RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 26 - Testo della trasmissione di giovedì 26 gennaio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
In udienza da Benedetto XVI il presidente polacco Lech Kaczyński
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Il
presidente pakistano, Musharraf, a Davos, in Svizzera per il 36.mo Forum
economico mondiale
Proseguono
a Caracas, in Venezuela, i lavori del VI Forum sociale mondiale
“Notizie
non gossip”: lo chiedono i missionari italiani all’informazione televisiva
Funerali a Pristina del presidente del Kosovo, Ibrahim Rugova
26
gennaio 2006
BENEDETTO
XVI RINNOVA IL SUO L’IMPEGNO PRIORITARIO PER
UNITA’ DEI CRISTIANI. OGGI L’UDIENZA A 150
DELEGATI DI CHIESE, CONFERENZE
EPISCOPALI,
COMUNITA’ E ORGANISMI ECUMENICI D’EUROPA: IL PAPA RACCOMANDA
DI RISCOPRIRE LE RADICI CRISTIANE DEL
CONTINENTE,
DANDO
SPAZIO AI VALORI ETICI
Benedetto XVI ha rinnovato il suo impegno prioritario –
già espresso all’inizio del suo Pontificato - per la piena e visibile unità di
tutti i cristiani. La solenne promessa durante l’udienza stamane
in Vaticano alla Commissione preparatoria della III Assemblea ecumenica
europea, riunita in questi giorni a Roma, prima tappa di un itinerario
spirituale che avrà il suo culmine a Sibiu, in Romania,
nel settembre 2007. L’incontro di oggi nella Sala Clementina - presenti 150
delegati di Chiese, Conferenze episcopali, comunità e organismi ecumenici
d'Europa - giunge dopo la cerimonia di chiusura ieri pomeriggio nella Basilica
di San Paolo fuori le Mura, alla quale ha partecipato il Santo Padre, della
Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani. Il servizio di Roberta
Gisotti.
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Proprio qui a Roma – ha detto il Papa - avete iniziato il
vostro pellegrinaggio, dove gli apostoli Pietro e Paolo per primi hanno
annunciato quel Vangelo “che come cristiani siamo chiamati a proclamare e
testimoniare all’Europa di oggi”. Ed il tema scelto, “La luce di Cristo illumina
tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa”, indica – ha sottolineato
Benedetto XVI - “la vera priorità” di professare la fede “nell’odierno contesto
culturale, spesso segnato dal relativismo e dall’indifferenza”, quindi “un
servizio indispensabile da rendere alla Comunità Europea, che in questi anni ha
allargato i suoi confini”. Ma “perché sia fruttuoso il processo di
unificazione” – ha aggiunto - “l’Europa ha bisogno di riscoprire le sue radici
cristiane, dando spazio ai valori etici, che fanno parte del suo vasto e consolidato
patrimonio spirituale”. Ma c’è una condizione da rispettare:
“Tuttavia la
presenza di noi cristiani sarà incisiva e illuminante solo se avremo il
coraggio di percorrere con decisione la via della riconciliazione e dell’unità”.
E questo “sforzo” è richiesto a tutti - ha spiegato il
Santo Padre - perché tutti abbiamo “una specifica responsabilità” nel cammino
ecumenico dei cristiani in Europa e nel mondo:
“Dopo la caduta del
muro, che divideva i Paesi dell’Oriente e dell’Occidente in Europa, è più
facile l’incontro tra i popoli; ci sono più
opportunità per accrescere la conoscenza e la stima reciproca, con un
arricchente mutuo scambio di doni; si avverte il bisogno di affrontare uniti le
grandi sfide del momento, a iniziare da quella della modernità e della secolarizzazione.
L’esperienza dimostra ampiamente che il dialogo sincero e fraterno genera
fiducia, elimina le paure e i preconcetti, scioglie le difficoltà e apre al
confronto sereno e costruttivo”.
Poi la rinnovata promessa di Benedetto XVI:
“Cari amici, per
quanto mi concerne rinnovo qui la decisa volontà, manifestata all’inizio del
mio pontificato, di assumermi come prioritario impegno quello di lavorare senza
risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti
i seguaci di Cristo”.
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IN UDIENZA DA BENEDETTO XVI IL PRESIDENTE
POLACCO
LECH KACZYŃSKI
Benedetto XVI ha ricevuto stamani il neo presidente
polacco Lech Kaczyński
con la moglie e il seguito. Il presidente Kaczyński
ha rinnovato al Papa “l'invito a visitare la Polonia”.
Il colloquio privato tra il Pontefice e il presidente è durato circa 25 minuti.
La delegazione polacca è stata ricevuta anche dal cardinale segretario di
Stato, Angelo Sodano e si è poi recata nelle Grotte Vaticane, per pregare sulla
tomba di Giovanni Paolo II. Ieri, il presidente Kaczyński
è stato ricevuto al Quirinale dal presidente della
Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi.
ALTRE UDIENZE
Il Papa questa mattina ha ricevuto anche mons. Domenico Sorrentino, arcivescovo-vescovo di Assisi-Nocera
Umbra-Gualdo Tadino; mons. Joseph Bolangi Egwanga Ediba Tasame,
vescovo di Budjala (Repubblica Democratica del Congo), in visita "ad Limina";
il rev.do José Rodríguez Carballo, Ministro Generale dell’Ordine Francescano dei
Frati Minori.
