RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 320 - Testo
della trasmissione di giovedì 16
novembre 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Dichiarata
“venerabile” ‘Mamma Margherita’,
madre di San Giovanni Bosco: con noi don Teresio Bosco
OGGI IN PRIMO PIANO:
Si celebra oggi la Giornata internazionale della tolleranza.
Con noi, il prof. Carlo Augusto Viano
CHIESA E SOCIETA’:
Si è aperta in Messico l’Assemblea episcopale dei
vescovi del Paese
In Indonesia, riaperto il processo per le
uccisioni, nel 2005 a Poso, di tre giovani cristiane
In corso in Burkina Faso il primo Congresso missionario dell’Africa occidentale
Iraq: altri 9 morti oggi a
Baghdad in un probabile scontro tra sunniti e sciiti
16 novembre 2006
IN VATICANO
PRESIEDUTA DAL PAPA SULLA VICENDA DI MONS. MILINGO
Il Papa
ha presieduto stamane in Vaticano una riunione dei
Capi Dicastero della Curia Romana per esaminare la vicenda di mons. Emmanuel Milingo, arcivescovo emerito di Lusaka,
che è incorso nella scomunica latae sententiae, cioè automatica, per aver conferito, il 24
settembre scorso a Washington, l’ordinazione episcopale a quattro sacerdoti
senza mandato pontificio. Al centro dell’incontro – secondo quanto ha reso noto
In un
altro comunicato, pubblicato il 26 settembre scorso,
UDIENZE
Il Santo Padre riceverà questo
pomeriggio il cardinale Ivan Dias, prefetto della
Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
L’OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO
LE NAZIONI UNITE
DI GINEVRA, MONS.
SILVANO MARIA TOMASI, LANCIA UN ACCORATO APPELLO
PER LA FINE DEL CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE,
NEL SUO INTERVENTO AL CONSIGLIO PER I DIRITTI UMANI
“Il
conflitto israelo-palestinese si è avvitato in una
spirale di violenza” e sofferenze che “non porta da nessuna parte” e che perciò
va spezzata al più presto. E’ l’accorato appello dell’arcivescovo Silvano Maria
Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede
presso l’ONU di Ginevra, che ieri è intervenuto alla terza sessione speciale
del Consiglio per i Diritti umani. Il presule ha auspicato un maggiore impegno
della comunità internazionale per la soluzione della crisi in Medio Oriente, a
partire dagli Stati chiave della regione. Il servizio di Alessandro Gisotti:
**********
Per
risolvere la crisi israelo-palestinese, mons. Tomasi ha indicato due passi necessari. Innanzitutto, ha
affermato, “i due popoli coinvolti devono riconoscere reciprocamente la propria
umanità ed eguaglianza e di qui iniziare un mutuo processo di riconoscimento
sulla base della giustizia e del rispetto dei diritti umani fondamentali
internazionali e del diritto umanitario”. Secondo, la comunità internazionale
ha “la responsabilità morale di promuovere una mentalità di pace, collaborando
attraverso misure pratiche all’eliminazione delle profonde radici culturali,
sociali ed economiche della violenza”. Le parti in conflitto, è stato il suo
richiamo, devono essere aiutate a “perseguire una fruttuosa collaborazione”.
Una responsabilità, ha detto, che è dovuta in primo
luogo ai civili, donne e bambini, vittime della violenza e “ai giovani militari
le cui vite sono state spezzate con i loro sogni ancora incompiuti”.
“La
violenza – ha ribadito – non paga mai e genera nuove sofferenze”. Il rispetto
dei diritti umani, a partire dalla vita, ha rilevato, “non è una considerazione
astratta, ma un approccio che paga un ricco dividendo nelle sue conseguenze
politiche e rende possibile il godimento dei frutti della pace”. La Santa Sede,
ha spiegato il presule, ritiene il conflitto israelo-palestinese
la “maggiore fonte di instabilità nel Medio Oriente”. D’altro canto, questa
instabilità “aggrava la condizione della popolazione della Palestina e di
Israele e rende ancora più difficile il raggiungimento” dell’obiettivo della
pace. Per questo, è stata la sua esortazione, gli Stati della regione devono
impegnarsi a trovare una soluzione “onorevole al conflitto, rendendo così un
importante servizio a tutta l’umanità”. Così facendo, si dimostrerà “ancora una
volta che il rispetto dei diritti umani favorisce la pace e la pace sostiene” i
diritti umani.
Il
presule si è anche soffermato sulle sfide che il Consiglio per i Diritti umani
dell’ONU deve affrontare. “Le persistenti violazioni dei diritti umani in molte
aree del mondo” non “sono sempre state affrontate con onestà e coerenza” a
causa di “miopi interessi politici ed economici”. Mons.
Tomasi ha dunque sottolineato che un Consiglio che
“non contribuisce a cambiare la qualità della vita delle persone”, rischia “di
perdere la sua credibilità”. Per la Santa Sede, ha affermato, è allora
necessaria l’adozione di “un coraggioso metodo di vero dialogo che metta sul
tavolo i veri problemi, lavorando per una reale soluzione, a prescindere dai
punti di vista”.
Mons. Tomasi
ha concluso il suo discorso citando le parole di Benedetto XVI, pronunciate
all’Angelus di domenica 5 novembre: “Dio onnipotente e misericordioso illumini
le Autorità israeliane e palestinesi, come pure quelle delle Nazioni che hanno
una particolare responsabilità nella Regione, affinché si adoperino per far
cessare lo spargimento di sangue, moltiplicare le iniziative di soccorso
umanitario e favorire la ripresa immediata di un negoziato diretto, serio e
concreto”.
**********
LE PICCOLE COSE DI OGNI
GIORNO SONO LA VIA DELLA SANTITÀ:
QUESTO CI INSEGNA LA VENERABILE ‘MAMMA MARGHERITA’,
MADRE DI
SAN GIOVANNI BOSCO
- Intervista con don Teresio Bosco -
Salesiani
di tutto il mondo in festa per “Mamma Margherita”, la madre di San Giovanni
Bosco, dichiarata venerabile, 150 anni dopo la sua morte. Il Decreto, che ne
riconosce l’eroicità della vita e delle virtù e la fama di santità, è stato
letto ieri alla presenza del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e del cardinale José Saraiva Martins, prefetto dalla
Congregazione per le Cause dei Santi. Il felice evento è stato suggellato da un
momento di preghiera nella Cappella della Comunità salesiana in Vaticano. Il
servizio di Roberta Gisotti.
