RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 24 - Testo della trasmissione di martedì 24 gennaio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il cordoglio del Papa per la scomparsa
del presidente del Kosovo, Rugova,
e per la
sciagura ferroviaria in Montenegro
OGGI IN
PRIMO PIANO:
Palestinesi
domani alle urne: elezioni cruciali per la pace
CHIESA E SOCIETA’:
La Chiesa indiana respinge le
accuse di conversioni forzate nelle proprie scuole
Continua in Europa la forte
ondata di gelo: numerose le vittime
Sotto accusa il dipartimento ONU di Peacekeeping per irregolarità negli appalti
Da oggi
l’Unione Europea ha i suoi Caschi blu
Duplice attentato in
Iran ad Ahwaz, città dove il
presidente Ahmadjnejad avrebbe dovuto tenere un comizio
24 gennaio 2006
UN
APPELLO AI MASS MEDIA PERCHÉ SIANO CORAGGIOSI E
ONESTI,
PROMOTORI DI PACE E DIALOGO E PERCHÉ DIFENDANO LA FAMIGLIA,
FONDAMENTO
DI OGNI CULTURA: È IL CUORE DEL MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI
PER
LA GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI
Un “appello ai media”,
“che comporta grandi sfide” per “essere “responsabili”, “protagonisti della
verità” e “promotori della pace”: a rivolgerlo è Benedetto XVI nel Messaggio
per la 40.ma Giornata
Mondiale delle Comunicazioni sociali, che verrà celebrata il prossimo 28 maggio
sul tema “I media: rete di
comunicazione, comunione e cooperazione”. Come ogni anno il Messaggio del Papa viene reso noto nella Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti cattolici, che cade appunto
il 24 gennaio. Il servizio di Roberta Gisotti:
**********
“Illuminare
le coscienze degli individui e aiutarli a sviluppare il proprio pensiero non è
mai un impegno neutrale”, scrive Benedetto XVI, nel suo primo Messaggio in tema
di mass media. “La comunicazione autentica esige coraggio e risolutezza –
sottolinea subito - Esige la determinazione di quanti operano nei media per non indebolirsi sotto il peso di tanta
informazione e per non adeguarsi a verità parziali o provvisorie. Esige piuttosto
la ricerca e la diffusione di quello che è il senso e il fondamento ultimo
dell’esistenza umana, personale e sociale . In questo
modo – indica il Papa - i media possono contribuire
costruttivamente alla diffusione di tutto quanto è buono e vero”.
Ma ci sono
“grandi sfide” da affrontare, nella “grande tavola rotonda per il dialogo
dell’umanità”, usa questa espressione figurata il Papa per definire “i mezzi
della comunicazione sociale”. Attenzione infatti alle
degenerazioni che si verificano quando l’industria dei media diventa fine a se
stessa, rivolta unicamente al guadagno, perdendo di vista il senso di
responsabilità nel servizio al bene comune”. “Pertanto, occorre sempre – raccomanda
Benedetto XVI - garantire un’accurata cronaca degli eventi, un’esauriente spiegazione
degli argomenti di interesse pubblico, un’onesta presentazione dei diversi
punti di vista”.
Raccomanda quindi il Papa “di sostenere ed incoraggiare”
la famiglia, “fondamento di ogni cultura e società”, e chiede ai mass media e
alle industrie dello spettacolo di collaborare con i genitori per educare i
bambini, “presentando modelli edificanti di vita e di amore umano”. E quanto
“tutti noi”– ci confida Benedetto XVI - “ci sentiamo scoraggiati e avviliti”
“quando si verifica il contrario”, “quando i giovani vengono soggiogati da
espressioni di amore degradanti o false, che ridicolizzano la dignità donata da
Dio a ogni persona umana e minacciano gli interessi della famiglia?”
In chiusura Benedetto XVI torna su tre aspetti già
individuati da Giovanni Paolo II, indispensabili ai media
per servire il bene comune: la formazione per
uso “intelligente ed appropriato”; la partecipazione anche all’uso di
risorse pubbliche e all’adempimento di cariche pubbliche, ed il ricorso a
norme, provvedimenti strutture o regolazione; e infine la promozione del
dialogo, della solidarietà, della pace.
**********
IL
CORDOGLIO DEL PAPA PER LA SCOMPARSA DEL PRESIDENTE DEL KOSOVO, RUGOVA.
DOMANI,
A PRISTINA, LE ESEQUIE DELLO STATISTA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Un uomo dalle “solide virtù civili”, messe a disposizione
dei suoi conterranei in anni di “generoso servizio”. Con queste parole
Benedetto XVI si è unito al cordoglio internazionale per la scomparsa del
presidente del Kosovo, Ibrahim
Rugova, alla vigila dei
funerali che si svolgeranno domani, a Pristina. Nel telegramma a firma del
cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, il Papa ricorda la figura dello
statista, assicurando benedizioni da Dio e la propria vicinanza spirituale agli
“amati abitanti del Kosovo”.
Rugova si era spento sabato scorso, a Pristina, all’età di
61 anni, per una grave malattia ai polmoni. Migliaia
di albanesi hanno reso l’ultimo omaggio al loro presidente, formando lunghe
file fino al Parlamento, nel centro di Pristina, dove è stata allestita la
camera ardente. In sua memoria, sono stati
proclamati cinque giorni di lutto.
BENEDETTO XVI INVIA UN
TELEGRAMMA DI SOLIDARIETA’ AL PRESIDENTE
DEL MONTENEGRO, DOPO LA SCIAGURA FERROVIARIA DI
IERI A BIOCE
- A cura di Alessandro De Carolis
-
La solidarietà spirituale e umana di
Benedetto XVI ha raggiunto le vittime e i superstiti della sciagura
ferroviaria, avvenuta ieri in Montenegro, nei pressi di Bioce,
dove un convoglio è precipitato lungo una gola rocciosa uccidendo almeno 47
persone e ferendone 200, un quindicina in modo grave.
In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano -
indirizzato al presidente montenegrino, Vujanovi - il
Papa si dice “profondamente rattristato” per il grave lutto che ha colpito il
Paese, invocando consolazione per le famiglie delle vittime e formulando auguri
di pronta guarigione per i feriti.
Sulle
cause della tragedia, prende sempre più consistenza l’ipotesi di un guasto ai
freni. Mentre il bilancio dei morti sembra purtroppo destinato ad aumentare, si
è avuta notizia anche di un piccolo “miracolo”: una donna incinta, coinvolta
nella drammatica caduta del treno, ha partorito la notte scorsa senza
complicazioni.
