RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 258  - Testo della trasmissione di venerdì 15  settembre 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il cardinale Tarcisio Bertone è ufficialmente da oggi il nuovo segretario di Stato. Benedetto XVI ha espresso, durante la cerimonia a Castel Gandolfo, la propria gratitudine al cardinale Angelo Sodano, per 15 anni alla guida della segreteria di Stato. L’arcivescovo Dominique Mamberti nominato dal Papa nuovo segretario per i Rapporti con gli Stati, al posto di mons.  Giovanni Lajolo,  nominato presidente del Governatorato della Città del Vaticano in sostituzione del cardinale Edmund Casimir Szocka

 

Il Papa rispetta l’Islam e promuove il dialogo con i musulmani: la precisazione del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, in seguito al fraintendimento del discorso del Papa all’Università di Ratisbona che sta suscitando polemiche nel mondo islamico: con noi padre Justo Lacunza

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Convegno a Roma sulle cellule staminali promosso dalla Federazione internazionale delle associazioni dei medici cattolici e dalla Pontificia Accademia per la Vita: ce ne parlano Gian Luigi Gigli e mons. Elio Sgreccia

 

Situazione disperata nel Darfur, mentre segnano il passo gli accordi di pace per il sud Sudan: ai nostri microfoni Roberto Salvan

 

Domani a Padova, Verona e Mantova si inaugurano in contemporanea tre grandi mostre, per celebrare i 500 anni dalla morte di Andrea Mantegna, tra i protagonisti assoluti del Rinascimento

 

CHIESA E SOCIETA’:

Al via, in Australia, il tour nazionale di catechesi in preparazione alla Giornata mondiale della gioventù di Sidney, nel luglio del 2008

 

E’ morto ieri in Brasile, in un grave incidente stradale, mons. Josè Mauro Pereira Bastos, passionista e vescovo di Guaxupé. Aveva 51 anni

 

Oggi, 13.mo anniversario della morte di don Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia a Palermo

 

Il governo kenyota procede a nuove demolizioni delle baraccopoli di Nairobi, lasciando centinaia di famiglie senza casa

 

Sospesa in Cile la distribuzione, gratuita e senza il consenso dei genitori, della “pillola del giorno dopo” alle minori di 14 anni

 

Frati Minori riuniti fino al primo ottobre ad Assisi per il Capitolo generale straordinario dedicato al tema “la vocazione dell’Ordine oggi”

 

Lutto nel mondo della cultura, per la morte della giornalista e scrittrice Oriana Fallaci, da tempo ammalata di cancro

 

24 ORE NEL MONDO:

Continua la guerra in Iraq: trovati oltre 50 cadaveri

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 settembre 2006

 

IL CARDINALE TARCISIO BERTONE

E’ UFFICIALMENTE DA OGGI IL NUOVO SEGRETARIO DI STATO.

 BENEDETTO XVI HA PUBBLICAMENTE ESPRESSO DURANTE LA CERIMONIA

 A CASTEL GANDOLFO LA PROPRIA GRATITUDINE AL CARDINALE ANGELO SODANO,

CHE LASCIA DOPO 15 ANNI ALLA GUIDA DELLA SEGRETERIA DI STATO.

L’ARCIVESCOVO DOMINIQUE MAMBERTI NOMINATO DAL PAPA

 NUOVO SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI

- Intervista con il presule -

 

Tre lustri al fianco di due Papi con “dedizione e competenza”, prudenza e zelo. E’ pieno di riconoscenza il pubblico elogio che Benedetto XVI ha fatto del cardinale Angelo Sodano, che questa mattina - nel corso di una cerimonia nella Sala degli Svizzeri a Castel Gandolfo – ha lasciato l’incarico di segretario di Stato, ufficialmente assunto dall’ex arcivescovo di Genova, il cardinale Tarcisio Bertone. Davanti al personale della Segreteria di Stato, il Papa ha ripercorso le tappe salienti del servizio svolto dal cardinale Sodano, accogliendo i propositi di fedeltà e collaborazione manifestati dal successore. La giornata è stata completata dalla nomina del nuovo segretario per i Rapporti con gli Stati: si tratta dell’arcivescovo Dominique Mamberti, finora nunzio in Sudan ed Eritrea. I particolari dell’evento nel servizio di Alessandro De Carolis:

 

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(formula nomina in latino - applausi)       

 

Un servizio intessuto di grande esperienza e misura, spesso oscuro ma incessante come la laboriosità di un alveare. Nel giorno in cui la Segreteria di Stato ha vissuto, in un clima di commozione, il suo primo cambio della guardia del nuovo secolo, il responsabile uscente e quello entrante hanno entrambi individuato nel sollecito “lavoro di squadra”, svolto quotidianamente nelle due sezioni dell’ufficio vaticano, il valore più autentico portato al Papa nel governo della Chiesa universale. Un atto di modestia e insieme di realismo, quello del cardinale Sodano e del cardinale Bertone, che ha significato per i presenti alla cerimonia di questa mattina molto più del pur importante avvicendamento tra due illustri personalità ecclesiali.

 

“In così significativa circostanza – ha esordito Benedetto XVI nel rivolgersi al segretario di Stato uscente - avverto l’intimo bisogno di rinnovarle il più vivo ringraziamento per la fedeltà, l’illuminata competenza, la dedizione e l’amore che Ella ha posto nell’operare per  il bene della Chiesa, accanto a diversi Successori dell’apostolo Pietro”. Una gratitudine che il Papa ha voluto sottolineare a più riprese, ripercorrendo il ministero diplomatico del cardinale Sodano nell’America Latina e quindi all’interno della Curia, fino alla nomina di primo collaboratore di Giovanni Paolo II, il 29 giugno del 1991. Anch’io, ha riconosciuto Benedetto XVI, ho potuto “di persona apprezzare le sue doti “del suo animo di pastore interamente dedicato al servizio della Sede Aspotolica”:

 

“Nel momento in cui Ella consegna al Suo Successore tale responsabilità, oltre ad esprimerLe i miei grati sentimenti, mi faccio interprete anche di quelli di tutti coloro che nel corso degli anni L’hanno conosciuta e hanno ammirato il buon senso, la prudente saggezza e l’indefesso zelo con cui, senza risparmio di energie, ha svolto la Sua missione, tenendo conto unicamente del bene supremo della Chiesa”.