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Mamma
Margherita: “era una santa!” Tra i primi a dirlo, alla
sua morte, fu proprio il figlio Giovanni
Bosco, che negli ultimi 10 anni di vita l’aveva chiamata accanto a sé a Torino
per aiutarlo agli inizi della sua opera. E’ lei la vera coofondatrice
della Famiglia salesiana. Nata nel
R. –
Nessuno dà loro medaglie o batte loro le mani alla fine di quell’anno,
ma si ricomincia sempre da capo. Mamma Margherita fu una santa che non ebbe mai
estasi, che non ebbe visioni ma ebbe tante pentole da
pulire, tanti piatti da riempire, tanti ragazzi da accudire, ragazzini poveri,
sbandati, della periferia torinese. Ogni sera quei ragazzi lasciavano in fondo
al letto la giacca o i pantaloni o le calze bucate e mentre loro dormivano lei
insieme a Don Bosco, cuciva le calze, rattoppava i pantaloni, Don Bosco
aggiustava le scarpe. Questa fu la santità di Mamma Margherita e credo sia una
santità estremamente vera. Ora se nella Chiesa c’è la santità delle estasi e
delle visioni, c’è, io direi, soprattutto, quella del giorno per giorno, grigio
o chiaro, che spinge le mamme a sacrificarsi per i loro figli a tirarli su a
educarli e mettere tutto il loro bene nella vita dei loro figli: è la banca
dove depositano tutti i loro risparmi che poi è la loro vita. Mamma Margherita
fu una santa così.
D. – Don
Teresio possiamo dire che la santità di mamma Margherita è in qualche modo alla
portata di tutti anche delle mamme di oggi…
R. - Non
solo è alla portata ma è la vita normale tranquilla,
difficile o facile, di ogni cristiano.
E’ la spiritualità semplicissima di Don Bosco e dei salesiani che consiste nel
voler bene e fare il bene. Don Bosco diceva ‘del male mai a nessuno del bene a
tutte le persone a cui possiamo farlo’:
è la spiritualità di Don Bosco e di sua madre.
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CON L’INTERVENTO DEL CARDINALE
SEGRETARIO DI STATO, TARCISIO BERTONE,
SI INAUGURA STASERA AI MUSEI VATICANI LA MOSTRA LAOCOONTE, CULMINE DELLE
CELEBRAZIONI PER IL V CENTENARIO DEL MUSEO VOLUTO DA PAPA GIULIO II
- Con noi, il direttore Francesco Buranelli -
Con l’inaugurazione, stasera, della mostra sul Laocoonte,
uno dei gruppi scultorei più celebri al mondo, culminano le celebrazioni per i
500 anni dei Musei Vaticani, il cui atto di nascita è segnato proprio dal
ritrovamento del Laocoonte a Roma e dalla sua
acquisizione da parte di Papa Giulio II. La mostra – aperta al pubblico fino al
28 febbraio prossimo – verrà inaugurata solennemente
dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone,
e dal presidente del Governatorato della Città del Vaticano, mons. Giovanni Lajolo. Per rivivere l’emozione e lo stupore che accompagnò il ritrovamento del Laocoonte,
il 14 gennaio di 5 secoli fa, Tracey McLure ha intervistato Francesco Buranelli,
direttore dei Musei Vaticani:
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R. -
Tutto accadde il 14 gennaio del 1506, in una fredda mattina d’inverno.
Casualmente, sul Colle Oppio, venne trovato questo
gruppo scultoreo e subito tutte le persone di una certa cultura si recarono sul
posto. La cronaca del tempo diceva: ‘Pare un Giubileo, tutti i cardinali
saliti a vedere’, proprio con questa enfasi! L’eco
arrivò subito al Pontefice Giulio II che chiamò immediatamente Giuliano da
Sangallo per andare a vedere di che cosa si trattava. Giuliano andò con il
figlio Francesco e con Michelangelo che stava in casa sua all’epoca. Appena
arrivati sul Colle Oppio si accorsero che si trattava
del Laocoonte di cui fa menzione Plinio il Vecchio
nel Naturalis Historiae. Plinio
descriveva esattamente questa opera che era presente nella casa dell’Imperatore
Tito sul Colle Oppio, per cui era una scoperta quasi
preannunciata. Esattamente un mese dopo entrò in Vaticano.
D. –
Però, il Laocoonte non è sempre rimasto qui …è stato
rubato ad un certo punto…
R. – La
storia del Laocoonte è lunga, travagliata. Durante
l’occupazione napoleonica non solo il Laocoonte ma
tutti i più importanti capolavori di scultura, di pittura, oggetti d’arte in
genere, vennero presi da Napoleone e dalle sue truppe
e portati al novello Musée Napoléon de
Paris. Con il Congresso di Vienna, Antonio Canova
andò con le credenziali diplomatiche a Parigi per riportare in Vaticano, e
soprattutto in Italia, le principali opere prese come bottino di guerra.
Durante il viaggio di ritorno purtroppo la statua cadde, si rovinò e poi venne restaurato nuovamente all’arrivo in Vaticano. Oggi la
vediamo così, nel suo splendore, fuori dalla nicchia
del cortile ottagono. L’abbiamo voluta riproporre in un
tessuto museale nuovo, legata a tante copie, tante opere ad essa connesse.
D. –
Questo Museo è peraltro ricco di bellissime immagini del Laocoonte..
R. –
Assolutamente sì! Il Laocoonte è stato una scintilla non solo per la conoscenza dell’antico ma
anche per la produzione dell’arte dei secoli a venire. La sua espressione di
dolore, il forte pathos che gli artisti di Rodi sono riusciti a fissare nel
marmo, ha subito emozionato non solo la persona che incrociava gli occhi col Laocoonte ma anche tutti gli artisti che lo hanno preso
come canone artistico soprattutto per la sofferenza e il dolore. Laooconte vive il dramma dell’uccisione non solo della sua
persona ma anche dei suoi figli innocenti. Lui è un sacerdote, per cui vede pure fallita la sua missione sacerdotale in
quanto i suoi fedeli, il suo popolo non gli crede più e nello stesso tempo lui
è un troiano, per cui sa e vede la morte di Troia e tutti questi motivi
rivivono nello sguardo che ancora oggi si coglie nel volto di Laocoonte.