NOMINE
Il Santo Padre ha nominato ausiliare dell'arcidiocesi di Medellín, in Colombia, mons. Víctor
Manuel Ochoa Cadavid, del
clero della stessa arcidiocesi, finora aiutante di studio della Pontificia
Commissione per l’America Latina, assegnandogli la sede titolare vescovile di
San Leone. Mons. Víctor
Manuel Ochoa Cadavid è nato
a Bello, arcidiocesi di Medellín, il 18 ottobre 1962.
Ha ottenuto il Dottorato in Filosofia presso la Pontificia Università San
Tommaso d’Aquino (“Angelicum”) di Roma. E’ stato
ordinato sacerdote da Giovanni
Paolo II a Medellín il 5 luglio 1986.
Il Papa ha quindi nominato nunzio
apostolico in Zambia e in Malawi mons. Nicola
Girasoli, finora consigliere della nunziatura apostolica in Argentina,
elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Egnazia
Appula, con dignità di arcivescovo. Mons. Nicola Giraso è nato a Ruvo di Puglia (Bari) il 21 luglio 1957. Ordinato Sacerdote
il 15 giugno 1980 e laureato in Diritto Canonico, è entrato nel servizio
diplomatico della Santa Sede nel maggio del 1985, prestando la propria opera
nelle Rappresentanze Pontificie in Indonesia e in Australia e presso la Sezione
per gli Affari Generali della Segreteria di Stato; successivamente nelle
nunziature apostoliche in Ungheria, Belgio, Stati Uniti d'America e Argentina.
Parla correntemente l’inglese,
il francese e lo spagnolo
Infine
il Pontefice ha nominato vice presidente
della Pontificia Accademia per la Vita mons. Jean Laffitte, finora sotto‑segretario del Pontificio
Consiglio per la Famiglia.
DOMANI
ALLE 12 NELLA SALA STAMPA VATICANA LA PRESENTAZIONE
DELLA
PRIMA ENCICLICA DI BENEDETTO XVI “DEUS CARITAS EST”, “DIO E’ AMORE”
-
Intervista con mons. Diarmuid Martin
-
Domani è il giorno della prima Enciclica di
Benedetto XVI “Deus Caritas Est”, “Dio è Amore”. Il documento sarà presentato alle ore 12, nella Sala Stampa della Santa
Sede, dai responsabili di tre dicasteri vaticani: il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del
Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, l’arcivescovo William Joseph
Levada, prefetto della Congregazione per la
Dottrina della Fede, e l’arcivescovo Paul Josef Cordes,
presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. Proprio quest’organismo
conclude oggi in Vaticano il suo convegno internazionale sulla Carità, promosso
alla vigilia della pubblicazione dell’Enciclica. Parlando ieri ai convegnisti
Benedetto XVI ha affermato di aver voluto illustrare nell’Enciclica la novità
sconvolgente dell’amore di Dio per l’uomo. Ascoltiamo in proposito
l’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin,
presente ai lavori di Cor Unum, intervistato da Giovanni Peduto:
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R. – C’è grande attesa in tutta la Chiesa per questa
Enciclica anche perché è la prima lettera Enciclica del nuova
Papa. Molti aspettano questa Enciclica sul fatto centrale della nostra
fede: che Gesù ha rivelato l’amore di Dio e che tutta la Chiesa è costruita su
questo Amore divino che è presente in noi. E’ un amore che viene a salvarci, a
liberarci dal male. Purtroppo molte persone hanno cambiato questo messaggio di
amore in una rete di norme, di leggi; allora bisogna soprattutto andare verso
quello che è centrale cioè che Dio è amore, che la legge che dovrebbe governare
non solo i rapporti umani, ma l’intero universo, deve essere quella dell’amore.
D. – Il Papa ha detto che occorre riportare al suo
splendore originario la parola amore, così sciupata, così consumata ed abusata…
R. – L’amore è una cosa molto profonda: è riconoscere
nell’altra persona il fratello e la sorella a cui io devo
dare tutto quello che ho. Le due parole che io uso quando
parlo dell’amore di Dio, sono la gratuità – cioè che Dio ci ama senza chiedere
prima niente – e la sovrabbondanza – cioè l’amore di Dio va al di sopra di
qualsiasi attesa che possiamo avere. E queste sono veramente i due correttivi
importanti in un mondo in cui regna il consumismo e il mercato dove tutto ha un
prezzo e dove si comprano esattamente quei 200 grammi che uno ha pagato.
L’amore di Dio e l’amore del cristiano sarà invece sempre sovrabbondante, andrà
sempre a sorprendere l’altro con la forza di questo amore. Purtroppo molte
volte le persone si stancano e vivono una forma di religiosità che è una forma
di routine devozionale. Perciò questa dimensione
dell’amore deve essere quella che guida: l’ amore deve
essere la forza con cui si annuncia e si predica il Vangelo.
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CON
UNA MESSA PRESIEDUTA DAL CARDINALE ETCHEGARAY SI CONCLUDE
NEL
POMERIGGIO IL CONVEGNO DI COR UNUM SULLA CARITA’
Oggi pomeriggio alle 17.00 il cardinale Roger Etchegaray presiede nella
Basilica Vaticana la Messa di chiusura del convegno internazionale di Cor Unum “…Ma di tutte più grande è la carità”, promosso nel contesto della
pubblicazione della prima Enciclica di Benedetto XVI. E proprio sull’Enciclica “Deus Caritas est” e sul suo messaggio, il convegno ha proposto stamane una giornata di dibattito culturale con la regista
italiana Liliana Cavani, a cui
sono seguite alcune riflessioni teologiche dell’arcivescovo di Chicago, il
cardinale Francis George. A
seguire i lavori per noi c’era Francesca Fialdini.
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Si è da
poco conclusa con una lezione teologica sull’amore, secondo l’unità del
concetto riaffermata nella prima Enciclica del Papa, la seconda mattinata dei lavori
del Convegno internazionale promosso dal Pontificio Consiglio Cor Unum.
