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SOMMARIO del 11/08/2007
Il cordoglio del Papa per la sciagura aerea avvenuta nella Polinesia francese
◊ Il Papa ha espresso il suo profondo cordoglio per le vittime della sciagura aerea avvenuta giovedì scorso nella Polinesia francese. Un bimotore della Air Moorea, partito dall'aeroporto di Temae e diretto a Papeete, aTahiti, l’isola più grande della Polinesia francese, è precipitato in mare poco dopo il decollo per cause ancora ignote. 20 le persone a bordo: finora sono stati recuperati 16 corpi.
Nel telegramma inviato a suo nome dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, all’arcivescovo di Papeete, Hubert Coppenrath, il Papa ha manifestato la sua “vicinanza spirituale” a tutte le persone colpite da questa sciagura assicurando la sua “fervente preghiera” per i defunti e per i loro familiari.
Il Papa nomina il cardinale Bertone Legato Pontificio per le celebrazioni di chiusura del 90° anniversario delle apparizioni di Fatima
◊ Il Papa ha nominato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, Legato Pontificio per le solenni celebrazioni di chiusura del 90° anniversario delle apparizioni della Beata Vergine Maria a Fatima, che avranno luogo il 12 e 13 ottobre di quest’anno. L’evento cade proprio a 90 anni dall’ultima apparizione della Madonna ai tre pastorelli portoghesi, Lucia, Giacinta e Francesco: era il 13 ottobre del 1917. Quel giorno migliaia di persone, credenti e non credenti, assistettero al cosiddetto “miracolo del Sole”: il Sole iniziò improvvisamente a ondeggiare provocando grande stupore e paura tra i presenti. Un segno annunciato dalla Vergine perché tutti potessero credere al suo invito a convertirsi e a non peccare più.
I giovani dell’Austria attendono con trepidazione l’arrivo di Benedetto XVI, fra meno di un mese. Domani, il pellegrinaggio al Santuario Mariano di Mariazell
◊ Cresce l’attesa dei fedeli in Austria per il viaggio apostolico di Benedetto XVI, fra meno di un mese, dal 7 al 9 settembre prossimi. La prima visita del Papa in Austria avrà come momento culminante la Messa al Santuario di Mariazell, in occasione dell’850.mo anniversario di fondazione. Intanto domani, su invito dei vescovi austriaci, prenderà il via un pellegrinaggio internazionale di giovani al Santuario mariano, che si concluderà nel giorno dell’Assunta. Dunque, anche in Austria – come nei precedenti viaggi pontifici - i giovani avranno un ruolo particolare, mentre i ragazzi italiani aspettano Benedetto XVI con trepidazione a Loreto, l’1 e 2 settembre prossimi. Nel servizio di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcuni dei momenti più significativi del Papa con i giovani, nei viaggi apostolici di quest’anno:
(Musica)
“Siate la mia gioia, come lo siete stati di Giovanni Paolo II”. Fin dai primi passi del suo Pontificato, Benedetto XVI, proprio come il suo amato predecessore, intesse un rapporto speciale con i giovani. In ogni suo viaggio apostolico, in Italia come in quelli internazionali, non manca mai di dedicare un momento significativo all’incontro con la gioventù. Così, avviene nei viaggi del 2007. Nella visita pastorale in Lombardia, nel segno di Sant’Agostino, la scorsa primavera, il Papa si confronta – il 21 aprile, in piazza Duomo a Pavia - con i ragazzi della diocesi lombarda. Con affetto paterno, li incoraggia a donarsi a Cristo per trovare la vera Vita:
"Vengo tra voi questa sera per rinnovarvi un annuncio che è sempre giovane, per affidarvi un messaggio che, quando viene accolto, cambia l'esistenza, la rinnova e la riempie. La Chiesa proclama questo messaggio con particolare gioia in questo tempo pasquale: Cristo risorto è vivo tra noi! Anche oggi! Quanti vostri coetanei nel corso della storia, cari giovani, lo hanno incontrato e sono diventati suoi amici; lo hanno seguito fedelmente e ne hanno testimoniato l'amore con la propria vita! Ed allora non abbiate paura di donare la vostra esistenza a Cristo!".
Tre settimane dopo, l’11 maggio, il Pontefice parla ai giovani brasiliani e del Sud America, nello Stadio Pacaembu di San Paolo. Nessuna lingua è straniera per Papa Benedetto, che parla il linguaggio dell’amore, dell’amicizia. Il clima è quello gioioso delle GMG e il Papa, che ha fiducia nei ragazzi, li sprona a vivere con responsabilità gli anni della giovinezza:
"Os anos que vós estais vivendo são os anos...
Gli anni che state vivendo – afferma – sono gli anni che preparano il vostro futuro. Il domani dipende molto da come state vivendo l'oggi della giovinezza”. E li esorta a non lasciare che la vita “passi invano”, a non sperperarla, ma a vivere “con entusiasmo” e “soprattutto con senso di responsabilità”.
"Sois jovens da Igreja. Por isso Eu vos envio...
Voi siete i giovani della Chiesa”, sottolinea il Papa. “Vi invio perciò verso la grande missione di evangelizzare i ragazzi e le ragazze che vanno errando in questo mondo”, “Siate gli apostoli dei giovani”. A giugno, è la volta della visita pastorale ad Assisi, in occasione dell’ottavo centenario della Conversione di San Francesco. Il Pontefice incontra i giovani domenica 17, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Ancora una volta, li invita, come insegna San Francesco con la sua vita, ad incontrare Gesù:
"Sì, cari giovani: lasciamoci incontrare da Cristo! Fidiamoci di Lui, ascoltiamo la sua Parola. In Lui non c’è soltanto un essere umano affascinante. Certo, egli è pienamente uomo, e in tutto simile a noi, tranne che nel peccato (cfr Eb 4, 15). Ma è anche molto di più: Dio è fatto uomo in Lui e pertanto è l’unico Salvatore, come dice il suo stesso nome: Gesù, ossia 'Dio salva'. Ad Assisi si viene per apprendere da San Francesco il segreto per riconoscere Gesù Cristo e fare esperienza di Lui".
