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SOMMARIO del 03/08/2007
Pubblicato dalla Sala Stampa vaticana il programma del viaggio di Benedetto XVI in Austria, dal 7 al 9 settembre
◊ E’ stato pubblicato stamani, dalla Sala Stampa della Santa Sede, il programma del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Austria, dal 7 al 9 settembre prossimi, in occasione dell’850.mo anniversario della fondazione del Santuario di Mariazell. Sui momenti salienti del settimo viaggio internazionale di Benedetto XVI, il servizio di Alessandro Gisotti:
Una visita di tre giorni ricca di eventi dal profondo significato ecclesiale, ma che offrirà anche momenti di incontro con le istituzioni e la società civile. Benedetto XVI partirà dall’aeroporto di Ciampino alle ore 9,30 di venerdì 7 settembre alla volta di Vienna. Qui, dopo la cerimonia di benvenuto, il Papa si trasferirà nella Piazza “Am Hof” della capitale austriaca per la preghiera alla Mariensäule e un saluto ai fedeli. A fine mattinata, prima dell’arrivo alla nunziatura, il Papa sosterà al Monumento per le vittime austriache della Shoah. Nel pomeriggio, alle 17.30, il Pontefice incontrerà il presidente della Repubblica e successivamente il Corpo diplomatico al quale rivolgerà un discorso. Sabato mattina, il momento culminante del viaggio, con la Santa Messa al Santuario di Mariazell, in occasione dell’850.mo anniversario di fondazione. Dopo la solenne celebrazione, il Papa pranzerà con i presuli della Conferenza episcopale austriaca.
Nel pomeriggio, poi, il Papa guiderà i Vespri mariani con sacerdoti, religiosi, diaconi e seminaristi austriaci. In serata, Benedetto XVI farà ritorno a Vienna. Particolarmente intensa la giornata di domenica 9 settembre: alle 9.45, il Papa, dopo la processione dal Palazzo arcivescovile al Duomo di Santo Stefano, celebrerà la Santa Messa e reciterà l’Angelus nella piazza del Duomo. Nel pomeriggio, alle 16.30, il Santo Padre si recherà in visita all’abbazia di Heiligenkreuz dove pronuncerà un discorso, poi si recherà al Wiener Konzerthaus, dove avrà un incontro con il mondo del volontariato. Infine, il trasferimento in aeroporto per la cerimonia di congedo e la partenza alla volta di Roma, dove l’arrivo è previsto per le ore 21.30.
Anche in estate, il libro del Papa su Gesù di Nazaret si conferma un best seller: lo rivela, ai nostri microfoni, il nuovo direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa
◊ Il libro del Papa, “Gesù di Nazaret”, pubblicato il 16 aprile scorso in occasione dell’80.mo compleanno di Benedetto XVI, si conferma, anche in estate, uno dei più venduti in Italia. Intanto, cresce il numero delle lingue in cui viene tradotto il volume, come sottolinea - al microfono di Alessandro Gisotti – il nuovo direttore della Libreria Editrice Vaticana, il salesiano don Giuseppe Costa:
R. - Oltre un best-seller, il libro può essere già descritto come un “long-seller”, cioè continua a tenere i primi posti in diverse classifiche: la settimana scorsa, in Italia, aveva ancora il quarto posto in assoluto. E’ un libro che viene stampato in Paesi sempre nuovi; è appena uscita l’edizione in maltese, si stanno preparando altre edizioni. L’edizione americana ha avuto un’ulteriore ristampa, ad esempio. Si sta preparando ed è prossima ad uscire l’edizione in portoghese, e così via. Dal punto di vista quantitativo, il libro è una affermazione; dal punto di vista qualitativo, che è quello che ci interessa particolarmente, il libro è sempre più un testo di orientamento, di meditazione, di riflessione, ed è un libro particolarmente adatto appunto per questo periodo di riposo; è un libro da prendere, sul quale meditare ...
D. – Come è noto, il Papa sta scrivendo il secondo volume su Gesù di Nazaret. In un certo senso, il Papa si riposa scrivendo per i fedeli, perché – appunto – è la sua una riflessione personale che offre a tutti noi ...
R. – Eh sì, certamente! Noi sappiamo che il Santo Padre sta lavorando a questo secondo volume. Anche noi utilizziamo il primo volume come meditazione, come approfondimento. Il secondo volume, certamente, sarà altrettanto ricco per la nostra meditazione, per la nostra crescita spirituale.
D. – Il successo del “Gesù di Nazareth”, come precedentemente della “Deus caritas est”, dimostra quanto Benedetto XVI sappia cogliere, oltre che l’attenzione, anche l’interesse – se vogliamo – non solo dei fedeli, ma anche di chi non sempre è vicino alla Chiesa, ma viene stimolato dalle riflessioni del grande teologo Joseph Ratzinger ...
R. – Sì, certamente. Però, io vorrei aggiungere, come editore, questo aspetto: il linguaggio del Santo Padre è un linguaggio efficace e moderno. Penso che questo aspetto vada sottolineato.
D. – Lei è stato nominato da poco direttore della Libreria Editrice Vaticana: con quale spirito ha assunto questo incarico, con quali aspettative?
R. – In spirito di assoluto servizio, perché la LEV – Libreria Editrice Vaticana - ha il mandato di gestire i diritti del Santo Padre ed anche delle altre Congregazioni, dei Dicasteri della Santa Sede. Quindi, c'è uno spirito di assoluto servizio. La LEV è anche un’editrice, quindi cercheremo di irrobustirla attorno ai volumi che ci ha dato il Santo Padre, perché la pubblicazione delle opere delle sue opere sono una sorta di volano che trascina anche tutto il resto, quindi porterà certamente ad una crescita della stessa struttura editoriale.
