RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 31 - Testo della trasmissione di martedì 31 gennaio 2006
IL
PAPA E
OGGI IN PRIMO PIANO:
Le speranze degli haitiani, ad
una settimana dalle elezioni: intervista con padre Desinord
Jean
CHIESA E SOCIETA’:
Medio Oriente: Hamas
respinge le richieste del Quartetto di riconoscere Israele e ripudiare la violenza
Iraq: morto il centesimo soldato britannico
dall’inizio della guerra
31
gennaio 2006
PROMUOVERE UNA GLOBALIZZAZIONE A SERVIZIO DEI
POVERI E DELLA PACE:
NEL
SUO PRIMO MESSAGGIO PER LA QUARESIMA, BENEDETTO XVI ESORTA
LA
CHIESA E I GOVERNANTI DEL PIANETA AD UN MODELLO DI SVILUPPO
CHE
RISPONDA ALLE URGENZE MATERIALI E SPIRITUALI DELL’UMANITA’
Chi governa e gestisce il potere economico promuova lo sviluppo dei Paesi
poveri e restituisca la fiducia alle folle di disperati, come la Chiesa cerca
di fare nel segno della carità di Cristo. Il Messaggio di Benedetto XVI sulla
Quaresima, che inizierà il prossimo primo marzo, è stato diffuso oggi dalla
Sala Stampa vaticana. Sul contenuto, il servizio di Alessandro De Carolis.
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Che la globalizzazione
abbia un’anima solidale verso i desolati del mondo, coloro che ogni giorno
fanno i conti con miseria, solitudine, violenza e fame. Potrebbe sintetizzarsi
così l’appello rivolto da Benedetto XVI, tanto ai credenti quanto ai governanti
del pianeta, nel suo primo Messaggio di Quaresima. Periodo liturgico per
antonomasia dedicato alla conversione del cuore, la Quaresima aiuta a vedere
con occhi diversi anche le vicende umane. “Dinanzi alle terribili sfide della
povertà di tanta parte dell’umanità – scrive il Papa - l’indifferenza e la
chiusura nel proprio egoismo si pongono in un contrasto intollerabile con lo
sguardo di Cristo”. Conformarsi “a quello ‘sguardo’” è il primo passo per un
fedele, invitato a riscoprire la preghiera, ma anche il digiuno e l’elemosina.
Ma il Messaggio di Benedetto XVI è un chiaro invito all’azione, e non solo per
i credenti in senso stretto.
Il Papa si sofferma a riflettere
sin dalle prime righe sulla “questione dello sviluppo”, all’interno della quale
– osserva – spicca “in maniera sempre più viva e urgente la nostra
responsabilità verso i poveri del mondo”. E’ sulle “moltitudini affamate di
gioia, di pace e di amore” che lo “sguardo commosso” di Cristo si posa in “ogni
epoca”. E’ il loro grido ad essere ascoltato giacché,
aggiunge, “anche nella desolazione della miseria, della solitudine, della
violenza e della fame, che colpiscono senza distinzione anziani, adulti e
bambini, Dio non permette che il buio dell’orrore spadroneggi”. La Chiesa,
riconosce Benedetto XVI, ha sempre saputo che “per promuovere un vero sviluppo
è necessario che il nostro sguardo sull’uomo si misuri su quello di Cristo”, in
modo che il progresso non si traduca in una risposta
ai soli bisogni materiali, ma tenga anche conto delle “profonde necessità” del
cuore umano. “Per questo – spiega il Papa - il primo contributo che la Chiesa
offre allo sviluppo dell’uomo e dei popoli non si sostanzia in mezzi materiali
o in soluzioni tecniche, ma nell’annuncio della verità di Cristo che educa le
coscienze e insegna l’autentica dignità della persona e del lavoro, promuovendo
la formazione di una cultura che risponda veramente a tutte le domande
dell’uomo”.
Su queste basi, usare carità verso
i poveri è più che un gesto di filantropia, ma è un dono di misericordia che
Dio stesso fa al povero. Le opere di carità della Chiesa – ospedali,
università, scuole di formazione professionale, microimprese – indicano,
afferma Benedetto XVI, “una strada per guidare ancora oggi il mondo verso una globalizzazione che abbia al suo centro il vero bene
dell’uomo e così conduca alla pace autentica”. E’ quell’“umanesimo
plenario” di cui parlava Paolo VI nella sua Enciclica Populorum progressio, citata da Benedetto XVI
nella sua non tramontata attualità. “Con la stessa compassione di Gesù per le
folle – nota dunque il Pontefice - la Chiesa sente anche oggi come proprio
compito quello di chiedere a chi ha responsabilità politiche ed ha tra le mani
le leve del potere economico e finanziario di promuovere uno sviluppo basato
sul rispetto della dignità di ogni uomo”, compreso il rispetto della “libertà
religiosa” che vuol dire anche libertà di costruire “un mondo animato dalla
carità”.
