Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

SOMMARIO del 10/08/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • A Notre-Dame le esequie del cardinale Lustiger. Il Papa: grande figura della Chiesa, promotore del dialogo fraterno tra cristiani ed ebrei
  • Anche in questi giorni, la famiglia è al centro dell’attenzione del Papa, mentre riecheggiano le sue parole al clero del Cadore sulla vera natura del matrimonio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Emergenza acqua potabile in Asia per le alluvioni
  • La crisi dei mutui negli USA preoccupa l'Europa
  • Un anno fa l'uccisione, a Gerusalemme, del volontario italiano Angelo Frammartino
  • La Chiesa ricorda San Lorenzo martire
  • Chiesa e Società

  • Missionario verbita ucciso durante una rapina a Sydney
  • Pakistan: un cristiano si licenzia per maltrattamenti sul posto di lavoro e viene ucciso
  • “L’economia deve avere un volto umano”: messaggio del presidente dei vescovi del Perù, mons. Cabrejos Vidarte, per i 186 anni della Repubblica
  • L’arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Bergoglio, lancia un appello per il lavoro in Argentina
  • India: distrutta da fondamentalisti indù una casa parrocchiale cattolica nello Stato del Rajasthan
  • L'Africa orientale entro 20 anni avrà un’enorme “sete di petrolio”
  • Incendi in Sudafrica e Swaziland: almeno 28 i morti
  • Spazio: scoperto il più grande pianeta dell’universo
  • Latino e greco nei corsi estivi dell’Università Pontificia Salesiana di Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Imponente operazione dell’esercito filippino contro i ribelli islamici: almeno 58 i morti - Disordini post elettorali a Timor Est, in migliaia in fuga dalle violenze
  • Il Papa e la Santa Sede



    A Notre-Dame le esequie del cardinale Lustiger. Il Papa: grande figura della Chiesa, promotore del dialogo fraterno tra cristiani ed ebrei

    ◊   In un clima di grande commozione, si sono svolte stamani a Parigi, nella Cattedrale di Notre-Dame, le esequie del cardinale Jean-Marie Lustiger, arcivescovo emerito della città, spentosi domenica scorsa all’età di 80 anni dopo una lunga malattia. Letto un messaggio di Benedetto XVI. Il servizio di Sergio Centofanti.


    La cerimonia funebre si è svolta in due fasi. Una prima, sul sagrato di Notre-Dame: si sono ricordate le origini del cardinale Lustiger, che era di famiglia ebrea, con la lettura del salmo 113 e la tradizionale preghiera ebraica per i morti. Il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha poi presieduto la celebrazione a nome del Santo Padre all’interno della cattedrale. Presenti numerosi cardinali e vescovi. Al rito hanno partecipato anche il presidente francese Nicolas Sarkozy, che ha interrotto le sue vacanze negli Stati Uniti, e il primo ministro François Fillon. Il cardinale Poupard ha letto un messaggio di Benedetto XVI in cui il Papa definisce il cardinale Lustiger “una grande figura della Chiesa, rispettata da tutti”. Il Pontefice ha ricordato che il porporato “ha sopportato pazientemente” la sua dolorosa malattia “con un grande coraggio, nella fede”. “Pastore appassionato della ricerca di Dio e dell’annuncio del Vangelo” e “uomo di grande spiritualità” - ha aggiunto il Papa - il cardinale Lustiger ha cercato “di consolidare la fede e di sviluppare l’impegno missionario dei fedeli, favorendo anche una solida formazione dei sacerdoti e dei laici”. “La sua preoccupazione di rendere presente il Vangelo nella vita della società – si legge ancora nel messaggio del Papa – lo ha condotto a incontrare gli uomini del nostro tempo, portando la luce dell’insegnamento della Chiesa sulle grandi questioni" che interpellano la coscienza. “Fedele alle sue origini – conclude Benedetto XVI – ha contribuito in maniera particolarmente significativa al dialogo fraterno tra cristiani ed ebrei”. L'arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, che ha tenuto l'omelia, ha ricordato la "personalità eccezionale" del suo predecessore, definendolo "maestro spirituale". Il premier francese Fillon, da parte sua, ha detto in un'intervista che il cardinale Lustiger “ha fatto molto per il dialogo tra le religioni, ma anche per il dialogo tra Chiesa e Stato”. Ascoltiamo la testimonianza del cardinale Paul Poupard, raggiunto telefonicamente a Parigi da Giovanni Peduto:

     
    R. – Il cardinale Lustiger era una persona tutta d’un pezzo, una persona decisa, una persona che aveva una presenza forte anche nel fisico, nel corpo, nel volto molto aperto, nei suoi occhi penetranti. Si respirava, incontrandolo, anche prima che aprisse bocca, una presenza forte, attraverso la quale si poteva scoprire che viveva come San Paolo. “Per me vivere è Cristo”: potrei riassumere tutto così. Afferrato da Cristo come San Paolo, in tutta la sua vita di sacerdote, poi di vescovo e arcivescovo di Parigi, c’è stato sempre Cristo.

     
    D. - Qual è stato il suo ruolo nel dialogo col mondo ebraico, lui che era di famiglia ebrea?

     
    R. – E’ stato un lavoro unico, perché essendo di famiglia ebrea, da solo ha scoperto il Vangelo. Durante la guerra era ad Orléans, presso una famiglia cattolica ed un Venerdì Santo ascoltò il mistero nella cattedrale. Si fece battezzare a 14 anni. Sua madre fu deportata e morì in un campo di concentramento e fu un dramma terribile. Poi, con la liberazione, suo padre, rimasto ebreo, avrebbe voluto farlo abiurare, ma il giovane Jean Marie resistette. Per sintetizzare quello che è stato il suo atteggiamento, egli ricevette come nome di battesimo Jean Marie, ma conservò il suo nome ebreo Aron, conservando la sua doppia ed unica personalità, Jean Marie Aron Lustiger. All’inizio, naturalmente, ricordo, quando divenne arcivescovo di Parigi - ero rettore dell’Institut Catholique - ci furono delle forti incomprensioni da una parte del mondo ebreo e lui ne soffrì molto. Dopo, però, le cose si sono approfondite e lui è stato molto rispettato per il lavoro unico che ha fatto, volto ad avvicinare, con Giovanni Paolo II, “i fratelli maggiori”. E lo mostrano tutte queste testimonianze stupende dei rabbini, al momento della sua morte.