Oggi le esequie del Patriarca Teoctist, presiedute da Bartolomeo I, nella cattedrale di Bucarest, presente una delegazione della Santa Sede
◊ Lutto nazionale oggi in Romania per la scomparsa del 92enne patriarca ortodosso Teoctist, spentosi il 30 luglio scorso. Migliaia di fedeli si sono raccolti stamane nella cattedrale patriarcale di Bucarest per rendergli l’estremo saluto. Il rito funebre è stato presieduto dal Patriarca ecumenico Bartolomeo I, e vi ha partecipato una delegazione vaticana composta dal cardinale Walter Kasper e dal vescovo Brian Farrel, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, insieme all’arcivescovo Jean-Claude Pérriset, nunzio apostolico in Romania. Ricordiamo le parole di profondo cordoglio espresse da Benedetto XVI a tutta la Chiesa ortodossa per la perdita di Teoctist, primo capo di una Chiesa ortodossa ad accogliere un Papa, Giovanni Paolo II, nel 1999, “entrambi determinati – ha sottolineato Benedetto XVI – a scrivere una nuova pagina nella storia” delle comunità ortodossa e cattolica, “superando un passato difficile”, che ancora oggi le opprime, “guardando avanti con fiducia al giorno in cui le divisioni tra i seguaci di Cristo saranno superate”. (A cura di Roberta Gisotti)
Il cardinale Martino, in Uganda come inviato del Papa al Consiglio Mondiale degli studenti cattolici, esorta i giovani a cercare la verità e a promuovere i valori della giustizia
◊ E’ necessario riservare una speciale attenzione alla verità, alla giustizia e alla libertà: è quanto ha sottolineato il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, inviato del Papa a Kampala, in Uganda, al Consiglio Mondiale del Movimento cattolico studentesco internazionale. Il porporato, incoraggiando i giovani ad un impegno più forte per un futuro migliore, ha voluto ricordare, in particolare, coloro che soffrono e gli ex bambini soldato. Dall’Uganda, il servizio di Giulio Albanese:
Trecento i partecipanti al World Council dell’International WCS, il movimento ecclesiale che riunisce gli studenti di scuole superiori e universitari a livello mondiale. Duecento i delegati, in rappresentanza dei cinque continenti: dalle Isole Fiji agli Stati Uniti, dal Sudafrica al Sudan, dal subcontinente indiano all’America Latina. La delegazione naturalmente più nutrita è quella ugandese, Paese ospitante. Una cornice, dunque, di festa, nonostante le avverse condizioni meteorologiche. Oggi è piovuto a dirotto qui a Kampala, la capitale ugandese, nel giorno dell’apertura ufficiale dei lavori del World Council del WCS, al Gaba National Seminary, alla presenza del cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, dei vescovi della conferenza episcopale ugandese e dei giovani che sono i veri protagonisti di questa manifestazione.
Il pensiero nella preghiera durante la Santa Messa, che è ancora in corso, è stato rivolto a coloro che soffrono, in particolare nel nord Uganda, agli ex bambini soldato, quelli che un tempo militavano nelle fila del Lord’s Resistant Army, i famigerati ribelli che hanno seminato, per oltre un ventennio, morte e distruzione nelle regioni settentrionali dell’Uganda. Una gioventù bruciata che ha voglia di redenzione, voglia di tornare a scuola. Il cardinale Martino, nel suo intervento, ha sottolineato la centralità del valore della Dottrina sociale della Chiesa, portando il saluto accorato del Santo Padre. Un intervento, quello del porporato, a 360 gradi, con speciale attenzione ai valori della verità, della giustizia, dell’amore e della libertà. Gli studenti rappresentano una straordinaria risorsa per la Chiesa, perché rappresentano il futuro. Loro sono il domani della società nel mondo ormai villaggio globale.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Servizio vaticano - Un articolo dal titolo: “L'Eucaristia fu al centro della sua esistenza”: a ventisei anni dalla morte di don Francesco Maria Vassallo.
Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante geopolitico” un articolo di Luca Possati dal titolo “Sudan: l'ONU approva l'invio di truppe di pace in Darfur”.
Servizio culturale - Un articolo di Irene Iarocci dal titolo “Quello spirito alato dalle squadrate forme”: il concetto di libertà nella lingua e nella cultura giapponesi.
Servizio italiano - In rilievo il tema degli incidenti sul lavoro.
La festa del Perdono di Assisi ci inviti a scoprire il vero Volto di Dio, seguendo l'esempio di San Francesco: l'esortazione di padre Coli, custode del Sacro Convento
◊ Centinaia di persone hanno raggiunto nei giorni scorsi Assisi per la festa del Perdono. La ricorrenza risale al 1216, quando San Francesco chiese a Papa Onorio III la concessione dell’indulgenza plenaria per tutte quelle persone che, pentite e confessate, si sarebbero recate nella chiesa della Porziuncola. Nei giorni nostri, la festa del Perdono, celebrata l’1 e il 2 agosto, coinvolge anche chiese francescane, basiliche minori, chiese cattedrali e parrocchie di tutto il mondo. Ma quale clima ha caratterizzato, nella cittadina umbra, i giorni della festa del Perdono? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento di Assisi:
R. – Moltissima gente, code nei confessionali; tante le persone che si sono accostate al Sacramento della Riconciliazione e grande la partecipazione alla Messa, presieduta dal cardinale Attilio Nicora, che è delegato per le basiliche papali di Assisi. Una folla animata da grandi sentimenti di gioia e – io credo – allo stesso tempo di speranza, di attesa, ha popolato la città di San Francesco. Nella nostra gente credo ci sia un grande desiderio di pulizia, di correttezza, una aspirazione alla verità migliore e ad una qualità superiore di quella che possiamo sperimentare attualmente. Sono stati giorni di grazia, che tornano ogni anno, che hanno portato nel nostro cuore un po’ di sole, un po’ di gioia e un po’ di speranza, se non altro perché abbiamo potuto meditare - soprattutto nello spirito di San Francesco - l’amore fedele di Dio nella nostra vita.
