RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 26  - Testo della trasmissione di giovedì 26 gennaio 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Benedetto XVI rinnova il suo l’impegno prioritario per la piena e visibile unità dei cristiani. Oggi l’udienza a 150 delegati di Chiese, Conferenze episcopali e organismi ecumenici d’Europa

 

In udienza da Benedetto XVI il presidente polacco Lech Kaczyński

 

Il Papa ieri pomeriggio ha presieduto i Secondi Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

 

Vasta eco in tutto il mondo ha avuto la pubblicazione ieri della prima Enciclica di Benedetto XVI “Deus Caritas est”: intervista con mons. Vittorio Nozza

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sembra ormai scontata la vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi. Il premier Abu Ala rassegna le dimissioni. “No” di Israele a trattative con un governo  di Hamas: con noi Antonio Ferrari

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il presidente pakistano, Musharraf, a Davos, in Svizzera per il 36.mo Forum economico mondiale

 

Proseguono a Caracas, in Venezuela, i lavori del VI Forum sociale mondiale

 

“L’enciclica di Benedetto XVI,Deus Caritas est’, susciterà un’eco spontanea da tutta la Chiesa e oltre”: è quanto ha dichiarato oggi Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei “Focolari”

 

“No alla legalizzazione in Australia della pillola abortiva RU 486”: è l’appello dell’arcivescovo di Melbourne, mons. Denis James Hart

 

“Notizie non gossip”: lo chiedono i missionari italiani all’informazione televisiva

 

Attesa domani, all’Università “La Sapienza” di Roma, la “Maratona Mozart”, oltre 4 ore di musica in omaggio al compositore austriaco, nel 250.mo della nascita

 

24 ORE NEL MONDO:

Funerali a Pristina del presidente del Kosovo, Ibrahim Rugova

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 gennaio 2006

 

BENEDETTO XVI RINNOVA IL SUO L’IMPEGNO PRIORITARIO PER LA PIENA E VISIBILE

 UNITA’ DEI CRISTIANI. OGGI L’UDIENZA A 150 DELEGATI DI CHIESE, CONFERENZE

EPISCOPALI, COMUNITA’ E ORGANISMI ECUMENICI D’EUROPA: IL PAPA RACCOMANDA

 DI RISCOPRIRE LE RADICI CRISTIANE DEL CONTINENTE,

DANDO SPAZIO AI VALORI ETICI

 

Benedetto XVI ha rinnovato il suo impegno prioritario – già espresso all’inizio del suo Pontificato - per la piena e visibile unità di tutti i cristiani. La solenne promessa durante l’udienza stamane in Vaticano alla Commissione preparatoria della III Assemblea ecumenica europea, riunita in questi giorni a Roma, prima tappa di un itinerario spirituale che avrà il suo culmine a Sibiu, in Romania, nel settembre 2007. L’incontro di oggi nella Sala Clementina - presenti 150 delegati di Chiese, Conferenze episcopali, comunità e organismi ecumenici d'Europa - giunge dopo la cerimonia di chiusura ieri pomeriggio nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, alla quale ha partecipato il Santo Padre, della Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani. Il servizio di Roberta Gisotti.

 

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Proprio qui a Roma – ha detto il Papa - avete iniziato il vostro pellegrinaggio, dove gli apostoli Pietro e Paolo per primi hanno annunciato quel Vangelo “che come cristiani siamo chiamati a proclamare e testimoniare all’Europa di oggi”. Ed il tema scelto, “La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa”, indica – ha sottolineato Benedetto XVI - “la vera priorità” di professare la fede “nell’odierno contesto culturale, spesso segnato dal relativismo e dall’indifferenza”, quindi “un servizio indispensabile da rendere alla Comunità Europea, che in questi anni ha allargato i suoi confini”. Ma “perché sia fruttuoso il processo di unificazione” – ha aggiunto - “l’Europa ha bisogno di riscoprire le sue radici cristiane, dando spazio ai valori etici, che fanno parte del suo vasto e consolidato patrimonio spirituale”. Ma c’è una condizione da rispettare:

 

“Tuttavia la presenza di noi cristiani sarà incisiva e illuminante solo se avremo il coraggio di percorrere con decisione la via della riconciliazione e dell’unità”.

 

E questo “sforzo” è richiesto a tutti - ha spiegato il Santo Padre - perché tutti abbiamo “una specifica responsabilità” nel cammino ecumenico dei cristiani in Europa e nel mondo:

 

Dopo la caduta del muro, che divideva i Paesi dell’Oriente e dell’Occidente in Europa, è più facile l’incontro tra i popoli; ci sono più opportunità per accrescere la conoscenza e la stima reciproca, con un arricchente mutuo scambio di doni; si avverte il bisogno di affrontare uniti le grandi sfide del momento, a iniziare da quella della modernità e della secolarizzazione. L’esperienza dimostra ampiamente che il dialogo sincero e fraterno genera fiducia, elimina le paure e i preconcetti, scioglie le difficoltà e apre al confronto sereno e costruttivo”.

 

Poi la rinnovata promessa di Benedetto XVI:

 

“Cari amici, per quanto mi concerne rinnovo qui la decisa volontà, manifestata all’inizio del mio pontificato, di assumermi come prioritario impegno quello di lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo”.

