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SOMMARIO del 06/08/2007
Uomo di fede e di dialogo, grande figura della Chiesa di Francia: così il Papa ricorda il cardinale Lustiger, spentosi nella sua Parigi all’età di 80 anni. Il ricordo dei cardinali Silvestrini e Tauran
◊ Un Pastore appassionato della ricerca di Dio e impegnato nell’annuncio del Vangelo al mondo, una grande figura della Chiesa di Francia: così, Benedetto XVI tratteggia la figura del cardinale Jean Marie Lustiger, spentosi ieri all’età di 80 anni nella sua Parigi, dopo una lunga malattia. Un notizia accolta dal Papa, con “viva emozione”. In un telegramma indirizzato all’arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, Benedetto XVI esprime il suo profondo cordoglio per la morte del porporato e sottolinea il contributo generoso di questo “uomo di fede e di dialogo” per la promozione di “relazioni più fraterne tra cristiani ed ebrei”. Intellettuale brillante, rammenta il Pontefice, il cardinale Lustiger “seppe mettere i suoi doni al servizio della fede per rendere presente il Vangelo in tutti gli ambiti della vita della società” e non manca di mettere l’accento sulla cura che dedicò in particolare ai giovani. Ancora, sottolinea che nelle comunità nelle quali operò, “contribuì a sviluppare l’impegno missionario dei fedeli” lavorando “per rinnovare la formazione dei sacerdoti e dei laici”. A ottobre 2006, era stato lo stesso cardinale Lustiger ad annunciare di essere sotto terapia per “una grave malattia”. Il 10 febbraio scorso aveva incontrato per l’ultima volta Benedetto XVI, durante un’udienza in Vaticano ad una delegazione dell’Accademia di Scienze Politiche e Morali di Parigi. I funerali del porporato si svolgeranno venerdì mattina nella Cattedrale di Notre Dame. Il servizio di Alessandro Gisotti:
(Musica)
Un grande pastore, testimone coraggioso della fede, promotore del dialogo interreligioso. In un certo senso, nella vita del cardinale Lustiger si riflettono e sintetizzano tutti i drammi e le speranze del XX secolo. Nato a Parigi nel 1926 da genitori polacchi di religione ebraica, durante l’occupazione nazista perse la madre nel famigerato campo di sterminio di Auschwitz. Il piccolo Jean-Marie trovò rifugio presso una famiglia di Orléans e qui si convertì al cattolicesimo. Battezzato all’età di 14 anni, entrò nel seminario minore di Parigi e dopo essersi laureato in teologia e successivamente in lettere presso la Sorbona venne ordinato sacerdote nel 1954. Ventincinque anni dopo, fu nominato vescovo di Orleans, città tanto cara a Lustiger. Vi rimase per poco più di un anno: nel 1981, infatti, Giovanni Paolo II lo promosse arcivescovo di Parigi e due anni dopo lo creò cardinale. Un uomo di fede, un uomo del dialogo, dunque, come sottolinea il cardinale Achille Silvestrini, intervistato da Antonella Palermo:
R. – Quest’uomo è veramente un grande testimone della fede del secolo scorso, non solo perché veniva dalla tradizione ebraica, che l’aveva portato poi a Cristo, ma soprattutto perché in Francia era una persona di grande rilievo. Lo ascoltavano, lo rispettavano, lo ammiravano.
D. – Sul fronte del dialogo tra ebrei e cristiani, lui si è impegnato moltissimo...
R. – Sì, ovviamente, si è impegnato, anche se non trovava sempre corrispondenza, perché da parte ebraica si faceva fatica ad accettare il fatto che lui fosse stato ebreo e parlasse poi da cardinale cattolico. Credo che molti ebrei, però, ora lo ricorderanno con ammirazione e con stima.
D. – Quindi, la sua eredità come potremmo considerarla?
R. – Intanto, la sua eredità è come arcivescovo di Parigi, come pastore, come testimone della fede e poi del dialogo, perché non ha rinnegato mai i valori dell’ebraismo, ma anzi li ha esaltati come prologo di quella che è la vita cristiana.
Anche il presidente francese, Nicolas Sarkozy, in vacanza negli Stati Uniti, ha espresso la sua “tristezza” per la scomparsa, ha detto, di “una grande figura della vita spirituale, morale, intellettuale e naturalmente religiosa” della Francia. Ad un porporato francese, il cardinale Jean Louis Tauran, Antonella Palermo ha chiesto un ritratto del cardinal Lustiger:
R. – Il ricordo del cardinale Lustiger è soprattutto come grande confessore della fede. E’ stato lui ad aver avuto il coraggio di mostrare la fecondità del cristianesimo nella società francese e quanto poteva apportare al bene comune della società.
D. – C’è poi, la sua collaborazione con Papa Giovanni Paolo II…
R. – Giovanni Paolo II lo stimava moltissimo. Lo ha consultato tante volte, in particolare durante le riunioni di Assisi. Quando veniva a Roma lo vedeva spesso. E Papa Giovanni Paolo mi parlava frequentemente delle loro conversazioni. Aveva un grande rispetto per lui. Ammirava il suo coraggio.
D. – Se dovesse sintetizzare l’eredità di questo cardinale?
R. – Direi, quella di non aver paura di essere, di mostrarsi cristiani nella società di oggi.
Tra i tanti incarichi rivestiti nei suoi anni al servizio della Chiesa, rimane particolarmente toccante quello di Inviato del Papa ad Auschwitz, in occasione del 60.mo anniversario della liberazione del lager nazista, il 27 gennaio 2005. Ecco le parole del cardinale Lustiger sulla tragedia dell’Olocausto:
“La Shoah ci mostra fino a che punto sappia spingersi la follia umana, ci mostra di cosa gli uomini siano capaci, ma anche la responsabilità mondiale dell’umanità tutta. E’ dunque necessario che le generazioni future siano educate a tale responsabilità, perché la coscienza sia sempre vigile. L’ideologia nazista aveva una pretesa divina: aveva coniato il motto 'Gott mit uns – Dio con noi'. In realtà diceva: 'Dio siamo noi'. Ecco perché hanno cercato di uccidere gli ebrei. Volevano uccidere il messaggero per sopprimere il messaggio. E hanno cercato di ucciderli tutti! Credo – ed è una mia convinzione profonda – che il popolo ebreo continui ad essere portatore di quella legge morale fondamentale che ha ricevuto dalla Rivelazione dei Dieci Comandamenti che sono, nella traduzione laica, quelli che oggi chiamiamo 'i diritti dell’uomo', a condizione di osservarne il rigore. Il popolo ebreo è anche portatore di una trascendenza che l’ateismo occidentale è libero di rifiutare, di negare ma di cui la persona umana reca in sé la traccia”.
