RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 258 - Testo della trasmissione di venerdì 15 settembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Oggi, 13.mo anniversario della morte di don Pino Puglisi, il
sacerdote ucciso dalla mafia a Palermo
Continua la guerra in Iraq: trovati oltre 50
cadaveri
15 settembre 2006
IL
CARDINALE TARCISIO BERTONE
E’
UFFICIALMENTE DA OGGI IL NUOVO SEGRETARIO DI STATO.
BENEDETTO XVI HA PUBBLICAMENTE ESPRESSO
DURANTE LA CERIMONIA
A CASTEL GANDOLFO LA PROPRIA GRATITUDINE AL
CARDINALE ANGELO SODANO,
CHE
LASCIA DOPO 15 ANNI ALLA GUIDA DELLA SEGRETERIA DI STATO.
L’ARCIVESCOVO
DOMINIQUE MAMBERTI NOMINATO DAL PAPA
NUOVO SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI
-
Intervista con il presule -
Tre lustri al fianco di due Papi con “dedizione e
competenza”, prudenza e zelo. E’ pieno di riconoscenza il pubblico elogio che
Benedetto XVI ha fatto del cardinale Angelo Sodano, che questa mattina - nel
corso di una cerimonia nella Sala degli Svizzeri a Castel Gandolfo – ha
lasciato l’incarico di segretario di Stato, ufficialmente assunto dall’ex
arcivescovo di Genova, il cardinale Tarcisio Bertone. Davanti al personale
della Segreteria di Stato, il Papa ha ripercorso le tappe salienti del servizio
svolto dal cardinale Sodano, accogliendo i propositi di fedeltà e
collaborazione manifestati dal successore. La giornata è stata completata dalla
nomina del nuovo segretario per i Rapporti con gli Stati: si tratta
dell’arcivescovo Dominique Mamberti,
finora nunzio in Sudan ed Eritrea. I particolari dell’evento nel
servizio di Alessandro De Carolis:
**********
(formula nomina in
latino - applausi)
Un servizio intessuto di grande esperienza e misura,
spesso oscuro ma incessante come la laboriosità di un alveare. Nel giorno in
cui la Segreteria di Stato ha vissuto, in un clima di commozione, il suo primo
cambio della guardia del nuovo secolo, il responsabile uscente e quello
entrante hanno entrambi individuato nel sollecito “lavoro di squadra”, svolto
quotidianamente nelle due sezioni dell’ufficio vaticano, il valore più
autentico portato al Papa nel governo della Chiesa universale. Un atto di
modestia e insieme di realismo, quello del cardinale Sodano e del cardinale
Bertone, che ha significato per i presenti alla cerimonia di questa mattina
molto più del pur importante avvicendamento tra due illustri personalità ecclesiali.
“In così significativa circostanza – ha esordito Benedetto
XVI nel rivolgersi al segretario di Stato uscente - avverto l’intimo bisogno di
rinnovarle il più vivo ringraziamento per la fedeltà, l’illuminata competenza,
la dedizione e l’amore che Ella ha posto nell’operare per il bene della Chiesa, accanto a diversi
Successori dell’apostolo Pietro”. Una gratitudine che il Papa ha voluto
sottolineare a più riprese, ripercorrendo il ministero diplomatico del cardinale
Sodano nell’America Latina e quindi all’interno della Curia, fino alla nomina
di primo collaboratore di Giovanni Paolo II, il 29 giugno del 1991. Anch’io, ha
riconosciuto Benedetto XVI, ho potuto “di persona apprezzare le sue doti “del
suo animo di pastore interamente dedicato al servizio della Sede Aspotolica”:
“Nel momento in cui
Ella consegna al Suo Successore tale responsabilità, oltre ad esprimerLe i miei
grati sentimenti, mi faccio interprete anche di quelli di tutti coloro che nel
corso degli anni L’hanno conosciuta e hanno ammirato il buon senso, la prudente
saggezza e l’indefesso zelo con cui, senza risparmio di energie, ha svolto
Il cardinale Sodano, da parte sua, si è subito fatto
interprete “del profondo spirito di fede” che anima la “comunità di lavoro”
della Segreteria di Stato: una dedizione, ha detto, che trova un’adeguata
espressione nel motto del profeta Isaia che dice “nell’abbandono confidente sta
la vostra forza”. “In varie sale del Vaticano – ha osservato il 79.enne porporato
- ci è dato di poter ammirare le famose api che distinguono lo stemma del Papa
Urbano VIII. Ebbene mi sembra che i presenti siano ben simboleggiati da quelle
umili api poste dal Papa Barberini nel suo scudo”:
“Padre Santo, credo
che oggi un ringraziamento debba essere rivolto non tanto a me, quanto a coloro
che mi hanno aiutato in questi anni. Preziosa mi è stata, in particolare, la
collaborazione dei successivi sostituti per gli Affari Generali, gli arcivescovi
Re e Sandri, come dei Segretari per i Rapporti con gli Stati, gli arcivescovi
Tauran e Lajolo. Tutti insieme, abbiamo potuto svolgere un lavoro di squadra,
con un grande senso ecclesiale che ci ha accomunato nel servizio, prima intorno
al venerato Giovanni Paolo II ed ora accanto a Lei, chiamato dallo Spirito
Santo a raccoglierne l’eredità ed a guidare la nave della Chiesa verso nuovi
lidi”.
A condividere con Benedetto XVI “la complessità delle questioni” che comportano una simile guida
c’è da oggi il cardinale Bertone, 71 anni, piemontese come il suo predecessore.
Il neo segretario di Stato non ha fatto mistero della “pesante responsabilità”
che comporta il suo nuovo incarico, ma ha anche dichiarato di avere come “unica
ambizione” quella di realizzare quanto espresso dal suo motto episcopale:
“Custodire la fede, conservare la concordia”:
“La comunione
profonda che ci lega nel condiviso impegno a servizio della Chiesa - e quindi
della dignità umana e della pacifica convivenza fra i Popoli – non potranno che
tradursi in leale e fedele collaborazione, rafforzata per molti di noi dallo
spirito sacerdotale e dalla carità pastorale che deve sempre animarci nelle
nostre attività”.