     
    D. - Era molto impegnato al fianco dei giovani…

     
    R. – Per forza, perchè lui era rimasto giovane. Appena finito il suo seminario all’Institut Catholique di Parigi fu nominato cappellano degli studenti della Sorbona, la prestigiosa università di Parigi, e visse lì degli anni stupendi a fianco dei giovani, con i quali partecipava alla Parola di Dio e al culto di Gesù in Terra Santa. I pellegrinaggi sono rimasti famosi fra tutti i partecipanti, che ne parlano ancora oggi con grande emozione. Grande vicinanza ai giovani, dunque. Tutti noi abbiamo ancora il ricordo del successo stupendo della Giornata mondiale della gioventù a Parigi, dove milioni di giovani si sono riuniti, dal centro di Parigi, nel Campo di Marte, fino alla grande celebrazione della domenica. Ricordo un Jean Marie radioso con tutti questi giovani e con il Santo Padre.

     
    D. - Uomo di dialogo e di verità: qual è stata la sua azione nella società francese?

     
    R. – Nella società francese è stato un uomo con una parola forte, sempre libera da tutte le contingenze politiche, che fossero di destra o di sinistra o altro. Ha preso sempre posizione nei grandi dibattiti della società e questo gli è valso qualche inimicizia. Ma lui non ha mai esitato a dire la sua parola forte in nome di Cristo, in nome del Vangelo e così è divenuto una figura mediatica, carismatica, sempre ricercata da tutti e ascoltata con rispetto.

     
    D. - Lei che ricordo personale ha del cardinale Lustiger?

     
    R. – Il mio ricordo personale va al primo incontro che abbiamo avuto, io giovane seminarista di Angers e lui giovane seminarista di Parigi. Era il primo incontro universitario dei seminaristi dell’Università e da allora è passato mezzo secolo. Un uomo che, nei nostri ultimi incontri, mi diceva: “Paul”, come al nostro primo incontro di mezzo secolo fa, con un grande, grande sorriso e gli occhi festosi. Poi subito la conversazione verteva sull’incontro tra fede e cultura.

    inizio pagina

    Anche in questi giorni, la famiglia è al centro dell’attenzione del Papa, mentre riecheggiano le sue parole al clero del Cadore sulla vera natura del matrimonio

    ◊   Siate “immagine luminosa di Dio, attraverso la vostra reciproca fedeltà”: è l’esortazione rivolta da Benedetto XVI agli sposi novelli, nell’udienza di mercoledì scorso. Anche ieri, incontrando a Castel Gandolfo 5 mila giovani spagnoli, il Papa ha messo l’accento sulla bellezza dell’amore famigliare davanti a Dio. Riecheggiano, poi, in questi giorni, le parole del Papa sulla vera natura del matrimonio, pronunciate nell’incontro con il clero del Cadore, ad Auronzo il 24 luglio scorso. Ritorniamo a quel dialogo così ricco di preziose riflessioni sulla famiglia di oggi, nel servizio di Alessandro Gisotti:
     
    Bisogna riscoprire la natura del matrimonio, “che parla in modo diverso” dall’abitudine moderna: è l’avvertimento del Papa, che rispondendo ad un parroco veneto nell’incontro con il clero ad Auronzo di Cadore, ha sottolineato come oggi si sia perso il significato profondo dell’istituzione matrimoniale:

     
    "Questo modello 'come fanno tutti' diventa così un modello in contrasto con quanto dice la natura. Diventa così normale sposarsi, divorziare, risposarsi e nessuno pensa che sia una cosa che va contro la natura umana o comunque si trova difficilmente uno che pensi così. Perciò per aiutare ad arrivare realmente al matrimonio, non solo nel senso della Chiesa, ma del Creatore, dobbiamo riparare la capacità di ascoltare la natura".
     
    Proprio la natura, ha detto il Papa, ci invita a vivere il matrimonio “in una fedeltà per la vita, anche con le sofferenze del crescere insieme nell’amore”. E si è soffermato, di fronte al fenomeno delle crisi matrimoniali, sull’importanza dei corsi preparatori al matrimonio. Devono, ha affermato, essere “un cammino di riscoperta, per reimparare quanto il nostro essere ci dice, aiutare ad arrivare ad una vera decisione per il matrimonio secondo il Creatore”. Ma, ovviamente, ha rilevato, questi corsi non bastano:

     
    "Questi corsi preparatori per 'imparare se stessi', per imparare la vera volontà matrimoniale, sono di grande importanza. Ma non basta la preparazione, le grandi crisi vengono dopo. Quindi, un permanente accompagnare, almeno nei primi dieci anni, è molto importante. Perciò, in parrocchia, bisogna non solo curare i corsi di preparazione, ma la comunione nel cammino dopo, l’accompagnarsi, l’aiutarsi reciprocamente. Che i sacerdoti, ma non solo, anche le famiglie, che hanno già fatto queste esperienze, che conoscono queste sofferenze, queste tentazioni, siano presenti nei momenti di crisi".
     
    E’ dunque importante, ha proseguito, la “presenza di una rete di famiglie che si aiutano e diversi movimenti possono recare un grande contributo”. Il Santo Padre non ha poi mancato di soffermarsi sulla delicata questione dei divorziati risposati:
     
    "Soffriamo tutti di questo problema, perchè tutti abbiamo vicino a noi persone in queste situazioni e sappiamo che per loro è un dolore e una sofferenza, perché vogliono stare in piena comunione con la Chiesa. Questo vincolo del matrimonio precedente è un vincolo che riduce la loro partecipazione alla vita della Chiesa".

     
    Cosa fare dunque, si chiede Papa Benedetto. Certo, riconosce, non esiste una “ricetta semplice” che possa risolvere questo “problema doloroso”. La risposta è allora nell’amore. Un amore del prossimo che aiuti queste persone in difficoltà, a “superare questa crisi” ad “imparare una fedeltà sofferta e matura”:

    "Penso che solo questo amore sentito della Chiesa, che si realizza in un accompagnamento molteplice, possa aiutare queste persone a riconoscersi amate da Cristo, membri della Chiesa anche se in una situazione difficile, e così vivere la fede".

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Asia.

    Servizio estero - Iraq: per il presidente USA Bush i progressi sono ancora insufficienti.

    Servizio culturale - Un articolo di Paolo Miccoli dal titolo “L’Uomo sorpresa inesauribile”: un’utile rilettura dell’opera di Ernst Cassirer.