D. – Quale messaggio avete voluto dare in modo particolare quest’anno?
R. – L'invito a scoprire il vero Volto di Dio come amore fedele e creativo e l’esempio di Francesco che ha fatto una scelta sofferta e molto meditata di conversione totale a Cristo. Nella sostanza, l'esortazione è quella di cercare di avere il coraggio di fidarci di Cristo, di posare in Lui tutte le nostre speranze e di camminare insieme verso la meta ultima che è il Dio Trinitario, il Dio dell’amore, il Dio della fedeltà, il Dio della vita.
D. – Che tipo di risposte avete trovato nei fedeli e in particolare nei giovani?
R. – Sia nei fedeli in senso generico, sia nei giovani, io vedo una risposta gioiosa di grande apertura. Credo che si senta il bisogno di una vita un po’ più libera, un po’ più trasparente; il bisogno di una qualità di vita un po’ superiore a quella che stiamo vivendo. C’è una aspirazione: speriamo che questa abbia una continuità più grande, affinché possa poi radicarsi in atteggiamenti più solidi.
D. – Quest’anno ricorrono 800 anni dalla conversione di San Francesco. Questa occasione in che modo ha connotato la celebrazione del Perdono di Assisi?
R. – Nella prospettiva di questa ricorrenza abbiamo voluto sottolineare che vale la pena fidarsi di Dio, mettersi totalmente nelle sue mani e nel suo cuore, perché si tratta di un amore fedele, di un amore che non tradisce. Sono ormai mesi e mesi che stiamo un po’ dibattendo su questa tematica e presto, in ottobre, inizieremo la seconda tematica, proprio in vista della ricorrenza degli 800 anni dalla conversione di San Francesco, quella della conversione alla comunione, perché Francesco si è dato a Cristo, ma Cristo gli ha detto: “Va' e ripara la mia Chiesa”. Quindi, l'invito è quello ad orientarsi verso la dimensione ecclesiale della conversione: aprirsi ai fratelli e aprirsi a Dio, ed ancora a Dio e poi ai fratelli.
La politica italiana ritrovi i valori fondamentali per il bene della società: così, ai nostri microfoni, il prof. Baggio della Gregoriana
◊ Test antidroga, intercettazioni, costi, sprechi e cocaina. Il mondo della politica italiana è investito, negli ultimi tempi, da una profonda crisi di credibilità. Fenomeno che mette in luce l’ormai evidente disaffezione per la politica da parte dei cittadini, una fuga accertata da ripetuti sondaggi. Francesca Sabatinelli ha intervistato il prof. Antonio Maria Baggio, docente di Etica sociale alla Pontificia università Gregoriana:
R. – Politica vuol dire portare delle esigenze, dei bisogni dei cittadini ad un disegno comune. Quando i cittadini sentono che i propri partiti vanno verso qualcosa di importante – e questo è stato il caso dei grandi partiti di massa del dopoguerra – i cittadini partecipano in maniera attiva. Questo oggi non c’è più e bisogna chiedersi perché.
D. – Prof. Baggio, in pratica, lei dice che i politici non offrono più ai cittadini degli alti valori nei quali credere?
R. – Secondo me, c’è un equilibrio tra società e politica. Quindi, un’assenza di valori, di progetti in politica, in buona parte corrisponde ad un’assenza analoga anche nella società. In sostanza, abbiamo i politici che ci meritiamo. Tutto questo porta a chiedersi come fare per scegliere meglio i nostri rappresentanti da una parte, ma anche perché la società che essi rappresentano sia migliore, dall’altra.
D. – Due problemi connessi, che sembra molto difficile risolvere, anche perché, comunque, abbiamo da una parte i cittadini, ad esempio, che nella vita pratica, con difficoltà arrivano a fine mese e una classe politica che vive arroccata sui privilegi...
R. – Sì, questo è un aspetto importante: il costituirsi come ceto dei politici. Un gruppo che si dà delle leggi proprie e che tende a non sottomettersi agli obblighi comuni. Il corporativismo si sta moltiplicando come tendenza nella nostra società. Per quel che riguarda la politica, un esponente di questo farsi casta dei politici e distanziarsi dai cittadini, è la legge elettorale attuale, che non ha niente a che fare con la democrazia, perchè impedisce di governare e da parte dei cittadini di scegliere. Quindi, leggi come questa, corrispondono ad un comportamento analogo da parte di molti cittadini che sono disinteressati a scegliere. Ecco perché bisogna intervenire su entrambi i lati. Nella società noi vediamo molti esempi di cittadinanza attiva. Si tratta di riuscire a portare questa generosità e questa effervescenza culturale che esiste realmente in politica. Si tratta di ritornare alle basi culturali vere, ai valori per cui noi siamo popolo, ed esprimerli in maniera attiva come cittadini. Bisognerebbe trovare, appunto, forme nuove perchè questa capacità collettiva di scegliere un orientamento verso il bene comune possa emergere.
Aiutare le famiglie ugandesi in difficoltà attraverso incontri di gruppo: è il progetto promosso da una missionaria comboniana, da 60 anni in Africa
◊ Un centro per incontri familiari che aiuti le coppie ugandesi in difficoltà: è il progetto promosso da suor Silveria Pezzali, missionaria comboniana di 84 anni, in Uganda dal lontano 1949. La religiosa, che opera nella diocesi di Lira - nel nord del Paese africano – dimostra con la sua iniziativa la centralità della famiglia per lo sviluppo del popolo ugandese. Ma come nasce questo progetto? Ecco la risposta di suor Silveria, al microfono di Alessandro Gisotti:
R. – Dalla necessità di dare alle coppie degli incontri matrimoniali nella diocesi di Lira, un centro per raduni e incontri su diversi temi. Per esempio: corsi formativi sulla famiglia, dove approfondire i problemi della coppia cristiana; ritiri spirituali, prevenzione dell’AIDS, preparazione al matrimonio. Queste attività possono costituire solide basi sulle quali fondare una pastorale efficiente ed efficace. Tutto, però, alla luce della parola di Dio.