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IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI IL PRESIDENTE

POLACCO LECH KACZYŃSKI

 

Benedetto XVI ha ricevuto stamani il neo presidente polacco Lech Kaczyński con la moglie e il seguito. Il presidente Kaczyński ha rinnovato al Papa “l'invito a visitare la Polonia”. Il colloquio privato tra il Pontefice e il presidente è durato circa 25 minuti. La delegazione polacca è stata ricevuta anche dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano e si è poi recata nelle Grotte Vaticane, per pregare sulla tomba di Giovanni Paolo II. Ieri, il presidente Kaczyński è stato ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi.

 

ALTRE UDIENZE

 

Il Papa questa mattina ha ricevuto anche mons. Domenico Sorrentino, arcivescovo-vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino; mons. Joseph Bolangi Egwanga Ediba Tasame, vescovo di Budjala (Repubblica Democratica del Congo), in visita "ad Limina"; il rev.do José Rodríguez Carballo, Ministro Generale dell’Ordine Francescano dei Frati Minori.

 

 

LA FEDE E L’AMORE DI DIO SIANO PER I CRISTIANI FONDAMENTO DI UNITÀ.

COSÌ IL PAPA IERI POMERIGGIO, A ROMA,

NELLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA

A CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

 

L’unità dei cristiani deve basarsi sulla fede e sull’Amore di Dio, un amore che non annulla le differenze ma le armonizza. Queste le parole di Benedetto XVI, ieri pomeriggio, a conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in coincidenza con la memoria della conversione dell’Apostolo delle Genti. L’omelia del Santo Padre nella celebrazione dei Secondi Vespri, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, a Roma. Il servizio di Tiziana Campisi.

 

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(musica)

 

La fede della Chiesa trova il suo fondamento in Dio Amore. Su questa verità Benedetto XVI ha sviluppato la sua omelia affermando che alla base dell’impegno ecumenico c’è la conversione del cuore. Ma è la fede che consente di giungere alla comunione:

 

“In particolare, si basa su di essa la paziente ricerca della piena comunione tra tutti i discepoli di Cristo: fissando lo sguardo su questa verità, culmine della divina rivelazione, le divisioni, pur mantenendo la loro dolorosa gravità, appaiono superabili e non ci scoraggiano. Il Signore Gesù, che con il sangue della sua Passione ha abbattuto ‘il muro di separazione’ dell’‘ini-micizia’, non mancherà di concedere a quanti lo invocano con fede la forza per rimarginare ogni lacerazione”.

 

L’unità dei cristiani è possibile solo nella luce dell’Amore di Dio che armonizza le diversità, questo il cuore del messaggio del Santo Padre:

 

“L’amore vero non annulla le legittime differenze, ma le armonizza in una superiore unità, che non viene imposta dall’esterno, ma che dall’interno dà forma, per così dire, all’insieme. E’ il mistero della comunione, che come unisce l’uomo e la donna in quella comunità d’amore e di vita che è il matrimonio, così forma la Chiesa quale comunità d’amore, componendo in unità una multiforme ricchezza di doni, di tradizioni. Al servizio di tale unità d’amore è posta la Chiesa di Roma”.

 

(musica)

 

E’ forza che trasforma la carità, ha sottolineato il Papa, l’amore è principio che unisce i cristiani e fa sì che la loro preghiera unanime venga esaudita dal Padre celeste la cui volontà comunque supera la comprensione dell’uomo e le sue stesse richieste ed attese. Benedetto XVI ha rivolto anche un pensiero ai delegati delle Chiese e delle Conferenze episcopali d’Europa, alle diverse comunità cristiane e agli svariati organismi ecumenici che hanno preso parte ai Secondi Vespri della Solennità della conversione di San Paolo. I cristiani siano luce del mondo, in Europa e tra tutti i popoli, questo l’invito del Pontefice che ha concluso:

 

 “Voglia Iddio concederci di raggiungere presto l’auspicata piena comunione. L’unità è la nostra comune missione; è la condizione perché la luce di Cristo si diffonda più efficacemente in ogni angolo del mondo e gli uomini si convertano e siano salvati. Quanta strada sta dinanzi a noi! Eppure non perdiamo la fiducia, anzi con più lena riprendiamo il cammino insieme. Cristo ci precede e ci accompagna”.

 

(musica)

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VASTA ECO IN TUTTO IL MONDO HA AVUTO LA PUBBLICAZIONE IERI

DELLA PRIMA ENCICLICA DI BENEDETTO XVI “DEUS CARITAS EST”

- Intervista con mons. Vittorio Nozza -

        

Ampia eco sui mass media di tutto il mondo ha avuto la pubblicazione ieri della prima Enciclica di Benedetto XVI “Deus Caritas est”. Vogliamo riportare un titolo su tutti che ci sembra riassumere nel modo migliore quanto espresso dal Papa. E’ quello del quotidiano Avvenire che scrive: “La vera notizia: Dio ci ama”. E nella sua Enciclica Benedetto XVI offre uno sguardo unitario della realtà dell’amore: corpo e spirito, sottolinea, non vanno messi in contrapposizione, le diverse dimensioni dell’amore, eros e agape, costituiscono una unica realtà; e il duplice comandamento dell’amore di Dio e del prossimo è  un unico comandamento. Su questi aspetti dell’Enciclica ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti.

