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SOMMARIO del 02/08/2007

Il Papa e la Santa Sede

  • Continuate ad offrire il vostro servizio inestimabile ai giovani di oggi: così, il Papa in un messaggio al Jamboree, il raduno mondiale degli scout, in Gran Bretagna
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Migliaia di fedeli alla Porziuncola per il Perdono di Assisi
  • Rilanciati gli Obiettivi del Millennio per sconfiggere la povertà estrema entro il 2015. Ma al ritmo degli aiuti attuali ci vorranno più di 100 anni
  • Cresce la disaffezione dei cittadini italiani per la politica: il commento di padre Bartolomeo Sorge
  • Le vacanze spirituali, un’opportunità per riscoprire l'unità fra corpo e anima: così il priore della Comunità di Bose Enzo Bianchi
  • Al via il Festival internazionale del Film di Locarno
  • Chiesa e Società

  • Libano: il Patriarca Sfeir chiede che il confronto elettorale nella provincia cristiana del Metn si svolga in un clima democratico
  • In India, il governatore del Gujarat respinge un emendamento contro la libertà religiosa. Il cardinale Toppo: “È un segnale positivo”
  • Filippine: via libera dell’arcivescovo di Manila, il cardinale Rosales, alla Messa domenicale nei centri commerciali
  • Nel segno di Aparecida continuano in Ecuador i lavori del II Simposio internazionale di missiologia
  • Nelle scuole della Repubblica Dominicana ammessi anche i figli dei migranti haitiani
  • Il PAM chiede aiuti ingenti per salvare lo Zimbabwe dalla carestia
  • Nell’ Etiopia occidentale, un morto e 12 mila senza tetto per le alluvioni
  • Volontari della Caritas di Terni-Narni-Amelia in partenza per i campi di lavoro in Albania e Kosovo
  • Concluso il 17.mo Capitolo generale delle Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei
  • Padre Lombardi alla Festa di Avvenire: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, i miei maestri di comunicazione
  • 24 Ore nel Mondo

  • E’ di 9 morti il bilancio, ancora provvisorio, del crollo di un ponte sul fiume Mississipi. Ancora da accertare le cause – Oltre 60 morti in Darfur dopo il sì del governo del Sudan all’invio nella regione di forze ONU
  • Il Papa e la Santa Sede



    Continuate ad offrire il vostro servizio inestimabile ai giovani di oggi: così, il Papa in un messaggio al Jamboree, il raduno mondiale degli scout, in Gran Bretagna

    ◊   Gli scout di tutto il mondo continuino ad impegnarsi per il bene dei giovani: è l’esortazione di Benedetto XVI, in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, indirizzato ai partecipanti al Jamboree il grande raduno mondiale per il centenario del movimento scoutista, in corso a Chelmsford, in Gran Bretagna. L’evento, iniziato il 27 luglio e chi si protrarrà fino all’8 agosto, raccoglie 40 mila giovani provenienti da ogni angolo del mondo per festeggiare i 100 anni dal primo campo scout, tenutosi il primo agosto del 1907 nell’isola britannica di Brownsea. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    “In un tempo in cui molti giovani sono confusi e disorientati”, avverte il Papa, gli scout “sono chiamati a continuare ad offrire il loro servizio inestimabile”. Un’opera, si legge nel telegramma, che ha permesso “a milioni di ragazzi di diventare adulti liberi, generosi e responsabili, facendo buon uso dei talenti donati loro da Dio e mettendoli al servizio dei propri fratelli”. Benedetto XVI ringrazia il Signore per i grandi benefici che il movimento scoutista ha assicurato ad innumerevoli giovani. Il Pontefice riconosce il contributo che il movimento fondato da Robert Baden-Powell ha dato in diversi ambiti, da quello fisico a quello intellettuale, ancora dal sociale allo spirituale. Il messaggio del Papa è stato letto al termine di una grande Messa all’Hylands Park di Chelmsford, dove si tiene il Jamboree. La celebrazione è stata presieduta dal cardinale Cormac Murphy-O’Connor che ha ringraziato gli scout per il loro impegno nel creare un mondo migliore. “La Chiesa – ha detto il porporato – ha bisogno della vostra generosità, della vostra fede e del vostro amore per il futuro”.

     
    La grande famiglia dello scoutismo è dunque in festa in questi giorni, e non solo al Jamboree. Dal 4 all’11 agosto, infatti, sui Monti Tatra in Polonia, si terrà l’Euromoot 2007, grande raduno delle guide e scout cristiani d’Europa. Alcuni delegati dei 5000 giovani che prenderanno parte all’iniziativa sono stati salutati ieri da Benedetto XVI a margine dell’udienza generale. Tra loro anche Angela Vanini, vicepresidente dell’associazione italiana Guide e Scout d’Europa cattolici, che intervistata da Alessandro Gisotti si sofferma sulla particolare attenzione che i Papi hanno sempre riservato al mondo degli scout:


    R. – Io ero presente ieri mattina all’udienza del Papa e devo dire che è sempre commovente partecipare a questi incontri. Tutti i Papi hanno avuto molto a cuore il movimento scout e hanno dato poi anche degli incoraggiamenti alla nostra associazione, in maniera specifica. Già Paolo VI, nel ’75, e poi Giovanni Paolo II, nel ’94, quando ci radunò per un nostro incontro internazionale e ci rivolse delle parole di incoraggiamento per continuare nell’ambito della fraternità scout con la nostra specifica pedagogia. E questo per noi è molto importante. Anche ieri mattina ci siamo sentiti veramente incoraggiati. Siamo andati da lui anche per chiedere la benedizione per questo nostro incontro internazionale, che partirà da domani, e siamo tornati carichi anche di questo. Vogliamo celebrare il centenario dello scoutismo dandogli un tocco nostro, cioè la nostra fedeltà non solo ai principi di Baden-Powell sullo scoutismo, ma soprattutto agli insegnamenti della Chiesa.

     
    D. – A cento anni dal primo campo scout, cosa resta oggi dello spirito originario dell’idea di Baden-Powell?

     
    R. – Una delle caratteristiche della nostra associazione è quella di rimanere fedeli al metodo di Baden-Poweil. Per questo noi utilizziamo proprio il metodo che lui ha pensato, perchè lo riteniamo valido al di là di ogni tempo e al di fuori di ogni società. In più lo arricchiamo di tutti quelli che sono i valori della fede cattolica, della fede cristiana. E, quindi, viene aumentato il suo valore educativo.

     
    D. - Siete in partenza per i monti Tatra, per la Polonia. Cosa vi aspettate dall’Euromoot del centenario?

     
    R. – Dall’Euromoot ci aspettiamo di allargare questo nostro modo di vedere la vita, di formare i ragazzi. Non facciamo solo discorsi sulla pace, sulla solidarietà, viviamo concretamente questi valori. Ragazzi di Paesi diversi, ragazzi certamente di un’età che non è facile - lo vediamo oggi nella nostra società - che vanno dai 16 ai 21 anni, sono capaci di vivere la stessa esperienza, gli stessi valori. Sarà veramente una cosa bellissima, così come sono stati bellissimi tutti gli incontri internazionali che in 30 anni si sono svolti nella nostra federazione.