Sotto il quadro della Vergine, che troneggia nella bella
Sala degli Svizzeri, il cardinale Bertone ha affidato il nuovo impegno alla
Madonna, invitando tutti i suoi collaboratori a sostenerlo con la preghiera e
annunciando di aver rivolto questa stessa richiesta, tramite una lettera, a
molti monasteri contemplativi.
Al termine della cerimonia, alzandosi in piedi, Benedetto
XVI ha voluto ancora una volta ringraziare il cardinale Sodano per i suoi
lunghi anni di servizio. Nel ricordare i giorni del viaggio apostolico concluso
ieri in Baviera – l’ultimo da segretario di Stato per il cardinale Sodano – il
Papa ha donato al porporato una piccola statua raffigurante la Madonna nera
custodita nel Santuario di Altötting:
“Penso che la Madonna di Altötting possa essere non solo il segno della
mia permanente gratitudine ma anche il segno della nostra comunicazione nella
preghiera. La Madonna sia sempre accanto a lei, la protegga sempre e la guidi.
E’ espressione della mia sincera gratitudine”.
(applausi)
Al momento dei saluti finali, Benedetto XVI ha reso noto
il nome di uno dei primi collaboratori del nuovo segretario di Stato: il
54.enne arcivescovo Dominique Mamberti,
nato a Marrakech, in Marocco,
incardinato ad Ajaccio, in Corsica, e attualmente nunzio Apostolico in Sudan e
in Eritrea è stato nominato segretario per i Rapporti con gli Stati. Poliglotta,
laureato in Diritto canonico e civile, mons. Mamberti succede all’arcivescovo
Giovanni Lajolo, nominato presidente del Governatorato della Città del Vaticano
in sostituzione del cardinale Edmund Casimir Szoka.
Grande ovviamente è stata la riconoscenza nei confronti
del Pontefice da parte di mons. Mamberti, che si esprime così al microfono
della nostra collega della redazione francese, Laure Stephan:
R. - Ho ricevuto con grande gioia e come un grandissimo
onore questa nomina. Servo la Santa Sede da venti anni, per un servizio alla
comunità delle nazioni, per proclamare il Vangelo in questo mondo particolare
che è quello della diplomazia. Ringrazio di cuore. Non ho parole per
ringraziare il Santo Padre, il cardinale segretario di Stato per l’onore che mi
hanno fatto e non posso non esprimere la mia fiducia nel Signore e nell’affetto
e nella fiducia dei superiori che mi hanno chiamato a tale incarico.
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IL
PAPA RISPETTA L’ISLAM E PROMUOVE IL DIALOGO CON I
MUSULMANI:
IN
SEGUITO AL FRAINTENDIMENTO DEL DISCORSO DEL PAPA
ALL’UNIVERSITA’
DI RATISBONA,
CHE
STA SUSCITANDO POLEMICHE NEL MONDO ISLAMICO
-
Intervista con padre Justo Lacunza -
Il Papa non ha mai avuto alcuna intenzione di offendere la
sensibilità dei musulmani, ma al contrario nutre verso la loro religione, come
verso le altre religioni e culture, un atteggiamento di rispetto e di dialogo.
E’ quanto, in sintesi, ha detto ieri padre Federico Lombardi, in qualità di
direttore della Sala Stampa della Santa Sede, a
proposito della interpretazione di alcuni passi del discorso di Benedetto
XVI alla Università di Ratisbona, il 12 settembre scorso, durante il suo
viaggio in Baviera, terminato ieri. Nel mondo musulmano continuano a levarsi
ancora oggi proteste in seguito al fraintendimento del discorso del Papa. Ma ascoltiamo la chiarificazione di padre
Lombardi:
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A proposito delle reazioni di esponenti musulmani circa
alcuni passi del discorso del Santo Padre all’Università di Regensburg, è
opportuno rilevare che – come risulta da una attenta lettura del testo – ciò
che sta a cuore al Santo Padre è un chiaro e radicale rifiuto della motivazione
religiosa della violenza. Non era certo nelle intenzioni del Santo Padre svolgere
uno studio approfondito sulla jihad e sul pensiero musulmano in merito, e tanto
meno offendere la sensibilità dei credenti musulmani. Anzi, nei discorsi del Santo Padre appare
chiaramente il monito, rivolto alla cultura occidentale, perché si eviti ‘il
disprezzo di Dio e il cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto
della libertà’ (discorso del 10 settembre), la giusta considerazione della
dimensione religiosa è infatti premessa essenziale per un fruttuoso dialogo con
le grandi culture e religioni del mondo. Proprio nelle conclusioni del discorso
all’Università di Regensburg, Benedetto XVI ha affermato: ‘Le culture
profondamente religiose del mondo vedono proprio nella esclusione del divino
dall’universalità della ragione un attacco alle loro convinzioni più intime.
Una ragione che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell’ambito
delle sottoculture, è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture’. E’
chiara quindi la volontà del Santo Padre di coltivare un atteggiamento di
rispetto e di dialogo verso le altre religioni e culture, evidentemente anche
verso l’islam.
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Sulla vicenda Roberto Piermarini ha intervistato padre
Justo Lacunza, già rettore del Pontificio Istituto di Studi Arabi ed
Islamistica:
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R. – Il Pontefice ha semplicemente sottolineato che non
può esserci un fondamento religioso alla violenza o alla guerra. In questo il
Papa ha semplicemente ripreso il sentimento e il desiderio di milioni di
musulmani che in una maniera o in un’altra dicono: ‘la violenza e l’Islam non
possono essere collegati. Noi siamo musulmani e
vogliamo essere credenti
musulmani nel mondo di oggi e contro coloro che utilizzano la religione per colpire gli altri con la violenza’. Il
Papa, infatti, a mio avviso, si è fatto portavoce di milioni e milioni di persone
nel mondo, anche musulmane, che sostengono che non bisogna assolutamente legare
la violenza con la religione. La religione non può essere fondamento di un
conflitto, di una guerra, di una qualsiasi forma di violenza, di un attacco o
di un voler eliminare gli altri.
D. – Padre Lacunza, perché questa reazione da parte di
alcuni esponenti del mondo islamico?
