RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 331 - Testo
della trasmissione di lunedì 27 novembre
2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Revocato il
coprifuoco imposto tre giorni fa a Baghdad, mentre c’è attesa per la missione
del presidente Talabani a Teheran
27 novembre 2006
IL DIALOGO TRA LE RELIGIONI SIA ACCOMPAGNATO DALL’APERTURA E
DAL RISPETTO RECIPROCO:
COSI’, BENEDETTO XVI NEL MESSAGGIO INVIATO
PER L’INCONTRO PANASIATICO
DI BALI, IN INDONESIA, PROMOSSO
DAL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA. IL PAPA ESORTA LA CHIESA
A RISCOPRIRE LA GIOIA
DELL’EVANGELIZZAZIONE
La Chiesa riscopra la gioia
dell’evangelizzazione: è la viva esortazione di Benedetto XVI nel messaggio
inviato al cardinale Paul Poupard
in occasione dell’incontro
panasiatico dei membri e consultori del Pontificio
Consiglio della Cultura e dei presidenti delle Commissioni nazionali per la
cultura, in corso a Bali in Indonesia, sul tema “La
pienezza di Gesù Cristo vivo nelle culture asiatiche”. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
**********
“L'evangelizzazione deve essere accompagnata
dall’impegno ad un sincero e autentico dialogo tra le culture e le religioni”, un
dialogo “basato sul rispetto, la reciprocità, l'apertura e la carità”. E’
quanto sottolinea Benedetto XVI nel messaggio inviato al summit pan-asiatico in
corso a Bali, promosso dal pontificio Consiglio per
la Cultura. L’Asia, prosegue il Papa, è un continente “di profonda spiritualità
e misticismo” ed è perciò un “terreno fertile” per testimoniare la parola di
Dio. Il Pontefice esprime la convinzione che la Chiesa debba riscoprire la
“gioia dell'evangelizzazione per divenire una comunità ispirata da zelo
missionario affinché Gesù sia sempre più conosciuto ed amato”. Invita così a
“ricercare nuovi modi di evangelizzazione” e di “inculturazione della fede cristiana”
in Asia.
I
missionari, si legge ancora, “devono compiere quei passi necessari ad inculturare il messaggio del Vangelo in modo che sia
vissuto nel linguaggio delle tradizioni e pratiche locali”. Tuttavia, Benedetto
XVI ribadisce che “deve essere evitato ogni accenno di relativismo e
sincretismo”. Nel messaggio si afferma infine che “l’evangelizzazione e
l’inculturazione rappresentano un binomio inseparabile”. Questi, spiega il
Papa, sono gli elementi che devono essere tenuti presenti affinché il Vangelo
sia “veramente incarnato nella vita dei popoli di ogni razza, nazione, tribù e
lingua”.
**********
IL PAPA RICEVE I
VESCOVI DELLA BASILICATA IN VISITA AD LIMINA.
LA REALTA’ DELLA CHIESA LUCANA
RACCONTATA, AI NOSTRI MICROFONI,
DALL’ARCIVESCOVO DI POTENZA, MONS. AGOSTINO
SUPERBO
Benedetto XVI ha
ricevuto, stamani, un gruppo di vescovi italiani, della regione ecclesiastica
Basilicata, in visita ad Limina.
L’incontro di oggi segue l’udienza del Papa con i vescovi abruzzesi e molisani,
avvenuta la settimana scorsa. La Basilicata, regione dell’Italia meridionale,
ha una popolazione di 614 mila abitanti affidati alle cure pastorali di sei
vescovi, 333 sacerdoti secolari e 85 regolari. Le parrocchie, distribuite su un
territorio di quasi 10 mila kmq, sono 268. Per un approfondimento sulla chiesa
lucana, Paolo Ondarza ha intervistato mons. Agostino Superbo, arcivescovo di
Potenza e presidente della Conferenza episcopale della Basilicata:
**********
R. – La prima caratteristica, che salta subito agli occhi,
è che la fede ha veramente una dimensione popolare. Lo si
nota sia dalla partecipazione alla Messa e alla richiesta dei Sacramenti, sia
dal fatto che ancora sono una grandissima maggioranza i matrimoni religiosi.
Naturalmente, è una Chiesa che deve fare i conti anche con la secolarizzazione.
La problematicità del territorio è data innanzitutto da una forte immigrazione
giovanile, per cui si ha l’impressione, soprattutto
nell’interno, di uno spopolamento progressivo, che crea un senso di scoraggiamento.
L’altro aspetto che pesa molto è la mancanza di lavoro. Abbiamo un laicato
cattolico veramente attivo e ritengo che questo sia un fatto molto positivo.
D. – La Basilicata è una delle regioni a più bassa densità
demografica e tra le regioni con più alto indice di vecchiaia…
R. – La Chiesa tiene vivo un dialogo con le autorità
responsabili, perchè ritiene che lo spopolamento della Basilicata,
l’invecchiamento, sia una sorta di perdita grave per l’Italia. Purtroppo, non
possiamo essere soddisfatti dei risultati. Una realtà positiva che ci conforta
è la presenza dei sacerdoti in Basilicata. Noi abbiamo un rapporto, che
riteniamo buono, di 1 a 2000. Il prete, però, molte volte non può fare molto,
perché sono dimensioni che non si possono risolvere con la carità, devono avere
una carità politica.
D. – Una riflessione sul tema attuale dell’immigrazione…
R. – Ci sono alcune zone, a nord-est e a sud della
Basilicata, che vedono l’immigrazione stagionale, in relazione all’agricoltura.