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    Nomine

    ◊   Il Papa ha nominato membri ordinari della Pontificia Accademia per la Vita mons. Fernando Natalio Chomalí Garib, vescovo ausiliare di Santiago del Cile, il prof. Kvĕtoslav Šipr (Repubblica Ceca) e il prof. William F. Sullivan (Canada).

    Mons. Fernando Natalio Chomalí Garib è nato a Santiago del Cile il 10 marzo 1957: è professore di Antropologia Teologica e di Bioetica presso il Centro di Bioetica della Pontificia Università Cattolica di Santiago dl Cile ed è stato membro corrispondente della Pontificia Accademia per la Vita.

    Il prof. Kvĕtoslav Šipr è nato a Brno (Repubblica Ceca) il 23 giugno 1934. Laureato in Medicina, con specializzazione in Gerontologia ha conseguito anche la Licenza in Teologia. E’ professore di Medicina della Famiglia e Medicina della Comunità e di Bioetica e Medicina Pastorale presso la Palacký University in Olomouc (Repubblica Ceca). E’ anche direttore del Natural Family Planning Centre di Brno e segretario del Consiglio di Bioetica della Conferenza Episcopale Ceca.

    Il prof. William F. Sullivan è nato a Guelph, Ontario (Canada) il 23 settembre 1959. E’ dottore in Filosofia e Bioetica, con specializzazione in Medicina della Famiglia ed Etica e insegna presso il Dipartimento di Medicina della Famiglia e della Comunità nella Facoltà di Medicina dell'Università di Toronto (Canada). E’ inoltre direttore di Medicina della Famiglia nella Division of Biomedical Services and Research presso il Surrey Place Centre e presidente dell'Associazione Internazionale dei Bioeticisti Cattolici.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Italia.

    Servizio estero - Per la rubrica dell'“Atlante geopolitico” un articolo di Giuseppe M. Petrone dal titolo “'Atomi per la pace'; cinquant'anni di impegno”.

    Servizio culturale - Un articolo di Giuseppe Costa dal titolo “In equilibrio tra forma e contenuto”: la recente mostra fotografica di Enzo Sellerio a Palermo.
     Servizio italiano - In rilievo il tema della sicurezza sul lavoro.

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    Oggi in Primo Piano



    Migliaia di fedeli alla Porziuncola per il Perdono di Assisi

    ◊   Si celebra oggi, nella festa della Dedicazione della Porziuncola, la solennità del Perdono di Assisi. Migliaia i fedeli che stanno partecipando all'evento. Questa mattina, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, il cardinale Attilio Nicora, Legato Pontificio, ha presieduto la celebrazione eucaristica. Nel pomeriggio giungono i partecipanti alla 27.ma Marcia francescana. In serata la Messa conclusiva presieduta dal vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino. Paolo Ondarza gli ha chiesto quale sia il significato del Perdono d’Assisi:


    R. – C’è alla base il desiderio del Santo di mostrare la misericordia di Dio. Per questo volle ottenere un privilegio, che allora era riservato a poche chiese e quindi chi visita la Porziuncola, con determinate condizioni interiori, riceve l’indulgenza plenaria.

     
    D. – Indulgenza, appunto, è un termine oggi poco conosciuto, ma è comunque un termine attuale?

     
    R. – Sì, capito bene, sicuramente sì. Bisogna però che si mettano da parte qualche equivoco e qualche banalizzazione. Teologicamente approfondito si tratta di un concetto di grande spessore e di grande significato: il peccato ferisce la nostra umanità, e anche quando è stato perdonato ci lascia dei segni, perché ogni volta che pecchiamo andiamo più giù nella vita morale. L’indulgenza è una grazia speciale che il Signore dà, affinché l’uomo risulti pienamente sanato. Quando San Francesco diceva: “voglio che tutti andiate in Paradiso” in sostanza diceva “voglio che riceviate una grazia talmente grande che se voi la accoglierete, distaccandovi dal peccato, è capace di mandarvi veramente in Paradiso".

     
    D. – Cosa gli uomini e le donne del 2007 possono attingere dall’esperienza del poverello di Assisi?

     
    R. – Francesco è uno canta l’amore di Dio e il perdono di Assisi dice appunto questo. Mi pare che questa sia una cosa molto bella per gli uomini del nostro tempo. Riuscire a percepire un Dio, quello cristiano, come il Dio della letizia, dell’amore misericordioso.

     
    D. – Eccellenza, la Chiesa e in particolare la sua diocesi di Assisi vive quest’anno il perdono alla luce della recente visita del Papa…

     
    R. – Il messaggio di Benedetto XVI viene ad essere per noi un grande invito ad una conversione piena, a prendere sul serio il Vangelo e a portare Gesù Cristo nelle intime fibre del nostro essere. Mi piace ricordare quello che il Papa disse ai giovani, presentando l’esperienza di Francesco: “Solo l’infinito riempie il cuore”. Quel perdono di Assisi, in fondo, è un tuffo nell’infinito della misericordia, sapendo che quando si dice un sì a Dio, si dice anche un sì all’uomo, un sì vero a se stessi.

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    Rilanciati gli Obiettivi del Millennio per sconfiggere la povertà estrema entro il 2015. Ma al ritmo degli aiuti attuali ci vorranno più di 100 anni

    ◊   “Una nuova alleanza umanitaria contro la povertà”: su invito del premier britannico Gordon Brown, in visita martedì scorso alle Nazioni Unite, riprende vigore la Campagna dell’ONU lanciata, nel 2000 a New York, dai capi di Stato e di governo, ponendo una serie di obiettivi per migliorare entro il 2015 le condizioni di vita dell’umanità, anzitutto dimezzare il numero degli affamati nel mondo. La Santa Sede plaude al rinnovato impegno, a patto di mantenere le promesse. Il servizio di Roberta Gisotti.

     
    “Il rumore della lancetta che segna il tempo si fa sempre più assordante”: ha ammonito il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, giunti ormai a metà di un percorso certo ambizioso. Ma visti i risultati insoddisfacenti, la Santa Sede - pure incoraggiando “un maggior spirito di solidarietà internazionale” - mette in guardia dal “ripetere dichiarazioni di intenti alle quali non seguano azioni e diverse politiche”. Del resto “il tempo delle semplici promesse - aggiunge la Santa Sede - sembra essere passato”, dalla Conferenza mondiale per lo sviluppo sociale di Copenaghen nel ‘95 a quella del Millennio, e poi a Bruxelles, a Monterey, a Johannesburg: alle belle parole non sono seguiti i fatti, anzitutto destinare la quota dello 0,7 per cento del prodotto interno lordo (PIL) per l’aiuto allo sviluppo, vale a dire 192 miliardi di dollari l’anno, circa il doppio di quanto oggi arriva ai più poveri. Dunque, quanto siamo lontani dagli Obiettivi del Millennio? Ci risponde Sergio Marelli, direttore della FOCSIV e presidente dell’Associazione delle ONG in Italia:

     R. – In una battuta, nella migliore delle ipotesi, continuando con questo impegno per l’aiuto pubblico allo sviluppo e alla cooperazione internazionale, gli obiettivi del Millennio potranno essere raggiunti con cento anni di ritardo e, nella peggiore delle ipotesi, addirittura qualcuno dice, che occorreranno 150 anni in più. Sono cifre che parlano da sé e queste cifre sottintendono che centinaia di milioni di persone saranno ancora consegnate ad un destino di miseria, di violazione dei diritti umani, insomma di un futuro non dignitoso.