 

Il cardinale Sodano, da parte sua, si è subito fatto interprete “del profondo spirito di fede” che anima la “comunità di lavoro” della Segreteria di Stato: una dedizione, ha detto, che trova un’adeguata espressione nel motto del profeta Isaia che dice “nell’abbandono confidente sta la vostra forza”. “In varie sale del Vaticano – ha osservato il 79.enne porporato - ci è dato di poter ammirare le famose api che distinguono lo stemma del Papa Urbano VIII. Ebbene mi sembra che i presenti siano ben simboleggiati da quelle umili api poste dal Papa Barberini nel suo scudo”:

 

“Padre Santo, credo che oggi un ringraziamento debba essere rivolto non tanto a me, quanto a coloro che mi hanno aiutato in questi anni. Preziosa mi è stata, in particolare, la collaborazione dei successivi sostituti per gli Affari Generali, gli arcivescovi Re e Sandri, come dei Segretari per i Rapporti con gli Stati, gli arcivescovi Tauran e Lajolo. Tutti insieme, abbiamo potuto svolgere un lavoro di squadra, con un grande senso ecclesiale che ci ha accomunato nel servizio, prima intorno al venerato Giovanni Paolo II ed ora accanto a Lei, chiamato dallo Spirito Santo a raccoglierne l’eredità ed a guidare la nave della Chiesa verso nuovi lidi”.

 

A condividere con Benedetto XVI “la complessità delle questioni” che comportano una simile guida c’è da oggi il cardinale Bertone, 71 anni, piemontese come il suo predecessore. Il neo segretario di Stato non ha fatto mistero della “pesante responsabilità” che comporta il suo nuovo incarico, ma ha anche dichiarato di avere come “unica ambizione” quella di realizzare quanto espresso dal suo motto episcopale: “Custodire la fede, conservare la concordia”:

 

“La comunione profonda che ci lega nel condiviso impegno a servizio della Chiesa - e quindi della dignità umana e della pacifica convivenza fra i Popoli – non potranno che tradursi in leale e fedele collaborazione, rafforzata per molti di noi dallo spirito sacerdotale e dalla carità pastorale che deve sempre animarci nelle nostre attività”.

 

Sotto il quadro della Vergine, che troneggia nella bella Sala degli Svizzeri, il cardinale Bertone ha affidato il nuovo impegno alla Madonna, invitando tutti i suoi collaboratori a sostenerlo con la preghiera e annunciando di aver rivolto questa stessa richiesta, tramite una lettera, a molti monasteri contemplativi.

Al termine della cerimonia, alzandosi in piedi, Benedetto XVI ha voluto ancora una volta ringraziare il cardinale Sodano per i suoi lunghi anni di servizio. Nel ricordare i giorni del viaggio apostolico concluso ieri in Baviera – l’ultimo da segretario di Stato per il cardinale Sodano – il Papa ha donato al porporato una piccola statua raffigurante la Madonna nera custodita nel Santuario di Altötting:

 

“Penso che la Madonna di Altötting possa essere non solo il segno della mia permanente gratitudine ma anche il segno della nostra comunicazione nella preghiera. La Madonna sia sempre accanto a lei, la protegga sempre e la guidi. E’ espressione della mia sincera gratitudine”.

 

(applausi)

 

Al momento dei saluti finali, Benedetto XVI ha reso noto il nome di uno dei primi collaboratori del nuovo segretario di Stato: il 54.enne arcivescovo Dominique Mamberti, nato a Marrakech, in  Marocco, incardinato ad Ajaccio, in Corsica, e attualmente nunzio Apostolico in Sudan e in Eritrea è stato nominato segretario per i Rapporti con gli Stati. Poliglotta, laureato in Diritto canonico e civile, mons. Mamberti succede all’arcivescovo Giovanni Lajolo, nominato presidente del Governatorato della Città del Vaticano in sostituzione del cardinale Edmund Casimir Szoka.

 

Grande ovviamente è stata la riconoscenza nei confronti del Pontefice da parte di mons. Mamberti, che si esprime così al microfono della nostra collega della redazione francese, Laure Stephan:

 

R. - Ho ricevuto con grande gioia e come un grandissimo onore questa nomina. Servo la Santa Sede da venti anni, per un servizio alla comunità delle nazioni, per proclamare il Vangelo in questo mondo particolare che è quello della diplomazia. Ringrazio di cuore. Non ho parole per ringraziare il Santo Padre, il cardinale segretario di Stato per l’onore che mi hanno fatto e non posso non esprimere la mia fiducia nel Signore e nell’affetto e nella fiducia dei superiori che mi hanno chiamato a tale incarico.

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IL PAPA RISPETTA L’ISLAM E PROMUOVE IL DIALOGO CON I MUSULMANI:

LA PRECISAZIONE DEL PORTAVOCE VATICANO PADRE FEDERICO LOMBARDI

IN SEGUITO AL FRAINTENDIMENTO DEL DISCORSO DEL PAPA

ALL’UNIVERSITA’ DI RATISBONA,

CHE STA SUSCITANDO POLEMICHE NEL MONDO ISLAMICO

- Intervista con padre Justo Lacunza -

 

Il Papa non ha mai avuto alcuna intenzione di offendere la sensibilità dei musulmani, ma al contrario nutre verso la loro religione, come verso le altre religioni e culture, un atteggiamento di rispetto e di dialogo. E’ quanto, in sintesi, ha detto ieri padre Federico Lombardi, in qualità di direttore della Sala Stampa della Santa Sede, a  proposito della interpretazione di alcuni passi del discorso di Benedetto XVI alla Università di Ratisbona, il 12 settembre scorso, durante il suo viaggio in Baviera, terminato ieri. Nel mondo musulmano continuano a levarsi ancora oggi proteste in seguito al fraintendimento del discorso del Papa.  Ma ascoltiamo la chiarificazione di padre Lombardi:

 

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A proposito delle reazioni di esponenti musulmani circa alcuni passi del discorso del Santo Padre all’Università di Regensburg, è opportuno rilevare che – come risulta da una attenta lettura del testo – ciò che sta a cuore al Santo Padre è un chiaro e radicale rifiuto della motivazione religiosa della violenza. Non era certo nelle intenzioni del Santo Padre svolgere uno studio approfondito sulla jihad e sul pensiero musulmano in merito, e tanto meno offendere la sensibilità dei credenti musulmani.  Anzi, nei discorsi del Santo Padre appare chiaramente il monito, rivolto alla cultura occidentale, perché si eviti ‘il disprezzo di Dio e il cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà’ (discorso del 10 settembre), la giusta considerazione della dimensione religiosa è infatti premessa essenziale per un fruttuoso dialogo con le grandi culture e religioni del mondo. Proprio nelle conclusioni del discorso all’Università di Regensburg, Benedetto XVI ha affermato: ‘Le culture profondamente religiose del mondo vedono proprio nella esclusione del divino dall’universalità della ragione un attacco alle loro convinzioni più intime. Una ragione che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell’ambito delle sottoculture, è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture’. E’ chiara quindi la volontà del Santo Padre di coltivare un atteggiamento di rispetto e di dialogo verso le altre religioni e culture, evidentemente anche verso l’islam.