Benedetto XVI conclude il
Messaggio riconoscendo quegli errori “compiuti nel corso della storia da quelli
che si professavano discepoli di Gesù”. Errori che hanno indotto alcuni – sotto
la spinta di “urgenze pressanti” - a snaturare il messaggio cristiano
trasformandolo in un “moralismo” del “fare” piuttosto che del “credere”. Il
Papa ha concluso ribadendo che la vittoria sul male, sullo scetticismo, è un
dono di Dio. E’ da Lui, attraverso i sacramenti, che l’uomo può sperimentare il
perdono e l’amore, al posto dell’odio e della sfiducia.
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RECORD
DI VENDITE PER L’ENCICLICA DEUS CARITAS EST:
SOLO IN ITALIA,
VENDUTE
500 MILA COPIE IN 5 GIORNI. SU QUESTO SUCCESSO SI SOFFERMA,
AI
NOSTRI MICROFONI, IL DIRETTORE DELLA LIBRERIA EDITRICE VATICANA,
IL SALESIANO
DON CLAUDIO ROSSINI CHE, NEL GIORNO DELLA SUA MEMORIA
LITURGICA,
PARLA ANCHE DI SAN GIOVANNI BOSCO, INDICATO
DAL PAPA TRA I SANTI TESTIMONI DEL PRIMATO
DELLA CARITA’
Cinquecentomila copie vendute in
cinque giorni, solo in Italia: è il dato che sintetizza lo straordinario
successo editoriale della Enciclica Deus caritas est. La notizia è stata diffusa dalla Libreria
Editrice Vaticana, che sottolinea come si tratti di un record senza precedenti
per un’Enciclica. Incentrata sull’amore, cuore del messaggio cristiano, la Deus caritas est
indica i Santi quali testimoni del primato della carità nella vita della
Chiesa. Tra questi esempi di carità cristiana, Benedetto XVI cita anche San
Giovanni Bosco, di cui proprio oggi si celebra la memoria liturgica. Sulla
figura del Santo, grande educatore dei giovani, e come questa si inquadri nella Deus caritas est,
Alessandro Gisotti ha intervistato il salesiano don Claudio Rossini,
direttore della Libreria Editrice Vaticana:
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R. – E’
un santo di un’estrema attualità, proprio perché ci aiuta a ricordare il senso
dell’attività educativa di umanizzazione che viene
svolta in tante realtà della Chiesa all’interno della Congregazione salesiana.
Ci ricorda che l’educazione è una forma alta di questa carità, con cui Dio ama.
D. – San Giovanni Bosco diede speranza a chi non l’aveva più, a giovani
emarginati. Insomma, è stata davvero una dimostrazione che Dio è amore…
R. – Una dimostrazione che Dio è
amore, che Dio ha una fantasia sconfinata, che in ogni tempo, in ogni
situazione particolare della storia, il suo spirito sa suscitare energie.
Suscita tutte queste energie all’interno della Chiesa chiamando tanti a
collaborare in forme diverse, per rispondere all’unica chiamata di vivere e
camminare nell’amore di Dio.
D. – Nell’Enciclica
Deus caritas est il Papa
sottolinea che i Santi - e cita esplicitamente San Giovanni Bosco - sono
testimoni privilegiati della carità nella vita dei cristiani e della Chiesa.
Qui c’è una sintonia particolare tra Benedetto XVI e Giovanni Paolo II
nell’indicare che la Chiesa ha bisogno di Santi…
R. – Questa sintonia la si vede in varie forme e proprio in tutto questo aiutare
il popolo di Dio, oggi, a scorgere i segni del passaggio di Dio nel mondo di
oggi, la santità. I grandi Santi diventano vie privilegiate che ci invitano a
seguire il loro esempio, la strada aperta da loro, per realizzare questa
chiamata nelle varie vie del sociale, dell’impegno politico, dell’educazione,
della vita di famiglia.
D. – La Deus
caritas est di Benedetto XVI ha già battuto ogni
record di vendita per una Enciclica. Vi ha sorpreso questo successo?
R. – Il nome di Papa Benedetto XVI, la fama, è tale, che queste 500 mila
copie che in cinque giorni vengono diffuse, sorprende
fino ad un certo punto, proprio perché ci si sta accorgendo in questi primi
mesi del suo ministero petrino di quale forza abbiano
le sue parole, il suo insegnamento, di quante persone si lascino attrarre da
lui. Insomma, questi numeri alti che vediamo adesso della diffusione del primo
lancio dell’Enciclica, non sono altro che la traduzione su scala nazionale di
quello che vediamo in Piazza San Pietro! Tutte le domeniche si vede Piazza San Pietro piena di gente che va ad ascoltare cinque
minuti di parole non banali. Tutte queste persone che vengono per ascoltare il
Papa, per ascoltare la sua parola, ci parlano proprio di questa sete, da un
lato, dei credenti, e di questa capacità del Papa di dare qualcosa di
impegnativo da assorbire, da meditare.