     
    D. – Quindi, ci dobbiamo sentire scoraggiati...

     
    R. – Più che scoraggiati, penso dobbiamo essere molto realisti e, quindi, aumentare e accrescere anche l’impegno che noi, che le associazioni ecclesiali e che tutta la società civile pone, nello spingere i governi ad assumersi le loro responsabilità. E’ dimostrato che le risorse ci sono. Non bisogna cadere nella trappola di coloro che dicono: “Vorremmo fare di più, ma non ci è possibile, perché abbiamo già tanti problemi qui nei nostri Paesi”.

     
    D. – Quello che manca è, dunque, un’opinione pubblica più consapevole, che possa fare le dovute pressioni sulle rispettive classi politiche...

     
    R. – Questa, sicuramente, è una mancanza, che si assomma, però, anche alla irresponsabilità di coloro i quali sono stati eletti per governare i nostri Paesi. La politica ha una responsabilità, che è anche quella di prevedere, di prevenire, di guardare oltre insomma. Ma sicuramente manca anche un po’ di coscienza di massa critica nell’opinione pubblica. E’ per questo anche che la FOCSIV, insieme alla Caritas, insieme ad un cartello di altre 20 associazioni ecclesiali cattoliche italiane, abbiamo proprio rilanciato una campagna di formazione, soprattutto, per ribadire e rafforzare quest’idea, che è nostro dovere e dovere di ogni singolo cittadino – oserei dire un dovere etico per ogni cristiano – quello di fare tutto il possibile per spingere, affinché le misure necessarie vengano adottate, per raggiungere questi obiettivi del Millennio.

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    Cresce la disaffezione dei cittadini italiani per la politica: il commento di padre Bartolomeo Sorge

    ◊   In Italia continua a crescere la disaffezione dei cittadini per la politica: un dato preoccupante che anche la Chiesa stigmatizza. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che la partecipazione dei cittadini alla vita politica “è un dovere da esercitare consapevolmente da parte di tutti, in modo responsabile e in vista del bene comune”. Ascoltiamo in proposito il commento di padre Bartolomeo Sorge, direttore della rivista dei Gesuiti “Aggiornamenti Sociali”. L’intervista è di Luca Collodi:

     
    R. – Basterebbe aprire gli occhi: fa impressione questa antipolitica di cui tanto si parla e non occorrono certo le statistiche a comprovarla. Purtroppo è una realtà – e non da oggi - che negli ultimi tempi sta accelerando.

     
    D. – Questo cosa significa, che i cittadini non hanno più fiducia nelle istituzioni e quindi nei politici?

     
    R. – Ecco, questo è un elemento della crisi. Penso che questa fuga del cittadino dalla politica sia dovuta anzitutto alla caduta di valori. Finché c’erano le ideologie, si combatteva e c’era entusiasmo. Finite le ideologie, si è creato come un vuoto, accelerato anche dalla crisi etica. Ma soprattutto è la rottura della partecipazione: le strutture politiche, a cominciare dai partiti oggi non consentono più la partecipazione diretta dei cittadini, eccetto il voto, e quindi c'è un senso di freddezza e di lontananza. Mi lasci dire poi che anche la leadership politica non è che si sia molto rinnovata e allora di fronte ad esigenze nuove i cittadini si trovano davanti a leader vecchi.

     
    D. – Padre Sorge, da un lato i politici e le istituzioni spesso criticano la Chiesa per invadenze di campo, per lesa laicità; dall’altra parte, invece, la chiamano in causa per favorire una sorta di aiuto alla vita civile della Repubblica Italiana. Come stanno le cose? La Chiesa da una parte dà fastidio e da un'altra poi fa comodo?

     
    R. – Questo non mi stupisce e non è affatto una novità, perché è sempre stato così. Il problema è che la Chiesa è un punto di riferimento morale non solo per i credenti, ma anche per i non credenti. E’ interessante notare come in tempo di crisi, magari la rifiutano e la criticano, ma hanno interesse nel conoscere cosa dice la Chiesa. Già il Signore ci ha detto che il cristianesimo e il suo messaggio sono un segno di contraddizione; hanno fatto così con Lui e continueranno a farlo con la Chiesa. Questo non ci deve certo spaventare.

     
    D. – Nel rapporto tra cittadini e Stato c’è anche il problema delle tasse: in una intervista a Famiglia Cristiana il premier Prodi sollecita l’aiuto anche dei sacerdoti nelle omelie proprio per facilitare, convincere ed aiutare i cittadini a capire anche l’importanza – ed è giusto questo – di pagare le tasse. Ma qualche cittadino storce il naso e dice: “i politici spesso non sono così coerenti ed hanno molti privilegi”…

     
    R. – Noi non dobbiamo guardare come si comportano gli uomini per condizionare al loro comportamento l'insegnamento cristiano. Le dirò che su questo punto del pagamento delle imposte il dibattito è ormai antico. La Dottrina sociale della Chiesa – basta rifarci al Concilio Vaticano II e la stessa Gaudium et Spes ne tratta – è chiara su questo punto: è un vero dovere di solidarietà. I cattolici come cittadini e come credenti – a doppio titolo – sono tenuti ad osservare questa norma importante, proprio perché si tratta di un dovere di solidarietà. Ovviamente questo dovere va esigito in modo razionale ed equo. Ciascuno deve poter dare e deve dare secondo le proprie possibilità. Quello che molte volte ci irrita è vedere che non tutti fanno il loro dovere e chi ha di più molte volte è proprio colui che evade di più. Ma tocca anche allo Stato rendersi credibile e quindi instaurare questo rapporto di fiducia, perché se uno si accorge che le risorse pubbliche vengono destinate effettivamente in modo utile ai servizi, penso che il 90 e l’80 per cento delle difficoltà psicologiche sono superate. Quindi, ancora una volta ritorna la funzione educativa delle coscienze da parte della Chiesa, che si debba questo poi farlo nelle omelie della Messa, quando c’è la Parola di Dio, che preme per essere annunziata, questa è un’altra cosa ed è discutibile, ma ci sono mille altri momenti possibili, c’è la catechesi ed altre forme di presenza e di formazione dell’opinione pubblica e delle coscienze che la Chiesa certamente non può ignorare.

     
    D. – Padre Sorge, i politici italiani in questo momento – sia al governo che all’opposizione – si rendono conto di questa crisi di fiducia con la società civile e con i cittadini oppure fanno finta di niente?

     
    R. – Io credo che si rendano conto e che molto volte facciano anche finta di niente. Quello che manca non è il rendersi conto o il far finta, ma il coraggio di una soluzione nuova, di una inventività e di una creatività. Non possiamo continuare così, perché altrimenti implode il sistema.