R. – Per due motivi. Il primo è che il mondo islamico ed i
musulmani sono molto, molto sensibili verso tutti quelli che parlano
dell’Islam, particolarmente quando non appartengono alla fede musulmana. Il
secondo motivo è che il Pontefice ha toccato un tasto molto, molto delicato,
che è quello della violenza e della guerra. Possiamo dire che per queste due
ragioni il mondo islamico - dall’Egitto alla Turchia, dall’Europa ad altri
Paesi appartenenti al mondo musulmano - ha avuto questa reazione.
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ELEVAZIONE
ALLA DIGNITA’ EPISCOPALE
DELL’
AMMINISTRATORE APOSTOLICO DI ATYRAU, IN KAZAKHSTAN
Il Santo Padre ha elevato alla dignità episcopale mons.
Janusz Kaleta, amministratore apostolico di Atyrau, in Kazakhstan,
assegnandogli la sede titolare vescovile di Felbes. Mons. Janusz Kaleta è nato
l’11 ottobre
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - Un incontro del Papa con i
collaboratori della sua Segreteria di Stato.
Il ringraziamento al cardinale Angelo Sodano -
L'augurio al cardinale Tarcisio Bertone.
Servizio vaticano - Il ragguaglio sull'ultima
fase del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Germania.
Servizio estero - Iraq: a Baghdad ancora la macabra
scoperta di cadaveri torturati e crivellati di proiettili.
Servizio culturale - Un articolo di Maurizio
Sannibale dal titolo "Nel poema di Omero l'esempio di come la guerra
produca un solo sconfitto, l'uomo": nella mostra "Iliade" al Colosseo
un viaggio nel mito, nella storia e nell'arte dell'antica Grecia.
Servizio italiano - In rilievo la vicenda Telecom.
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15 settembre 2006
“CELLULE
STAMINALI: QUALE FUTURO TERAPEUTICO?”. È IL TEMA
DEL
CONGRESSO PROMOSSO A ROMA DALLA FEDERAZIONE INTERNAZIONALE
DELLE
ASSOCIAZIONI DEI MEDICI CATTOLICI
E
DALLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA
-
Intervista con Gian Luigi Gigli e mons. Elio Sgreccia -
Intende affrontare i problemi etici e scientifici legati
alla ricerca sulle cellule staminali il congresso internazionale apertosi ieri
pomeriggio a Roma all’Istituto Patristico Augustinianum. Medici, esperti e
studiosi di bioetica di tutto il mondo si confronteranno sui progressi della
scienza fino a domani, giorno in cui saranno anche ricevuti in udienza a Castel
Gandolfo da Benedetto XVI. Il servizio di Tiziana Campisi:
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Possono dar vita a cellule di qualsiasi tessuto e quindi
guarire organi malati o curare patologie e la sperimentazione su di esse ha
aperto l’era della medicina rigenerativa. Sono le cellule staminali che vengono
classificate in adulte ed embrionali. Le prime sono reperibili da tessuti
specifici, le seconde vengono prelevate da embrioni umani qualche giorno dopo
la fecondazione. L’uso di queste ultime comporta la distruzione dell’embrione e
per tale motivo ha dato vita ad ampi dibattiti. Ma sulla base delle ricerche
fino ad ora svolte, alcune delle quali presentate in queste ore al congresso
internazionale di Roma, quale futuro terapeutico offrono le cellule staminali?
Ci risponde Gian Luigi Gigli, past presidente della Federazione mondiale delle
associazioni dei medici cattolici:
R. – Sono numerose ormai le esperienze che dimostrano la
possibilità di utilizzare in numerose malattie che vanno dall’infarto del
miocardio alla sclerosi multipla, ad alcune malattie del sangue e così via,
alcuni tipi di cellule staminali dell’adulto o di cellule staminali del cordone
ombelicale. Abbiamo tuttavia un’enfasi eccessiva esclusivamente sull’uso delle
cellule staminali embrionali che è legata, forse in parte a motivi di ordine
ideologico, motivi di ordine economico, ma che certamente salta alcune tappe
importanti non solo dell’etica, che è quello che poi ci sta più a cuore, non
solo dell’antropologia per quanto riguarda il rispetto dell’essere umano e del
suo statuto fin dalle primissime fasi della sua esistenza, ma anche direi dallo
stesso punto di vista della scienza, nel senso che partire con le cellule
staminali embrionali, senza aver fatto questa sperimentazione nell’animale, è
un salto che normalmente non verrebbe permesso in nessun tipo di
sperimentazione, soprattutto se non sono stati risolti alcuni problemi
fondamentali come quello dello sviluppo a partire dalle cellule embrionali di
tumori e come quelle del rigetto legato a problemi di incompatibilità dal punto
di vista immunitario.
Ma quali interrogativi pone oggi alla ricerca sulle
cellule staminali la bioetica, la disciplina che analizza i comportamenti umani
nell’ambito delle scelte della vita e della salute, alla luce dei valori e dei
principi morali? Lo abbiamo chiesto a mons. Elio Sgreccia, presidente della
Pontificia Accademia per la Vita:
R. – Vogliamo sapere quali ricerche hanno dato esito
positivo, quali speranze per la terapia sono in prospettiva. L’altro punto che
vogliamo sottolineare è l’aspetto etico: riteniamo che sia una garanzia ed una
guida, l’etica che rispetta l’essere umano dal suo momento iniziale, dalla
fecondazione in poi, che rispetta l’embrione e non fa nessun danno a chi dà,
regala le cellule staminali provenienti dal proprio organismo e non fa nessun
danno a chi le riceve. L’etica non fa male alla ricerca biologica, anzi, la
garantisce e la rende anche più universale. C’è di mezzo, in questo contesto,
la questione di permettere o non permettere la soppressione degli embrioni.