Cari giovani, aveva detto il Papa nella Messa di inizio Pontificato il 24 aprile del 2005, “non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto”. Parole che riecheggiano anche ad Assisi e toccano il cuore dei giovani che hanno incontrato Cristo. Ragazzi che hanno amato Giovanni Paolo II ed ora riservano lo stesso affetto filiale a Benedetto XVI:
"È tempo di guardare alla storia di questo terzo millennio da poco iniziato come a una storia che ha più che mai bisogno di essere lievitata dal Vangelo. Faccio ancora una volta mio l’invito che il mio amato Predecessore, Giovanni Paolo II, amava sempre rivolgere, specialmente ai giovani: 'Aprite le porte a Cristo'. Apritele come fece Francesco, senza paura, senza calcoli, senza misura. Siate, cari giovani, la mia gioia, come lo siete stati di Giovanni Paolo II".
(Musica)
Dunque, come detto, domani - in vista del viaggio del Papa in Austria - inizierà un grande pellegrinaggio di giovani al Santuario di Mariazell. L’iniziativa, incentrata sul tema “Risveglio”, guarda non solo all’imminente visita del Papa, ma anche alla GMG di Sydney del prossimo anno. Ma quale messaggio viene da Mariazell? Gudrun Sailer lo ha chiesto a mons. Franz Lackner, vescovo ausiliare di Graz-Seckau, e responsabile della pastorale giovanile dell’episcopato austriaco:
R. – Nel Santuario si vede Maria, la Madre di Dio, che mostra Gesù Cristo: mi sembra che questo sia il messaggio valido, ancora oggi, per i giovani perché attraverso Maria si apre – per così dire – una veduta su Gesù Cristo che è il fine della nostra vita. Mariazell celebra gli 850 anni dalla sua fondazione e in occasione del suo Giubileo noi vescovi volevamo fissare un punto sulla pastorale giovanile. I giovani hanno oggi una vita abbastanza dura: i loro problemi sono grandi e noi volevamo, quindi, dar loro nella pastorale un posto speciale. Questo incontro serve come preparazione alla visita del Papa, che verrà a Mariazell come pellegrino e insieme al vicario di Cristo vogliamo incontrare Dio, attraverso Sua Madre, Maria.
Presentata in Vaticano l'iniziativa per invitare i giovani a recarsi in treno a Loreto per l'incontro col Papa in settembre
◊ E’ stata presentata questa mattina presso la Stazione ferroviaria del Vaticano l’iniziativa “A Loreto in treno!”: si tratta di un appello ai giovani a recarsi nella cittadina marchigiana per incontrare il Papa l’1 e 2 settembre prossimi utilizzando il treno perché più funzionale ed ecologico. L’iniziativa partita oggi consiste in una staffetta in handcar, piccolo carro ferroviario a mano, da Roma ad Ancona. Ce ne parla mons. Paolo Giulietti, segretario genenerale del Comitato organizzatore dell’Agorà, al microfono di Benedetta Rinaldi:
R. – Ci siamo inventati questa sorta di staffetta in handcar, che è un veicolo reso famoso dalle comiche: piccolo carro ferroviario bilanciere. La staffetta percorrerà la Roma-Ancona e vorrà lanciare appunto questo messaggio: “Venite a Loreto, ma venite insieme”. Quindi, venite con i mezzi di trasporto collettivi, con il treno e con i pullman. Questo coinvolgerà molti giovani e degli atleti. Lo facciamo, infatti, in collaborazione con il Centro sportivo italiano. Quindi, sarà un modo per fare questo appello dell’ultima ora ad utilizzare il mezzo pubblico e a venire.
D. - I grandi eventi, molto spesso, creano una sorta di dispendio energetico e di inquinamento che va oltre la norma: saranno forse trecentomila o più i giovani sulla spianata di Montorso: a cosa avete pensato?
R. - Il primo settembre è la seconda Giornata nazionale per la salvaguardia del Creato indetta dai vescovi italiani. C’è un messaggio, c’è anche un sussidio e, data questa coincidenza, abbiamo voluto sottolineare in maniera particolare la valenza, anche di rispetto del Creato, di questo evento di Loreto. Abbiamo fatto diverse cose e predisposto diverse iniziative: una di queste è l’azzeramento delle emissioni inquinanti, di anidride carbonica, e conteggeremo, grazie all’apporto di un’agenzia specializzata, tutte le emissioni di anidride carbonica collegate all’evento. Pianteremo un numero di alberi sufficiente a riassorbire nel corso degli anni queste emissioni collegate all’evento di Loreto e perciò sarà un evento a impatto zero per quello che riguarda le emissioni di anidride carbonica. Poi ci saranno tutte le altre iniziative, la più importante delle quali è sicuramente la raccolta differenziata dei rifiuti, cosa sinora mai tentata in un evento di queste proporzioni a livello ecclesiale, che è una bella sfida, anche educativa, nel senso che proporrà ai ragazzi di gestire con attenzione i propri rifiuti nel rispetto del Creato, che Dio ci ha affidato perché lo migliorassimo.
D. - Don Paolo, Loreto è un evento molto bello perché ricorda l’avvicinarsi nuovamente dei giovani al Santo Padre, un appuntamento di fraternità, di amicizia, ma è anche una rampa di lancio per Sydney...