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    Le vacanze spirituali, un’opportunità per riscoprire l'unità fra corpo e anima: così il priore della Comunità di Bose Enzo Bianchi

    ◊   Eremi, conventi, monasteri, abbazie, sono luoghi che, in questi mesi, in tanti scelgono per trovare silenzio, meditare e dedicare spazio alla propria interiorità. Le chiamano vacanze spirituali, ma come vivere meglio queste giornate lontani dalla routine quotidiana e dalle mete turistiche? E come intendere una vacanza spirituale? Tiziana Campisi lo ha chiesto ad Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose:


    R. – Diciamo che è una vacanza, un fermarsi, un prendere le distanze dal quotidiano e soprattutto dal proprio lavoro. E’ un riposarsi, ma lasciando sempre spazio alla dimensione che non è solo corporale, ma anche spirituale e che coinvolge tutta la persona del cristiano. Si tratta, quindi, di dedicarsi ed esercitarsi all’interiorità, esercitarsi di più alla ricerca di Dio, cercare soprattutto di fare dei viaggi spirituali mentre si fanno dei viaggi geografici o turistici, in modo che anche la nostra dimensione, in cui lo Spirito Santo è certamente il grande protagonista sia coinvolta in quelle che sono le vacanze.

     
    D. – Ma quali sono i frutti cui mira una persona che cerca una vacanza spirituale?

     
    R. – Io credo che un primo frutto che si deve cercare è quello di una più grande umanizzazione. Davvero, quindi, riprodurre sempre di più, dentro di sé, quel capolavoro di vita umana che è la coscienza e che per noi credenti è soprattutto l’uomo Gesù che ci ispira e ci illumina. Gesù è davvero l’uomo al quale noi dobbiamo essere conformi e quindi, anche all’interno delle nostre vacanze, il conformare la nostra vita alla sua, il dedicarci agli altri, alla comunicazione, ma esercitarci anche alla comunione, esercitarci alla carità, esercitarci ad uno spirito di stupore e di ringraziamento, guardando la natura, guardando le opere d’arte, secondo me, fa parte della sequela cristiana. Tutto questo fa sì che la nostra vacanza non sia in contraddizione con la nostra più profonda vocazione, ma che sia il coronamento e ne sia la pienezza.

     
    D. – Qualche volta si rischia di essere eccessivamente alla ricerca di una vacanza sprituale e di perderne lo spirito. Come ritrovarlo e come viverlo correttamente?

     
    R. – Con una grande unità della persona e non dimenticando mai che, proprio questa unità tra corpo e spirito, è il Signore che ce l’ha data, è il Creatore che l’ha voluta. Di conseguenza, noi non dobbiamo mai opporre ciò che è esteriore a noi, a ciò che è interno; ciò che è spirituale, a ciò che fa parte della creazione, della natura. Noi dobbiamo perseguire questa unità della persona e quindi la nostra interiorità non può altro che essere un riverbero secondo lo spirito, secondo il cristianesimo, secondo i sentimenti che sono stati in Cristo Gesù, di tutte quelle realtà umane che sono in fase di trasfigurazione, perché lo Spirito Santo lavora in tutto l’universo.

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    Al via il Festival internazionale del Film di Locarno

    ◊   Compie sessant’anni il Festival internazionale del Film di Locarno, in Svizzera, che si è inaugurato ieri sera con la tradizionale proiezione in Piazza Grande per proseguire fino all’11 agosto. Tra omaggi, concorsi, scoperte e sperimentazioni, un programma ancora una volta ricco e originale. Il servizio di Luca Pellegrini:


    Il segno per questo sessantesimo compleanno del Festival è davvero la varietà delle sezioni e del concorso, la ricchezza delle proposte, l’apertura al nuovo e, non ultimo, il saper guardare alla propria storia offrendo con la retrospettiva Retour à Locarno – Ritorno a Locarno, la possibilità ai grandi maestri affermati di oggi di presentare il film che li rivelò, dialogando direttamente con gli spettatori. E tra questi, ecco i nomi di Chabrol, Rocha, Bellocchio, Szabó, Ruiz, Tanner, Leigh e molti altri: ci fanno riflettere sull’identità della manifestazione locarnese, che ha saputo mantenere inalterate nel tempo tre qualità. Il direttore artistico, Frédéric Maire, per noi le commenta. Prima di tutto, un Festival ancora giovane:

     
    R. – Giovane, perché lo è sempre stato nella sua realtà. Nel senso che Locarno ha sempre difeso il cinema giovane ed ha presentato opere di giovani autori, che non erano ancora molto conosciuti, prendendosi anche dei rischi per difendere proprio questo giovane cinema e le nuove giovani tendenze del cinema. Questa è tuttora la sua missione, perché psicologicamente rimane che questo Festival vuole scoprire la gioventù.

     
    Poi, un Festival ancora curioso...

     
    R. – Curioso, perché credo che da sempre Locarno abbia voluto scoprire nuove aree, nuove registi e nuovi talenti e questo non avendo dietro le spalle un grosso Paese come l’Italia, la Germania o la Francia. Noi veniamo, infatti, da un piccolo Paese libero nel suo spirito e molto indipendente nella sua mentalità, dietro di noi non c’è peso. Questo ci permette di andare veramente ad esplorare e trovare giovani che osano cercare le cose un po’ diverse, un po’ particolari. Osiamo cercarle ed osiamo, quindi, programmarle e farle scoprire al mondo.

     
    Infine, un Festival ancora coraggioso...

     
    R. – Coraggioso, perché osa programmare delle cose che in altri Festival non si potrebbero programmare. Noi ce lo possiamo permettere, noi ci possiamo permettere questi gesti coraggiosi e, quindi, anche di piazzare e mettere in cartellone dei film difficili, diversi, piccoli e di proporli così ad un immenso pubblico. Questo tipo di gesti e di azioni, che noi vogliamo difendere, fanno parte di questo coraggio del Festival di Locarno.

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    Chiesa e Società



    Libano: il Patriarca Sfeir chiede che il confronto elettorale nella provincia cristiana del Metn si svolga in un clima democratico

    ◊   Nel corso della riunione dei vescovi maroniti, riuniti come ogni primo mercoledì del mese a Dimane, il patriarca Nashallah Sfeir ha chiesto ieri che il confronto elettorale nella provincia cristiana di Metn previsto domenica prossima per eleggere due deputati che prendano il posto degli assassinati Pierre Gemayel, ucciso il 21 novembre dell'anno scorso, e Walid Eido ucciso 45 giorni fa a Beirut, si svolga in un clima democratico. Il comunicato dei vescovi maroniti, ripreso dall'Agenzia AsiaNews, contiene inoltre un forte appello a tutti le parti a rispettare le tradizioni democratiche nel Paese ed eleggere la persone giuste, capaci di riempire le sedi rimaste vacanti con l'assassinio dei deputati ed esprime delusione dopo le ultime dichiarazioni che sembrano aver ucciso ogni speranza di poter raggiungere un accordo, soprattutto nella regione cristiana di Metn. I presuli hanno inoltre espresso la loro preoccupazione per il crescente aumento dell'emigrazione dei giovani ed hanno rivolto un nuovo appello ai libanesi perché non lascino il loro Paese malgrado la situazione. “Il Libano rinascerà malgrado le difficoltà, affermano, implorando l'intercessione della Madonna, Madre del Libano, perché aiuti questo Paese tanto amato da Dio”. (R.P.)