D. – Il fatto che l’Enciclica Deus Caritas
est abbia già un successo così straordinario, può - secondo lei -
dimostrare anche una certa maturità da parte dei fedeli che si accostano ad un
testo che, comunque, ha una certa complessità?
R. – Sì, può essere visto anche
sulla scia di questa opera di formazione del popolo di Dio. Abbiamo visto, ad
esempio, il successo altrettanto evidente di un testo non facile, che ha
bisogno di una lettura lenta e tranquilla, come il Compendio del Catechismo
della Chiesa cattolica, che ha già varcato la soglia dei due milioni di copie –
possiamo dire ormai 2 milioni e 200 mila copie già diffuse in Italia. Si vede
questo bisogno. C’è questa esigenza diffusa in tanti credenti di trovare dei
punti fermi. Penso che anche questo testo di Papa Benedetto attiri proprio per
il tema dell’amore, perché cosa c’è di più basilare? E’ un tema forte, tema che
va alla radice dell’esperienza di ogni persona e anche le difficoltà di
contenuto che il Papa ci mette davanti, sulle quali non ci fa giustamente
nessuno sconto, possono diventare una sfida per addentrarsi nel suo linguaggio
teologico e vedere che lì dietro si aprono dei panorami vastissimi. Vale dunque
la pena di far un po’ di fatica per comprendere, leggere e rileggere
personalmente, insieme questo testo.
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NOMINE
Il Santo
Padre ha nominato Consultori della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede i dottori Francesco
Silvano, Walter M. Bonino e Antonio Chiminello.
Il Santo Padre ha nominato vescovo
di Jalpaiguri (India) il rev. Clement
Tirkey, vicario generale della Diocesi di Bagdogra.
SPECIALE
ANNULLO DELLE POSTE VATICANE IL 12 FEBBRAIO
PER
CELEBRARE IL 75 MO ANNIVERSARIO DELLA RADIO VATICANA
-
Intervista con Irio Fantini -
La Radio Vaticana compie 75 anni,
un compleanno importante, che ci porta indietro al 12 febbraio 1931, quando il
Papa Pio XI, col primo radiomessaggio a tutto il mondo inaugurava la Stazione
dell’emittente della Santa Sede, la cui realizzazione era stata affidata a Gugliemo Marconi. Un evento che
segnerà la storia della Chiesa. Per suggellare questo anniversario il 12
febbraio prossimo, le Poste Vaticane porranno in uso uno speciale Annullo, che
sarà poi utilizzato in tutte le celebrazioni previste nel 2006. Roberta Gisotti
ha chiesto all’autore del bozzetto, il maestro Irio Fantini, di anticiparci che
cosa raffigura il logo:
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R. – L’elemento grafico
predominante è il 75, nel quale si evidenzia la prima cifra, il 7, che taglia
diagonalmente l’immagine e vuole essere il simbolo di una evoluzione
nella continuità, tra il passato, il presente e il futuro, nel concetto di
‘fare’ radio e comunicazione. E, l’aspetto più evidente è quello tecnico, col
decisivo passaggio tra il sistema analogico e quello digitale.
D. – Irio Fantini, lei già da
molti anni presta la sua opera presso la Radio Vaticana, quindi applicarsi a
questo bozzetto sarà stato per lei anche un’emozione di vita, di ripercorrere
tanti anni spesi a servizio della Chiesa …
R. – Lavorando da molto tempo
nella Radio Vaticana ho vissuto tutti i passaggi che hanno riguardato questa
emittente. Per cui è stato quasi del tutto automatico pensare in sintonia con
l’evoluzione dei tempi e nella celebrazione di questo anniversario, che trovo
sia fondamentale non tanto per il fatto che sia il 75emo anniversario quanto
per il decisivo passaggio tecnico-culturale nel fare comunicazione, nel fare
radio che si è realizzato in questi ultimi anni.
D. – La comunicazione, anche
quella grafica, che ci pone sempre nuove sfide …
R. – Sì, nuove sfide di sintesi,
soprattutto. A volte non dovrebbe esserci bisogno, nel senso artistico, di
spiegare un logo; ma lo faccio volentieri, per evidenziare il passaggio
creativo che il logo riassume.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima
pagina - Il Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2006, dedicato alla
questione dello sviluppo.
Servizio
vaticano - Un articolo sulla Lettera dell’arcivescovo di Firenze, cardinale
Ennio Antonelli, alle famiglie cristiane.
Servizio
estero - Medio Oriente: il “quartetto” condiziona gli aiuti finanziari
all’Autorità palestinese al riconoscimento di Israele da parte di Hamas.
Servizio
culturale - Per la rubrica “Incontri” il poeta Alberto Mario Moriconi intervistato da Mario Gabriele Giordano.
