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SOMMARIO del 05/08/2007
Il Papa all'Angelus invita a non attaccare il cuore alla ricchezza. Se non è condivisa compromette la salvezza. Il vero tesoro è Cristo. Il Pontefice ricorda Paolo VI e il Patriarca Teoctist
◊ La ricchezza non salva l’uomo: anzi, se non è condivisa con gli altri, ne compromette la salvezza. E’ quanto ha detto oggi il Papa all’Angelus a Castel Gandolfo, in una splendida giornata di sole. Benedetto XVI ha invitato a non lasciarsi dominare dall’egoismo e dalla cupidigia. Ha poi ricordato Paolo VI, di cui domani ricorre il 29.mo anniversario della morte, e la recente scomparsa del Patriarca della Chiesa ortodossa romena, Teoctist, grande promotore dell’ecumenismo. Il servizio di Sergio Centofanti:
Il Papa, partendo dalle letture bibliche proposte dalla XVIII Domenica del Tempo Ordinario, ricorda quale debba essere il nostro rapporto con i beni materiali, che vanno condivisi con gli altri, in particolare con i più poveri:
“La ricchezza, pur essendo in se un bene, non va considerata un bene assoluto. Soprattutto non assicura la salvezza, anzi potrebbe persino comprometterla seriamente”.
E proprio da questo rischio Gesù mette in guardia i suoi discepoli:
“E’ saggezza e virtù non attaccare il cuore ai beni di questo mondo, perché tutto passa, tutto può finire bruscamente. Il tesoro vero che dobbiamo ricercare senza sosta per noi cristiani sta nelle ‘cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra del Padre’”.
A volgere lo sguardo verso il Cielo – ha aggiunto il Papa - ci invita la Solennità della Trasfigurazione del Signore, che celebreremo domani. “Nel racconto evangelico della Trasfigurazione sul monte, ci è dato un segno premonitore, che ci permette di dare un fugace sguardo nel regno dei santi dove anche noi, al termine della nostra esistenza terrena, potremo partecipare alla gloria di Cristo, che sarà completa, totale e definitiva. Allora – ha affermato il Pontefice - tutto l'universo sarà trasfigurato e si compirà finalmente il disegno divino della salvezza”. Il Papa ha quindi ricordato che proprio nella solennità della Trasfigurazione, era il 1978, Paolo VI "fu chiamato ad entrare nella casa del Padre celeste":
“Il suo ricordo ci sia d’invito a guardare verso l’Alto ed a servire fedelmente il Signore e la Chiesa, come lui ha fatto in anni non facili del secolo scorso”.
Benedetto XVI ha poi elevato la sua preghiera alla Vergine Maria che oggi ricordiamo particolarmente nella memoria della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore:
“La Vergine, che più di ogni altra creatura, ha partecipato al mistero di Cristo, ci sostenga nel nostro cammino di fede perché, come la liturgia ci invita a pregare quest’oggi, ‘operando con le nostre forze a sottomettere la terra non ci lasciamo dominare dalla cupidigia e dall’egoismo, ma cerchiamo sempre ciò che vale davanti a Dio’”.
Infine, il Papa ha rivolto il suo pensiero ai responsabili e ai fedeli della Chiesa Ortodossa Romena, a pochi giorni dalla scomparsa del Patriarca Teoctist. Alle solenni esequie, che hanno avuto luogo venerdì scorso nella Cattedrale patriarcale di Bucarest, Benedetto XVI ha inviato come suo rappresentante il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, con un’apposita delegazione:
“Mi è caro ricordare con stima ed affetto questa nobile figura di Pastore, che ha amato la sua Chiesa e ha dato un positivo contributo alle relazioni tra cattolici ed ortodossi, incoraggiando costantemente la Commissione Mista Internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme”.
“Chiare testimonianze del suo impegno ecumenico” – ha proseguito il Santo Padre - sono anche le due visite che il Patriarca Teoctist ha reso a Giovanni Paolo II e l’accoglienza che, a sua volta, il Patriarca ha riservato a Papa Wojtyla nello “storico suo pellegrinaggio in Romania del 1999”.
“’Eterna sia la sua memoria”, così – ha detto Benedetto XVI - la tradizione liturgica ortodossa chiude il servizio funebre di quanti si addormentano nel Signore. Facciamo nostra questa invocazione - ha concluso il Papa - chiedendo al Signore che accolga questo nostro Fratello nel suo regno di luce infinita e gli conceda il riposo e la pace promessi ai fedeli servitori del Vangelo”.
Il cardinale Martino in Uganda lancia un appello per il reinserimento nella società degli ex bambini soldato
◊ Prosegue la missione in Uganda del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Oggi a Kampala ha incontrato una nutrita delegazione di missionari con i quali ha parlato del dramma degli ex bambini soldato: una questione - ha detto - che non può essere considerata risolta "semplicemente perché sono cessate le ostilità in un Paese dove fino a ieri questi minori erano impegnati in azioni belliche”. Da Kampala il servizio di padre Giulio Albanese:
Il porporato ha auspicato un maggiore coinvolgimento da parte delle Comunità internazionale nel far fronte ad una emergenza che rimane una questione aperta, in molti Paesi dove le intese negoziali non sono riuscite a garantire un proficuo reinserimento degli ex combattenti nella società civile. Non basta risentirsi quando un giovane imbraccia un fucile – ha detto il porporato – ma occorre anche levare la propria indignazione di fronte a tanta gioventù che, dopo innumerevoli patimenti, è finita poi per strada, costretta all’accattonaggio. Così ha commentato il cardinale Martino, sottolineando che gli ex bambini soldato hanno bisogno di solidarietà. E’ importante impegnarsi affinché possano davvero godere di una sana istruzione e di un conseguente accompagnamento per entrare a pieno titolo nel mondo del lavoro. Secondo il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace i donors internazionali devono impegnarsi nel garantire linee di finanziamento adeguate per progetti di riabilitazione degli ex combattenti.