R. - Loreto è un evento che si colloca dentro un percorso di tre anni che i vescovi italiani hanno voluto proporre alle nostre comunità cristiane come itinerario di attenzione nel mondo giovanile, un percorso che ha come tema centrale la missionarietà e direi che Sydney è una tappa qualificante e centrale di questo percorso perché a Sydney il tema ci richiama proprio alla vocazione missionaria di ogni cristiano, che riceve forza dallo Spirito Santo per essere testimone di Gesù. Quindi, tutto questo percorso di tre anni è improntato su queste tematiche e per questo ci prepara ad andare alla GMG di Sydney. A Loreto ci sarà una delegazione australiana molto numerosa.
D. - Quindi una sorta di passaggio di consegne, di staffetta che avverrà a Loreto nell'ambito di un percorso della Chiesa italiana...
R. – E’ un percorso della Chiesa italiana, certamente, destinato a tutte le comunità cristiane. Vuole incoraggiare tutte le comunità cristiane, quindi gli adulti, le associazioni, i movimenti, gli operatori pastorali, a considerare i giovani come realtà prioritaria, lavorando sulla loro formazione, rendendo le comunità più accoglienti per i giovani, permettendo un vero protagonismo delle nuove generazioni nella vita della Chiesa.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - Le esequie del cardinale Jean-Marie Lustiger.
Servizio estero - In evidenza l’Iraq: le Nazioni Unite ampliano la missione per sostenere il processo di riconciliazione nazionale.
Servizio culturale - Un articolo di Andrea Fagioli dal titolo “La ‘natura morta’ ha trovato il suo museo”: è stato inaugurato nella Villa di Poggio a Caiano.
Servizio italiano - Tragico rogo a Livorno: morti quattro bambini in una baracca.
Brucia una baracca rom a Livorno: morti quattro bambini
◊ Una candela accesa, una tragica fatalità: questa probabilmente la causa dell’incendio che si è sviluppato stamani a Livorno, in una baracca rom situata sotto un cavalcavia alla periferia della città. Quattro bambini romeni, tutti dai 4 ai 10 anni, sono rimasti carbonizzati dalle fiamme. I loro genitori sono stati convocati in Questura, mentre il sindaco di Livorno ha convocato una giunta straordinaria. Proclamato il lutto cittadino nel giorno in cui verranno celebrati i funerali delle piccole vittime. Il servizio di Isabella Piro.
Si chiamavano Eva, Danchiu, Lenuca e Nengi i quattro bambini romeni morti questa mattina a Livorno: avevano tutti tra i quattro e i dieci anni. Una tragedia annunciata, come conferma Mauro Nobili, direttore della Caritas diocesana di Livorno:
R. – Queste sono tragedie annunciate che prima o poi devono succedere, perché soprattutto in realtà piccole come quella di Livorno sono situazioni che potrebbero essere tranquillamente controllate. Il problema è che non ci sono, né a livello nazionale né a livello locale, politiche sociali serie ed universali, ma sempre settoriali. Questo dei nomadi è un discorso abbastanza serio; lasciare che occupino spazi a rischio, come quelli del sottoponte, o come quelli dei casolari abbandonati, fatiscenti, poi alla fine succedono cose di questo genere ...
D. – Ecco: la comunità rom di Livorno, quali emergenze presenta in particolare?
R. – Livorno è una realtà che ha il più basso tasso di immigrazione d’Italia, perché non c’è lavoro: siamo sotto al 3 per cento come immigrazione; e il nomadismo, anche quello c’è poco. Il problema grosso dei nomadi è che non li si può ghettizzare da qualche parte o comprare loro, dare loro il contentino della serra o anche di uno spazio per la roulotte e poi lasciarli lì! Il problema è che vanno accompagnati! Vanno fatti dei percorsi di inclusione sociale, bisogna portare i bimbi a scuola, insegnare loro che devono essere lavati la mattina, devono essere seguiti dalle assistenti sociali ... cose che, finché esistono i servizi sociali vanno avanti: nel momento in cui i finanziamenti finiscono, i bimbi ritornano a vivere nel fango. La mattina, non possono più andare a scuola perché sono sporchi, mandare un’assistente sociale tutti i giorni ad un campo nomadi di 40 persone, creare uno spazio per 40 nomadi dove ci siano i bagni, dove ci sia la luce, l’acqua corrente ... sono spese, poi, irrisorie. Però, poi bisogna esser lì tutti i giorni a presidiarlo, questo territorio; non si può lasciare lì! Vanno inclusi nella nostra società!
D. – Non è, purtroppo, la prima volta che si sviluppano incendi nei campi rom. A livello propriamente tecnico, di sicurezza, cosa occorrerebbe?
R. – Esistono delle leggi che dovrebbero prevedere degli spazi per loro, attrezzati e urbanizzati, quindi se avessero la corrente elettrica, forse non accenderebbero fuochi nemmeno l’estate nei sottoponti - poi, in questo momento, c’è pure la temperatura che si è abbassata – o nelle stanze fatiscenti di case decadenti ... Quelli che si nascondono dentro a questi ruderi, nessuno si preoccupa di andare a vedere dove dormono e come dormono! Quindi, basterebbe che fossero controllati ...
D. – Lei prima parlava della cultura di integrazione. C’è ancora, quindi, un pregiudizio nei confronti dei rom: come superarlo?
R. – C’è un pregiudizio perché la società continua a vivere questo assistenzialismo senza dare risposte concrete. Cioè, in termini operativi che cosa si fa? Io non l’ho ancora trovato scritto da nessuna parte, un progetto, a dire: questo è il percorso da fare per l’inclusione dei nomadi. Ed è un problema abbastanza diffuso; effettivamente, rimane ancora questo alone di diffidenza nei confronti di queste persone che non hanno dimora ...