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    In India, il governatore del Gujarat respinge un emendamento contro la libertà religiosa. Il cardinale Toppo: “È un segnale positivo”

    ◊   “È un segnale positivo, perché siamo orgogliosi della nostra India democratica e laica, come anche prevede la Costituzione che riconosce il diritto alla libertà religiosa”: è quanto ha dichiarato ad AsiaNews il cardinale Telesphore Placidus Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana e arcivescovo di Ranchi, in merito alla decisione del governatore dello Stato del Gujarat, Nawal Kishore Sharma, di respingere un emendamento contro la libertà religiosa. La proposta, approvata dal Parlamento locale, dichiarava illegale la conversione a un’altra religione ma, secondo Sharma, l’emendamento è in contrasto con la Costituzione indiana, che riconosce a tutti il diritto a professare, praticare e predicare la propria religione. “E’ ironico – ha commentato il cardinale Toppo - che nell’Orissa siano state arrestate due suore per la violazione dell’art. 4 della legge sulla libertà religiosa”, accusate di avere cercato di convertire con la forza alcune scolare. “Ho detto loro di essere felici – ha aggiunto – perché non sono state arrestate per avere fatto qualcosa di ingiusto o illegale, ma hanno avuto il privilegio di partecipare alle sofferenze di Cristo”. Le religiose sono le stesse che, come ha spiegato il porporato, quando un ciclone ha devastato la regione “hanno lavorato senza riposo salvando vite, aiutando le vittime e tutta la comunità, senza distinzioni di casta o di fede religiosa”. Secondo il cardinale Toppo, “è triste che questo sia dimenticato, specie nell’Orissa, dove la Chiesa ha lavorato con i più poveri e i più emarginati tribali e Dalit, migliorando le loro condizioni con i nostri centri di istruzione e medici e di insegnamento a un lavoro”. Il presidente della Conferenza episcopale indiana ha poi dichiarato che “la Chiesa indiana farà sempre quanto è giusto, a costo di subire persecuzioni”. (V.F.)

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    Filippine: via libera dell’arcivescovo di Manila, il cardinale Rosales, alla Messa domenicale nei centri commerciali

    ◊   Nelle Filippine, i fedeli potranno partecipare alla Santa Messa domenicale e ai riti delle festività solenni in tutti i grandi centri commerciali del Paese, “cattedrali del commercio”: il via libera è stato dato dal cardinale Gaudencio B. Rosales, arcivescovo di Manila, che intende così “venire incontro alle esigenze di migliaia di contadini e abitanti delle campagne, che ogni domenica si recano in città per la spesa settimanale”. L’arcivescovo di Manila – riferisce AsiaNews – chiarisce però che le Messe dovranno essere celebrate in apposite cappelle o aree che rispettino la sacralità del rito e che siano dislocate in “zone tranquille”, in modo che i fedeli vi possano partecipare con attenzione e devozione. Il porporato precisa inoltre che le funzioni trasmesse in tv devono essere prima di tutto “in diretta”, perché non venga utilizzata la liturgia domenicale in un altro giorno della settimana, e sono dedicate, nello specifico, “a quanti non hanno la possibilità di muoversi, siano affetti da gravi malattie o disabilità”. La diocesi di Manila ha inoltre rilasciato, lo scorso 24 giugno, un “codice sul decoro dell’abito” per quanti partecipano alla Messa: l’abbigliamento deve essere formale o, comunque, dignitoso. Banditi cappelli o magliette sportive e abiti troppo “succinti”. (R.M.)

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    Nel segno di Aparecida continuano in Ecuador i lavori del II Simposio internazionale di missiologia

    ◊   “Le prospettive missionarie nel Documento di Aparecida” nelle analisi di esperti latinoamericani ed europei sono state, ieri a Quito, in Ecuador, al centro del terzo giorno di lavori del II Simposio internazionale di missiologia, sul tema: “L'antropologia missionaria oggi”. L’incontro è preparatorio al II Congresso americano missionario (CAM3) e all’VIII Congresso missonario latinoamericano (COMLA8), in programma il prossimo anno sempre a Quito. Oggi, la consueta Celebrazione Eucaristica sarà presieduta dal nunzio apostolico in Ecuador, l’arcivescovo Giacomo Guido Ottonello. La seconda giornata di riflessioni e discussioni si è aperta con la Messa presieduta dall'arcivescovo di Guayaquil, mons. Antonio Arregui Yarza. I partecipanti hanno poi ascoltato diverse relazioni, con lo scopo di delineare le identità dell'essere discepolo e dell'essere missionario nell'America Latina oggi, dove la stragrande maggioranza degli abitanti si definisce cattolico o, più in generale, cristiano, ma che spesso con questa “sua sostanza mantiene rapporti labili o sporadici”, come ha affermato padre Stefano Raschietti. E già ieri sono stati anticipati anche alcuni elementi dell’ “Istrumento di lavoro”, che sarà la questione centrale nell'odierna giornata di chiusura, documento elaborato dalla Commissione teologica, e che sarà la base per la preparazione e realizzazione del CAM3. Intanto, dalle discussioni e dagli interventi, già si delineano alcune linee-guida per la riflessione sul futuro nelle chiese particolari, come il rapporto tra missione e pluralità culturale, tra missione e Lectio divina e tra missione e magistero. I partecipanti hanno quindi voluto riaffermare gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, che nel suo Decreto Ad gentes sottolinea la sua missione: “Il mezzo principale (...) è la predicazione del Vangelo di Gesù Cristo, per il cui annunzio il Signore inviò nel mondo intero i suoi discepoli, affinché gli uomini, rinati mediante la parola di Dio (cfr. 1 Pt 1,23), siano con il battesimo aggregati alla Chiesa, la quale, in quanto corpo del Verbo incarnato, riceve nutrimento e vita dalla parola di Dio e dal pane eucaristico (cfr. At 2,42)”. (L.B.)

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    Nelle scuole della Repubblica Dominicana ammessi anche i figli dei migranti haitiani

    ◊   Nella regione nord della Repubblica Dominicana, i figli dei migranti haitiani saranno ammessi nelle scuole pubbliche e private, anche se privi di documenti regolari. Lo ha annunciato il direttore regionale dell’Istruzione, Pedro Dieep, che ha chiesto a tutti gli insegnanti della zona di fare in modo che vengano accettati e seguiti i giovani, anche se nati in Haiti, a partire da questo mese di agosto, inizio dell’anno scolastico. “Se neghiamo l’educazione a questi bambini – ha spiegato Dieep, citato dall'agenzia MISNA – rischiano in futuro di cadere nella delinquenza e non è ciò che vogliamo". Finora, migliaia di figli di migranti, anche nati in Repubblica Dominicana, non hanno avuto accesso alla scuola, perché privi di un regolare certificato di nascita. Nel 2001, l’ex-presidente, Hipólito Mejía, aveva chiesto che tutti i discendenti di migranti haitiani fossero ammessi nelle scuole, sollevando critiche dai settori nazionalistici, che considerarono la misura un pericolo per la nazione dominicana. Sono diverse centinaia di migliaia (alcuni parlano di un milione) gli haitiani che lavorano nel Paese vicino, prevalentemente come braccianti in coltivazioni di canna da zucchero, nel settore edile e come collaboratori domestici. (R.M.)