(Musica)
Nomina del nuovo arcivescovo metropolita di Portoviejo, in Ecuador
◊ Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Portoviejo, in Ecuador, presentata da mons. José Mario Ruiz Navas, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato nuovo arcivescovo metropolita di Portoviejo mons. Lorenzo Voltolini Esti, finora vescovo titolare di Bisuldino e ausiliare di Portoviejo. Mons. Voltolini Esti è nato a Poncarale, diocesi di Brescia il 20 maggio 1948. Ha frequentato la scuola elementare nel suo paese d’origine, poi è entrato nel Seminario Minore "Maria Immacolata", di Brescia, dove ha frequentato le scuole medie, inferiori e superiori, conseguendo nel 1969 la maturità classica. È stato ordinato sacerdote il 15 giugno 1974. Alla fine del 1979, come sacerdote "fidei donum", è andato missionario in Ecuador nella diocesi di Latacunga, dove ha svolto il ministero di parroco e, contemporaneamente, per oltre otto anni, è stato incaricato nazionale della vita e della pastorale liturgica in seno alla Conferenza Episcopale Ecuadoriana. Nominato vescovo titolare di Bisuldino ed ausiliare dell’arcidiocesi di Portoviejo il 7 dicembre 1993, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 12 gennaio successivo. Attualmente è presidente della Commissione Episcopale per la Liturgia della Conferenza Episcopale Ecuadoriana.
La Chiesa ricorda Paolo VI, a 29 anni dalla morte. Benedetto XVI: "sempre più evidente l'importanza del suo Pontificato"
◊ Oggi ricorre il 29.mo anniversario della morte di Paolo VI, avvenuta il 6 agosto 1978, a Castel Gandolfo, nella Solennità della Trasfigurazione. Lo ha ricordato ieri Benedetto XVI all’Angelus sottolineando come Papa Montini abbia servito “fedelmente il Signore e la sua Chiesa …in anni non facili”. Il servizio di Sergio Centofanti:
Benedetto XVI è particolarmente legato a Paolo VI: è stato infatti Papa Montini a nominarlo arcivescovo di Monaco e cardinale nel 1977. Il 3 marzo scorso, ricevendo i membri dell'Istituto Paolo VI, Benedetto XVI lo aaveva definito un “indimenticabile Pontefice” chiamato “dalla Provvidenza divina a guidare la barca di Pietro in un periodo storico segnato da non poche sfide e problematiche” distinguendosi per la sua saggezza e prudenza. Di Papa Montini aveva ricordato “l'ardore missionario … che lo spinse ad intraprendere impegnativi viaggi apostolici anche verso nazioni lontane, a compiere gesti profetici di alta valenza ecclesiale, missionaria ed ecumenica”. Fu infatti il primo Papa a recarsi in Terra Santa, indicando “alla Chiesa che la via della sua missione è di ricalcare le orme di Cristo”:
“In effetti, il segreto dell'azione pastorale che Paolo VI svolse con instancabile dedizione, adottando talora decisioni difficili e impopolari, sta proprio nel suo amore per Cristo: amore che vibra con espressioni toccanti in tutti i suoi insegnamenti. Il suo animo di Pastore era tutto preso da una tensione missionaria alimentata da sincero desiderio di dialogo con l’umanità. Il suo invito profetico, più volte riproposto, a rinnovare il mondo travagliato da inquietudini e violenze mediante 'la civiltà dell’amore', nasceva da un totale suo affidamento a Gesù, Redentore dell’uomo”.
“Il nome di questo Pontefice, che l’opinione pubblica mondiale comprese nella sua grandezza proprio in occasione della morte – aveva sottolineato Benedetto XVI – resta soprattutto legato al Concilio Vaticano II”:
“Se infatti fu Giovanni XXIII a indirlo e a iniziarlo, toccò a lui, suo successore, portarlo a compimento con mano esperta, delicata e ferma. Non meno arduo fu per Papa Montini reggere la Chiesa nel periodo post-conciliare. Non si lasciò condizionare da incomprensioni e critiche, anche se dovette sopportare sofferenze e attacchi talora violenti, ma restò in ogni circostanza fermo e prudente timoniere della barca di Pietro”.
Secondo Benedetto XVI “con il passare degli anni appare sempre più evidente l'importanza per la Chiesa e per il mondo” del pontificato di Paolo VI, “come pure il valore del suo alto magistero, a cui si sono ispirati i suoi Successori”, ed al quale - aveva concluso - anche lui continua a far riferimento.