    Servizio italiano - In rilievo un articolo dal titolo “Le accuse di Caruso feriscono la democrazia”: definiti “assassini” Marco Biagi e Tiziano Treu.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Emergenza acqua potabile in Asia per le alluvioni

    ◊   In Vietnam, sono almeno 65 i morti e 270mila le persone prive di acqua e cibo a causa delle piogge torrenziali degli ultimi giorni. Vittime anche in Pakistan: a Karachi, almeno 11 persone sono morte colpite dalle piogge torrenziali. Continua, intanto, nell’Asia meridionale, l’emergenza alluvioni, dopo circa 3 mesi di piogge monsoniche. India, Bangladesh e Nepal le regioni più colpite, oltre 2mila le vittime e almeno 30 milioni gli sfollati. Ma quali sono, attualmente, le emergenze più importanti? Isabella Piro lo ha chiesto ad Alice Grecchi, responsabile comunicazione dell’ONG Action Aid, che opera anche in Asia:


    R. – Chiaramente le aree più colpite riguardano i villaggi e i distretti di persone che vivono a stretto contatto con i corsi d’acqua. Per fare un esempio, in Bangladesh sono stati colpiti 64 distretti e in 41 di questi le persone hanno dovuto abbandonare le case. L’emergenza più grave, al momento, è quella dell’acqua potabile. Sicuramente la grossa conseguenza che hanno le alluvioni sulla popolazione è un incremento di malattie legate alla contaminazione dell’acqua, quindi, le malattie ad essa connessa, come il colera, la dissenteria, l’epatite...

     
    D. – Si prevedono altre piogge, nei prossimi giorni?

     
    R. – La stagione dei monsoni non è finita, anzi. Quindi, c’è da aspettarsi nuove piogge nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Queste piogge riguarderanno non solo il Bangladesh, ma tutta l’area colpita: dall’India, al Pakistan, al Nepal. In Nepal, per esempio, la problematica attuale è anche rappresentata dalle frane, che sono state provocate dalle piogge torrenziali.

     
    D. – Le fasce più deboli della popolazione, ad esempio i bambini, come stanno vivendo l’emergenza?

     
    R. – I bambini, insieme alle donne e agli anziani, sono le persone più vulnerabili. Da sempre, in qualsiasi emergenza, sono più soggetti a malattie. Le strutture scolastiche chiudono. Dall’emergenza ne consegue tutta una serie di effetti e situazioni che, comunque, tendono a minare lo sviluppo dei minori.

     
    D. – Come si può intervenire per prevenire simili catastrofi?

     
    R. – Il lavoro di prevenzione è fondamentale, ma deve essere fatto nell’ottica di mettere al centro di tutto il processo le persone e i poveri che sono colpiti da queste emergenze. Quindi, non una prevenzione asettica e fatta senza il coinvolgimento delle comunità. Consideriamo anche che le popolazioni del posto hanno un grosso sapere acquisito, che va dalle tradizioni che si hanno da decenni. Quindi, è anche su quelle che bisogna lavorare e sfruttare le capacità che la popolazione ha e fare formazione sui giovani, perché essi imparino a sapere prevenire dove possibile. Saper gestire le fasi di emergenza permette anche di ridurre gli effetti. La modalità, per esempio, di lavoro di Action Aid prevede personale locale. Quindi, al momento attuale, noi abbiamo i colleghi rappresentanti di vari Paesi, fra cui soprattutto quelli delle aree colpite che stanno lavorando a stretto contatto con le comunità, in termini di fornitura di materie prime: cibo, tende, un alloggio. Il rischio di un aiuto sterile produce poi popolazioni che non sono più autonome.

     
    D. – La comunità internazionale come può portare il proprio aiuto alle zone disastrate?

     
    R. – Quello che serve è una risposta immediata ed unanime di fronte a questa emergenza. Non ci sono emergenze di ‘serie a’ e di ‘serie b’, ma ci sono emergenze che vanno affrontate. Proprio perché quello che va poi ad essere tutelato è appunto il diritto di queste persone ad un recupero e ad un ritorno alla situazione pre-emergenza.

    inizio pagina

    La crisi dei mutui negli USA preoccupa l'Europa

    ◊   Anche oggi pesanti perdite in Borsa soprattutto per i titoli finanziari e assicurativi. La Banca Centrale Europea in mattinata ha immesso altra liquidità per tentare di tranquillizzare i mercati. Tutto è nato dalla crisi negli USA dei cosiddetti mutui subprime, ovvero quei prestiti concessi alla clientela che non ha adeguate garanzie. Sono molte le banche in difficoltà negli Stati Uniti e il timore è che queste turbolenze finanziarie possano avere riflessi anche in Europa, scatenando vendite immotivate e ripercussioni sulle valute. Alessandro Guarasci ha intervistato l’economista Maria Rosa Borroni, docente di economia dei mercati mobiliari all’Università Cattolica di Milano:


    R. – Dipende ovviamente dal comportamento degli investitori, nel senso che in Europa, per il momento non ci sono fenomeni strutturali da poter generare una crisi generalizzata. Certo è che se gli investitori si fanno prendere dal panico, è ovvio che le conseguenze anche sull’Europa potrebbero diventare abbastanza importanti.

     
    D. – Al momento, dunque, questa sembra essere solo una bufera estiva?

     
    R. – Diciamo di sì, anche se ci sono delle cause strutturali: molti fondi nel tentativo di generare maggiore redditività, che è poi quella che chiedono gli investitori, sono andati ad acquistare e ad inserire nel loro portafogli delle attività – anche un po’ rischiose – che derivano dalle operazione cartolarizzazione dei mutui e in particolare dei mutui ad alto rischio, ad elevato rischio come sono quelli che sono attualmente in crisi negli Stati Uniti.

     
    D. – Tutta questa vicenda, secondo lei, potrebbe avere qualche effetto anche sull’economia reale e, quindi, influire anche sull’aumento del PIL?

     
    R. – No, credo che non dovrebbero esserci effetti. L’economia per il momento è buona, è solida e quindi magari qualche frazione di punto di percentuale potrebbe – diciamo – ballare, ma non credo che questo possa avere grosse conseguenze.

     
    D. – Professoressa, la gente quando parla di mutui e quando sente parlare di mutui pensa anche alla propria rata mensile che dovrà pagare: secondo lei ci sono rischi per chi ha acquistato una casa?

     
    R. – No. I rischi per chi ha acquistato la casa - parliamo ovviamente di un debitore italiano - possono eventualmente derivare soltanto dal rialzo dei tassi di interesse che viene deciso dalla Banca Centrale Europea, cosa che sembra tra l’altro essere intenzionata a fare. E’ anche vero che molte persone – soprattutto negli ultimi tempi – hanno assunto mutui a tasso fisso e, quindi, tutte queste persone sono al riparo da ogni rialzo. Lo sono ovviamente molto meno quelle persone che hanno dei mutui a tasso variabile. La decisione di rialzo dei tassi da parte della Banca Centrale Europea non avrà nulla a che vedere con la crisi dei mutui subprime degli Stati Uniti, ma sarà legata unicamente ai timori di una ripresa dell’inflazione. Solo quello.

    inizio pagina

    Un anno fa l'uccisione, a Gerusalemme, del volontario italiano Angelo Frammartino

    ◊   Gerusalemme, 10 agosto 2006: Angelo Frammartino, giovane volontario originario di Monterotondo, viene accoltellato. Era andato in Medio Oriente a portare aiuto ai bambini palestinesi e per promuovere la pace. Oggi, la sua famiglia è proprio a Gerusalemme, per incontrare i bimbi che Angelo ha aiutato. Per non dimenticare il sacrificio di chi è morto in nome della giustizia e della solidarietà, a distanza di un anno, è nata la Fondazione onlus ‘Angelo Frammartino’. La Fondazione è stata presentata nei giorni scorsi in Campidoglio. Ce ne parla Isabella Piro.