LA
FEDE E L’AMORE DI DIO SIANO PER I CRISTIANI FONDAMENTO
DI UNITÀ.
COSÌ
IL PAPA IERI POMERIGGIO, A ROMA,
NELLA
BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA
A
CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI
L’unità dei cristiani deve basarsi sulla fede e sull’Amore
di Dio, un amore che non annulla le differenze ma le
armonizza. Queste le parole di Benedetto XVI, ieri pomeriggio, a conclusione
della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, in coincidenza con la
memoria della conversione dell’Apostolo delle Genti. L’omelia del Santo Padre
nella celebrazione dei Secondi Vespri, nella Basilica di San Paolo fuori le
Mura, a Roma. Il servizio di Tiziana Campisi.
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(musica)
La fede della Chiesa trova il suo fondamento in Dio Amore.
Su questa verità Benedetto XVI ha sviluppato la sua omelia affermando che alla
base dell’impegno ecumenico c’è la conversione del cuore. Ma è la fede che
consente di giungere alla comunione:
“In particolare, si basa su di essa
la paziente ricerca della piena comunione tra tutti i discepoli di Cristo:
fissando lo sguardo su questa verità, culmine della divina rivelazione, le
divisioni, pur mantenendo la loro dolorosa gravità, appaiono superabili e non
ci scoraggiano. Il Signore Gesù, che con il sangue della sua Passione ha
abbattuto ‘il muro di separazione’
dell’‘ini-micizia’, non mancherà di concedere a quanti lo invocano con fede la
forza per rimarginare ogni lacerazione”.
L’unità dei cristiani è
possibile solo nella luce dell’Amore di Dio che armonizza le diversità, questo
il cuore del messaggio del Santo Padre:
“L’amore vero non annulla le legittime differenze, ma le
armonizza in una superiore unità, che non viene
imposta dall’esterno, ma che dall’interno dà forma, per così dire, all’insieme. E’ il
mistero della comunione, che come unisce l’uomo e la donna in quella comunità
d’amore e di vita che è il matrimonio, così forma la Chiesa quale comunità
d’amore, componendo in unità una multiforme ricchezza di doni, di tradizioni.
Al servizio di tale unità d’amore è posta la Chiesa di Roma”.
(musica)
E’ forza che trasforma la
carità, ha sottolineato il Papa, l’amore è principio che unisce i cristiani e
fa sì che la loro preghiera unanime venga esaudita dal
Padre celeste la cui volontà comunque supera la comprensione dell’uomo e le sue
stesse richieste ed attese. Benedetto XVI ha rivolto anche un pensiero ai
delegati delle Chiese e delle Conferenze episcopali d’Europa, alle diverse
comunità cristiane e agli svariati organismi ecumenici che hanno preso parte ai
Secondi Vespri della Solennità della conversione di San Paolo. I cristiani
siano luce del mondo, in Europa e tra tutti i popoli, questo l’invito del
Pontefice che ha concluso:
“Voglia Iddio concederci di raggiungere presto
l’auspicata piena comunione. L’unità è la nostra comune missione; è la
condizione perché la luce di Cristo si diffonda più efficacemente in ogni
angolo del mondo e gli uomini si convertano e siano salvati. Quanta strada sta
dinanzi a noi! Eppure non perdiamo la fiducia, anzi con più lena riprendiamo il
cammino insieme. Cristo ci precede e ci accompagna”.
(musica)
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VASTA ECO IN TUTTO IL MONDO HA AVUTO
DELLA PRIMA ENCICLICA DI BENEDETTO XVI “DEUS
CARITAS EST”
- Intervista con mons. Vittorio Nozza
-
Ampia eco sui mass media di
tutto il mondo ha avuto la pubblicazione ieri della prima Enciclica di
Benedetto XVI “Deus Caritas est”. Vogliamo riportare
un titolo su tutti che ci sembra riassumere nel modo migliore quanto espresso
dal Papa. E’ quello del quotidiano Avvenire che scrive: “La
vera notizia: Dio ci ama”. E nella sua Enciclica Benedetto XVI offre uno
sguardo unitario della realtà dell’amore: corpo e spirito, sottolinea, non
vanno messi in contrapposizione, le diverse dimensioni dell’amore, eros e
agape, costituiscono una unica realtà; e il duplice
comandamento dell’amore di Dio e del prossimo è
un unico comandamento. Su questi aspetti dell’Enciclica ascoltiamo il
servizio di Sergio Centofanti.
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In Dio
– afferma il Papa - eros e agape coincidono: eros è l’amore appassionato,
l’amore che desidera, che sceglie: Dio – dice il Pontefice – è un “amante con
tutta la passione di un vero amore”. Agape è l’amore che non cerca
se stesso ma l’altro, amore che dona gratuitamente
fino a dare la vita, fino alla croce. “Il modo di amare di Dio diventa la misura
dell’amore umano”. In questa fedeltà è la gioia dell’uomo che è chiamato ad amare
il prossimo per incontrare Dio.