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IERI SERA NELLA BASILICA DI SAN PIETRO
HA APERTO IL V FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MUSICA E
ARTE SACRA
- Con noi mons. Pablo
Colino -
Con una
liturgia cantata dei Vespri si è aperto ieri pomeriggio in San Pietro il V
Festival Internazionale di Musica e Arte Sacra, in programma fino al 19
novembre nelle Basiliche patriarcali romane. “La musica sarà tanto più bella
quanto più renderà buoni coloro che la ascoltano”, ha spiegato nella sua
introduzione mons. Angelo Comastri, vicario generale del Papa per
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(musica Veni Creator)
R. –
Sono le sei strofe che compongono questo inno stupendo. Abbiamo pensato di fare
i Vespri dello Spirito Santo, che è lo Spirito di Dio, che ci deve sempre
animare e infondere la grazia, la vitalità, il coraggio per tutta la vita. Sono
contento di sentire adesso il Veni Creator proprio nell’anno mozartiano. Sapete cosa diceva Mozart?
Che avrebbe dato tutta la sua musica per una sola strofa. Sentite questo
capolavoro…
(musica)
In
realtà, la Chiesa non ha mai lasciato il canto gregoriano, solo che dopo il
Concilio, con i documenti sulla liturgia, si doveva giustamente sottolineare
l’aspetto pastorale-educativo. Siccome oggi, purtroppo, la gente non ha tanto
tempo per venire in Chiesa, durante la Messa si lascia spesso da parte la
bellezza della musica. Quindi, si sente una necessità di cultura, altrimenti si
abbassa non solo la liturgia, ma si abbassa la cultura e il livello del popolo
di Dio.
(musica)
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Dopo la
liturgia musicale in San Pietro, che ha celebrato anche i 500 anni della
Basilica Vaticana, questa sera il concerto a Santa Maria Maggiore, con
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Servizio vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in
Italia.
Servizio estero - Intervento della Santa Sede sul tema: “E' imperativo
mettere lo sradicamento della povertà al centro dell'agenda sociale dei governi
e dei loro programma legislativi”.
Servizio culturale - Un articolo di Piero Viotto
dal titolo “Una riflessione filosofica alla luce del Concilio”: i quarant'anni de “Il contadino della Garonna”
di Maritain.
Servizio italiano - In rilievo sempre il tema della finanziaria.
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16 novembre 2006
IL PLURALISMO RELIGIOSO NECESSITA OGGI IN EUROPA
DI UNA MISSIONE
CHE
FORTIFICHI IL DIALOGO, CHE RICONOSCA LE DIVERSITÀ E LE
RISPETTI.
SE NE
PARLA DA OGGI A ROMA AL CONVEGNO VOLUTO
DAI
SALESIANI “L’EUROPA TERRA DI MISSIONE”
-
Intervista con mons. Aldo Giordano -
Più di 150
religiosi e laici provenienti da varie nazioni da oggi a Roma al Convegno
internazionale organizzato dai salesiani sulla convivenza tra le diverse
religioni in Europa, dove oggi si contano 560 milioni di cristiani, 35 milioni
di musulmani, 2 milioni e mezzo di ebrei e altrettanti buddisti. “L’Europa
terra di missione”: questo il tema dell’incontro che terminerà il 30 novembre.
Oggetto di dibattiti sarà la realtà variegata del vecchio continente, dove si
avverte sempre più l’urgenza di rispondere alle domande del secolarismo,
dell’ateismo e del nichilismo. Tiziana Campisi ha
chiesto a mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle
Conferenze Episcopali d’Europa, tra i relatori del convegno, che cosa vuol dire
oggi parlare di missione:
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R. – La
missione è la testimonianza della buona notizia del Vangelo, dal punto di vista
cristiano. I cristiani sono convinti di aver ricevuto un dono immenso, il dono
di un Dio che si è incarnato, che ha fatto proprie le ferite e le lacrime della
nostra storia, un Dio che per questa umanità ha dato la vita, e poi risorgendo
ha vinto la stessa morte. Quindi, ci ha dato una luce per il dolore, ci ha dato
una luce per la convivenza. Siamo convinti di avere un dono immenso e ci sentiamo
responsabili di diffondere, di partecipare questo dono.
D. – In
una realtà variegata come quella europea, in che modo evitare il rischio di
confondere proselitismo e testimonianza del messaggio cristiano?
R. – Per
evitare questo si tratta di restare fedeli al Vangelo. Crediamo in un Dio che è
per l’altro, un Dio che per il musulmano, per il buddista, per il non credente,
ha dato la vita nella Croce. Questo ci trasmette il Vangelo, questo vi
leggiamo: dare la vita per il prossimo. Se noi annunciassimo
l’amore di Dio per gli uomini donando la vita, non credo che ciò apparirebbe
come proselitismo.
D. – In
un’Europa in cui emerge sempre più il pluralismo religioso, lei come vede il
futuro?
R. – Da
una parte, il pluralismo religioso sarà sempre più grande, perché il nostro
mondo è caratterizzato, attualmente, da un notevole flusso di spostamenti da
parte di popoli. In questo pluralismo riemerge sempre più forte la domanda di
un’identità, la domanda di una verità, la domanda anche di un amore. Io credo
che dobbiamo collegarci a questa ricerca e testimoniare che c’è una risposta a
questa ricerca, che c’è un’identità, che c’è una verità, che c’è una bellezza,
che c’è un bene, un amore, che ci rende capaci di vivere insieme, ci rende
capaci di pace. Questa capacità non distrugge i nostri volti, non distrugge le
nostre differenze culturali, piuttosto le mette insieme, così che le differenze
possano diventare delle ricchezze che ci offriamo gli
uni con gli altri.
D. –
Accanto al pluralismo religioso, ci sono anche gli specifici rapporti tra
cristianesimo ed ebraismo o cristianesimo ed islam da affrontare…
R. – A
causa dei fatti storici, quando si parla di ebraismo pensiamo all’Olocausto o
all’attuale realtà di Israele e alle problematiche del confronto con i palestinesi
o con il Libano. Invece, è necessario tornare seriamente ad un dialogo
teologico. I cristiani e gli ebrei sentono di venire da una stessa radice. E’
questo dialogo sulla Bibbia che, secondo me, sarebbe importante riuscire a
fare; sul concetto di Dio, sul concetto di umanità che c’è nella Bibbia.
Riguardo al confronto con l’islam, un nodo particolarmente difficile è il fatto
che il confronto è diventato politico, soprattutto dopo l’11 settembre, dopo
diversi episodi terroristici e le questioni che riguardano il Medio Oriente.