    E’ morto accoltellato a soli 24 anni, Angelo Frammartino. Era il 10 agosto 2006: il giovane era arrivato a Gerusalemme da pochi giorni come volontario presso un campo estivo per bambini palestinesi. Ad ucciderlo, un assassino altrettanto giovane, seguace della Jihad islamica, che credeva, in realtà, di aver colpito un ebreo. Una fatalità troppo tragica da dimenticare. Proprio per ricordare Angelo, è nata la Fondazione a lui intitolata: tra gli obiettivi primari, progetti scolastici e borse di studio destinate a ragazzi italiani e palestinesi, con uno scopo preciso, come ci spiega Antonino Lupi, presidente della Fondazione:

     
    R. – Far rivivere attraverso le attività della Fondazione le idee di Paolo, e quindi le idee di pace, di impegno civile e di solidarietà. Un lavoro centrato sui giovani con un aspetto anche educativo. Ci sono poi anche iniziative di cooperazione internazionale.

     
    “Non provo rancore verso chi ha ucciso mio figlio”, disse un anno fa Michelangelo Frammartino, papà di Angelo. Ed oggi lo ripete ancora, ricordando gli insegnamenti del ragazzo:

     
    R. – Angelo, lo scorso anno proprio in questo periodo, si preparava per andare a Gerusalemme. Era pieno di entusiasmo, sapeva quale fosse il pericolo. Io ho cercato di dire “è troppo pericoloso”, ma lui mi ha detto: “Papà, una volta che cerchiamo di aiutare chi ha bisogno, alla prima difficoltà ci tiriamo indietro e rinunciamo”. Aveva ragione. Angelo voleva soprattutto il dialogo, voleva la pace, voleva un non violenza. Rispettava il diverso, rispettava gli altri in modo che ci fosse la possibilità di incontrarsi e di superare i problemi. E’ un grande insegnamento, un grande insegnamento che mi ha dato il mio ragazzo. Sono orgoglioso di lui.

     
    “Anche quando la disperazione prende il sopravvento – ha detto il presidente del Senato italiano, Franco Marini, in un telegramma inviato alla Fondazione –dobbiamo credere che esiste un’altra via, coraggiosa e disarmata, di reagire alla violenza non con odio e vendetta, ma cercando sempre il dialogo e la riconciliazione”.

    inizio pagina

    La Chiesa ricorda San Lorenzo martire

    ◊   Vissuto nel III secolo, San Lorenzo, di cui oggi ricorre la memoria liturgica, è indicato dai Padri della Chiesa come esemplare diacono. Lo zelo da lui riservato al servizio della comunità cristiana lo ha infatti indotto a donarsi totalmente per amore dei fratelli accettando il martirio. Il servizio di Tiziana Campisi:


    “Era ministro del sangue di Cristo e … per il nome di Cristo, versò il suo sangue… Amò Cristo nella sua vita, lo imitò nella sua morte”: così descriveva in una omelia il vescovo di Ippona – Sant’Agostino – il giovane diacono che, secondo la tradizione, venne condannato alla graticola al tempo di Valeriano. Correva l’anno 258 quando l’imperatore decretò restrizioni per i cristiani e, convinto che la Chiesa possedesse molte ricchezze, fece arrestare Lorenzo, che come diacono ne amministrava le donazioni. Gli fu chiesto di consegnare i beni della comunità cristiana e per tutta risposta lui presentò al prefetto dell’Urbe malati, storpi ed emarginati. “Ecco, i tesori della Chiesa sono questi”, disse.

     
    Sono diversi i Padri della Chiesa che su San Lorenzo hanno pronunciato toccanti sermoni; tra le fonti più ricche Sant’Ambrogio, che nel “De Officiis” racconta nei dettagli la storia del diacono e di lui scrive: “Illuminò il mondo con la luce da cui fu egli stesso avvolto e riscaldò d’amore i cuori dei fedeli con le fiamme fra cui consumò il suo martirio”. E ancora Sant’Agostino, riferendosi alle parole pronunciate da Lorenzo davanti al prefetto di Roma, spiega: “Le necessità dei bisognosi sono le grandi ricchezze dei cristiani, se riusciamo a comprendere dove dobbiamo mettere in serbo quanto possediamo. I poveri sono davanti a noi; se avremo messo in serbo là, non avremo perdite. Non abbiamo il timore che altri rubi: infatti, a conservare è colui che ha dato, né possiamo trovare custode migliore, né chi sia più fedele alla promessa. Perciò, intenti a riflettere su questo, decidiamoci senz’altro per l’imitazione dei martiri, se vogliamo trarre vantaggio dalle solennità che celebriamo”.

     
    Alla venerazione del diacono la tradizione ha legato le pioggia di stelle della notte del 10 agosto, “i fuochi di San Lorenzo”. Le scie luminose provocate del passaggio degli asteroidi della costellazione di Perseo nell’orbita terrestre e visibili nel giorno in cui Lorenzo subì il martirio, vengono viste come le scintille della graticola sulla quale il diacono sarebbe stato arso o le lacrime da lui versate prima della morte. Insomma, guardando le stelle, stanotte San Lorenzo ricorda, a quanti credono in Cristo, che solo se muore, una volta caduto sulla terra, il chicco di grano produce molto frutto.

     
    Nota come la notte delle stelle cadenti, quella di San Lorenzo non è più la notte in cui è possibile osservare meglio le scie luminose lasciate nell’atmosfera della Terra dagli asteroidi. Gli astronomi, spiegano infatti, che a causa di alcuni fenomeni celesti, la pioggia di stelle è visibile soprattutto la notte fra il 12 e il 13 agosto. Al microfono di Eliana Astorri, Franco Gabici, direttore del Planetario di Ravenna, spiega in che cosa consista esattamente il fenomeno delle stelle cadenti:

     
    R. – In questo periodo, la Terra sta attraversando l’orbita di una cometa. Anche in novembre, però, ci sono degli attraversamenti che danno origine a spettacoli molto belli di stelle cadenti. Il fenomeno delle stelle cadenti è un fenomeno che si verifica tutte le volte che la Terra attraversa l’orbita di una cometa. Siccome queste orbite sono ricche di gas e di polveri, che poi erano i costituenti delle code delle comete, tutti questi materiali entrano dentro la nostra atmosfera e noi vediamo in cielo queste scie luminose, di fronte alle quali esprimiamo desideri. Questo non è molto scientifico, però è molto suggestivo e molto poetico.