Poi le città, soprattutto, vedono la presenza di badanti, che vengono
soprattutto dall’Europa dell’est. Alcune situazioni più tragiche di povertà vengono affrontate dalle Caritas di Melfi e di Matera.
D. – Chi sono i poveri della Basilicata?
R. – I poveri sono membri di famiglie in cui non c’è
lavoro costante. Giovani disoccupati, che vivono grazie alla pensione dei
nonni. Poi ci sono le nuove povertà, quelle di alcuni giovani che non riescono
a vivere con gioia. Non mancano episodi gravi di distacco dalla vita.
D. – Cosa rappresenta la visita ad
Limina e l’incontro con il Papa…
R. – Per noi è un grande evento. Il Santo Padre certamente
ci incoraggerà nel nostro lavoro, un lavoro per una Chiesa più viva, che faccia
risplendere sempre di più il Volto del Signore. In questa maniera la Basilicata
ritroverà il suo autentico volto, il volto di una regione credente.
**********
RINUNCIA E NOMINA
Il
Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Berhampur (India), presentata da mons. Joseph
Das, in conformità al canone 401 §
1 del Codice di Diritto Canonico.
Al suo posto il Santo padre ha nominato il reverendo Sarat
Chandra Nayak, Cancelliere
dell’Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneshwar.
La Diocesi di Berhampur, suffraganea
dell'Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneshwar, è stata
eretta nel 1974. Ha una superficie di 51.289 kmq e una popolazione di 7.761.600
abitanti, di cui 103.800 sono cattolici. Si contano 48 parrocchie, 119
sacerdoti (63 diocesani, 56 religiosi), 19 fratelli religiosi, 47 seminaristi
maggiori, 188 religiose.
VIGILIA
DEL VIAGGIO APOSTOLICO DI BENEDETTO XVI IN TURCHIA.
IL
PREMIER TURCO ERDOGAN ACCOGLIERA’ ALL’AEROPORTO DI ANKARA IL PAPA,
ATTESO
CON GRANDE EMOZIONE DALLA COMUNITA’ CATTOLICA LOCALE
-
Intervista con l’arcivescovo Antonio Lucibello -
Per Benedetto XVI, quella di oggi, è anche la giornata di
vigilia dell’atteso viaggio apostolico in Turchia: viaggio al quale ieri il
Papa stesso ha detto di guardare con “viva emozione”. Al suo arrivo domani
all’aeroporto Ensemboğa di Ankara, previsto per le 13.00 ora locale, Benedetto XVI
troverà ad attenderlo il premier turco, Tayyip Erdogan. L’incontro è stato confermato stamani dal
direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Subito dopo, il
Pontefice sosterà in visita nel Mausoleo del Padre della Repubblica turca, Kemal Atatürk, per poi recarsi
nel palazzo presidenziale di Ankara per la cerimonia di benvenuto col capo di
Stato, Ahmet Necdet Sezer. Sul clima di attesa che si respira nel Paese islamico,
il servizio di uno dei nostri inviati, Pietro Cocco:
**********
Una Turchia sempre più attenta attende ormai l’arrivo di
Benedetto XVI. Ieri sera, i telegiornali locali hanno riferito delle parole
cordiali del Papa all’Angelus, in cui il Pontefice ha fatto riferimento alla
sua imminente visita, rivolgendo al popolo turco ed ai suoi rappresentanti
“sentimenti di stima e di sincera amicizia”. La televisione di Stato ha fatto
un ampio uso delle immagini da Piazza San Pietro mentre
il Papa parlava dal balcone. Immagini non usuali, qui, a cui
sono seguite quelle sulla manifestazione indetta dal piccolo Partito estremista
islamico “Saadet” contro la visita. Manifestazione
rivelatasi un flop,
rispetto ai proclami della vigilia ed allo slogan un po’ roboante: “Papa non ti
vogliamo”. In realtà, la tradizionale accoglienza turca, condivisa da larga
parte della popolazione, è ormai pronta per vedere quali siano
le reali intenzioni di questo viaggio. E proprio per questo sembra di poter
dire che la spinta proveniente da gruppi ultranazionalisti e integralisti abbia
perso forza. Anche grazie alla volontà umile ma decisa di Benedetto XVI di
venire, di voler dialogare con tutti. Una disponibilità che è stata compresa
anche dal primo ministro Erdogan che - ormai è
ufficiale - incontrerà il Papa al suo arrivo all’aeroporto di Ankara, domani
alle ore tredici, ora della Turchia, prima di partire per il vertice NATO di Riga.
Certo, al cuore di questo viaggio, c’è l’invito del
Patriarca ecumenico Bartolomeo I a celebrare insieme la festa di Sant’Andrea,
il 30 novembre, e testimoniare insieme al mondo che il dialogo della carità tra
le due Chiese ha come propria finalità la riconciliazione e il ristabilimento
della piena comunione tra le Chiese sorelle, come ci ha sottolineato oggi
l’arcivescovo Demetrios di America, portavoce del
Patriarcato Ecumenico per questa visita. E anche nella sfera pubblica non si
nutrono secondi fini, ma solo il desiderio di poter servire insieme, sempre meglio,
le rispettive società segnate da profondi, e non sempre pacifici, mutamenti
sociali e culturali.
Ma in questo senso, sarà importante anche il ritrovarsi
insieme, ad Istanbul, del Papa con le piccole comunità cattoliche dei diversi
riti: latino, armeno, siriano, caldeo. L’auspicio è
che possa essere riconosciuto il loro ruolo nella costruzione e nella crescita
della Turchia del domani.