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Sulla vicenda Roberto Piermarini ha intervistato padre Justo Lacunza, già rettore del Pontificio Istituto di Studi Arabi ed Islamistica:

 

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R. – Il Pontefice ha semplicemente sottolineato che non può esserci un fondamento religioso alla violenza o alla guerra. In questo il Papa ha semplicemente ripreso il sentimento e il desiderio di milioni di musulmani che in una maniera o in un’altra dicono: ‘la violenza e l’Islam non possono essere collegati. Noi siamo musulmani e  vogliamo  essere credenti musulmani nel mondo di oggi e contro coloro che utilizzano la religione  per colpire gli altri con la violenza’. Il Papa, infatti, a mio avviso, si è fatto portavoce di milioni e milioni di persone nel mondo, anche musulmane, che sostengono che non bisogna assolutamente legare la violenza con la religione. La religione non può essere fondamento di un conflitto, di una guerra, di una qualsiasi forma di violenza, di un attacco o di un voler eliminare gli altri.

 

D. – Padre Lacunza, perché questa reazione da parte di alcuni esponenti del mondo islamico?

 

R. – Per due motivi. Il primo è che il mondo islamico ed i musulmani sono molto, molto sensibili verso tutti quelli che parlano dell’Islam, particolarmente quando non appartengono alla fede musulmana. Il secondo motivo è che il Pontefice ha toccato un tasto molto, molto delicato, che è quello della violenza e della guerra. Possiamo dire che per queste due ragioni il mondo islamico - dall’Egitto alla Turchia, dall’Europa ad altri Paesi appartenenti al mondo musulmano - ha avuto questa reazione.

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ELEVAZIONE ALLA DIGNITA’ EPISCOPALE

DELL’ AMMINISTRATORE APOSTOLICO DI ATYRAU, IN KAZAKHSTAN

 

Il Santo Padre ha elevato alla dignità episcopale mons. Janusz Kaleta, amministratore apostolico di Atyrau, in Kazakhstan, assegnandogli la sede titolare vescovile di Felbes. Mons. Janusz Kaleta è nato l’11 ottobre 1964 a Łazy, arcidiocesi di Katowice  (Polonia). Nel 1989 è stato ordinato sacerdote per la diocesi di Tarnów. Si è laureato in bioetica presso la Facoltà Teologica di Innsbruck (1997). Ha ricoperto l’ufficio di vice-parroco in diverse parrocchie della sua diocesi di incardinazione. Dal 7 luglio 1999 è amministratore apostolico di Atyrau.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Prima pagina - Un incontro del Papa con i collaboratori della sua Segreteria di Stato.

Il ringraziamento al cardinale Angelo Sodano - L'augurio al cardinale Tarcisio Bertone.

 

Servizio vaticano - Il ragguaglio sull'ultima fase del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania.

 

Servizio estero - Iraq: a Baghdad ancora la macabra scoperta di cadaveri torturati e crivellati di proiettili.

 

Servizio culturale - Un articolo di Maurizio Sannibale dal titolo "Nel poema di Omero l'esempio di come la guerra produca un solo sconfitto, l'uomo": nella mostra "Iliade" al Colosseo un viaggio nel mito, nella storia e nell'arte dell'antica Grecia. 

 

Servizio italiano - In rilievo la vicenda Telecom.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 settembre 2006

 

 

“CELLULE STAMINALI: QUALE FUTURO TERAPEUTICO?”. È IL TEMA

DEL CONGRESSO PROMOSSO A ROMA DALLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE

DELLE ASSOCIAZIONI DEI MEDICI CATTOLICI

E DALLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA

- Intervista con Gian Luigi Gigli e mons. Elio Sgreccia -

 

Intende affrontare i problemi etici e scientifici legati alla ricerca sulle cellule staminali il congresso internazionale apertosi ieri pomeriggio a Roma all’Istituto Patristico Augustinianum. Medici, esperti e studiosi di bioetica di tutto il mondo si confronteranno sui progressi della scienza fino a domani, giorno in cui saranno anche ricevuti in udienza a Castel Gandolfo da Benedetto XVI. Il servizio di Tiziana Campisi:

 

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Possono dar vita a cellule di qualsiasi tessuto e quindi guarire organi malati o curare patologie e la sperimentazione su di esse ha aperto l’era della medicina rigenerativa. Sono le cellule staminali che vengono classificate in adulte ed embrionali. Le prime sono reperibili da tessuti specifici, le seconde vengono prelevate da embrioni umani qualche giorno dopo la fecondazione. L’uso di queste ultime comporta la distruzione dell’embrione e per tale motivo ha dato vita ad ampi dibattiti. Ma sulla base delle ricerche fino ad ora svolte, alcune delle quali presentate in queste ore al congresso internazionale di Roma, quale futuro terapeutico offrono le cellule staminali? Ci risponde Gian Luigi Gigli, past presidente della Federazione mondiale delle associazioni dei medici cattolici:

 

R. – Sono numerose ormai le esperienze che dimostrano la possibilità di utilizzare in numerose malattie che vanno dall’infarto del miocardio alla sclerosi multipla, ad alcune malattie del sangue e così via, alcuni tipi di cellule staminali dell’adulto o di cellule staminali del cordone ombelicale. Abbiamo tuttavia un’enfasi eccessiva esclusivamente sull’uso delle cellule staminali embrionali che è legata, forse in parte a motivi di ordine ideologico, motivi di ordine economico, ma che certamente salta alcune tappe importanti non solo dell’etica, che è quello che poi ci sta più a cuore, non solo dell’antropologia per quanto riguarda il rispetto dell’essere umano e del suo statuto fin dalle primissime fasi della sua esistenza, ma anche direi dallo stesso punto di vista della scienza, nel senso che partire con le cellule staminali embrionali, senza aver fatto questa sperimentazione nell’animale, è un salto che normalmente non verrebbe permesso in nessun tipo di sperimentazione, soprattutto se non sono stati risolti alcuni problemi fondamentali come quello dello sviluppo a partire dalle cellule embrionali di tumori e come quelle del rigetto legato a problemi di incompatibilità dal punto di vista immunitario.

 

Ma quali interrogativi pone oggi alla ricerca sulle cellule staminali la bioetica, la disciplina che analizza i comportamenti umani nell’ambito delle scelte della vita e della salute, alla luce dei valori e dei principi morali? Lo abbiamo chiesto a mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita:

 

R. – Vogliamo sapere quali ricerche hanno dato esito positivo, quali speranze per la terapia sono in prospettiva. L’altro punto che vogliamo sottolineare è l’aspetto etico: riteniamo che sia una garanzia ed una guida, l’etica che rispetta l’essere umano dal suo momento iniziale, dalla fecondazione in poi, che rispetta l’embrione e non fa nessun danno a chi dà, regala le cellule staminali provenienti dal proprio organismo e non fa nessun danno a chi le riceve. L’etica non fa male alla ricerca biologica, anzi, la garantisce e la rende anche più universale. C’è di mezzo, in questo contesto, la questione di permettere o non permettere la soppressione degli embrioni.