D. – Ecco, in che cosa consiste questo progetto, nel dettaglio?
R. – Una vita di coppia insieme per sempre, senza pregiudizi o paure o diffidenze, ma stima, rispetto e amore. Questo potrà accadere se saranno aperti e fiduciosi nel farsi illuminare dalla parola di Dio, durante l’incontro mensile o settimanale, per condividere la loro esperienza sia positiva sia negativa.
D. – Quanto è importante la famiglia per lo sviluppo di un popolo come quello ugandese?
R. – La mia esperienza in Africa – 57 anni – mi ha convinto che se non c’è un legame solido all’interno della famiglia, questa non può reggere. La coppia deve darsi da fare per sostenere il sacramento del matrimonio, per vivere serenamente, in pace. Ciò avverrà se la famiglia ha la possibilità di confrontarsi, rispettarsi ed accettarsi per quello che è, grazie anche all’aiuto e al confronto con l’esperienza di altre coppie. Coppie che già sappiano accettare le loro difficoltà e anche quanto è negativo, per correggersi a vicenda senza mai far mancare il reciproco rispetto e il grande amore. La famiglia stabile assicura il progresso al popolo ugandese!
All'indomani dei funerali di Michelangelo Antonioni, il ricordo del regista Gianni Massironi, grande amico del maestro del cinema
◊ Dopo la scomparsa di Michelangelo Antonioni, di cui ieri si sono celebrati con grande sobrietà i funerali, abbiamo una testimonianza autorevole, quella del produttore Gianni Massironi, sul progetto cinematografico dedicato a San Francesco e che il regista, anche questa volta intuitivo e anticipatore sui tempi, non ha mai potuto realizzare. Il servizio di Luca Pellegrini:
Dichiarazioni e riti ufficiali, insieme al cordoglio unanime del mondo della cultura, hanno accompagnato l’ultimo tragitto terreno di Michelangelo Antonioni verso la sua Ferrara, ove, nella Chiesa di San Giorgio fuori le Mura, sono state celebrate le esequie. Una cerimonia sobria, vicina allo stile di vita del regista, una delle sue molte qualità, insieme al silenzio, come osserva Gianni Massironi, regista e sceneggiatore, stretto collaboratore ed amico del compianto artista.
“Devo dire che il silenzio era una delle sue qualità, e nel silenzio l’attenzione. E l’attenzione alla realtà che lui guardava con la forza di uno sguardo che non si stancava mai di guardare, mi sembra che sia la sua qualità più straordinaria. Questa insistenza dello sguardo era delicata, curiosa, partecipe, spesso ironica ma era sempre tesa a scoprire la realtà al di là delle apparenze. Infatti, lui diceva: “Il metodo è guardare, per risalire da una serie di immagini ad uno stato di cose”. Lui aveva una capacità di accogliere assolutamente unica. E’ un aspetto che ha sottolineato molto bene nella sua omelia di ieri a Ferrara, don Massimo Manservigi, quando ha riconosciuto il fatto che Antonioni, pur essendo laico, ha esteso la sua interrogazione della realtà fino a Dio”.
E’ stato lo stesso Antonioni ad esprimere il desiderio di essere sepolto al Cimitero della Certosa. Un luogo dell’anima vicino alla sua spiritualità e alla sua arte.
“Lì ho capito che lo spazio della Certosa era lo spazio di Antonioni: era talmente connaturale con la qualità del suo cinema, che bastava girarsi e si vedevano queste grandi panoramiche orizzontali, questi “totali”, questa pace ma nello stesso tempo questo rigore dove ogni cosa trovava il suo posto, che lì ho capito come Ferrara, il suo mito e la sua struttura avesse proprio strutturato profondamente il modo di guardare di Antonioni”.
Una parola di verità sul progetto cinematografico dedicato a San Francesco, che svela le intuizioni artistiche di Antonioni. Era il 1982.
“Devo dire, a questo proposito, che ieri, durante le esequie, uno dei concelebranti era padre Caroli. Io sono rimasto molto sorpreso di ritrovarlo, dopo 27 anni. Padre Caroli era stato promotore del progetto di San Francesco. La cosa straordinaria del film di San Francesco è che – io ero il produttore, ero riuscito anche a trovare i soldi, a quel tempo – c’era un vincolo: è stata una battaglia molto dura che si è portata avanti per mesi con i finanziatori americani, perché loro volevano che il film fosse girato in inglese, e Antonioni non voleva: voleva girare nella lingua dei Fioretti di San Francesco, addirittura con i sottotitoli anche nella versione italiana, per mantenere la lingua pura. Era disposto, caso mai, per gli attori, per il cast, diciamo, di contorno, a girare in inglese, ma sul punto del personaggio di San Francesco non voleva abbandonare la lingua, e su questo scontro il film si è bloccato. Antonioni non cedeva, gli americani non cedevano, io come produttore devo dire, però, capivo il punto di vista di Michelangelo e lo sostenevo, per cui gli ho detto: ritieniti libero di fare come meglio credi, perché io sono d’accordo con te. E alla fine, il progetto si è arenato”.
Per il ruolo del Poverello d’Assisi, Antonioni aveva soffermato lo sguardo su di un attore molto particolare.
“Per la sua freschezza e per la sua verità, lui cercava un attore per San Francesco ed era molto difficile. Uno su cui si era soffermato era Roberto Benigni agli inizi della sua carriera, e che sarebbe stato – in mano ad Antonioni e con una sceneggiatura straordinaria, con la lingua di San Francesco - sicuramente un capolavoro, perché c’erano tutti gli elementi per qualcosa di assolutamente straordinario”.