 

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In Dio – afferma il Papa - eros e agape coincidono: eros è l’amore appassionato, l’amore che desidera, che sceglie: Dio – dice il Pontefice – è un “amante con tutta la passione di un vero amore”. Agape è l’amore che non cerca se stesso ma l’altro, amore che dona gratuitamente fino a dare la vita, fino alla croce. “Il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore umano”. In questa fedeltà è la gioia dell’uomo che è chiamato ad amare il prossimo per incontrare Dio.

 

Il Papa a questo punto si chiede: ma “l'amore si può comandare?” “Dio – sottolinea Benedetto XVI - non ci ordina un sentimento che non possiamo suscitare in noi stessi”. D’altra parte “i sentimenti vanno e vengono. Il sentimento può essere una meravigliosa scintilla iniziale, ma non è la totalità dell'amore”: “l'amore non è soltanto un sentimento”.

 

“L’amore può essere ‘comandato’ perché prima è donato”. Così – prosegue il Papa - Dio “per primo” ci ama e ci fa  “sperimentare il suo amore e, da questo ‘prima’ di Dio, può come risposta spuntare l'amore anche in noi”. Una risposta che richiede il sì anche del nostro intelletto e della nostra volontà: l’amore coinvolge dunque “tutte le potenzialità dell’uomo” in “un processo che rimane continuamente in cammino: l'amore non è mai ‘concluso’ e completato; si trasforma nel corso della vita, matura”. L’incontro intimo con Dio – scrive il Papa nell’Enciclica - attuato attraverso la preghiera, i sacramenti, l’ascolto della Parola e il servizio ai fratelli, conduce alla comunione del volere, del pensare e del sentire con Dio, la cui volontà non risulta più imposta, comandata dall’esterno: “il nostro volere e la volontà di Dio coincidono sempre di più”: allora cresce l'abbandono in Dio e Dio diventa la nostra gioia. Questo cammino – afferma il Papa - arriva “a toccare il sentimento” e ci insegna a guardare “con gli occhi di Cristo”. “Il suo amico” diventa “mio amico”.

 

“Se però – aggiunge il Pontefice - nella mia vita tralascio completamente l'attenzione per l'altro, volendo essere solamente ‘pio’ e compiere i miei ‘doveri religiosi’, allora s'inaridisce anche il rapporto con Dio. Allora questo rapporto è soltanto ‘corretto’, ma senza amore.  Solo la mia disponibilità ad andare incontro al prossimo, a mostrargli amore, mi rende sensibile anche di fronte a Dio”. L’amore di Dio e del prossimo è “inscindibile”. Il Papa cita Martino di Tours che dà la metà del suo mantello a un povero: nella notte gli appare in sogno Gesù stesso, rivestito di quel mantello.

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Se nella prima parte della Enciclica, il Papa si sofferma sull’“unità dell’amore nella Creazione e nella storia della Salvezza”, nella seconda parte della Deus Caritas est, Benedetto XVI si sofferma sull’ “esercizio dell’amore da parte della Chiesa quale comunità d’amore”. Proprio sugli insegnamenti dell’Enciclica riguardo all’attività caritativa della Chiesa, Rosario Tronnolone ha intervistato mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana:

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R. – E’ possibile cogliere in modo particolare una dimensione e un aspetto che ci sta molto a cuore, cioè che l’azione e la dimensione caritativa espressa dal singolo o dall’intera comunità non va solo a considerare e a rispondere al bisogno della persona ma diventa anche azione evangelizzante. Quindi, l’opera è come occasione grande di risposta al bisogno del fratello in difficoltà ma nello stesso tempo anche come strumento, occasione di annuncio di quel Vangelo che è il Vangelo della carità di Cristo.

 

D. – Nell’Enciclica si sottolinea come l’amore del prossimo è sicuramente compito di ciascun fedele ma contemporaneamente anche dell’intera comunità ecclesiale …

 

R. – Radicando la dimensione caritativa nella Parola, nell’Eucaristia, Benedetto XVI ha un bel passaggio nel quale in pratica sottolinea questo aspetto cioè che la dimensione caritativa non è altrove rispetto al cammino e alla vita che la comunità ecclesiale ha in atto ma è connaturale, cioè  fa parte della radice dell’essere Chiese.

 

D. – Il Santo Padre ha voluto anche sottolineare la differenza tra l’impegno caritativo e la filantropia …

 

R. – Questo testo diventa per noi e per il mondo, i mondi che sono impegnati nell’azione di attenzione, di carità nei confronti dei fratelli, un momento di verifica proprio perché stando dentro all’operatività, cacciandosi dentro le diverse situazioni si può essere anche strattonati. Si può così magari perdere di vista quella che è la radice, il fondamento della testimonianza della carità e allora l’attenzione a far sì che la presenza dell’uomo di fede dentro la storia, assumendo il carico anche delle difficoltà degli altri, ti renda la sua bella testimonianza di carità non sia soltanto una pura e bella attenzione nei confronti delle difficoltà dei fratelli ma sia un modo di dire, di vivere la propria testimonianza di carità.

 

D. – Il Papa dice anche che è il nostro amore che cambierà il mondo perché risveglia nelle persone la speranza, nei nostri fratelli la speranza….