A riaffermare il significato dell’amore cristiano, il cardinale Francis George, arcivescovo di
Chicago in una riflessione che ha posto solide basi al confronto culturale che
l’ha preceduta, circa un’ora e mezza di colloquio con la regista italiana
Liliana Cavani, che nella sua lunga carriera si è
confrontata per ben due volte con la figura di Francesco di Assisi e la sua
relazione di amore con Dio, rispetto alla quale, commenta:
“Si parla veramente del tipo di amore che, secondo me, ha espresso il Papa:
l’amore che è proprio amare. Amare Dio significa inevitabilmente amare gli
uomini, proprio perché ogni uomo è persona, è persona-Cristo. Francesco, per
arrivare a questo ci impiega tempo, non lo fa lì per lì. E’ quasi uno scherzo
che gli combina il Padreterno, quando gli mette vicino un lebbroso. Prima si
spaventa e poi dice: “Ma come, questo è Cristo! Ed io lo abbraccio”. Quindi,
l’amore rende capaci di gesti straordinari”.
In un tempo segnato dal materialismo, dall’edonismo, dal
possesso fine a se stesso che ha snaturato l’amore, continua la Cavani, questa Enciclica può apparire come una bizzarria,
ma smentisce coloro che non si fermano ad ascoltare se stessi:
“Io penso che il bisogno d’amore sia fondamentale. Se noi lo ascoltiamo
penso che diventiamo anche un po’ più equilibrati, perché capiamo cosa ci turba
dentro. Abbiamo voglia di essere amati e di dare amore, di amare. Penso sia una
forma di lucidità”.
Nel ricordare l’importanza di un dialogo franco fra Chiesa
e società, la Cavani individua nel cinema lo
strumento di comunicazione privilegiato per favorire un processo di conoscenza
reciproca, aiutando gli uomini di Chiesa a rientrare in relazione con ciò che riguarda
coloro che vivono nel mondo e sfatando preconcetti sulle realtà ecclesiali che
spesso caratterizzano il pensare comune, allontanando così dal messaggio più
rivoluzionario di tutti i tempi, l’amore incondizionato che nel mistero della Risurrezione
ha saputo vincere anche la morte.
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E ieri pomeriggio il convegno è stato dedicato a sei
testimonianze di carità. Alla presenza dell’arcivescovo Paul
Josef Cordes, presidente di
Cor Unum, l’incontro è stato moderato dal direttore della Sala Stampa
vaticana, Joaquín Navarro-Valls.
Il servizio è di Eugenio Bonanata:
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Un esempio concreto della carità, dell’amare l’altro come
Dio lo ama. È questo lo spirito dei racconti, che ieri hanno emozionato e
soprattutto commosso i partecipanti. Sono esperienze di chi ha avuto coraggio e
forza di dedicare la propria vita al fianco dei tanti volti della povertà, del
disagio e dell’abbandono. Un’affermazione forte, questa, in contraddizione con
una società pragmatica, come la nostra. Ascoltiamo il commento dell’arcivescovo
Paul Josef Cordes:
“Finalmente la forza delle fede si è mostrata nelle testimonianze. Una consolazione,
mi sembra, per tutti i pastori e per tutti quelli che vogliono portare avanti
la missione ecclesiale”.
E se oggi si è quasi perso di vista l’essere solidale, lo
stare vicino magari ai propri amici in difficoltà, sentire qualcuno che ha
ricevuto tanto dall’esperienza della carità, fa davvero un certo effetto. Navarro-Valls sintetizza così il significato di queste
esperienze:
“Nell’ambito della carità, quello
che la gente apprezza di più è questa scoperta: ‘non
sono solo, Dio mi ama’. Cosa che naturalmente apre le
porte per capire quale è la dignità di ogni uomo”.
Queste storie arrivano dai quattro angoli del pianeta.
Così padre Hans Stapel parla del suo
impegno a favore degli orfani e del recupero dei drogati in Brasile. E
sottolinea che i centri di accoglienza, soprattutto grazie all’aiuto degli ex
tossicodipendenti, si sono moltiplicati in Brasile e anche in altri Paesi.
Questo significa che “l’amore genera amore”, puntualizza Navarro-Valls.
L’infermiera Rose Businye, invece, ci porta in Africa
dove offre assistenza a più di 1000 malati di AIDS e 900 orfani delle
baraccopoli di Kampala. Tra le altre, è significativa la testimonianza di
Antonio Calzavara, neocatecumenale,
in missione da oltre 10 anni in Kazakhstan al fianco
di tanti uomini e donne con problemi di alcool. Grazie al sostegno morale
offerto, un numero sempre maggiore di persone partecipa alla catechesi e ha
trovato la volontà di cambiare. Tutto questo conferma, dunque, che la carità
può unire concretamente fede e sviluppo.
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VIGILIA
DI CONCLUSIONE DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI.
DOMANI
POMERIGGIO, LA CERIMONIA DI BENEDETTO XVI A S. PAOLO FUORI LE MURA
-
Intervista con l’arcivescovo Brian Farrell -
Ancora una volta, come accaduto molte volte nella sua storia, la
Basilica di San Paolo Fuori le Mura, che custodisce le spoglie dell’Apostolo
delle genti, vedrà il Papa e i rappresentanti di altre Chiese cristiane
incontrarsi e pregare insieme. Alle 17.30 di domani, Benedetto
XVI presiederà nella Basilica romana la celebrazione dei secondi Vespri della solennità
della Conversione di San Paolo: ultimo capitolo della Settimana di Preghiera
per l'Unità dei Cristiani, quest’anno sul tema: “Dove due o tre sono riuniti
nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Giovanni Peduto
ne ha parlato con il segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione
dell’unità dei cristiani, il vescovo Brian Farrell:
**********
R. – E’
un’idea importante. Anche il Santo Padre domenica scorsa all’Angelus ha detto
che il movimento ecumenico e l’interesse e l’impegno per la restaurazione
dell’unità tra tutti i cristiani progredisce in tutto il mondo. E’ importante
che ricordiamo che la preghiera è il cuore di questo movimento e ogni volta di
più si celebra nelle Chiese locali, nelle parrocchie, nei gruppi. Questa
Settimana di preghiera è un grande passo avanti in questo processo che, senza
dubbio, richiede tempo, ma che sentiamo tutti sia veramente sotto l’impulso dello
Spirito Santo.
D. –
Quali sono le sue speranze per l’ecumenismo, sotto il Pontificato di Benedetto
XVI?