In India, Bangladesh e Nepal, milioni di sfollati a causa dei monsoni
◊ Sono oltre 18 milioni le persone colpite dalle inondazioni e dalle alluvioni che le piogge monsoniche stanno causando in India del nord e in Bangladesh. Intanto – riferisce l'agenzia del PIME, AsiaNews – sale la tensione tra la popolazione che, affamata e frustrata dal ritardo degli aiuti, si scontra con la polizia. L’ultimo bilancio ufficiale delle vittime nei due Paesi dell’Asia meridionale parla di 174 morti. Circa 14 milioni di persone in India e 5,5 milioni in Bangladesh risultano sfollate o alluvionate; le vittime ammontano a 120 nel primo e 54 nel secondo Stato. Secondo le autorità locali, nelle zone più colpite dell'India - Bihar (est) e Assam (nord-est) - si contano circa 12 milioni di abitanti privi di cibo, acqua potabile e cure mediche. Nello Stato di Assam, dove su 27 milioni di abitanti, 3 milioni risultano senza tetto e le alluvioni hanno distrutto 700 mila ettari di terre coltivabili, la gente si è scontrata in diverse zone con la polizia, cui chiedeva cibo, tende e medicine. Fonti ufficiali riferiscono che molti manifestanti sono rimasti feriti e gli agenti hanno dovuto sparare in aria nel tentativo di fermare la violenza. Come riferisce l’agenzia MISNA, anche nel Nepal l’ONU sta cercando di aiutare centinaia di persone colpite dal maltempo. Secondo il ministro dell’Interno del regno himalayano, 84 persone sono morte dalla metà di giugno fino ad oggi a causa delle forti piogge. (R.M.)
Crisi idrica nelle Filippine: l’arcivescovo di Manila, il cardinale Rosales, chiede ai fedeli di pregare per la pioggia
◊ Se intere zone dell’Asia fanno i conti con le alluvioni, l’arcivescovo di Manila, il cardinale Gaudencio B. Rosales, ha chiesto ai fedeli di pregare per la pioggia. Le Filippine, infatti, attraversano un grave periodo di siccità, in un periodo dell’anno che, al contrario, dovrebbe essere caratterizzato dai monsoni. “Siamo in piena stagione delle piogge – ha sottolineato il porporato, in una nota inviata a parroci, rettori dei seminari e istituti scolastici, ripresa da AsiaNews – ma di acqua finora nemmeno l’ombra: gli esperti avvertono che in alcune aree del Paese è alto il rischio di una crisi idrica, quindi preghiamo Dio Onnipotente perché arrivi presto l’acqua”. Da oggi, giornata dedicata al Sacro cuore di Gesù, e per i prossimi giorni, il cardinale Rosales ha invitato i fedeli a recitare l’Oratio Imperata Ad Petendam Pluviam durante tutte le Messe celebrate nell’arcidiocesi di Manila. Nella preghiera, il cardinale chiede a “Dio Padre, creatore di tutto l’universo”, di inviare “la pioggia perchè il Paese ne ha urgente bisogno”; ha esortato inoltre i fedeli “a condividere, servire e amare di più” e a essere sempre più “servitori” della natura e delle risorse che essa offre, usandola “con un senso di responsabilità” e proteggendola “dagli abusi e dallo sfruttamento indiscriminato”. Il centro di ricerca geofisico filippino avverte che i gravi casi di siccità che si stanno registrando in diverse aree del Paese, in particolare nel Luzon, sono causati da una crescita esponenziale della popolazione, che necessita di un quantitativo sempre maggiore di acqua. (R.M.)
In Guatemala, il Parlamento istituisce una Commissione internazionale contro l’impunità (CICIG)
◊ “Stiamo consegnando al popolo del Guatemala uno strumento per mettere fine all’impunità. È uno sforzo di tutti i deputati che hanno voluto dare il loro consenso una volta per tutte”: con queste parole, il presidente del Parlamento guatemalteco ha annunciato l’approvazione, “per via urgente”, del progetto di legge per la creazione di una Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala (CICIG), un’iniziativa della società civile, recepita nel dicembre scorso dall’ONU. In sede di voto - riferisce l'agenzia MISNA - l’iniziativa è stata tuttavia respinta dai parlamentari del ‘Frente republicano guatemalteco’ (FRG) dell’ex-dittatore Efraín Ríos Montt, ricercato dalla magistratura spagnola per “genocidio”, e del ‘Partido Unionista’ (PU). Senza fare riferimento alle polemiche che hanno accompagnato il progetto, fortemente sostenuto dalle organizzazioni per i diritti umani, il presidente, Oscar Berger, ha parlato di una “vittoria di tutti i guatemaltechi, di tutti coloro che aspirano alla giustizia, alla legalità e alla sicurezza”. Obiettivo principale della CICIG sarà indagare le infiltrazioni del crimine organizzato all’interno dell’apparato statale e combattere l’impunità, principalmente in relazione ai crimini di lesa umanità avvenuti durante la guerra civile (1960-‘96). “Coloro che si oppongono oggi alla CICIG sono gli stessi che si opposero agli accordi di pace, all’arrivo della Minugua (la missione di verifica dell’ONU, che ha completato il suo mandato decennale nel 2004) e alla Commissione per il chiarimento storico (CEH), che ha documentato gli orrori del conflitto”, ha dichiarato Orlando Blanco, portavoce dei movimenti sociali che si sono battuti a favore del nuovo organismo. (R.M.)