Per
l’“Osservatore libri” un articolo di Danilo Veneruso sull’opera
di Nando Simonetti “Principi di teologia della pace
nel magistero di Benedetto XV”.
Servizio
italiano - In primo piano la par condicio
Aborto: Ru486: norme più severe per l’importazione. Il
Ministro Storace contro la Toscana.
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31 gennaio 2006
La difesa
dei valori della vita, della famiglia e del matrimonio in vista delle prossime
elezioni politiche. E’ l’appello lanciato dal Consiglio permanente della
Conferenza episcopale italiana (CEI) nel comunicato finale dei lavori svolti in
questi giorni, presentato oggi nella Sala Marconi
della Radio Vaticana dal segretario generale mons. Giuseppe Betori.
A seguire la conferenza stampa c’era per noi Paolo Ondarza.
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I vescovi
italiani ribadiscono la
linea di non coinvolgimento della Chiesa italiana in vista delle prossime
elezioni. “Ciò non significa – ha spiegato mons. Betori
- indifferenza
o disinteresse verso la vita pubblica
nella quale vanno difesi da elettori e candidati quei contenuti irrinunciabili fondati sul primato e la
centralità della persona umana e sul perseguimento del bene comune”. Il
Consiglio permanente della CEI “invita i responsabili politici ad un clima di
autentico dialogo e sereno confronto” e “a non introdurre normative che non
rispondono ad effettive esigenze sociali e invece compromettono gravemente il
valore e le
funzioni della famiglia legittima fondata sul matrimonio e il rispetto della
vita umana dal concepimento alla morte naturale”. I presuli italiani invocano
inoltre un
migliore funzionamento dell’amministrazione della giustizia - cui è collegata
la condizione delle carceri - lo sviluppo del Mezzogiorno, la lotta alla
criminalità organizzata. I vescovi auspicano poi che la normativa introdotta di
recente sull’uso delle armi per la legittima difesa non oscuri o relativizzi il
valore della vita umana.
A livello
internazionale la CEI, in sintonia con il Santo Padre, richiama con forza
l’urgenza delle pace: preoccupazione viene espressa
per la situazione in Medio Oriente dopo la vittoria di Hamas
alle elezioni palestinesi. Rispondendo ai giornalisti mons. Betori
ha ricordato: “i vescovi italiani invocano sempre il
dialogo, la cui condizione necessaria è il riconoscimento dello Stato di
Israele”. In campo ecclesiale il consiglio Permanente ha avviato una
riflessione per dare più slancio alla pastorale giovanile che prenderà forma in
una specifica iniziativa a livello nazionale nei prossimi anni. La vita e il
ministero dei sacerdoti saranno invece al centro della prossima assemblea
Generale della CEI. Durante i lavori del consiglio permanente i vescovi
italiani hanno istituito nel contesto di un impegno Condiviso con altre Chiese
la Giornata nazionale per la salvaguardia e la difesa del creato fissata al 1°
settembre. In riferimento alla visita ad Limina che i vescovi effettueranno
nella seconda metà del 2006 – si legge nel comunicato finale del Consiglio
Permanente - è stata richiesta la collaborazione della segreteria generale per
la preparazione e lo svolgimento. Infine è stato fatto un bilancio della 44.ma Settimana sociale dei cattolici italiani, svoltasi a
Bologna nell’ottobre 2004, anche in vista del centenario delle settimane
sociali che ricorrerà nel 2007.
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LE
SPERANZE DEGLI HAITIANI, AD UNA SETTIMANA DALLE ELEZIONI
-
Intervista con padre Desinord Jean
-
A una
settimana dalle elezioni, Haiti continua a vivere una situazione di confusione
ed insicurezza. Il 7 febbraio è previsto il primo turno delle elezioni
presidenziali, più volte rimandate. Il Paese è in ginocchio dal punto di vista
economico, mentre non sembra diminuire il fenomeno dei rapimenti a scopo di
estorsione. Una situazione che rischia d’influire anche sul corretto
svolgimento del turno elettorale. Ascoltiamo cosa ha detto in proposito padre Desinord Jean, direttore di Radio
Soleil, l’emittente dell’arcidiocesi di Port–au-Prince, raggiunto telefonicamente da Lucas Dùran:
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R. – La gente
vive ancora nella paura. Non c’è abbastanza sicurezza, anche se la forza
dell’ONU che è in Haiti oggi, cerca di rassicurare la popolazione. Però è ovvio
che ancora oggi la gente che ha le armi, continua a uccidere e a rapire, ed è
molto difficile vivere per la popolazione. Anche oggi si chiede se sarà
possibile uscire il 7 febbraio, andare per la strada, per votare.
D. – La gente spera davvero che il
7 febbraio e il successivo turno, cambi le cose finalmente per Haiti?