Venendo al programma di domani, ad Ankara, dopo l’incontro
con il primo ministro Erdogan, Benedetto XVI si
recherà al Mausoleo di Atatürk, fondatore e primo
presidente della Repubblica turca. Lì il Papa apporrà la firma nel libro d’oro
dei visitatori, accompagnandola con una frase che sarà così il suo primo saluto
al Paese. Seguirà la visita nel palazzo presidenziale al presidente attuale
della Turchia, Ahmet Necdet
Sezer, e l’incontro con uno dei
vice-primo ministro. E subito dopo, ci sarà l’incontro con il presidente
per gli Affari religiosi, Ali Bardakoglu, insieme ai
Gran Mufti di Ankara e di Istanbul, nella sede del “Diyanet”, organismo che gestisce e coordina l’attività di
tutte le moschee della Turchia. Nel segno di quell’attenzione
e stima per i credenti dell’Islam, che porterà giovedì pomeriggio il Papa a
visitare la storica Moschea Blu di Istanbul, dopo la visita a Santa Sofia,
antica basilica bizantina, poi trasformata in moschea ed oggi Museo, dedicata
alla Divina Sapienza.
Da Istanbul, Pietro Cocco, Radio Vaticana.
**********
Ma quali sono le principali sfide di questo viaggio, il
primo di Benedetto XVI in uno Stato a maggioranza musulmana? Sergio Centofanti lo ha chiesto al nunzio apostolico in Turchia,
l’arcivescovo Antonio Lucibello:
**********
R. – Le attese sono concentrate su due fronti, secondo
quelle che sono le due grandi sfide che si ritrova
D. – Qual è la situazione della piccola comunità cristiana
in Turchia?
R. – E’ una comunità in diaspora che continua a mantenere viva la speranza cristiana e il messaggio del Vangelo. Agli
inizi dell’era cristiana i primi discepoli, che venivano dalla Palestina, si
erano insediati in questa terra. Allora, come oggi, non siamo una Chiesa dalle
proporzioni, dalle statistiche ampie, ma non è questione di numeri, quanto di
impegno, per mantenere viva la testimonianza cristiana in questa terra.
D. – Quali sono le principali difficoltà che i cristiani
incontrano in questa terra?
R. – Le difficoltà sono tipiche di una minoranza, che poi
non è semplicemente prerogativa della piccola Chiesa cattolica, ma anche di
altre minoranze che sono presenti qui nel Paese. Ci si augura che con il tempo
queste difficoltà possano essere sormontate.
D. – Come sono i rapporti tra cristiani e musulmani?
R. – Localmente c’è un grande sforzo e un grande impegno
per mantenere e accrescere, sviluppare, questi rapporti. Quindi, in linea
generale, potremmo dire bene. Poi, ci sono sempre delle piccole frange che sono
chiuse a questo dialogo.
D. – Questo viaggio servirà a rilanciare il dialogo con
l’islam?
R. – Io penso di sì, perché è uno dei grandi impegni che
ha assunto il Concilio Vaticano II, soprattutto sulla base di quella
indicazione di Paolo VI, quando nella sua prima Enciclica parlò della Chiesa
che si fa dialogo. Quindi, noi crediamo profondamente in questa visione del
dialogo e non
saranno i piccoli incidenti di percorso che possono mortificare o limitare
questo impegno.
D. – Quale parola del Papa attendono in particolare i
cattolici in Turchia?
R. – Giustificare la speranza che c’è in noi. Rendere
visibile questa speranza che alimenta la vocazione cristiana e l’essere
cristiano.
**********
Ieri all’Angelus,
Benedetto XVI aveva invitato la Chiesa ad accompagnare con preghiere il suo
viaggio apostolico in Turchia. In risposta alla sua
richiesta, questa sera - riferisce l’agenzia AsiaNews - in tutte le comunità
cattoliche turche vi saranno veglie di preghiera che, ad Antiochia,
saranno condivise da cattolici e ortodossi. Un segno evidente di quel carattere
ecumenico che riveste la visita papale nel Paese musulmano, ricco – ha
ricordato ieri Benedetto XVI - “di storia e di cultura”. Su questo retaggio vecchio di
secoli, ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti:
In questa terra è nato Diogene, il filosofo che in pieno
giorno girava con una lampada accesa: cercava un uomo vero. Prima di lui Abramo
da qui è partito per cercare il Dio vero. E qui San Paolo ha iniziato ad
annunciare il vero Dio e vero Uomo. Nella lettera agli Efesini
scrive che Cristo è il principio di ogni cosa,
l’unico che ha abbattuto “il muro di separazione” facendo “dei due un popolo
solo”. Gesù ricapitola la diversità nell’unità senza confusione, permettendo di
vivere “la verità nella carità”. E San Giovanni, che vive ad Efeso con
Maria, spiega che è Cristo il Logos,
**********
Avvertiamo i nostri ascoltatori che domani, in occasione
dell’inizio della visita di Benedetto XVI in Turchia, il Radiogiornale delle 14
andrà in onda sulla modulazione di frequenza di 93.3 kHz – con esclusione dei 105 kHz
- e sulle onde corte di 7.250, 9.645, 11.740, 15.595 e 21.850 MHz.
I
MARTIRI DEI PRIMI SECOLI HANNO RESO GLORIA CON LA LORO ESISTENZA
ALLA DIVINA REGALITA’
DI CRISTO: LO SOTTOLINEA IL PAPA NEL MESSAGGIO ALL’ARCIPRETE DELLA BASILICA DI
SAN PAOLO FUORI LE MURA, IL CARDINALE ANDREA CORDERO LANZA DI MONTEZEMOLO, IN
OCCASIONE DELLA CELEBRAZIONE
DELLA SOLENNITÀ DI
CRISTO RE
- A cura di Alessandro
Gisotti -
I nostri “antenati nella fede hanno reso gloria con la
loro esistenza e specialmente con il martirio alla divina regalità di Cristo”:
è la riflessione di Benedetto XVI contenuta in una lettera inviata
all’arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, alla Vigilia della celebrazione della
Solennità di Cristo Re, avvenuta sabato scorso in Basilica. “Ripercorrendo con
il pensiero gli elementi delle antiche basiliche romane, che hanno trovato
nuova espressione in quelle cristiane”, scrive il Papa, “non possiamo non far
memoria con devota ammirazione dei martiri dei primi secoli del Cristianesimo”.
