto prossimi. Secondo quanto riferisce l'agenzia "Asianews", la visita, di carattere prettamente religioso, era già stata rinviata una prima volta dal governo turco nel maggio scorso, invocando il pretesto del clima pre-elettorale e le possibili conseguenze politiche dell’incontro. “Il governo di Ankara ha mostrato il suo vero volto”, ha detto Chrysostomos II alla radio greca "Skai", annunciando poi “l’intenzione di inviare una lettera alla Santa Sede e al Consiglio mondiale delle Chiese, per metterle a conoscenza dell’accaduto”. Chrysostomos ha infine precisato che “non esistono divergenze tra i greco-ortodossi ed i fratelli turco-ciprioti musulmani” e che il problema vero è nelle “interferenze di Ankara, che blocca qualsiasi tentativo di integrazione delle due comunità nel reciproco rispetto”. (M.G.)
Per la Festa dell’Assunta, in cammino verso i santuari mariani dell’America Latina
◊ Grandi feste, oggi e domani, in tutta l’America Latina per la Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Dal Messico alla Patagonia cileno-argentina, milioni di latinoamericani si incamminano in pellegrinaggio verso centinaia di santuari mariani, per celebrare la “Asunción de María”, “Virgen de Agosto”, ed evocare non la morte della Madre del Redentore, bensì la sua “dormiciòn”. In molte nazioni, i pellegrini percorrono decine di chilometri a piedi per arrivare al santuario prescelto, spesso con tutta la famiglia. Meta di questi pellegrinaggi sono i grandi santuari mariani latinoamericani, da quello dedicato a “Nuestra Señora de Guadalupe” in Messico, a quello di “Nuestra Señora Aparecida” in Brasile, passando per quelli della Vergine di Luján in Argentina, della Caridad del Cobre a Cuba, di Copacabana in Bolivia, di Chiquinquirá in Colombia, del Perpetuo Socorro a Haiti, di Caacupé in Paraguay o di Coromoto in Venezuela. In realtà, comunque, la maggioranza dei pellegrini si distribuisce nelle varie diocesi dell’America Latina, ciascuna delle quali ha uno o più santuari dedicati alla Vergine Maria. (L.B.)
Veglia dell’Assunta a Santa Maria Maggiore e pellegrinaggio notturno al Santuario del Divino Amore per le celebrazioni dell’Assunzione nella città di Roma
◊ A Roma, in occasione della Solennità dell’Assunzione, due tradizionali appuntamenti attendono questa sera i fedeli. Alle ore 20.30, nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, avrà inizio la “Veglia dell’Assunta”, coordinata da padre Ermanno Toniolo, direttore del centro Maria Madre della Chiesa, e animata dalle religiose “Figlie della Chiesa”. La Veglia comprende il Lucernario, l’Ufficio delle Letture e la Santa Messa vigiliare, presieduta da mons. Franco Gualdrini, vescovo emerito di Terni-Narni-Amelia, prefetto di Sagrestia di Santa Maria Maggiore. A mezzanotte, davanti alla sede FAO, a Piazza Porta Capena, i fedeli si radunano invece per l’annuale pellegrinaggio notturno al Santuario del Divino Amore, a Castel di Leva. Al loro arrivo, alle 5 di domattina, i pellegrini parteciperanno alla Santa Messa, celebrata dal rettore del santuario, mons. Pasquale Silla. Durante la suggestiva processione, i fedeli trasportano su un carro fiorito la miracolosa immagine del Divino Amore, eseguita probabilmente sul finire del 1300 e oggi custodita all’interno del santuario (V.F.)
Parigi: oltre 4500 fedeli in processione sulla Senna per l’Assunzione
◊ Nella città di Parigi sono in programma celebrazioni suggestive per l’Assunzione, per le quali sono attesi oltre 150 mila pellegrini. Otto battelli, in partenza alle 20.30 dall’imbarcadero di Quai Saint-Bernard, trasporteranno in processione sulla Senna oltre 4500 fedeli. Per il quarto anno consecutivo, i pellegrini accompagneranno sino alla Cattedrale di Notre Dame la statua in argento della Vergine che Re Carlo X donò alla città. La processione sarà presieduta da mons. Michel Pollien, vescovo ausiliario di Parigi. Un’altra processione, questa volta a piedi, si snoderà invece domani pomeriggio per le vie della città, dalla Chiesa di Saint-Pierre, sulla collina di Montmarte, fino alla Cattedrale di Notre Dame, attraverso un nuovo percorso. All’arrivo, intorno alle 18, mons. Polline presiederà la Messa solenne (V.F.)