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SITUAZIONE DISPERATA NEL DARFUR, MENTRE SEGNANO

IL PASSO GLI ACCORDI DI PACE PER IL SUD SUDAN:

SOTTO ACCUSA IL GOVERNO DI KHARTOUM CHE RIFIUTA

L’INTERVENTO DELL’ONU. LE DIFFICOLTA’ DELLE AGENZIE UMANITARIE

- Intervista con Roberto Salvan -

        

Si rincorrono ormai gli appelli per il Sudan, che vive una situazione di crisi permanente. Come ha denunciato il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, segnano il passo gli accordi di pace siglati nel gennaio 2005 tra il governo centrale e le forze ribelli nel sud del Paese, mentre la situazione nella regione occidentale del Darfur, tutt’ora sconvolta dalla guerra civile è “disperata”. Roberta Gisotti ha intervistato Roberto Salvan, direttore generale dell’UNICEF-Italia, tra le agenzie umanitarie che operano in Sudan:

 

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R. – Il livello di insicurezza, soprattutto nel Darfur, in questi ultimi mesi è molto salito: gli operatori UNICEF e delle altre agenzie e organizzazioni non governative lo segnalano in continuazione attraverso i propri comunicati. Certamente, se la fase di insicurezza prosegue non si risolve la situazione del milione e 600 mila persone sfollate che vivono in questi campi organizzati dalle agenzie umanitarie nel Darfur, per cui se la tensione continua ad aumentare la gente non può uscire fuori dai campi né ritornare ai propri villaggi perché qualche tempo fa qualcuno aveva iniziato a ritornare ma poi si è innalzato nuovamente il livello di insicurezza, perché il Governo sudanese non ha abbastanza forza per imporre la pace, non permette alle Nazioni Unite di intervenire con una forza di interposizione e quindi questo mette seriamente a repentaglio la vita e la sopravvivenza di queste persone che sono scappate dai loro villaggi.

 

D. – Sappiamo che nel 2007 ci sarà un censimento: questo è un importante appuntamento per il Paese. Sembra che ci siano dei ‘giochi’ politici per non far rientrare le persone nel sud e quindi fare apparire più popolazione residente nel nord …

 

R. – Sì, questo è vero, soprattutto è vero per il fatto che se il Sudan meridionale non si attrezza anche con infrastrutture, con scuole e servizi sanitari, con l’acqua potabile per accogliere tutti gli sfollati in questi decenni di guerra combattuta nel Sudan meridionale, questi non lasceranno la periferia di Khartoum, non lasceranno tutte le altre zone che hanno occupato in questi anni. Quindi, sono problemi enormi che la comunità internazionale sia attraverso un’azione politica, sia attraverso un’azione umanitaria di intervento, di cooperazione internazionale e di sviluppo, deve compiere.

 

D. – Con questa situazione di estrema precarietà sociale, di grandi bisogni della popolazione, l’UNICEF come sta portando avanti i suoi programmi?

 

R. – Sicuramente, lavorando con le altre agenzie, con gli altri partner che sono presenti in loco. Ci confrontiamo in continuazione con le autorità dei singoli Stati del Sudan meridionale o dei tre Darfur per cercare di trovare delle linee d’azione che possano portare efficacia all’intervento umanitario. Soltanto che poi, alla fine, quando hai di fronte un interlocutore che dice: “Sì, sì”, ma poi, nella realtà, succede il contrario, diventa molto difficile per le organizzazioni umanitarie operare. Per cui, da una parte c’è l’intervento di tipo politico che la comunità internazionale conduce, dall’altra parte c’è l’azione di pressione che le agenzie umanitarie devono svolgere nei confronti della comunità internazionale. Sono due tipi di lavoro diversi, ma nell’attuale situazione c’è una grande insicurezza.

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DOMANI A PADOVA, VERONA E MANTOVA SI INAUGURANO IN CONTEMPORANEA TRE GRANDI MOSTRE PER CELEBRARE I 500 ANNI DALLA MORTE DI ANDREA MANTEGNA,

TRA I PROTAGONISTI ASSOLUTI DEL RINASCIMENTO

 

Padova, Verona e Mantova: sono le tre città che si apprestano a celebrare il 500.mo anniversario della morte del Mantegna, esponente tra i più grandi del Rinascimento italiano. Domani, dunque, apriranno in contemporanea tre grandi esposizioni nelle città dove Andrea Mantegna ha vissuto ed ha lasciato le testimonianze più straordinarie della sua arte. Le mostre potranno essere visitate fino al 14 gennaio prossimo. A ragione si può parlare di uno dei più grandi eventi culturali in Italia degli ultimi anni. Per le tre mostre sono state allestite complessivamente 470 opere, in molti casi prestiti eccezionali dei più grandi musei italiani e stranieri. Sulla figura e l’opera del Mantegna, il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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(Musica rinascimentale)

 

Un genio poliedrico capace di influenzare profondamente la pittura, la scultura e l’architettura del suo tempo. A cinque secoli dalla sua morte, avvenuta all’età di 75 anni il 13 settembre 1506, la potenza evocativa dell’arte di Mantegna è ancora capace di affascinare e commuovere. Commozione prova certamente chi si accosta al suo Cristo morto conservato alla Pinacoteca di Brera, opera tra le più famose del pittore e scultore veneto. Proprio il celeberrimo dipinto è stato trasferito al Palazzo del Te di Mantova, per la grande mostra che si apre domani. Intenerisce, invece, la dolcezza degli sguardi delle sue Madonne, l’affetto materno che traspare nei gesti lievi che la Vergine riserva a Gesù bambino. In Mantegna, fede ed arte si fondono. Una religiosità che emerge dai suoi carteggi privati. Il 1° marzo 1504, il “summus pictor” dettava nella sua casa di Mantova le ultime volontà. “Nulla è più certo della morte e nulla è più incerto della sua ora”, afferma il Mantegna, raccomandando l’anima a Dio Onnipotente e alla Vergine Maria.

 

Di umilissime origini, come ricorda il Vasari, Mantegna diede prova di essere un enfant prodige. A poco più di 10 anni lavora già nella bottega dell’artista padovano Francesco Squarcione. Nel 1459 diviene il pittore di corte dei Gonzaga e si stabilisce così a Mantova. Qui, nel Castello di San Giorgio, Mantegna dipinge la “Camera degli Sposi”. Un’esplosione di colori a gloria della famiglia Gonzaga. Al centro delle volte, vi è l’invenzione pittorica più celebre di questi affreschi: un perfetto trompe l’oeil dà l’illusione che lo spazio sia aperto lasciando intravedere il cielo. Il Mantegna mette il suo estro artistico anche al servizio del Papa. A Roma, tra il 1488 e il 1490, decora la cappella di Innocenzo VIII. Giorgio Vasari racconta che il Pontefice non fu solo attratto dalle meraviglie artistiche del pittore, ma anche dalla virtù dei suoi costumi e dai modi buoni. Mantegna amava insegnare l’arte ai suoi più giovani colleghi. Sempre Vasari racconta un aneddoto della vita che può far comprendere l’indole del grande artista rinascimentale. Rileva, infatti, nelle sue celebri “Vite” che Papa Innocenzo ritardava spesso nei pagamenti. Un giorno il Pontefice chiese a Mantegna di dipingere una figura che rappresentasse la virtù della Pazienza. Il pittore tacque ed eseguì. E alla fine dell’opera, il Papa gli tributò gli onori dovuti.