Il cardinale Martino si recherà domani nel distretto settentrionale di Gulu, nel Nord Uganda, per compiere una visita come stretto collaboratore di Benedetto XVI nei campi profughi, dove vivono ancora alcune delle vittime della sanguinosa guerra civile che, dalla fine degli anni Ottanta, ha causato morte e distruzione nel Nord Uganda. Il cardinale Martino ha anche espresso apprezzamento per l’impegno profuso dal governo di Kampala a livello negoziale, non fosse altro perché i ribelli, i famigerati ribelli del Lord’s Resistance Army, hanno praticamente deposto le armi in Uganda. Ma il porporato ha anche evidenziato che la vera pace esige un rinnovato impegno contro la miseria che attanaglia il Nord Uganda. (Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese, Kampala, Uganda)
Zimbabwe, Paese alla fame: le donne si ribellano, ma il regime di Mugabe reagisce con durezza
◊ Emergenza Zimbabwe: il Paese africano è ormai al collasso. Su 13 milioni di abitanti, oltre 3 milioni rischiano la morte per fame. I disoccupati sono il 70%. L'aspettativa di vita è una delle più basse al mondo: non supera i 37 anni. I vescovi del Paese puntano il dito contro il regime di Mugabe, al potere da 27 anni: ha creato una piccolissima minoranza di straricchi e una grande maggioranza di persone che lottano per la sopravvivenza. In un messaggio, i presuli ammoniscono: “Dio ascolta il grido degli oppressi”. In questo contesto Amnesty International ha denunciato le crescenti violazioni dei diritti delle donne, che si stanno battendo per dare una vita migliore alle proprie famiglie. Cecilia Seppia ne ha parlato con Clara Spagnoletta, responsabile di Amnesty International per l'Africa meridionale:
R. – C’è da dire una cosa fondamentale, lo Zimbabwe sta attraversando da diversi anni una profonda crisi economica, dovuta principalmente alla riforma agraria del 2000. La redistribuzione delle terre all’interno del Paese non è avvenuta in maniera equa, ma sono stati favoriti principalmente i sostenitori del partito del presidente Mugabe. Questo ha fatto sì che ci fosse una profonda discriminazione all’interno della redistribuzione della terra, che ha portato ad una grave crisi economica e, a sua volta, poi, con il passare del tempo, ad una negazione del diritto al cibo ai sostenitori del partito di opposizione a Mugabe. Ha portato, quindi, alla protesta delle donne. In questo ultimo periodo si è avvertita una escalation di violazione dei diritti umani nei confronti e delle donne, che si sono schierate in maniera attiva contro questa situazione, e dei sindacati.
D. – Il ruolo delle donne sembra preminente. Ma cos’è che chiedono in concreto?
R. – Chiedono il diritto alla propria sopravvivenza, il diritto al cibo, il diritto a sfamare i propri figli. Perché sono stati registrati dei casi in cui il costo del mais è aumentato solo per gli appartenenti al Movimento per il Cambiamento Democratico, l’MCD, che è il partito di opposizione. Successivamente sono state trovate delle donne che cercavano di vendere i propri manufatti per poter sostentarsi a rischio di un arresto e che la loro merce venisse sequestrata. Chiedono proprio questo: il diritto di accesso al cibo, la possibilità di lavorare.
D. – La maggior parte delle donne che sono state incontrate, quindi intervistate, dai ricercatori di Amnesty hanno dichiarato di essere sottoposte a dure repressioni. Vogliamo proprio dare un nome a queste repressioni? Quali sono?
R. – Sono stati registrati casi di arresto nei confronti di queste donne, che una volta portate in carcere, nella maggior parte dei casi, hanno subito delle gravi violenze fisiche e di tipo sessuale. Tra l’altro le donne sono anche state incarcerate in stato di gravidanza, in compagnia dei loro figli minorenni. Quindi, contravvenendo agli standard internazionali.
D. – Eppure, nonostante questo, le donne non si fermano e sembra ci sia una protesta che dalle campagne arriva ai centri urbani e viceversa...
R. – Il problema è dilagante in tutta la nazione. La difficoltà di accesso al cibo, di accesso ai farmaci, si estende su tutto il Paese. Proprio per questo Amnesty chiede che i capi di Stato della comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale intervengano nei confronti di Mugabe per denunciare tutto ciò e cercare di fermare tutte le problematiche legate alla redistribuzione del cibo, dei farmaci e alle discriminazioni che avvengono nei confronti di questa situazione.