E' morto a Roma Casimiro Lozoraitis, ex ambasciatore lituano presso la Santa Sede e per 20 anni giornalista della Radio Vaticana
◊ E’ morto ieri mattina all’ospedale Gemelli di Roma l’ex ambasciatore della Lituania presso la Santa Sede Casimiro (Kazys) Lozoraitis: aveva 78 anni. Per due decenni aveva lavorato alla Radio Vaticana come giornalista nel Programma lituano. I funerali si svolgeranno giovedì 16 agosto alle 10.30 nella Chiesa romana di Santa Maria ai Monti. Casimiro Lozoraitis era nato il 23 luglio del 1929 a Berlino, dove il padre lavorava come diplomatico. Nel 1939 la famiglia Lozoraitis si trasferisce a Roma: il padre è ambasciatore lituano in Italia e nel 1940, con l’occupazione sovietica dei Paesi baltici, diventa capo della diplomazia lituana in esilio. Casimiro studia a Roma e si laurea in giornalismo. Dagli anni ’60 lavora nella Legazione lituana presso la Santa Sede. Dal 1972 è alla Radio Vaticana, dove resterà per 20 anni fino alla nomina, nel 1992, ad ambasciatore della Lituania presso la Santa Sede. L’11 luglio di quell’anno presenta le Lettere credenziali a Giovanni Paolo II. Papa Wojtyla lo accoglie con gioia, rievocando la grande tradizione cattolica del Paese (oggi i cattolici sono il 79%) senza dimenticare le terribili persecuzioni subite dal popolo lituano ad opera di nazisti e sovietici. Casimiro Lozoraitis resterà in carica fino al 15 novembre 2004. In una intervista rilasciata alla nostra Emittente il 9 maggio del 2004, in occasione dei festeggiamenti in Lituania in onore del Santo Patrono Casimiro, Lozoraitis sottolineava con queste parole il messaggio di San Casimiro: “Insegna ai cristiani di oggi, e particolarmente ai giovani, che anche vivendo in un ambiente cosiddetto mondano, secolarizzato, tutt’altro che favorevole ad una vita interiore, ci si può aprire e rimanere fedeli ai valori spirituali. Si può intraprendere una vita consona al cristiano e impegnarsi, come ha fatto San Casimiro, al servizio dei diseredati. In una parola, San Casimiro ci insegna ad incamminarci sulla via della santità senza per questo assentarci dal mondo che ci circonda”. Noi ricordiamo Casimiro Lozoraitis come un uomo di vasta cultura, mite e gentile, dai modi eleganti e delicati, sempre attento agli altri, anche nelle piccole cose. Alla sua famiglia esprimiamo la nostra più affettuosa vicinanza nella preghiera e nell’amicizia. (A cura di Sergio Centofanti)
L'Iran non fornisce armi e aiuti ai talebani: così, il presidente Ahmadinejad a Kabul per un incontro con il presidente afghano, Karzai
◊ Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, ha espresso soddisfazione per la liberazione ieri, in Afghanistan, di due donne sudcoreane, rapite da un gruppo di talebani lo scorso 19 luglio. Si spera adesso nella liberazione degli altri 19 ostaggi rimasti nelle mani dei sequestratori. A Kabul, intanto, è arrivato il capo di Stato iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, per la sua prima visita in Afghanistan. Il nostro servizio:
Ufficialmente, la visita a Kabul del presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha come obiettivo quello di trovare nuove contromisure per sradicare la minaccia del terrorismo islamico. Ma è anche l’occasione per rispondere ad alcune accuse lanciate da Washington e Londra contro il governo di Teheran. Al termine dell’incontro con il presidente afghano Hamid Karzai, il capo di Stato iraniano ha smentito, infatti, categoricamente le tesi di Stati Uniti e Regno Unito, secondo cui la Repubblica islamica fornirebbe armi e aiuti ai guerriglieri talebani. La visita costituisce anche un’ulteriore conferma di una sinergia politica tra Iran e Afghanistan. Ahmadinejad ha parlato di “storia, interessi e bisogni comuni” e ha sottolineato l’importanza di un Afghanistan “sicuro e stabile”. Karzai ha recentemente elogiato il governo di Teheran per l’aiuto fornito al suo Paese. Per i governi di Kabul e Teheran, la visita di Ahmadinejad viene considerata dunque un nuovo capitolo contro il fondamentalismo dopo un'altra recente, importante riunione. Il presidente pakistano, Pervez Musharraf, ha partecipato, domenica scorsa, all’assemblea tribale della Jirga per la pace a Kabul. L’unica opzione – aveva detto Musharraf – è quella della pace e della cooperazione”, respingendo le accuse più volte rivolte al Pakistan di armare i guerriglieri in Afghanistan. Musharraf nel discorso alla nazione, in occasione del 60.mo anniversario della nascita del Pakistan, ha ripreso oggi quelle parole ed esortato i cittadini pakistani ad “insorgere” contro i “terroristi” integralisti islamici ma anche contro i loro alleati talebani e i militanti di Al Qaeda. Dopo la rinnovata alleanza di Iran, Pakistan e Afghanistan contro il terrorismo di matrice islamica si attendono adesso nuove risposte da parte della comunità internazionale.