Questi martiri, sottolinea, hanno celebrato Cristo “che si
è dichiarato Re, ma non di questo mondo”. La sua logica, si legge nel messaggio
pontificio, “non si ispira, infatti, ai criteri di efficienza e di potenza
umana, il suo dominio non s’impone con la forza”. Al contrario, afferma
Benedetto XVI, Cristo “vince il male con il bene, l’odio e la violenza con il
perdono e l’amore. Il trono di questo Re, che noi oggi adoriamo, è la Croce ed
il suo trionfo è la vittoria dell’Amore, di un amore onnipotente che effonde
dalla Croce i suoi doni sull’umanità di tutti i tempi e di tutti i luoghi”.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Con sentimenti di stima e di sincera
amicizia Benedetto XVI si appresta ad incontrare il caro popolo turco:
all'Angelus della solennità di Cristo Re dell'Universo il Papa chiede ai fedeli
di accompagnarlo con la preghiera perché il pellegrinaggio "possa portare
tutti i frutti che Dio desidera".
Servizio estero - In evidenza l'Iraq, dove
persistono i sanguinosi atti di violenza.
Servizio culturale - Un articolo di Andrea Riccardi dal titolo "Una grande biografia che
interpella l'odierna cultura politica": l'opera di Piero Craveri "De Gasperi"
è scritta con sapiente architettura da storico ed arricchita da nuove fonti
archivistiche.
Servizio italiano - In primo piano il tema degli
incidenti sul lavoro.
=======ooo=======
27 novembre 2006
ULTERIORI ELEMENTI DI CRISI NEI
RAPPORTI TRA FRANCIA E RWANDA:
ALLA RADICE C’È LA QUESTIONE DEL GENOCIDIO DEL 1994 NEL PAESE AFRICANO
- Intervista con Daniele Scaglione -
Un nuovo passo
avanti nella crisi che oppone il Rwanda e
***********
R. – Questa volta
si è trattato dell’accusa, formalizzata con la richiesta di comparire davanti
ad un tribunale francese, da parte del giudice francese, Jean-Louis Bruguiere, accusando l’attuale presidente del Rwanda, Paul
Kagame, di essere il mandante, l’esecutore dell’attentato,
che il 6 aprile 1994 causò la morte dell’allora presidente rwandese,
Habyarimana, e di
conseguenza questa fu la scintilla che scatenò il genocidio, che avrebbe causato
la morte di almeno 800 mila persone nei tre mesi seguenti.
D. – I dissapori tra
Francia e Rwanda si possono ricondurre al periodo del genocidio. Tra l’altro,
il Rwanda sta rivolgendo accuse durissime alla Francia
per come si comportò in quel periodo …
R. – Il governo rwandese ha sempre accusato la Francia
di alcune cose che sono state provate, e cioè l’appoggio politico e militare
che l’allora governo rwandese, guidato dall’hutu Habyarimana, ricevette da Parigi, e anche del sostegno politico, nonché in termini
di fornitura di armi, a coloro che poi organizzarono le milizie per il genocidio.
C’è, però, un’accusa che va ancora oltre, che sta rilanciando molto fortemente
in questo periodo il governo rwandese, vale a dire
l’accusa ai soldati francesi di essere stati presenti durante il genocidio, di
aver fiancheggiato proprio coloro che stavano compiendo i massacri.
D. – Come mai la competenza del
tribunale di Parigi, per quanto riguarda l’assas-sinio di un capo di Stato
estero, avvenuto in Rwanda?
R. – La spiegazione è molto
semplice, perché questo aereo su cui viaggiava il presidente Habyarimana era un
dono del presidente Mitterrand, che aveva “donato”
anche l’equipaggio. Quindi, fra le persone uccise nell’attentato c’erano dei
cittadini francesi e su questa base il giudice ha istituito l’inchiesta.
D. – Una considerazione su quelle che potrebbero essere le
conseguenze internazionali di questo atto…
R. – Credo che da un punto di vista di equilibri politici,
nella regione non cambierà molto, perché queste scaramucce è da parecchio tempo
che accadono. Bisogna capire, a livello di rapporti fra i popoli, che cosa
cambierà. Non penso moltissimo, francamente.