Dovremmo riuscire a spezzare questa unilateralità di un dialogo a livello
politico e tornare, da una parte, ad un dialogo con le persone, e dall’altra,
dovremmo essere capaci di fare un dialogo sulla nostra fede.
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JOSEPH KABILA VINCE LE ELEZIONI PRESIDENZIALI
NELLA
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO
-
Intervista con Raffaello Zordan -
Il presidente uscente della Repubblica Democratica del Congo, Joseph Kabila, è stato
dichiarato vincitore delle elezioni presidenziali, le prime democratiche nella
storia del Paese.
**********
R. – Era largamente scontata la rielezione di Kabila, per tanti motivi.
Intanto, perché questo presidente, che è stato presidente ad interim dal 2003
ad oggi, ha tentato di gestire la transizione. E’ un po’ presto per dire se
l’ha fatto nel miglior modo possibile; sicuramente, però, è riuscito a
raccogliere l’attenzione di tanti congolesi e della
comunità internazionale, che ha finanziato le elezioni con 500 milioni di
dollari.
D. – Questa volta ci vuole un impegno internazionale, anche da parte di
alcuni Stati africani, forse nello specifico il Sudafrica, per cercare di
sostenere questo processo democratico che è in corso…
R. – Il ruolo del Sudafrica è importante, anche in questa fase, perché
il Sudafrica ha tutto l’interesse ad avere sopra di sé, essendo più a sud, un
Paese stabile che è grande otto volte l’Italia ed è ricco di risorse naturali
di ogni sorta, compresa l’acqua e l’energia elettrica potenziale, che può
esprimere con questa acqua, di cui il Sudafrica è ghiotto. Tabo
Mbeki, il presidente sudafricano, ha sempre lavorato
in questi anni per creare una situazione di stabilità da quelle parti e per
poter fare affari con quel Paese o comunque tenerlo nella propria orbita.
D. – Il Congo è un Paese ricchissimo nel cuore
dell’Africa, una sua stabilizzazione che vantaggio porterebbe per l’intera
regione?
R. – Una stabilizzazione di questo tipo e la creazione di un Parlamento
dove si mettono dei paletti sul problema delle concessioni minerarie, sul problema
del legno, il problema dell’acqua, un Paese così, oltre ad essere
potenzialmente una potenza economica per quell’area,
credo possa solo far del bene all’area dei Grandi Laghi e all’Africa subsahariana in generale.
D. – Domani si riunirà l’esecutivo di Bemba,
quale potrebbe essere la contropartita valida per non
rendere vano tutto il lavoro che è stato fatto fino ad oggi?
R. – Io credo che Bemba, che è un uomo
politico piuttosto versatile, abbia capito che aver realizzato nel primo turno
il 20 per cento dei consensi e averlo raddoppiato nel secondo turno è già una
cosa importante, vuol dire che lui ha un piede dentro le istituzioni e questo
piede è ben saldo e chiunque voglia governare il Paese dovrà fare i conti con
lui. Bemba non può rischiare un salto indietro, che
sarebbe un salto nel buio, dopo che ha ottenuto questi risultati.
**********
IL PARLAMENTO EUROPEO ADOTTA
SULLA
LIBERA CIRCOLAZIONE DEI SERVIZI
- Ai
nostri microfoni Luciana Sbarbati -
Il Parlamento europeo ha adottato
ieri la direttiva sulla libera circolazione dei servizi. Ora la direttiva
ritornerà al Consiglio e sarà probabilmente approvata entro la fine dell'anno.
Si tratta della cosiddetta direttiva Bolkenstein, che
aveva sollevato proteste in vari Stati membri e che
aveva pesato tra le ragioni del fallimento dei referendum francese e olandese
sulla Costituzione europea. Il servizio di Fausta Speranza:
**********
La direttiva è stata profondamente
riformulata rispetto al testo proposto due anni fa dall'economista olandese Frits Bolkestein,
allora Commissario europeo per il Mercato Interno. L'obiettivo è facilitare la
circolazione di servizi all’interno dell’Unione Europea per far crescere
competitività e dinamismo, assicurando un "elevato livello di
qualità". Secondo vari economisti potrà far aumentare l’occupazione e il
PIL dell’Unione Europea. L'idea di poter attuare la libera circolazione dei
servizi nell'UE risale già al Trattato di Roma del 1957, quando per la prima
volta i Paesi membri espressero il desiderio di realizzare un grande mercato in
cui avrebbero potuto circolare liberamente le persone, i beni, i capitali e i
servizi. In sostanza la critica alla versione originale,
appunto modificata, era che potesse causare dumping sociale,
incoraggiando una corsa al ribasso della tutela sociale, dei diritti dei
lavoratori e del livello delle retribuzioni.
Il tutto veniva
sintetizzato con lo slogan famoso dell’idraulico polacco che avrebbe sottratto
lavoro ad altri, spostandosi in Paesi dove la tutela del lavoro era alta,
perché si sarebbe portato dietro le regole del suo Paese d’origine. Ora, nel
testo votato ieri, numerose eccezioni e protezioni evitano la riduzione delle
tutele sociali. I servizi di cui parliamo sono servizi alle imprese (servizi di consulenza, servizi di
certificazione, di collaudo, servizi di gestione delle strutture, ivi compresi
i servizi di manutenzione, etc.), ma anche ai consumatori, come i servizi di consulenza legale o
fiscale, i servizi collegati al settore immobiliare, l'edilizia,
l'organizzazione di fiere, il noleggio di auto, le agenzie di viaggi. Fra i settori esclusi dal
campo di applicazione della direttiva ci sono i servizi finanziari; i
servizi nel settore dei trasporti; le agenzie di lavoro interinale; i servizi
sanitari. Per un’opinione sulla direttiva nel suo testo attuale,
ascoltiamo l’europarlamentare
Luciana Sbarbati:
R. - Diciamo che esce
comunque una direttiva mitigata per quelli che erano gli aspetti più
preoccupanti. Devo dire che anche io all’inizio ho avuto qualche perplessità
forte rispetto ad alcune questioni che poi in corso d’opera sono state risolte,
almeno in larga parte, in larga misura. E’ chiaro che questo è il frutto di una
grande mediazione. Una direttiva del genere, secondo me, va anche sperimentata
per un periodo. Perché non si può passare da un mercato dei servizi, che è
comunque per molti aspetti sotto il controllo diretto al 100% del pubblico a
una liberalizzazione tout court che come si prevedeva nella prima direttiva non
aveva confini di un certo tipo. Per esempio quella del Paese d’origine era una
questione sulla quale abbiamo dibattuto a lungo che poteva portare anche a
numerosi squilibri. Quindi credo che la direttiva sia in larga misura
accettabile ma che abbia bisogno di un periodo di sperimentazione perché
“niente Stato e tutto mercato”, credo che non possa essere assunto come binario
che non ha nessun tipo di contropartita. I correttivi all’eccessivo liberismo
ci devono essere, come ci deve essere il correttivo all’eccesso di statalismo.