Colombia: dopo mille chilometri a piedi, Gustavo Moncayo incontra il presidente Uribe per chiedere la riapertura del dialogo con i guerriglieri che hanno rapito suo figlio. Mons. Castro Quiroga: “Continuiamo a lottare e a pregare”
◊ “Continuiamo a lottare, continuiamo a pregare perché molto presto, con la buona volontà sia del governo che della guerriglia, con la nostra perseveranza e quella di tutti voi, e con segni meravigliosi come quello che ci ha dato il professor Moncayo, si ottenga il ritorno dei sequestrati alle loro case”: è quanto ha dichiarato l’arcivescovo di Tunja, mons. Luis Augusto Castro Quiroga, presidente della Conferenza episcopale colombiana, dopo aver incontrato a Bogotà con Gustavo Moncayo. L'uomo è il padre di Pablo, un sottufficiale della polizia rapito nel 1997 dalle Forze armate rivoluzionarie colombiane (FARC). Moncayo è partito a piedi oltre 40 giorni fa da Sandoná, nel distretto di Nariño, e ha camminato per quasi mille chilometri attraverso il suo Paese per chiedere la riapertura del dialogo tra il governo e i guerriglieri e attirare l’attenzione della comunità internazionale sui rapimenti. Nel corso del viaggio, le FARC gli hanno fatto sapere che il figlio è ancora vivo. Mons. Castro Quiroga ha riaffermato la necessità di privilegiare il lato umanitario su qualsiasi tipo di considerazione politica, mentre ha manifestato la sua volontà di continuare a sostenere i familiari nella loro lotta per la libertà. Catene al collo e ai polsi, Moncayo ha incontrato ieri nella sua tenda, piantata in piazza Bolivar, anche il presidente della Colombia, Alvaro Uribe. Secondo il quotidiano El Tiempo, il capo di Stato ha ribadito che è disposto “a liberare i guerriglieri reclusi, se le FARC libereranno i rapiti”. E ha aggiunto: “Propongo un tempo di riunione di 90 giorni, durante i quali avviare un dialogo per la pace, al quale presenzierebbero i Paesi amici, Spagna, Francia e Svizzera”. Ma il presidente ha anche avvertito Moncayo che non concederà mai alle FARC la zona smilitarizzata che pretendono: “Servirebbe solo ai terroristi per eludere la forza pubblica”, ha insistito. Uribe ha dichiarato che non intende cedere nemmeno sulla richiesta di impegno a non riprendere le armi da parte dei guerriglieri che libererebbe. Il presidente colombiano ha proposto a Moncayo di recarsi a Cuba per incontrare Rodrigo Granda, il “ministro degli Esteri” delle FARC, da lui stesso fatto liberare unilateralmente mesi fa perché potesse mediare in merito allo “scambio umanitario” tra ostaggi e guerriglieri reclusi. (V.F.)
Etiopia: il governo nega di aver bloccato le attività umanitarie nell’Ogaden, ma ammette l’espulsione del Comitato internazionale della Croce Rossa
◊ In Etiopia, il governo del primo ministro, Melles Zenawi, ha negato le accuse di bloccare le attività umanitarie nella regione sud-orientale dell’Ogaden, ammettendo però di aver ordinato al Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) di lasciare la zona dove era attiva da 12 anni. Nei giorni scorsi – riferisce l’agenzia MISNA – i ribelli del Fronte nazionale per la liberazione dell’Ogaden (ONLF) avevano chiesto all’ONU un’indagine indipendente sul presunto blocco delle operazioni umanitarie deciso dalle autorità etiopi, con gravi ripercussioni sui civili, in gran parte pastori nomadi. Ieri, è arrivata la risposta del governo di Addis Abeba, secondo cui “diversi soggetti, in particolare di alcuni mass-media stranieri con una loro agenda segreta e un preciso obiettivo, stanno disseminando storie sbagliate”. Era stato per primo il quotidiano statunitense New York Times a raccogliere le denunce dei ribelli dell’ONLF. Secondo le autorità etiopi, invece, la “verità è che l’ONLF, un gruppo terrorista che agisce in collaborazione con le defunte Corti islamiche (della Somalia) e con il governo eritreo, ha commesso diverse atrocità nella regione”. Da Ginevra, intanto, il Comitato internazionale della Croce Rossa ha confermato di aver chiuso due uffici e di aver trasferito nella capitale dieci operatori umanitari stranieri; una portavoce ha detto di voler riprendere il dialogo con le autorità dell’Etiopia, anche per evitare un “vuoto” nell’assistenza umanitaria. Il governo ritiene invece che la Croce Rossa sia stata usata in appoggio ai ribelli dell’ONLF, “sia come appoggio finanziario, che logistico”. (R.M.)
“Euromoot 2007”: da domani, guide e scout d’Europa in cammino attraverso i monti Tatra
◊ “Surgite, eamus” (Mt 26,46): su questo tema, prende il via domani “Euromoot 2007”, incontro e campo mobile di guide e scout cristiani d’Europa attraverso i monti Tatra, dalla Slovacchia alla Polonia. Nel centenario dello scoutismo mondiale, oltre cinque mila ragazzi e ragazze, tra i 16 e i 21 anni, di 21 lingue e diverse appartenenze religiose (cattolici, ortodossi, protestanti) si raduneranno per la celebrazione di apertura presso il Santuario Mariano di Levoča, nella Slovacchia orientale. Presiederà la liturgia, celebrata in rito greco-cattolico, il vescovo di Prešov, mons. Ján Babiak. Dopo alcuni giorni di cammino sui sentieri della catena carpatica, i partecipanti alla route convergeranno il 9 agosto ad Olsztyn, in Polonia, da dove alle 22 del 10 agosto partirà il pellegrinaggio notturno verso il Santuario di Częstochowa. Qui, si svolgerà la Celebrazione Eucaristica di chiusura, in rito latino. L’iniziativa è organizzata dall’Unione Internazionale delle Guide e Scout d’Europa, con l’obiettivo di proporre una riflessione sull’Europa cristiana e i suoi valori, alla luce dell’Esortazione Apostolica postsinodale “Ecclesia in Europa” di Giovanni Paolo II. Sul piano spirituale, dicono gli organizzatori, il campo sarà un’opportunità per confrontarsi con i propri limiti e contraddizioni e per recuperare quella “povertà in spirito” che lascia intravedere una possibilità di beatitudine; è inoltre un momento di condivisione di considerazioni e riflessioni maturate lungo il cammino o nel proprio vissuto quotidiano. (R.M.)