Dall'Africa all'Europa: il dramma silenzioso dell'immigrazione clandestina alla ricerca della dignità di vivere
◊ Sono centinaia le vittime dell’immigrazione clandestina dall’Africa all'Europa. Il tratto di mare tra la Libia, Malta e la Sicilia è diventato una fossa comune. Gabriele Del Grande ha percorso per 3 mesi queste vie di fuga verso la speranza di una vita migliore, raccogliendo le testimonianze di chi ce l’ha fatta. Da questa esperienza è nato il libro inchiesta: “Mamadou va a morire” pubblicato da Infinito Edizioni. Antonella Villani gli ha chiesto cosa deve affrontare chi emigra clandestinamente:
R. - Chi parte oggi dall’Africa Occidentale per raggiungere la Libia, da cui ci si imbarca per la Sicilia, deve prima attraversare il deserto del Sahara; si fa a bordo di un fuori strada, un camion, e nel deserto del Sahara sono già morte 1079 persone ma è un dato sicuramente inferiore al dato reale. C’è anche la situazione gravissima nei Paesi della riva sud del Mediterraneo, penso soprattutto alla Libia dove avvengono continue violazioni dei diritti di queste persone, e soltanto nel mese di maggio, 2137 persone sono state arrestate e saranno detenute per mesi nelle carceri libiche per poi essere rimpatriate verso i Paesi di origine. E se non si muore nel deserto, se non si viene arrestati, portati in carcere, torturati per mesi, non resta che buttarsi in mezzo al mare e sperare che vada bene.
D. – In quanti ce la fanno?
R. – In Italia sono arrivate 20 mila persone l’anno scorso, un dato leggermente in ribasso rispetto all’anno precedente. Quest’anno ne stanno arrivando ancora meno, addirittura su Lampedusa gli sbarchi sono dimezzati. I primi cinque mesi dell’anno sicuramente molti di più rimangono bloccati nei Paesi di transito, sono molte le persone che una volta arrivate in Libia piuttosto che in Marocco, non hanno poi i mezzi per continuare il viaggio. Ci sono quelli che invece vengono deportati nella riva sud del Mediterraneo, c’è questa pratica per cui si viene riaccompagnati alla frontiera anche là dove la frontiera è una frontiera desertica per cui ci sono centinaia, migliaia di persone che si trovano bloccate nelle oasi desertiche tra l’Algeria ed il Mali, o tra la Libia e il Sudan. Poi ci sono quelli che non ce la fanno, che annegano in mezzo al mare. Nel Canale di Sicilia sta avvenendo una vera e propria strage: nel mese di giugno almeno 139 persone hanno perso la vita e nessuno sa quello che succede al largo, dove non ci sono testimoni. Nel Canale di Sicilia, dal 1988 ad oggi, abbiamo documentato 2148 vittime.
D. – Ma il fatto che questi sbarchi stanno diminuendo è indice che il fenomeno è in diminuzione o che ci sono altri intoppi?
R. – Il fenomeno non è in diminuzione perché comunque rimane alta la pressione emigratoria e rimane quasi nulla la possibilità di emigrare legalmente. Oggi c’è un’intera generazione in Africa che non ha nessun accesso ai visti. Se diminuiscono gli ingressi da una parte, aumentano poi dall’altra. Questo ce lo insegna il caso ad esempio della Spagna, quando nel 2005 Zapatero decise di dare un taglio a Ceuta e Melilla: vennero appunto arrestate 1500 persone, 17 persone vennero ammazzate, sparando sui migranti che scavalcavano queste reti, vennero abbandonati e deportati prima in mezzo al deserto e poi rimpatriati nei rispettivi Paesi di origine e l’anno dopo ci fu un boom di arrivi nelle isole Canarie dove arrivarono sei volte le persone che erano arrivate nell’anno precedente.
D. – Una storia che hai raccolto in questi tuoi tre mesi di viaggio lungo le rotte dei migranti clandestini che ti ha particolarmente colpito...
R. – La storia di una donna arrestata con un bimbo di tre mesi, caricata su un container con altre 50 persone e trasportate per 1500 chilometri, due giorni di viaggio senza nemmeno avere la possibilità di prendersi una boccata d’aria. Abbandonata in mezzo al deserto con il bambino piccolo, si è salvata soltanto grazie ad alcuni dei deportati che avevano dei soldi con loro e sono riusciti a corrompere l’autista libico a farsi riportare indietro altrimenti avrebbero fatto la fine di altre migliaia di persone che muoiono disidratate in mezzo al deserto.
D. – Che cosa ha significato per te questa esperienza?
R. – Difficile oggi immaginare che a poche ore di navigazione dalle nostre coste, sia succedendo questo finimondo, c’è tutta una generazione che sta subendo, a causa della difesa dei nostri confini, una serie di abusi gravissimi.
D. – Cosa si potrebbe fare a questo punto per togliere dalla clandestinità queste persone e dare loro un futuro?
R. – In primo piano, probabilmente, è la solidarietà per lo sviluppo e la pacificazione dei Paesi da cui questa gente sta partendo. Nessuno abbandona il proprio Paese se nel proprio Paese sta bene. E poi creare mobilità, sia per chi parte come richiedente asilo politico, sia per chi parte per migliorare le proprie condizioni economiche e spesso veramente non c’è scelta: bisogna buttarsi su una carretta del mare.