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    Il PAM chiede aiuti ingenti per salvare lo Zimbabwe dalla carestia

    ◊   Almeno 118 milioni di dollari, pari a circa 86 milioni di euro. Questo l’ammontare degli aiuti necessari, per lo meno fino al prossimo aprile, per fornire assistenza alimentare ad oltre 3 milioni di persone che in Zimbabwe rischiano di morire a causa della carenza di cibo. Il PAM, Programma Alimentare Mondiale dell’ONU, ha chiesto ieri ai donatori di contribuire con urgenza per sostenere le famiglie di un Paese martoriato da siccità, carestie, malattie e povertà. In Zimbabwe, il tasso di disoccupazione è dell’80% e il 60% della popolazione sopravvive soltanto grazie agli aiuti internazionali. Nell’ex “granaio d’Africa”, l’inflazione ha raggiunto il 5.000% e rischia, secondo il Fondo monetario internazionale (FMI), di raggiungere il 100.000% entro la fine dell’anno. Ieri, la banca centrale locale ha emesso una nuova banconota “record” da 200 mila dollari dello Zimbabwe, l’equivalente di 13 dollari americani e di un solo chilo di zucchero. Politici e analisti attribuiscono la responsabilità della situazione al presidente, Robert Mugabe, al potere dal 1980. Il principale leader dell’opposizione, Morgan Tsvangirai, ha dichiarato alla Reuters che il congelamento dei prezzi, applicato dal governo, è insostenibile e ha portato al peggioramento dell’inflazione. Mugabe, invece, afferma che ad essere colpevole è una congiura delle ex potenze coloniali. (V.F.)

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    Nell’ Etiopia occidentale, un morto e 12 mila senza tetto per le alluvioni

    ◊   Prosegue la drammatica stagione delle piogge in Etiopia. Il bilancio provvisorio delle ultime alluvioni che hanno colpito la zona occidentale dello Stato africano, e in particolare la regione di Gambela, è di un morto e 12 mila senza tetto. Secondo l’agenzia MISNA, che ha raccolto le dichiarazioni del responsabile del programma di prevenzione della regione, Ojulu Bach, le squadre di soccorso, a bordo di apposite imbarcazioni, non sono ancora riuscite a raggiungere i villaggi delle aree inondate, non lontane dal confine con il Sudan. Già altre 7 mila persone, all’inizio di luglio, erano state colpite dalle forti precipitazioni nel sud del Paese. La stagione delle piogge, che nella zona dura mediamente da giugno a settembre, lo scorso anno aveva causato almeno 600 morti e decine di migliaia di sfollati in tutto il Corno d’Africa. (V.F.)

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    Volontari della Caritas di Terni-Narni-Amelia in partenza per i campi di lavoro in Albania e Kosovo

    ◊   Per oltre 40 volontari della Caritas diocesana di Terni-Narni-Amelia quest’estate sarà sinonimo di solidarietà: da inizio agosto a metà settembre saranno infatti impegnati in Albania e Kosovo. Come riferisce il quotidiano Avvenire, da 14 anni, la Caritas della diocesi umbra opera a Zeimen, in Albania, attraverso i campi di lavoro. Quest’anno, oltre al completamento della ristrutturazione di uno stabile, in cooperazione con la Caritas albanese e le autorità locali, destinato ad ospitare un centro di formazione giovanile, alcuni medici specialisti ternani collaboreranno con ambulatori del luogo. Verrà inoltre avviato un campo sperimentale nel nord del Paese. In Kosovo, a Klina, invece, cinque volontari lavoreranno nella casa di accoglienza della delegazione Caritas regionale dell’Umbria. (V.F.)

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    Concluso il 17.mo Capitolo generale delle Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei

    ◊   Con la riconferma per i prossimi sei anni della madre generale, suor Maria Angelica Bruno, si è concluso nei giorni scorsi a Maiori, in Campania, il 17.mo Capitolo generale delle Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei. La Congregazione – riferisce il quotidiano Avvenire – fondata nel 1897 dal Beato Bartolo Longo, è stata in ritiro per tre giorni, per riflettere sul tema: “A 110 anni dalla fondazione e a 80 dalla morte del fondatore: il suo carisma oggi”. A guidare i lavori, mons. Orazio Soricelli, arcivescovo di Amalfi-Cava de’ Tirreni. Oltre a eleggere il rinnovato Consiglio, le capitolari hanno discusso delle nuove sfide educative che le attendono e dell’attualizzazione del proprio carisma. Attualmente, la Congregazione è composta da 227 religiose che, oltre a prestare la propria opera presso il famoso Santuario mariano, sono presenti in Italia, con diverse case, nelle Filippine, in India, in Indonesia e in Camerun. Realtà dove le suore svolgono attività di apostolato e promozione umana e sociale. (R.M.)

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    Padre Lombardi alla Festa di Avvenire: Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, i miei maestri di comunicazione

    ◊   “Non uno studioso dei media, né un teologo delle comunicazioni sociali, ma un prete come voi, che da molti anni lavora in questo campo e che ha imparato pian piano, strada facendo, da due maestri d’eccezione, i due ultimi Papi”: così si è presentato, ieri a Lerici, in Liguria, padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede, direttore generale della nostra emittente e del Centro Televisivo Vaticano. L’occasione è stata la Giornata sacerdotale della Festa di Avvenire, quest’anno sul tema: “Comunicare la speranza”. E ieri sera, mons. Bassano Staffieri, vescovo di La Spezia-Sarzana-Brugnato, insieme al direttore del quotidiano cattolico, Dino Boffo, nel corso di una serata pubblica sul lungomare di Lerici, ha consegnato a padre Lombardi il premio “Angelo Narducci”, prestigioso riconoscimento a personaggi della cultura e della comunicazione. Due “maestri di giornalismo”, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, dai quali padre Lombardi ha raccontato di aver appreso i “segreti del mestiere”. Due maestri nel “comunicare la speranza”, atteggiamenti sempre più rari nel mondo di oggi, dove la bella notizia non fa più notizia. “Un paradosso per chiunque – scrive oggi Avvenire – ma soprattutto per la comunità cristiana, che proprio sulla ‘buona novella’ per eccellenza fonda il suo stesso esistere e la speranza”. “Colpisce – ha commentato padre Lombardi – come spesso il giornalismo di oggi cerchi di fare sensazione a tutti i costi, presentando ogni notizia in termini conflittuali, creando la polemica anche dove non c’è. In televisione – ha aggiunto – si moltiplicano trasmissioni in cui si litiga tra familiari, assai più di quelle che presentano l’armonia”. Inoltre, “a causa di un malinteso pluralismo, tutte le diverse posizioni vengono presentate come ugualmente vere, alla pari, senza prendere posizione, e questo crea disorientamento nelle persone”. In questa Babele – ha spiegato il direttore della Sala stampa della Santa Sede – i sacerdoti sono chiamati a rispondere “senza ingenuità e con realismo, cioè, sapendo sì riconoscere i rischi del mondo della comunicazione e di nuove tecnologie come Internet, ma anche prendendo iniziative positive per sfruttarne le grandi potenzialità”. Una lezione di equilibrio pienamente vissuta e trasmessa da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. (R.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    E’ di 9 morti il bilancio, ancora provvisorio, del crollo di un ponte sul fiume Mississipi. Ancora da accertare le cause – Oltre 60 morti in Darfur dopo il sì del governo del Sudan all’invio nella regione di forze ONU