R. – Ho
sempre pensato che Giovanni Paolo II avesse fatto da seminatore in tanti modi,
con gesti, parole, e con tanti eventi che lui stesso ha promosso. Adesso siamo
al momento, a 40 anni dal decreto conciliare Unitatis
Redintegratio, dell’impegno ufficiale della
Chiesa nel Movimento ecumenico, di affrontare sempre di più i temi più
difficili tra i cristiani, ma anche di raccogliere i frutti di tanti passi
fatti in questi anni.
D. – Il
Papa ha definito provvidenziale che la sua prima enciclica Deus Caritas est sia pubblicata
proprio durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani…
R. –
Sì, è vero, le divisioni sono state sempre mancanza di amore oltre che divisione
di idee. L’amore, però, sappiamo bene che è il cuore del messaggio di Gesù, non
il nostro amore, ma l’amore di Dio stesso, infuso nei nostri cuori dallo
Spirito Santo. Questo è il cemento della Chiesa e la virtù, la realtà, l’esperienza
che porterà eventualmente all’unità dei cristiani.
D. – La
chiusura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani avviene
tradizionalmente in occasione della festa della Conversione di San Paolo. Quali
i motivi?
R. –
Dietro c’è sempre una storia. Quasi 100 anni fa padre Watson,
quando cominciò a promuovere questa Settimana di preghiera, la volle finire
proprio per la festa di San Paolo Apostolo delle genti, perché l’ecumenismo è
al servizio della missione: proclamare il Vangelo non in modo diviso tra
cristiani, ma nel modo che tutti i cristiani uniti proclamino sempre lo stesso
Vangelo di Gesù, con le stesse verità di fondo. Questo è il motivo: Apostolo
delle genti, missione universale, ecumenismo come condizione.
D. –
Nella Basilica di San Paolo fuori le Mura sono conservati i resti dell’Apostolo
delle genti. Cosa indica oggi San Paolo a tutti i cristiani per una nuova
evangelizzazione del mondo?
R. –
Diverse cose. Anzitutto San Paolo fa subito venire in mente la centralità di
Cristo. Tutto in Paolo è centrato su Cristo. Quando noi saremo più vicini,
tutti i cristiani, a Cristo, saremo più vicini gli uni con gli altri. Poi
potremo pensare all’inno dell’amore di San Paolo. Egli ha parlato tanto
profondamente dell’amore cristiano. E questo, come abbiamo detto, è il cemento
che ci porterà a stare tutti insieme: Cristo amore. Questa è l’essenza, è il
cuore della predicazione del Vangelo e per questo l’ecumenismo lavora, perché
tutti i cristiani possano farlo insieme.
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ALL’ASSEMBLEA
DELLA ROACO, IN PRIMO PIANO LA RELAZIONE DI MONS. SAMBI
SULLA
SITUAZIONE DEI CRISTIANI IN MEDIO ORIENTE
La Chiesa in Terra Santa, con le sue luci e le sue
difficoltà in rapporto alle vicende attuali del Medio Oriente, ha occupato la
relazione principale del- l’arcivescovo Pietro Sambi, da poco nominato nunzio apostolico negli Stati
Uniti, dopo essere stato per 7 anni nunzio in Israele. Il presule ha parlato
all’Assemblea semestrale della ROACO, la Riunione delle Opere di assistenza
alle Chiese orientali, in corso in Vaticano fino a venerdì prossimo. A mons. Sambi, Giovanni Peduto ha domandato
quale sia il rapporto tra Roma e i cristiani di Terra
Santa:
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R. – La Santa Sede prima di tutto chiede ai cristiani in
Terra Santa di essere uniti, di dare testimonianza a Gesù Cristo e al Vangelo,
di collaborare nel trovare essi stessi come cristiani maturi le proprie
soluzioni. Allo stesso tempo assicura ai cristiani il suo incoraggiamento e il
suo appoggio. Alle autorità israeliane direi che i cristiani di Galilea oggi
sentono il bisogno di essere protetti. Ci sono stati degli avvenimenti, come a
Nazareth, in cui i cristiani hanno subito delle violenze e hanno l’impressione
di non essere stati sufficientemente protetti dalle autorità. Come cittadini
d’Israele chiedono di essere protetti nei loro diritti religiosi, ma anche nei
loro beni personali e nella loro dignità personale.
D. – Domani ci sono le elezioni palestinesi. Cosa auspica?
R. – Il voto popolare è sovrano. Quindi, saranno i palestinesi
a decidere cos’è il meglio per loro attraverso il voto. Quello che auspico è
che quando si devono raggiungere mete importanti, come l’indipendenza, non la si può raggiungere divisi. Ed è un’illusione pensare che la si possa raggiungere con la violenza, specialmente con il
terrorismo.
D. – Quali prospettive in Medio Oriente, vista anche la
gravità delle condizioni di Sharon?
R. – Quello che mi pare evidente è che i due popoli,
israeliano e palestinese, siano estremamente stanchi di questa situazione di
conflitto, di questo vivere quotidiano nella paura, dell’incertezza del futuro
e della miseria, che sta bussando a tutte le porte, sia in Israele che in
Palestina. E’ mia impressione, dai contatti numerosissimi che ho avuto, sia con
il popolo palestinese che con il popolo israeliano, che la volontà popolare sia
che finalmente il passo sia celere e si arrivi alla pace.
D. – Eccellenza, lei ha concluso la sua attività di nunzio
in Terra Santa. Quale ricordo ne conserverà?
R. – Ma vede, Gerusalemme è una città, per quanto lei possa fare per Gerusalemme, che le darà sempre molto di più
di quanto lei potrà dare. Il ricordo è stato quello di essere vissuto anche con
i problemi di ogni giorno, alla sorgente della nostra identità cristiana, alla
fonte della nostra fede, della nostra speranza e della nostra carità. Non sono
ricordi quelli che porto, sono modi di vivere la propria fede, la propria
speranza e la propria carità, che nella preghiera quasi quotidiana al Santo
Sepolcro, al Calvario, al Getsemani, all’Ascensione,
diventano parte integrante del proprio modo di essere, di pensare, di pregare e
di parlare.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Prima pagina - "I media: rete di comunicazione, comunione e cooperazione":
il Messaggio di Benedetto XVI in occasione della celebrazione della quarantesima
Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, che ricorre il 25 maggio 2006.
Servizio vaticano - Una pagina
dedicata alla Settimana di preghiera per l'unità dei
cristiani.
Servizio estero - Una pagina -
a cura di Marcello Filotei - sulle elezioni
politiche palestinesi di domani.