Secondo Sabatino Caso, responsabile della comunità di Sant’Egidio di Livorno, questa drammatica vicenda richiama l'attenzione anche sulla situazione di molte famiglie rumene presenti nella zona:
R. – Numerose famiglie rumene che, nella zona tra Pisa e Livorno trovano rifugio – dopo numerosi sgomberi che avvengono in diverse città della Toscana – sotto i cavalcavia, sotto i ponti o addirittura nei campi e nei canneti che stanno intorno a queste due città. Si tratta di cittadini comunitari, e quindi non possono essere espulsi, e che, appunto, in realtà soffrono situazioni di difficoltà legate al fatto che non riescono a trovare case in affitto: le agenzie chiedono delle garanzie molto forti, molto onerose. E molto spesso in questi nuclei familiari i bambini frequentano le scuole, e che però provano a cercare tutte le strade per inserirsi nella società. E sembrano famiglie assolutamente normali, che sono venute qui dopo l’apertura delle frontiere in particolare, in cerca di un futuro e di una vita migliore. Nel caso che ci fossero difficoltà, noi offriremo alla famiglia di svolgere i funerali di questi bambini nella nostra chiesa di San Giovanni Battista nella città di Livorno.
La Chiesa ricorda Santa Chiara d'Assisi
◊ Ricorre oggi la memoria di Santa Chiara d’Assisi, che sullo stile di San Francesco ha fondato l’ordine femminile delle “povere recluse di San Damiano”, chiamate in seguito clarisse. A contraddistinguere la vita della religiosa è uno stile austero di povertà associato all’umile ed amorevole servizio alle consorelle reso sempre con il sorriso. Morta l’11 agosto del 1253, Chiara è stata proclamata santa due anni dopo da Alessandro IV. Il servizio di Tiziana Campisi:
“Non temere, perchè felicemente partorirai una chiara luce che illuminerà il mondo”: udì queste parole la madre di Santa Chiara d’Assisi alla vigilia del parto, nella cattedrale di San Rufino, dove si era recata a pregare. Era il 1194. La bambina che mise al mondo divenne una donna dal carattere forte e dolce d’animo, che volle vivere il suo amore per Dio nella povertà e nell’umiltà. Aveva appena dodici anni Chiara quando Francesco decise di spogliarsi di tutto per seguire la via del Vangelo. Rimase affascinata dalla scelta del giovane del casato dei Bernardone e sette anni dopo si presentò alla Porziuncola, indossò un saio da penitente e si fece tagliare i capelli: anche lei voleva seguire Cristo con lo stile di Francesco. Diede vita ad una famiglia di claustrali radicalmente povere, che vivevano del loro lavoro e di qualche aiuto dei frati minori, immerse nella preghiera per sé e per gli altri, al servizio di tutti. Erede dello spirito francescano, Chiara si preoccupò di diffonderlo, dando spazio particolarmente al culto verso l’Eucaristia. Per due volte Assisi venne minacciata dall’esercito dell’imperatore Federico II, che contava, tra i suoi soldati, anche saraceni. Chiara, in quel tempo malata - raccontano i suoi biografi - fu portata alle mura della città con in mano la pisside contenente il Santissimo Sacramento, e l’esercito, a quella vista, si dette alla fuga. Quella di Chiara fu una vita aspra, ma ricca di opere di carità e di pietà; rifiutò più volte l’invito a mitigare lo stile austero della povertà che osservava, per lei era un privilegio. “Il Signore ha collocato noi come modello, ad esempio e specchio non solo per gli altri uomini, ma anche per le nostre sorelle, quelle che il Signore stesso ha chiamato a seguire la nostra vocazione – scrive nel suo testamento rivolgendosi alle claustrali – affinché esse pure risplendano come specchio ed esempio per tutti coloro che vivono nel mondo”. E in una lettera ad Agnese di Praga Santa Chiara sembra rivolgere a chiunque l’invito a “non concedere neppure uno sguardo alle seduzioni, che in questo mondo fallace ed irrequieto tendono lacci ai ciechi che vi attaccano il loro cuore” e ad amare Colui che per amore tutto si è donato”.
La figura di Santa Chiara, nel corso dei secoli, ha affascinato tante donne che hanno voluto seguire il suo esempio. Ma che cosa caratterizza la sua personalità? Tiziana Campisi lo ha chiesto a suor Beatrice Riggio, vicaria del Monastero Santa Chiara di Roma:
R. - Caratterizza la personalità di Santa Chiara la sua estrema fedeltà al dono ricevuto. Lei vuole vivere nella povertà assoluta a San Damiano per testimoniare il suo totale abbandono a Dio e per questo lotta strenuamente fino alla morte, per non avere privilegi di alcun tipo di possesso, e non solo quanto alla povertà, ma anche quanto alla clausura. Il desiderio di Chiara di vivere di Dio la porta a scegliere di vivere reclusa in una forma di vita assolutamente equilibrata.
D. – Quale contributo ha offerto Chiara alla Chiesa?
R. – Vive fedelmente il suo essere donna in una forma di vita consacrata. Offre al mondo e alla Chiesa, e oggi a noi, l’originalità del suo essere donna in un tempo in cui la donna era sottovalutata.
D. – Una grande amicizia quella di Francesco e Chiara: che cosa ci insegna?
R. – Che la comunione si costruisce solo in Dio. Non ci possiamo basare su valori provvisori, perché fragili, perché non sono fondamentali.
D. – Oggi tanti giovani sono ad Assisi per ricordare anche Santa Chiara. La figura di Chiara che cosa dice loro?
R. – Il messaggio che Chiara oggi dà ai giovani è quello di un amore puro, assoluto. Solo restituendolo a Dio, che per primo ce l’ha dato, ci incontriamo tra di noi e viviamo una comunione integra.
D. – Voi raccogliete l’eredità lasciata da Santa Chiara. I tempi sono cambiati: quale messaggio date alla società di oggi?
R. – Santa Chiara è stata una donna molto aperta ai problemi sociali del suo tempo; si è tenuta in contatto, attraverso la grata, con le persone che andavano a trovarla a San Damiano. Noi oggi abbiamo ancora sì la grata, ma seguendo un po’ il suo spirito ci adattiamo anche ai mezzi che l’elettronica mette a nostra disposizione per comunicare con la persona i valori che viviamo nella contemplazione.
Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
◊ In questa 19.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù ci invita a restare svegli e ad essere pronti nell'attesa di Dio. Quindi esorta i suoi discepoli a non temere, perché Dio è Padre:
“Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
C’è sempre un ultimo o penultimo timore che blocca l’uomo e lo inibisce nella sua risposta a Cristo. C’è sempre una residuale punta di esitazione che impedisce la totalità della concessione, della cessione di noi stessi a Lui. Per questo Gesù esordisce con il suo ripetuto: “Non temete. Non temere. Tutto è vostro, illimitatamente”. E da questa premessa trae la conseguenza: “Vi è stato dato tutto, vi viene dato tutto. Date tutto. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Il dare è presentato sotto l’aspetto del servire, del servire il Signore, e quindi come prontezza, assiduità, essere desti. Due aspetti del servizio risaltano. Il primo, è quello del legame diretto con il Signore, l’attesa di Lui, l’attesa insonne senza pause. Il secondo, è quello del contenuto del lavoro che ci è stato affidato. In tutto ciò siamo fortemente contrastati da tutte le forme di addormentamento sociale, da tutti gli anestetici e le droghe che ogni giorno e in ogni frangente ci vengono propinati. Siamo contrastati da una quasi maggioranza di sonnambuli, che ormai popola le nostre città, dalla mole di coloro che sembrano svegli, che sembrano vivi, ma che appunto sembrano, ma non lo sono, non lo sono più o non lo sono ancora.
“L’astensione, un atto di grave irresponsabilità”: così i vescovi del Guatemala, in vista delle presidenziali del 9 settembre
◊ “Un’ora cruciale per il presente e il futuro della nazione guatemalteca”: queste, le parole dei vescovi del Guatemala, che ieri, a conclusione della loro Assemblea plenaria, hanno pubblicato un documento sulla situazione nazionale, a poche settimane delle elezioni presidenziali, fissate per il prossimo 9 settembre. I tre candidati principali alla presidenza sono Alvaro Colom, del centrosinistra, largamente favorito nei sondaggi (40 %), l’ex generale Otto Pérez Molina, del centrodestra, e la Premio Nobel per la pace, Rigoberta Menchú, indipendente di sinistra. I presuli constatano “un basso entusiasmo civico di fronte alla variegata offerta elettorale che offrono i partiti politici che – affermano – non riesce ad attrarre l'attenzione degli elettori”. Si dichiarano poi preoccupati per le numerose denunce su possibili frodi e sottolineano il dilagare della violenza verbale e fisica che sta caratterizzando la campagna elettorale. “Violenza – spiegano i vescovi – che ha causato la morte di molti candidati locali, nonché minacce di morte nei confronti di candidati a cariche di grande rilevanza istituzionale”. “Votare un candidato sul quale gravano sospetti di legami con il crimine organizzato e col narcotraffico – si legge nel documento – sarebbe un’azione moralmente non corretta e costituirebbe, nella migliore delle ipotesi, una grande irresponsabilità e, in quella peggiore, sarebbe complicità”. I presuli lamentano inoltre “che gruppi ideologicamente radicali e alcuni congressisti, coinvolti in casi di uso inadeguato di fondi dello Stato, abbiano esercitato forti pressioni per introdurre contenuti legislativi abusivi nell’ambito dell'educazione sessuale dei giovani del Guatemala”. “Si sono configurate così delle azioni – spiegano i vescovi – che attentano contro il diritto della famiglia, dei genitori, a decidere sull'educazione affettiva dei figli". Nel chiedere ai guatemaltechi di non “lasciarsi trascinare da questo clima”, i presuli si rivolgono in particolare ai cattolici (75,9% della popolazione): “Occorre un accurato discernimento – esortano – realizzato con serenità e nella preghiera”. Per la Chiesa – continuano – se da un lato “è molto importante conoscere le proposte dei candidati, il profilo personale del politico in questione e dei suoi collaboratori”, è altrettanto fondamentale andare a votare. “Astenersi, senza una valida giustificazione – ribadiscono – potrebbe costituirsi in un atto di grave irresponsabilità sociale”. Molteplici le sfide che il nuovo presidente guatemalteco si troverà ad affrontare, a partire dalla disuguaglianza sociale. Circa il 75% della popolazione del Guatemala vive sotto il livello di povertà, mentre il 10% più ricco dei cittadini possiede circa il 50% delle risorse della nazione. Inoltre, a fronte di un tasso di disoccupazione del 7,5%, si rileva un tasso di sottoccupazione e di lavoro nero che raggiunge cifre esorbitanti: il 71% della popolazione guatemalteca lavora senza alcuna sicurezza per il proprio futuro. (A cura di Luis Badilla e Roberta Moretti)
Liberato a Cuba il dissidente Francisco Chaviano, "uno dei più antichi prigionieri di coscienza"
◊ Le autorità cubane hanno liberato ieri sera il dissidente Francisco Chaviano, che nel 1995 era stato condannato a 15 anni di carcere per “rivelazione di segreti riguardanti la sicurezza dello Stato”. La notizia è stata diffusa dalla Commissione cubana dei diritti umani, secondo cui Chaviano, che all’epoca dell'arresto dirigeva il Consiglio dei diritti civili, ha problemi di salute e gode da ora della libertà condizionata. L'organismo, ripreso dall’agenzia ANSA, ha sottolineato che l'ex professore di 54 anni “era uno dei più antichi prigionieri di coscienza”. Il suo rilascio pone all'ordine del giorno la situazione degli oltre 200 prigionieri politici che restano in carcere a Cuba in condizioni generalmente inumane e degradanti.