Ma credo che oggi, nella moderna concezione dell’economia e anche della
politica, le due posizioni, statalismo e liberismo, non possono essere viste o
continuare ad essere viste come fronti opposti da sposare o l’uno o l’altro, ma
ci devono essere delle vie mediane nelle quali appunto la politica può trovare
un senso per dare risposte vere ai cittadini.
D. - Onorevole
Sbarbati, ci spiega questa direttiva cosa cambia in tema di servizi?
R. - Sta cambiando, perchè chiunque può partecipare
a queste gare che si possono fare, che si possono mettere in campo per
l’attribuzione dei servizi tra i quali ci sono anche dei servizi di tipo
essenziale che all’inizio abbiamo contestato in parecchi, per esempio ciò che
riguardava l’assistenza, la parte sanitaria, la parte educativa; settori in
cui, per esempio, in l’Italia non dico che il pubblico la faccia da padrone ma
chiaramente ha un forte peso. A questo punto si apre un mercato diverso, un
mercato in cui non ci sono confini nazionali o barriere nazionali, ma
naturalmente ci devono essere delle regole che vanno rispettate dentro una
logica di mercato che non è avulsa dalle regole stesse. Quindi dobbiamo
prepararci ad una concorrenza dei Paesi dell’Est, dei Paesi del Nord, una
concorrenza a tutto campo all’interno dell’Europa, che speriamo porti quei
risultati di qualità anche nei servizi che è quello che tutti i cittadini
auspicano.
**********unidi dobbiamo preparaci Q
LA RICCHEZZA DELLE DIVERSITA’ CONTRO LA SEDUZIONE DELL’ODIO
E DELL’ESTREMISMO:
COSI’, KOFI ANNAN, NEL MESSAGGIO PER L’ODIERNA GIORNATA
INTERNAZIONALE DELLA TOLLERANZA, SOTTO L’EGIDA
DELL’UNESCO
- Con noi, il prof.
Carlo Augusto Viano -
“La
diversità costituisce un dono prezioso, non una minaccia”: è quanto afferma il
segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale
della tolleranza. Scopo dell’iniziativa, sotto l’egida dell’UNESCO, combattere
i pregiudizi, le discriminazioni e le polarizzazioni, che possono mettere in
pericolo la pace globale. Il servizio di Roberta Moretti:
**********
“Considerare
le differenze in termini di identità etnica, religiosa e nazionale, piuttosto
che di opinioni e di interessi”: è questa, secondo Annan,
la “fastidiosa tendenza” che ha generato negli ultimi anni “un brusco aumento
dell’intolleranza, dell’estremismo e della violenza in tutto il mondo”. Ma in
che modo la tolleranza può rappresentare un elemento
chiave per la convivenza pacifica tra i popoli? Carlo Augusto Viano, professore di Storia della Filosofia all’Università
di Torino:
“La
tolleranza è, prima di tutto, libertà. Probabilmente
un atteggiamento di tolleranza può favorire anche la soluzione dei conflitti,
se da entrambe le parti più che rivendicazione della propria superiorità, ci
sono i riconoscimenti dei propri limiti”.
Le cronache italiane di questi giorni ci parlano di tristi
episodi di bullismo tra giovani,
come quello del disabile picchiato e filmato dai compagni di scuola. Ma
quanto c’entra l’intolleranza? Ancora Carlo Augusto Viano:
“Io non so
se portandoli a livello di discussione d’intolleranza, non sia in realtà
nobilitarli. Mi pare che qui si evidenziano questi istinti di branco:
perseguitare non solo il diverso, ma il più debole. Anche qui ci sono problemi
di educazione alla cittadinanza: si può essere cittadini con uguali diritti,
pur avendo condizioni fisiche molto diverse, capacità molto diverse e modi di
vita e credenze molto diverse”.
“Combattere
l’intolleranza – sottolinea Annan – è in parte una
questione di tutela legale, (…) ma qualsiasi strategia
che intenda costruire comprensione – aggiunge – deve dipendere
dall’educazione”, offrendo alle giovani generazioni “un’alternativa credibile
alla seduzione dell’odio e dell’estremismo”.
**********
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16 novembre 2006
“PROMUOVERE
UNO SPIRITO CORDIALE AL SERVIZIO DELLA CRESCITA SPIRITUALE
E
MORALE DELLA NAZIONE”. E’ L’OBIETTIVO INDICATO DAI VESCOVI MESSICANI
IN
OCCASIONE DELL’APERTURA DELLA LORO ASSEMBLEA EPISCOPALE
-
A cura di Luis Badilla -
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CITTA’
DEL MESSICO. = L’Assemblea episcopale del Messico si è aperta sotto il
patrocinio di San Rafael Guízar y Valencia, patrono
dei vescovi messicani, recentemente beatificato da Benedetto XVI. “Il suo
esempio, dicono i presuli, ci sostenga nel nostro proposito di fare il bene a
tutti, in particolare ai più bisognosi”. I presuli hanno anche ricevuto la
visita di Vicente Fox,
presidente uscente del Messico, cui succederà il nuovo presidente Felipe Calderon. I vescovi
esprimono, poi, il desiderio di “promuovere uno spirito cordiale di
collaborazione nonché di comprensione, al servizio della crescita spirituale e
morale della nazione”. Ribadiscono, inoltre, la necessità di rispettare la vita
e la famiglia e, al riguardo, chiedono leggi più giuste che siano in grado di
rinforzare l'unità familiare, poiché questa è la via maestra per garantire
giustizia e pace. Noi presuli – ha detto il vescovo di Texcoco,
Mons. Carlos Aguiar Retes - siamo tutti parte
integrante del grande Collegio episcopale che presiede il Santo Padre Benedetto
XVI”. “Come abbiamo cercato di insegnare in questi anni – ha spiegato mons. Carlos Aguiar Retes
-
***********
IN
INDONESIA, RIAPERTO IL PROCESSO PER LE UCCISIONI, NEL
DI TRE GIOVANI CRISTIANI. GLI IMPUTATI SONO
ACCUSATI DI TERRORISMO
E
RISCHIANO
JAKARTA. = I due imputati non sono
stati gli esecutori materiali degli efferati crimini, ma si sono occupati di
reperire le armi. Lo ha dichiarato ieri il pubblico ministero in occasione
della riapertura del processo per il triplice omicidio di tre ragazze
cristiane, avvenuto nel
IN PAKISTAN, APPROVATI EMENDAMENTI ALLE
ORDINANZE HUDOOD:
REATI COME
DA TRIBUNALI CIVILI E NON PIÙ DA CORTI ISLAMICHE
ISLAMABAD. =
In Pakistan, il Parlamento ha approvato il nuovo disegno di legge che pone
l’adulterio e lo stupro nella sfera del Codice penale e non più della Legge
islamica. Rimangono, però, ancora valide le punizioni previste dalle ‘ordinanze
Hudood’, come lapidazioni e amputazioni. Queste ordinanze sono state approvate, nel 1979, sotto la giunta
militare del generale Zia-ul-Haq.