Il Papa a questo punto si
chiede: ma “l'amore
si può comandare?” “Dio – sottolinea Benedetto XVI - non ci ordina un
sentimento che non possiamo suscitare in noi stessi”. D’altra parte “i
sentimenti vanno e vengono. Il sentimento può essere una meravigliosa scintilla
iniziale, ma non è la totalità dell'amore”: “l'amore
non è soltanto un sentimento”.
“L’amore può essere ‘comandato’ perché prima è donato”.
Così – prosegue il Papa - Dio “per primo” ci ama e ci fa “sperimentare il suo amore e, da
questo ‘prima’ di Dio, può come risposta spuntare l'amore anche in noi”. Una risposta che richiede il sì anche del nostro intelletto e della
nostra volontà: l’amore coinvolge dunque “tutte le potenzialità dell’uomo” in
“un processo che rimane continuamente in cammino: l'amore non è mai ‘concluso’
e completato; si trasforma nel corso della vita, matura”. L’incontro
intimo con Dio – scrive il Papa nell’Enciclica - attuato attraverso la preghiera,
i sacramenti, l’ascolto della Parola e il servizio ai fratelli, conduce alla
comunione del volere, del pensare e del sentire con Dio, la cui volontà non
risulta più imposta, comandata dall’esterno: “il nostro
volere e la volontà di Dio coincidono sempre di più”: allora cresce l'abbandono
in Dio e Dio diventa la nostra gioia. Questo cammino – afferma il Papa - arriva
“a toccare il sentimento” e ci insegna a guardare “con gli occhi di Cristo”.
“Il suo amico” diventa “mio amico”.
“Se però – aggiunge il Pontefice - nella mia vita
tralascio completamente l'attenzione per l'altro, volendo essere solamente
‘pio’ e compiere i miei ‘doveri religiosi’, allora
s'inaridisce anche il rapporto con Dio. Allora questo rapporto è soltanto
‘corretto’, ma senza amore. Solo la mia
disponibilità ad andare incontro al prossimo, a mostrargli amore, mi rende
sensibile anche di fronte a Dio”. L’amore di Dio e del prossimo è “inscindibile”.
Il Papa cita Martino di Tours che dà la metà del suo
mantello a un povero: nella notte gli appare in sogno Gesù stesso, rivestito di
quel mantello.
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Se nella prima parte della Enciclica, il Papa si sofferma
sull’“unità dell’amore nella Creazione e nella storia della Salvezza”, nella
seconda parte della Deus Caritas
est, Benedetto XVI si sofferma sull’ “esercizio dell’amore da parte della
Chiesa quale comunità d’amore”. Proprio sugli insegnamenti dell’Enciclica
riguardo all’attività caritativa della Chiesa, Rosario Tronnolone
ha intervistato mons. Vittorio Nozza, direttore della
Caritas italiana:
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R. – E’ possibile cogliere in modo particolare una
dimensione e un aspetto che ci sta molto a cuore, cioè che l’azione e la
dimensione caritativa espressa dal singolo o dall’intera comunità non va solo a
considerare e a rispondere al bisogno della persona ma diventa anche azione
evangelizzante. Quindi, l’opera è come occasione grande di risposta al bisogno
del fratello in difficoltà ma nello stesso tempo anche come strumento,
occasione di annuncio di quel Vangelo che è il Vangelo della carità di Cristo.
D. – Nell’Enciclica si sottolinea come l’amore del
prossimo è sicuramente compito di ciascun fedele ma contemporaneamente anche
dell’intera comunità ecclesiale …
R. – Radicando la dimensione caritativa nella Parola,
nell’Eucaristia, Benedetto XVI ha un bel passaggio nel quale in pratica
sottolinea questo aspetto cioè che la dimensione caritativa non è altrove
rispetto al cammino e alla vita che la comunità ecclesiale ha in atto ma è connaturale, cioè
fa parte della radice dell’essere Chiese.
D. – Il Santo Padre ha voluto anche sottolineare la
differenza tra l’impegno caritativo e la filantropia …
R. –
Questo testo diventa per noi e per il mondo, i mondi che sono impegnati
nell’azione di attenzione, di carità nei confronti dei fratelli, un momento di
verifica proprio perché stando dentro all’operatività, cacciandosi dentro le
diverse situazioni si può essere anche strattonati. Si può così magari perdere
di vista quella che è la radice, il fondamento della testimonianza della carità
e allora l’attenzione a far sì che la presenza dell’uomo di fede dentro la
storia, assumendo il carico anche delle difficoltà degli altri, ti renda la sua
bella testimonianza di carità non sia soltanto una pura e bella attenzione nei
confronti delle difficoltà dei fratelli ma sia un modo di dire, di vivere la
propria testimonianza di carità.
D. – Il Papa dice anche che è il nostro amore che cambierà
il mondo perché risveglia nelle persone la speranza, nei nostri fratelli la
speranza….