A Melbourne, in Australia, i giovani riflettono sulle “trappole della New Age”
◊ “L’esperienza di Dio e le trappole del New Age”: su questo tema, si è svolto oggi a Melbourne, presso il Santuario della Divina Misericordia, un Incontro dei giovani della città australiana, nell’ambito della preparazione alla GMG di Sydney 2008. Nel giugno del 2004 – lo ricordiamo – si è tenuto in Vaticano un importante Incontro interdicasteriale, per riflettere proprio sulle sfide che il complesso fenomeno pone alla Chiesa. Ma cosa si intende per New Age? Roberta Moretti lo ha chiesto al prof. Giuseppe Ferrari, segretario nazionale del GRIS, il Gruppo di Ricerca e Informazione sulle Sette:
R. – Il termine indica “nuova era” o “era dell’acquario” ed è l’era che dovrebbe sostituire la bimillenaria, così dicono, “era dei pesci”, che sarebbe stata caratterizzata dal Cristianesimo. E’ una religiosità vaga, dai contorni non ben definiti. L’aspetto problematico vero della New Age è che considera Gesù Cristo uno dei tanti personaggi in cui si incarna il Cristo universale e questo potrebbe, in qualche modo, coinvolgere alcuni cristiani cattolici, ritenendola compatibile con l’insegnamento cristologico della Chiesa cattolica oppure di altre Chiese cristiane.
D. – Anche la visione della morte, della sofferenza di Cristo, com’è vista?
R. – Mentre la sofferenza e la morte per il cristiano sono legate alla redenzione, nella New Age vengono viste in modo negativo. L’uomo deve cercare di liberarsi dalla sofferenza. C’è una tendenza agnostica nella New Age che vede il corpo come una specie di gabbia che imprigiona lo spirito. Quindi, un uomo tranquillo in meditazione, in qualche modo, può superare il legame corpo-spirito e liberarsi arrivando ad identificarsi con la coscienza cosmica divina.
D. – Come mai si diffonde oggi la New Age? Quale carenze si riscontrano anche tra i cristiani?
R. – Si diffonde principalmente perché le persone hanno necessità di star bene anche fisicamente e psicologicamente. Pertanto, il canale privilegiato per la diffusione della New Age è quello dell’offerta di prodotti o tecniche di tipo terapeutico. La carenza è sicuramente nella preparazione del cristiano alla conoscenza della propria fede, delle verità che insegna la Chiesa cattolica. E una fede matura, vissuta in modo consapevole, è quello che veramente può aiutare il cristiano nei rapporti con le persone aderenti alla New Age.
I monasteri di clausura tra le mete preferite per le vacanze spirituali
◊ Il Papa oggi all'Angelus, salutando i pellegrini polacchi, ha auspicato che "il tempo delle vacanze, del distacco dalle preoccupazioni quotidiane serva all'arricchimento delle menti e dei cuori con i doni della grazia di Dio". L'estate è dunque un tempo di riposo, ma anche di ristoro per lo spirito: e sono sempre di più le persone che scelgono di trascorrere qualche giorno in case religiose o presso monasteri di clausura. Queste strutture offrono ospitalità nelle foresterie o in ambienti riservati: e diversi sono i momenti di spiritualità proposti a quanti desiderano spazi per la meditazione o la preghiera. Ma che tipo di persone scelgono i monasteri per dedicare alcune giornate alla loro interiorità? Tiziana Campisi lo ha chiesto a suor Lucia Solera, monaca di clausura agostiniana dell’eremo di Lecceto, in provincia di Siena:
R. – A Lecceto vengono giovani delle parrocchie, vengono famiglie, sacerdoti e seminaristi, ma vengono anche persone e singoli che sono lontani dalla fede. La domanda che si portano nel cuore può essere diversa. Di fondo, però, una cosa accomuna tutti questi approdi, qui da noi: la ricerca di una sosta. Poter cioè sostare dai rumori, dalle fatiche, dal caos della vita di ogni giorno, potendosi così concedere uno spazio di silenzio, di quiete, di riposo, per lasciare parlare – direi – "un’altra presenza", "un’altra voce".
D. – Cosa trova una persona che raggiunge il vostro monastero?
R. – Anzitutto ospitalità. Materialmente mettiamo a disposizione le stanze della nostra foresteria, abbiamo anche una casa per i ritiri, ma offriamo anche la possibilità di condividere la nostra vita, partendo prima di tutto dalla nostra preghiera: chi arriva all’eremo può infatti partecipare alla nostra preghiera, a tutte le ore, sin dalle 6.00 della mattina, quando c’è l’Ufficio delle Letture, e fino alle 9.00 di sera. Poi offriamo la possibilità di poter conoscere e di poter parlare con una monaca e così conosciamo tante storie, incontriamo tante persone, talvolta con storie e fardelli molto grossi. Da questi incontri nasce un'amicizia, proprio attraverso lo spazio dell’ascolto, per noi così importante. Una realtà che oggi - direi - si sta un po’ perdendo. Qui all’eremo l’unica offerta che facciamo è una settimana dedicata alla spiritualità agostiniana: è aperta a tutti, giovani e meno giovani, e vuole offrire la possibilità di conoscere ed approfondire la spiritualità di Sant’Agostino, in un cammino fatto con la comunità monastica. In genere, il cuore di questa settimana è la cosiddetta “giornata monastica”, che offre la possibilità di condividere momenti della nostra vita, quindi dalla "Lectio divina" della mattina al lavoro – ad esempio – nell’orto o nei laboratori di grafica o di falegnameria che abbiamo. Tutto questo sempre all’insegna della condivisione. La cosa bella è che da ogni incontro e da ogni conoscenza nasce un’amicizia e questo per noi è molto importante, perchè prima di tutto rappresenta un arricchimento e soprattutto un dono che ciascuna di noi come monaca vive. Il tutto, anche qui, all’insegna di quella che Agostino chiamava la “comunione”, comunione di vita e quindi condivisione dei doni, delle esperienze. A noi rimane questa amicizia, che portiamo poi nel cuore con il nostro stile e quindi con la preghiera. Noi continuiamo ad accompagnarla, anche se poi è magari affidata al silenzio, alla lontananza, al tempo.