- In Pakistan e in India sono previste, intanto, numerose celebrazioni per commemorare la nascita dei due Paesi, subito dopo la fine dell’impero britannico, nella notte tra il 14 ed il 15 agosto del 1947. In entrambi gli Stati, sono stati intensificati i controlli per il timore di attentati. In Pakistan, in particolare, le forze armate continuano ad essere bersaglio di attacchi da parte di integralisti islamici e miliziani di Al Qaeda. Si stima che siano più di 800 i soldati morti, soprattutto in seguito a scontri scoppiati in zone al confine tra Afghanistan e Pakistan. L’ultimo episodio di violenza è avvenuto nella regione tribale del sud Waziristan, dove la polizia ha ritrovato, stamani, il cadavere di un militare rapito da integralisti giovedì scorso.
- In Iraq, cellule di Al Queda continuano ad essere nel mirino delle forze statunitensi ed irachene. Nella provincia di Diyala, a nord-est di Baghdad, oltre 16 mila soldati hanno lanciato una vasta offensiva. L’esplosione di un camion bomba nei pressi della capitale irachena ha poi provocato la morte di almeno due persone.
- Quattro palestinesi sono morti per una incursione israeliana compiuta all'alba, nel sud della Striscia di Gaza. Altri 20 sono rimasti feriti. Negli scontri a fuoco con miliziani di gruppi radicali nel villaggio di Abasan, alla periferia di Khan Younis, hanno perso la vita oltre a due militanti di Hamas anche due civili. Sul versante politico, intanto, il movimento integralista palestinese Hamas è pronto ad “un dialogo franco con la comunità internazionale”, come auspicato dal capo del Consiglio italiano, Romano Prodi. In Italia, intanto, il centrodestra ha chiesto l’apertura di un dibattito parlamentare su quello che ha definito un cambio di rotta della politica estera italiana.
- In Israele, sono cominciate le primarie per l’elezione del leader del Likud, il principale partito di opposizione. Appare scontata la riconferma in carica dell’ex premier Netanyahu. Gli altri due candidati sono Moshe Feiglin, leader di un gruppo di estrema destra e Dany Danon, leader del Betar, organizzazione giovanile del Likud.
- Tensione politica in Turchia, dove il partito del premier Recep Tayyip Erdogan ha nuovamente designato l’attuale ministro degli esteri, Abdullah Gul, quale candidato alla presidenza della Repubblica. Una candidatura che, già tre mesi fa, era stata all’origine della crisi istituzionale poi sfociata nelle elezioni anticipate. La riconferma del partito islamico (AKP), alla guida del Paese non ha smorzato le polemiche sulla laicità dello Stato turco, strenuamente difesa dai vertici militari. Ma quali scenari si aprono ora in vista della ripresa dei lavori parlamentari e dell’elezione del capo dello Stato? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Lucio Leante, corrispondente dell’ANSA da Ankara.