R. – Si, perché nei due anni del
governo attuale, le cose non sono cambiate. La violenza è sempre lì, la gente
aspetta un cambiamento. Il problema maggiore oggi è il problema della
sicurezza; la gente pensa che se viene un nuovo governo, questo governo con il
Parlamento potrà fare qualcosa. Perché il governo che è al potere adesso è un
governo che non può, o che non vuole fare niente per la situazione oggi. La
gente pensa che Haiti non può più vivere così. Il presidente che arriverà con
queste elezioni, per prima cosa, dovrà affrontare il problema della sicurezza.
D. – In queste condizioni, quanto
possono essere ritenute libere e effettivamente democratiche queste elezioni?
R. – La Comunità Internazionale ha
i suoi occhi anche su queste elezioni. Non è facile dire che queste elezioni
saranno libere; perché in Haiti, per dire la verità, le elezioni non sono così
libere. Oggi abbiamo la Comunità Internazionale che sarà presente attraverso
gli osservatori; però anche all’interno del Paese ci sono tanti gruppi per
controllare le elezioni. Quindi Speriamo che queste elezioni non saranno
contestate perché sarebbe ancora un’altra crisi. Però aspettiamo.
D. - Qual’è
la sensazione tra la gente, rispetto alla presenza, fin qui delle Nazioni Unite ad Haiti, c’è più
soddisfazione per quello che hanno fatto o più delusione?
R. - Direi un sentimento di
delusione. I responsabili dell’ONU hanno detto che adesso dobbiamo cambiare
strategia, per assicurare la sicurezza della gente soprattutto per le elezioni.
Però, per dire la verità, dopo due anni credo che la gente pensi che l’ONU non
ha le forze, non ha fatto abbastanza per rassicurare
la popolazione.
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Tubercolosi,
malaria, lebbra sono malattie che nei Paesi poveri uccidono ancora milioni di
persone. Su queste malattie “dimenticate” ieri a Milano si è tenuto un
incontro. Al centro dell’iniziativa, l’intervento di Chiara Castellani, medico
missionario, da 16 anni nella Repubblica Democratica del
Congo. Dal 1992 vive con un solo braccio, ma non ha smesso di prendersi
cura dei poveri portando avanti l’ospedale di Kimbau.
Ascoltiamola al microfono di Debora Donnini.
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R. – Per la Tubercolosi, c’è in
questo momento finalmente, l’accesso ad un trattamento gratuito, che però viene garantito solo a quei malati che sono
abbastanza prossimi a strutture sanitarie funzionanti, che riescono a garantire
sia la diagnosi che il trattamento. Per la lebbra vale lo stesso principio. Per
la malaria viceversa, il trattamento non è neanche accessibile a chi non paga.
Malaria e tubercolosi da sole ammazzano 5 milioni di persone ogni anno.
D. – Quello che lei vuole
sottolineare è che ci sono delle malattie curabili, che però
in Paesi poveri come il Congo, sono mortali…
R. – Sono mortali perché chi è
malato non ha accesso al trattamento: o perché non è in grado di pagarselo, o
perché non arriva mai ad avere una diagnosi adeguata. Poi invece, per la
malattia del sonno viceversa, il problema del trattamento è anche un problema
legato alla ricerca scientifica. La malattia del sonno esiste soltanto in Congo
e difficilmente interesserà mai il mondo ricco, se non in uno stimolo di
solidarietà. Però mi rendo conto che è un problema dal quale noi non saremo mai
toccati direttamente. Si tende a trascurarlo. La tubercolosi multi-resistente è un problema che se continuiamo a
trascurare, come si fa adesso, prima o poi diventerà un boomerang per la salute
pubblica anche in Europa.
D. – Secondo lei cosa si potrebbe
fare?
R. – Si dovrebbero innanzitutto
garantire i fondi, ma anche la volontà politica, per ristrutturare anche nei
Paesi poveri una rete di sistemi sanitari, che permetta con tecnologie
relativamente di basso costo, di garantire un’assistenza sanitaria anche nei
villaggi. Si potrebbe, soprattutto se si permettesse a Paesi come il Congo, così poveri ma così profondamente ricchi di
materie prime, che però vengono sfruttate altrove, di farsi il proprio cammino
a partire dalle proprie ricchezze. E poi la ricerca deve ricominciare a non
essere soltanto il privilegio di multinazionali: o ad un certo punto l’OMS e
altri organismi internazionali e i governi intervengono sulle multinazionali,
per obbligarli a spendere qualche cosa anche nella ricerca scientifica per
malattie dei poveri, o bisogna che anche i governi mettano la ricerca
scientifica tra le proprie priorità.