Il cardinale Martino in Uganda: non esistono conflitti di 'serie B'
◊ "Il sangue versato nelle cosiddette guerre dimenticate africane ha la stessa sacralità di fronte a Dio di quello che scorre a fiotti tra il Tigri e l’Eufrate": è l’appello lanciato dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, in visita pastorale in Uganda, nella città di Gulu. Il porporato ha anche invitato la diplomazia internazionale ad un impegno più forte contro il ricorso alla violenza. Il servizio di Giulio Albanese:
"Interpretando i sentimenti del Santo Padre, Benedetto XVI, lancio un appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà - ha detto il porporato - perché cessino quanto prima tutte le guerre, nella consapevolezza che non esistono conflitti di 'serie A' o di 'serie B'”. Il porporato, che già nel giugno del 2004 si era recato nelle regioni settentrionali dell’Uganda, ha espresso apprezzamento per l’impegno profuso dal governo di Kampala, nel ricercare una soluzione pacifica, nell’interesse della popolazione civile. Va ricordato che il conflitto civile, qui nel Nord Uganda, dalla fine degli anni '80 ad oggi, ha causato morte e distruzione. Sono stati sequestrati peraltro oltre 30 mila bambini. Ebbene il porporato ha ricordato che queste tragedie, questi drammi, fanno appello alla coscienza di ogni uomo e donna di buona volontà. Il presidente del Pontificio Consiglio ha poi ricordato che nel 2006 erano 17 i maggiori conflitti armati in corso nel mondo, gli stessi del 2005, che dunque occorre promuovere un rinnovato impegno da parte della diplomazia internazionale contro il ricorso alla violenza ovunque nel mondo, scongiurando che questa si alimenti a seguito di traffici illeciti di armi, ingiustizie sociali, latitanza delle cancellerie del primo mondo e occulti interessi economici. Il porporato ha infine chiesto agli operatori dell'informazione maggiore vigilanza nel raccontare all'opinione pubblica queste guerre dimenticate, che rappresentano lo scandalo peggiore - ha detto - in questo primo segmento del Terzo millennio. Il cardinal Martino ha infine visitato alcuni dei campi profughi alla periferia della cittadina di Gulu. Ha colto innanzitutto e soprattutto il sorriso, la speranza sul volto della gente, non fosse altro perchè ormai da alcuni mesi i famigerati ribelli del Lord's Resistant Army hanno abbandonato questa regione, ripiegando nel Sudan meridionale. Questo è un segnale di speranza, perchè sono ancora in corso i negoziati di pace, ma comunque il cessate-il-fuoco tiene. E questo davvero, guardando al futuro, è motivo di speranza per tanta gente. (Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese, Gulu, Uganda)
Oggi su L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano – “Paolo VI ha servito fedelmente il Signore e la Chiesa in anni non facili del secolo scorso”. All'Angelus recitato a Castel Gandolfo, alla vigilia della festa della Trasfigurazione del Signore, Benedetto XVI ricorda il suo venerato Predecessore nel XXIX anniversario della morte.
Servizio estero - Medio Oriente: Olmert ed Abu Mazen s'incontrano a Gerico per discutere le condizioni di un futuro accordo.
Servizio culturale - Un articolo di Agnese Pellegrini dal titolo “La vera grandezza di Ulisse”: un recente volume ripropone al pubblico il confronto con il mito dell'eroe omerico.
Servizio italiano - In rilievo la situazione degli incendi nel Centro-Sud.
Elezioni suppletive in Libano: cristiani divisi da Damasco
◊ Cruciali elezioni ieri nella regione cristiana del Metn, a nord di Beirut. Nel voto suppletivo, per eleggere due nuovi deputati a sostituire gli assassinati Pierre Gemayel e Walid Eido, hanno vinto un candidato antisiriano, Mohammad Amin Itani, ed un esponente filosiriano, Camille Khoury. Gli elettori cristiani si sono trovati divisi nel seguire le indicazioni del generale Michel Aoun, vicino a Damasco, e dell'ex presidente Amin Gemayel, leader dei cristiani antisiriani. Il voto ha creato forti tensioni: scontri a Beirut hanno provocato il ferimento di una persona. Ora si aspettano le presidenziali, previste a settembre, per le quali si è candidato lo stesso generale Aoun. Ma rimane la spaccatura nella compagine cristiana, divisa tra l’opposizione filosiriana e il governo sostenuto dai Paesi occidentali. Ce ne parla il giornalista libanese Camille Eid, del quotidiano Avvenire, intervistato da Giada Aquilino:
R. – I risultati rispecchiano questa divisione nel campo cristiano in maniera eloquente. Alcuni vedono questo come un segno di pluralismo all’interno della società cristiana libanese, che altre comunità – se pensiamo ai sunniti, ai drusi o agli sciiti – non hanno, per cui ci sono dei vantaggi ma anche dei dissidi, dei risultati negativi.
D. – In uno dei due seggi, ha vinto di stretta misura il candidato del leader dell’opposizione Aoun; proprio Aoun ha annunciato la candidatura alle presidenziali. Che voto si preannuncia?
R. – E’ una partita serrata, quella delle elezioni presidenziali, perché Aoun si era candidato molto tempo fa; molti partiti lo sostengono. Dall’altra parte, non abbiamo un solo candidato: abbiamo più candidati, taciti candidati, finché non c’è il rivale di Aoun non possiamo capire chi sia in grado di farcela. Aoun ha dalla sua parte gli sciiti, anche se non lo hanno dichiarato ufficialmente, però non è più considerato come prima una specie di ago della bilancia tra i due campi opposti, ma lo considerano un po’ schierato, soprattutto dopo l’intesa che ha siglato con Hezbollah. E’ una candidatura controversa, quella di Aoun, perché anziché unire i cristiani o i libanesi in generale, rischia di dividerli ulteriormente.
D. – La partecipazione alla competizione nel Metn dell’ex presidente Gemayel, cosa ha dimostrato? Quanto è forte oggi la coalizione che sostiene il governo Siniora?
R. – E’ forte quanto è forte l’opposizione, almeno in questo distretto, perché Aoun, alle elezioni del 2005, aveva ottenuto il 63% circa e quindi per Aoun è stata una vittoria; ma alla fine, è perdente, perché è calato al 51-50%, mentre Gemayel ha aumentato il suo consenso e questo dimostra che c’è stato comunque uno spostamento della popolazione da Aoun al campo dei partiti della maggioranza. Questo è dovuto, ovviamente, a molti fattori, soprattutto a quella intesa siglata dal partito di Aoun con gli Hezbollah.