D. – Come rivolgersi ad una persona che sta cercando se stessa, che vuole un momento per sé?
R. – Mi viene in mente una frase di Sant’Agostino che dice: “Dio parla nel gran silenzio del cuore”. La nostra è un’epoca di frastuoni, di rumori assordanti ed eccessivi e c’è quindi bisogno di fermarsi, di fare silenzio, di creare questo spazio di silenzio. E’ proprio lì che la verità, che è il Signore, la sua vita e il suo amore, ci può raggiungere, ci può parlare e noi possiamo ascoltarlo.
Alluvioni in Asia: milioni gli sfollati. Rischio epidemie ma anche emergenza cibo. Ritardi negli aiuti
◊ Il sub continente asiatico è in ginocchio dopo 12 giorni di piogge monsoniche, abituali in questa stagione, ma di tale intensità che hanno provocato alluvioni e smottamenti in una vasta area che va dall’India al Bangladesh fino al Nepal. Difficile la conta delle vittime, 250 il dato fornito, 25 milioni gli sfollati. La stima è comunque parziale per l’isolamento di numerose zone. Si tratta di una vera e propria emergenza, particolarmente colpito lo Stato indiano dell’Assam: i senza tetto sono 3milioni su una popolazione di 27. In molti hanno occupato strade e ferrovie, unici luoghi asciutti, impedendo di fatto l’arrivo dei soccorsi. Aiuti che vengono distribuiti dall’esercito attraverso elicotteri ed imbarcazioni ma che risultano insufficienti. Molte associazioni umanitarie hanno lamentato ritardi ed hanno lanciato appelli per fare in fretta prima che si diffondano epidemie di colera e dissenteria. A rischio infatti la contaminazione dell’acqua, la polizia indiana ha aperto un’inchiesta a Calcutta perché alcune aziende petrolifere avrebbero pompato acqua mista a petrolio. Scarseggiano anche le scorte di cibo, il PAM, il Programma Alimentare Mondiale, ha attivato una raccolta per sfamare 60mila persone. Anche l’organizzazione “Save the Children” ha fatto appello per l’urgente consegna di prodotti alimentari e medicine ed ha chiesto aiuti per i bambini che hanno perso tutto. Attiva in Nepal la Caritas che pensa alla ricostruzione, lanciato il programma di “cash for work”, piccole somme di denaro in cambio di lavoro, un’opportunità per gli stessi sfollati che vivono di proventi dell’agricoltura. Ed è drammatico il dato riguardante i campi coltivati, sono andati distrutti 630mila ettari di terreno. Intanto la situazione all’orizzonte non sembra migliorare, anche se in alcune zone si cerca di tornare alla normalità, si prevedono ancora precipitazioni per la settimana prossima.
Si celebra oggi la Memoria della Dedicazione della Basilica romana di Santa Maria Maggiore. Attesa per il “miracolo della neve"
◊ Una messa officiata, alle 10.00, dal cardinale Bernard Francis Law, arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, ha dato il via alle celebrazioni per la memoria della Dedicazione della Basilica romana. In questo giorno, infatti, si ricorda l’antica tradizione in base alla quale, nella notte tra il 4 e il 5 agosto del 358, la Vergine apparve in sogno a Papa Liberio chiedendo di costruire una chiesa nel luogo in cui sarebbe caduta la neve la notte stessa. Un "miracolo" che da anni si rievoca durante la sera con l’utilizzo di appositi cannoni, collocati in vari punti nella piazza antistante la Basilica, e che ricreano la nevicata estiva. Prima dell’appuntamento serale, alle 17, il card. Law celebrerà i Secondi Vespri della Solennità mentre la Santa Messa di chiusura delle annuali celebrazioni sarà officiata, alle 18, dal vescovo Renato Boccardo, segretario generale del Governatorato della Città del Vaticano. (B.C.)
Il documento di Aparecida al vaglio dell’Episcopato dell’Uruguay riunito in Assemblea straordinaria. S’intende lanciare la “Grande missione continentale"
◊ Terminerà domani la plenaria dei vescovi dell’Uruguay, riuniti nella “Casa Vianney” nella località di Melilla, a partire da venerdì scorso. Uno degli scopi dell’assemblea, oltre a quello di lanciare la “Grande missione continentale”, è stato quello di approfondire il documento di Aparecida, in cui sono raccolte le conclusioni della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, celebrata dal 13 al 31 maggio in Brasile. Documento che è stato reso pubblico il 10 luglio scorso dopo l’autorizzazione del Papa. In precedenza i vescovi si erano incontrati con i sacerdoti delegati delle dieci diocesi del Paese per avere “una conoscenza esauriente dei diversi capitoli del testo, dello spirito con il quale i presuli latinoamericani hanno scritto il documento e, infine, per individuare le priorità più direttamente legate alla vita ecclesiale uruguayana": è quanto ha detto padre Louis Bonifacino, segretario esecutivo della Commissione nazionale per il clero. (L.B.)