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SITUAZIONE
DISPERATA NEL DARFUR, MENTRE SEGNANO
IL
PASSO GLI ACCORDI DI PACE PER IL SUD SUDAN:
SOTTO
ACCUSA IL GOVERNO DI KHARTOUM CHE RIFIUTA
L’INTERVENTO
DELL’ONU. LE DIFFICOLTA’ DELLE AGENZIE UMANITARIE
-
Intervista con Roberto Salvan -
Si rincorrono ormai gli appelli per il Sudan, che vive una
situazione di crisi permanente. Come ha denunciato il segretario generale
dell’ONU, Kofi Annan, segnano il passo gli accordi di pace siglati nel gennaio
2005 tra il governo centrale e le forze ribelli nel sud del Paese, mentre la
situazione nella regione occidentale del Darfur, tutt’ora sconvolta dalla
guerra civile è “disperata”. Roberta Gisotti ha intervistato Roberto Salvan,
direttore generale dell’UNICEF-Italia, tra le agenzie umanitarie che operano in
Sudan:
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R. – Il livello di insicurezza, soprattutto nel Darfur, in
questi ultimi mesi è molto salito: gli operatori UNICEF e delle altre agenzie e
organizzazioni non governative lo segnalano in continuazione attraverso i
propri comunicati. Certamente, se la fase di insicurezza prosegue non si
risolve la situazione del milione e 600 mila persone sfollate che vivono in
questi campi organizzati dalle agenzie umanitarie nel Darfur, per cui se la tensione
continua ad aumentare la gente non può uscire fuori dai campi né ritornare ai
propri villaggi perché qualche tempo fa qualcuno aveva iniziato a ritornare ma
poi si è innalzato nuovamente il livello di insicurezza, perché il Governo
sudanese non ha abbastanza forza per imporre la pace, non permette alle Nazioni
Unite di intervenire con una forza di interposizione e quindi questo mette
seriamente a repentaglio la vita e la sopravvivenza di queste persone che sono
scappate dai loro villaggi.
D. – Sappiamo che nel 2007 ci sarà un censimento: questo è
un importante appuntamento per il Paese. Sembra che ci siano dei ‘giochi’
politici per non far rientrare le persone nel sud e quindi fare apparire più
popolazione residente nel nord …
R. – Sì, questo è vero, soprattutto è vero per il fatto
che se il Sudan meridionale non si attrezza anche con infrastrutture, con
scuole e servizi sanitari, con l’acqua potabile per accogliere tutti gli
sfollati in questi decenni di guerra combattuta nel Sudan meridionale, questi
non lasceranno la periferia di Khartoum, non lasceranno tutte le altre zone che
hanno occupato in questi anni. Quindi, sono problemi enormi che la comunità
internazionale sia attraverso un’azione politica, sia attraverso un’azione
umanitaria di intervento, di cooperazione internazionale e di sviluppo, deve
compiere.
D. – Con questa situazione di estrema precarietà sociale,
di grandi bisogni della popolazione, l’UNICEF come sta portando avanti i suoi
programmi?
R. – Sicuramente, lavorando con le altre agenzie, con gli
altri partner che sono presenti in loco. Ci confrontiamo in continuazione con
le autorità dei singoli Stati del Sudan meridionale o dei tre Darfur per
cercare di trovare delle linee d’azione che possano portare efficacia
all’intervento umanitario. Soltanto che poi, alla fine, quando hai di fronte un
interlocutore che dice: “Sì, sì”, ma poi, nella realtà, succede il contrario,
diventa molto difficile per le organizzazioni umanitarie operare. Per cui, da
una parte c’è l’intervento di tipo politico che la comunità internazionale
conduce, dall’altra parte c’è l’azione di pressione che le agenzie umanitarie
devono svolgere nei confronti della comunità internazionale. Sono due tipi di lavoro
diversi, ma nell’attuale situazione c’è una grande insicurezza.
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DOMANI
A PADOVA, VERONA E MANTOVA SI INAUGURANO IN CONTEMPORANEA TRE GRANDI MOSTRE PER
CELEBRARE I 500 ANNI DALLA MORTE DI ANDREA MANTEGNA,
TRA I
PROTAGONISTI ASSOLUTI DEL RINASCIMENTO
Padova,
Verona e Mantova: sono le tre città che si apprestano a celebrare il 500.mo
anniversario della morte del Mantegna, esponente tra i più grandi del
Rinascimento italiano. Domani, dunque, apriranno in contemporanea tre grandi
esposizioni nelle città dove Andrea Mantegna ha vissuto ed ha lasciato le
testimonianze più straordinarie della sua arte. Le mostre potranno essere
visitate fino al 14 gennaio prossimo. A ragione si può parlare di uno dei più
grandi eventi culturali in Italia degli ultimi anni. Per le tre mostre sono
state allestite complessivamente 470 opere, in molti casi prestiti eccezionali
dei più grandi musei italiani e stranieri. Sulla figura e l’opera del Mantegna,
il servizio di Alessandro Gisotti:
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(Musica
rinascimentale)
Un
genio poliedrico capace di influenzare profondamente la pittura, la scultura e
l’architettura del suo tempo. A cinque secoli dalla sua morte, avvenuta all’età
di 75 anni il 13 settembre 1506, la potenza evocativa dell’arte di Mantegna è
ancora capace di affascinare e commuovere. Commozione prova certamente chi si
accosta al suo Cristo morto conservato alla Pinacoteca di Brera, opera
tra le più famose del pittore e scultore veneto. Proprio il celeberrimo dipinto
è stato trasferito al Palazzo del Te di Mantova, per la grande mostra che si
apre domani. Intenerisce, invece, la dolcezza degli sguardi delle sue Madonne,
l’affetto materno che traspare nei gesti lievi che la Vergine riserva a Gesù
bambino. In Mantegna, fede ed arte si fondono. Una religiosità che emerge dai
suoi carteggi privati. Il 1° marzo 1504, il “summus pictor” dettava nella sua
casa di Mantova le ultime volontà. “Nulla è più certo della morte e nulla è più
incerto della sua ora”, afferma il Mantegna, raccomandando l’anima a Dio
Onnipotente e alla Vergine Maria.
Di
umilissime origini, come ricorda il Vasari, Mantegna diede prova di essere un enfant
prodige. A poco più di 10 anni lavora già nella bottega dell’artista
padovano Francesco Squarcione. Nel 1459 diviene il pittore di corte dei Gonzaga
e si stabilisce così a Mantova. Qui, nel Castello di San Giorgio, Mantegna
dipinge la “Camera degli Sposi”. Un’esplosione di colori a gloria della
famiglia Gonzaga. Al centro delle volte, vi è l’invenzione pittorica
più celebre di questi affreschi: un perfetto trompe l’oeil dà
l’illusione che lo spazio sia aperto lasciando intravedere il cielo. Il Mantegna mette il suo estro
artistico anche al servizio del Papa. A Roma, tra il 1488 e il 1490, decora la
cappella di Innocenzo VIII. Giorgio Vasari racconta che il Pontefice non fu
solo attratto dalle meraviglie artistiche del pittore, ma anche dalla virtù dei
suoi costumi e dai modi buoni. Mantegna amava insegnare l’arte ai suoi più
giovani colleghi. Sempre Vasari racconta un aneddoto della vita che può far
comprendere l’indole del grande artista rinascimentale. Rileva, infatti, nelle
sue celebri “Vite” che Papa Innocenzo ritardava spesso nei pagamenti. Un giorno
il Pontefice chiese a Mantegna di dipingere una figura che rappresentasse la
virtù della Pazienza. Il pittore tacque ed eseguì. E alla fine dell’opera, il
Papa gli tributò gli onori dovuti.