Servizio culturale - Un
articolo di Maria Maggi dal titolo "Quaranta
milligrammi di 'polvere di stelle' e un microscopio
virtuale per scoprire i segreti del Sistema Solare": nuovi orizzonti nello
studio del cosmo; si è positivamente concluso il viaggio della sonda "Stardust" ed è cominciata la missione "New Horizon" verso Plutone.
Per l' "Osservatore
libri" un articolo di Vittorino Grossi sul "Dizionario critico di
teologia".
Servizio italiano - In primo
piano il tema delle elezioni. Fine legislatura: permangono le tensioni. Ciampi riceve il parere dei capigruppo.
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24 gennaio 2006
PALESTINESI
DOMANI ALLE URNE: ELEZIONI CRUCIALI PER LA PACE
I
palestinesi saranno chiamati, domani, a rinnovare il Parlamento. Più di un
milione e mezzo di elettori sono attesi all’appuntamento con le urne per scegliere,
per i prossimi 4 anni, i 132 deputati dell’Assemblea nazionale. Potranno votare
solo i palestinesi residenti in Cisgiordania, nella
Striscia di Gaza e a Gerusalemme Est. Non parteciperanno invece alla
consultazione circa 4 milioni di profughi. In vista della consultazione,
diversi gruppi estremisti palestinesi si sono impegnati, inoltre, a rispettare
la tregua. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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I
partiti in lizza sono molti ma per la vittoria
sembrano poter concorrere solo due formazioni: lo schieramento fondato da Yasser Arafat, “Al Fatah”, dato per favorito dai sondaggi, e il gruppo fondamentalista “Hamas”,
riconosciuto come organizzazione terroristica da Israele, Stati Uniti ed Unione
Europea. Sul piano regionale, il confronto politico si concentra sulla guerra
in Iraq, sui rapporti tra Siria e Libano e tra Iran e Occidente. Sul fronte
interno, lo scontro sembra ruotare, invece, intorno alle accuse di corruzione
che coinvolgerebbero l’attuale classe dirigente palestinese. Ma tra queste
divisioni emergono anche alcune aperture. Al Fatah
sottolinea, ad esempio, l’alto valore democratico della consultazione e la
piena libertà della popolazione palestinese nel decidere sul futuro dei
Territori e sul processo di pace. Hamas, per la prima volta in corsa per le legislative,
cerca di definire, invece, la sua nuova dimensione politica e avanza, perfino,
l’ipotesi di un negoziato con Israele attraverso mediatori. Osservatori
particolarmente interessati a questa contesa sono, ovviamente, la comunità
internazionale e lo Stato ebraico, in attesa delle
parlamentari del 28 marzo. Israele e
Stati Uniti sperano in una vittoria di Al Fatah e bocciano l’ipotesi di un riconoscimento di un
governo con all’interno i ministri di Hamas.
**********
Nei Territori,
intanto, un funzionario di Al Fatah
è stato assassinato a Nablus e otto presunti
esponenti di Hamas e Jihad
sono stati arrestati in Cisgiordania dai soldati
israeliani. Ma la situazione, nelle strade delle cittadine palestinesi, appare
tranquilla e caratterizzata da una grande attesa. Il servizio, da Hebron, di Andrea Cocco:
**********
Torna la calma nelle strade palestinesi. Ieri, a
mezzanotte, si è conclusa ufficialmente la campagna elettorale per le
legislative e le pattuglie della polizia sono per strada a verificare che
comizi e distribuzione di volantini siano effettivamente terminati. A Ramallah, nella sede centrale della Commissione elettorale,
il personale addetto all’organizzazione del voto dà le ultime istruzioni ai
numerosi osservatori internazionali giunti nei giorni scorsi. L’attesa per
queste legislative è palpabile. “Non è come per le elezioni del 1996 - mi
assicura un professore di Diritto all’Università di Gerusalemme - il risultato
è incerto e bisognerà aspettare lo spoglio delle schede”. La principale
incognita riguarda Hamas. Il movimento islamico che si
presenta con la lista Riforma e cambiamento supererà, come dicono i suoi
sostenitori, il 30 per cento? E soprattutto è disposto ad entrare al governo?
Ieri Al Fatah, partito del presidente Abu Mazen, ha reso nota la sua
disponibilità a creare una coalizione di governo con Hamas, ma secondo diversi osservatori
locali, il movimento islamico non ha il sostegno che dice di avere e soprattutto
non è interessato a superare una certa soglia in Parlamento. “Vogliono evitare
di trovarsi in situazioni spigolose, di dover trattare con Israele”, afferma un
ricercatore dell’Università di Betlemme. Opteranno, invece, per una strategia
di basso profilo, in cambio di posti chiave nell’amministrazione.
Da Hebron, per la Radio
Vaticana, Andrea Cocco.
**********
LE
CHIESE CRISTIANE D’EUROPA VERSO LA TERZA ASSEMBLEA
ECUMENICA
CHE SI TERRA’ A SETTEMBRE DEL 2007 IN ROMANIA
-
Intervista con mons. Amédeé Grab
-
Un cammino comune per scoprire la ricchezza delle diverse
tradizioni e le radici cristiane d’Europa. E’ l’obiettivo che si prefiggono le
Chiese e le Conferenze episcopali europee. 144 i delegati che da questo
pomeriggio a Roma, e fino al 27 gennaio, discuteranno della terza Assemblea
Ecumenica Europea, fissata nel settembre del 2007 a Sibiu,
in Romania, per una speranza di rinnovamento ed unità in Europa. Stamani
l’incontro di Roma è stato presentato nella Sala Marconi
della Radio Vaticana. “Viviamo in un Europa in cui c’è
crisi di fede, c’è povertà ed esistono ancora differenze - ha detto il
metropolita di Sassima Gennadios
nel suo intervento – l’Europa ha bisogno di una terapia spirituale e di dialogo
e la luce di Cristo può illuminare tutti”. Ma in che modo le
diverse confessioni cristiane possono impegnarsi concretamente per promuovere i
valori cristiani in Europa? Tiziana Campisi lo ha
chiesto a mons. Amédeé Grab,
presidente delle Chiese e Conferenze episcopali europee:
**********
R. – Il
cristianesimo non è un sistema astratto. La Chiesa è il Corpo di Cristo, nella
quale ognuno ha la sua funzione e responsabilità. Nella misura in cui ogni
cristiano e ogni cristiana vivono veramente quello che Gesù Cristo è venuto a
portare, si avvicina moltissimo lo scopo dell’ecumenismo. Arriviamo alla meta
camminando insieme e la meta è proprio questa: camminare assieme.