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CHIESA E SOCIETA’

15 settembre 2006

 

AL VIA, IN AUSTRALIA, IL TOUR NAZIONALE DI CATECHESI IN PREPARAZIONE

ALLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ DI SIDNEY, NEL LUGLIO DEL 2008

 

SYDNEY. = Ha preso il via in Australia la vasta campagna di sensibilizzazione in vista la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) di Sidney, in programma nel luglio del 2008. L’équipe di Pastorale giovanile, in seno alla Conferenza episcopale australiana, ha inaugurato il suo Tour nazionale, che la porterà a promuovere manifestazioni, incontri e celebrazioni liturgiche in tutte le diocesi del Paese, in collaborazione con le Chiese locali. Come riferisce l’agenzia Fides, l’obiettivo è condividere con le comunità locali, le parrocchie, i movimenti e le associazioni ecclesiali lo spirito della GMG. “Il Tour nazionale – ha spiegato il coordinatore, mons. Anthony Colin Fisher – vuole introdurre all’esperienza della GMG e assistere i giovani nella loro preparazione spirituale all’incontro di Sidney”. Già oltre 7 mila australiani hanno partecipato a momenti di preghiera e manifestazioni dedicate alla GMG, ma ci si aspetta di superare i 100 mila nel 2008 a Sidney. Al tour si prevede anche la partecipazione del vescovo canadese, mons. James Matthew Wingle, già responsabile della GMG di Toronto nel 2002, che terrà una serie di catechesi in diverse diocesi del Paese. “Intendiamo vivere una GMG con lo stile dei giovani del Pacifico – ha precisato mons. Fisher – l’emozione è palpabile in tutta l’Oceania e la prospettiva di ospitare la GMG infonde una gioia particolare”. E ha concluso: “Molti giovani dei Paesi dell’Oceania, dalla Papua alle Salomone, da Vanuatu alle isole Marshall, non hanno mai potuto partecipare alle Giornate mondiali negli anni passati. Oggi questa opportunità si fa concreta e l’entusiasmo è alle stelle”. (R.M.)

 

 

E’ MORTO IERI IN BRASILE, IN UN GRAVE INCIDENTE STRADALE, MONS. JOSE’ MAURO PEREIRA BASTOS, PASSIONISTA E VESCOVO DI GUAXUPÉ. AVEVA 51 ANNI

 

GUAXUPÉ. = E’ morto ieri, in un grave incidente stradale sulla statale 381, che porta da Guaxupé a Belo Horizonte, in Brasile, mons. José Mauro Pereira Bastos, passionista e vescovo di Guaxupé, presso San Paolo. Il presule, 51 anni, è morto carbonizzato nella sua auto, che si è incendiata insieme ad altre nell’impatto con un tir che viaggiava ad alta velocità. Dal settembre del 2000 all’aprile scorso era stato vescovo della diocesi di Janaúba. (R.M.)

 

 

OGGI, 13.MO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DON PINO PUGLISI,

IL SACERDOTE UCCISO DALLA MAFIA A PALERMO IL 15 SETTEMBRE DEL 1993.

LA DIOCESI LO RICORDA CON NUMEROSE INIZIATIVE

 

PALERMO. = Palermo tributa il suo omaggio a don Pino Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio, ucciso dalla Mafia 13 anni fa, il 15 settembre del 1993, con un colpo di pistola alla nuca. Questa mattina, alle 9.00, è partito un silenzioso e affettuoso pellegrinaggio fino alla tomba del sacerdote, presso il cimitero Sant’Orsola. “Un fiore per Puglisi” è il nome dell’iniziativa della sua parrocchia, quella di San Gaetano, dove presto sarà trasferita la salma del sacerdote. Alle 10.30 è stato scoperto un busto in bronzo presso il Centro di aggregazione di via San Ciro, mentre è attesa per questa sera alle 19.00 una Messa in Cattedrale, presieduta dall’arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore De Giorgi. Ieri, una veglia di preghiera a San Gaetano e una fiaccolata per le vie del quartiere, hanno voluto tenere accesa la luce dell’impegno e della fede del sacerdote assassinato. A chiudere le iniziative di commemorazione, una marcia per la pace il 25 settembre alle 21.00. In un messaggio ai famigliari, il presidente della Camera dei Deputati, Fausto Bertinotti, ha ricordato “l'impegno coraggioso” del sacerdote “per liberare la sua terra e l'intero Paese dall'onta della Mafia”. “Don Puglisi - ha affermato - sapeva che questa battaglia andava combattuta principalmente con le risorse dei valori e della testimonianza: alla cultura dell’illegalità, della violenza e dell’omertà, di cui si nutriva la mafia, egli insegnò, soprattutto ai giovani, a rispondere con la forza della solidarietà, del senso della giustizia, del rispetto per la dignità di ogni uomo”. (R.M.)

 

 

 IL GOVERNO KENIANO PROCEDE A NUOVE DEMOLIZIONI DELLE BARACCOPOLI

DI NAIROBI, LASCIANDO CENTINAIA DI FAMIGLIE SENZA CASA: E’ LA DENUNCIA

DEL KUTOK NETWORK, ORGANIZZAZIONE CATTOLICA DI ASSISTENZA AGLI SFOLLATI

 

NAIROBI.= Le parrocchie cattoliche che operano nelle baraccopoli di Nairobi, in Kenya, hanno condannato la demolizione da parte del governo delle baracche dove vivevano circa 600 famiglie, ora rimaste senza casa. Secondo quanto riporta l’agenzia CISA, il 2 settembre scorso, una squadra composta da poliziotti e giovani reclutati per l’operazione si è recata nello slum di Komora, nella periferia orientale della capitale keniana e ha proceduto a demolire le baracche dei poveri abitanti del quartiere. Ad una parte della baraccopoli è stato dato addirittura fuoco. “Gli abitanti hanno avuto soltanto 10 minuti d’avvertimento e hanno perso tutte le loro cose”, ha affermato il Kutok Network, un’organizzazione di volontariato delle parrocchie cattoliche negli slum di Nairobi, citata dall’agenzia Fides. Si tratta, purtroppo, di fatti non nuovi. “Il governo locale – è l’appello della rete d’assistenza cattolica – deve fermare immediatamente le demolizioni e collaborare con le comunità interessate per identificare, studiare e sviluppare una nuova politica d’intervento in quelle zone e individuare il modo di fornire i servizi ordinari a beneficio dell’intera comunità”. La demolizione – fa notare l’agenzia Fides – è avvenuta due settimane prima che a Nairobi si apra una riunione sui problemi delle città in Africa. Il quarto “Africities Summit”, che si terrà dal 18 al 24 settembre, ha lo scopo di individuare le strategie per realizzare gli obiettivi del Millennio, stabiliti dalle Nazioni Unite. Vi sono più di 200 baraccopoli a Nairobi, dove vivono circa 2.5 milioni di abitanti stipati in una superficie che è solo il 5 per cento dell’intera città. “La condizione socio-economica di queste persone - denuncia Kutok Network - è drammatica e gli abitanti degli slum sono tra le persone più sfruttate e oppresse del Kenya. Durante gli ultimi quindici anni gli sfratti forzati sono divenuti la norma negli slum di Nairobi”. (A.G.)