Movimenti familiari cristiani di tutto il mondo riuniti a Fatima per riflettere su “spiritualità e sacrificio”
◊ Il testamento di Fatima alla famiglia: “Spiritualità e sacrificio”. E’ il tema della X Assemblea mondiale della Confederazione internazionale dei movimenti familiari cristiani, tenutasi nei giorni scorsi a Fatima. Ad aprire i lavori – riferisce il quotidiano Avvenire – è stato mons. Charles J. Vella, tra i fondatori e attuale cappellano della Confederazione, che ha presentato a 400 coppie provenienti da 35 Paesi il messaggio della Madonna di Fatima e, in particolare, l’esortazione per la preghiera, il rosario in famiglia, il sacrificio e la pace. A mons. Vella è stato assegnato l’ “International Award Cardinale Cardijn”, per il suo impegno a favore della famiglia. Nella Messa finale, poi, l’arcivescovo di Braga, mons. Jorge Ferriera da Costa Ortiga, presidente della Conferenza episcopale portoghese, ha esortato le coppie a portare il messaggio della Madonna di Fatima alle famiglie. (R.M.)
“Angosciati, ma lieti di portare la Croce con Lui”: così, il portavoce di don Gelmini, fondatore della Comunità Incontro, indagato per abusi sessuali
◊ “Nel mondo della psichiatria e della tossicodipendenza, la ricerca della verità deve essere affrontata con grande cautela”: sono le parole del prof. Alessandro Meluzzi, medico psichiatra e portavoce di don Pierino Gelmini, fondatore della Comunità Incontro, indagato dalla procura di Terni con l’accusa di abusi sessuali. Meluzzi ha confermato che don Pierino nelle scorse settimane è stato interrogato e che l'inchiesta è in corso da molti mesi sulla base dei racconti di alcuni ex ospiti delle Comunità, che da questa erano stati allontanati. “Siamo costernati ed angosciati – ha aggiunto il portavoce – ma lieti di portare la Croce buttata addosso a un uomo che per 82 anni ha sempre servito Cristo, la Chiesa e gli ultimi”. L’inchiesta – ha spiegato – “è nelle mani dei magistrati. Vuol dire - ha aggiunto - che chiameremo a raccolta decine di migliaia di giovani, pronti a portarli nelle aule giudiziarie, perché è in momenti come questi che l’intero popolo si stringe attorno al suo pastore”. A preoccupare, dunque, “non sono le vicende giudiziarie, ma il processo mediatico”. (R.M.)
Visite notturne “teatralizzate” alle Catacombe di Siracusa per riviverne il valore spirituale
◊ Riscoprire le Catacombe come luogo di fede: questo l’intento dell’iniziativa promossa a Siracusa dall’agenzia Kairos, in collaborazione con la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e l’arcidiocesi siracusana. La terza edizione di “Strepitus silentii. Le notti delle catacombe” parte questa sera e prevede 30 visite notturne “teatralizzate” nella Catacomba di San Giovanni, distribuite in 15 serate tra il mese di agosto e l’inizio di settembre. In ogni appuntamento, gruppi di massimo 20 persone verranno condotti in un percorso di grande valore artistico e religioso da due voci narranti, accompagnate dal suono di un flauto. Il costo del biglietto, di 7 euro, verrà devoluto alla Caritas diocesana di Siracusa a sostegno della missione Pro Burkina Faso, impegnata nella costruzione di otto pozzi d’acqua nel Paese africano. (V.F.)
L'Africa scossa da due tragedie: nella Repubblica Democratica del Congo almeno 100 morti per il deragliamento di un treno, in Sierra Leone più di 50 vittime per il naufragio di un battello
◊ Sono ancora da accertare le cause del deragliamento del treno merci, carico di passeggeri clandestini, avvenuto nella notte nella Repubblica Democratica del Congo. L’ultimo bilancio delle vittime parla di almeno 100 morti, ma sembra purtroppo destinato a crescere. Il nostro servizio:
Una rete ferroviaria risalente all’epoca coloniale, la presenza di numerosi passeggeri clandestini ed il malfunzionamento della locomotiva hanno reso ancora più drammatiche le conseguenze dell’incidente avvenuto, nella notte, in una regione centrale della Repubblica Democratica del Congo. Un treno merci è deragliato provocando la morte di almeno 100 persone, ma il bilancio sembra destinato ad aggravarsi. Si teme, infatti, che tra le lamiere siano rimaste intrappolate altre persone. In base alle prime ricostruzioni, non ancora verificate, un guasto ha impedito al macchinista di azionare i freni. La motrice è quindi uscita dai binari trascinando le dieci carrozze del convoglio. L’amministratore delegato delle ferrovie del Paese africano ha poi precisato che le vittime erano “passeggeri clandestini che hanno l’abitudine di prendere posto sui vagoni merci all'insaputa della polizia”. Nella Repubblica Democratica del Congo gli incidenti ferroviari sono frequenti a causa delle fatiscenti condizioni della rete, costruita oltre 100 anni fa durante il periodo coloniale belga e non sottoposta a manutenzione costante dal 1960.
- Tragedia anche in Sierra Leone dove un battello è naufragato, nella notte, al largo delle coste del Paese africano: il bilancio, ancora provvisorio, è di almeno 50 morti e 140 dispersi. Al momento della sciagura, l’imbarcazione era sovraccarica: a bordo c’erano almeno duecento passeggeri e nelle stive erano stipati centinaia di sacchi di riso.
- In Tanzania, si aprono oggi ad Arusha i negoziati per la pace in Darfur. Ai colloqui partecipano delegazioni di movimenti ribelli che non hanno ancora firmato gli accordi di pace. La speranza è che, anche con la mediazione di ONU e Unione Africana, si possa chiudere un’era segnata da atrocità e violenze. Si tratta di orrori, realisticamente rappresentati e descritti in disegni realizzati da 500 bambini della martoriata regione sudanese. I disegni, raccolti e acquisiti come prove del genocidio dalla Corte penale internazionale dell’Aja, mostrano aerei che lanciano bombe, villaggi in fiamme e predoni a cavallo che sparano contro civili.
- Proseguono le ricerche dei dispersi nel crollo del ponte sul Mississippi a Minneapolis, che ha coinvolto ieri una cinquantina di veicoli, finiti in acqua dopo un volo di 20 metri. I corpi recuperati sono quattro. Altri sono stati individuati nelle auto schiacciate dai detriti o sommerse. I feriti sono 79 e i dispersi 20.