Il nuovo Disegno di legge apporta vari cambiamenti: il più significativo
riguarda il reato di violenza sessuale sulle donne. Le ordinanze Hudood,
infatti, non discriminavano fra adulterio e stupro: una donna, vittima di
violenza carnale, doveva presentare davanti ad una Corte islamica le
testimonianze di quattro uomini, adulti e musulmani. Ma se la vittima non era
in grado di produrre queste testimonianze, poteva essere accusata di adulterio.
(A.L.)
“MI SARETE TESTIMONI FINO AI
CONFINI DELLA TERRA PER PORTARE
E RADUNARE I FIGLI DI DIO DISPERSI”: E’ QUESTO IL TEMA DEL
PRIMO CONGRESSO
MISSIONARIO DELL’AFRICA OCCIDENTALE, IN CORSO IN BURKINA
FASO.
IL MESSAGGIO DEL CARDINAL DIAS, PREFETTO DELLA
CONGREGAZIONE
PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI
OUAGADOUGOU.
= “La formazione missionaria del personale apostolico costituisce la priorità
delle priorità”: è quanto afferma il cardinale Ivan Dias,
prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, nel messaggio
inviato al primo Congresso missionario dell’Africa Occidentale, in corso in Burkina Faso fino al 19 novembre.
Durante l’incontro, che si svolge poche settimane prima del Congresso
missionario continentale, viene affrontata la
questione della vocazione missionaria delle Chiese particolari di questa
regione africana. Si tenta poi di compiere una panoramica storica sulla
missione e di prendere in considerazione elementi fondamentali che la
costituiscono, quali la preghiera personale e comunitaria, la formazione,
l’animazione e la cooperazione missionaria. “Non vi riunite per inventare
programmi e piani pastorali, ma per rinnovarvi e rinnovare il vostro modo di
essere, di vivere e di testimoniare il Vangelo”, è l’invito del cardinal Dias ad organizzatori e partecipanti al Congresso. “Lo
spirito missionario – aggiunge il porporato – non può progredire se i vescovi,
i sacerdoti, i religiosi e i laici non prendono una più viva coscienza che l’annuncio del messaggio evangelico è profondamente
iscritto nella loro vocazione di consacrati”. Riprendendo il messaggio del
Santo Padre per
IL DIALOGO
INTERRELIGIOSO E L’IMPEGNO PER
DELLA
COMUNITA’ DI LAICI BUDDISTI RISSHO KOSEI-KAI, CHE IERI HA
CELEBRATO
A
TOKYO IL CENTENARIO DELLA NASCITA DEL SUO FONDATORE, NIKKIO NIVANO
- A
cura di Luca Collodi -
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TOKYO. = Il presidente Michiko Nivano, figlio maggiore
del fondatore, sottolinea come in dispute e scontri tra gruppi religiosi,
qualunque parte vinca, la verità ne subisca sempre vergogna, facendo perdere il
valore della religione alla gente comune. Nel mondo attuale, sempre più
collegato ai mezzi della comunicazione sociale - afferma ancora il presidente
della Rissho Kosei-kai alla Radio Vaticana - è
necessario trovare gli strumenti del dialogo, parole di comune comprensione e
conoscere la cultura e le tradizioni che stanno dietro i termini che poi vengono usati. Queste esortazioni sono valse nel 1965 al
fondatore, Nikkio Nivano,
l’invito come esperto al Concilio Vaticano II. Da allora, la comunità buddista
ha avuto attività di incontro e di dialogo con
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L’ARCIVESCOVO
STANISLAW RYLKO, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO
PER I
LAICI, IN BRASILE DAL 5 AL 10 NOVEMBRE PER INCONTRARE LE NUOVE COMUNITA’, HA
VISITATO LE MISSIONI DELLA COMUNITA’ MISSIONARIA DI
VILLAREGIA
PRESENTI A SAN PAOLO E A BELO HORIZONTE
- A
cura di Giovanni Peduto -
SAN PAOLO. = Il presidente del
Pontificio Consiglio per i Laici, l’arcivescovo Stanislaw
Rylko, ha incontrato, dal 30 ottobre al primo
novembre a Lavrinhas (San Paolo), i vescovi che
accolgono nelle loro diocesi le Nuove Comunità. Nel convegno, che ha preceduto
di due giorni il 12.mo Congresso mondiale delle Nuove
Comunità del Rinnovamento carismatico, il presule ha indicato ai vescovi come
relazionarsi sempre meglio con le nuove associazioni di fedeli suscitate dallo
Spirito Santo. Sia la gerarchia, sia i movimenti “sbocciano dallo Spirito
Santo” e non sono opposti, ha detto mons. Rylko,
ricordando gli orientamenti di Giovanni Paolo II. Mons.
Rylko, presso la sede della Comunità Canção Nova, ha anche manifestato ai
congressisti la vicinanza di Benedetto XVI alle Nuove Comunità: “Dopo Giovanni
Paolo II anche questo pontefice, Benedetto XVI, ha un cuore largamente aperto
alle Nuove Comunità, ai nuovi Movimenti ecclesiali”. Mons.
Rylko, dal 5 al 10 novembre, ha visitato anche
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16 novembre 2006
- A cura di Fausta Speranza -
Un gruppo di uomini armati ha
aperto il fuoco stamane su una panetteria nella parte
orientale di Baghdad, uccidendo 9 persone e ferendone altre due. Lo hanno riferito fonti della polizia,
aggiungendo che si tratta probabilmente di uno scontro tra sunniti e sciiti,
senza però precisare altri dettagli. Ieri tre soldati statunitensi sono stati
uccisi a nord di Baghdad, portando così a dieci il numero dei militari
statunitensi che hanno perso la vita nelle ultime 48 ore in Iraq.