**********
NELL’AULA
PAOLO VI LA PROIEZIONE, IERI, IN ANTEPRIMA MONDIALE
DEL
FILM NATIVITY DI CATHERINE HARDWICKE
Un caloroso applauso ha accolto in Aula Paolo VI la
proiezione in anteprima mondiale del film Nativity di Catherine
Hardwicke. Organizzata dal Pontificio Consiglio della
Cultura, dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, dal Pontificio
Consiglio “Cor Unum”, dalla Filmoteca Vaticana, dal
Vicariato della Città del Vaticano con la collaborazione della Fondazione Pro
Musica e Arte Sacra, l’anteprima è stata anche l’occasione di una raccolta di
fondi per la costruzione di una scuola in Galilea. Il servizio di Rosario Tronnolone:
**********
“Un momento privilegiato di riflessione in preparazione al
Natale”. Così mons. John Foley, presidente del
Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ha definito l’anteprima del
film Nativity
di Catherine Hardwicke, che
si è tenuta in Aula Paolo VI nel pomeriggio di domenica 26 novembre, Solennità
di Cristo Re. Presenti, tra gli altri, il cardinale segretario
di Stato Tarcisio Bertone; il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura;
mons. Melchor Sanchez e
mons. Angelo Comastri. Nel suo discorso d’apertura mons. Foley ha così illustrato il senso del film:
“Nativity
è un film che
riflette il contenuto essenziale della fede cristiana sul Mistero
dell’Incarnazione di Cristo e si pone nella grande tradizione iconografica
degli artisti di tutti i tempi che hanno ritratto la maternità di Maria. Ancora
una volta il cinema, potente strumento di comunicazione, saprà farsi portatore
di un messaggio universale, destinato a tutti gli uomini di buona volontà,
contribuendo con il potere delle immagini alla nuova evangelizzazione e ad un
più fruttuoso dialogo tra fede e cultura, per costruire un mondo di pace e di
cooperazione tra i popoli”.
Prima della proiezione, cui hanno assistito anche la
regista Catherine Hardwicke,
lo sceneggiatore Mike Rich
e due degli interpreti, Gigi Proietti ha letto i brani relativi alla Natività
tratti dai Vangeli di Luca e di Matteo.
“Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al
cielo, i pastori dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo
avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Andarono dunque senza
indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella
mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto
loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.
Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.
L’anteprima cinematografica è stata anche l’occasione per
un gesto di carità. Durante la serata sono stati infatti
raccolti i fondi per la costruzione di una scuola nel villaggio di Mughar in Galilea, dove convivono cristiani, drusi e
musulmani. Al “Povero di Betlemme” era dedicata anche la preghiera scritta per
questa speciale occasione da mons. Angelo Comastri, letta ancora da Gigi
Proietti.
“Signore, nato a Betlemme,
la città della nostra povertà e
della nostra piccolezza,
noi ci accostiamo a Maria per
guardarti
con il suo sguardo e amarti con il
suo amore
ed essere finalmente felici con Te,
povero di Betlemme, unico capace di
farci sorridere ancora!
Amen”.
**********
=======ooo=======
27 novembre 2006
PROSEGUE IN MESSICO LA PROTESTA DEGLI INSEGNANTI.
NEGLI SCONTRI FRA
MANIFESTANTI E POLIZIA SONO MORTE SEI PERSONE.
I VESCOVI: BASTA CON LA VIOLENZA
- A cura di Tiziana Campisi
-
**********
OAXACA.
= Sei morti, un centinaio di feriti e 160 arresti: è il bilancio dei disordini
fra manifestanti e forze di polizia, avvenuti tra sabato e domenica nella città
di Oaxaca, capitale dell’omonimo Stato messicano. Si
tratta del bilancio più preoccupante da quando - oltre
sette mesi fa - sono scoppiate tensioni fra l’Assemblea popolare dei popoli di Oaxaca (Appo) e il governatore
dello Stato Ulises Ruiz. Di
fronte a questa escalation di scontri già nei giorni scorsi i vescovi avevano
lanciato un appello ai cittadini a collaborare per ristabilire l’ordine. “Chiudiamo le porte alla
tentazione della vendetta. Nessuno potrà aiutare veramente a ricostruire la
società con il cuore inquinato dall’egoismo o dall’odio”: con queste parole la
conferenza episcopale messicana ha invitato tutti i cittadini a mettere al
bando la violenza. Sta costruendo “un muro che ostacola il cammino verso una
società più giusta e solidale”, hanno detto i presuli. “Oaxaca
non ha bisogno di polarizzazioni né di confronti; non ha bisogno di questo tipo
di risposte per costruire il suo futuro, bensì della partecipazione ragionata
di tutti affinché ognuno apporti il meglio che ha”. Addolorati per tutte le
vittime del conflitto, i vescovi hanno ribadito che la vita umana è sacra e che
vale più di qualunque vantaggio economico, di qualunque carica politica o
leadership sociale. Nel contesto della lunga protesta che gli insegnanti stanno
sostenendo da diversi mesi, l’episcopato auspica la riapertura delle scuole
perché i docenti possano portare avanti la loro missione. “Gli insegnanti, che
devono adempiere dei doveri verso i bambini, i genitori e la società -
ricordano i vescovi – devono rispondere ad una duplice sfida: completare l’anno
scolastico e recuperare il proprio prestigio e l’autorità morale”. Lottare dalle
aule per una società migliore, affermano i presuli, è per i docenti
un’opportunità privilegiata per mostrare con i fatti la volontà di operare per
un’educazione di qualità. Da mesi gli insegnanti stanno scioperando per ottenere un migliore trattamento economico.
La risposta delle istituzioni, statali e federali, è stata molto dura e poco
conciliante. Secondo gli osservatori, il conflitto sindacale, soprattutto dopo
il 2 luglio, con l’elezione contestata di Felipe Calderón, del Partito di Azione Nazionale, a presidente
della Repubblica, si è trasformato in un laboratorio politico che mette in
discussione le istituzioni stesse. Ciò anche per il fatto che centinaia di
organizzazioni politiche e sindacali oggi si ritrovano
sotto le bandiere dell’Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca.
Contro il movimento dei maestri, la polizia federale, inviata dal presidente
uscente Vicente Fox, alla
fine di ottobre ha reagito duramente. Intanto il governatore Ulises Ruiz ha rifiutato un appello
del parlamento - votato da una maggioranza trasversale - che gli chiedeva di
dimettersi. Ieri, nel corso di una conferenza stampa, Ruiz
ha accusato l’Appo delle violenze che si sono
verificate e ha respinto ancora una volta le accuse di corruzione rivoltegli.