     
    D. – Non sono stelle, allora...

     
    R. – Assolutamente, anzi, sono oggetti piccolissimi e quando dico piccolissimi, intendo dire dell’ordine del milligrammo. Quindi, polvere, particelle di gas. Immaginate piccoli granelli di sabbia, che, però, entrano dentro l’atmosfera a grande velocità generando, nell’impatto, tutta una serie di fenomeni, fra i quali c’è anche questo aspetto luminoso, di cui noi vediamo in cielo le tracce. Tanta gente chiede: “Ma queste stelle cadenti dove vanno a finire?” Vengono consumate letteralmente nell’alta atmosfera, per cui a terra non arriva nulla, perché sono oggetti talmente piccoli che vengono tutti bruciati e consumati ad un’altezza stimabile intorno ai 100 km. E’ un po’ come quando noi sfreghiamo un fiammifero e il fiammifero si accende. Qualcosa del genere succede per queste piccole particelle che entrano dentro all’atmosfera con una velocità pari ai 200 km all’ora. Quindi, sono abbastanza veloci. Questo induce il fenomeno della luminosità.

     
    D. – Ma quante tonnellate di polvere di meteoriti cadono ogni anno?

     
    R. – E’ un numero molto, molto rilevante. Sono centinaia e centinaia le tonnellate di polvere invisibile e impalpabile che pure si deposita sulla superficie terrestre.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Missionario verbita ucciso durante una rapina a Sydney

    ◊   Un sacerdote cattolico è stato ucciso ieri a Sydney, in Australia. Padre Ho Tran – riferisce il quotidiano Avvenire – è stato assassinato alle prime luci dell’alba nella residenza dei Missionari del Verbo Divino, situata nel quartiere di Marsfield. Le circostanze del delitto fanno pensare a una rapina. Padre Tran, 55 anni, è stato assalito da uno sconosciuto penetrato di notte nell’edificio, dove vivono 18 tra sacerdoti e religiosi. Erano le 4.30 di mattina, quando alcuni rumori in cucina hanno richiamato l’attenzione del sacerdote: colto di sorpresa, il malvivente ha colpito padre Tran alla gola con un coltello; inutile la corsa al Royal North Hospital, dove è spirato poco dopo il ricovero. Da un anno, padre Tran era il direttore della residenza dei Missionari del Verbo Divino. “Era molto gentile, l’ultima persona che ci si sarebbe aspettata coinvolta in episodi di questo tipo”, ha commentato un confratello. Un deputato locale, intanto, ha chiesto una maggiore presenza della polizia nella zona dove è successo il fatto. (R.M.)

    inizio pagina

    Pakistan: un cristiano si licenzia per maltrattamenti sul posto di lavoro e viene ucciso

    ◊   In Pakistan, sono due gli arresti effettuati dalla polizia in merito all’omicidio di un cristiano, avvenuto lo scorso 30 luglio a Rani Ke Minar, nel Punjab. Entrambi i detenuti sono musulmani. Lo riferisce ad AsiaNews Aneeka Maria, legale della famiglia della vittima. “Sadiq Masih, 45 anni, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco da alcuni possidenti terrieri della zona – racconta l’avvocato – l’autopsia condotta sul suo corpo lo conferma”. Aneeka Maria lavora per il Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement di Lahore (CLAAS); il giorno dopo l’assassinio si è recata al villaggio, dove Masih e la sua famiglia hanno lavorato per 10 anni sotto un padrone che li maltrattava a causa della loro fede. Così, un anno fa, hanno deciso di licenziarsi; ma le angherie sono continuate e il proprietario terriero, di nome Chaudhri, ha trascinato ingiustamente i due figli di Masih in un caso di omicidio, architettato dagli stessi signorotti locali. Al momento, i due ragazzi sono ancora in prigione. Al fermo rifiuto di Masih di tornare a lavorare le terre, la famiglia Chaudhri ha risposto con minacce di morte, che il cristiano non ha mai preso sul serio. Ma il 30 luglio scorso nel tardo pomeriggio, i Chaudhri si sono recati a casa sua e hanno aperto il fuoco contro di lui. Nell’aggressione è rimasto ferito gravemente anche il figlio maggiore di Sadiq Masih, ricoverato ora all’ospedale Mayo di Lahore in condizioni critiche. La vita del ragazzo, però, è ancora in pericolo: i Chaudhri vogliono ucciderlo, perché ha sporto denuncia contro di loro ed è il testimone dell’assassinio del padre. Ma nel mirino di questi crudeli proprietari vi è tutto il villaggio: i Chaudhri hanno minacciato di uccidere tutti coloro che aiuteranno la famiglia Masih a organizzare il funerale. Il CLAAS ha così provveduto in questi ultimi giorni a garantire la sicurezza degli abitanti di Rani Ke Minar. (R.M.)

    inizio pagina

    “L’economia deve avere un volto umano”: messaggio del presidente dei vescovi del Perù, mons. Cabrejos Vidarte, per i 186 anni della Repubblica

    ◊   “Siamo discepoli e cittadini”: così si intitola il messaggio del presidente della Conferenza episcopale del Perú, mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo, indirizzato alla nazione, in occasione delle recenti celebrazioni per i 186 anni della nascita della Repubblica e in preparazione del bicentenario. “Certamente - scrive il presule, a nome dell'episcopato locale - il progresso economico di un Paese non comporta necessariamente un progresso sociale. Dal fatto che la macroeconomia cresce, non si evince che migliori la situazione economica di tutti i peruviani (…). Un’economia che non mette al centro la persona – precisa – non raggiunge la popolazione e, perciò, è ora di ribadire: l'economia deve avere un volto umano”. Mons. Cabrejos Vidarte ricorda “che tutti siamo chiamati ad agire sia come discepoli sia come cittadini e, dunque, siamo chiamati a riflettere seriamente sulla nostra società”, per prendere coscienza del fatto che “lo sviluppo di un Paese non può essere misurato soltanto con quadri statistici, soprattutto quando esistono realtà come la fame e la frustrazione”. “Il vero sviluppo di un Paese – afferma il presule – si raggiunge quando cresce la sua gente e le sue regioni; insomma, quando tutti beneficiano della crescita materiale e spirituale. E’ risaputo – continua l’arcivescovo di Trujillo – che il più grande tesoro di una nazione è la sua risorsa umana e il suo sviluppo spirituale, poiché, come ha detto Benedetto XVI ad Aparecida, in una società ‘dove Dio è assente - Dio dal volto umano di Gesù Cristo - questi valori non si mostrano con tutta la loro forza, né si produce un consenso su di essi’”. E conclude: “Per noi, l'investimento migliore è rappresentato dalle madri in gravidanza, ma anche dai neonati, dall'infanzia e dalla gioventù (...), insomma, dalla famiglia, vero patrimonio dell'umanità, perché il nucleo familiare è decisivo per tutte le dimensioni della vita, per lo sviluppo integrale delle risorse umane della nazione". (L.B.)