D. – Questi incontri ecumenici quali nuovi impulsi possono
dare?
R. – Per esempio, la Carta ecumenica è un contributo molto
concreto, che è stato recepito con grande interesse e che ha dato origine a
diversi Convegni. Sicuramente ha avvicinato molti cristiani in Europa, che
hanno scoperto in modo più concreto e in modo abbordabile. La possibilità di
testimoniare la fede con il vicino di casa, che non è della mia stessa
confessione o di entrare in un dialogo interreligioso con delle persone di tutt’altra cultura – per esempio con dei musulmani – questo
significa effettivamente aver recepito la portata della Carta ecumenica e
quindi progredire.
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24 gennaio 2004
CONTINUA,
IN EUROPA, LA FORTE ONDATA DI GELO PROVENIENTE DAL POLO NORD:
MENTRE
CRESCE LA TENSIONE SULLA QUESTIONE DEI RIFORNIMENTI ENERGETICI,
SI
AGGRAVA IL BILANCIO DELLE VITTIME
- A cura di Roberta Moretti -
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MOSCA. = L’eccezionale ondata di
gelo proveniente dal Polo Nord, dopo aver stretto nella sua morsa la Russia,
l’Ucraina e la Turchia, si sta spostando anche sull’Europa
centro-settentrionale. A Mosca, dove i termometri si sono fermati attorno ai 20
gradi sotto lo zero, 10 in più dalla scorsa settimana, 12 persone sono morte assiderate
negli ultimi giorni, portando a quasi 150 i decessi da congelamento. E continua
il braccio di ferro con l’Ucraina, dove le temperature si aggirano ancora
attorno ai -30 gradi, per la questione dei rifornimenti energetici. Ieri, il
colosso russo Gazprom ha accusato Kiev di consumare gas in
quantità superiore a quanto stabilito dagli accordi firmati con la Russia, con
gravi ripercussioni sulle forniture all’Europa. In Bosnia, per esempio, da 6 giorni l’importazione del gas
da Mosca è ridotta del 25 per cento. Mentre la Georgia non rimarrà al freddo dopo
le misteriose esplosioni in un gasdotto nel Caucaso russo:
da ieri mattina, infatti, ha cominciato a ricevere metano Gazprom
dall’Azerbaigian. Intanto, le forniture iraniane di gas sono state ridotte
drasticamente anche in Turchia, dove, a causa delle abbondanti nevicate,
rimangono isolati e privi di energia elettrica più di 3700 villaggi soprattutto
nel nord e nell’est del Paese. Ad Ankara il ghiaccio ha provocato un incidente
tra due autobus con almeno 9 morti e 12 feriti. Si contano poi 41 decessi nelle
Repubbliche Baltiche, 18 nella Repubblica Ceca, 5 in Germania, 1 in Serbia e 13
in Romania, dove, per far fronte all’aumento dei consumi, la compagnia
nazionale Romgaz ha deciso di aumentare del 10 per
cento le forniture di gas. E tra i Paesi più colpiti dal gelo c’è anche la Polonia, dove 150 persone hanno perso la vita dall’inizio
dell’inverno. Anche qui, lo ricordiamo, la compagnia nazionale Pgnig è stata costretta a tagliare le erogazioni alle industrie.
E mentre l’Europa è sotto questa morsa di gelo,
continua l’ondata di caldo e di incendi che ha colpito quattro Stati
dell’Australia sudorientale, provocando 3 morti e
riducendo in cenere oltre 200 mila ettari di foreste.
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LA CHIESA ITALIANA NON SI SCHIERA
POLITICAMENTE, MA CHIEDE UNA MAGGIORE
ATTENZIONE ALLA FAMIGLIA E ALLA VITA: E’
QUANTO HA AFFERMATO IERI
IL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE ITALIANA, CARDINALE CAMILLO RUINI, NELLA PROLUSIONE AL CONSIGLIO
PERMANENTE DELLA CEI.
LA DICHIARAZIONE, A DUE MESI DALLE
POLITICHE IN ITALIA
- A cura di Francesca Sabatinelli -
ROMA. = Una maggiore attenzione alla
famiglia e alla vita: l’ha chiesta ieri agli italiani il presidente della
Conferenza episcopale italiana, cardinale Camillo Ruini,
nella prolusione al Consiglio permanente della CEI. Nessuna
scelta di schieramento politico o partitico da parte della Chiesa italiana. A
due mesi e mezzo dalle politiche in Italia, il porporato non dà indicazioni di
voto agli elettori per contribuire a rasserenare il
clima politico, ma agli italiani sottolinea come famiglia e vita, contenuti
irrinunciabili del patrimonio della dottrina sociale della Chiesa, riguardino
ogni ambito dell’esistenza umana. In molti Paesi e in Italia, spiega il cardinale
Ruini, si tende sempre più ad introdurre normative
che rischiano di compromettere il valore della famiglia legittima fondata sul
matrimonio e il rispetto della vita umana dal concepimento sino alla morte.
Forte il richiamo ad elettori e parlamentari, si chiede loro “un supplemento di
attenzione”, ai primi nelle loro scelte, ai secondi nell’esercizio delle loro
responsabilità. E’ forte un richiamo al Parlamento Europeo dopo la risoluzione
del 18 scorso che, pur giustamente respingendo atteggiamenti discriminatori
contro gli omosessuali, al tempo stesso però, sottolinea il cardinale,
sollecita ad equiparare i diritti delle coppie omosessuali con quelli delle
legittime famiglie, una spinta quindi ad allontanarsi dai cardini stessi della
società. Con un riferimento al caso Bankitalia,
chiede, partendo dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto il mondo
bancario e cooperativo, che si ponga un freno a comportamenti censurabili e discutibili,
che si vada oltre la difesa di interessi corporativi, che ci si concentri sui
reali problemi dell’Italia: sviluppo del mezzogiorno, miglioramento della giustizia, riduzione della grave dipendenza
energetica. Il discorso si allarga poi al panorama internazionale, alla
necessità di proseguire, nonostante la malattia del premier Sharon,
nel tentativo di giungere a una pacifica convivenza in Terra Santa, alla necessità di isolare i fanatici del terrorismo in
Iraq, alla richiesta alla comunità internazionale di un intervento nella
crisi del Darfur e di aiuto ai Paesi del Corno d’Africa
a rischio di catastrofe umanitaria per la siccità.