In Pakistan, pubblicata una nuova versione della Bibbia in lingua urdu
◊ 1455 pagine contro le 1665 delle vecchie edizioni e 5 cartine a colori. E’ composta così la nuova Bibbia in lingua urdu, redatta interamente al computer e presentata nei giorni scorsi dalla chiesa pakistana attraverso una serie di iniziative. Lo riferisce AsiaNews. Un lavoro lungo, durato 5 anni, iniziato nell’aprile del 2002 con la nascita della Catholic Bible Commission guidata dall’arcivescovo di Karachi, mons. Evarist Pinto, e da Emmanuel Asi, esperto di testi sacri. Da almeno 25 anni si susseguivano gli inviti a rivedere e modificare le parole della vecchia lingua persiana e araba cadute ormai in disuso, il lavoro svolto ha significato un aggiornamento dei testi in “versioni sempre più fedeli al significato originario” ha scritto mons. Pinto in un messaggio ai fedeli. Il 29 luglio scorso, con una Messa celebrata da mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad, è stata presentata la nona edizione della Bibbia in lingua urdu, un evento che si è ripetuto in tutte le chiese del Paese. Durante la celebrazione, il presule ha invitato a “testimoniare la parola di Dio in ogni gesto della vita quotidiana, accogliendola nelle case e nei cuori di ciascuno”. Nell’omelia della Messa, padre Aftab James Paul, membro della commissione che ha curato la revisione della Bibbia, ha sottolineato la semplificazione del testo ed ha fatto appello ai fedeli affinché nelle loro case se ne possa tenere una copia “per testimoniare con forza la propria appartenenza alla comunità cristiana”. (B. C.)
In viaggio verso Marte: la sonda “Phoenix” e’ partita ieri alla ricerca di tracce di vita sul “Pianeta rosso”
◊ 25 maggio 2008: è la data ipotizzata dagli scienziati americani per l’arrivo su Marte della sonda "Phoenix Mars Lander", lanciata ieri nello spazio da Cape Canaveral, in Florida (USA), dopo una serie di rinvii. Un viaggio di 680 milioni di chilometri che ha un costo che si aggira sui 420 milioni di dollari. Secondo la NASA, la sonda atterrerà sul Polo Nord di Marte, ad una latitudine corrispondente all’Alaska sulla terra, fronteggiando una temperatura che oscilla da meno 73 a meno 23 gradi centigradi. Due gli scopi della missione: trovare acqua sul pianeta rosso e cercare tracce di vita. Appena atterrata, Phoenix trivellerà il suolo marziano e preleverà una parte del terreno che sarà poi conservato in un contenitore. I ricercatori dell’Arizona University, che hanno realizzato la sonda, capiranno attraverso la composizione della sezione del terreno se in quelle condizioni alcune specie di organismi potevano sopravvivere in passato. Nel 2002, un’altra sonda, "Odyssey" rivelò la presenza su Marte di una consistente quantità di idrogeno, mentre nel 2004, "Spirit" e "Opportunity" si mossero sul terreno grazie a batterie solari. Phoenix, che misura 5,5 metri per 1,5 e porta 55 kg di apparecchiature scientifiche, prenderà in considerazione solo una sezione del suolo marziano. (B.C.)
Triste primato per il Laos. E’ il Paese con la maggiore concentrazione di bombe inesplose
◊ Ci vorranno quasi 400 anni, in Laos, per bonificare i terreni nei quali sono sepolti migliaia di ordigni inesplosi. Ne sono convinti i collaboratori delle agenzie ONU che vivono nel Paese e che lavorano ai programmi per sanare il territorio. La nazione - rileva l'agenzia AsiaNews - ha un triste primato quello di aver ricevuto “più bombe pro-capite della storia”. In circa 580mila missioni di guerra, che hanno segnato il cammino del Laos, si calcola che siano 5 milioni gli ordigni rimasti sul terreno e molti di questi siano ancora inesplosi. Innegabile il pericolo per la popolazione ed in particolare per i bambini che, inavvertitamente, utilizzano gli ordigni per giocare e spesso le conseguenze sono drammatiche. Tenuto in considerazione il rischio di esplosioni, nei laotiani si è sviluppata però una certa attenzione allo sfruttamento dei lasciti della guerra. Centinaia di persone investono una piccola somma, circa 12 euro, per comprare metal dector in grado di individuare razzi e mortai per poi venderli in cambio di riso. Un mercato che vede tra i maggiori compratori: la Cina, il Vietnam e la Thailandia. Ogni Paese acquista il metallo a 0,13 euro al chilo e poi investe nella fabbricazione di utensili da cucina o oggetti per la casa. Un modo per trasformare gli ordigni in cose utili. (B.C.)