**********
CONDANNATI A 10 ANNI DI RECLUSIONE I DUE CATTOLICI
PAKISTANI ARRESTATI
AD OTTOBRE PER PRESUNTE OFFESE AL CORANO. PER LA
DIFESA LA DECISIONE
DEL TRIBUNALE SAREBBE FRUTTO DI PRESSIONI DA PARTE
DI ESTREMISTI
FAISALABAD. = James Masih, 70 anni e Buta Masih, 65, residenti a Munir Park, Faisalabad,
in Pakistan, i due cattolici arrestati dalla polizia il mese scorso per
presunte offese al Corano, sono stati condannati a 10 anni di detenzione. A
stabilire la pena, scrive l’agenzia AsiaNews, è stato sabato scorso il giudice Muhammad Islam, della Corte anti-terrorismo di Faisalabad, che li ha giudicati colpevoli di aver bruciato
pagine del Corano applicando la sezione 295 B del Codice penale pakistano, nota
come legge sulla blasfemia. Il tribunale ha anche comminato ad ognuno il
pagamento di una multa di 25 mila rupie; se non riusciranno a pagare la somma
stabilita i due rimarranno in carcere un anno in più. Khalil
Tahir, avvocato difensore, si dice “interdetto” dalla
sentenza del giudice, poiché “non ci sono prove evidenti contro i due che
sembrano vittime di una resa dei conti privata”. “Crediamo – denuncia il legale
ad AsiaNews – che il verdetto sia il risultato di pressioni degli estremisti,
per questo la Corte ha impiegato 4 giorni per prendere una decisione”.
L’avvocato nota inoltre che la legge sulla blasfemia prevede l’ergastolo e la
condanna a 10 anni e la decisione presa sarebbe un chiaro segno che il giudice
ritiene i due innocenti, ma che ha dovuto emettere un verdetto di colpevolezza
per accontentare gli estremisti islamici”. La difesa ha ora intenzione di fare
appello all’Alta Corte di Lahore entro questa
settimana. (T.C.)
I
VESCOVI DELL’ASIA SI IMPEGNANO AD UTILIZZARE I MEDIA
PER FAR CRESCERE
LA
COMUNICAZIONE NELLA CHIESA E PER FAR CONOSCERE MEGLIO
IL
MESSAGGIO EVANGELICO
TATAY. = L’Associazione delle conferenze episcopali d’Asia
(Fabc) ha discusso nei giorni scorsi a Tatay, nelle Filippine, dell’impegno e del ruolo dei
vescovi nella comunicazione. Jenifer Arul, editrice televisiva a New
Delhi, ha detto che i presuli hanno bisogno di essere preparati alla
comunicazione. “Le rare occasioni in cui i vescovi appaiono in televisione - ha
sottolineato – sono come perse, perché non appaiono formati a trasmettere
televisivamente il loro messaggio”. Una osservazione
generale emersa nel dibattito è che l’episcopato ha bisogno di propri portavoce
e consiglieri per la comunicazione. Il presidente dell’Associazione della
stampa cattolica indiana (Icpa), Michael
Gonsalves, e caporedattore del giornale “South Asia Religious News”, ha
osservato che le tecnologie oggi hanno aumentato l’urgenza delle notizie.
L’arcivescovo di Cotabato, mons. Orlando Quevedo, segretario della Fabc,
di fronte alle problematiche emerse è apparso rassicurante nei confronti dei
rappresentanti dei media: come dire, i vescovi si
impegneranno ad essere buoni comunicatori. I presuli, inoltre, hanno voluto
indicare alcune condizioni ineliminabili per una buona comunicazione. Mons. John Tong Hon ha, ad esempio, posto come condizioni la democrazia e
la libertà religiosa ed è stata largamente condivisa l’osservazione di mons. Quevedo, che ha ribadito la necessità di “comunicare la
verità”, la quale richiede, ha detto – onestà – esattezza ed obiettività.
(T.C.)
INIZIA
A MADRID UNA CAMPAGNA PROMOSSA DAL CONSIGLIO D’EUROPA
SOTTO IL TITOLO: “STOP ALLA VIOLENZA DOMESTICA
SULLE DONNE”
- A
cura di Ignacio Arregui -
**********
MADRID. “La violenza domestica deve essere condannata, le
vittime protette e gli aggressori puniti in tutta Europa”. Questo appello del
Consiglio d’Europa è al centro di una campagna che inizia oggi a Madrid con una
Conferenza internazionale alla quale partecipano i rappresentanti dei 46 Paesi
del Consiglio d’Europa. La Conferenza si sviluppa fondamentalmente intorno a
tre temi: sostegno e protezione delle vittime, politiche e misure giuridiche
per combattere la violenza e approcci nei confronti della violenza. Secondo il
Consiglio d’Europa i dati raccolti mostrano la presenza di questa forma di
violenza in tutti i Paesi europei. Si può affermare che la maggior parte delle
violenze nei confronti delle donne avviene per opera di persone che
appartengono all’ambiente familiare e che dal 12 al 15 per cento delle donne ha
subito abusi familiari dopo i sedici anni. La Conferenza è presieduta dal
segretario generale del Consiglio d’Europa, Terry Davis, e dal primo ministro spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero. Oltre a rappresentanti dei governi
e di organismi umanitari, è prevista la partecipazione di circa 300 esperti.