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OCCORRONO
212 MILIONI DI DOLLARI L’ANNO PER COMBATTERE LA POVERTÀ NELL’HONDURAS: È QUANTO
HA AFFERMATO LA CONFERENZA EPISCOPALE DEL PAESE,
IN UN
DOCUMENTO RIVOLTO AL NEO-PRESIDENTE, ZELAYA
TEGUCIGALPA.= Con un documento
diffuso in questi giorni, la Chiesa cattolica hondureña
ha chiesto al neo-presidente, Manuel Zelaya, che assumerà l’incarico venerdì prossimo, di
investire 212 milioni di dollari l’anno per combattere la povertà nel Paese. Come riferisce l’agenzia MISNA, la
cifra corrisponde agli interessi che lo Stato hondureño non dovrà più pagare nei
prossimi anni, grazie al taglio di circa 3 miliardi di dollari del debito
estero bilaterale, di cui ha potuto beneficiare nel 2005. Per fare
in modo che l’indice di povertà scenda nei prossimi 15 anni del 24 per cento, è
necessario investire in progetti che prevedano la
depurazione dell’acqua, il risanamento ambientale, la creazione di mense scolastiche,
l’istruzione, la salute, i farmaci e altri consumi di base. Negli anni novanta, il modello
neoliberale adottato e sviluppato nell’Honduras, avrebbe privilegiato solo alcune
minoranze, impoverendo, al contrario, oltre l’80 per cento della popolazione.
Come spiegano i vescovi, sono 2,9 milioni i cittadini attivi del Paese, di cui però, circa la metà sono oppressi da una disoccupazione
quasi endemica che porta a un circolo vizioso di povertà e violenza. Nel
documento è ribadita più volte la necessità di un’azione immediata a favore dei
poveri e, in particolare, dei bambini. Nel Paese, infatti, almeno 130 mila
minori tra 6 e 12 anni non sono scolarizzati e vengono impiegati nel mercato del lavoro. (A.E.)
LA
CHIESA INDIANA RESPINGE LE ACCUSE DI CONVERSIONI FORZATE E ISTRUZIONE D’ÉLITE NEGLI ISTITUTI
SCOLASTICI CATTOLICI DEL PAESE: “LE NOSTRE SCUOLE
SI
TROVANO SOPRATTUTTO IN ZONE RURALI E SONO APERTE A RAGAZZI
DI
OGNI CONFESSIONE RELIGIOSA”
NEW DELHI. = Più di 20 mila istituti scolastici, il 66 per
cento dei quali in zone rurali, con 6 milioni di alunni tra ragazzi e ragazze
di ogni confessione religiosa: sono le cifre dell’impegno della Chiesa
cattolica in India nel campo dell’educazione, rese note nei giorni scorsi a New
Delhi dal cardinale Telesphore Placidus
Toppo, presidente della Conferenza episcopale del Paese (CBCI). In questo modo,
la Chiesa indiana ha voluto anticipare ai media i
contenuti del prossimo incontro del corpo generale della CBCI, previsto a Bangalore dall’8 al 15 febbraio prossimo. Il tema sarà infatti: “L’educazione cattolica e l’attenzione della
Chiesa per gli emarginati”. “Crediamo che attraverso l’educazione si possa contribuire
alla sviluppo della popolazione e a costruire la
nazione”, ha dichiarato il cardinale Toppo. Secondo il segretario esecutivo
delle Comunicazioni sociali della CBCI, padre D’Souza,
analizzare l’impegno della Chiesa nel campo educativo può “sfatare alcuni falsi
miti che circolano nella maggioranza della popolazione”. Il riferimento è alle
accuse mosse dagli estremisti indù di convertire gli alunni e all’idea che le
scuole cattoliche siano dirette ad una ricca elíte del Paese a causa delle tasse d’iscrizione. Al
primo punto il cardinale Toppo ha risposto: “Se convertissimo davvero gli
studenti, anche L. K. Ad
vani, il leader del partito nazionalista indù, BJP, che ha studiato alla scuola
di St. Patrick, dovrebbe
essere cattolico!”. Alla seconda accusa hanno risposto invece in modo chiaro i
dati riferiti da padre D’Souza in un’intervista
all’agenzia AsiaNews. Da essi
emerge che le scuole cattoliche si rivolgono soprattutto alle categorie sociali
più emarginate e discriminate, nel tentativo di sostenere il loro sviluppo
culturale. (R.M.)
SOTTO
ACCUSA IL DIPARTIMENTO DELLE NAZIONI UNITE DI PEACEKEEPING:
CONFERMATE
IERI, DAL SEGRETARIO ONU AGGIUNTO PER L’AMMINISTRAZIONE,
IRREGOLARITA'
NEGLI APPALTI
NEW YORK. = Sotto accusa gli appalti del Dipartimento ONU
per il mantenimento della pace: la conferma di brogli amministrativi è giunta
ieri da un alto funzionario dell’ONU. “Ci sono prove di sostanziali irregolarità
nelle pratiche di acquisto del Dipartimento di Peacekeeping,
che hanno condotto a perdite finanziarie e ad errori nella pianificazione delle
missioni future”, ha denunciato Christopher Burnham, segretario aggiunto delle Nazioni Unite per
l’Amministrazione. Burnham è stato nominato l’anno
scorso con l’incarico di riformare i metodi amministrativi dell’ONU. Le sue
conclusioni sono basate su un’inchiesta i cui risultati sono contenuti in
rapporto consegnato la scorsa settimana ai Servizi di controllo interno
dell’Amministrazione ONU. (R.G.)
DA OGGI, L’UNIONE EUROPEA HA I SUOI CASCHI BLU.
INAUGURATO IERI A VICENZA, IN ITALIA,
ALL’INAUGURAZIONE
IL QUARTIER GENERALE DELLA FORZA DI GENDARMERIA
EUROPEA, PRESENTI
I MINISTRI DEGLI INTERNI E DIFESA DEI PAESI ADERENTI
AL PROGETTO
VICENZA.= Dopo i Caschi Blu
delle Nazioni Unite, arrivano quelli dell’Unione Europea.Ieri,
a Vicenza, si è tenuta l’inaugurazione del quartier
generale di “Eurogendorf”, la Forza di Gendarmeria
Europea. Alla manifestazione hanno preso parte i ministri degli Interni e della
Difesa di tutti i Paesi aderenti. Sono oltre 800 i militari che compongono il
gruppo, provenienti da Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Paesi Bassi. I
gendarmi assolvono ai compiti tipici delle forze di
polizia, dall’antiterrorismo al contrasto della criminalità organizzata, allo
scopo di ristabilire la pace. Sul fregio del basco, azzurro come la bandiera
dell’Unione, si legge il motto latino “Lex Paciferat”. Da ieri la caserma “Chinotto” ospita il
comandante attuale di “Eurogendorf”, il generale
francese, Gerard Deananz.