R. – La presenza, l’operatività, la testimonianza,
l’attenzione che può essere
detta in un campo nomadi o
in una periferia di una grande città diventa una grande predica attraverso la
quale si porta lo stesso Vangelo letto, meditato, accolto. La stessa Eucaristia
celebrata è dentro i misteri della Grazia di Dio e quindi il fatto che Benedetto
XVI dica che è l’amore che trasformerà il mondo proprio perché è capace di
arrivare ovunque, anche laddove magari la parola non può essere pronunciata ma è il tuo modo di essere, la tua azione che
dice qualcosa di più grande di te.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina – “Quanta
strada sta dinanzi a noi! Con più lena riprendiamo il cammino insieme”: il
vibrante appello di Benedetto XVI durante la celebrazione dei Secondi Vespri
della solennità della Conversione dell’Apostolo nella Basilica di San Paolo
fuori le Mura a conclusione della Settimana di preghiera per l'unità dei
cristiani.
Servizio vaticano –
L’udienza alla Commissione preparatoria della terza Assemblea ecumenica
europea. Nell’occasione il Papa ha esortato a lavorare senza risparmio di
energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di
Cristo.
Servizio estero - Medio
Oriente: alle elezioni palestinesi si profila una vittoria a sorpresa di Hamas.
Servizio culturale - Un
articolo di Marco Testi in merito al romanzo “Un giorno perfetto” di Melania Mazzucco.
Una monografica dedicata
alla figura Wolfgang Amadeus
Mozart, di cui ricorre il 250 anniversario della nascita.
I contributi di Marcello Filotei, Giuseppe Liberto
e Antonio Braga.
Servizio italiano - Alitalia: intesa Governo-sindacati.
Finiti i disagi negli scali.
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26 gennaio 2006
SEMBRA ORMAI SCONTATA LA VITTORIA DI HAMAS ALLE
ELEZIONI PALESTINESI.
IL
PREMIER ABU ALA RASSEGNA LE DIMISSIONI E AL FATAH RICONOSCE LA SCONFITTA. “NO”
DI ISRAELE E STATI UNITI A TRATTATIVE CON UN GOVERNO FORMATO
DA MINISTRI DI HAMAS
-
Intervista con Antonio Ferrari -
I
risultati delle elezioni palestinesi non sono ancora definitivi, ma sembra
ormai scontata l’affermazione del movimento fondamentalista
islamico “Hamas”. L’organizza-zione integralista ha rivendicato la vittoria,
sostenendo di aver conquistato più del 50 per cento delle preferenze e almeno
77 seggi su 132. Diversi dirigenti di Al Fatah hanno già riconosciuto la sconfitta. Il premier Abu Ala e tutti i ministri del governo hanno annunciato le
dimissioni, accettate dal presidente Abu Mazen. Sul versante internazionale, Israele e Stati Uniti
ribadiscono di non voler trattare con un esecutivo palestinese formato da ministri
di Hamas. L’Unione Europea si dice, invece, pronta a
cooperare con ogni futuro “governo palestinese purchè
questo intenda perseguire una soluzione pacifica” del conflitto in Medio
Oriente. Nei Territori palestinesi, intanto, i sostenitori di
Al Fatah e di Hamas aspettano con trepidazione il completamento
dello scrutinio. Il servizio, da Hebron, di Andrea
Cocco:
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Per tutta la notte fino a questa mattina si sono sentiti
gli echi degli spari in aria; kefiah intorno al collo e mitra puntati in alto.
Sono soprattutto i militanti del partito di governo, Al Fatah,
ad avere accolto così le prime notizie sui risultati elettorali. Ma per la
formazione del presidente Abu Mazen
c’è ben poco da festeggiare. Mentre si lavora ancora a pieno ritmo per
completare lo scrutinio delle schede, emerge nitida la vittoria politica di Hamas. Secondo alcuni sondaggi il movimento islamico che
per la prima volta partecipa alle legislative, potrebbe addirittura aver
superato Al Fatah ed essere diventato il partito di
maggioranza. Bisognerà attendere le sette di questa sera per avere i risultati
definitivi eppure i dirigenti di Hamas trattengono a
stento la loro soddisfazione: “Abbiamo ottenuto più del 50% dei voti per un
totale di 70 seggi” ha azzardato questa mattina un leader della formazione. In
Israele il successo del movimento islamico sarà al centro di una speciale riunione
governativa prevista per questo pomeriggio. “Se Hamas
continuerà a combattere per la distruzione di Israele”, aveva dichiarato ieri
il premier ad interim Ehud Olmert, “non possiamo
accettare il loro ingresso nell’Autorità palestinese. Proprio da Ramallah in mattinata il premier
palestinese Abu Ala ha annunciato le sue dimissioni.
“Un gesto dovuto”, commenta il quotidiano israeliano Haretz, “ma anticipato di
qualche ora”, come a sottolineare l’entità della sconfitta di Al Fatah. “Se la sua vittoria alle elezioni parlamentari sarà
confermata”, ha del resto dichiarato il premier dimissionario Abu Ala, toccherà ad Hamas formare il nuovo governo.
Da Hebron, per la Radio Vaticana, Andrea Cocco.