R. – Lo scenario che si apre è che alla prima votazione e alla seconda, quando sono necessari i due terzi, probabilmente lui non sarà eletto. Potrebbe essere eletto alla terza votazione in Parlamento, quando il quorum sarà della maggioranza assoluta. Quindi, in conclusione, Gul potrebbe essere eletto alla terza votazione. Questo, però, apre degli scenari inquietanti per la Turchia, perché i militari si sono già espressi in maniera nettamente contraria all’elezione di Gul in aprile e hanno confermato la loro contrarietà ai primi di agosto.
D. – L’opposizione dei militari aveva fatto tremare l’Europa. Insomma, crea grosse preoccupazioni ...
R. – Sì, perché in sostanza, in Turchia, il presidente è visto come una figura garante della laicità. I militari dicono che Gul, e ogni altro esponente del partito filoislamico che venga dall’Islam politico radicale, non garantisce la laicità dello Stato, perchè non sono laici veri, ma solo a parole. Questa è la posizione dei militari, che viene condivisa, a mio giudizio, dalla gran parte dei turchi. Di conseguenza, anche gli uomini di affari, che non amano l’instabilità e le tensioni, non vedono bene queste elezioni, perchè potrebbero indurre molti capitali esteri a prendere il largo. Quindi, questo porrebbe delle condizioni di instabilità oltre che istituzionali e politiche, anche finanziarie ed economiche.
D. – Quindi, la situazione si fa abbastanza complicata e sicuramente saranno elezioni tese...
R. – Certamente, perché questa candidatura di Gul restringe molto i margini di manovra per un compromesso.
- Non è stato ancora rivendicato l’attentato avvenuto ieri sera sulla linea ferroviaria Mosca-San Pietroburgo: l’esplosione di un ordigno artigianale ha provocato il ferimento di almeno 60 persone, di cui tre in gravi condizioni. Le autorità russe hanno subito aperto un’inchiesta per terrorismo. Il servizio di Giuseppe d’Amato:
Poteva andare molto peggio. Per fortuna, il Nevsky Express non si è ribaltato: una decina di carrozze sono semplicemente uscite dai binari. La velocità – 190 chilometri all’ora, dicono gli esperti russi – lo ha salvato. “Questo è un atto di terrorismo”, hanno reso noto fonti di polizia. Sul luogo dell’incidente, nella regione di Novgorod, sono stati trovati fili e materiale che si usa per un attentato. Una carica è stata fatta esplodere al passaggio del treno, con un comando a distanza. Gli abitanti dei villaggi della zona sono stati interrogati. I passeggeri del treno 166 hanno confermato di aver sentito un boato; il macchinista è stato bravo a non far deragliare i vagoni in prossimità di un ponte. Poi ha avvertito i convogli che stavano giungendo in senso contrario. Il traffico sulla linea ferroviaria Mosca-San Pietroburgo riprenderà in giornata. (Da Mosca, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato)
- Attentato anche in Marocco, dove un uomo ha fatto esplodere una bombola di gas vicino ad un pullman gremito di turisti, tra cui una dozzina di italiani. Lo scoppio ha provocato il ferimento dell’attentatore, che versa in gravi condizioni. L’azione è stata compiuta a Meknes, 130 km a nordest della capitale Rabat. Per fronteggiare la minaccia terroristica, la polizia marocchina ha da tempo incrementato le misure di sicurezza.
- Nuovo intervento della Banca Centrale Europea (BCE) per fronteggiare la crisi innescata dai mutui ad alto rischio negli Stati Uniti. L’Istituto di Francoforte ha immesso nel mercato altri 7,7 miliardi di euro. E’ la quarta operazione del genere, dopo quella di ieri da circa 47 miliardi e le due eseguite la settimana scorsa da 95 e 61 miliardi di euro.
- In Somalia, si aggrava il bilancio di vari attacchi e scontri avvenuti nelle ultime ore. Il più grave è l’attacco dell’esercito etiopico contro un autobus compiuto ieri a Mogadiscio. Secondo fonti ospedaliere, sono morte complessivamente almeno 12 persone. Gli episodi di violenza, che coinvolgono civili inermi, si stanno moltiplicando negli ultimi mesi in Somalia. Un rapporto dell’organizzazione per i diritti umani ‘Human Rights Watch’ (HRV), diffuso ieri, accusa l’esercito etiopico, le forze governative somale e gli insorti di aver commesso “numerosi crimini di guerra”. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 226
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