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31 gennaio 2006
RIUNITI
DA OGGI AD ABIDJAN I VESCOVI DELL’AFRICA OCCIDENTALE FRANCOFONA,
RIUNITI
PER L’ASSEBLEA DELLA CERAO, L’ORGANISMO CHE RACCOGLIE I PRESULI
DI QUEST’AREA. IN APERTURA DEI LAVORI
DEL
SANTO PADRE, CHE INVITA I PASTORI A RICONCILIARE I LORO POPOLI,
SEGNATI
DA PROFONDE DIVISIONI E CONFLITTI INTERNI
- A
cura di Padre Joseph Ballong
-
ABIDJAN. = Si sono aperti questa
mattina ad Abidjan i lavori dell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale
regionale dell’Africa dell’ovest francofona,
NELLA FESTA DI SAN GIOVANNI BOSCO, CERIMONIA OGGI
POMERIGGIO A ROMA
NELLA
PONTIFICIA UNIVERSITA’ SALESIANA PER L’APERTURA DELLA NUOVA
BIBLIOTECA INTITOLATA AL FONDATORE DELLA CONGREGAZIONE
- A
cura di Tiziana Campisi -
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ROMA. = Una biblioteca che
raccoglie circa 700 mila volumi per chi studia sociologia dell’educazione,
pedagogia, didattica, psicologia, e ancora catechetica,
Sacra Scrittura, teologia e letteratura. E’ la nuova Biblioteca Don Bosco della
Pontificia Università Salesiana di Roma, che sarà inaugurata ufficialmente
questo pomeriggio dal prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica,
il cardinale Zenon Grocholewski.
Allestita in un edificio che comprende cinque piani, la struttura include sale
di consultazione, fondi speciali, un centro stampa, una legatoria, un centro di
ricerche. Un servizio multimediale offre la possibilità di attività
accademico-didattiche ed una moderna rete informatica consente un facile
accesso on-line alla documentazione.
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RAPPORTO
ONU SULLE CATASTROFI NATURALI NEL 2005:
E’ AUMENTATO IL NUMERO DELLE CATASTROFI E DELLE PERSONE
COLPITE,
SOPRATTUTTO
DA INONDAZIONI E SICCITA’, MA SONO DIMINUITE LE VITTIME,
POCO PIU’ DI 90 MILA RISPETTO A QUASI
245 MILA DEL 2004.
IN
RIALZO ANCHE I COSTI
GLOBALI
GINEVRA. = Più catastrofi ma meno
morti per i disastri naturali nel 2005.
Sono infatti salite a 360 contro 305 del 2004
le catastrofi che hanno provocato 91 mila vittime, di cui quasi 80 mila nel
terremoto dell'ottobre scorso in Pakistan, rispetto alle 244.500 dell’anno
precedente, di cui 226 mila erano perite in un solo tragico evento, lo Tsunami nell'Oceano indiano. I dati resi noti dall’ONU,
sono stati raccolti dal Centro per
SEMINARIO IERI ALL’UNIVERSITA’ CATTOLICA DI MILANO
IN MEMORIA
DI GIOVANNI
PAOLO II, SUL TEMA “IL LAVORO NEL CONCILIO VATICANO II”,
A 40
ANNI DALLA CHIUSURA DELL’ASSISE CONCILIARE
- A
cura di Fabio Brenna -
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MILANO. = Molti aspetti sono stati
ricordati del Concilio Vaticano II, in occasione del 40.mo
anniversario appena celebrato, ma spesso è rimasta in ombra la riflessione sul
tema del lavoro, che trovò invece vasto spazio nella Costituzione Gaudium et Spes. Di questo si è parlato nel seminario che
all’argomento ha dedicato l’Università cattolica di Milano, sottolineando come
il Concilio sia stata una sorta di propulsore in un cammino che inizia
idealmente con
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DOMANI A ROMA PRESSO
‘ALLA
RICERCA DELL’ETICA PERDUTA’ DI CINZIA BORGHI
- A
cura di Giovanni Peduto -
ROMA. = Domani, mercoledì 1
febbraio alle ore 17,00, presso la sede dell’Opera
Romana Pellegrinaggi, si terrà la presentazione del libro di Cinzia Borghi:
‘Alla ricerca dell’etica perduta’. Con l’autrice,
interverranno tra gli altri il vescovo Rino Fisichella, il ministro Carlo Giovanardi e
l’onorevole Luciano Violante. Gli scandali finanziari, che negli
ultimi anni hanno riempito le cronache e danneggiato migliaia di risparmiatori,
hanno messo in luce un rapporto malato fra etica, economia e politica, oltre ad
evidenziare inesorabilmente la mancanza di una classe dirigente adeguata. Autoreferenzialità, scarsa meritocrazia e inadeguatezza
della cultura delle regole ci hanno fatto perdere la bussola, in un viaggio
che, invece - come sottolineato da Papa Benedetto XVI - “dovrebbe essere
fondato su giusti rapporti etici ed economici”. Questi e altri temi saranno
affrontati nel corso della presentazione del libro. Farà
gli onori di casa mons. Liberio Andreatta, amministratore delegato dell’Opera
Romana Pellegrinaggi. Condurrà Luigi Tivelli.