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Ma cosa ha portato a questa
affermazione politica di Hamas? Da Ramallah risponde, al microfono di Giada Aquilino,
l’inviato speciale del Corriere della Sera, Antonio Ferrari:
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R. – C’è una forte componente di
protesta. Bisogna tener conto che non hanno vinto soltanto gli integralisti che
prefigurano la distruzione dello Stato d’Israele. Hamas
è diventato un movimento di massa. Non è che i palestinesi siano diventati
tutti confessionali e che pensino ad accettare la Sharia
in tutti i Territori dell’Autorità Nazionale Palestinese. Direi che c’è anche
una componente laica all’interno di Hamas. Hamas, in sostanza, è diventato un contenitore e, con la
bandiera della protesta per le riforme contro la corruzione, ha vinto. E’ un
segnale di stanchezza nei confronti delle vecchie logiche del Fatah, che rappresenta il passato, quel Fatah
fondato da Yasser Arafat e
oggi condotto da Abu Mazen,
che è molto diverso da lui. È quindi un risultato in cui la componente di
protesta è tanto importante quanto la componente politica.
D. – Ma
quanto varrà un governo guidato da Hamas a livello
internazionale? Hamas è riconosciuto come movimento
terroristico …
R.- Già oggi ci sono degli aggiustamenti. Un portavoce
dell’Unione Europea ha cominciato a dire: noi tratteremo con chiunque riconosca
la legalità e rinunci alla violenza, che è come un segnale lanciato al
movimento per dire che si potrebbe dialogare con Hamas
– ammesso e non concesso che abbia il potere di formare il nuovo governo – se
esso rinuncia alla violenza, riconosce la Raod Map, ammette il diritto all’esistenza di Israele. Certo,
nello Stato ebraico c’è anche un atteggiamento di attesa. Siamo ormai in campagna
elettorale, ci sono le elezioni del 28 marzo, e - a parte la destra che cavalca
naturalmente l’idea di un Hamas ‘terrorista’
al vertice della Palestina - gli altri sono cauti, perché non vogliono perdere
consensi né da una parte, né dall’altra.
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26 gennaio 2004
IL RINGRAZIAMENTO DEL PRESIDENTE PAKISTANO MUSHARRAF
ALLA COMUNITA’ INTERNAZIONALE PER L’AIUTO FORNITO AL PAESE DOPO IL SISMA DELLO
SCORSO OTTOBRE, INTERVENENDO STAMANI A DAVOS, IN SVIZZERA,
AL 36.MO FORUM ECONOMICO MONDIALE
- A cura di Roberta Moretti -
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DAVOS. = Secondo giorno di lavori, oggi
a Davos, in Svizzera, per il 36.mo
Forum economico mondiale. Stamani è stata la volta del presidente del Pakistan,
Pervez Musharraf, che ha
ringraziato la comunità internazionale per l’aiuto fornito al Paese dopo il devastante
sisma dello scorso 8 ottobre. “I danni causati dal terremoto – ha detto il capo
di Stato – sono stati stimati in 5,2 miliardi di dollari e alla Conferenza
internazionale dei Paesi donatori sono stati promessi 6,2 miliardi. La fase
della ricostruzione deve essere ora vista come un’opportunità”. Il terremoto,
lo ricordiamo, ha causato la morte di almeno 73 mila persone e devastato una
vasta zona, a nord-ovest del Paese, pari ai due terzi della superficie della
Svizzera. Inoltre, 3,5 milioni di persone hanno perso la loro casa ed e i loro
averi. “Nessun capo di Stato – ha spiegato Musharraf
– può prepararsi al cento per cento ad affrontare una catastrofe di simili dimensioni”.
Ma nella mattinata di Davos è intervenuto anche il
leader degli U2, Bono Vox, presentando una nuova linea di gadget con un marchio dal nome “Rosso”, finalizzata al
raccoglimento di fondi per combattere la diffusione dell’AIDS, della
tubercolosi e della malaria in Africa. Dal canto suo, l’ONU ha presentato un
progetto per la vendita di computer portatili al prezzo di 100 dollari destinati
a milioni di scolari nel mondo. Tra gli interventi di oggi, poi, anche quello
del rappresentante per il Commercio del governo degli Stati Uniti, Rob Portman, che ha auspicato
l’inizio dei negoziati per il libero scambio con la Corea del Sud, e quello
dell’Organizzazione mondiale per il commercio, il cui programma è rivolto alla
liberalizzazione degli scambi. Intanto, gli oltre 2 mila leader politici e
imprenditoriali presenti all’incontro puntano l’attenzione sui progressi della Cina che, superate Germania e Francia, è diventata la
quarta potenza economica mondiale.
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PROSEGUONO
A CARACAS, IN VENEZUELA, I LAVORI DEL VI FORUM SOCIALE MONDIALE
- A cura di Maurizio Salvi -
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CARACAS.
= In contemporanea con il Forum economico di Davos,
prosegue a Caracas, in Venezuela, il VI Forum Sociale Mondiale. Senza dubbio
incentivato dalla presenza di decine di migliaia di persone, provenienti da
tutto il mondo, l’incontro fra il presidente Chavez e
i vertici della Conferenza episcopale venezuelana ha mostrato che esiste la
possibilità di recuperare il dialogo da tempo interrotto. E’ stato il
presidente dell’organismo episcopale, mons. Ubaldo Ramòn
Santana Sequera,
arcivescovo di Maracaibo, a leggere all’uscita dal Palazzo di Miraflores un documento in cui si sostiene che le parti
hanno accettato di abbassare i toni dei reciproci discorsi per permettere
progressi nell’intesa mutua. Dopo aver detto di avere, con tutto il rispetto,
manifestato a Chavez l’esigenza che si evitino dichiarazioni denigratorie nei confronti di
documenti ecclesiastici e di alcuni vescovi, il presule ha ribadito che la
Chiesa vuole svolgere una funzione di mediazione fra governo ed opposizione.