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15 settembre 2006
AL VIA, IN AUSTRALIA,
IL TOUR NAZIONALE DI CATECHESI IN PREPARAZIONE
ALLA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ DI SIDNEY, NEL LUGLIO DEL 2008
SYDNEY. = Ha preso il via in Australia la
vasta campagna di sensibilizzazione in vista la Giornata Mondiale della
Gioventù (GMG) di Sidney, in programma nel luglio del 2008. L’équipe di
Pastorale giovanile, in seno alla Conferenza episcopale australiana, ha inaugurato
il suo Tour nazionale, che la porterà a promuovere manifestazioni, incontri e
celebrazioni liturgiche in tutte le diocesi del Paese, in collaborazione con le
Chiese locali. Come riferisce l’agenzia Fides, l’obiettivo è condividere con le
comunità locali, le parrocchie, i movimenti e le associazioni ecclesiali lo
spirito della GMG. “Il Tour nazionale – ha spiegato il coordinatore, mons. Anthony Colin
Fisher – vuole introdurre all’esperienza della GMG e
assistere i giovani nella loro preparazione spirituale all’incontro di Sidney”.
Già oltre 7 mila australiani hanno partecipato a momenti di preghiera e
manifestazioni dedicate alla GMG, ma ci si aspetta di superare i 100 mila nel
2008 a Sidney. Al
tour si prevede anche la partecipazione del vescovo canadese, mons. James
Matthew Wingle, già responsabile della GMG di Toronto nel 2002, che terrà una
serie di catechesi in diverse diocesi del Paese. “Intendiamo vivere una GMG con lo stile dei giovani del Pacifico – ha
precisato mons.
Fisher – l’emozione è palpabile in tutta l’Oceania
e la prospettiva di ospitare la GMG infonde una gioia particolare”. E ha
concluso: “Molti giovani dei Paesi dell’Oceania, dalla Papua alle Salomone, da
Vanuatu alle isole Marshall, non hanno mai potuto partecipare alle Giornate
mondiali negli anni passati. Oggi questa opportunità si fa concreta e
l’entusiasmo è alle stelle”. (R.M.)
E’
MORTO IERI IN BRASILE, IN UN GRAVE INCIDENTE STRADALE, MONS. JOSE’ MAURO
PEREIRA BASTOS, PASSIONISTA E VESCOVO DI GUAXUPÉ. AVEVA 51
ANNI
GUAXUPÉ. = E’ morto ieri, in un grave incidente stradale
sulla statale 381, che porta da Guaxupé a Belo Horizonte, in Brasile, mons.
José Mauro Pereira Bastos, passionista e vescovo di Guaxupé, presso San Paolo.
Il presule, 51 anni, è morto carbonizzato nella sua auto, che si è incendiata
insieme ad altre nell’impatto con un tir che viaggiava ad alta velocità. Dal
settembre del 2000 all’aprile scorso era stato vescovo della diocesi di
Janaúba. (R.M.)
OGGI, 13.MO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DON
PINO PUGLISI,
IL SACERDOTE UCCISO DALLA MAFIA A PALERMO IL 15 SETTEMBRE DEL
1993.
LA DIOCESI LO RICORDA CON NUMEROSE INIZIATIVE
PALERMO. = Palermo tributa il suo omaggio a
don Pino Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio, ucciso dalla Mafia 13
anni fa, il 15 settembre del 1993, con un colpo di pistola alla nuca. Questa
mattina, alle 9.00, è partito un silenzioso e affettuoso pellegrinaggio fino
alla tomba del sacerdote, presso il cimitero Sant’Orsola. “Un fiore per
Puglisi” è il nome dell’iniziativa della sua parrocchia, quella di San Gaetano,
dove presto sarà trasferita la salma del sacerdote. Alle 10.30 è stato scoperto
un busto in bronzo presso il Centro di aggregazione di via San Ciro, mentre è
attesa per questa sera alle 19.00 una Messa in Cattedrale, presieduta
dall’arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore De Giorgi. Ieri, una veglia
di preghiera a San Gaetano e una fiaccolata per le vie del quartiere, hanno
voluto tenere accesa la luce dell’impegno e della fede del sacerdote
assassinato. A chiudere le iniziative di commemorazione, una marcia per la pace
il 25 settembre alle 21.00. In un messaggio ai famigliari, il presidente della
Camera dei Deputati, Fausto Bertinotti, ha ricordato “l'impegno coraggioso” del
sacerdote “per liberare la sua terra e l'intero Paese dall'onta della Mafia”.
“Don Puglisi - ha affermato - sapeva che questa battaglia andava combattuta
principalmente con le risorse dei valori e della testimonianza: alla cultura
dell’illegalità, della violenza e dell’omertà, di cui si nutriva la mafia, egli
insegnò, soprattutto ai giovani, a rispondere con la forza della solidarietà,
del senso della giustizia, del rispetto per la dignità di ogni uomo”. (R.M.)