 

 

LA CORTE DI APPELLO DI SANTIAGO DEL CILE ATTENDE ENTRO OGGI

LA DOCUMENTAZIONE DEL MINISTERO DELLA SANITÀ SULLE RECENTI NORMATIVE

CHE AUTORIZZANO LA DISTRIBUZIONE, GRATUITA E SENZA IL CONSENSO DEI GENITORI, DELLA “PILLOLA DEL GIORNO DOPO” ALLE MINORI DI 14 ANNI.

INTANTO, LA DIRETTIVA È STATA SOSPESA IN ATTESA DI VERIFICARNE

LEGALITÀ E COSTITUZIONALITÀ

- A cura di Luis Badilla -

 

SANTIAGO DEL CILE. = Scadono oggi i cinque giorni che la Corte d’Appello di Santiago del Cile ha dato al ministero della Sanità, perché consegni ai giudici tutta la documentazione richiesta, riguardante le recenti normative che autorizzano la distribuzione, gratuita e senza il consenso dei genitori, della cosiddetta “pillola del giorno dopo” alle minori di 14 anni. Lunedì scorso, la Corte d’Appello di Santiago, in seguito ad un esposto di tre cittadini, ha emesso un verdetto che sospende l’applicazione delle norme che il governo aveva reso pubbliche il 2 settembre, in attesa di un’ulteriore analisi sulla loro legalità e costituzionalità. Secondo i giudici, infatti, tali direttive violano gravemente il diritto dei genitori a decidere sull’educazione affettiva e sessuale dei propri figli. Giorni prima, anche il sindaco di La Florida, cittadina vicina alla capitale, Pablo Zalaquett, e altre due persone avevano chiesto alla giustizia cilena l’immediata sospensione delle disposizioni governative. Sulla questione, si era espresso, lo scorso 7 settembre, anche il Comitato di presidenza della Conferenza episcopale del Cile, con un’estesa Dichiarazione, dal titolo: "Dove sta andando il Cile?". “Il documento normativo – hanno sottolineato i vescovi cileni – rammenta le politiche pubbliche che stabilivano i regimi totalitari con la pretesa di permettere allo Stato di regolare la vita intima delle persone in funzione di criteri autoritari, senza consenso, e contrari al rispetto e alla dignità della persona umana”. “Le norme – hanno aggiunto – raccolgono realtà deplorevoli nel campo della sessualità e lo Stato si dispone a facilitare, a prescindere dall’autorità dei genitori, le formule che incentivano queste condotte, comprese quelle che implicano un rischio abortivo”.

 

 

FRATI MINORI RIUNITI FINO AL PRIMO OTTOBRE AD ASSISI

PER IL CAPITOLO GENERALE STRAORDINARIO DELL’ORDINE, DEDICATO AL TEMA

“LA VOCAZIONE DELL’ORDINE OGGI”, IN VISTA DELL’VIII CENTENARIO

DELL’APPROVAZIONE DELLA REGOLA DI SAN FRANCESCO

 

ASSISI. = “La Vocazione dell’Ordine oggi”: è il tema al centro del Capitolo generale straordinario dell’Ordine dei Frati Minori, aperto ieri ad Assisi, a Santa Maria degli Angeli.  L’incontro, che avviene a tre anni dalla celebrazione dell’VIII centenario della fondazione dell’Ordine, proseguirà fino al primo ottobre. L’agenzia Asianews riferisce che vi partecipano 156 capitolari, in rappresentanza di 123 province e custodie, operanti in 107 nazioni dei cinque continenti. Ai lavori del Capitolo sono presenti anche gli ultimi tre ministri generali: fr. John Vaughn, fr. Hermann Schalück e fr. Giacomo Bini. L’Ordine dei Frati Minori attualmente conta 2467 conventi sparsi nel mondo. Al 31 dicembre 2005 l’Ordine contava 15.596 frati minori, di cui 10.437 sacerdoti, 2.504 fratelli laici, 2.014 frati studenti e 459 novizi. Attualmente provengono dall’Ordine dei Frati Minori sei cardinali e 106 vescovi. La riflessione dei padri capitolari verterà a favorire l’inizio di “un cammino di discernimento e di rinnovamento dell’Ordine”, in preparazione all’VIII centenario dell’approvazione della Regola di San Francesco (1209). “Si tratta di un Capitolo spirituale, - afferma il Ministro generale Fr. José Rodriguez Carballo - di una celebrazione che vuole essere memoria viva del cammino dei Frati Minori nel corso dei secoli, di una riattualizzazione dell’intuizione evangelica di Francesco per proiettare l’Ordine nel futuro prossimo venturo con speranza e grande fiducia nel Signore. Portando nel cuore il Vangelo di Cristo e restando aperti alla realtà di ogni giorno, saremo capaci di vivere in questo tempo la nostra vocazione: essere nella Chiesa e nel mondo testimoni del ‘Santo Amore’ di Dio”. (R.G.)

 

 

LUTTO NEL MONDO DELLA CULTURA PER LA MORTE DELLA GIORNALISTA E SCRITTRICE ORIANA FALLACI, DA TEMPO AMMALATA DI CANCRO.