“Noi non siamo opposizione – ha sottolineato – ma
siamo il settore della Chiesa. Siamo la Chiesa che parla come pastori in nome
di tutti i fedeli”. Da parte sua, il vice presidente, José
Vicente Ranjel, che ha
partecipato all’incontro, ha detto che esso ha rivelato la bontà del dialogo e
delle parole, servendo da elemento di riflessione per tutti i settori della
vita nazionale.
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“L’ENCICLICA
DI BENEDETTO XVI, ‘DEUS CARITAS EST’,
SUSCITERÀ
UN’ECO SPONTANEA DA TUTTA LA CHIESA E OLTRE”:
E’
QUANTO HA DICHIARATO OGGI CHIARA LUBICH,
FONDATRICE
DEL MOVIMENTO DEI “FOCOLARI”
ROMA.= La prima Enciclica di
Benedetto XVI, “Deus Caritas est”, “ha acceso una
nuova speranza per il mondo”: è la riflessione di Chiara Lubich,
fondatrice del movimento dei Focolari, riportata oggi dall’agenzia ADNKronos. “‘Dio è amore” – spiega – è sicuramente la
Parola che in questo nuovo millennio Gesù vuole dire”. Come scritto dallo
stesso Pontefice, aggiunge la Lubich, “l’amore è
iscritto nella natura stessa della Chiesa, muove la nostra piccola storia
personale, come la grande storia del mondo”. “L’Enciclica del Papa – ha
affermato – susciterà un’eco spontanea da tutta la Chiesa e non solo”. Ma,
specifica, “vivere l’amore non dovrà limitarsi all’aiuto concreto del prossimo,
ma dovrà spingere a comunicare agli altri l’amore di Dio che noi stessi abbiamo
ricevuto”. Ed è così, conclude la fondatrice dei Focolari, che “emergerà la
ricchezza di quell’amore, vissuto spesso con eroismo,
nel silenzio, all’interno delle famiglie, nei parlamenti e nelle fabbriche,
nelle università e nei quartieri, nelle aree più depresse del mondo e tra chi
ha impresso sul proprio volto il volto stesso dell’Uomo-Dio che grida
l’abbandono del Padre. (A.E.)
“NO ALLA LEGALIZZAZIONE IN AUSTRALIA DELLA PILLOLA
ABORTIVA RU 486”:
È L’APPELLO DELL’ARCIVESCOVO DI
MELBOURNE, MONS. DENIS JAMES HART, IN VISTA DEL VOTO
DEL PARLAMENTO AUSTRALIANO SULL’ARGOMENTO,
IL PROSSIMO 9 FEBBRAIO
MELBOURNE.
= Mantenere in vigore la legislazione che vieta l’uso della
pillola abortiva RU 486: è quanto chiede l’arcivescovo di Melbourne,
mons. Denis James Hart, ai
politici australiani, mentre si tengono nel Paese manifestazioni di gruppi
femministi e di movimenti che chiedono l’abolizione del provvedimento e il
libero utilizzo della pillola abortiva. L’arcivescovo ha diffuso una
dichiarazione alla vigilia del voto del 9 febbraio, quando il Parlamento
australiano sarà chiamato a pronunciarsi sull’argomento. Mons.
Hart ricorda che l’opposizione della Chiesa
all’aborto è ben nota e “nasce dalla convinzione che la vita umana comincia con
il concepimento”. “Le statistiche – si legge nel documento – indicano che molti
cittadini, al di là della loro appartenenza religiosa, credono che in Australia
si registri un numero eccessivo di aborti ogni anno: circa 90 mila”. Per questo
motivo, il presule sottolinea l’inopportunità di introdurre e promuovere in
Australia un ulteriore metodo abortivo. Mons. Hart spiega anche che la società dovrebbe agire in modo
costruttivo, incentivando le politiche familiari e promuovendo una serie di
strade e possibilità per evitare che una donna giunga all’aborto: un compito
che anche la Chiesa australiana, grazie a suoi consultori e al contributo di
enti e ordini religiosi, sta cercando di assolvere. L’arcivescovo conclude con
un paradosso: “Se consideriamo che un feto su quattro in Australia viene abortito, ne consegue un’unica conclusione: per un
cittadino australiano il luogo più pericoloso dove vivere è il ventre
materno!”. (R.M.)