Medici Senza Frontiere chiede aiuti urgenti per salvare i due milioni di profughi del Darfur
◊ Agli oltre due milioni di sfollati del Darfur servono urgentemente aiuti internazionali per sopravvivere a fame, sete ed epidemie. A rilanciare l’allarme è l'associazione Medici Senza Frontiere, che a Berlino ha presentato il bilancio degli interventi nella martoriata regione del Sudan sudoccidentale. In 230 mila sono fuggiti verso il Ciad orientale e oltre 100 mila persone sono accampate in 16 chilometri quadrati a Kalma, nel sud del Darfur. In molti vivono nei campi profughi, “vere prigioni a cielo aperto”, come le ha definite Joost Butenop, rappresentante del programma di Medici Senza Frontiere per il Ciad. Ma è fuori dai campi che l’emergenza si aggrava: “Le persone muoiono di sete o di freddo, come sul monte Marrah, nel centro del Darfur – ha raccontato Butenop – dove da mesi migliaia di famiglie vivono sotto agli alberi o all’aperto, sui prati”. Fuori dai campi, al confine tra Sudan e Ciad, mancano acqua, cibo e servizi igienici, e il rischio di contrarre malattie è altissimo. “Se un tedesco consuma 120 litri d’acqua – ha spiegato Butenop – nell’area del campo di Ade, al confine tra i due Stati, i 9 mila sfollati ne hanno a disposizione solo 6 a persona”. Ieri, anche l’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della CEI, ha ricordato le vittime della crisi del Darfur al termine della Messa nella memoria liturgica di San Lorenzo. “Allarghiamo lo sguardo del cuore – ha detto l’arcivescovo – su tutte le zone del mondo, spesso dimenticate, dove ci sono guerre, come in Darfur, dove tanti nostri fratelli soffrono e continuano a soffrire”. A tutte queste persone – ha concluso mons. Bagnasco – “vanno la nostra solidarietà e la nostra preghiera, la carità fraterna e la vicinanza”. (A cura di Valentina Fizzotti)
Oltre duemila morti per le alluvioni in Asia meridionale. Emergenza epidemie
◊ Le alluvioni che da giugno portano distruzione e morte in Asia meridionale iniziano a placarsi in molte zone. Ma il già terribile bilancio – oltre duemila morti dall’inizio della stagione, il doppio rispetto al 2006 – rischia di aggravarsi ulteriormente. Le piogge monsoniche hanno abbandonato l’India settentrionale per dirigersi verso ovest. L’acqua stagnante, le carcasse di animali, gli insetti e le spaventose condizioni igieniche favoriscono il diffondersi di pericolose epidemie tra gli sfollati, oltre 19 milioni nella sola India. Sono già decine di migliaia i casi di colera e dissenteria in tutta l’Asia meridionale e gli ospedali sono ormai al limite della loro capienza. L’India ha richiamato in servizio tutto il personale medico nazionale per fornire assistenza e somministrare vaccini alla popolazione, in particolare ai bambini. Nonostante gli sforzi delle organizzazioni umanitarie e dei governi si stiano rivelando insufficienti ad arginare l’emergenza, il ministro dell’Interno indiano nega che il Paese abbia bisogno degli aiuti internazionali. “L’India è un grande Paese – ha dichiarato – e può gestire da sola la propria situazione”. (V.F.)
Asia: nonostante la crescita economica, il 15% della popolazione sopravvive con meno di un dollaro al giorno
◊ In Asia, 614 milioni di persone, pari al 15% della popolazione del continente, sopravvivono con meno di un dollaro al giorno. Il dato – spiega l’agenzia del PIME, AsiaNews – è stato diffuso nei giorni scorsi dalla Banca per lo sviluppo asiatica (ADB) e dall’Istituto di ricerca internazionale sulle politiche alimentari (IFPRI), nel corso di una conferenza organizzata a Manila, nelle Filippine, dove sono stati analizzati “nuovi metodi di approccio volti a sostenere i più poveri, concentrati nelle aree rurali e che dipendono dall’agricoltura per la propria sopravvivenza”. Entro il 2015, il continente asiatico ospiterà metà della popolazione povera al mondo, i tre quarti della quale vivono nelle aree agricole e rurali; al contempo, stando alle previsioni, l’Asia contribuirà quasi alla metà della produzione economica del pianeta. “Ironia della sorte, la crescita economica dell’est asiatico – afferma C. Lawrence Greenwood, vicepresidente ADB – contribuisce a incrementare il gap fra i ricchi che vivono in città e i poveri delle aree rurali”. Greenwood chiede “nuovi programmi” di sviluppo che siano in grado di “affrontare le crescenti sfide”, incluso il rapido cambiamento nelle strategie del mercato globale per i beni di prima necessità, come “frutta, verdura o latticini, i carburanti biologici o attività nel settore del terziario che possano diventare fonte di guadagno per i contadini”. La Banca per lo sviluppo intende promuovere nuove forme di sostegno nel settore delle risorse naturali e dell’agricoltura, per le quali l’ADB ha già messo in campo 800 milioni di dollari lo scorso anno, a fronte di uno stanziamento nel 2003 inferiore ai 200 milioni. Nel frattempo, il governo filippino ha salvato 41.200 bambini, vittime dello sfruttamento del lavoro minorile: secondo un Rapporto dell’ufficio del lavoro di donne e giovani (BWYW), molti di questi erano occupati nel settore dell’industria, in particolare quella dello zucchero. (R.M.)