SI È SPENTA A FIRENZE, LA SCORSA NOTTE, IN UNA CASA DI CURA. AVEVA 77 ANNI

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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FIRENZE. = Con la sua forte personalità aveva attraversato da protagonista i grandi avvenimenti della seconda metà del ‘900 e con estremo vigore, già afflitta dalla malattia, dopo 10 anni di silenzio, era tornata al centro del dibattito internazionale, quando sconvolta dai tragici fatti dell’11 settembre  - vissuti di persona a New York, dove da tempo si era rifugiata - aveva ‘gridato’ al mondo intero i suoi timori per lo scontro di civiltà, lei fortemente preoccupata dall’avanzata dell’Islam e dal ripiegamento dell’Occidente. Ne era nata la trilogia “La rabbia e l’orgoglio”, poi “La forza della ragione”, dopo gli attentati di Madrid, e ultimo “Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci”, una sorta di testamento. Grande stima o profonda avversione avevano suscitato questi libri, sollevando polemiche a non finire, dai toni aspri con risvolti giudiziari, che avevano amareggiato la Fallaci, senza che mai correggesse i suoi severi giudizi sul mondo islamico e sulla arrendevolezza delle democrazie occidentali nel rinnegare le proprie radici cristiane. E’ stata appellata come ‘atea-cristiana’, ‘atea-devota’, ‘liberal-clericale’. Giovanissima, appena 17.enne, nella città natale di Firenze, aveva iniziato la sua brillante carriera giornalistica, inviata e corrispondente in ogni angolo del pianeta, sui teatri di guerra in Vietnam, nella guerra indopakistana, in Sud America - ferita gravemente a Città del Messico durante una manifestazione di protesta - e in Medio Oriente; aveva collaborato con le più importanti testate in Europa e America, intervistato innumerevoli capi di Stato e leader politici che hanno fatto la storia del Novecento. Alla coraggiosa e intraprendente attività di reporter, aveva alternato quella di scrittrice firmando grandi successi editoriali, tradotti in 30 Paesi come “Lettera ad un bambino mai nato”, “Un uomo”, “Insciallah”. Una donna che certamente soffriva dei suoi contrasti, portando il peso grave delle sue lotte, paladina della libertà di pensiero.

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24 ORE NEL MONDO

15 settembre 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Marco Guerra -

 

Sventati due attentati kamikaze simultanei contro impianti petroliferi nel sud-est dello Yemen: secondo fonti locali, sono stati tutti uccisi durante uno scontro a fuoco con le Forze di sicurezza i quattro kamikaze che hanno preso parte all’azione. Negli attacchi ha perso la vita anche una guardia degli impianti. Lo Yemen, che tra cinque giorni celebrerà le elezioni presidenziali, è ritenuto da molti servizi di intelligence occidentali uno dei luoghi dove si rifugiano gruppi di integralisti islamici. Secondo queste informazioni, estremisti provenienti da tutto il Medio Oriente avrebbero ricevuto ospitalità da potenti capi tribali del Paese.

 

Ancora un macabro ritrovamento in Iraq: la polizia ha rinvenuto, nelle ultime 24 ore a Baghdad, i corpi senza vita di almeno 50 persone. Ad ovest della capitale, due soldati americani sono poi rimasti uccisi per un attacco kamikaze.

 

Ha causato lievi danni e fortunatamente non vittime un’esplosione, provocata da una granata e avvenuta stamani all’ingresso di un centro sociale attiguo alla Chiesa ortodossa di San Porfirio, a Gaza. Nei Territori palestinesi, intanto, sono continuate anche oggi le incursioni israeliane: almeno 5 agenti, tra i quali un generale dei Servizi segreti palestinesi, sono morti per un raid sferrato a Gaza da soldati dello Stato ebraico. Da segnalare poi che il caporale israeliano Gilad Shalit, rapito a Gaza lo scorso 25 giugno, ha scritto una lettera al padre assicurando di stare bene. Il rapimento di Shalit, rivendicato da diversi gruppi radicali palestinesi, è stato all’origine della cosiddetta Operazione “Pioggia d’Estate”, la massiccia offensiva avviata da Israele lo scorso 28 giugno nella Striscia di Gaza.

 

Secondo la polizia turca, ci sarebbe la mano del PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, dietro l’attentato di martedì scorso a Diyarbakir, costato la vita a 11 persone tra le quali sei bambini.

 

“Il terrorismo internazionale di matrice islamica ha continuato a rappresentare la minaccia prioritaria di respiro globale” che, dai teatri di crisi iracheno ed afgano, si sta irradiando “lungo molteplici direttrici”. E’ l’allarme lanciato dai Servizi segreti italiani e riportato nella prima relazione semestrale del 2006, elaborata dal Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza (CESIS). “L’Occidente – si legge ancora nella relazione - rimane obiettivo sempre attuale nella strategia del movimento qaidista, che ha fatto registrare un’accelerazione propagandistica tesa ad accreditare una perversa logica di contrapposizione con l’universo islamico”.

 

Il fenomeno delle migrazioni internazionali ha due facce: da una parte ci sono gli abusi, i traffici e le violazioni dei diritti umani più basilari che bisogna combattere, ma dall’altra ci sono anche le opportunità economiche che i governi devono imparare a cogliere. E’ il messaggio lanciato dal segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, aprendo ieri a new York il primo incontro di alto livello sui temi delle migrazioni e dello sviluppo, a cui partecipano 131 Paesi a margine dei lavori dell’Assemblea generale. Il servizio è di Paolo Mastrolilli:

 

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Nessuno può negare – ha detto Annan – che il fenomeno abbia aspetti negativi, come il traffico di esseri umani, il contrabbando, lo scontento sociale che spesso nasce dalla povertà o dai contrasti politici. Tuttavia – ha aggiunto – i governi stanno incominciando a vedere le migrazioni internazionali attraverso il prisma delle opportunità invece che della paura. Secondo i dati dell’ONU, oggi circa 200 milioni di persone, ossia il 3 per cento della popolazione mondiale, vivono fuori dai Paesi di origine e il numero è raddoppiato rispetto a 25 anni fa. La maggior parte viene da nazioni povere o colpite da conflitti in Africa, Asia e Medio Oriente. Sei su dieci ora risiedono in Paesi ricchi e circa un quinto ha come destinazione gli Stati Uniti. L’anno scorso questi immigrati hanno rispedito alle famiglie rimaste a casa 167 miliardi di dollari, muovendo quindi una quantità di denaro enorme per le regioni più povere del mondo e molto importante per le loro economie.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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E negli Stati Uniti, la Camera dei rappresentanti ha approvato l’ampliamento della barriera al confine con il Messico. La doppia rete correrà per altri 1.126 km, un’estensione pari a circa un terzo della frontiera e quasi doppia rispetto a quella già stabilita da una più articolata legge sull'immigrazione. Il provvedimento varato oggi entrerà in vigore solo se il Senato lo adotterà entro la fine dell’anno. Il ministro degli Esteri messicano lo ha definito “deprecabile”.

 

In Gran Bretagna, Gordon Brown, ministro delle Finanze, resta l’uomo preferito dai britannici come successore del premier Tony Blair. E’ quanto emerge da un sondaggio del quotidiano The Sun, secondo cui Gordon Brown ha ricevuto il 20 per cento delle preferenze contro il 15 per cento del ministro dell’Interno, John Reid, e il 7 per cento del ministro per l’Istruzione, Alan Johnson.