 

R. – La presenza, l’operatività, la testimonianza, l’attenzione che può essere  detta in un campo nomadi  o in una periferia di una grande città diventa una grande predica attraverso la quale si porta lo stesso Vangelo letto, meditato, accolto. La stessa Eucaristia celebrata è dentro i misteri della Grazia di Dio e quindi il fatto che Benedetto XVI dica che è l’amore che trasformerà il mondo proprio perché è capace di arrivare ovunque, anche laddove magari la parola non può essere pronunciata ma è il tuo modo di essere, la tua azione che dice qualcosa di più grande di te.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Prima pagina – “Quanta strada sta dinanzi a noi! Con più lena riprendiamo il cammino insieme”: il vibrante appello di Benedetto XVI durante la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione dell’Apostolo nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.

 

Servizio vaticano – L’udienza alla Commissione preparatoria della terza Assemblea ecumenica europea. Nell’occasione il Papa ha esortato a lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo.

 

Servizio estero - Medio Oriente: alle elezioni palestinesi si profila una vittoria a sorpresa di Hamas.

 

Servizio culturale - Un articolo di Marco Testi in merito al romanzo “Un giorno perfetto” di Melania Mazzucco.

Una monografica dedicata alla figura Wolfgang Amadeus Mozart, di cui ricorre il 250 anniversario della nascita. I contributi di Marcello Filotei, Giuseppe Liberto e Antonio Braga.   

 

Servizio italiano - Alitalia: intesa Governo-sindacati. Finiti i disagi negli scali.

 

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 gennaio 2006

 

SEMBRA ORMAI SCONTATA LA VITTORIA DI HAMAS ALLE ELEZIONI PALESTINESI.

IL PREMIER ABU ALA RASSEGNA LE DIMISSIONI E AL FATAH RICONOSCE LA SCONFITTA. “NO” DI ISRAELE E STATI UNITI A TRATTATIVE CON UN GOVERNO FORMATO

 DA MINISTRI DI HAMAS

- Intervista con Antonio Ferrari -

 

         I risultati delle elezioni palestinesi non sono ancora definitivi, ma sembra ormai scontata l’affermazione del movimento fondamentalista islamico “Hamas”. L’organizza-zione integralista ha rivendicato la vittoria, sostenendo di aver conquistato più del 50 per cento delle preferenze e almeno 77 seggi su 132. Diversi dirigenti di Al Fatah hanno già riconosciuto la sconfitta. Il premier Abu Ala e tutti i ministri del governo hanno annunciato le dimissioni, accettate dal presidente Abu Mazen. Sul versante internazionale, Israele e Stati Uniti ribadiscono di non voler trattare con un esecutivo palestinese formato da ministri di Hamas. L’Unione Europea si dice, invece, pronta a cooperare con ogni futuro “governo palestinese purchè questo intenda perseguire una soluzione pacifica” del conflitto in Medio Oriente. Nei Territori palestinesi, intanto, i sostenitori di Al Fatah e di Hamas  aspettano con trepidazione il completamento dello scrutinio. Il servizio, da Hebron, di Andrea Cocco:

 

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Per tutta la notte fino a questa mattina si sono sentiti gli echi degli spari in aria; kefiah intorno al collo e mitra puntati in alto. Sono soprattutto i militanti del partito di governo, Al Fatah, ad avere accolto così le prime notizie sui risultati elettorali. Ma per la formazione del presidente Abu Mazen c’è ben poco da festeggiare. Mentre si lavora ancora a pieno ritmo per completare lo scrutinio delle schede, emerge nitida la vittoria politica di Hamas. Secondo alcuni sondaggi il movimento islamico che per la prima volta partecipa alle legislative, potrebbe addirittura aver superato Al Fatah ed essere diventato il partito di maggioranza. Bisognerà attendere le sette di questa sera per avere i risultati definitivi eppure i dirigenti di Hamas trattengono a stento la loro soddisfazione: “Abbiamo ottenuto più del 50% dei voti per un totale di 70 seggi” ha azzardato questa mattina un leader della formazione. In Israele il successo del movimento islamico sarà al centro di una speciale riunione governativa prevista per questo pomeriggio. “Se Hamas continuerà a combattere per la distruzione di Israele”, aveva dichiarato ieri il premier ad interim Ehud Olmert, “non possiamo accettare il loro ingresso nell’Autorità palestinese. Proprio da Ramallah in mattinata il premier palestinese Abu Ala ha annunciato le sue dimissioni. “Un gesto dovuto”, commenta il quotidiano israeliano Haretz, “ma anticipato di qualche ora”, come a sottolineare l’entità della sconfitta di Al Fatah. “Se la sua vittoria alle elezioni parlamentari sarà confermata”, ha del resto dichiarato il premier dimissionario Abu Ala, toccherà ad Hamas formare il nuovo governo.

 

Da Hebron, per la Radio Vaticana, Andrea Cocco.

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Hamas è un’organizzazione fortemente radicata nei Territori palestinesi, ha un’ala militare che conta su un numero imprecisato di combattenti e adesso affronta questo nuovo impegno politico. Sul gruppo fondamentalista palestinese, ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:

 