Il presidente congolese
uscente Joseph Kabila è stato dichiarato vincitore
delle elezioni presidenziali, le prime democratiche nella storia della
Repubblica Democratica del Congo, l’ex Zaire. Secondo i dati forniti dalla commissione elettorale
indipendente - riferisce la BBC online - nel ballottaggio svoltosi lo scorso 28
ottobre, a lui sarebbe andato poco più del 58 per cento dei voti, e quasi il 42
al suo rivale Jean-Pierre Bemba,
già capo di uno dei più potenti movimenti di ribelli, attualmente uno dei
quattro vicepresidenti. Ma per i seguaci di Bemba si
tratta di una frode, ed hanno già annunciato che non accetteranno questo
risultato. La tensione, dunque, è fortissima, e Kabila ha già lanciato un
appello alla calma. Per gli osservatori, comunque, la vittoria di Kabila, anche
se fosse corretta, sarebbe quantomeno ‘zoppa’. A lui, infatti, sarebbero andati
relativamente pochi voti sia nella capitale Kinshasa,
che nel nord del Paese.
Un attivista palestinese è stato
ucciso da colpi di artiglieria dell’esercito israeliano, mentre si trovava alla
finestra della sua casa, in un campo profughi di Nablus
in Cisgiordania. L’uomo militava nel Fronte Popolare
di Liberazione della Palestina. Intanto, il presidente Abu
Mazen è atteso a Gaza dove proseguirà i contatti per
la costituzione di un governo di unità nazionale. Abu
Mazen (al Fatah) prevede
fra l’altro di incontrare il premier Ismail Haniyeh (Hamas) per discutere la composizione del nuovo
governo e la suddivisione degli incarichi fra le diverse fazioni. Haniyeh ha già annunciato di essere disposto a farsi da
parte se ciò servirà a rimuovere l’isolamento internazionale dell’ANP. Il suo
successore, secondo la stampa, dovrebbe essere l’ex presidente della Università
islamica di Gaza, il dottor Muhammed Shubeir. Durante un discorso alla Nazione, Abu Mazen ha affermato la scorsa
notte che è giunto il momento di mettere fine agli spargimenti di sangue e ha
fatto appello ad Israele affinché “non si lasci sfuggire l’occasione
di pace”.
E sul conflitto in Medio Oriente,
Spagna, Francia e Italia intraprenderanno una iniziativa
congiunta. Lo ha annunciato il presidente francese Jacques
Chirac durante il vertice ispano-francese a Girona (Catalogna). “Abbiamo la stessa visione sul Medio
Oriente e quindi dobbiamo prendere iniziative in comune”, fa sapere Chirac aggiungendo: “Zapatero ha
chiesto a Prodi di intraprendere insieme queste iniziative. Dovremo ricercare
delle soluzioni al problema mediorientale”.
L’esercito turco ha sospeso ogni
rapporto con la Francia, come reazione all’approvazione da parte del Parlamento di Parigi di una legge
che criminalizza chi neghi che i
massacri degli armeni del 1915-16 in Anatolia abbiano costituito “un
genocidio”. Lo ha reso noto il capo di Stato maggiore delle forze terrestri
turche, generale Ilker Basbug.
La legge francese sui massacri degli armeni in epoca
ottomana, che prevede fino ad un anno di reclusione ed una multa fino a 45.000
euro, “per chi neghi il genocidio degli armeni” deve
ancora essere confermata dal Senato e riapprovata in seconda lettura
dall’Assemblea nazionale, prima di entrare in vigore. Ciononostante, diverse
organizzazioni economiche turche hanno annunciato un boicottaggio delle imprese
e prodotti francesi e alcuni negoziati per contratti
turco-francesi, di natura sia militare sia civile, risultano congelati,
pur in assenza di un’esplicita decisione del governo di Ankara.
L’ONU non rinuncia all’idea di
inviare un importante contingente di peacekeeper
(circa 20.000 uomini), in Darfur, la martoriata
regione dell’Ovest del Sudan. Lo ha dichiarato il segretario generale delle
Nazioni Unite, Kofi Annan,
a margine della conferenza mondiale sui cambiamenti climatici in corso nella
capitale kenyota. Ma il Sudan, il cui
appoggio è indispensabile all’operazione, continua a rifiutare l’intervento
(definito “neocolonialista”), dell’ONU. Mentre sembra spianarsi la possibilità
di un arrivo in tempi brevi di ‘caschi blu’ da
dispiegare ai confini tra Darfur e Ciad, ed anche
quelli della Repubblica Centrafricana, nazione i cui
equilibri sono sconvolti alle radici dal conflitto del Darfur,
con conseguenze come insurrezioni militari e scontri etnici. “Una situazione -
ha detto Annan - molto fragile e volatile”. Tale
ipotesi è fortemente appoggiata dall’Unione Africana, e non rifiutata da Khartoum. Ma sul problema del Darfur
e del quadro regionale ci sarà oggi ad Addis Abeba una
sorta di vertice a cui Annan ha invitato a
partecipare rappresentanti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, EU, UA (che a
sua volta ha invitato Libia, Nigeria, Ruanda, Senegal e Sudafrica), Lega Araba,
Egitto e Gabon. Sul tavolo, probabilmente, anche l’ipotesi di un contingente
militare misto composto sia da militari ONU, che da quelli dell’UA, presenti in
circa 7.000 in Darfur da anni, ma senza aver inciso
in alcun modo efficace sulla situazione.
Diventa realtà il progetto di un
nuovo gasdotto che unirà, l’Algeria all’Italia passando attraverso la Sardegna,
“l’ultima regione italiana a non avere gas naturale”. Con
questo risultato concreto Romano Prodi ha chiuso una visita di lavoro di
due giorni in Algeria nella quale il premier ha molto lavorato per fare
pressioni sulle autorità algerine affinché aprano il loro mercato all'Italia e
permettano, soprattutto alle piccole e medie imprese, di partecipare al grande
piano di ricostruzione nazionale delle infrastrutture (60 milioni di dollari)
recentemente avviato. La visita è stata
anche l’occasione per un esame delle principali crisi internazionali, con
particolare attenzione al Medio Oriente ed al Mediterraneo che, ha ricordato
Prodi, “deve essere e rimanere un mare di pace dove islam e cristianesimo si
incontrano”. Prodi ha confermato che si è discusso molto della crisi
mediorientale e sul ruolo che l'Italia “può giocare per un riavvicinamento
delle posizioni”. E ha detto di aver parlato nei giorni scorsi sia con il
premier libanese Fuad Siniora
che con il leader siriano Bashar al-Assad.