IL
GOVERNO KENIANO PROCEDE A NUOVE DEMOLIZIONI DELLE BARACCOPOLI
DI NAIROBI, LASCIANDO CENTINAIA DI FAMIGLIE SENZA
CASA: E’ LA DENUNCIA
DEL KUTOK NETWORK,
ORGANIZZAZIONE CATTOLICA DI ASSISTENZA AGLI SFOLLATI
NAIROBI.= Le
parrocchie cattoliche che operano nelle baraccopoli di Nairobi, in Kenya, hanno
condannato la demolizione da parte del governo delle baracche dove vivevano circa
600 famiglie, ora rimaste senza casa. Secondo quanto riporta l’agenzia CISA, il
2 settembre scorso, una squadra composta da poliziotti e giovani reclutati per
l’operazione si è recata nello slum di Komora, nella periferia orientale
della capitale keniana e ha proceduto a demolire le baracche dei poveri
abitanti del quartiere. Ad una parte della baraccopoli è stato dato addirittura
fuoco. “Gli abitanti hanno avuto soltanto 10 minuti d’avvertimento e hanno
perso tutte le loro cose”, ha affermato il Kutok Network, un’organizzazione di
volontariato delle parrocchie cattoliche negli slum di Nairobi, citata
dall’agenzia Fides. Si tratta, purtroppo, di fatti non nuovi. “Il governo
locale – è l’appello della rete d’assistenza cattolica – deve fermare
immediatamente le demolizioni e collaborare con le comunità interessate per
identificare, studiare e sviluppare una nuova politica d’intervento in quelle
zone e individuare il modo di fornire i servizi ordinari a beneficio dell’intera
comunità”. La demolizione – fa notare l’agenzia Fides – è avvenuta due settimane
prima che a Nairobi si apra una riunione sui problemi delle città in Africa. Il
quarto “Africities Summit”, che si terrà dal 18 al 24 settembre, ha lo scopo di
individuare le strategie per realizzare gli obiettivi del Millennio, stabiliti
dalle Nazioni Unite. Vi sono più di 200 baraccopoli a Nairobi, dove vivono
circa 2.5 milioni di abitanti stipati in una superficie che è solo il 5 per cento
dell’intera città. “La condizione socio-economica di queste persone - denuncia
Kutok Network - è drammatica e gli abitanti degli slum sono tra le
persone più sfruttate e oppresse del Kenya. Durante gli ultimi quindici anni
gli sfratti forzati sono divenuti la norma negli slum di Nairobi”. (A.G.)
LA
CORTE DI APPELLO DI SANTIAGO DEL CILE ATTENDE ENTRO OGGI
LA
DOCUMENTAZIONE DEL MINISTERO DELLA SANITÀ SULLE RECENTI NORMATIVE
CHE
AUTORIZZANO LA DISTRIBUZIONE, GRATUITA E SENZA IL CONSENSO DEI
GENITORI, DELLA “PILLOLA DEL GIORNO DOPO” ALLE MINORI DI 14 ANNI.
INTANTO,
LA DIRETTIVA È STATA SOSPESA IN ATTESA DI VERIFICARNE
LEGALITÀ
E COSTITUZIONALITÀ
- A
cura di Luis Badilla -
SANTIAGO DEL CILE. = Scadono oggi i cinque giorni che la
Corte d’Appello di Santiago del Cile ha dato al ministero della Sanità, perché
consegni ai giudici tutta la documentazione richiesta, riguardante le recenti
normative che autorizzano la distribuzione, gratuita e senza il consenso dei
genitori, della cosiddetta “pillola del giorno dopo” alle minori di 14 anni.
Lunedì scorso, la Corte d’Appello di Santiago, in seguito ad un esposto di tre
cittadini, ha emesso un verdetto che sospende l’applicazione delle norme che il
governo aveva reso pubbliche il 2 settembre, in attesa di un’ulteriore analisi
sulla loro legalità e costituzionalità. Secondo i giudici, infatti, tali
direttive violano gravemente il diritto dei genitori a decidere sull’educazione
affettiva e sessuale dei propri figli. Giorni prima, anche il sindaco di La
Florida, cittadina vicina alla capitale, Pablo Zalaquett, e altre due persone
avevano chiesto alla giustizia cilena l’immediata sospensione delle
disposizioni governative. Sulla questione, si era espresso, lo scorso 7
settembre, anche il Comitato di presidenza della Conferenza episcopale del
Cile, con un’estesa Dichiarazione, dal titolo: "Dove sta andando il
Cile?". “Il documento normativo – hanno sottolineato i vescovi cileni –
rammenta le politiche pubbliche che stabilivano i regimi totalitari con la
pretesa di permettere allo Stato di regolare la vita intima delle persone in
funzione di criteri autoritari, senza consenso, e contrari al rispetto e alla
dignità della persona umana”. “Le norme – hanno aggiunto – raccolgono realtà
deplorevoli nel campo della sessualità e lo Stato si dispone a facilitare, a
prescindere dall’autorità dei genitori, le formule che incentivano queste
condotte, comprese quelle che implicano un rischio abortivo”.
FRATI MINORI RIUNITI FINO AL PRIMO OTTOBRE AD
ASSISI
PER IL CAPITOLO GENERALE STRAORDINARIO
DELL’ORDINE, DEDICATO AL TEMA
“LA VOCAZIONE DELL’ORDINE OGGI”, IN VISTA
DELL’VIII CENTENARIO
DELL’APPROVAZIONE DELLA REGOLA DI SAN
FRANCESCO
ASSISI. = “
LUTTO
NEL MONDO DELLA CULTURA PER LA MORTE DELLA GIORNALISTA E SCRITTRICE ORIANA FALLACI, DA TEMPO AMMALATA DI CANCRO.
SI È
SPENTA A FIRENZE, LA SCORSA NOTTE, IN UNA CASA DI CURA. AVEVA 77 ANNI
-
Servizio di Roberta Gisotti -
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FIRENZE. = Con la sua forte personalità aveva attraversato
da protagonista i grandi avvenimenti della seconda metà del ‘900 e con estremo
vigore, già afflitta dalla malattia, dopo 10 anni di silenzio, era tornata al
centro del dibattito internazionale, quando sconvolta dai tragici fatti dell’11
settembre - vissuti di persona a New
York, dove da tempo si era rifugiata - aveva ‘gridato’ al mondo intero i suoi
timori per lo scontro di civiltà, lei fortemente preoccupata dall’avanzata
dell’Islam e dal ripiegamento dell’Occidente. Ne era nata la trilogia “La
rabbia e l’orgoglio”, poi “La forza della ragione”, dopo gli attentati di
Madrid, e ultimo “Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci”, una sorta di
testamento. Grande stima o profonda avversione avevano suscitato questi libri,
sollevando polemiche a non finire, dai toni aspri con risvolti giudiziari, che
avevano amareggiato
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15 settembre 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco e Marco Guerra -
Sventati
due attentati kamikaze simultanei contro impianti petroliferi nel sud-est dello
Yemen: secondo fonti locali, sono stati tutti uccisi durante uno scontro a
fuoco con le Forze di sicurezza i quattro kamikaze che hanno preso parte all’azione. Negli
attacchi ha perso la vita anche una guardia degli impianti. Lo Yemen, che tra cinque giorni celebrerà
le elezioni presidenziali, è ritenuto da molti servizi di intelligence occidentali uno dei luoghi dove si rifugiano gruppi di
integralisti islamici. Secondo queste informazioni, estremisti provenienti da
tutto il Medio Oriente avrebbero ricevuto ospitalità da potenti capi tribali
del Paese.