Troppi morti sul lavoro in Italia: le nuove misure del governo
◊ Una normativa convincente nel suo insieme, purché venga attuata in tempi brevi: così la CISL – Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori - commenta il disegno di legge delega sulla sicurezza nel lavoro, approvato nei giorni scorsi dalla Camera dei deputati. Il provvedimento prevede, tra l’altro, l’arresto fino a 3 anni per le infrazioni più gravi e l’obbligo per i lavoratori di esibire una tessera di riconoscimento. Nelle gare d’appalto, inoltre, è vietato il ribasso d’asta per i costi relativi alla sicurezza. “Una legge che è segno di sensibilità”, ha commentato il capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, ed apprezzamenti sono stati espressi anche dal quotidiano della Santa Sede, l’”Osservatore Romano”. Quali dunque gli aspetti positivi di questa normativa? Al microfono di Isabella Piro, risponde Giorgio Santini, responsabile CISL per le Politiche del lavoro:
R. – E’ convincente l’approccio d’insieme. Il testo che è stato approvato interviene a tutti i livelli, estendendo molto la tutela sulla sicurezza anche alle nuove forme di lavoro – pensiamo ai parasubordinati, agli immigrati – interviene responsabilizzando le istituzioni. E in questo caso, viene dato un ruolo importante di coordinamento alla provincia, che metta insieme tutte le varie competenze dei vari istituti. E’ molto importante, ad esempio, il credito di imposta, per fare investimenti in formazione, prevenzione ed anche in macchinari adeguati per la sicurezza. Ma vengono anche responsabilizzati attraverso un inasprimento delle sanzioni, nel caso che continuino comportamenti irresponsabili, in qualche caso anche chiudendo l’azienda se si va oltre una certa percentuale di lavoro non in regola o se non vengono rispettate le norme di sicurezza.
D. – Prevista anche, dal gennaio 2008, l’immissione in servizio di 300 nuovi ispettori, mentre maggiore importanza viene data ai rappresentanti per la sicurezza...
R. – Questa legge cerca di potenziare molto il ruolo di questo rappresentante della sicurezza. L’elezione avverrà in un unico giorno in tutta Italia, per dare veramente importanza a questo fatto e non lasciarlo ai margini. Verrà potenziata molto la formazione, perché questi rappresentanti devono poi avere anche gli strumenti per poter fare bene il loro lavoro di vigilare sulle condizioni di vita dentro i luoghi di lavoro.
D. – Questa normativa può servire ad arginare il fenomeno del “capolarato”?
R. – Sì, non solo questa. Bisogna affiancare altre norme di carattere più “lavoristico”: il contrasto all’economia sommersa, al lavoro irregolare dal punto di vista dell’evasione contributiva...
D. – Quali sono, attualmente, le cause più frequenti degli infortuni sul lavoro?
R. – Molti, veramente troppi incidenti accadono ancora semplicemente perchè non vengono rispettate le norme più banali. Pensiamo ai ponteggi, alle protezioni, agli indumenti da lavoro, ai caschi... Per esempio, per schiacciamento o per caduta, muoiono ancora il numero più alto di lavoratori nel nostro Paese.
D. – In conclusione, secondo lei, questa normativa è migliorabile?
R. – Il vero punto interrogativo è l’attuazione. Noi chiediamo al governo e al Parlamento grande coerenza, grande tempestività per applicare al meglio questa buona legge.
La Chiesa celebra la Festa della Trasfigurazione
◊ La Chiesa celebra oggi la Festa della Trasfigurazione del Signore. Il Papa, ieri all’Angelus, ha ricordato che questa festa ci invita a volgere lo sguardo verso il Cielo, dove si trova il nostro vero tesoro, la vera ricchezza. Giovanni Peduto ne ha parlato con padre Ermanno Toniolo dei Servi di Maria, docente presso la Pontificia Facoltà Teologica Marianum:
R. – Il Papa ci ha ricordato che la vera ricchezza è in Cielo. La Trasfigurazione ci presenta quello che tutti noi saremo domani, al termine del progetto di Dio che è amore, il quale ha riservato per tutti noi ricchezze inesauribili ed inestimabili in Cielo.
D. – La ricchezza – ha detto il Papa – pur essendo in sé un bene non va considerata un bene assoluto, soprattutto non assicura la salvezza, anzi potrebbe persino comprometterla seriamente…
R. – La ricchezza viene da Dio e come ogni altro dono è di Dio. I ricchi non sono che amministratori dei tesori di Dio a favore dei propri fratelli. Chi, dunque, sa usare bene le ricchezze già in certo qual modo fa creditore di sé Dio, perché ogni povero è il volto di Dio sulla terra e Cristo si immedesima nei poveri. La ricchezza, pertanto, se usata bene, è un grande tesoro; ma se è usata egoisticamente ci chiude nella nostra povera realtà umana.
D. – La Trasfigurazione ci riporta al vero tesoro, l’unica cosa necessaria. Ma cosa è accaduto realmente sul Monte Tabor?
R. – Sul Monte Tabor c’è stato uno sprazzo di luce. Cristo è luce e lì è luce da luce, Dio da Dio, Dio vero dal vero Dio, fatto veramente carne. Ha assunto la fragilità umana e ha in certo qual modo contenuto la pienezza della divinità che abita corporalmente in Lui per non manifestare la gloria della divinità ed accecarci con la sua presenza. Si è fatto in tutto simile. La Trasfigurazione è uno sprazzo di luce che ci mostra chi Egli è, che è veramente il Figlio di Dio, l’eterno Verbo del Padre, fatto carne da una Vergine e Madre per la nostra salvezza, per portarci la vera luce e la grazia che non finirà mai, la divinità in noi.