 

Intraprendere la via diplomatica per risolvere la crisi missilistica nord coreana. E’ la convinzione espressa ieri alla Casa Bianca dal presidente americano, George Bush, ed il suo omologo sudcoreano, Roh Moo-hyn. L’obiettivo comune dei due leader è di esercitare pressioni sulla Corea del Nord affinché abbandoni il suo programma nucleare. Dopo i lanci missilistici dello scorso luglio, si teme infatti che il governo di Pyongyang stia preparando test per la messa a punto di un ordigno atomico.

 

In Nepal, i ribelli maoisti accusano il governo di aver avviato un riarmo clandestino, in violazione dell’accordo in cinque punti siglato lo scorso 9 agosto. Secondo gli insorti, una colonna di 20 mezzi militari, con a bordo armi e munizioni, si è spostata ieri verso la capitale. L’esecutivo nepalese ha precisato che i veicoli non stavano trasportando armi. Quello di ieri non è il primo episodio di tensione tra il governo e i maoisti dopo il recente allontanamento di re Gyanendra e la formazione di un esecutivo provvisorio. Lo scorso 28 agosto, gli Stati Uniti hanno firmato un accordo con il Nepal per l’invio di 45 milioni di dollari in aiuti umanitari per favorire il processo di pace e migliorare le condizioni della popolazione. L’intesa ha però provocato la dura reazione dei ribelli maoisti, che hanno dichiarato di non volersi piegare ad una nuova monarchia”.

 

Un uomo di 27 anni, che ha contratto il virus H5N1 dell’influenza aviaria, potrebbe essere stato contagiato da sua sorella, malata e ricoverata in ospedale. Lo ha annunciato, stamani, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) precisando che “non può essere scartata l'ipotesi di un contagio da uomo a uomo”. L’Indonesia, dove i morti per influenza aviaria sono stati 49, è finora l’unico Paese dove le analisi hanno confermato un caso di contagio da uomo a uomo.

 

In Giappone, la Corte suprema ha confermato la pena di morte per Shoko Asahara, leader della setta responsabile, nel 1995, di una strage condotta con gas nervino nella metropolitana di Tokyo. L’attentato aveva provocato la morte di 12 persone e l’intossicazione di migliaia di passeggeri. Asahara, accusato di aver pianificato l’attacco, era stato condannato a morte nel febbraio del 2004. Il suo legale aveva poi presentato ricorso, sostenendo che il capo della setta Aum Shinrikyo è incapace di intendere e di volere. La decisione della Corte suprema costituisce, adesso, un ulteriore passo verso l’esecuzione per impiccagione.

 

La popolazione cinese dispone del 7 per cento delle risorse idriche del pianeta ma il 90 per cento dei corsi d’acqua urbani sono inquinati e le città cinesi producono più di 20 miliardi di tonnellate di acqua inquinata all’anno. Sono alcuni dei dati emersi dal quinto Congresso mondiale sull’acqua, conclusosi ieri a Pechino. Gli esperti hanno sottolineato come l’inquinamento industriale sia un fenomeno che ha assunto dimensioni gravissime in Cina, dove in media si verifica un incidente grave ogni 2-3 giorni.

 

Definire gli obiettivi del “dopo Kyoto” e stabilire una strategia per il progresso del terzo mondo compatibile con gli obiettivi climatici della comunità internazionale. Sono le tematiche su cui si incentra il Vertice sul clima, apertosi ieri a a Rueschlikon, vicino Zurigo, a cui hanno preso parte ministri dell’Ambiente di 45 paesi, in vista della Conferenza mondiale sul clima che si terrà a Nairobi dal 6 al 17 novembre.

 

A Cuba, la televisione ha trasmesso un nuovo video di Fidel Castro che mostra immagini del suo ultimo incontro con il presidente venezuelano, Hugo Chavez. Per la prima volta da quando è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per una crisi intestinale Castro, che ha delegato temporaneamente lo scorso 31 luglio i suoi poteri al fratello Raul, appare anche in piedi. Proprio oggi il ministro della Difesa cubano, presidente ad interim, ha compiuto il suo primo intervento nella nuova carica. Intanto, si avvia alla conclusione il vertice del Movimento dei non allineati, in corso all’Avana. Nella capitale cubana è arrivato anche il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, per partecipare al Summit in qualità di osservatore. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Più di 50 capi di Stato giunti all’Avana per un vertice, che si è posto il non facile compito di rilanciare il Movimento dei non allineati, esamineranno oggi e domani i tre documenti finali che sono stati messi a punto nelle ultime 48 ore prima dagli sherpa e poi dai ministri degli Esteri. Essi esprimono, tra l’altro, il rigetto delle minacce alla pace, condannano unilateralismo e la dottrina dell’attacco preventivo, respingono la divisione dei Paesi del mondo in buoni e cattivi e concedono appoggio agli sforzi compiuti dai governi di Bolivia e Venezuela. Mentre analisti e giornalisti cercano di capire se Fidel Castro tornerà a farsi vedere in pubblico, il fratello Raul, che ha assunto la presidenza temporanea di Cuba, ha esordito nelle sue funzioni aprendo i lavori del cosiddetto G15, a cui hanno assistito anche i presidente del Venezuela, Hugo Chavez, e dell’Iran, Mahmud Ahmadinejad. Inutile dire che la presenza del capo di Stato iraniano è l’altro polo di interesse del Vertice, perché le sue posizioni sul nucleare, che tanto danno fastidio a Washington e ad altri Paesi occidentali, potrebbero ricevere all’Avana un appoggio da parte di un gran numero di Paesi, anche potenti del sud del mondo.

 

Dall’America Latina, Maurizio Salvi, Ansa, Radio Vaticana.

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Le regioni messicane al confine con gli Stati Uniti sono divenute recentemente teatro di feroci scontri tra gang affiliate ai vari cartelli della droga operanti nel Paese. Lo sostengono le autorità statunitensi, precisando che ad essere maggiormente colpita è la zona di Uruapan, contesa tra un cartello attivo nel nord est del Messico e da un gruppo di narcotrafficanti provenienti dalla regione occidentale di Sinaloa. Si stima che, nell’ultima settimana, siano almeno 17 le vittime della guerra tra bande per il controllo del traffico di droga.

 

Il Parlamento della Guinea Bissau sta valutando la possibilità di mettere fuorilegge la mutilazione genitale femminile, pratica seguita da quasi il 50 percento delle comunità del Paese africano e molto pericolosa dal punto di vista sanitario per la possibile trasmissione del virus dell’HIV. La mutilazione genitale femminile, che viene solitamente effettuata su bambine e adolescenti tra i 6 e i 15 anni, provocando danni fisici irreparabili, è piuttosto diffusa in Africa e in Medio Oriente. Si stima che nel mondo siano almeno 130 milioni le vittime di mutilazioni sessuali. Sedici Paesi africani hanno finora approvato leggi per vietare questa pratica, in accordo con il protocollo di Maputo adottato nel novembre del 2005 dall’Unione Africana.

 

 

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