Oggi intanto è atteso a Roma “un emissario iraniano” che porterà al presidente
del Consiglio un messaggio del presidente Ahmadinejad.
Sarà annunciata domenica l’intesa
tra Washington e Mosca per l’adesione della Russia all’Organizzazione per il
commercio mondiale, la WTO, quando i presidenti USA, Bush,
e russo, Putin, s’incontreranno ad
Hanoi, al termine del Vertice dell’APEC, l’organizzazione per la cooperazione
economica Asia/Pacifico. L’indicazione è scaturita dal colloquio informale che Bush e Putin hanno avuto ieri
sull’aeroporto di Vnukovo, a Mosca, dove l’AirForceOne, sulla via di Singapore, aveva fatto sosta
tecnica per rifornirsi.
A proposito di Paesi dell’APEC e
di Giappone e Cina, va detto che i rispettivi ministri degli Esteri si sono
pronunciati per una sollecita ripresa dei negoziati internazionali di Pechino
sul nucleare nord-coreano. Ne dà notizia l’agenzia giapponese ‘Kyodo’ da Hanoi, dove è in corso un forum economico Asia Pacifico che culminerà con un
vertice cui parteciperanno il presidente americano Bush,
quello russo Putin, quello cinese Hu
Jintao e il premier nipponico Abe.
E, sempre oggi, Bush ha appoggiato il progetto di una
zona di libero scambio dell’area APEC e ha invitato a rinnovare l’impegno a
contrastare i disegni nucleari della Corea del Nord.
Lo ha fatto in un discorso all’Università di Singapore alle 18.00 locali, le
11.00 italiane. Bush ha detto no ai “vecchi fantasmi”
dell’isolazionismo e del protezionismo, rinnovando l’impegno degli USA in Asia
per la prosperità e la sicurezza. Il discorso è l’unico previsto nella missione
di Bush in Asia, avviata a
Singapore, isola Stato con cui gli Stati Uniti - ha oggi ricordato il
presidente - non hanno contenziosi. D'intesa con le autorità di Singapore, Bush chiede un rilancio dei negoziati per la
liberalizzazione degli scambi, il Doha Round.
In tema di nucleare, guardiamo
all’Iran, dove il presidente Ahmadinejad ha affermato
che il Paese è pronto “a fare l’ultimo passo” nel suo programma nucleare, senza
precisare esattamente che cosa ciò implichi.
“Spero – ha aggiunto – che di qui alla fine dell'anno (che secondo il
calendario iraniano termina nel marzo 2007) saremo in grado di organizzare la
grande festa per confermare il diritto nucleare dell’Iran”. L’Iran ha
attualmente in attività due impianti, ciascuno di 164 centrifughe, per
l’arricchimento dell’uranio, secondo quanto confermato anche da un rapporto
dell’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica). I dirigenti iraniani
hanno preannunciato, nelle scorse settimane, che contano di mettere in attività
3 mila centrifughe nella centrale di Natanz entro il
marzo 2007. L’uranio di Natanz è arricchito per un
grado che non supera il 5%, fatto che lo destina all’uso civile. Per ottenere materia per una bomba nucleare,
bisogna spingere l’arricchimento fino al 90%.
Il terrorismo e la ricerca di
strategie comuni per combatterlo sono stati al centro di due giorni di colloqui
fra i più alti diplomatici in carica di India e Pakistan. Ripresi, dunque, così
i negoziati di pace interrotti da oltre 4 mesi. Da New Delhi, il servizio di
Maria Grazia Coggiola:
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India e Pakistan hanno ora una
nuova struttura cui rivolgersi per lo scambio di informazioni sui gruppi
integralisti islamici. Durante il round di negoziati, che si è concluso ieri a
New Delhi, è stata creata una commissione congiunta per l’antiterrorismo. Il
primo compito sarà di esaminare alcuni documenti che il governo indiano ha già
presentato, e relativi alle inchieste sugli attentati ai mercati di New Delhi,
alla città sacra di Varanasi, e anche alla strage sui
treni di Bombay dell’11 luglio scorso. Non ci sono invece stati passi in avanti
sulla demilitarizzazione del ghiacciaio di Siachen. Certo rimane da
affrontare il problema della disputa territoriale sul Kashmir, che è la via
obbligata per arrivare ad una pace duratura tra le due potenze nucleari.
Da New Delhi, per la Radio
Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Folle di giovani infuriati,
appartenenti a gruppi pro-indipendenza, si sono scatenati nella capitale del
piccolo Stato-arcipelago di Tonga,
unica monarchia nel Pacifico governata da un regime
semifeudale, a due mesi dalla morte dell’anziano e venerato monarca Taufa’ahau Tupou IV. I
manifestanti, riferisce Radio New Zealand
International, hanno attaccato l’ufficio del primo ministro e il tribunale, e
appiccato il fuoco ad altri edifici. Hanno ribaltato auto e saccheggiato il
principale supermercato, di proprietà della figlia del primo ministro. Secondo
l’emittente, i disordini sono iniziati quando il governo ha rinviato la seduta di oggi,
causando le proteste dei manifestanti
pro-democrazia che avevano chiesto un voto sulle riforme democratiche prima che il parlamento
chiudesse le sedute per il resto dell’anno.
La polizia non sembra in grado di riprendere il controllo, ma aiuta le persone
intrappolate negli uffici a lasciare la città. Nel maggio dello scorso anno,
circa 10 mila persone, un decimo della popolazione, scesero in piazza per
chiedere la democrazia e la nazionalizzazione dei beni di utilità pubblica. In
agosto i dipendenti dello Stato hanno scioperato per sei settimane per aumenti
salariali, bloccando i servizi negli ospedali e nelle scuole. Un mese dopo il
nuovo re George Tupou V, figlio del monarca
defunto, aveva promesso riforme
democratiche, ma senza dare dettagli. La costituzione di Tonga, un gruppo di 170 isole a circa 4000 km a nord della Nuova Zelanda, è una delle più antiche al mondo e assicura al monarca poteri assoluti sul
patrimonio e sulle istituzioni dello
Stato, compreso il potere di nominare i
ministri di gabinetto e 23 dei 32 parlamentari.
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