D. – Perché appaiono Mosè ed Elia accanto a Gesù trasfigurato?
R. – E’ un momento particolare quello della Trasfigurazione sul Tabor, è cioè imminente la Passione del Signore: parlano della prossima Passione che il Signore dovrà subire e vengono a mostrare che tanto i Profeti quanto la Legge si compiono nel Cristo, l’atteso delle genti, l’atteso da Israele e la luce dei popoli. La Trasfigurazione è, per così dire, un punto di conferma e di speranza. I tre apostoli che guardano saranno gli stessi testimoni dell’agonia dell’Orto degli Ulivi. Non devono dubitare che Egli risusciterà, non devono dubitare che Egli trasfigurerà il mondo, perché lì è veramente Dio, se ha subìto anche per noi l’ignominiosa Passione.
D. – Oggi come possiamo vedere un mondo sfigurato dal male trasfigurato dalla speranza?
R. – Io direi con gli orientali: la Trasfigurazione è un punto luminoso all’interno di ciascuno di noi; ogni battezzato porta in sé la presenza del Cristo, come ci diceva la Liturgia di ieri, e siamo in Lui una cosa sola, ci siamo vestiti di Lui. Pertanto gli orientali cercano all’interno di se stessi questa luce taborica, la luce del Tabor, attraverso una preghiera continua ed un’ascesi molto seria in modo da purificare tutto quello che è umano per poterlo rendere capace e trasfigurato di vedere e di contemplare Dio, il Cristo in noi. Il mondo presente ha ora bisogno di questa verità che è al di sopra delle realtà e delle preoccupazioni di ogni giorno ed anche delle guerre, dei dissidi e dei terrorismi; il mondo ha bisogno di ritrovare i suoi veri valori e Cristo è il valore assoluto.
Alluvioni in Asia Meridionale: oltre 1600 morti dall'inizio di giugno
◊ È salito a 440 morti il bilancio delle alluvioni che nelle ultime settimane hanno investito con violenza India, Bangladesh e Nepal. A questi si aggiungono gli oltre 1200 morti nella sola India dall’inizio della stagione monsonica, a giugno. Come riferisce l'agenzia Reuters, sono 35 milioni le persone coinvolte e oltre 10 milioni i senzatetto. Il livello dell’acqua dei fiumi sta iniziando a calare, in particolare nelle aree settentrionali della regione, permettendo al personale medico e ai soccorritori di distribuire medicine e generi di prima necessità. “Sopravviviamo cibandoci di serpenti, perché non abbiamo nulla da mangiare”, ha raccontato un abitante dello Stato del Bihar, nel nord-ovest dell’India, ad una televisione locale. Frequenti gli episodi di scontri tra gli sfollati per accaparrarsi i pacchi di farina o riso lanciati dagli elicotteri delle forze speciali o distribuiti dalle organizzazioni umanitarie. Cresce, intanto, l’allarme sanitario: la carenza di medicinali, lo stato di sovraffollamento dei campi di soccorso e le terribili condizioni igieniche potrebbero causare l’esplosione di epidemie. La maggior parte delle persone colpite dalle malattie sono bambini. Le Caritas locali, attraverso la rete internazionale, hanno già raccolto 2,5 milioni di euro per opere di soccorso e ricostruzione. La Caritas Italiana, impegnata da anni nella regione, ha predisposto un primo contributo di 100 mila euro. (V.F.)
Benedetto XVI a Loreto: le diocesi di Marche, Abruzzo, Emilia-Romagna e Umbria offrono ospitalità ai pellegrini
◊ Preghiere comuni, musiche, danze, evangelizzazione per le strade e sulle spiagge, visite a luoghi significativi per fede, arte e storia: le diocesi di Marche, Abruzzo, Emilia-Romagna e Umbria si preparano ad accogliere con fantasia, dal 29 al 31 agosto, migliaia di giovani pellegrini che incontreranno Benedetto XVI a Loreto, i prossimi 1 e 2 settembre. Nella diocesi di Senigallia – riferisce il quotidiano Avvenire – mons. Domenico Sigalini, già direttore del Servizio nazionale di pastorale giovanile della CEI e vescovo di Palestrina, terrà una catechesi sull’amicizia. Il pellegrini conosceranno il “Punto Giovane”, una casa per i giovani in cui si fa esperienza di vita comune per un mese. Tra laboratori, attività e dibattiti, la diocesi di Pesaro accoglierà circa tremila ragazzi. L’evento più significativo sarà la catena umana lungo la spiaggia affollata di turisti. Pronto anche il programma di attività che vedrà la comunità di Pescara-Penne impegnata nell’accoglienza di tremila giovani provenienti da 11 diocesi e da Norvegia, Regno Unito, Portogallo e Spagna. “Non c’è pentimento se porti Dio dentro” sarà lo slogan che colorerà le magliette degli ospiti. “Un cammino di santità” sarà invece il tema del pellegrinaggio al Santuario del Beato Nunzio Sulpizio di Pescosansonesco e del Volto Santo di Manoppello. In Emilia-Romagna, nella diocesi di San Marino-Montefeltro, dopo l’accoglienza delle famiglie, saranno diversi i momenti comuni, come la Santa Messa nel Duomo di San Leo e nella Basilica di San Marino, fino allo spettacolo serale di Angelo Branduardi, dal titolo significativo: “Infinitamente piccolo”. In Umbria, infine, nella diocesi di Città di Castello, il rinfresco di benvenuto sarà offerto dalle Suore del Sacro Cuore, mentre la sistemazione dei pellegrini sarà nelle parrocchie. Non mancherà la visita culturale della città, con ingressi gratuiti a musei, pinacoteca e Duomo. (R.M.)