- In Iraq, il comando americano ha reso noto che, almeno 4 soldati statunitensi, sono rimasti uccisi in seguito a due distinti attentati avvenuti ieri. Violenze anche a Najaf, nel sud del Paese, dove è stato assassinato uno stretto collaboratore dell’ayatollah Ali Sistani, massima autorità religiosa sciita in Iraq.
- In Afghanistan, le forze della coalizione hanno bombardato presunte postazioni dei talebani nella turbolenta provincia meridionale di Helmand. Secondo fonti locali, sono rimaste uccise almeno 20 persone, tra le quali diversi civili. Il comando americano ha dichiarato che è stato condotto “un bombardamento mirato”. Sono bloccate, inoltre, le trattative per la liberazione dei 21 sudcoreani, rapiti lo scorso 19 luglio, ancora nelle mani dei talebani. Si teme per le loro condizioni di salute. Alcuni medici afgani si sono detti disponibili a curare gli ostaggi. I talebani hanno anche annunciato di aver sequestrato un ingegnere indiano.
- L’esercito israeliano ha compiuto nuove operazioni militari nei Territori Palestinesi: in Cisgiordania, a Nablus, soldati dello Stato ebraico hanno ucciso all’alba un leader della Jihad islamica. Forze militari israeliane hanno poi effettuato un’incursione nel sud della Striscia di Gaza e occupato l’ex aeroporto internazionale di Rafah. Dai Territori Palestinesi sono stati sparati inoltre alcuni razzi, esplosi in una località nel sud di Israele. Fortunatamente, non ci sono state vittime.
- Attenzione internazionale puntata sulla missione compiuta ieri da due batiscafi russi che si sono immersi lungo la verticale del Polo Nord geografico, riuscendo a piantare ad oltre 4000 metri di profondità la bandiera russa. Con l'impresa, Mosca tenta di dimostrare la continuità geologica tra la piattaforma siberiana e una fetta del Polo Nord, dove si troverebbero consistenti riserve di idrocarburi. Ma qual è il messaggio che il Cremlino del presidente Vladimir Putin ha voluto lanciare con la missione al Polo Nord? Risponde Fulvio Scaglione, vicedirettore di "Famiglia Cristiana", esperto di questioni dell’area ex sovietica, intervistato da Giada Aquilino:
R. – Credo sia il messaggio che da circa 8 anni Vladimir Putin sta lanciando al mondo e cioè che la Russia non è più quella degli anni Novanta, ma è una nazione potente, importante, militarmente attrezzata, e che in tutte le grandi scelte di politica internazionale il parere di Mosca va tenuto in considerazione. Naturalmente questo è un messaggio che, trattandosi di politica globale e internazionale, la Russia prima di tutto lancia agli Stati Uniti.
D. – Piantando la propria bandiera sul fondale artico, la Russia può rivendicare qualche diritto sulla regione polare?
R. – Non credo, forse da un punto di vista morale ma con tesi discutibili. Lo statuto dell’Artico e del Polo Nord è, infatti, regolato da un Trattato che assegna a cinque Nazioni - Russia, Stati Uniti, Norvegia, Canada e Danimarca attraverso la Groenlandia - il diritto di sfruttare commercialmente un tratto di regione polare fino a 320 chilometri dal continente. Questo Trattato potrà essere rivisto nel 2009, c’è già un appuntamento fissato, ma certo non può essere rivisto per iniziativa unilaterale di uno dei suoi contraenti.
D. – Quali ricchezze ha il Polo Nord geografico, tanto da attirare l’interesse della Russia e non solo?
R. – Si parla di idrocarburi e di petrolio, ma dal punto di vista pratico sono ben poco sfruttabili. Non dimentichiamo che la Russia ha degli enormi problemi ad estrarre tutte le ricchezze di cui dispone in Siberia proprio a causa del gelo, del freddo e delle condizioni ambientali. Io non credo, quindi, che i batiscafi russi Mir 1 e Mir 2 siano arrivati fin lì a compiere questa impresa nella speranza di sfruttare il petrolio. Lo scopo principale di questa missione è quella di dimostrare che la Russia c’è. E in questo quadro, non trascurerei neppure il messaggio tecnologico che viene mandato: per realizzare tale operazione bisogna evidentemente disporre di risorse tecniche e umane di alto livello.
- Uno dei fermati per il fallito attentato all'aeroporto di Glasgow del 30 giugno scorso, è morto in ospedale. Lo ha annunciato la polizia britannica. L’uomo, di origini indiane, è deceduto per le gravi ustioni riportate. Era alla guida del fuoristrada scagliatosi contro il terminal dello scalo.
- Il governo di Bogotà è pronto a nuovi negoziati di pace con le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia: il presidente colombiano, Alvaro Uribe, ha dichiarato che se il movimento ribelle libererà le persone tenute in ostaggio, il governo di Bogotà accetterà la creazione di una “zona di incontro”.
- "E' indispensabile mantenere viva la memoria di quella drammatica stagione della storia del nostro Paese". Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato ai familiari delle vittime della strage di Bologna, per il 27.mo anniversario della tragedia che causò 85 morti e 200 feriti. “Non dobbiamo avere paura della verità”, ha detto il premier Prodi parlando durante la manifestazione di ieri a Bologna. Il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, ha denunciato che in Italia c’è un clima di “estrema indulgenza nei confronti di chi ha commesso atti terroristici”.
- Comincia a delinearsi la scena politica in Ucraina in vista delle elezioni parlamentari del 30 settembre prossimo. E’ stata annunciata una nuova una coalizione composta da nove partiti liberali, compreso quello del presidente Viktor Iushenko. Il blocco di Iulia Timoshenko, già alleata del presidente, ha preferito invece siglare un patto con altri due partiti. Terza formazione, il partito delle regioni che fa capo al premier filo russo, Viktor Ianukovic. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 215
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