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Il movimento di resistenza islamico Hamas è stato fondato dallo sceicco Yassin nel 1987 con gli obiettivi, indicati nello statuto, di distruggere Israele e di creare uno Stato islamico palestinese. Ha partecipato per la prima volta alle legislative palestinesi ma questa nuova dimensione politica è preceduta da una lunga catena di attentati. La formazione integralista ha rivendicato, finora, più di 250 attacchi costati la vita ad oltre 500 persone ed è considerata una organizzazione terroristica da Israele, Stati Uniti e Unione Europea. Nel 1993, i militanti di Hamas hanno cominciato ad utilizzare la tragica strategia degli attacchi kamikaze seguendo le azioni degli Hezbollah libanesi condotte pochi anni prima. La violenza ed il terrore sono, dunque, le armi privilegiate di Hamas, ma il gruppo radicale non è solo questo. Il largo consenso di cui gode è dovuto anche all’impegno in attività formative e religiose. Hamas gestisce scuole, ospedali e centri di assistenza per i più poveri. Nella campagna elettorale grande rilevanza è stata data, inoltre, alla lotta contro la corruzione, di cui sono accusati diversi esponenti della classe dirigente palestinese e del partito fondato da Arafat, Al Fatah. Hamas può contare, poi, sul sostegno di migliaia di simpatizzanti e riceve finanziamenti da esuli palestinesi che vivono negli Stati arabi. Esistono raccolte in favore di Hamas anche in Europa e in Nord America. L’organizzazione è inoltre molto attiva nel campo dell’informazione con una radio e una televisione, che si chiama Al Aqsa, in omaggio alla grande moschea di Gerusalemme, terzo luogo sacro per i musulmani. I siti internet collegati al movimento integralista sono almeno una decina.

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Ma cosa ha portato a questa affermazione politica di Hamas? Da Ramallah risponde, al microfono di Giada Aquilino, l’inviato speciale del Corriere della Sera, Antonio Ferrari:

 

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R. – C’è una forte componente di protesta. Bisogna tener conto che non hanno vinto soltanto gli integralisti che prefigurano la distruzione dello Stato d’Israele. Hamas è diventato un movimento di massa. Non è che i palestinesi siano diventati tutti confessionali e che pensino ad accettare la Sharia in tutti i Territori dell’Autorità Nazionale Palestinese. Direi che c’è anche una componente laica all’interno di Hamas. Hamas, in sostanza, è diventato un contenitore e, con la bandiera della protesta per le riforme contro la corruzione, ha vinto. E’ un segnale di stanchezza nei confronti delle vecchie logiche del Fatah, che rappresenta il passato, quel Fatah fondato da Yasser Arafat e oggi condotto da Abu Mazen, che è molto diverso da lui. È quindi un risultato in cui la componente di protesta è tanto importante quanto la componente politica.

 

D. – Ma quanto varrà un governo guidato da Hamas a livello internazionale? Hamas è riconosciuto come movimento terroristico …

 

R.- Già oggi ci sono degli aggiustamenti. Un portavoce dell’Unione Europea ha cominciato a dire: noi tratteremo con chiunque riconosca la legalità e rinunci alla violenza, che è come un segnale lanciato al movimento per dire che si potrebbe dialogare con Hamas – ammesso e non concesso che abbia il potere di formare il nuovo governo – se esso rinuncia alla violenza, riconosce la Raod Map, ammette il diritto all’esistenza di Israele. Certo, nello Stato ebraico c’è anche un atteggiamento di attesa. Siamo ormai in campagna elettorale, ci sono le elezioni del 28 marzo, e - a parte la destra che cavalca naturalmente l’idea di un Hamasterrorista’ al vertice della Palestina - gli altri sono cauti, perché non vogliono perdere consensi né da una parte, né dall’altra.

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CHIESA E SOCIETA’

26 gennaio 2004

 

IL RINGRAZIAMENTO DEL PRESIDENTE PAKISTANO MUSHARRAF ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE PER L’AIUTO FORNITO AL PAESE DOPO IL SISMA DELLO SCORSO OTTOBRE, INTERVENENDO STAMANI A DAVOS, IN SVIZZERA,

AL 36.MO FORUM ECONOMICO MONDIALE

- A cura di Roberta Moretti -

 

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DAVOS. = Secondo giorno di lavori, oggi a Davos, in Svizzera, per il 36.mo Forum economico mondiale. Stamani è stata la volta del presidente del Pakistan, Pervez Musharraf, che ha ringraziato la comunità internazionale per l’aiuto fornito al Paese dopo il devastante sisma dello scorso 8 ottobre. “I danni causati dal terremoto – ha detto il capo di Stato – sono stati stimati in 5,2 miliardi di dollari e alla Conferenza internazionale dei Paesi donatori sono stati promessi 6,2 miliardi. La fase della ricostruzione deve essere ora vista come un’opportunità”. Il terremoto, lo ricordiamo, ha causato la morte di almeno 73 mila persone e devastato una vasta zona, a nord-ovest del Paese, pari ai due terzi della superficie della Svizzera. Inoltre, 3,5 milioni di persone hanno perso la loro casa ed e i loro averi. “Nessun capo di Stato – ha spiegato Musharraf – può prepararsi al cento per cento ad affrontare una catastrofe di simili dimensioni”. Ma nella mattinata di Davos è intervenuto anche il leader degli U2, Bono Vox, presentando una nuova linea di gadget con un marchio dal nome “Rosso”, finalizzata al raccoglimento di fondi per combattere la diffusione dell’AIDS, della tubercolosi e della malaria in Africa. Dal canto suo, l’ONU ha presentato un progetto per la vendita di computer portatili al prezzo di 100 dollari destinati a milioni di scolari nel mondo. Tra gli interventi di oggi, poi, anche quello del rappresentante per il Commercio del governo degli Stati Uniti, Rob Portman, che ha auspicato l’inizio dei negoziati per il libero scambio con la Corea del Sud, e quello dell’Organizzazione mondiale per il commercio, il cui programma è rivolto alla liberalizzazione degli scambi. Intanto, gli oltre 2 mila leader politici e imprenditoriali presenti all’incontro puntano l’attenzione sui progressi della Cina che, superate Germania e Francia, è diventata la quarta potenza economica mondiale.