Attesi 2 mila delegati alla III Assemblea ecumenica europea in programma a Sibiu, in Romania
◊ Sono attesi oltre 2 mila delegati cattolici, evangelici ed ortodossi a Sibiu, in Romania, per la III Assemblea ecumenica europea che si svolgerà dal 4 al 9 settembre. Il meeting, promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (CCEE) e dalla Conferenza delle Chiese Europee (KEK), riunirà rappresentanti delle Chiese e dei cristiani d’Europa, 80 giovani e altre 400 persone tra staff, invitati e giornalisti. L’incontro, sul tema “La luce di Cristo illumina tutti”, affronterà argomenti tratti dalla Charta Oecumenica, che verteranno su spiritualità, testimonianza, Europa, religioni, migrazioni, creazione, pace, giustizia. L’Assemblea è frutto di un percorso intrapreso dalle Chiese cristiane d’Europa e cominciato lo scorso anno. La prima tappa si è svolta a Roma dal 24 al 27 gennaio ed ha visto 150 delegati discutere di radici del cristianesimo e di “nuova luce sulla strada della riconciliazione tra i cristiani di Europa”. La seconda tappa ha incluso una serie di incontri nazionali e regionali nei singoli Paesi su temi ispirati alla Charta Oecumenica ma più legati ai contesti locali. L’ultima tappa si è svolta dal 15 al 18 febbraio a Lutherstadt Wittemberg, per “riscoprire il dono di luce che il Vangelo di Cristo è per l’Europa di oggi”. L’Assemblea si chiuderà con la pubblicazione di un documento finale e i suoi organizzatori hanno voluto anche promuovere, in questi mesi, incontri tra giovani. Oltre 200 ragazzi di diverse confessioni cristiane, assieme ad alcuni ebrei e musulmani, hanno partecipato al Secondo incontro ecumenico nazionale promosso a Milano dal comitato “Osare la pace”, al termine del quale è stato lanciato un messaggio per Sibiu. “L’ecumenismo - scrivono i giovani - è oggi una sfida difficile, eppure assolutamente necessaria in un’Europa che porta nella propria storia e nel proprio presente tutto il peso delle divisioni tra le Chiese”. Nel messaggio viene sottolineata l’importanza dell’impegno per la pace, per il dialogo interreligioso (in particolare islamo-ebraico-cristiano), per la giustizia e la salvaguardia del creato. Analoga iniziativa si è svolta a Saint Maurice (Svizzera-Canton Vallese), dove dal 27 al 30 luglio si sono ritrovati i 35 giovani in rappresentanza delle Chiese ortodosse, protestanti e anglicane, delegati della Conferenza delle Chiese Europee (KEK). Dal 25 al 28 giugno, invece, si sono dati appuntamento a Rodi 35 rappresentanti di quasi tutte le chiese ortodosse. Scopo dell’incontro, ha spiegato il metropolita di Sassima Gennadios, è stato quello di “rafforzare gli esistenti legami di fraternità tra le Chiese ortodosse ed essere in grado di agire e parlare in modo coordinato”. Al termine dei lavori, i partecipanti hanno indirizzato all’Assemblea un rapporto nel quale si ribadisce la responsabilità di tutti i cristiani a pregare e a lavorare per l’unità della Chiesa e l’importanza di ribadire a Sibiu le radici cristiane del continente europeo nonché l’impegno per la promozione dei valori cristiani. (T.C.)
Togo: allarme malnutrizione infantile in due province. L'ONU stanzia 2,3 milioni di dollari per progetti di emergenza
◊ Il ministero della Sanità del Togo ha chiesto un intervento urgente delle Nazioni Unite per sanare la grave crisi alimentare in atto in alcune zone del Paese, ai danni soprattutto dei bambini sotto i cinque anni d’età. In base ai risultati di una missione di verifica composta dal Programma Alimentare Mondiale (PAM), dall'UNICEF e dalla FAO, “il 12% dei bambini muore prima dei cinque anni e oltre il 50% dei decessi è causato da malnutrizione”. Le aree più colpite – riferisce l’agenzia MISNA – sono la regione di Savannah e le regioni marittime. Il motivo principale della malnutrizione dipende dalle condizioni di estrema povertà della popolazione. Secondo un comunicato dall’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) sulla situazione nell’Africa occidentale, in risposta all’appello del ministero della Salute di Lomé, le Nazioni Unite hanno stanziato per il Togo 2,3 milioni di dollari in progetti di emergenza. (R.M.)
Appello del vescovo anglicano di Colombo al governo dello Sri Lanka: “Tuteliamo i bambini dalla campagna di violenza”
◊ Le celebrazioni volute dal governo dello Sri Lanka per festeggiare le vittorie militari nell’est del Paese rischiano di avere ripercussioni negative sui bambini: a lanciare l’allarme è il vescovo anglicano di Colombo, il rev. Duleep de Chikera, che chiede di “salvaguardare la salute dei più piccoli, tutelandoli dal programma bellico voluto dalle autorità”. Nel mese di luglio – riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews – le truppe dell’esercito hanno conquistato diversi punti nevralgici del territorio orientale, in particolare la base di Thoppigala, centro strategico dei terroristi Tamil, da 13 anni nelle mani dei ribelli. “Le celebrazioni dei giorni scorsi – denuncia il vescovo anglicano – mostrano una serie di immagini trionfalistiche che inneggiano alla guerra e alla lotta contro il nemico, con gravi ripercussioni per la psiche dei bambini: esse rappresentano una grave violazione della vulnerabilità e della dignità dei nostri figli e vanno condannate con forza”. Una strenua opposizione è venuta anche da insegnanti, genitori e leader religiosi, ma le pressioni esercitate dal governo hanno piegato qualsiasi forma di resistenza. Colombo ha inoltre invitato i cittadini a prendere parte ai festeggiamenti di Stato, durante i quali il presidente Mahinda Rajapaksa terrà un discorso alla nazione. “E’ assurdo – conclude il rev. Duleep de Chimera – coinvolgere i bambini negli eventi politici del Paese, anche perché vengono inculcati nella loro mente concetti fuorvianti come l’ostilità e il separatismo in nome della razza”. (R.M.)