“La Gazza Ladra” al Rossini Opera Festival di Pesaro
◊ Trionfo al Rossini Opera Festival di Pesaro per una fantasiosa messinscena de “La Gazza Ladra” di Rossini, opera poco conosciuta ma dalle sorprendenti intuizioni musicali e drammaturgiche. Sul palcoscenico, il sogno di una bambina che si diverte ad essere una gazza dispettosa, tra i sorrisi e le lacrime dei protagonisti. Sulle note della famosa Sinfonia, rulli di tamburi e vorticoso crescendo, una ragazzina, come tante volte accade nella vita, non riesce a prendere sonno, e così gioca con le sue costruzioni fatte di piccoli tubicini. Cala d’improvviso dal soffitto un drappo di cotone bianco, lei ci si siede sopra e così entra nel suo bellissimo sogno, entra nell’opera, sorvolando orchestra e personaggi, e diventa la dispettosa gazza ladra, si nasconde e si intrufola nella allegra e poi tristissima storia di Ninetta, accusata di furto d’un cucchiaio e per questo condannata a morte. Spettacolo fin dalle prime note felicissimo, creato da Damiano Michieletto con le sorprendenti scene di Paolo Fantin, che di idee e intuizioni entrambi davvero ne hanno da vendere. Momenti bellissimi accadono e si susseguono in questo contenitore dominato da immensi tubi bianchi che s’alzano e s’abbassano – il gioco iniziale – e percorso da fremiti, sorrisi, lacrime e invettive, nel più puro stile larmoyante, quello cui Rossini concede sopravvivenza imperitura nella storia dell’opera. Mano a mano che il racconto si rannuvola e s’incupisce, la “gazza” comincia ad avere paura del suo sogno, percorso da luci vivide prima e poi sempre più pallide, sogno che lentamente si trasforma in incubo: non riesce più a fermare il susseguirsi degli eventi, che spia dagli angoli più disparati, ora ha paura, sente il peso delle sue malefatte, nessuno la vede, nessuno la sente, non può raccontare a nessuno del suo furto, non riesce a salvare la vita di una innocente. Piange, e nel secondo atto, sorpresa, il palcoscenico è percorso da una fittissima pioggia che crea una vera invasione d’acqua nella quale d’ora in poi tutti, cantanti compresi, reciteranno, tra stupefacenti effetti di luce, riverberi e solitudini, un susseguirsi di magnifiche intuizioni teatrali, come le candele accese depositate sulla superficie del piccolo lago, nel buio totale, a segnare il percorso della mestissima marcia funebre. Eseguita, come tutta l’opera, da un attento ed equilibrato Lü Jia alla guida dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, che ha saputo cogliere lo spirito anche malinconico della partitura, sorreggendo una splendida compagnia di canto della quale vanno almeno ricordati la protagonista, Mariola Cantarero e le due voci maschili di Michele Pertusi e Alex Esposito. Alla fine, salvata Ninetta, cessati gli affanni, ricomposti gli affetti, come tutti i sogni, anche quello della piccola “gazza” svanisce. Bruscamente si risveglia, la ragazzina insonne, nel suo letto, sorpresa e in fondo divertita per quanto le è accaduto nella sua breve, indimenticabile notte. E’ il mito di Alice, che questa volta si è avventurosamente calata nel paese delle meraviglie di Rossini. (A cura di Luca Pellegrini)
Il Consiglio di Sicurezza estende il ruolo dell'ONU in Iraq - In Sierra Leone si vota per eleggere il presidente, rinnovare il parlamento e aprire una nuova era dopo la drammatica pagina della guerra civile
◊ A quasi quattro anni dall’attentato che devastò il quartier generale dell’ONU a Baghdad, uccidendo il capo missione Sergio Vieira De Mello ed altre 21 persone, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità una risoluzione che estende il ruolo dell’ONU in Iraq. Il documento rafforza, infatti, il mandato delle Nazioni Unite, che dovranno “consigliare, sostenere e assistere” il governo iracheno nel processo di riconciliazione nazionale. Dell’importanza di questa decisione dell’ONU, Gabriella Ceraso ha parlato con Roger Bouchaïne, direttore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale:
R. - Questo nuovo ruolo dell’ONU in Iraq potrebbe dare una mano agli americani per snellire la situazione; nello stesso tempo, l’ONU aveva bisogno di giocare un ruolo nell’area. E’ un momento molto importante perché sappiamo bene che dopo l’incontro a Damasco avvenuto negli ultimi giorni, ci si è concentrati sull’importanza di applicare le risoluzioni dell’ONU per la sicurezza e per la stabilità. Penso che questa sia stata la risposta.
D. – In generale, l’internazionalizzazione dell’area potrebbe essere la strada per restituire sovranità all’Iraq?
R. – Chiaramente, il ruolo dell’ONU costituisce una sorta di “ombrello” non solo per Iraq ma, in un prossimo futuro, anche per tutta la regione.
D. – Come pensa che reagirà la popolazione irachena, che si trova nel mezzo di una crisi politica, a questa maggiore presenza dell‘ONU?
R. – Se non ci sarà un dialogo tra i gruppi estremisti e l’ONU, la guerriglia non si arresterà. Ci sarà sicuramente una maggiore presa di coscienza di quanto il problema in Iraq sia drammatico; purtroppo quando l’ONU arriva in ritardo, come è avvenuto oggi in Iraq o come in Libano, arriva con delle regole non definite. Per questo, spero che il prima possibile venga definito con chiarezza il mandato dell’ONU in Iraq.
- In Afghanistan, almeno 12 ribelli sono rimasti uccisi in seguito ad un raid condotto da forze della coalizione internazionale a guida statunitense. Nel Paese asiatico sono ripresi, intanto, i colloqui tra i talebani ed una delegazione inviata da Seul per arrivare alla liberazione dei 21 ostaggi sudcoreani, tenuti in ostaggio dallo scorso 19 luglio. I talebani, che hanno chiesto la scarcerazione di diversi guerriglieri detenuti nelle prigioni afghane, hanno già ucciso due sudcoreani. Secondo l’emittente araba ‘Al Jazeera’, i rapitori sarebbero pronti a rilasciare gli ostaggi. Un portavoce dei talebani ha anche dichiarato che la crisi sarà risolta “oggi o domani”.