“NOTIZIE
NON GOSSIP”: LO CHIEDONO I MISSIONARI ITALIANI ALL’INFORMAZIONE
TELEVISIVA,
SPECIE DEL SERVIZIO PUBBLICO RAI. L’APPELLO IN UN EDITORIALE
CONGIUNTO
CHE APPARE NEL NUMERO DI FEBBRAIO DI 42 RIVISTE MISSIONARIE,
DA “NIGRIZIA” DEI COMBONIANI, A
“MISSIONE OGGI” DEI SAVERIANI,
DA
“MONDO E MISSIONE” DEL PIME A “POPOLI” DEI GESUITI
ROMA. = “Notizie, non gossip”. Questo il titolo
provocatorio di un editoriale che appare sul numero di febbraio di 42 riviste
missionarie aderenti alla FESMI (Federazione stampa missionaria italiana).
Un’iniziativa assolutamente originale per denunciare “i limiti
dell’informazione televisiva”, soprattutto riguardo il
Sud del mondo. I giornali missionari - da “Nigrizia” dei Comboniani,
a “Missione Oggi” dei Saveriani, da “Mondo e
Missione” del Pime a “Popoli” dei Gesuiti – puntano
il dito su “un certo provincialismo che sembra connotare i Tg”,
soprattutto della RAI, che “non di rado indugiano in
argomenti di corto respiro, dando eccessivo spazio ai gossip”. I missionari
uniti chiedono a gran voce “un salto di qualità nel segno di una maggiore
attenzione ai popoli, alle culture extraeuropee” per fare spazio a temi
cruciali riguardanti la “lotta alla fame nel mondo, la mala-cooperazione, il
commercio delle armi”. Dal servizio pubblico “i direttori delle testate missionarie
si aspettano un’informazione più partecipe, capace di offrire un quadro più completo
di quanto accade in altre parti del mondo”. “Non è una mossa politica la nostra – precisa Gerolamo Fazzini,
segretario della FESMI – bensì culturale. Vorremmo che l’informazione
televisiva, dalla quale la maggioranza degli Italiani attinge la propria visione
del mondo, desse conto in maniera meno approssimativa e più veritiera della
realtà del Sud. Registriamo uno scarto forte, un abisso talora fra il Sud che
va in video e quello che noi ci sforziamo di rappresentare”. Nell’editoriale
congiunto si legge ancora: “Abbiamo scelto la RAI come
bersaglio prioritario e, insieme, interlocutore privilegiato” perché “si tratta
del Servizio pubblico, per il quale come tutti i cittadini, paghiamo il canone. A differenza delle altre
emittenti, della RAI ci sentiamo utenti e, insieme,
azionisti. Perciò abbiamo un diritto-dovere di esigere la qualità del Servizio.
Non ci interessa fare le barricate, anche perché‚ sin qui abbiamo registrato
una certa disponibilità da parte della Direzione generale a discutere su questi
temi”. Le riviste del FESMI, generalmente diffuse in abbonamento, sono
reperibili in alcuni casi anche in edicola o nelle principali librerie.
Complessivamente tirano oltre 400 mila copie e raggiungono non meno di 600 mila
lettori. (R.G.)
ATTESA
DOMANI, ALL’UNIVERSITA’ “LA SAPIENZA” DI ROMA, LA “MARATONA MOZART”,
OLTRE
4 ORE DI MUSICA IN OMAGGIO AL COMPOSITORE AUSTRIACO,
NEL
250.MO DELLA NASCITA
- A
cura di Luca Pellegrini -
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ROMA. =
“Maratona Mozart”: con questa speciale iniziativa,
l’Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma rende omaggio domani a Wolfgang Amadeus Mozart nel giorno del 250.mo anniversario della nascita del compositore. Oltre
quattro ore ininterrotte di musica per offrire, “di K in K” qualche esempio del
grande genio musicale. E’ una vera e propria festa di buon compleanno, dunque,
quella organizzata domani presso l’Aula Magna dell’Università
«La Sapienza» di Roma. A partire dalle 18.30 e fino alle 23, quattro ore e
mezza ininterrotte di musica per dare soltanto un assaggio dell’arte mozartiana. Con la volonterosa presenza di due orchestre e
due bravi direttori: l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, diretta da Vittorio Antonellini, e l’Orchestra di Roma e del Lazio, diretta da Lü Jia. Una maratona in quattro
parti per cogliere così un soffio, una piccola piega dell’arte e dello spirito
di un compositore dallo sterminato catalogo, il catalogo della mitica “K”. Si
inizia con il virtuosistico mottetto Exultate, jubilate
per soprano e orchestra e si chiude con una famosa sinfonia, l’esuberante Hafner. Nel mezzo, esempi magistrali di dialogo tra
strumenti solisti e orchestra: il fagotto, il pianoforte, il violino, l’oboe,
il clarinetto e il corno. Tutti partecipi nel dimostrare, con lo scorrere dei
secoli e nel variare dei gusti, che l’arte mozartiana
non ha tralasciato alcuna possibilità dimostrativa di quanto la musica sia, di per se stessa e quando poggiata nelle mani di un genio,
arte appunto ineffabile, sublime, perenne.
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26
gennaio 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco
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Sono affidate a
Russia e Cina le speranze dell’Iran di evitare un deferimento al Consiglio di
Sicurezza dell’ONU per la ripresa del proprio programma nucleare. E, intanto,
sul pericolo di riarmo atomico è intervenuto anche il segretario generale delle
Nazioni Unite. Il nostro servizio:
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Neanche la lotta al terrorismo può giustificare l’uso
dell’arma nucleare. E’ il monito di Kofi Annan, che si è anche detto dubbioso sul fatto che
l'Agenzia internazionale per l’energia atomica sia in grado di arrivare a una
decisione ai primi di febbraio su un eventuale deferimento dell'Iran al Consiglio
di Sicurezza. Teheran intanto cerca sostegni internazionali.