In Perù, X Corso nazionale di pastorale giovanile verso la grande missione continentale
◊ Da oggi fino al 10 agosto a Lima, centinaia di giovani provenienti da tutte le regioni del Perù prenderanno parte al X Corso nazionale di pastorale giovanile, promosso dalla Commissione episcopale per i giovani. Lo scopo è nella tematica centrale che guiderà le riflessioni e le discussioni dei partecipanti: “Mano nella mano con i giovani verso la grande missione continentale”. Anche in questo caso, come sta avvenendo in quasi tutti i Paesi latinoamericani e caraibici, si intende approfondire il Documento di Aparecida e collaudare i meccanismi della missione continentale. L'evento, che si svolge ogni anno dal 1998 presso il convento della Recoleta, sarà guidato da mons. Gabino Miranda Melgarejo, vescovo ausiliare di Ayacucho e attuale presidente della Commissione episcopale per la pastorale giovanile. Il presule ha sottolineato che saranno analizzate, in particolare, due questioni importanti: “Il contributo indispensabile e insostituibile dei giovani laici alla missione e il contributo che i mezzi di comunicazione sociale possono dare in queste circostanze in favore del miglioramento dei contenuti dell'informazione”. (L.B.)
Iraq: oltre trenta vittime in diversi attentati; Spari al confine tra le due Coree
◊ Giornata di sangue in Iraq. Una raffica di attentati ha provocato la morte di oltre trenta persone. Intanto proseguono i macabri ritrovamenti di cadaveri: sono 80 i corpi senza vita rinvenuti nelle ultime 24 ore. A Baghdad ha preso il via il vertice tra delegati americani, iraniani e iracheni per discutere della sicurezza del Paese del Golfo. Il nostro servizio:
Grave il bilancio dell’esplosione di un camion bomba avvenuta a Tal Afar, vicino Mosul nel nord dell’Iraq, in un quartiere abitato in prevalenza da sciiti. 28 le vittime e 50 i ferti. Si teme una stima ancora più pesante perché una decina di case sono state rase al suolo dalla deflagrazione e sotto le macerie potrebbero essere intrappolate altre persone. A Baghdad, sono otto i morti e nove i feriti dopo che un ordigno è saltato in aria nelle vicinanze di una stazione di autobus. Sei le vittime e una ventina di feriti in un bombardamento condotto da elicotteri americani in risposta ad alcuni colpi di arma da fuoco sparati dal villaggio di Dulueiya. Fonti statunitensi hanno riferito di un’operazione di rastrellamento nell’area, nella quale sono state arrestate dieci persone. Sono numerosi i colpi di mortaio sparati sulla zona verde di Baghdad, sede di ambasciate e istituzioni irachene, non vengono segnalate vittime. Proseguono intanto i macabri ritrovamenti nel Paese. Circa 80 i cadaveri trovati tra Baghdad e Baquba nelle ultime 24 ore, almeno 60 nei pressi del capoluogo della provincia di Diyala ma non è chiaro se siano stati rinvenuti in una fossa comune o abbandonati in un campo. In ogni caso si tratta del solito rituale: tutti infatti avevano mani e piedi legati, ferite da arma da fuoco alla testa o al torace. Al via intanto a Baghdad la riunione, la terza in pochi mesi, tra gli esperti di Stati Uniti, Iran e Iraq per discutere di questioni relative alla sicurezza nel Paese del Golfo. Sul tavolo la creazione di un comitato tripartito, decisa nel luglio scorso, ma anche i mezzi per combattere il terrorismo, per smantellare le milizie e rafforzare le frontiere del Paese.
- Si svolge tra strette misure di sicurezza l’incontro a Gerico, in Cisgiordania, tra il presidente palestinese Abu Mazen ed il premier israeliano Olmert che, al suo arrivo, ha espresso l’auspicio di nuovi negoziati per la creazione di uno Stato palestinese. Secondo fonti di stampa, tra gli argomenti in discussione anche le immediate misure per migliorare le condizioni di vita nei territori. Probabilmente Abu Mazen chiederà il rilascio di alcuni detenuti palestinesi tra questi il dirigente di Al Fatah, Marwan Barghuti, condannato all’ergastolo in Israele. Il vertice avviene al termine della missione nell’area del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che sta lavorando per preparare in autunno una conferenza di pace. Quella di oggi è la prima visita in sei anni di un premier israeliano all'interno dei Territori palestinesi.
- Prosegue in Afghanistan l’offensiva del contingente internazionale a guida NATO contro i talebani. In un’azione congiunta con le forze locali, sono rimasti uccisi 22 miliziani mentre è stato sventato il blocco dell'autostrada principale, che unisce Kandahar a Kabul, pianificato dagli stessi ribelli. Cresce la preoccupazione per la sorte dei 21 sudcoreani ancora nelle mani dei talebani. Le autorità di Seul hanno sentito al telefono, sabato scorso, uno degli ostaggi ma non hanno fornito dettagli sul contenuto della conversazione. Intanto ieri i ribelli hanno rinnovato le minacce di morte nei confronti dei prigionieri se non verranno rilasciati otto loro compagni. Proprio per la liberazione dei ribelli, circa 300 persone hanno manifestato a Kandahar, nel sud dell’Afghanistan. E’ iniziata intanto la missione diplomatica di due giorni del presidente afgano Hamid Karzai negli Stati Uniti. Nell’incontro con Bush verranno affrontati i temi della sicurezza nel Paese.
- Tensione al confine tra le due Coree. Per motivi ancora poco chiari, i soldati nordcoreani hanno sparato dei colpi contro una postazione di confine di militari del Sud. Non ci sono stati feriti. L’episodio arriva alla vigilia di nuovi colloqui a Seul tra diversi rappresentanti della regione sul programma nucleare che Pyongyang si è impegnata a interrompere.
- Nuova visita in Iran per una delegazione dell’AIEA, Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. In serata sono previsti colloqui con le autorità di Teheran per stabilire le modalità di ispezione dell’impianto di Natanz, una delle più importanti centrali nucleari del Paese. Già lo scorso 30 luglio, esperti AIEA avevano visitato il reattore ad acqua pesante in costruzione ad Arak. Con l’intento di ottenere il sostegno dell’Algeria per lo sviluppo del nucleare civile, il presidente iraniano Ahmadinejad è giunto ad Algeri. Ad accoglierlo c’era il presidente Bouteflika che, da sempre, sostiene il diritto di ogni Paese di accedere all’energia nucleare.