    ◊   Era stato costruito quaranta anni fa, nel 1967, il ponte sul Mississipi crollato ieri a Minneapolis, provocando la morte di diverse persone. Lungo 600 metri, a campata unica, il ponte era stato recentemente ispezionato senza che emergessero rischi strutturali. Ma, in realtà, problemi erano già stati segnalati nel 2001. La stampa locale afferma, poi, che una commissione di esperti aveva ritenuto troppo costoso consolidare la struttura, suggerendo la costruzione di un nuovo ponte. Il servizio di Beatrice Bossi:


    La strage è avvenuta, ieri sera, nello Stato del Minnesota, all’ora di punta. Un ponte autostradale è crollato sul fiume Mississippi, all’altezza della città di Minneapolis. Quotidiani locali riferiscono di almeno nove morti, 20 dispersi e 60 feriti, 22 dei quali in condizioni critiche. Sono ancora da stabilire le cause del cedimento. Il ministro della Sicurezza Interna, Michael Chertoff, ha comunque assicurato che l’episodio non è collegato ad atti di terrorismo. Al momento del cedimento, sulle otto corsie del ponte, transitavano circa 60 auto, tra cui un autobus che trasportava bambini di ritorno da un campo estivo. Tutti i bimbi sono stati salvati. Il bilancio, però, sembra destinato ad aggravarsi. I soccorritori, infatti, escludono che tra le macerie del ponte e le lamiere delle auto, precipitate nel fiume, possano esserci superstiti. Alcuni veicoli sono precipitati per oltre venti metri. Centinaia di vigili del fuoco e poliziotti sono ancora al lavoro, ma l’arrivo di un forte temporale rende i soccorsi più difficili. Il governatore del Minnesota, Tim Pawlenty, ha dichiarato che il ponte, costruito 40 anni fa, era stato ispezionato per l’ultima volta nel 2004 senza che fossero emersi difetti strutturali. Sul ponte transitavano in media, ogni giorno, circa 200 mila veicoli.

    - Dopo il sì del governo sudanese all’invio, da parte dell’ONU e dell’Unione Africana, di 26 mila militari in Darfur sono molti i Paesi disposti a fornire il loro contributo. Tuttavia, da questa martoriata regione giungono quotidianamente notizie di nuovi massacri, l’ultimo costato oggi la vita ad almeno 60 persone. Dalle società civili parte l’appello agli Stati, affinché si proceda senza indugi o ritardi alla formazione del contingente di pace. La riflessione di Vittorio Scelto, della Comunità di Sant’Egidio, intervistato da Stefano Leszczynski:


    R. – Sicuramente è una notizia molto importante: che la risoluzione ONU desse il via libera ad una forza ibrida era una notizia che tutti aspettavano da tempo. Si spera, ora, che la presenza di caschi blu e forze dell’Unione Africana possa fermare il ritmo delle stragi in corso in Darfur. Il motivo per cui questa notizia è estremamente positiva in questo momento è che anche il governo sudanese si è dimostrato disponibile ad accettare questa forza ibrida.

     
    D. – La pressione esercitata sul governo di Khartoum da parte della Comunità internazionale ha influito, secondo lei, sulle decisioni del governo sudanese?

     
    R. – Senza dubbio. La pressione della Comunità internazionale è stata sicuramente importante e necessaria. In questo senso, direii che c’è stata una mobilitazione che ha portato ad un risultato positivo; è stato anche il segnale che quando c’è una mobilitazione, si può fare realmente qualcosa per fermare la guerra.

     
    D. – Questa settimana ad Arusha, in Tanzania, partirà un vertice negoziale con tutti i capi ribelli che non avevano firmato accordi di tregua o di pace in precedenza. Quali sono gli obiettivi di questo vertice?

     
    R. – Sono quelli di preparare la ripresa delle trattative. Noi, come Comunità di Sant’Egidio, insieme con l’Unione Africana e le Nazioni Unite, subito dopo la firma della pace di Abuja l’anno scorso abbiamo sempre lavorato per far aderire le parti al processo di pace. Il vertice che si terrà ad Arusha è il segnale che qualcosa si sta muovendo. Queste due notizie combinate, la forza ibrida e l’inizio del processo politico ad Arusha, sono il segnale che gli sforzi della comunità internazionale stanno portando a qualcosa.

    - E’ salito a 54 vittime ed oltre 5 milioni e mezzo di sfollati il bilancio delle alluvioni che hanno colpito negli ultimi 10 giorni il Bangladesh. Tra i senza tetto – ha reso noto il Ministero per la gestione dei disastri – “160 mila sono stati sistemati in tende provvisorie sulle alture del nord del Paese”. Salvatore Sabatino ha raccolto il commento di padre Arturo Speziale, missionario del PIME in Bangladesh, che racconta di una “situazione preoccupante” nel distretto in cui sorge la sua missione, quello di Manikgonj:


    R. – Non tutti i distretti sono stati colpiti ugualmente o allo stesso modo. Questa zona dove io ho la missione è una zona che si trova vicino alla convergenza della Brahmaputra e del Gange. Il problema grande è che qui non è piovuto eccessivamente, ma i fiumi dall’India si sono ingrossati di molto. L’unica fortuna è che finora non c’è stato, almeno nella mia zona, vento. Se ci fosse stato anche il vento, ci sarebbero stati molti più disastri, molti più morti. Ho sentito la notizia di 9 bambini morti ed oggi di altri 5-6 bambini. E’ chiaro che io non ho tempo di sentire tutte le notizie. Mi manca il tempo, anche perché devo preparare da mangiare per circa 120 famiglie, che sono in difficoltà.

     
    D. – Ci sono milioni di persone rimaste senza casa. Stanno arrivando gli aiuti umanitari?

     
    R. – Nella mia zona, ad esempio, hanno promesso che avrebbero dato circa 1.500 euro ma ancora non è arrivato niente. In un villaggio, che è e molto lontano ho realizzato una scuola in muratura che è abbastanza alta rispetto ad altre strutture e alle capanne, ma purtroppo anche qui è entrata l’acqua per circa 35-40 centimetri. Le altre capanne di quello stesso villaggio, così come di molti altri villaggi, sono sommerse a metà. La gente, molta gente, cerca rifugio negli argini più alti, nelle scuole che hanno magari 1,2 o 3 piani. Si sperava che oggi la situazione si stabilizzasse, ma l’acqua che arriva dall’India continua ad aumentare. Anche quelli che vivono lungo le strade, non si sa, se e come, riusciranno a salvarsi.

    - In Somalia, almeno 8 persone sono rimaste uccise a causa di scontri, scoppiati nella notte a Mogadiscio, tra insorti e soldati governativi. Tra le vittime ci sono diversi civili, tra cui una donna incinta. La popolazione della capitale ha più volte accusato le truppe somale, appoggiate da soldati inviati dall’Etiopia, di rispondere in modo indiscriminato alle offensive lanciate dai ribelli. Le milizie delle Corti islamiche sono state cacciate nel dicembre scorso dalla capitale, ma la situazione è ancora instabile. La Somalia è teatro di una guerra civile che, a partire dal 1991, ha provocato almeno mezzo milione di morti.