Ieri a Mosca Alì Larijani,
capo della delegazione per le trattative sull’energia atomica, si è detto
favorevole alla proposta del Cremlino di un possibile
trasferimento sul territorio russo delle attività di arricchimento dell'uranio
della Repubblica islamica. Oggi Larijani è a Pechino,
perché la Cina potrebbe usare il proprio potere di
veto per impedire che le Nazioni Unite impongano sanzioni all'Iran. E le autorità
cinesi hanno già fatto sapere di essere contrarie alla
minaccia di misure restrittive contro l'Iran. Intanto è stata fissata per lunedì
prossimo, a Londra, una riunione dei ministri degli Esteri di Gran Bretagna,
Francia, Germania, Russia, Cina e Stati Uniti proprio per decidere una linea
comune sull’Iran. Dalla Repubblica islamica sono piovute critiche al governo britannico,
accusato di complicità negli attentati di martedì ad Ahvaz,
costati la vita ad almeno 8 persone. Secca la smentita di Londra.
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In Iraq,
sono stati rilasciati, stamani, 419 detenuti dei centri di detenzione sotto il
controllo delle truppe americane nel Paese del Golfo. Tra loro, anche cinque
donne. Il rilascio delle prigioniere potrebbe agevolare la liberazione di Jill Carroll, la giornalista statunitense
tenuta da giorni in ostaggio da un gruppo terroristico che ha chiesto la liberazione
delle detenute irachene in cambio della liberazione della statunitense.
A Pristina reso l’ultimo
saluto al presidente e leader kosovaro Ibrahim Rugova, morto sabato
scorso per un male incurabile. Le autorità di Pristina hanno rifiutato il permesso
ad assistere alla cerimonia al presidente serbo, Boris Tadic,
che rimpiange “l'occasione mancata per migliorare i rapporti bilaterali”. Erano
invece presenti una delegazione della Santa Sede, molti capi di Stato e di governo,
tra cui anche il presidente e il premier albanesi, Moisiu
e Berisha. Il responsabile dei rapporti Esteri
dell’Unione Europea, Solana, ha invitato le autorità kosovare a “riempire in fretta il vuoto di potere lasciato
da Rugova, unitariamente e con senso di
responsabilità”. Il presidente kosovaro sarà sepolto nel cimitero dei martiri della guerra
del 1999. Ascoltiamo, al microfono di David Gjugja,
l’inviato a Pristina del Corriere della Sera, Francesco Battistini:
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Il feretro è uscito dal Parlamento poco
prima delle 10.00 del mattino, ha attraversato tutta Pristina, un lungo
percorso in una città a -15° di temperatura, con la gente assiepata ai bordi
delle strade, in silenzio. Non si è sentito un applauso, soltanto la musica di Schubert e di Albinoni che ha
accompagnava il feretro, un picchetto d’onore, i familiari e dietro un lungo corteo
di persone che lanciavano fiori e alzavano i ritratti di Rugova.
In questi giorni 400 mila persone si calcola siano sfilate nel gelo, per vedere
solo per pochi secondi la salma di Rugova, esposta
nella camera ardente del Parlamento. I kosovari sono
venuti da tutto il Paese. Ricordiamo che questo è un Paese di due milioni di
abitanti. Quindi, quasi un kosovaro su quattro è
voluto andare, nonostante le fredde temperature, a fare due ore di coda per
vedere questo padre della patria. Ci sono le delegazioni di quaranta Paesi. Le
rappresentanze naturalmente sono state scelte con il “bilancino” per evitare da
un lato di non sminuire il ruolo storico e politico che ha avuto Rugova, e dall’altro lato, per non creare imbarazzi con la
parte montenegrina che aveva chiesto di partecipare al funerale. E’ stata data
alla famiglia la facoltà di scegliere se avere o meno
la delegazione da Belgrado. La famiglia ha detto di no.
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Non accenna a diminuire l’ondata di
freddo che da vari giorni si accanisce su tutta l’Europa centro-orientale. Il
gelo ha raggiunto l’area balcanica, provocando tre
morti in Albania e due in Croazia. Altrove, il bilancio è sempre pesantissimo:
40 morti in 24 ore in Ucraina, sempre a corto di gas russo, e 14 in Polonia.
Negli ultimi 5 giorni, sono state accertate 27 vittime in Romania e 5 in Bulgaria,
dove il 90 per cento del Danubio è congelato. Complessivamente, il freddo ha
ucciso finora più di 500 persone in Europa.
Si aggrava la crisi energetica in
Georgia, dove non arriva più metano russo per le misteriose esplosioni di
sabato scorso che hanno messo fuori uso il gasdotto Mozdok-Tbilisi:
tutto l’Est del Paese e gran parte della capitale non hanno elettricità per una
tempesta di neve che ha mandato in tilt una linea ad alta tensione e la
centrale di Enguri.
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