- E’ iniziata in Giappone la missione di quattro giorni degli ispettori dell’AIEA che hanno il compito di controllare i danni riportati dalla centrale nucleare di Kashiwaki-Kariwa, la più grande al mondo, dopo il violento sisma che ha colpito il Paese il 16 luglio scorso. Le autorità giapponesi, inizialmente reticenti, hanno accettato il sopralluogo con l’intenzione di tranquillizzare l’opinione pubblica sulle fuoriuscite di gas seguite al terremoto.
- "Il Giappone non intende fabbricare, possedere o ammettere sul proprio territorio la presenza di armamenti nucleari”. Con queste parole il premier nipponico Shinzo Abe ha ricordato i 62 anni dal bombardamento di Hiroshima, avvenuto il 6 agosto del 1945. Alle 8.15 ora locale, tutta la città si è fermata per commemorare il momento esatto in cui venne sganciata la bomba atomica. Tre giorni più tardi, una simile sorte sarebbe toccata a Nagasaki. Il servizio di Chiaretta Zucconi:
La prima fu una bomba all’uranio chiamata “Little Boy” e fu sganciata dal B12 “Enola Gay” su Hiroshima, il 6 agosto 1945. Alcuni giorni dopo, su Nagasaki, la seconda bomba al plutonio, chiamata “Fat Man”. Ogni anno, il 6 agosto, dal 1947, Hiroshima ricorda con una cerimonia presieduta dal sindaco le 300 mila vittime. 45 mila pacifisti hanno manifestato oggi a favore dell’abolizione di tutte le armi nucleari e per la pace nel mondo, per non dimenticare. E mai forse come quest’anno, in Giappone, ce n’è bisogno, dopo la gaffe, alcune settimane fa, del ministro della Difesa, Fumio Kyuma, che si è dovuto dimettere per aver detto che le due bombe atomiche lanciate dagli Stati Uniti furono inevitabili. Come ha sottolineato il regista giapponese Steven Nogasaki, autore del film “La distruzione di Hiroshima e Nagasaki”, c’è un movimento che nega il passato, basti pensare alla volontà del governo di abolire l’articolo 9 della Costituzione, in cui Tokyo rinuncia alla guerra. (Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi)
- L’incarico per la formazione del nuovo governo di Timor Est sarà conferito in settimana all’eroe dell’indipendenza del Paese, Xanana Gusmao. Lo ha reso noto il presidente della piccola ex colonia portoghese José Ramos-Horta. La decisione del capo dello Stato, seguita allo stallo politico dopo le elezioni del 30 giugno scorso, ha suscitato le ire dell’opposizione in particolare del leader del Fretilin, l’ex primo ministro Mari Alkatiri. Quest’ultimo ha definito la scelta di Gusmao “illegale e incostituzionale”.
- Scelta di continuità in Turchia dopo le elezioni del 22 luglio scorso. Il presidente turco Ahmet Sezer ha conferito l’incarico di formare il nuovo governo all’ex premier Tayyip Erdogan, leader del partito Giustizia e sviluppo (AKP). La formazione politica gode della maggioranza assoluta in Parlamento: 341 seggi su 550.
- La Commissione europea ha imposto il divieto sulle esportazioni di tutti gli animali vivi, della carne e dei prodotti caseari dalla Gran Bretagna a causa del focolaio di afta epizootica scoppiato nel Paese. Bruxelles ha inoltre espresso soddisfazione per le misure decise dal governo Brown per affrontare l’emergenza. Sono stretti i controlli in numerosi Paesi, ritardi sono segnalati all’aeroporto di Sidney, in Australia, per le ispezioni sui passeggeri in arrivo dalla Gran Bretagna. Anche in Nuova Zelanda i funzionari di controllo hanno alzato i livelli di precauzione.
- Risultati positivi dal vertice sul Darfur, in corso da venerdì ad Arusha, in Tanzania. Otto fazioni ribelli hanno, infatti, espresso parere positivo su un futuro colloquio di pace con il governo di Khartoum, da tenersi nel giro di due o tre mesi. Gli stessi gruppi hanno, inoltre, comunicato di essere pronti a presentare una “piattaforma comune” sulla divisione del potere, delle ricchezze, sull’organizzazione della sicurezza e degli aiuti umanitari.
- A Pechino alcuni giornalisti di diverse nazionalità sono stati trattenuti per due ore dalla polizia locale in seguito ad una manifestazione organizzata da Reporter Senza Frontiere. Davanti al palazzo che ospita il Comitato organizzativo per i giochi olimpici - che inizieranno in Cina tra un anno esatto - i rappresentanti di RSF avevano chiesto la liberazione dei circa 100 giornalisti ed attivisti che sono rinchiusi nelle carceri di Stato. Con indosso le magliette che raffigurano i 5 cerchi olimpici come manette, i reporter hanno accusato il Governo cinese di non aver mantenuto le promesse fatte nel 2001 a Mosca, in occasione dell’assegnazione dei giochi, in materia di libertà di espressione e diritti umani. Il ministero degli Affari esteri di Pechino ha rifiutato di commentare l’incidente.
- Hanno preso il via le manovre militari congiunte tra Russia e Cina nei pressi della città di Cielabinsk, negli Urali. Si tratta di operazioni preparatorie in vista dell’esercitazione anti-terrorismo programmata tra il 9 e il 17 agosto dal “Gruppo di Shangai” di cui fanno parte Russia, Cina, Kazakhstan, Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan.
- Emergenza incendi in Croazia. I roghi, che da sabato stanno distruggendo le alture intorno a Dubrovnik, hanno lambito anche la città. Il governo ha proclamato lo stato d’emergenza ed ha dato ordine di evacuare le case della zona nel caso ce ne fosse bisogno. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 218
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