- Alta tensione anche nei Territori Palestinesi: almeno 20 persone sono rimaste ferite nel corso di violenti scontri scoppiati nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. A scontrarsi sono stati militanti di Hamas e familiari di alcuni attivisti di Al Fatah, arrestati nella notte da membri della formazione paramilitare fedele al movimento di resistenza islamico.
- In Indonesia, almeno due persone sono rimaste uccise per un’esplosione avvenuta sull’isola di Giava. Lo ha riferito la polizia senza fornire ulteriori dettagli. In Indonesia, intanto, una scossa di terremoto sottomarino, di intensità pari a 5,4 gradi della scala Richter, ha investito le acque a largo delle coste nordoccidentali. Fortunatamente, non si ha notizia di vittime o danni. Secondo gli esperti, non c’è inoltre il rischio della formazione di uno tsunami.
- Allarme a New York per un possibile attacco terroristico con armi radioattive. La polizia di New York ha aumentato i controlli e rafforzato le misure di sicurezza a Manhattan. Il sindaco ha dichiarato che si tratta di “normali misure precauzionali” e ha precisato che il livello di allarme in città non è stato innalzato.
- Il presidente georgiano, Mikhail Saakashvili, ha dichiarato di essere pronto ad incontrare il capo di Stato russo, Vladimir Putin, per placare le tensioni fra Georgia e Russia. Nei giorni scorsi, il governo di Tbilisi ha accusato la Russia di aver lanciato un missile sul proprio territorio e ha chiesto una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. L’esecutivo di Mosca ha sempre negato ogni responsabilità.
- Crisi di governo ufficialmente aperta in Polonia dopo l’uscita dalla coalizione del partito populista ‘Samoobrona’ di Andrzej Lepper. Sia il premier, sia il presidente della Repubblica, i gemelli Kaczynski, si sono dimostrati favorevoli ad elezioni anticipate che potrebbero tenersi verso la fine di ottobre. Un’ipotesi, questa, gradita anche al principale partito di opposizione “Piattaforma civica” di Donald Tusk; i partiti della sinistra sono invece contrari allo scioglimento della Camera bassa.
- Dopo cinque anni dalla fine della guerra civile, si torna a votare in Sierra Leone per eleggere il presidente e rinnovare il parlamento. Gli elettori dovranno scegliere il futuro capo di Stato tra sette candidati e dovranno eleggere 112 dei 124 deputati del parlamento monocamerale. Sulla consultazione nel Paese africano, il servizio di Giulio Albanese:
Il corretto e pacifico svolgimento della consultazione serve innanzitutto, e soprattutto, per testimoniare il grado di fedeltà dei partiti politici ai principi democratici ed infondere speranza ad una popolazione stremata da un decennio di guerra civile. Gli effetti di questa drammatica pagina di storia si protraggono ancora oggi sotto forma di estrema povertà, sfiducia verso le istituzioni e tensioni sociali. Il risultato del voto sarà probabilmente ancora a favore del Sierra Leone People’s Party, formazione politica del presidente uscente Ahmad Tejan Kabbah, che ha guidato la nazione verso la riconciliazione e che può vantare il sostegno della comunità internazionale. I problemi in Sierra Leone, sono comunque tanti, anzi troppi, a partire dall’analfabetismo e dalla disoccupazione, oltre il 60 per cento; basti pensare, poi, che il salario medio annuale pro capite è di soli 220 dollari. Ultima nota dolente, la questione femminile: sono passati quasi 50 anni da quando in questo Stato dell’Africa Occidentale fu concesso il voto alle donne; ma oggi, alcune di loro rischiano di non poter esercitare a pieno titolo il loro diritto, in gran parte perché la tradizione e la mancanza di un’educazione tra le donne, continuano a tenerle lontane dal processo politico. (Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese)
- In Somalia, continuano le violenze a Mogadiscio, teatro da mesi di scontri a fuoco e combattimenti. Nella notte, sono stati uccisi un giornalista e quattro funzionari governativi. I funzionari erano stati nominati recentemente dal governo somalo per lavorare nell’amministrazione del villaggio di El Baraf, oltre 100 chilometri a nord di Mogadiscio.
- Una missione dell’Unesco si recherà nella Repubblica Democratica del Congo per indagare sulle uccisioni dei gorilla di montagna. Lo scopo è di contribuire a proteggere questa specie a rischio di estinzione nel parco nazionale dei Virunga. Dall’inizio dell’anno, sette gorilla sono stati uccisi nel parco, nel nordovest del Paese africano. Virunga è stato iscritto nel 1994 dall’Unesco nella lista del patrimonio mondiale in pericolo.
- Lo shuttle ‘Endeavour’ ha completato con successo l’attracco alla Stazione spaziale internazionale (ISS). La NASA sta cercando di appurare se alcune parti di materiale isolante, che si sono distaccate dal serbatoio esterno al momento del lancio, possano aver danneggiato lo shuttle. Tra i sette membri dell’equipaggio, c’è anche l’insegnante Barbara Morgan, che riprenderà il programma di istruzione nello spazio, sospeso dalla NASA nel 1986 dopo l’esplosione del Challenger, costata la vita a 7 persone.
- Il progetto cinese di sondare il territorio lunare è entrato in fase di avvio ed il satellite è pronto per il lancio. Lo afferma il quotidiano ‘China Daily’, citando l’Amministrazione cinese per gli Studi Spaziali. Iniziato nel gennaio 2004, il progetto di esplorazione lunare è considerato il terzo passo avanti della tecnologia spaziale della Cina, dopo i progetti del primo satellite mandato in orbita e la prima navicella spaziale dotata di equipaggio.
- Ad otto giorni dalla missione russa al Polo Nord, il Canada annuncia la costruzione di due basi militari e ribadisce che non intende rinunciare alle proprie mire sullo scacchiere artico. Canada, Stati Uniti, Norvegia, Danimarca e Russia, si contendono la regione marina del Polo Nord, zona ricca di idrocarburi e minerali. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 223
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