Il suo staff è composto da una trentina di persone, in
grado di mobilitare ad hoc le truppe sulla base delle richieste
provenienti dalla stessa Unione Europea, dall’ONU, dalla NATO, dall’OSCE e da
altri organismi e coalizioni internazionali. La Gendarmeria Europea è un’idea
francese, condivisa poi dagli altri Paesi, durante un vertice tenutosi a Roma
nel 2003. La sua caratteristica peculiare è quella di essere composta soltanto
da forze di polizia a statuto militare. In essa
figurano: la Gendarmeria francese, l’Arma dei Carabinieri, la Guardia Civile
spagnola, la Guardia Nazionale Repubblicana portoghese, la Marechaussee
reale olandese. (A.E.)
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24
gennaio 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco
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Grave attentato in Iran. Due bombe hanno scosso
stamani la città di Ahwaz, importante centro
petrolifero nella parte meridionale del Paese islamico. Nella città era
prevista una visita del presidente Ahmadinejad, poi
cancellata. Il nostro servizio:
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Sono almeno otto le persone rimaste uccise per l’esplosione di due
ordigni nella città di Ahwaz, nel sud del Paese, dove
il capo di Stato iraniano, Mahmud Ahmadjnejad,
avrebbe dovuto tenere un comizio. Gli attentati
hanno preso di mira una banca e un edificio governativo. Forse lo
stesso Ahmadjnejad era l’obiettivo degli attacchi: le
bombe sono scoppiate, infatti, proprio quando il presidente avrebbe dovuto
prendere la parola. La visita di Ahmadjnejad è stata
invece annullata all’ultimo momento per le avverse condizioni meteorologiche. Ahvaz e la provincia del Khuzestan sono teatro di frequenti scontri tra le autorità
iraniane e la minoranza araba. Il governo è particolarmente sensibile alle proteste
e allo scontento nel Khuzestan perché nel suo
sottosuolo si trovano le maggiori riserve di petrolio del Paese, le seconde al
mondo. La regione è scossa da forti tensioni recentemente alimentate dalla
notizia, non confermata dal governo, del piano per un trasferimento di cittadini
non arabi nella provincia per diminuire l’influenza della comunità araba.
Intanto, per cercare di superare un’altra grave frattura, quella tra Teheran e Occidente sul dossier nucleare iraniano, è
arrivato a Mosca il capo negoziatore del programma atomico
della Repubblica islamica, Ali Larijani.
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Ma
quali possono essere i motivi dietro questo duplice
attacco nella città di Ahwaz? Giancarlo
La Vella lo ha chiesto a Caren
Davidkhanian, giornalista iraniana del quotidiano “Il
Riformista”:
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R. - Sono diversi mesi che la città di Ahwaz è teatro di manifestazioni di protesta e di episodi
di violenza. Questi stessi fatti avvengono, del resto,
anche nel Baluchistan iraniano, dall’altra parte del
Paese, cioè nel sud est. La zona di Ahwaz è molto
calda; qui gli arabi spesso vengono accusati dal
Governo di volersi separare da Teheran, cosa che
invece loro rifiutano. Dicono che vogliono una specie di federalismo. Comunque,
chiedono più autonomia per la regione.
D. – C’è, secondo te, un qualche collegamento tra questo
episodio destabilizzante e la crisi nucleare su cui l’Iran sta dibattendo con
l’Occidente?
R. – E’ molto difficile dire quale sia
il motivo vero di questo attentato. L’attentato potrebbe essere organizzato dal
regime stesso per cercare di creare un clima di paura e cercare di portare la
popolazione dalla sua parte. L’altra tesi è che potrebbe essere un attentato
legato al gruppo di Mujahedin e quindi da una parte
dell’opposizione. Una parte che però è un gruppo riconosciuto come terrorista
da Washington e da Bruxelles. Un’altra ipotesi è quella di un’infiltrazione di
gruppi di opposizione dall’Iraq.
D. – Quindi, secondo te, è una situazione questa che
favorisce o danneggia il regime di Ahmadinejad?
R. – No, non credo. Chi sta con Ahmadinejad
sarà con Ahmadinejad, che ci siano
attentati o meno. Chi non sta con Ahmadinejad, invece
vede questi attentati come un tentativo di regime, di cercare di vincere la
simpatia della popolazione o, comunque, di mettere paura e di far vedere che è
meglio la stabilità con il Mullah che la destabilizzazione senza il Mullah.
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In
Iraq, due ingegneri tedeschi sono stati rapiti da uomini armati nella città petrolifera
di Baiji. Secondo quanto comunicato dalla Polizia, i
due erano addetti ad uno degli impianti del complesso industriale petrolifero
che circonda la più grande raffineria del Paese. Intanto,
è stata rinviata a domenica prossima l’ottava udienza del processo all’ex
presidente iracheno Saddam Hussein,
inizialmente prevista per oggi.
Dopo 13 anni di potere liberale, il Canada svolta
a destra: i conservatori di Stephen Harper hanno vinto le elezioni politiche, superando i
liberali del premier uscente Paul Martin.
L’affermazione non è però schiacciante e i conservatori, che hanno conquistato
124 seggi su 308, dovranno governare con l’appoggio del centro
sinistra. Sul piano internazionale, si profila un riavvicinamento del
Canada agli Stati Uniti. Il partito di centrodestra appoggia, infatti, la
guerra in Iraq, si oppone al protocollo di Kyoto
sulle emissioni di gas inquinanti e sostiene il progetto dello scudo spaziale
per il Nord America avanzato dal Pentagono.
Il presidente del Congo Brazzaville, Denis Sassou Nguesso, è stato designato
presidente dell’Unione Africana. Il Sudan assumerà invece la presidenza nel
2007. Lo hanno deciso capi di Stato e di governo che hanno partecipato al
vertice dell’Unione Africana, apertosi ieri a Khartoum.
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