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PROSEGUONO A CARACAS, IN VENEZUELA, I LAVORI DEL VI FORUM SOCIALE MONDIALE

- A cura di Maurizio Salvi -

 

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CARACAS. = In contemporanea con il Forum economico di Davos, prosegue a Caracas, in Venezuela, il VI Forum Sociale Mondiale. Senza dubbio incentivato dalla presenza di decine di migliaia di persone, provenienti da tutto il mondo, l’incontro fra il presidente Chavez e i vertici della Conferenza episcopale venezuelana ha mostrato che esiste la possibilità di recuperare il dialogo da tempo interrotto. E’ stato il presidente dell’organismo episcopale, mons. Ubaldo Ramòn Santana Sequera, arcivescovo di Maracaibo, a leggere all’uscita dal Palazzo di Miraflores un documento in cui si sostiene che le parti hanno accettato di abbassare i toni dei reciproci discorsi per permettere progressi nell’intesa mutua. Dopo aver detto di avere, con tutto il rispetto, manifestato a Chavez l’esigenza che si evitino dichiarazioni denigratorie nei confronti di documenti ecclesiastici e di alcuni vescovi, il presule ha ribadito che la Chiesa vuole svolgere una funzione di mediazione fra governo ed opposizione. “Noi non siamo opposizione – ha sottolineato – ma siamo il settore della Chiesa. Siamo la Chiesa che parla come pastori in nome di tutti i fedeli”. Da parte sua, il vice presidente, José Vicente Ranjel, che ha partecipato all’incontro, ha detto che esso ha rivelato la bontà del dialogo e delle parole, servendo da elemento di riflessione per tutti i settori della vita nazionale.

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“L’ENCICLICA DI BENEDETTO XVI,DEUS CARITAS EST’,

SUSCITERÀ UN’ECO SPONTANEA DA TUTTA LA CHIESA E OLTRE”:

E’ QUANTO HA DICHIARATO OGGI CHIARA LUBICH,

FONDATRICE DEL MOVIMENTO DEI “FOCOLARI”

 

ROMA.= La prima Enciclica di Benedetto XVI, “Deus Caritas est”, “ha acceso una nuova speranza per il mondo”: è la riflessione di Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari, riportata oggi dall’agenzia ADNKronos. “‘Dio è amore” – spiega – è sicuramente la Parola che in questo nuovo millennio Gesù vuole dire”. Come scritto dallo stesso Pontefice, aggiunge la Lubich, “l’amore è iscritto nella natura stessa della Chiesa, muove la nostra piccola storia personale, come la grande storia del mondo”. “L’Enciclica del Papa – ha affermato – susciterà un’eco spontanea da tutta la Chiesa e non solo”. Ma, specifica, “vivere l’amore non dovrà limitarsi all’aiuto concreto del prossimo, ma dovrà spingere a comunicare agli altri l’amore di Dio che noi stessi abbiamo ricevuto”. Ed è così, conclude la fondatrice dei Focolari, che “emergerà la ricchezza di quell’amore, vissuto spesso con eroismo, nel silenzio, all’interno delle famiglie, nei parlamenti e nelle fabbriche, nelle università e nei quartieri, nelle aree più depresse del mondo e tra chi ha impresso sul proprio volto il volto stesso dell’Uomo-Dio che grida l’abbandono del Padre. (A.E.)

 

 

“NO ALLA LEGALIZZAZIONE IN AUSTRALIA DELLA PILLOLA ABORTIVA RU 486”:

È L’APPELLO DELL’ARCIVESCOVO DI MELBOURNE, MONS. DENIS JAMES HART, IN VISTA DEL VOTO DEL PARLAMENTO AUSTRALIANO SULL’ARGOMENTO,

IL PROSSIMO 9 FEBBRAIO

 

MELBOURNE. = Mantenere in vigore la legislazione che vieta l’uso della pillola abortiva RU 486: è quanto chiede l’arcivescovo di Melbourne, mons. Denis James Hart, ai politici australiani, mentre si tengono nel Paese manifestazioni di gruppi femministi e di movimenti che chiedono l’abolizione del provvedimento e il libero utilizzo della pillola abortiva. L’arcivescovo ha diffuso una dichiarazione alla vigilia del voto del 9 febbraio, quando il Parlamento australiano sarà chiamato a pronunciarsi sull’argomento. Mons. Hart ricorda che l’opposizione della Chiesa all’aborto è ben nota e “nasce dalla convinzione che la vita umana comincia con il concepimento”. “Le statistiche – si legge nel documento – indicano che molti cittadini, al di là della loro appartenenza religiosa, credono che in Australia si registri un numero eccessivo di aborti ogni anno: circa 90 mila”. Per questo motivo, il presule sottolinea l’inopportunità di introdurre e promuovere in Australia un ulteriore metodo abortivo. Mons. Hart spiega anche che la società dovrebbe agire in modo costruttivo, incentivando le politiche familiari e promuovendo una serie di strade e possibilità per evitare che una donna giunga all’aborto: un compito che anche la Chiesa australiana, grazie a suoi consultori e al contributo di enti e ordini religiosi, sta cercando di assolvere. L’arcivescovo conclude con un paradosso: “Se consideriamo che un feto su quattro in Australia viene abortito, ne consegue un’unica conclusione: per un cittadino australiano il luogo più pericoloso dove vivere è il ventre materno!”. (R.M.)