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31 gennaio 2006
- A cura di
Fausta Speranza -
Sono dure le dichiarazioni di Teheran dopo che i cinque membri permanenti dell’Onu hanno parlato concretamente di deferimento all’ONU per
il nucleare. Il nostro servizio
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Un rinvio del caso nucleare
iraniano al Consiglio di Sicurezza dell'ONU sarebbe ''la fine della diplomazia''. E’ questo il commento del segretario del Supremo
consiglio per la sicurezza nazionale di Teheran e capo
negoziatore sul nucleare, dopo che Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e
Gran Bretagna si sono detti concordi sul
deferimento dell'Iran al Consiglio di Sicurezza dell'ONU per il suo programma
nucleare. Lo hanno annunciato in un comunicato diffuso in
nottata a Londra. A questo punto l’attesa è per giovedì: il rinvio al Consiglio
di Sicurezza dell'ONU sarà, infatti, all'esame di una riunione d'urgenza del
Consiglio dei Governatori
dell'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) a
Vienna. Da parte sua, il capo dell'agenzia iraniana per l'energia nucleare, Gholamreza Aghazadeh, sottolinea
che “non esiste una base legale” per tale decisione nell'ambito dei regolamenti
della stessa AIEA. Parla di ''un grande problema''
soprattutto per gli europei, che hanno proposto il trasferimento con l'appoggio
degli USA. Mentre, il vice capo del Supremo consiglio per la sicurezza
nazionale, Javad Vaidi,
afferma che comunque la decisione di riavviare le attività di “ricerca e
sviluppo” sul combustibile nucleare, che all'inizio di gennaio ha fatto
precipitare il braccio di ferro, è ormai ''irreversibile''.
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Nel nuovo governo dell'ANP gli
esponenti di Hamas occuperanno solo sette incarichi
ministeriali, secondo quanto anticipa oggi il quotidiano al-Ayam
di Ramallah. Hamas, secondo
il giornale, darà la preferenza a quei ministeri che “consentono uno stretto
contatto con le masse palestinesi”. Il giornale menziona ad esempio i ministeri
della amministrazione locale, degli affari sociali, della sanità, dell’agricoltura
e dei mezzi di comunicazione. Sempre secondo il quotidiano, nel nuovo governo
saranno inclusi due dirigenti di Hamas che risiedono
all'estero. La loro identità non viene per ora precisata. Ieri, un portavoce di
Hamas, Sami Abu Zuhri, ha respinto le
richieste del Quartetto di riconoscere Israele e ripudiare la violenza. Sul
piano economico, un portavoce di Hamas ha escluso
preoccupazione per la crisi economica che potrebbe verificarsi se i Paesi
donatori sospendessero gli aiuti all'ANP.
Ed un appello ad Hamas è arrivato oggi anche da
Mosca. Del futuro dei palestinesi ha infatti parlato
pure il presidente Putin nel suo incontro odierno con
la stampa internazionale. Sentiamo Giuseppe D’Amato:
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Politica estera e situazione
interna. Vladimir Putin ha risposto a decine di
domande degli oltre mille giornalisti russi e stranieri presenti nella sala
circolare del Cremlino. La Russia ha una posizione diversa su Hamas rispetto ai partner americani ed europei. “Noi - ha
detto Putin - non li abbiamo mai inseriti nelle
organizzazioni terroristiche. Questo, però, non significa che li sosteniamo. I
risultati delle elezioni in Palestina sono stati un duro colpo agli sforzi
della diplomazia statunitense. Hamas ora deve
riconoscere Israele e stabilire contatti con la comunità internazionale”.
Fermare gli aiuti finanziari alla Palestina è un “errore”. L’ultimo
ostacolo per l’adesione della Russia al WTO – ha spiegato Putin
– è l’accordo con gli Stati Uniti. “Siamo nel G8 perché comprendiamo meglio di
altri le economie in via di sviluppo e per il nostro peso nella sicurezza
nucleare”. All’Iran sono state fatte proposte per risolvere il capitolo
atomico. L’Ucraina continua a prendere “il nostro gas”. Parlando della situazione
interna, il capo del Cremlino ha affermato che la Cecenia
è tornata all’interno del quadro istituzionale. Ma il lavoro socio-eonomico da fare è ancora tanto. Le organizzazioni
non governative sono importanti, ma devono essere “trasparenti” ed “indipendenti”
e non essere alla “dipendenza” di altri Stati.
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Intanto, il premier israeliano ad
interim Ehud Olmert, del
partito Kadima, è impegnato in un braccio di ferro
col movimento dei coloni, che cerca di impedire con tutti i mezzi lo sgombero
di un avamposto, previsto per domani, presso la colonia di Ofra,
nella provincia di Ramallah.