Per questa prima conferenza è stata scelta la Spagna per le opinioni favorevoli
che ha raccolto in tutta l’Europa una legge speciale, approvata all’unanimità
dal parlamento spagnolo il 28 dicembre del 2004, in difesa dei diritti della
donna. Tuttavia, i risultati non sono molto incoraggianti tenuto conto che
quest’anno, fino ad oggi, le donne uccise in Spagna sono state 62 e che sono
oltre 100 mila quelle che nello stesso periodo hanno presentato denuncia per maltrattamenti.
**********
COREA
DEL SUD: ACCERTATA LA PRESENZA DEL VIRUS DELL’INFLUENZA AVIARIA
IN UN
ALLEVAMENTO AD IKSAN. SOPPRESSI CIRCA CENTOMILA VOLATILI
SEOUL. = Il ministero sudcoreano
dell’Agricoltura ha comunicato oggi la soppressione ad Iksan
di circa 100 mila polli ed anatre dopo l’individuazione del virus H5N1
dell’influenza aviaria in un allevamento. Entro il prossimo 30 novembre, scrive
l’agenzia AsiaNews, Seoul prevede di uccidere un
totale di 236 mila volatili e un numero non precisato di altri animali come
maiali, cani e gatti nel raggio di 500 metri dalla fattoria colpita dal virus.
Nel piano è compresa anche la distruzione di circa 6 milioni di uova. Si tratta
della prima comparsa della malattia nel Paese dopo tre anni, gli ultimi casi di
influenza dei polli in Corea del sud risalgono infatti
al 2003, quando sono stati soppressi 5,3 milioni di volatili. Ora sono ai
massimi livelli le misure di quarantena per contenere una possibile epidemia mentre il Giappone ha sospeso le importazioni di
pollame dalla Corea del sud. Da quando in Asia si è manifestato per la prima
volta tre anni fa, l’H5N1 ha ucciso 153 persone in tutto il mondo. (T.C.)
=======ooo=======
27 novembre 2006
- A cura di Roberta Gisotti -
In Medio Oriente si spera nella tenuta della tregua tra
l’Autorità nazionale palestinese ed Israele, in vigore dalle sei di ieri
mattina, nonostante le iniziali violazioni da parte palestinese e dopo la morte
questa mattina di due palestinesi in Cisgiordania. Israele propone uno scambio
di prigionieri a patto che vengano rispettate le
condizioni poste dal Quartetto formato da Stati Uniti, Unione Europea, Russia e
Nazioni Unite. Servizio di Ada Serra:
**********
Nuove
possibilità di intesa tra Israele e Autorità nazionale palestinese, dopo le
dichiarazioni del premier israeliano Ehud Olmert sulla disponibilità a effettuare uno scambio di
prigionieri e a incontrare il presidente palestinese Abu
Mazen, per discutere sulle prospettive di uno
sgombero degli insediamenti in Cisgiordania. Israele pone però come condizione
che il governo palestinese accetti le condizioni poste dalla comunità
internazionale: rinunciare alla violenza, riconoscere l’esistenza di Israele e
accettare gli accordi siglati in passato con lo Stato ebraico. Le dichiarazioni
di Olmert arrivano dopo che il cessate-il-fuoco,
in vigore da ieri, sembrava essere stato messo a rischio dalla morte di due
palestinesi, avvenuta questa mattina nel corso di un raid israeliano nel nord
della Cisgiordania. I miliziani palestinesi accusano Israele di aver infranto
la tregua. Tregua che però, già ieri, Olmert aveva
chiarito essere estesa alla sola zona di Gaza e non anche alla Cisgiordania.
Intanto, fonti di stampa parlano di un possibile incontro, mercoledì prossimo,
tra Abu Mazen e il
presidente americano George Bush, ad Aqaba, in Giordania.
**********
È stato revocato stamane il coprifuoco imposto tre giorni fa a Baghdad, dopo
la strage di sciiti a Sadr City e la controffensiva
sunnita e già si registrano 16 morti, 9 poliziotti e 7 civili, oltre a 35
feriti. Intanto è ripreso il processo a Saddam Hussein e altri sei gerarchi del
passato regime accusati per il genocidio dei curdi
che, alla fine degli anni '80, aveva provocato più di
180 mila morti nel Kurdistan iracheno. E c’è attesa nel Paese per la missione del
presidente Talabani, che in giornata arriverà a Teheran per colloqui con il capo di Stato iraniano
Ahmadinejad nel tentativo di stringere alleanze strategiche. Durante la visita,
prevista sabato e poi rinviata per la chiusura dell’aeroporto di Baghdad,
Talabani incontrerà anche l’Ayatollah Ali Khamenei.
Restiamo a Teheran, dove oggi
all'aeroporto si è verificato un incidente aereo. Tra le vittime 30 Guardiani
della rivoluzione e 6 membri dell’equipaggio. Il velivolo, diretto a Shiraz
nel sud del Paese, si è schiantato alle 7.10 ora locale subito dopo il decollo.
I Guardiani della Rivoluzione hanno annunciato l'apertura di un'inchiesta. E,
sempre in Iran si è concluso con la resa del sequestratore l’assalto questa
mattina nella scuola superiore 'Falaq' di Teheran. L’uomo reduce della guerra Iran-Iraq,
tra il 1980 e il 1988, rivendicava un sostegno da parte del Governo.
Nuove vittime fra militari e civili in Afghanistan:
soldati dell'Isaf,
La Commissione elettorale del Bangladesh
ha annunciato che le elezioni parlamentari si terranno il 21 gennaio prossimo.
Da diverse settimane nel Paese asiatico si sono susseguiti disordini e violenze
e scioperi generali dei trasporti indetti dai partiti di opposizione, che alla
fine sono riusciti a far destituire il capo della Commissione elettorale, accusato
di parzialità.