 

 

“NOTIZIE NON GOSSIP”: LO CHIEDONO I MISSIONARI ITALIANI ALL’INFORMAZIONE

TELEVISIVA, SPECIE DEL SERVIZIO PUBBLICO RAI. L’APPELLO IN UN EDITORIALE

CONGIUNTO CHE APPARE NEL NUMERO DI FEBBRAIO DI 42 RIVISTE MISSIONARIE,

DA “NIGRIZIA” DEI COMBONIANI, A “MISSIONE OGGI” DEI SAVERIANI,

DA “MONDO E MISSIONE” DEL PIME A “POPOLI” DEI GESUITI

 

ROMA. = “Notizie, non gossip”. Questo il titolo provocatorio di un editoriale che appare sul numero di febbraio di 42 riviste missionarie aderenti alla FESMI (Federazione stampa missionaria italiana). Un’iniziativa assolutamente originale per denunciare “i limiti dell’informazione televisiva”, soprattutto riguardo il Sud del mondo. I giornali missionari - da “Nigrizia” dei Comboniani, a “Missione Oggi” dei Saveriani, da “Mondo e Missione” del Pime a “Popoli” dei Gesuiti – puntano il dito su “un certo provincialismo che sembra connotare i Tg”, soprattutto della RAI, che “non di rado indugiano in argomenti di corto respiro, dando eccessivo spazio ai gossip”. I missionari uniti chiedono a gran voce “un salto di qualità nel segno di una maggiore attenzione ai popoli, alle culture extraeuropee” per fare spazio a temi cruciali riguardanti la “lotta alla fame nel mondo, la mala-cooperazione, il commercio delle armi”. Dal servizio pubblico “i direttori delle testate missionarie si aspettano un’informazione più partecipe, capace di offrire un quadro più completo di quanto accade in altre parti del mondo”. “Non è una mossa politica la nostra – precisa Gerolamo Fazzini, segretario della FESMI – bensì culturale. Vorremmo che l’informazione televisiva, dalla quale la maggioranza degli Italiani attinge la propria visione del mondo, desse conto in maniera meno approssimativa e più veritiera della realtà del Sud. Registriamo uno scarto forte, un abisso talora fra il Sud che va in video e quello che noi ci sforziamo di rappresentare”. Nell’editoriale congiunto si legge ancora: “Abbiamo scelto la RAI come bersaglio prioritario e, insieme, interlocutore privilegiato” perché “si tratta del Servizio pubblico, per il quale come tutti i cittadini, paghiamo  il canone. A differenza delle altre emittenti, della RAI ci sentiamo utenti e, insieme, azionisti. Perciò abbiamo un diritto-dovere di esigere la qualità del Servizio. Non ci interessa fare le barricate, anche perché‚ sin qui abbiamo registrato una certa disponibilità da parte della Direzione generale a discutere su questi temi”. Le riviste del FESMI, generalmente diffuse in abbonamento, sono reperibili in alcuni casi anche in edicola o nelle principali librerie. Complessivamente tirano oltre 400 mila copie e raggiungono non meno di 600 mila lettori. (R.G.)

 

 

ATTESA DOMANI, ALL’UNIVERSITA’ “LA SAPIENZA” DI ROMA, LA “MARATONA MOZART”,

OLTRE 4 ORE DI MUSICA IN OMAGGIO AL COMPOSITORE AUSTRIACO,

NEL 250.MO DELLA NASCITA

- A cura di Luca Pellegrini -

 

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ROMA. = “Maratona Mozart”: con questa speciale iniziativa, l’Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma rende omaggio domani a Wolfgang Amadeus Mozart nel giorno del 250.mo anniversario della nascita del compositore. Oltre quattro ore ininterrotte di musica per offrire, “di K in K” qualche esempio del grande genio musicale. E’ una vera e propria festa di buon compleanno, dunque, quella organizzata domani presso l’Aula Magna dell’Università «La Sapienza» di Roma. A partire dalle 18.30 e fino alle 23, quattro ore e mezza ininterrotte di musica per dare soltanto un assaggio dell’arte mozartiana. Con la volonterosa presenza di due orchestre e due bravi direttori: l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, diretta da Vittorio Antonellini, e l’Orchestra di Roma e del Lazio, diretta da Jia. Una maratona in quattro parti per cogliere così un soffio, una piccola piega dell’arte e dello spirito di un compositore dallo sterminato catalogo, il catalogo della mitica “K”. Si inizia con il virtuosistico mottetto Exultate, jubilate per soprano e orchestra e si chiude con una famosa sinfonia, l’esuberante Hafner. Nel mezzo, esempi magistrali di dialogo tra strumenti solisti e orchestra: il fagotto, il pianoforte, il violino, l’oboe, il clarinetto e il corno. Tutti partecipi nel dimostrare, con lo scorrere dei secoli e nel variare dei gusti, che l’arte mozartiana non ha tralasciato alcuna possibilità dimostrativa di quanto la musica sia, di per se stessa e quando poggiata nelle mani di un genio, arte appunto ineffabile, sublime, perenne.