Elezioni suppletive in Libano: si affrontano candidati pro e contro Damasco – Karzai partito per gli USA per incontrare Bush
◊ - Elezioni suppletive in Libano: si vota, tra imponenti misure di sicurezza, per scegliere due deputati chiamati a sostituire due parlamentari antisiriani rimasti uccisi in due attentati compiuti a giugno e a novembre. L’attuale coalizione di governo antisiriana ha più volte denunciato presunte responsabilità della Siria, che sostiene l’opposizione libanese, nei due attentati. Secondo diversi osservatori, l’odierna sfida tra candidati filosriani e antisiriani è determinante per il futuro assetto politico libanese. Il nostro servizio:
Per il seggio di Beirut sembra scontata la riconferma del candidato sunnita antisiriano. Per il seggio di Metn si prevede invece un confronto, dall’esito ancora incerto, tra due cristiani maroniti. A sfidarsi sono l’ex presidente libanese antisiriano Amin Gemayel, padre di uno dei due deputati uccisi, e Camille Khoury, candidato del Movimento patriottico guidato dal generale cristiano Michel Aoun, che invece sostiene il fronte filo siriano. Ma la posta in gioco è in realtà ben più alta di quella del seggio parlamentare: la consultazione è infatti un test cruciale in vista delle presidenziali di novembre. Per la carica di capo di Stato, che in Libano è riservata ai maroniti, si sfideranno infatti Aoun e Gemayel che rappresentano le due contrapposte posizioni della comunità cristiana libanese. Per il generale Aoun, che ha stretto recentemente una controversa alleanza con il partito sciita degli Hezbollah, la vittoria di un suo candidato nelle odierne elezioni suppletive sarebbe la dimostrazione che la sua popolarità è rimasta intatta. Per Gemayel la vittoria nel seggio di Metn bloccherebbe invece la strada alle ambizioni del generale. Il patriarca maronita, cardinale Nasrallah Sfeir, ha dichiarato nei giorni scorsi che avrebbe preferito non assistere ad un nuovo braccio di ferro tra le due principali forze politiche cristiane. Il patriarca ha anche lanciato un appello rivolto a tutte le parti a rispettare le tradizioni democratiche nel Paese. La preoccupazione, espressa dall’ONU, è che il partito degli Hezbollah, grazie a finanziamenti e forniture di armi da parte di Paesi vicini, stia preparando un golpe contro il governo filo occidentale di Fouad Siniora. Il rischio è che possa nascere in Libano un regime vicino a Siria e Iran alimentando nuove, gravi tensioni in tutta la regione.
- In Iraq, un attacco sferrato da ribelli contro una stazione di benzina ha causato almeno 11 morti. Al momento dell’attacco, molte persone erano in fila per fare rifornimento di carburante. Sul versante politico, poi, il primo ministro Nouri Al Maliki ha respinto le dimissioni di sei ministri sunniti che mercoledì scorso hanno lasciato il governo accusando il premier di non accogliere le loro richieste politiche. Negli Stati Uniti, intanto, è stato condannato a 110 anni di carcere un soldato statunitense accusato di aver violentato e ucciso una ragazza irachena di 14 anni. Secondo l’accusa il militare, insieme con alcuni commilitoni, ha anche assassinato i genitori e la sorella di sei anni della ragazza. Si tratta della condanna più pesante finora comminata nell'ambito dei processi per la strage avvenuta a Mahmoudiya nel marzo del 2006.
- In Afghanistan, almeno 6 poliziotti sono rimasti uccisi in seguito a scontri con guerriglieri talebani avvenuti in varie zone del Paese. Negli Stati Uniti, intanto, il presidente George W. Bush incontrerà, nel pomeriggio, il presidente afghano, Hamid Karzai. Secondo anticipazioni di stampa, il colloquio sarà incentrato sulla vicenda degli ostaggi sudcoreani rapiti dai talebani lo scorso 19 luglio. Le speranze sono soprattutto affidate, in questo caso, ad un possibile incontro tra esponenti talebani e rappresentanti del governo di Seul per arrivare alla liberazione degli ostaggi. Bush e Karzai discuteranno anche di lotta al narcotraffico e delle operazioni militari compiute dalle forze della coalizione. In Afghanistan, molti civili sono morti a causa di bombardamenti e azioni militari compiuti da forze della NATO e da truppe del contingente multinazionale a guida statunitense.
- In Algeria, continuano le operazioni militari delle truppe governative nella regione di Tebessa, circa 600 chilometri ad est di Algeri. Secondo la stampa locale, almeno 30 presunti terroristi sono rimasti uccisi fino ad oggi. Dopo un primo scontro a fuoco in cui sarebbero morti 13 miliziani di Al Qaeda, altri 17 presunti terroristi sono rimasti uccisi nelle ultime ore in seguito a bombardamenti aerei. La regione di Tebessa è nota per essere un luogo di passaggio per contrabbandieri e aspiranti combattenti diretti anche in Iraq.
- Il governo iraniano ha criticato il ministero degli Esteri italiano per “le forti inquietudini” espresse sulla drammatica serie di impiccagioni delle ultime settimane nella Repubblica islamica. “Ogni Paese indipendente – ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano - combatte il crimine secondo le sue leggi interne”. “Ogni interferenza in questo campo - ha aggiunto - è un'interferenza negli affari interni di un Paese”. ''Nessuna interferenza nei confronti del governo iraniano'' – è stata la risposta del viceministro degli Esteri, Ugo Intini, ai microfoni di SKY TG24. ''L'Italia – ha detto - ha fatto della lotta alla pena di morte una bandiera in campo internazionale e crede nel dialogo. Penso che il governo iraniano conosca le buone intenzioni del governo italiano che crede a soluzioni politiche dei conflitti in atto. La lotta alla pena di morte e' una battaglia di principio per un mondo piu' stabile e piu' giusto''.