    inizio pagina

    L’arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Bergoglio, lancia un appello per il lavoro in Argentina

    ◊   Un deciso appello per il lavoro in Argentina è stato lanciato ieri, davanti a migliaia di fedeli, dal cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, in occasione delle celebrazioni per la festa popolare di San Cayetano, nella cattedrale della città. Prendendo come riferimento la figura del Santo, patrono del pane, del lavoro e dell’equità il porporato ha sottolineato che “il lavoro è ciò che consolida l’unione familiare e la pace sociale”, “contro ogni schiavitù e ogni clientelismo”. (R.M.)

    inizio pagina

    India: distrutta da fondamentalisti indù una casa parrocchiale cattolica nello Stato del Rajasthan

    ◊   A Chavand, nello Stato indiano del Rajasthan, una casa parrocchiale cattolica è stata assaltata e distrutta negli scorsi giorni da circa 200 membri di gruppi fondamentalisti indù. Il parroco, padre Paul Minama, era assente per il ritiro mensile del clero della diocesi di Udaipur. Gli esponenti integralisti avevano già intimato al sacerdote di lasciare il loro territorio. L’agenzia stampa dei vescovi indiani, ripresa da Avvenire, spiega che “l’avversione verso la Chiesa cattolica in questa zona è molto forte”, dato il suo impegno in favore della casta degli “intoccabili”. A Shimoga, nell’India meridionale, lunedì scorso circa sei mila tra preti, suore e laici sono scesi in strada, sotto il patrocinio della “All Christian Association”, per protestare contro gli attacchi dei fondamentalisti indù e consegnare un memorandum al commissario distrettuale. I cristiani hanno condannato, in particolare, le violenze del gruppo induista Bajarang Dal e i ripetuti assalti degli integralisti indù al Catholic Junior College della città. Alle minacce degli integralisti al direttore della scuola affinché cancelli dal calendario ufficiale un’immagine del Sacro Cuore, il vescovo di Shimoga, mons. Gerald Isaac Lobo, ha risposto ricordando “la promozione dell’educazione fatta dalla Chiesa durante gli ultimi 100 anni, durante i quali nessuno è stato convertito con l’inganno o la frode al Cristianesimo”. (V.F.)

    inizio pagina

    L'Africa orientale entro 20 anni avrà un’enorme “sete di petrolio”

    ◊   La richiesta di petrolio per l'Africa orientale potrebbe aumentare del 600% entro il 2030: lo sostiene uno studio sulla pianificazione energetica di lungo periodo condotto dall'Istituto del Kenya per le politiche pubbliche e la ricerca (KIPPRA). Secondo il rapporto, citato dall’agenzia MISNA, la domanda di greggio nella regione orientale del continente passerà, entro 20 anni, dagli attuali due milioni di metri cubi a 14. Il Kenya, in particolare, con una crescita economica annua pari al 6.4%, è lo Stato africano che registra la domanda più alta in termini di risorse petrolifere. Finanziata dalla Kenya pipeline corporation (KPC) e presentata a Nairobi in ambienti finanziari, la ricerca sottolinea l'importanza di adottare strategie di sostegno e di regolamentazione, per fronteggiare l'incremento del prezzo del petrolio ed eseguire valutazioni di impatto ambientale. Il rapporto aggiunge che l'instabilità del mercato petrolifero è anche causa di gravi oscillazioni di tutti i prezzi nelle economie petrolio-dipendenti dei Paesi dell'Africa orientale. (R.M.)

    inizio pagina

    Incendi in Sudafrica e Swaziland: almeno 28 i morti

    ◊   È di almeno 28 morti il bilancio provvisorio degli incendi che dalla fine di luglio si stanno propagando nelle foreste del Sudafrica e dello Swaziland. Sono 26 le vittime accertate in Sudafrica, secondo un comunicato delle autorità locali, che spiega come le regioni più colpite siano Kwazulu Natal, la provincia di Mpumalanga, Free State, Eastern Cape, Limpopo e Gauteng, che include Johannesburg e Pretoria. “Si tratta dei peggiori incendi mai avvenuti nella storia del nostro Paese”, si legge nel comunicato, ripreso dall’agenzia MISNA, mentre un documento del governo della provincia di Kwazulu Natal spiega che migliaia di animali, tra maiali, capre, mucche e pecore, sono stati bruciati vivi dalle fiamme o hanno dovuto essere abbattuti. Circa 70 mila ettari di piantagioni e oltre 200 mila ettari di pascoli sarebbero stati danneggiati dalle fiamme in entrambi i Paesi. Nel vicino Swaziland, che ha registrato due vittime, l’80% di una fitta foresta di pini è stata divorata dal fuoco, che un lungo periodo di siccità e forti venti hanno contribuito a diffondere. Secondo fonti locali, tuttavia, l’abitudine dei cittadini dello Swaziland (circa un milione di persone) di bruciare le sterpaglie per preparare i terreni alla semina invernale contribuisce ad aumentare i rischi di incendi. (R.M.)

    inizio pagina

    Spazio: scoperto il più grande pianeta dell’universo

    ◊   A 1.400 anni luce nella costellazione di Ercole, si trova un gigante gassoso grande 20 volte la Terra, che secondo gli astronomi è in assoluto il più esteso pianeta dell'universo. Come riferisce l’agenzia AGI, TrEs-4, questo il suo nome provvisorio, ha un diametro pari a 1,7 volte quello di Giove, il corpo celeste più grande del nostro sistema solare. Composto prevalentemente di idrogeno, ha una temperatura superficiale di 2.300 gradi. La scoperta è frutto di una collaborazione internazionale dell’osservatorio Lowell, del Monte Palomar e del telescopio spagnolo delle Canarie. (R.M.)

    inizio pagina

    Latino e greco nei corsi estivi dell’Università Pontificia Salesiana di Roma

    ◊   L’Università Pontificia Salesiana di Roma ha aperto due nuovi corsi estivi: uno di latino e greco e uno di lingua italiana per stranieri. I corsi – riferisce il quotidiano Avvenire – dureranno un mese: da lunedì 20 agosto a venerdì 21 settembre. Le lezioni saranno tenute da docenti della facoltà di Lettere cristiane e classiche. Al termine dei corsi, sarà rilasciato un attestato di frequenza e di valutazione del test di profitto. Per informazioni su orari e svolgimento, è consultabile il sito internet www.unisal.it. (R.M.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Imponente operazione dell’esercito filippino contro i ribelli islamici: almeno 58 i morti - Disordini post elettorali a Timor Est, in migliaia in fuga dalle violenze