Ancora un macabro ritrovamento in Iraq: la polizia
ha rinvenuto, nelle ultime 24 ore a Baghdad, i corpi senza vita di almeno 50
persone. Ad ovest della capitale, due soldati americani sono poi rimasti uccisi
per un attacco kamikaze.
Ha causato lievi danni e fortunatamente non vittime
un’esplosione, provocata da una granata e avvenuta stamani all’ingresso di un
centro sociale attiguo alla Chiesa ortodossa di San Porfirio, a Gaza. Nei
Territori palestinesi, intanto, sono continuate anche oggi le incursioni
israeliane: almeno 5 agenti, tra i quali un generale dei Servizi segreti
palestinesi, sono morti per un raid sferrato a Gaza da soldati dello Stato
ebraico. Da segnalare poi che il caporale israeliano Gilad Shalit, rapito a
Gaza lo scorso 25 giugno, ha scritto una lettera al padre assicurando di stare
bene. Il rapimento di Shalit, rivendicato da diversi gruppi radicali
palestinesi, è stato all’origine della cosiddetta Operazione “Pioggia
d’Estate”, la massiccia offensiva avviata da Israele lo scorso 28 giugno nella
Striscia di Gaza.
Secondo la polizia turca, ci sarebbe la mano del PKK, il
Partito dei lavoratori del Kurdistan, dietro l’attentato di martedì scorso a
Diyarbakir, costato la vita a 11 persone tra le quali sei bambini.
“Il terrorismo internazionale di matrice islamica ha
continuato a rappresentare la minaccia prioritaria di respiro globale” che, dai
teatri di crisi iracheno ed afgano, si sta irradiando “lungo molteplici
direttrici”. E’ l’allarme lanciato dai Servizi segreti italiani e riportato
nella prima relazione semestrale del 2006, elaborata dal Comitato esecutivo per i servizi di
informazione e sicurezza (CESIS). “L’Occidente – si legge ancora nella
relazione - rimane obiettivo sempre attuale nella strategia del movimento
qaidista, che ha fatto registrare un’accelerazione propagandistica tesa ad
accreditare una perversa logica di contrapposizione con l’universo islamico”.
Il fenomeno delle migrazioni internazionali ha due facce:
da una parte ci sono gli abusi, i traffici e le violazioni dei diritti umani
più basilari che bisogna combattere, ma dall’altra ci sono anche le opportunità
economiche che i governi devono imparare a cogliere. E’ il messaggio lanciato
dal segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, aprendo ieri a new York il primo
incontro di alto livello sui temi delle migrazioni e dello sviluppo, a cui
partecipano 131 Paesi a margine dei lavori dell’Assemblea generale. Il servizio
è di Paolo Mastrolilli:
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Nessuno può negare – ha detto
Annan – che il fenomeno abbia aspetti negativi, come il traffico di esseri
umani, il contrabbando, lo scontento sociale che spesso nasce dalla povertà o
dai contrasti politici. Tuttavia – ha aggiunto – i governi stanno incominciando
a vedere le migrazioni internazionali attraverso il prisma delle opportunità
invece che della paura. Secondo i dati dell’ONU, oggi circa 200 milioni di
persone, ossia il 3 per cento della popolazione mondiale, vivono fuori dai
Paesi di origine e il numero è raddoppiato rispetto a 25 anni fa. La maggior
parte viene da nazioni povere o colpite da conflitti in Africa, Asia e Medio
Oriente. Sei su dieci ora risiedono in Paesi ricchi e circa un quinto ha come
destinazione gli Stati Uniti. L’anno scorso questi immigrati hanno rispedito
alle famiglie rimaste a casa 167 miliardi di dollari, muovendo quindi una
quantità di denaro enorme per le regioni più povere del mondo e molto importante
per le loro economie.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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E negli Stati Uniti, la Camera dei rappresentanti ha
approvato l’ampliamento della barriera al confine con il Messico. La doppia
rete correrà per altri 1.126 km, un’estensione pari a circa un terzo della
frontiera e quasi doppia rispetto a quella già stabilita da una più articolata
legge sull'immigrazione. Il provvedimento varato oggi entrerà in vigore solo se
il Senato lo adotterà entro la fine dell’anno. Il ministro degli Esteri
messicano lo ha definito “deprecabile”.
In Gran Bretagna, Gordon Brown, ministro delle Finanze,
resta l’uomo preferito dai britannici come successore del premier Tony Blair.
E’ quanto emerge da un sondaggio del quotidiano The Sun, secondo cui Gordon
Brown ha ricevuto il 20 per cento delle preferenze contro il 15 per cento del
ministro dell’Interno, John Reid, e il 7 per cento del ministro per l’Istruzione,
Alan Johnson.
Intraprendere la via diplomatica per risolvere la crisi
missilistica nord coreana. E’ la convinzione espressa ieri alla Casa Bianca dal
presidente americano, George Bush, ed il suo omologo sudcoreano, Roh Moo-hyn.
L’obiettivo comune dei due leader è di esercitare pressioni sulla Corea del
Nord affinché abbandoni il suo programma nucleare. Dopo i lanci missilistici
dello scorso luglio, si teme infatti che il governo di Pyongyang stia
preparando test per la messa a punto di un ordigno atomico.
In Nepal, i ribelli maoisti accusano il governo di aver
avviato un riarmo clandestino, in violazione dell’accordo in cinque punti
siglato lo scorso 9 agosto. Secondo gli insorti, una colonna di 20 mezzi
militari, con a bordo armi e munizioni, si è spostata ieri verso la capitale.
L’esecutivo nepalese ha precisato che i veicoli non stavano trasportando armi.