Con il saluto del primo ministro
britannico, Tony Blair, sono cominciati questa
mattina a Londra i lavori
della conferenza internazionale sull'Afghanistan alla quale partecipano 70 fra
Paesi e organizzazioni internazionali impegnati nella ricostruzione
dell'Afghanistan. La conferenza, seguita anche dal segretario delle Nazioni
Unite, Kofi Annan, e dal
segretario di Stato USA Condoleezza Rice, si concluderà domani con la firma di un piano di
partenariato quinquennale fra l'Afghanistan e la comunità internazionale. La
delegazione afghana, guidata dal presidente Hamid Karzai, presenterà fra l'altro le sue strategie per
sviluppo, sicurezza, lotta alla corruzione e al commercio illegale dell'oppio.
Nel discorso di apertura Blair ha sottolineato che
“la sconfitta delle forze dell'estremismo, del fanatismo e del traffico della
droga in Afghanistan è stata vitale non solo per il popolo afghano, ma per
tutta la comunità internazionale”. E ha ribadito la determinazione ad andare
avanti sulla via della moderazione e della democrazia. Intanto, è giunta
notizia che tre persone, tra cui due taleban, sono
state uccise nel sud-est dell'Afganistan nel corso di
uno scontro tra abitanti di un villaggio al confine col Pakistan e miliziani
fondamentalisti. Gli scontri sono scoppiati ieri sera quando
un gruppo di una decina di taleban ha cercato di
rifugiarsi in una casa.
Un soldato britannico è morto oggi
nell'esplosione di un ordigno nella provincia meridionale irachena di Bassora.
Nell'attentato, avvenuto a Umm Qasr,
sono stati feriti altri tre soldati inglesi. Si tratta della centesima vittima
britannica dall'inizio della guerra dopo l'invasione del Paese arabo nel marzo
del 2003. Ieri era morto un altro militare inglese in un attacco nella
provincia di Maysan. Il contingente britannico è dispiegato
prevalentemente nel sud dell'Iraq e ha circa 8000 uomini. Intanto un nuovo
appello per la liberazione immediata di Jill Carroll è stato lanciato dal quotidiano di Boston, Christian Science Monitor, per il
quale la giornalista
freelance lavorava al momento del suo sequestro a Baghdad, il 7 gennaio scorso.
L'appello è arrivato a poche ore dal nuovo, drammatico video della Carroll, diffuso dalla tv araba Al Jazeera.
Il quotidiano aggiunge la propria voce ''a quelle degli arabi che in tutto il
mondo, e in particolare in Iraq, hanno condannato questo rapimento”.
A proposito di precedenti
sequestri in Iraq, in Italia è da tempo al vaglio degli inquirenti romani la
posizione dello sceicco Al Kubaisi, l'autorevole
esponente del consiglio degli Ulema in contatto, tra
gli altri, con l'ex commissario straordinario della Croce Rossa Maurizio Scelli, durante le trattative per la liberazione degli ostaggi.
Il sospetto - come ha scritto La Repubblica, citando un rapporto del ROS - è
che lo sceicco (e per i pm non solo
lui) abbia avuto un ruolo materiale nei sequestri degli italiani, oltre che di
mediatore per il loro rilascio. Ma in procura spiegano che al momento non ci
sono elementi per configurare una responsabilità di Al
Kubaisi e degli altri
sotto osservazione nei rapimenti e neppure negli omicidi di Fabrizio
Quattrocchi ed Enzo Baldoni.
La produzione petrolifera della Nigeria, messa in
difficoltà dagli attacchi dei ribelli in alcuni impianti, dovrebbe
rientrare a pieno regime “in due settimane”. Lo ha annunciato - secondo quanto riferisce l'agenzia Bloomberg - il ministro del Petrolio del Paese, Edmund
Daukoru, a margine del vertice OPEC in
corso a Vienna. Gli incidenti nel delta del Niger avevano messo fuori gioco
circa 221 mila barili al giorno, pari al 9%
dell'output del Paese.
Sono otto gli stranieri morti
nella strage di Chorzow dove sabato scorso e crollato il tetto
di un padiglione fieristico uccidendo almeno 62 persone. Lo ha annunciato oggi
a Katowice Tomasz Tadla, il portavoce della procura locale, dichiarando che
si tratta di due tedeschi, due cittadini cechi, due slovacchi, un olandese e un
belga. Intanto, fonti della polizia polacca informano che il numero totale dei
morti nella tragedia potrebbe aumentare ulteriormente dato che alcune persone
sono date ancora per disperse.
Un ennesimo scandalo è scoppiato
oggi in Giappone, in mezzo a crescenti interrogativi anche nell'opinione
pubblica sulla reale portata delle 'riforme strutturali' perseguite con
determinazione dal primo ministro giapponese Junichiro
Koizumi fin dall'inizio del suo mandato nell'aprile
2001. Tra ieri e oggi ci sono stati arresti 'eccellenti' al ministero della Difesa
giapponese e perquisizioni a tappeto in grandi imprese del settore edilizio per
uno scandalo di 'appalti truccati' scoperto dalla Procura di Tokyo. Koizumi
si avvicina al preannunciato ritiro dalla guida del Paese nel settembre 2006.
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