- In Italia, intanto, chiudono per le ferie estive anche i palazzi della politica. Una pausa che formalmente durerà fino al 30 agosto, giorno del primo Consiglio dei ministri. Non andranno certamente in vacanza le polemiche tra i poli e anche all’interno degli stessi schieramenti. Al centro, naturalmente, le sorti del governo Prodi, che dovrà presto affrontare il delicatissimo esame del Parlamento sulla riforma delle pensioni e del welfare appena concordate con le parti sociali. Il servizio di Giampiero Guadagni:
La domanda-ritornello è sempre la stessa: durerà, e quanto, il governo Prodi? Domanda legittima, soprattutto se si tiene conto dei numeri risicati di cui dispone il centrosinistra al Senato. Ma il premier, nella sua ultima conferenza stampa prima delle ferie, ha puntigliosamente elencato i provvedimenti adottati in questi 14 mesi di legislatura. Tra i quali l’utilizzo del tesoretto, cioè le maggiori entrate tributarie. A beneficiarne saranno, soprattutto, le pensioni più basse. E il Forum delle famiglie lamenta: ai nuclei familiari sono andate solo le briciole, altro che i due terzi promessi dal premier. Prodi, intanto, conferma l’intenzione di andare avanti fino al 2011 con questa maggioranza, dicendo esplicitamente ‘no’ all’ipotesi di ridimensionare la sinistra dell’alleanza, rafforzando la componente centrista magari con l’ingresso dell’UDC. Un’ipotesi, questa, smentita da tutti i diretti interessati ma in realtà sempre in campo, specialmente negli ultimi giorni, in particolare dopo l’accordo tra governo e parti sociali su pensioni e welfare. Un'intesa firmata con riserva dalla CGIL e apertamente osteggiatoa dai partiti di sinistra che non hanno gradito l’aumento, sia pure graduale dell’età pensionabile. Avrebbero voluto invece modifiche sostanziali della legge Biagi sul mercato del lavoro, norma che è rimasta invece quasi intatta. Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Verdi annunciano battaglia in Parlamento, che potrebbe sfociare in voto contrario con conseguente inevitabile caduta dell’esecutivo. Il dilemma tra dirigenti e militanti di quei partiti è molto forte: se cioè marcare l’identità nella fase di scomposizione e ricomposizione in atto nell’Unione con la nascita del Partito democratico; oppure far prevalere l’esigenza di evitare nuove elezioni, che potrebbero riportare al governo il centrodestra e a Palazzo Chigi Berlusconi. Quest'ultimo è fino ad oggi l'unico leader della Casa delle libertà, nonostante le prese di distanza dell’UDC di Casini, contrario al voto anticipato. Ipotesi in realtà legata a filo doppio alla riforma del sistema elettorale che, senza un accordo tra forze politiche in Parlamento, sarà affidata al referendum con cui si intende rafforzare il bipolarismo. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)
- E’ stato identificato il virus dell’afta epizootica che ha colpito il bestiame di una fattoria del villaggio di Normandy, nel Regno Unito, e che ha fatto scattare l’allarme in tutta Europa per paura di una rapida propagazione della malattia. Il ceppo - riporta la BBC - è identico a quello usato per i vaccini in un Istituto britannico per la salute animale, poco distante dalla fattoria colpita dall’afta. Secondo il ministro dell’Ambiente, Hilary Benn, la causa della propagazione del virus potrebbe essere un errore commesso nel laboratorio di ricerca. Le autorità britanniche hanno subito circoscritto la zona e bloccato le esportazioni di bovini, ovini, suini e latte. Da domani, anche la Commissione europea adotterà identiche misure precauzionali. Nel 2001, in seguito ad una epidemia di afta epizootica, sono stati soppressi sei milioni di animali.
- Definitivo via libero del governo americano alle intercettazioni di telefonate e di e-mail senza mandato dei giudici, nell’ambito della lotta al terrorismo. Dopo il Senato, anche la Camera, a maggioranza democratica, ha approvato il provvedimento, voluto dal presidente George W. Bush, che aveva minacciato il veto in caso di decisione contraria. Il Congresso ha anche approvato, con 241 voti a favore e 172 contrari, un pacchetto che impone alle societa' produttrici di elettricita' di ricorrere per almeno il 15 per cento a fonti di energia alternative, come il vento e i biocarburanti. Via libera, in particolare, a nuove tasse per i produttori di petrolio, per un valore di 16 miliardi di dollari. Le nuove misure - sostengono i contrari al provvedimento - rischiano di determinare un aumento dei prezzi dell'elettricità nelle regioni dove l'eolico ha scarse possibilità di sviluppo. Favorevoli al progetto di legge, invece, gli ambientalisti, che vedono nella normativa una risposta ai mutamenti climatici.
E' prevista per oggi la visita di una squadra di ispettori tecnici dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEIA) all'impianto nucleare giapponese danneggiato dal violento sisma dello scorso mese. I tecnici dell'impianto di Kashiwazaki-Kariwa, uno dei più grandi del mondo, hanno riconosciuto che si sono verificate fughe di materiale radioattivo. E' stato comunque ribadito che non ci sono rischi per la salute pubblica. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 217
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