Quello di ieri non è il primo episodio di tensione tra il governo e i maoisti
dopo il recente allontanamento di re
Gyanendra e la formazione di un esecutivo provvisorio. Lo scorso
28 agosto, gli Stati Uniti hanno firmato un accordo con il Nepal per l’invio di
45 milioni di dollari in aiuti umanitari
per favorire il processo di pace e migliorare le condizioni della popolazione.
L’intesa ha però provocato la dura reazione dei ribelli maoisti, che hanno
dichiarato di “non volersi piegare ad una nuova monarchia”.
Un uomo di 27 anni, che ha contratto il virus H5N1
dell’influenza aviaria, potrebbe essere stato contagiato da sua sorella, malata
e ricoverata in ospedale. Lo ha annunciato, stamani, l’Organizzazione mondiale
della sanità (OMS) precisando che “non può essere scartata l'ipotesi di un
contagio da uomo a uomo”. L’Indonesia, dove i morti per influenza aviaria sono
stati 49, è finora l’unico Paese dove le analisi hanno confermato un caso di
contagio da uomo a uomo.
In Giappone, la Corte suprema ha confermato la pena di
morte per Shoko Asahara, leader della setta responsabile, nel 1995, di una
strage condotta con gas nervino nella metropolitana di Tokyo. L’attentato aveva
provocato la morte di 12 persone e l’intossicazione di migliaia di passeggeri.
Asahara, accusato di aver pianificato l’attacco, era stato condannato a morte
nel febbraio del 2004. Il suo legale aveva poi presentato ricorso, sostenendo
che il capo della setta Aum Shinrikyo è incapace di intendere e di volere. La
decisione della Corte suprema costituisce, adesso, un ulteriore passo verso
l’esecuzione per impiccagione.
La popolazione cinese dispone del 7 per cento delle
risorse idriche del pianeta ma il 90 per cento dei corsi d’acqua urbani sono
inquinati e le città cinesi producono più di 20 miliardi di tonnellate di acqua
inquinata all’anno. Sono alcuni dei dati emersi dal quinto Congresso mondiale
sull’acqua, conclusosi ieri a Pechino. Gli esperti hanno sottolineato come
l’inquinamento industriale sia un fenomeno che ha assunto dimensioni gravissime
in Cina, dove in media si verifica un incidente grave ogni 2-3 giorni.
Definire gli obiettivi del “dopo
Kyoto” e stabilire una strategia per il progresso del terzo mondo compatibile
con gli obiettivi climatici della comunità internazionale. Sono le tematiche su
cui si incentra il Vertice sul clima, apertosi ieri a a Rueschlikon, vicino Zurigo, a cui hanno preso parte ministri dell’Ambiente
di 45 paesi, in vista della Conferenza mondiale sul clima che si terrà a
Nairobi dal 6 al 17 novembre.
A Cuba, la
televisione ha trasmesso un nuovo video di Fidel Castro che mostra immagini del
suo ultimo incontro con il presidente venezuelano, Hugo Chavez. Per la prima
volta da quando è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per una crisi
intestinale Castro, che ha delegato temporaneamente lo scorso 31 luglio i suoi
poteri al fratello Raul, appare anche in piedi. Proprio oggi il ministro della
Difesa cubano, presidente ad interim, ha compiuto il suo primo intervento nella
nuova carica. Intanto, si avvia alla conclusione il vertice del Movimento dei
non allineati, in corso all’Avana. Nella capitale cubana è arrivato anche il
segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, per partecipare al Summit in qualità
di osservatore. Il servizio di Maurizio Salvi:
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Più di 50 capi di Stato giunti all’Avana per un vertice,
che si è posto il non facile compito di rilanciare il Movimento dei non
allineati, esamineranno oggi e domani i tre documenti finali che sono stati
messi a punto nelle ultime 48 ore prima dagli sherpa e poi dai ministri degli
Esteri. Essi esprimono, tra l’altro, il rigetto delle minacce alla pace,
condannano unilateralismo e la dottrina dell’attacco preventivo, respingono la
divisione dei Paesi del mondo in buoni e cattivi e concedono appoggio agli
sforzi compiuti dai governi di Bolivia e Venezuela. Mentre analisti e
giornalisti cercano di capire se Fidel Castro tornerà a farsi vedere in
pubblico, il fratello Raul, che ha assunto la presidenza temporanea di Cuba, ha
esordito nelle sue funzioni aprendo i lavori del cosiddetto G15, a cui hanno
assistito anche i presidente del Venezuela, Hugo Chavez, e dell’Iran, Mahmud
Ahmadinejad. Inutile dire che la presenza del capo di Stato iraniano è l’altro
polo di interesse del Vertice, perché le sue posizioni sul nucleare, che tanto
danno fastidio a Washington e ad altri Paesi occidentali, potrebbero ricevere
all’Avana un appoggio da parte di un gran numero di Paesi, anche potenti del
sud del mondo.
Dall’America Latina, Maurizio Salvi, Ansa, Radio Vaticana.
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Le regioni messicane al confine con gli Stati Uniti sono
divenute recentemente teatro di feroci scontri tra gang affiliate ai vari
cartelli della droga operanti nel Paese. Lo sostengono le autorità
statunitensi, precisando che ad essere maggiormente colpita è la zona di
Uruapan, contesa tra un cartello attivo nel nord est del Messico e da un gruppo
di narcotrafficanti provenienti dalla regione occidentale di Sinaloa. Si stima
che, nell’ultima settimana, siano almeno 17 le vittime della guerra tra bande
per il controllo del traffico di droga.
Il Parlamento della Guinea Bissau sta valutando la
possibilità di mettere fuorilegge la mutilazione genitale femminile, pratica
seguita da quasi il 50 percento delle comunità del Paese africano e molto
pericolosa dal punto di vista sanitario per la possibile trasmissione del virus
dell’HIV. La mutilazione genitale femminile, che viene solitamente effettuata
su bambine e adolescenti tra i 6 e i 15 anni, provocando danni fisici
irreparabili, è piuttosto diffusa in Africa e in Medio Oriente. Si stima che
nel mondo siano almeno 130 milioni le vittime di mutilazioni sessuali. Sedici
Paesi africani hanno finora approvato leggi per vietare questa pratica, in
accordo con il protocollo di Maputo adottato nel novembre del 2005 dall’Unione
Africana.
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