    ◊   Nelle Filippine, è pesante il bilancio della più violenta offensiva degli ultimi tre anni condotta dall’esercito contro miliziani islamici del gruppo Abu Sayyaf, legato ad Al Qaeda. A causa dei combattimenti, avvenuti nelle ultime ore sull’isola meridionale di Jolo, sono morte almeno 58 persone, tra cui 26 soldati filippini. Il nostro servizio:


    La battaglia fra esercito e fondamentalisti islamici è divampata ieri mattina in seguito ad un’imboscata tesa dai guerriglieri contro un camion carico di soldati. All’agguato hanno fatto seguito incursioni dell’esercito e furiosi scontri a fuoco. Sono rimasti coinvolti anche diversi miliziani del Fronte islamico di liberazione Moro, che aveva firmato un accordo di pace nel 1996 con il governo filippino. Più di 4 mila civili hanno lasciato le loro case per sfuggire ai combattimenti e, nella notte, diversi elicotteri hanno bombardato presunte postazioni dei ribelli. Oggi, la situazione sembra essersi normalizzata, anche perché l’esercito ha annunciato di aver sospeso le operazioni militari per rispettare le preghiere del venerdì, giorno di festa per i musulmani. Le zone meridionali delle Filippine, abitate in prevalenza da musulmani, sono teatro di un conflitto armato indipendentista che, dal 1970, ha causato almeno 150 mila morti.

    - Continuano i disordini e le violenze a Timor Est, la piccola repubblica asiatica indipendente dal 2002, dopo la nomina a premier di Xanana Gusmao, il principale leader del processo di emancipazione dall’Indonesia. A contestare il nuovo esecutivo è il maggiore partito del passato governo, il Fretilin, che ha dato il via a scontri e incidenti post-elettorali. Nella capitale Dili è tornata la calma, grazie alla forte presenza delle forze di sicurezza internazionali a guida ONU, ma in altre provincie sarebbero migliaia le persone costrette alla fuga. Sui motivi di questi disordini Stefano Leszczynski ha intervistato Riccardo Noury, portavoce di "Amnesty International" in Italia:


    R. – Le ragioni sono molteplici. Intanto, c’è una baruffa di tipo elettorale, ovvero post-elettorale. Fretlin, un movimento che ha condotto alla liberazione di Timor Est, ha vinto le elezioni, ma Gusmao, che è arrivato secondo con il suo partito, ha formato una coalizione con altri partiti abbastanza eterogenea e questa avrebbe i numeri per fare il governo. Da qui la sua nomina. Fretlin rischia di scatenare uno scontro di casta. Ha denunciato la nomina di Gusmao come non conforme alla costituzione e quindi le notizie di queste ore sono proprie di una crisi di natura istituzionale.

    D. – Colpisce che su una popolazione di un milione di abitanti il tasso di disoccupazione arrivi quasi al 50 per cento. Quindi, sicuramente, dietro ai motivi politici ci sono dei motivi sociali molto pesanti...

     
    R. – Il fatto che la disoccupazione sia, così alta spinge molti giovani a finire nelle bande criminali, rende facile identificare "eroi di piazza" come il leader ribelle dei militari, che ha messo insieme una banda di 600 militari circa, che si sono rivoltati contro l’esercito. E poi aggiungo a questo che come in tanti altri casi un presente che non fa i conti con il passato, con almeno 102 mila timoresi morti nel periodo dell’occupazione indonesiana dal ’74 al ’99, è’ un Paese che non fa i conti con questa storia, che non fa giustizia, che non va in cerca della verità. E’ un Paese che viene lasciato a gestire da solo - e questo è il rimprovero che Amnesty fa alla comunità internazionale - un periodo post conflitto che in tutti i casi è stato riscontrato come drammatico.

    - Nuovo attacco alla forza NATO in Afghanistan. Il comando dell’Alleanza Atlantica ha reso nota la morte di un militare ed il ferimento di un altro in un agguato al loro convoglio, avvenuto nel sud del Paese. Dieci i talebani uccisi in aspri combattimenti con le forze della coalizione afgana nella provincia di Helmand, dopo un’imboscata dei ribelli. Ci sarebbero anche numerosi miliziani feriti.

    - Sono almeno 6 i morti in Iraq dopo l’esplosione di un’autobomba nelle vicinanze di un mercato di Kirkuk, nel nord del Paese. Solo il mese scorso, un attacco kamikaze provocò la morte di 85 persone.

    - In Israele: un conflitto a fuoco all’interno della Città Vecchia di Gerusalemme ha provocato la morte di un palestinese che stava tentando di disarmare un agente di sicurezza. Nella colluttazione, l’uomo è stato colpito. Almeno 10 le persone rimaste ferite. Israele ha elevato lo stato d’allerta. Intanto, almeno cinque colpi di mortaio sono stati sparati da miliziani palestinesi in direzione del posto di confine israeliano di Erez, nel nord della Striscia di Gaza.

    - Tragedia in Polinesia: un aereo della compagnia Air Moorea diretto a Tahiti è precipitato poco dopo il decollo da Papeete, nella Polinesia francese. Finora sono stati recuperati 17 corpi senza vita. Scarse le speranze di trovare superstiti tra le altre 4 persone che erano a bordo. Tra le vittime, anche due funzionari della Commissione europea.

    - Gli ispettori dell’Agenzia dell’ONU per l’energia atomica (AIEA), hanno confermato che ci vorranno mesi prima di riavviare la centrale nucleare giapponese di Kashiwazaki-Kariwa, colpita dal forte terremoto dello scorso 16 luglio.

    - Altri tre corpi, tra cui quelli di un bambino e di una donna incinta, sono stati trovati tra le macerie del ponte sul Mississippi crollato il primo agosto scorso a Minneapolis. Sale così a 8 il numero delle vittime della tragedia, secondo quanto riferito da fonti mediche e da quotidiani locali. Altre 5 persone risultano ancora disperse. Sono in corso indagini per capire cosa abbia determinato il cedimento della struttura.

    - Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, si appresta oggi ad incontrare in Bolivia i capi di Stato argentino, Nestor Kirchner, e boliviano, Evo Morales. Al termine dell’incontro si prevedono importanti intese. Il servizio di Maurizio Salvi:


    Al centro dei colloqui, la firma di accordi per quasi un miliardo di euro, imperniati attorno a petrolio e gas, di cui soprattutto Venezuela e Bolivia sono importanti produttori. E’ ormai evidente che, facendo uso delle enormi risorse finanziarie di cui dispone e visto l’alto prezzo del petrolio, Chavez ha potuto ergersi in questi ultimi anni come forte leader regionale, capace di mobilitare la diplomazia del continente attorno ai suoi progetti, ed in particolare intorno al più ambizioso: l’alternativa bolivariana per le Americhe. Esempio di ciò, la promessa fatta nella tappa di Montevideo di fornire petrolio all’Uruguay, addirittura per i prossimi 100 anni. Su un versante diverso, si muove invece il presidente brasiliano Lula, che pure è stato impegnato in questi giorni in un tour del Centroamerica che ha avuto indirettamente una funzione di contenimento dell’esuberanza di Chavez, ma che si proponeva l’obiettivo dell’espansione dei carburanti alternativi come l’etanolo, di cui Brasilia è produttore leader mondiale. (Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana)

    - Nell’audizione svoltasi oggi a Sofia, le cinque infermiere bulgare ed il medico palestinese accusati dalle autorità libiche di aver contagiato con l’AIDS centinaia di bambini, hanno raccontato di aver subito torture da parte della polizia durante gli interrogatori. Nel rendere le loro testimonianze, i sei avevano così ammesso di aver volontariamente inoculato la malattia a 426 bambini dell’ospedale di Bengasi. Durante il processo, tutti avevano però ritrattato. Erano stati condannati alla pena di morte poi trasformata in ergastolo e dopo l’estradizione, avuta anche grazie alla mediazione della Francia, hanno ottenuto la grazia.

    - Al via oggi a New York, sotto l’egida dell’ONU, una nuova tranche di negoziati sul futuro del Sahara occidentale, tra rappresentanti del Marocco e del Movimento indipendentista Fronte Polisario, che rappresenta il popolo sahraoui. Il Sahara occidentale, ex colonia spagnola, fu annessa da Rabat nel 1975. Il Polisario da allora reclama l’indipendenza del territorio, che dovrebbe decidersi con un referendum, più volte rimandato nel tempo. Ma quali possibilità ci sono per i colloqui di New York? Risponde Christian Elia, esperto di Medio Oriente e Nord Africa del sito Peacereporter, intervistato da Giada Aquilino:


    R. – Le possibilità sono scarse, nella misura in cui comunque tutte e due le delegazioni - sia quella marocchina, sia quella del Fronte Polisario - sono molto rigide sulle rispettive richieste. Da una parte, il Marocco, con la certezza di non muovere un passo dall’offerta al Sahara occidentale di uno status di autonomia, all’interno comunque della monarchia marocchina. Dall’altra, il Fronte Polisario, che continua a puntare al referendum per stabilire se la popolazione della regione vuole l’indipendenza oppure lo status di autonomia. Credo che questo round di colloqui, come è già successo per quelli del 18 e 19 giugno scorso, sarà interlocutorio, in attesa poi – entro l’anno – di risolvere la questione. Teniamo inoltre presente che la MINURSO, la missione delle Nazioni Unite nel Sahara occidentale, da poco rinnovata, è comunque a rischio perché il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, è stato molto chiaro sui tagli alle spese che attendono le missioni internazionali dell’ONU.

    D. – Ex-colonia spagnola, il Sahara occidentale è stato annesso dal Marocco nel 1975. Quali ragioni hanno spinto Rabat?

     
    R. – In realtà, il Sahara è una regione che ha due caratteristiche principali a livello di risorse naturali. La prima è quella di avere migliaia di chilometri di coste davvero pescose, rispetto a quelle marocchine che invece, molto sfruttate, sono andate un po’ in crisi negli ultimi anni. La seconda è quella delle risorse di fosfati, che comunque continuano a rappresentare un mercato interessante e continuano ad avere un circuito economico piuttosto redditizio.

     
    D. – Qual è la posizione dell’ONU sulla questione?

    R. – L’ONU è sempre stata fortemente determinata a riconoscere il diritto al Sahara occidentale ad essere un Paese libero. Poi, come spesso accade, ad un certo punto, pur di ottenere il cessate-il-fuoco agli inizi degli anni Novanta, è stata riconosciuta la situazione ‘de facto’ che si era venuta a creare e quindi successivamente ha preso quota l’ipotesi del referendum per far decidere alla popolazione il proprio futuro.

     
    - In Sudan, almeno cento persone sono morte in seguito ad alluvioni che hanno colpito il Paese nelle ultime settimane. Lo ha reso noto la Croce Rossa Internazionale e la Mezzaluna Rossa precisando che sono state danneggiate o distrutte più di 600 mila case. Nei giorni scorsi, nel sud Sudan, è stato decretato lo stato di calamità in sei dei dieci Stati della regione.

    - Prosegue l’ondata di rapimenti in Nigeria. Un manager di una compagnia di servizi petroliferi statunitense, Hydrodive, è stato sequestrato, mentre stava recandosi al lavoro a Port Harcourt. Di frequente, nell’area si registrano rapimenti ad opera del MEND, Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger, ma anche da parte della criminalità locale che agisce a scopo di estorsione. Dall'inizio dell'anno, sono circa 100 i lavoratori stranieri che sono stati presi in ostaggio nella regione petrolifera nigeriana.

    - Resi noti i dati ufficiali delle elezioni legislative del 24 giugno e del 5 agosto che si sono svolte in Congo Brazzaville. Il Partito congolese del lavoro del presidente Denis Sassou Nguesso ha ottenuto la maggioranza assoluta all’Assemblea nazionale. La formazione del capo dello Stato insieme alla sua coalizione ha ottenuto 80 seggi su 137 disponibili. Per il partito d’opposizione, guidato da Bernard Koléas, soltanto 12 poltrone.

    - Molte le vittime dei pesanti scontri nel Darfur meridionale tra ribelli e forze governative nelle scorse settimane. I combattimenti sono iniziati il primo agosto a nella città di Adila, dove le truppe sudanesi erano stanziate per proteggere l’unico collegamento ferroviario tra il Darfur e la capitale sudanese Khartoum. Secondo quanto rivelato da un osservatore internazionale all’Associated Press, potrebbero essere oltre 100 i morti tra i soldati sudanesi e i miliziani alleati janjaweed, mentre le vittime tra la coalizione di ribelli sarebbero almeno 10. Ribelli ed osservatori internazionali informano inoltre che le forze aeree sudanesi avrebbero anche bombardato diversi villaggi.

    - Un civile è stato ucciso nella notte a Mogadiscio, in Somalia, dopo violenti scontri scoppiati tra militanti islamici e soldati somali ed etiopici. Si tratta dei combattimenti più duri da quelli dell’aprile scorso che provocarono almeno un centinaio di morti. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Benedetta Capelli)

     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 222

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina