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SOMMARIO del 09/08/2007
“Contrariamente a quanto molti pensano, il Vangelo attrae profondamente i giovani”: così il Papa ai cinquemila giovani spagnoli ricevuti stamani a Castel Gandolfo
◊ La fede in Gesù Cristo chiama alla missione, necessita di uno slancio generoso del cuore e di una testimonianza coraggiosa: è quanto ha detto Benedetto XVI ai circa 5 mila giovani dell’arcidiocesi di Madrid e delle diocesi di Alcalá de Henares e di Getafe impegnati nella “Missione giovane” ricevuti in udienza questa mattina a Castel Gandolfo. Ad accompagnare i giovani il cardinale Antonio María Rouco Varela. Il servizio di Tiziana Campisi:
Hanno raccontato al Papa le loro esperienze, le difficoltà vissute, le gioie sperimentate nella loro missione, nelle strade e nelle piazze delle loro diocesi. Si sono presentati così a Benedetto XVI i giovani spagnoli di Madrid, Alcalá de Henares e Getafe, che con i loro canti hanno vivacizzato l’udienza. Il Santo Padre ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa che ha coinvolto migliaia di ragazzi, per l’entusiasmo da loro manifestato nell’uscire allo scoperto e nell’aver mostrato che, contrariamente, a quanto molti pensano, il Vangelo attrae profondamente i giovani. E’ la scoperta del senso ecclesiale della vita cristiana nella sua pienezza. Il cardinale Antonio María Rouco Varela ha presentato i giovani sottolineando l’impegno da loro profuso nella “Missione giovane” ed anche il silenzioso ed intenso lavoro di rinnovamento portato avanti nella pastorale giovanile.“Tutti si sono mostrati testimoni coraggiosi e generosi di Gesù Cristo” ha detto il porporato dei giovani, quindi ha aggiunto:
"Querido Santo Padre, los jóvenes de Madrid quieren ser entre sus compañeros pregoneros fieles…
… i giovani di Madrid vogliono essere tra i loro coetanei araldi fedeli, vibranti e gioiosi della perenne e sempre attuale confessione di Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.
A Benedetto XVI quattro giovani spagnoli hanno confidato le loro paure e descritto il loro cammino di fede:
"Antes eran muchos los jóvenes cristianos que vivíamos ‘camuflados’…
Prima eravamo molti i giovani cristiani che vivevamo camuffati pensando di essere pochi e rari, troppo ‘fermi’, o vivendo molto intimamente la fede" - ha raccontato Sabina, una giovane della diocesi di Getafe, che ha descritto quanto adesso in tanti, senza vergogna, danno voce a Cristo. Un giovane che ha parlato al Papa delle 230 scuole e dei 35 mila studenti coinvolti nella “Missione giovane” ha evidenziato l’importanza di far conoscere alle nuove generazioni in cerca di risposte il messaggio di Cristo:
"Yo estaba en su misma situación, bebiendo alcohol…
Ero nella stessa situazione, bevevo alcool tutti i fine settimana ero molto combattuto dalla sessualità e cercavo un senso alla mia vita” - ha detto di sé Pedro che dopo aver incontrato Cristo ha deciso di entrare in seminario. Incoraggianti le parole di Benedetto XVI che ha invitato i giovani a perseverare nel cammino intrapreso e a lasciarsi guidare dai loro pastori, collaborando con loro nell’appassionante compito di far arrivare ai loro coetanei la gioia di sapersi amati da Dio, l’unico amore che non tradisce né finisce:
"La fe en Jesucristo, al abrir horizontes de una vita nueva…
La fede in Gesù Cristo, nell’aprire orizzonti di vita nuova, di autentica libertà e di speranza senza limiti – ha detto ancora il Santo Padre – necessita della missione, di uno slancio che nasce da un cuore consegnato a Dio e della testimonianza coraggiosa di Colui che è la Via, la Verità e la Vita”.
Benedetto XVI ha inoltre esortato i giovani a coltivare l’incontro personale con Cristo e a tenerlo sempre al centro del loro cuore:
"Pues así toda vuestra vida se convertirá en misión…
Poiché così – ha proseguito il Papa – tutta la vostra vita si convertirà in missione; lasciando trasparire Cristo che vive in voi”.
Al termine dell’udienza il Santo Padre si è affacciato sulla piazza di Castel Gandolfo per benedire i giovani, quindi ha incontrato una delegazione di 20 rappresentanti tra sacerdoti e ragazzi.
Rinnovate il vostro sì a Gesù Cristo, portando la Buona Novella in ogni angolo del mondo: il messaggio di Benedetto XVI alla Convention dei Cavalieri di Colombo
◊ Continuate a “dedicare le vostre energie e il vostro zelo apostolico per promuovere la missione della Chiesa, dovunque voi siate”: è l’esortazione di Benedetto XVI ai Cavalieri di Colombo, in occasione della 125.ma Convention annuale dell’ordine, in corso a Nashville nel Tennessee. Il messaggio è stato letto ai delegati dal cardinale Tarcisio Bertone, che prende parte all’evento nella sua prima visita negli Stati Uniti da quando è stato nominato segretario di Stato vaticano. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Rinnovate il vostro sì a Gesù Cristo: Benedetto XVI prende spunto dal tema della Convention di Nashville per esortare i Cavalieri di Colombo a rafforzare il messaggio del Vangelo, il suo sì alle “più profonde speranze ed aspirazioni dell’umanità”. Senza Dio, avverte il Papa, “la persona umana è incompleta e non trova pace”. E ricorda, con le parole di Sant’Agostino, che “i nostri cuori non trovano pace fino al momento in cui riposano nel Signore”. Quando conosciamo Dio e lo accogliamo nelle nostre vite, scrive Benedetto XVI, allora “comprendiamo la grandezza della nostra vocazione ad essere figli di Dio”. Il Papa sottolinea che nei suoi 125 anni di storia i Cavalieri di Colombo hanno detto sì all’amore di Cristo e ribadisce l’importanza del ruolo dei laici nella vita della Chiesa.
Ricordando l’esempio del fondatore dei Cavalieri di Colombo, padre Michael McGivney, Benedetto XVI ringrazia l’ordine per aver offerto assistenza ai poveri e ai malati, ma anche per aver testimoniato il valore del matrimonio e della famiglia. Proprio la famiglia, rileva, è una “Chiesa domestica” che con la sua presenza “trasforma la società dall’interno”. Nel messaggio, il Papa rinnova dunque il suo grazie ai Cavalieri di Colombo per il loro contributo alla costruzione del Regno di Dio sulla terra. E conclude rammentando che Madre Teresa di Calcutta insegnava sempre che il tempo dedicato a Dio nella preghiera non solo non toglie nulla al servizio d’amore al prossimo, ma anzi ne è una fonte inesauribile. Di qui l’invito del Papa ad alimentare il proprio impegno missionario con la preghiera.
Intanto, ieri, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, a margine della Convention, ha avuto modo di incontrare i giornalisti in una conferenza stampa a tutto campo. Sulle parole del porporato e la reazione dei partecipanti alla Convention al messaggio del Papa, Emer McCarthy - del nostro programma inglese - ha intervistato Andrew Walther, portavoce dei Cavalieri di Colombo:
R. - The cardinal had a good deal to say…
Il cardinale ha avuto una grande quantità di cose da dire. Ha parlato della sua esperienza con la Chiesa degli Stati Uniti che, ha detto, essere molto viva. Ha parlato dell’esempio di padre McGivney, definito dal cardinale un meraviglioso esempio di carità cristiana e un santo prete cattolico. Ha espresso poi la sua preoccupazione per i cristiani del Medio Oriente e ha parlato di varie altre questioni.
D. – Il tema di questa Convention è “Dire sì a Cristo”, un tema che si trova anche nel messaggio di Papa Benedetto XVI alla Convention. Un altro aspetto è poi quello di essere missionari nel terzo millennio. Cosa pensa che i delegati porteranno a casa da questa conferenza?
R. – The delegates will take away...
I delegati si porteranno la convinzione che i Cavalieri di Colombo sono un’organizzazione che fa veramente la differenza. I nostri membri hanno una lunga storia. Da Padre McGivney in poi hanno detto “sì” a Gesù Cristo. E penso che i delegati di questa Convention in maniera speciale, con il messaggio di Papa Benedetto XVI attraverso il cardinale Bertone, saranno motivati nel continuare a dire ‘sì’ a Cristo qualsiasi cosa facciano. Con il tempo e il denaro donati dai nostri membri caritatevolmente ogni anno, questo ‘sì’ a Cristo diventa uno stile di vita dei nostri membri. Ma penso che la Convention sarà utile anche per motivarli e portarli ad un ulteriore livello, a fargli fare un passo avanti, per dire ‘sì’ a Cristo come non hanno mai fatto prima!
Nota della Sala Stampa vaticana sulla presenza di padre Rydzyk al “baciamano” al termine dell’Angelus di domenica scorsa
◊ Con riferimento alle domande di chiarimento relative al “baciamano” avuto da padre Tadeusz Rydzyk, direttore di Radio Maryja in Polonia, al termine dell'Angelus di domenica scorsa a Castel Gandolfo, la Sala Stampa vaticana rileva con un breve comunicato che “il fatto non implica alcun mutamento nella ben nota posizione della Santa Sede sui rapporti tra Cattolici ed Ebrei”. La presenza di padre Rydzyk tra i pellegrini che hanno partecipato al tradizionale “baciamano” aveva determinato reazioni polemiche da parte di alcune personalità ebraiche, che accusano il sacerdote di avere atteggiamenti antisemiti. Di qui il comunicato della Sala Stampa della Santa Sede.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - Il saluto di Benedetto XVI ai partecipanti alla "Mision joven" di Madrid.
Servizio estero - Georgia-Russia: gli Usa condannano l' "attacco missilistico" compiuto da due aerei russi contro Tbilisi. Il Cremlino nega ogni addebito. L'Unione Europea invita le parti alla "moderazione".
Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "Svelò i meccanismi dello sterminio": ricordo di Raul Hilberg, uno dei più autorevoli studiosi della Shoah.
Una monografica - con i contributi del cardinale Jean-Louis Tauran e di Maria Paola Azzali - dal titolo “La risposta cristiana al problema del male”: si è conclusa a Ponte di Legno la manifestazione "Tonalestate 2007".
Servizio italiano - Sempre in rilievo la situazione nel Centro-Sud con riferimento agli incendi.
La Chiesa celebra la memoria di Santa Teresa Benedetta della Croce - Edith Stein, vergine e martire, compatrona d’Europa
◊ Oggi la Chiesa, come ha ricordato il Papa ieri all’udienza generale, celebra la memoria liturgica di Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, Patrona d’Europa insieme a Santa Brigida e Santa Caterina da Siena. Ebrea tedesca, filosofa, carmelitana, è morta martire nel Campo di concentramento nazista di Auschwitz nell’agosto del 1942: aveva 50 anni. Il servizio di Sergio Centofanti.
“Emerge davanti a noi il volto di Edith Stein, Theresia Benedicta a Cruce: ebrea e tedesca scomparsa, insieme con la sorella, nell'orrore della notte del campo di concentramento tedesco-nazista; come cristiana ed ebrea, ella accettò di morire insieme con il suo popolo e per esso”.
Con queste parole il Papa, il 28 maggio dell’anno scorso durante la sua storica visita nel campo di Auschwitz, ha ricordato Edith Stein. Una donna che cercava con tutta se stessa la verità: a 14 anni abbandona la religione ebraica e diventa agnostica. Ma entra in crisi: un giorno s’imbatte nell’autobiografia di Santa Teresa d’Avila. La legge d’un fiato. Alla fine esclama: “questa è la verità”. E’ il 1921: Edith Stein, a 30 anni, si converte al cattolicesimo: lei, che da filosofa aveva cercato a lungo la verità, scopre che questa non è un’idea o un concetto, ma una persona, Cristo. La sua conversione reca un dolore immenso alla madre. Di lì a poco anche la sorella Rosa la seguirà sulla via di Cristo. Si fa carmelitana con il nome di Teresa Benedetta della Croce: “più uno vive raccolto in Dio – scrive - più irradia luce su tutti”. In Germania imperversa il nazismo e la persecuzione anti-ebraica. Lascia il suo Paese per recarsi in un convento carmelitano in Olanda con la sorella. Nel 1942 i vescovi olandesi denunciano in un documento la persecuzione antisemita. La rappresaglia nazista è immediata: i cattolici di origine ebrea in Olanda vengono deportati, comprese le due sorelle Stein: Edith rifiuta una proposta di fuga e dice a Rosa: “Vieni, andiamo per il nostro popolo”. Si sente figlia d’Israele e vuole condividere fino in fondo il suo destino. Per lei appartenere al popolo ebraico è essenziale: “significa – afferma - appartenere a Cristo non solo con lo spirito, ma con il sangue". Muoiono entrambe ad Auschwitz il 9 agosto 1942. “Più si fa buio intorno a noi – dice - più dobbiamo aprire il cuore alla luce che viene dall’Alto”. Per Edith Stein è la Croce “l’unica speranza” :
(musica)
“Il mondo è in fiamme: la lotta tra Cristo e anticristo si è accanita apertamente, perciò se ti decidi per Cristo può esserti chiesto anche il sacrificio della vita. Contempla il Signore che pende davanti a te sul legno, perché è stato obbediente fino alla morte di Croce … Attraverso la potenza della Croce puoi essere presente su tutti i luoghi del dolore, dovunque ti porta la tua compassionevole carità… La Croce è la via che dalla terra conduce al cielo. Chi l'abbraccia con fede, amore, speranza viene portato in alto, fino al seno della Trinità … Ave Croce, unica speranza!”
(musica)
“Questa eroica testimone del Vangelo aiuti ciascuno ad avere sempre fiducia in Cristo e a incarnare nella propria esistenza il suo messaggio di salvezza”. (Benedetto XVI all'udienza generale del 9 agosto 2006)
50 milioni di persone colpite dalle alluvioni in Asia. La Chiesa italiana stanzia un milione di euro
◊ In Asia merdionale, colpita a partire da giugno dalle peggiori alluvioni degli ultimi 30 anni, servono cibo, aqcua potabile e medicinali per assistere oltre 50 milioni di persone bisognose di aiuto. E' l'appello urgente lanciato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dall'UNICEF. La Chiesa italiana ha stanziato, intanto, un milione di euro per far fronte alle prime emergenze e ha invitato le comunità ecclesiali a pregare per le vittime. Secondo l'ONU, l'India rimane il Paese più colpito, con 20 milioni di sfollati e almeno 1.200 vittime da giugno. Sulla situazione nei vari Stati del Paese, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente nello Stato indiano del Bihar Marzio Babille, responsabile sanitario dell’UNICEF in India:
R. – Lo Stato di Assam ha subìto una serie di gravi inondazioni, cui però sia la popolazione, sia il governo sono abituati. Ventisei distretti su 28 - quindi circa 40, 50 milioni di persone - hanno necessità urgente di sostegno, ma questa necessità è quasi perfettamente fronteggiata dal governo. In Uttar Pradesh e Bihar, notoriamente Stati con gravi problemi di povertà, di emarginazione e con un tasso di natalità molto elevato, la situazione è molto peggiore. Nello Stato del Bihar, dieci distretti su 22 sono completamente inondati. La pioggia torrenziale, lo straripamento del Gange e di alcuni dei suoi affluenti, pongono in questo momento circa 11 milioni e mezzo di persone in gravi difficoltà. A parte la maggioranza dei distretti che in questo momento sono soccorsi dal governo e dall’UNICEF, che ha l’organizzazione primaria delle operazioni in collaborazione con organismi e ong internazionali, sono 350 mila le persone in condizioni abbastanza disperate. Si tratta di popolazioni che hanno dovuto riparare sugli argini dei fiumi o sulla linea ferroviaria, in punti sopraelevati rispetto alle grandi piene dei fiumi e alle inondazioni, ma che però non sono raggiungibili. Quindi, di questa enorme popolazione, solamente una piccola parte è stata raggiunta tra ieri e oggi via terra e via barche. La rimanente popolazione viene soccorsa per via aerea, per la distribuzione del cibo e per il rifornimento di acqua sicura. E’ un grosso problema logistico perché questa gente è dispersa su vaste aree geografiche.
D. – Cosa serve ancora?
R. – Teli impermeabilizzati come riparo collettivo per famiglie, bambini e donne, sali reidratanti, farmaci, antibiotici, sistemi di purificazione dell’acqua. Tutti questi materiali sono, al momento, procurati e distribuiti all’interno del subcontinente indiano.
D. – Si teme il diffondersi di epidemie?
R. – Siamo abbastanza convinti che questo sia un rischio che avremo di fronte nelle prossime settimane. L’inondazione ha posto negli ultimi giorni acque stagnanti di profondità bassa: temiamo quindi una possibile recrudescenza di epidemie di malaria e di malattie diarroiche, che generalmente si diffondono nelle stagioni monsoniche.
D. – Qual è l’appello dell’UNICEF oggi per l’India?
R. – E’ lo stesso appello che venne lanciato durante lo tsunami: il valore della vita rimane assoluto. Queste popolazioni soffrono già moltissimo e hanno condizioni nutrizionali e socio-economiche quasi disperate. Non dobbiamo lasciare solo nessuno.
Giornata internazionale dei popoli indigeni : in 400 milioni chiedono di non essere cancellati dalla storia
◊ “E’ il momento di ricordare quelli che soffrono, in modo tale da poter intervenire con urgenza”. Così il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale dei popoli indigeni, in tutto 400 milioni in 75 Stati del mondo. Sono persone che vivono in un Paese senza esservi immigrati, e che si battono per conservare e trasmettere tradizioni e identità etnica. E il tema di quest’anno è proprio quello di "onorare la gioventù indigena, le lingue e i siti sacri dei popoli autoctoni". Quale può esserne il valore? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Mauro di Vieste dell’Associazione per i popoli minacciati:
R. - Potrebbe essere un buon principio perché per far questo bisogna dare la possibilità a queste popolazioni di sopravvivere. Questo lo si può fare in un solo modo: lasciando loro il territorio, lasciando decidere il loro modello di sviluppo. Poi, dobbiamo verificare che nella realtà le multinazionali del petrolio, dell’energia, non abbiano il sopravvento.
D. - Nel messaggio Ban Ki-moon ricorda anche che in questi decenni è cresciuta la sensibilità e l’impegno per i diritti umani di queste popolazioni, è così?
R. - Se dobbiamo guardare i risultati la risposta dovrebbe essere un secco no. In linea di principio, però, le aperture ci sono state e speriamo che si riesca ad arrivare almeno all’approvazione, a livello internazionale, della convenzione 169 dell’ILO, che garantirebbe diritto alla terra, all’istruzione, all’utilizzo delle proprie risorse, alla salute. Oggi esiste solo una sensibilità generica che dovrebbe essere misurata proprio nei fatti, e ne vediamo ben pochi.
D. - Altro appello contenuto nel messaggio è rafforzare il dono degli indigeni sui temi ambientali e i cambiamenti climatici: quanto hanno da insegnarci in questo ambito?
R. - Noi avremmo tutto da imparare rispetto alla conservazione dell’ambiente. Nella foresta amazzonica non ci sarebbe neanche bisogno di parlare di interventi se solo si lasciasse la gestione del territorio a loro, come nell’artico, in zone assolutamente inospitali per il nostro modo di vedere la civiltà, in cui l’ambiente è stato sicuramente “piegato” alle loro esigenze non con la forza, ma con la conoscenza e con il rispetto.
D. - Questo significa escludere tecnologia e sviluppo, o c’è un modo per integrarli al rispetto ambientale?
R. - Se noi intendiamo per sviluppo lo sfruttamento petrolifero o quello dell’uranio o quello dei diamanti, assolutamente no in zone dove gli equilibri ecologici sono delicatissimi. Se stiamo parlando invece di altre tecnologie e altre energie, bisogna ridiscuterne, ma oggi lo sfruttamento petrolifero ha fatto danni enormi e ci sono tutte le altre forme di sfruttamento che provocano danni ambientali irreparabili.
“Gli incendi boschivi offendono Dio”. Il monito del cardinale Sepe ai piromani: “fermate la vostra mano”
◊ “Gli incendi boschivi offendono Dio e distruggono la vita”. Questa la dichiarazione del cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, sull’emergenza incendi di questi giorni. Dal Santuario di Pietralba in Alto Adige, dove ha trascorso un periodo di vacanza, il cardinale ha lanciato ieri un appello ai responsabili dei roghi: “Fermate la vostra mano, pensando che distruggere la natura significa distruggere la vita”. “Frenate i vostri istinti, - ha proseguito - pensando che i vostri gesti e i vostri atti delittuosi colpiscono anche la vostra famiglia e compromettono forse irrimediabilmente il futuro dei vostri figli”. Citando Giovanni Paolo II, il cardinale ha ricordato che “quando da custodi si diventa tiranni della natura, questa prima o poi si ribella all’incuria dell’uomo”. Ribadendo l’impegno dell’arcidiocesi di Napoli per riaffermare i valori della vita e della legalità, il cardinale Sepe ha annunciato che a settembre i giovani della arcidiocesi saranno impegnati come “testimoni del Vangelo” con lo strumento del “Camper della Legalità”. (V.F.)
La Chiesa di Bombay preoccupata per lo smantellamento di villaggi abitati da cattolici per far posto a parchi giochi
◊ Il governo indiano vuole creare a Uttan-Gorai, nell'India centro-occidentale, la seconda maggiore Zona Economica Speciale (SEZ) dello stato del Maharashtra. Il progetto prevede la realizzazione di un parco giochi su 2296 ettari sul quale, però, sono residenti migliaia di pescatori,contadini e artigiani cattolici. Mons. Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, ha spiegato all’agenzia AsiaNews che la realizzazione del progetto potrebbe far esplodere violenze e disordini sociali. “C’è il pericolo che gli abitanti della zona siano espropriati dalle terre che occupano da generazioni e – ha aggiunto l’arcivescovo – molti avrebbero grandi difficoltà a svolgere un lavoro diverso”. L’arcidiocesi di Bombay ha chiesto, quindi, una verifica del progetto e un’analisi delle conseguenze per la popolazione residente. Incontri, dimostrazioni e iniziative contro il progetto, erano stati organizzati già nel mese di luglio. Ora “è in corso una raccolta firme. – ha dichiarato Dolphy D’Souza, presidente del Bombay Catholic Sabha – Speriamo di raccogliere 30 mila firme, entro la fine di agosto”. (B.B)
Si è chiusa in Colombia, la prima riunione della nuova presidenza del CELAM
◊ A Bogotà, in Colombia, in occasione della chiusura della prima riunione della nuova presidenza del Consiglio episcopale latino americano (CELAM), il neo presidente Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida in Brasile, ha ricordato i principali doveri del Consiglio: “Siamo qui per adempiere i nostri doveri in comunione con il Santo Padre – ha detto nel discorso di apertura – ed elaborare il piano pastorale globale per il quadriennio 2007 – 2011, che servirà per trasformare gli orientamenti lasciati da Benedetto XVI in azioni e passi concreti”. L’obiettivo del piano pastorale è offrire gli strumenti adeguati per seguire le linee guida offerte dal Papa ad Aparecida. Ossia: essere discepoli capaci di condividere con il Signore l’intimità trinitaria, essere missionari per rivelare il volto di Cristo e permettere che fiorisca in ogni persona e in ogni popolo la pienezza del dono di Dio raggiungendo tutte le dimensioni della nostra esistenza, dall’economia alla cultura, dalla politica alla vita sociale. L’arcivescovo ha concluso il suo intervento affidando i lavori del CELAM a Nostra Signora di Guadalupe, patrona d’America. La Celebrazione eucaristica è stata presieduta dal nunzio apostolico in Colombia mons. Beniamino Stella che, durante l’omelia, ha definito la Conferenza episcopale latinoamericana “una grazia del Signore alla sua Chiesa pellegrina in America Latina”. (B.B.)
A Perugia, celebrazioni in onore di San Lorenzo: Vespri ed Eucaristia nella Cattedrale dedicata al Santo, presieduti da mons. Giuseppe ChiarettI
◊ In occasione della festa di San Lorenzo, mons. Giuseppe Chiaretti arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, celebrerà nella cattedrale perugina dedicata al Santo, i Vespri (oggi, alle 18) e la Messa (domani, alle 11). Concelebreranno i canonici della cattedrale e un centinaio di sacerdoti provenienti da Polonia, Ucraina, Croazia, Corea, India, Indonesia e America latina. Al termine della liturgia, gli ospiti stranieri saranno ricevuti dal sindaco di Perugia, Renato Locchi. Sempre questa mattina, inoltre, sono stati presentati al pubblico i lavori di restauro della Cattedrale di San Lorenzo e di alcuni dipinti conservati nel Palazzo arcivescovile. In particolare, il restauro della Cappella dell’arciprete nella sacrestia grande della Cattedrale di Perugia e alcuni dipinti del XVII secolo, raffiguranti una Madonna con bambino, San Giovannino e San Lorenzo. (B.B)
La Giordania apre le scuole a 50 mila bambini iracheni e risponde all’appello di UNICEF e ACNUR per il diritto all’istruzione dei profughi
◊ Entro settembre 50 mila piccoli profughi iracheni potranno frequentare le scuole statali in Giordania. La decisione del governo giordano, riferita dall’agenzia AsiaNews, è la risposta all’appello dell’UNICEF e dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR), lanciato a Ginevra a fine luglio. Il piano di sostegno ai Paesi che accolgono i rifugiati, presentato delle due agenzie dell’ONU, prevede la fornitura di scuole prefabbricate, la ristrutturazione di edifici già esistenti e il potenziamento dei servizi idrici e igienico-sanitari. Con più di 750 mila profughi, la Giordania è uno dei Paesi che risente maggiormente dell’esodo dei cittadini iracheni, insieme a Egitto, Libano e Siria, che da sola ospita oltre un milione di rifugiati. Degli oltre 2 milioni di iracheni in fuga, 500 mila sono bambini in età scolare e la maggior parte di essi non ha accesso all’istruzione. (V.F.)
Pubblico internazionale a Pesaro per il Rossini Opera Festival
◊ Si è inaugurato ieri sera a Pesaro il Rossini Opera Festival, una delle manifestazioni musicali più attese dagli appassionati di tutto il mondo. Pubblico internazionale per ascoltare una nuova produzione dell’Otello di Rossini affidata alla regia alquanto originale di Giancarlo Del Monaco ed alla buona direzione d’orchestra di Renato Palumbo. Incerta l’anima di tutti i protagonisti dell’Otello rossiniano: la “speme” vacilla e geme, così si canta nel finale del primo atto, perché menzogna, tradimento, orgoglio, sete di potere hanno devastato i cuori. Resta il vuoto, non solo metaforico, che porterà all’abisso dell’omicidio e del suicidio. Questo senso di vuoto, di malefico sogno, è prevalso nell’allestimento pesarese, accolto in modo incerto da un foltissimo pubblico: suggestiva scatola trompe l’oeil ideata da Carlo Centolavigna e chiaramente ispirata alla pittura di Magritte, tutta azzurra di cielo e mare, con nove simboliche porte, anch’esse azzurre e attraversate da nuvole che, muovendosi e costruendo ambienti splendidamente illuminati, si aprono e si chiudono offrendo prospettive ribaltate, moltiplicate realtà. Non facile, ma ideale per rifrangere i volubili desideri del Moro, la perfida rete di Jago, le illusioni fallaci di Rodrigo e le innocenti passioni di Desdemona. Si inseguono, si temono, si uccidono, non si perdonano. E ci sono momenti sorprendenti di belcanto, con la star Juan Diego Flóres che attira applausi scroscianti, mentre Desdemona allude ad una vera e propria scena di follia quando, accompagnata dall’arpa solista, intona la famosa “Canzone del Salice”, che ci conduce nel devastato giardino di una innocenza persa, di un lugubre destino, di una immensa pietà. (A cura di Luca Pellegrini)
Afghanistan, aperta l'assemblea per la pace - Nagasaki commemora le vittime della bomba atomica sganciata 62 anni fa
◊ Si è aperta oggi a Kabul, in Afghanistan, l’attesa Jirga per la pace, un’assemblea alla quale partecipano circa 700 rappresentanti tribali. Alla riunione sono presenti anche autorevoli esponenti religiosi sia dell’Afghanistan sia delle regioni frontaliere del Pakistan. E’ assente invece il presidente del Pakistan, Pervez Musharraf. Sui risultati concreti che potrebbero arrivare da questo incontro, ascoltiamo al microfono di Salvatore Sabatino, la docente di relazioni internazionali dell’Asia meridionale e centrale presso l’Università "La Sapienza" di Roma, Daniela Bredi:
R. - Molto dipende dalla situazione locale, così come molto dipende dal vicino Pakistan: la Jirga non è che abbia molta autorità. Può decidere delle cose sulla carta, ma quello che poi succede, nella realtà, è sempre molto diverso.
D. – Dall’altra parte della frontiera c’è il Pakistan. Gli Stati Uniti non hanno escluso l’ipotesi di azioni militari unilaterali contro postazioni di al Qaeda che si troverebbero, tra l’altro, anche in territorio pakistano. Questa decisione non rischia di creare ulteriori tensioni?
R. – Questa decisione creerebbe molta tensione. Sarebbe una delle decisioni più gravi che si potessero prendere, anche perché il governo di Musharraf gode ormai di scarsa legittimità ed è in equilibrio sul filo del rasoio. Permettere agli americani, quindi, di intervenire sul territorio pachistano - anche se per una ragione che può essere ritenuta buona, come è quella di sconfiggere le forze talebane nella regione tribale del nord Waziristan - sarebbe visto come un cedimento nei confronti degli Stati Uniti; solleverebbe, di conseguenza, una ondata di antiamericanismo terribile all’interno del Paese.
- In Pakistan, intanto, la situazione resta molto tesa a causa della catena di attentati ad opera di miliziani di Al Qaeda e talebani che insanguinano il nord del Paese. I vertici del partito al potere, la Lega pakistana musulmana, hanno comunque smentito la proclamazione dello stato d’emergenza da parte del presidente Musharraf.
- Alta tensione anche tra Georgia e Russia dopo le recenti accuse del governo di Tbilisi all’esecutivo di Mosca: secondo le autorità georgiane, due aerei militari russi avrebbero violato lo spazio aereo della Georgia e sganciato un missile, fortunatamente rimasto inesploso. La Georgia ha dichiarato che la violazione è confermata da un rapporto dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). Il ministro degli Esteri georgiano ha anche annunciato che il governo di Tbilisi chiederà una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La Russia, invece, nega ogni responsabilità: secondo le autorità russe, l’accusa di violazione dello spazio aereo georgiano è una “provocazione”. Uno dei principali motivi di frizione tra i due Paesi è lo status dell’Ossezia del Sud, provincia autonoma georgiana da anni in lotta per la secessione e il ricongiungimento all’Ossezia del Nord, Repubblica autonoma compresa nel territorio della Federazione Russa.
- Centinaia di migliaia di fedeli sciiti, quasi un milione, si sono riuniti a Baghdad per compiere il pellegrinaggio annuale al mausoleo dell’imam Khadum, nella moschea di Khadumiya. La capitale irachena è sottoposta sin da ieri a drastiche misure di sicurezza che prevedono, tra l’altro, il blocco totale della circolazione. Le Nazioni Unite si preparano, intanto, ad affrontare nuovamente la crisi irachena: la situazione del Paese arabo sarà infatti discussa nel pomeriggio al Palazzo di Vetro.