La giunta
militare al potere in Myanmar (ex Birmania) ha ordinato alla Croce Rossa di
chiudere i suoi cinque uffici nelle zone di frontiera toccate da conflitti
etnici, dopo avere già impedito all’organizzazione umanitaria di riprendere le
visite ai prigionieri politici. Secondo l’Onu, in
Birmania si trovano oltre 1.100 prigionieri politici, tra cui il premio Nobel
per la pace e leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, costretta agli arresti
domiciliari.
Il candidato di sinistra, Rafael Correa, è ampiamente in
testa nel ballottaggio presidenziale in Ecuador, davanti all'imprenditore di
destra, Alvaro Noboa. Il sito web del Tribunale
elettorale, col 38% dei voti scrutinati, attribuisce a Correa addirittura il
66% dei voti, mentre gli exit-poll assegnano
all’economista tra il 56 e il 58 per cento delle preferenze. Il servizio di Louis Badilla:
**********
Rafael Correa, con un breve curriculum dal punto di vista
politico, ma con un carisma indubbio, è la vera sorpresa di questo ballottaggio
presidenziale. All'avvio della campagna elettorale veniva
segnalato nelle retrovie fra i 13 candidati in lizza, ma con il passare del
tempo la sua posizione è cresciuta, fino a cogliere l'obiettivo di potersi
misurare con Alvaro Noboa. Messosi in evidenza nei
moti di Quito del 2005, che terminarono con la destituzione
dell'allora presidente Lucio Gutierrez, Correa è
stato per 106 giorni ministro dell'Economia di Alfredo Palacio,
da cui si distanziò per profonde divergenze sulla
gestione del Paese. Poi fondò il movimento Alleanza Paese, con cui si è
presentato alle elezioni in alleanza con il Partito socialista Fronte Ampio, e
con cui ha fustigato i partiti politici tradizionali
ed ‘i parlamentari corrotti’. Alle accuse di Noboa che lo bolla come «comunista», Correa ha sempre
risposto di essere di sinistra, ma «di non essere marxista,
ma cristiano». Per quanto riguarda poi i suoi legami con il presidente
venezuelano Hugo Chavez,
che gli rinfaccia il suo avversario, Correa non li nega: “quando
l'ho conosciuto è nata una simpatia reciproca naturale”, ha detto. Ma assicura
di operare in totale indipendenza. Nella sua proposta di ‘rivoluzione civica’ include
anche l'ipotesi di convocare un’Assemblea costituente per riscrivere
**********
E’ fallito il
tentativo di accordo in extremis tra Unione europea e Turchia sulla questione
di Cipro. Si è concluso con un nulla di fatto l'incontro stamane
a Tampere, in Finlandia, tra il ministro degli Esteri
finlandese, presidente di turno dell'Unione europea, Tuomioja, ed
il ministro degli Esteri turco, Gul. Lo ha riferito
la stessa Presidenza di turno dell'UE annotando che avvierà “immediatamente” un
confronto con la Commissione europea per valutare l’opportunità di sospendere
il negoziato di adesione con la Turchia.
Hanna Gronkiewicz
Waltz, ex presidente della Banca centrale e ex vice
presidente della Banca europea della ricostruzione e sviluppo (Bers), è il nuovo Sindaco di Varsavia. La candidata del
partito di centro Piattaforma civica ha vinto le elezioni con il 53,18 per cento,
confermando il dato del primo turno. Sconfitto l’ex premier Kazimierz
Marcinkiewicz, del partito di Governo Diritto e
Giustizia. Secondo il premier Kaczynski, la vittoria
di Waltz è dovuta anche al sostegno dell'ex presidente della
Repubblica Kwasniewski. Risultato analogo anche a
Cracovia, dove ha vinto un candidato indipendente, sostenuto dall’opposizione
del Po.
Proseguono gli accertamenti nell’ospedale San Raffaele di
Milano sullo stato di salute dell’ex premier Silvio Berlusconi, dopo il malore
accusato ieri a Montecatini nel corso di un intervento pubblico. Gli esiti
saranno noti solo nel pomeriggio. Sul fronte politico sorpresa e dibattito
hanno suscitato stamane in Italia le dimissioni da
senatore del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga,
formalmente per ragioni di età avanzata e di salute, così come si legge nel
testo della lettera inviata al presidente del Senato Marini.
Nella lunga lettera l’ex capo di Stato motiva però la sua decisione nel mancato
riconoscimento di autorevolezza da parte del Governo alla sua persona
nell’incarico istituzionale attribuitogli dalla Costituzione.
Resta alta la
tensione in Ciad, dove alcune armate ribelli, dopo aver attaccato importanti
centri abitati, si stanno muovendo in direzione della capitale, N'Djamena. Il governo, presieduto da Idriss
Debby, ha accusato il Sudan e per la prima volta
l'Arabia saudita di sostenere i rivoltosi. Il servizio di Giulio Albanese:
**********
La situazione nel Paese africano è comunque molto confusa,
con voci su operazioni militari che si rincorrono tra smentite e conferme. Un
portavoce del coordinamento militare, che riunisce alcune organizzazioni
ribelli, ha negato che sia in corso un’operazione per conquistare la capitale
del Ciad, anche se la sua dichiarazione, a detta degli osservatori, va presa
col beneficio di inventario. Potrebbe infatti
trattarsi di un tentativo per sviare le forze governative. Da notare che il
governo di N’Djamena avrebbe prove che confermerebbero
una presenza consistente, all’interno dei ribelli dell’unione delle forze per
la democrazia, di giovani tra i 13 e i 17 anni, reclutati nelle
Madras di Gedda,
Per
**********
======ooo=======