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24 ORE NEL MONDO

26 gennaio 2006

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Sono affidate a Russia e Cina le speranze dell’Iran di evitare un deferimento al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per la ripresa del proprio programma nucleare. E, intanto, sul pericolo di riarmo atomico è intervenuto anche il segretario generale delle Nazioni Unite. Il nostro servizio:

 

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Neanche la lotta al terrorismo può giustificare l’uso dell’arma nucleare. E’ il monito di Kofi Annan, che si è anche detto dubbioso sul fatto che l'Agenzia internazionale per l’energia atomica sia in grado di arrivare a una decisione ai primi di febbraio su un eventuale deferimento dell'Iran al Consiglio di Sicurezza. Teheran intanto cerca sostegni internazionali. Ieri a Mosca Alì Larijani, capo della delegazione per le trattative sull’energia atomica, si è detto favorevole alla proposta del Cremlino di un possibile trasferimento sul territorio russo delle attività di arricchimento dell'uranio della Repubblica islamica. Oggi Larijani è a Pechino, perché la Cina potrebbe usare il proprio potere di veto per impedire che le Nazioni Unite impongano sanzioni all'Iran. E le autorità cinesi hanno già fatto sapere di essere contrarie alla minaccia di misure restrittive contro l'Iran. Intanto è stata fissata per lunedì prossimo, a Londra, una riunione dei ministri degli Esteri di Gran Bretagna, Francia, Germania, Russia, Cina e Stati Uniti proprio per decidere una linea comune sull’Iran. Dalla Repubblica islamica sono piovute critiche al governo britannico, accusato di complicità negli attentati di martedì ad Ahvaz, costati la vita ad almeno 8 persone. Secca la smentita di Londra.

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In Iraq, sono stati rilasciati, stamani, 419 detenuti dei centri di detenzione sotto il controllo delle truppe americane nel Paese del Golfo. Tra loro, anche cinque donne. Il rilascio delle prigioniere potrebbe agevolare la liberazione di Jill Carroll, la giornalista statunitense tenuta da giorni in ostaggio da un gruppo terroristico che ha chiesto la liberazione delle detenute irachene in cambio della liberazione della statunitense.

 

A Pristina reso l’ultimo saluto al presidente e leader kosovaro Ibrahim Rugova, morto sabato scorso per un male incurabile. Le autorità di Pristina hanno rifiutato il permesso ad assistere alla cerimonia al presidente serbo, Boris Tadic, che rimpiange “l'occasione mancata per migliorare i rapporti bilaterali”. Erano invece presenti una delegazione della Santa Sede, molti capi di Stato e di governo, tra cui anche il presidente e il premier albanesi, Moisiu e Berisha. Il responsabile dei rapporti Esteri dell’Unione Europea, Solana, ha invitato le autorità kosovare a “riempire in fretta il vuoto di potere lasciato da Rugova, unitariamente e con senso di responsabilità”. Il presidente kosovaro sarà sepolto nel cimitero dei martiri della guerra del 1999. Ascoltiamo, al microfono di David Gjugja, l’inviato a Pristina del Corriere della Sera, Francesco Battistini:

 

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Il feretro è uscito dal Parlamento poco prima delle 10.00 del mattino, ha attraversato tutta Pristina, un lungo percorso in una città a -15° di temperatura, con la gente assiepata ai bordi delle strade, in silenzio. Non si è sentito un applauso, soltanto la musica di Schubert e di Albinoni che ha accompagnava il feretro, un picchetto d’onore, i familiari e dietro un lungo corteo di persone che lanciavano fiori e alzavano i ritratti di Rugova. In questi giorni 400 mila persone si calcola siano sfilate nel gelo, per vedere solo per pochi secondi la salma di Rugova, esposta nella camera ardente del Parlamento. I kosovari sono venuti da tutto il Paese. Ricordiamo che questo è un Paese di due milioni di abitanti. Quindi, quasi un kosovaro su quattro è voluto andare, nonostante le fredde temperature, a fare due ore di coda per vedere questo padre della patria. Ci sono le delegazioni di quaranta Paesi. Le rappresentanze naturalmente sono state scelte con il “bilancino” per evitare da un lato di non sminuire il ruolo storico e politico che ha avuto Rugova, e dall’altro lato, per non creare imbarazzi con la parte montenegrina che aveva chiesto di partecipare al funerale. E’ stata data alla famiglia la facoltà di scegliere se avere o meno la delegazione da Belgrado. La famiglia ha detto di no.

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Non accenna a diminuire l’ondata di freddo che da vari giorni si accanisce su tutta l’Europa centro-orientale. Il gelo ha raggiunto l’area balcanica, provocando tre morti in Albania e due in Croazia. Altrove, il bilancio è sempre pesantissimo: 40 morti in 24 ore in Ucraina, sempre a corto di gas russo, e 14 in Polonia. Negli ultimi 5 giorni, sono state accertate 27 vittime in Romania e 5 in Bulgaria, dove il 90 per cento del Danubio è congelato. Complessivamente, il freddo ha ucciso finora più di 500 persone in Europa.

 

Si aggrava la crisi energetica in Georgia, dove non arriva più metano russo per le misteriose esplosioni di sabato scorso che hanno messo fuori uso il gasdotto Mozdok-Tbilisi: tutto l’Est del Paese e gran parte della capitale non hanno elettricità per una tempesta di neve che ha mandato in tilt una linea ad alta tensione e la centrale di Enguri.

 

 

 

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