- Nessun dialogo tra il partito Fatah e il movimento Hamas. E’ quanto ha annunciato il presidente palestinese, Abu Mazen, in una conferenza stampa ad Alessandria, in Egitto, dopo aver incontrato il capo di Stato egiziano, Mubarak. Condizione preliminare alla ripresa dei rapporti è la restituzione della Striscia di Gaza, dove gli integralisti islamici hanno preso il potere con la forza.
- Nello Yemen, uomini armati hanno assaltato edifici pubblici. Lo ha reso noto la televisione Al Arabiya precisando che è stata attaccata anche una centrale elettrica e alcuni posti di blocco. Al momento, non si ha notizia di vittime. Gli attacchi seguono di 24 ore una imponente operazione delle forze di sicurezza yemenite che hanno affermato di avere ucciso quattro membri di Al Qaeda.
- Sciagura nei cieli del Regno Unito: un elicottero militare è precipitato ieri sera nel nord dell’Inghilterra provocando la morte di almeno due persone. Il ministero della Difesa britannico ha aperto un’inchiesta per accertare le cause della tragedia che, in base alle prime ricostruzioni, potrebbe essere stata provocata da un guasto meccanico. L’incidente è avvenuto nei pressi della base militare di Catterick Garrison, la più grande del Paese.
- Per la prima volta in forma diretta, gli elettori indonesiani sono stati chiamati a scegliere, ieri, il governatore della capitale Giacarta. Circa 5,7 milioni gli aventi diritto, su oltre 10 milioni di abitanti. Tra i due candidati in lista sarebbe in testa l’attuale vice governatore, Fauzi Bowo, con circa il 58 per cento dei voti.
- In Giappone, la città di Nagasaki ha commemorato con una serie di cerimonie le vittime, almeno 70 mila, causate dalla bomba atomica sganciata 62 anni fa dall’aviazione americana. Il secondo lancio di un ordigno nucleare nella storia è avvenuto a tre giorni dalla bomba su Hiroshima che provocò la morte di 140 mila persone. Oggi il dibattito sul nucleare e sull’impiego della bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale è ancora molto acceso, soprattutto negli Stati Uniti. Ascoltiamo, al microfono di Luca Collodi, il diplomatico Giuseppe Panocchia, esperto di questioni legate al nucleare:
R. – Nella stessa saggistica americana si è acceso un dibattito sull’utilizzo della bomba atomica di Hiroshima. Da una parte c’erano le ragioni militari, ma dall’altra gli effetti di quella terribile giornata pesano ancora sulla storia statunitense. Gli Stati Uniti hanno fatto quello che in quel momento ritenevano necessario per vincere una guerra che già era costata tanto sangue.
D. – Veniamo ad oggi: recentemente, Papa Benedetto XVI si è appellato contro il riarmo nucleare. Quindi, in realtà, da Hiroshima ad oggi poco sembrerebbe cambiato...
R. – Io direi che una strada, un percorso c’è stato: si è arrivati alla firma di un trattato sulla non proliferazione atomica che, in qualche modo, ha messo dei paletti allo sviluppo delle tecnologie nucleari a fini militari. Oggi, direi, che dobbiamo porre grande attenzione e preoccupazione per quello che può essere una proliferazione nucleare, derivante dalla diffusione di tecnologie. Il rischio è che tali armi pervengano a persone che non hanno la responsabilità necessaria per gestirle.
D. – Un Paese che oggi detiene o che in passato deteneva la bomba atomica è un po’ più ‘spavaldo’ rispetto ad altri Paesi in politica estera? Si fa cioè rispettare di più, secondo lei?
R. – Il possesso o il presunto possesso danno, sicuramente, uno status che ha un certo peso nella politica internazionale. Ma non credo sia questo il rischio reale. Il rischio oggi arriva da quelle che chiamano le “mini nuts”, le piccole noci, ovvero piccolissimi armamenti nucleari che gruppi terroristici vorrebbero utilizzare nella loro folle corsa verso forme di radicalizzazione della lotta a livello internazionale.
- Missione speciale dallo spazio per una maestra statunitense di 55 anni, Barbara Morgan, a bordo dello shuttle ‘Endeavour’, partito ieri dal Centro spaziale di Cape Canaveral alla volta della Stazione spaziale internazionale. L’insegnante sarà chiamata a tenere delle lezioni per i suoi alunni. Riprenderà, dunque, il progetto della NASA sull’educazione dallo spazio dopo la tragedia del 28 gennaio del 1986, quando l’esplosione della navicella ‘Challenger’ causò la morte di una maestra, Corista McAuliffe, e del resto dell’equipaggio. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 221
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