    - Nella Repubblica Democratica del Congo, almeno 34 rappresentanti della missione dell’ONU nel Paese africano, sono stati evacuati dalla città orientale di Moba, dopo che decine di persone hanno saccheggiato la sede delle Nazioni Unite. Sono anche state veementi le proteste contro il possibile ritorno dei Banyamulenge, i congolesi di etnia Tutsi fuggiti durante la guerra. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha esteso, intanto, fino al prossimo 10 agosto, l’embargo di armi applicato alla Repubblica Democratica del Congo. Alcuni membri del Consiglio, però, hanno chiesto di modificare il regime di sanzioni, visti i progressi compiuti dal governo di Kinshasa dopo le elezioni dell'anno scorso, le prime dall’indipendenza nel 1960.

    - In Iraq, un attentato nei pressi di un posto di blocco della polizia irachena a nord di Baghdad ha provocato la morte di almeno 13 persone. L’amministrazione statunitense ha nuovamente sottolineato intanto luci, ma anche ombre, della complessa missione nel Paese del Golfo: il vicepresidente americano, Dick Cheney, ha riconosciuto di essersi sbagliato nel 2005, quando aveva detto che la guerriglia irachena era “in agonia”. Cheney ha anche aggiunto che la situazione nel Paese arabo sta migliorando e ha rimarcato i progressi ottenuti dall’esercito statunitense. Ma il quadro politico iracheno è sempre più intricato: la più ampia coalizione sunnita ha abbandonato ieri, per la seconda volta, il governo accusando l’esecutivo iracheno di non aver saputo disarmare le milizie sciite.

    - Le esecuzioni capitali in Iran si confermano una drammatica realtà: due uomini riconosciuti colpevoli di aver assassinato un alto magistrato nel 2005 sono stati impiccati oggi in pubblico nel centro di Teheran. Il giudice era noto per le sue posizioni dure in casi che coinvolgessero persone critiche nei confronti delle autorità. Ieri erano stati impiccati altri dieci uomini. Sale così a 144 il numero di persone messe a morte dall’inizio dell’anno nella Repubblica islamica, uno dei Paesi con il più alto numero di condanne alla pena capitale.

    - Si cerca di percorrere la via del negoziato per arrivare alla liberazione del gruppo di cittadini sudcoreani rapiti lo scorso 19 luglio nel sud dell’Afghanistan: il governatore della provincia meridionale di Ghazni ha riferito che i talebani sono pronti ad incontrare due rappresentanti del governo di Seul. Sono ancora nelle mani dei rapitori 21 sudcoreani. I talebani, che hanno già ucciso due ostaggi, chiedono il rilascio di alcuni combattenti detenuti nelle carceri afgane. Un portavoce dei talebani ha rivelato, inoltre, che sono gravi le condizioni degli ostaggi, soprattutto di due donne.

    - Il premier israeliano, Ehud Olmert, è pronto a discutere di “questioni fondamentali” sulla creazione di uno Stato palestinese. Lo ha detto oggi a Ramallah, in Cisgiordania, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, prima del previsto incontro con il presidente palestinese, Abu Mazen. Si tratta della prima visita di Condoleezza Rice nei Territori Palestinesi da quando, nel mese di giugno, i miliziani radicali di Hamas hanno assunto il controllo nella Striscia di Gaza. Incontrando ieri a Gerusalemme il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, il segretario di Stato americano ha detto che è arrivato “il momento di cogliere le opportunità per la pace in Medio Oriente”.

    - In Pakistan, un attacco suicida, compiuto nei pressi del centro di addestramento della polizia nel Punjab, ha provocato la morte del kamikaze e di un agente. L’attentatore, che aveva un ordigno esplosivo, ha aperto il fuoco contro i poliziotti che gli sbarravano la strada davanti all’ingresso del centro di addestramento. In Pakistan, intanto, sono state rilasciate più di 1000 persone arrestate nel corso dell’assedio alla Moschea Rossa di Islamabad. Secondo informazioni ufficiali, sono 102 le persone morte a causa di scontri e in seguito al blitz compiuto dalle forze di sicurezza lo scorso 11 luglio.

    - Comparirà oggi, davanti ai giudici britannici, l’uomo di 23 anni arrestato nell’ambito dell’inchiesta sui falliti attentati del 21 luglio del 2005 a Londra. Lukimon Sulaimon, secondo Scotland Yard, ha nascosto informazioni. Quattro uomini sono già stati ritenuti colpevoli di complotto terroristico e condannati all’ergastolo. Due settimane prima di quei falliti attacchi terroristici, la capitale britannica era stata teatro di attentati costati la vita a 52 persone.

    - Le autorità giapponesi hanno preannunciato l’arrivo di un gruppo di ispettori dell’Agenzia internazionale dell’Energia Atomica (AIEA) incaricato di verificare i danni alla centrale nucleare di Kashiwazaki-Karima, la maggiore del mondo, dopo il terremoto dello scorso 16 luglio. Nell'Estremo Oriente russo, intanto, un sisma ha fatto tremare l’isola siberiana di Sakhalin causando la morte di almeno due persone. La scossa sismica ha anche innescato uno tsunami nel nord del Giappone che, fortunatamente, non ha causato vittime.

    - Un batiscafo della missione scientifica russa ha toccato il fondo dell’Oceano Artico, ad una profondità di oltre 4 chilometri, all’altezza del Polo Nord geografico della Terra. La missione ha anche finalità geopolitiche. Il nostro servizio:


    Toccare il fondo ad una tale profondità – ha detto il capo della spedizione russa - è come fare il primo passo sulla Luna”. L’obiettivo ufficiale è quello di studiare i fondali artici. Ma la missione ha in realtà anche finalità geopolitiche: lo scopo, infatti, è anche quello di dimostrare che la dorsale passante per il Polo Nord è una estensione geologica della Russia, consentendo così al governo di Mosca di rivendicare una vasta distesa di ghiacci con i suoi tesori nascosti: gas e petrolio. Nei milioni di chilometri quadrati dell’Oceano Artico ci sarebbero un quarto delle riserve di “oro nero” e di gas naturale del pianeta. Gli esperti parlano di oltre 10 miliardi di tonnellate di idrocarburi. Secondo vari scienziati, le sorgenti idrotermali sottomarine dell’Artico potrebbero poi essere all’origine di depositi di metalli, oro, argento e rame oltre che diamanti. L’area, completamente disabitata, è contesa da Canada, Russia, Danimarca, Norvegia e Stati Uniti. Secondo una Convenzione dell’ONU, ogni Stato può rivendicare la propria sovranità su una estensione di 200 miglia marittime fuori dalle proprie frontiere. La disputa è particolarmente controversa e sembra già aver innescato una nuova “guerra fredda”, alimentata in questo caso non dalla minaccia di imponenti armamenti ma da rivendicazioni possibilmente suffragate da tesi scientifiche.

    - Minuto di silenzio a Bologna, alle 10.25, per ricordare le 85 vittime della strage alla stazione della città, il 2 agosto 1980. All’ora esatta dello scoppio della bomba, 27 anni fa, il corteo si è fermato nel luogo dell’attentato, alla presenza del premier Romano Prodi e del ministro del Lavoro, Cesare Damiano. In un messaggio, il capo dello Stato Italiano, Giorgio Napolitano, ha sottolineato l'impegno con il quale il Paese ha saputo reagire alle stragi e agli attentati. Tale impegno – ha aggiunto va "rinnovato ogni giorno". (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

     
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI No. 214

     

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