RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 23  - Testo della trasmissione di lunedì 23  gennaio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Dio è Amore”, la forza che cambia il mondo e risveglia la speranza: Benedetto XVI illustra i temi forti della sua prima Enciclica “Deus Caritas est”, nel discorso ai partecipanti al Convegno sulla carità, promosso da “Cor Unum”

 

Inizia oggi a Roma l’Assemblea della Roaco, che riunisce le Opere di assistenza alle Chiese Orientali cattoliche. Al centro dei lavori, il futuro della comunità cattolica in Israele e il problema della formazione nelle Chiese Orientali in Romania ed Eritrea: intervista con don Leon Lemmens

 

Concordia crescente, confronti e seminari di studio, incontri: come cresce il dialogo ecumenico tra cattolici, ortodossi, membri delle Chiese d’Oriente e di quelle Riformate. Con noi padre Jozef Maj, mons. Johan Bonny e mons. John Radano

 

Comunicato della Libreria Editrice Vaticana in merito ad un articolo pubblicato sul quotidiano “La Stampa” circa i diritti sugli scritti del Papa

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Aperto a Ginevra l’incontro delle organizzazioni cattoliche impegnate nella lotta all’AIDS. Appello ad una maggiore collaborazione con le agenzie internazionali per combattere la pandemia: ce ne parla Duncan MacLaren

 

CHIESA E SOCIETA’:

Ondata di gelo proveniente dalla Siberia in tutta l’Europa

 

Al via oggi in Sudan, a Khartoum, il sesto vertice dell’Unione Africana

 

In assemblea a Roma da questo pomeriggio il Consiglio episcopale permanente della CEI

 

Appello dell’arcivescovo di Parigi a sostenere il canale televisivo cattolico francese KTO, in difficoltà finanziarie

 

Il Cristo accanto alle divinità indù della tradizione indiana. A dipingerlo sarà il pittore indiano, Edwin Parmar

24 ORE NEL MONDO:

Ultime battute della campagna elettorale nei Territori palestinesi

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

23 gennaio 2006

 

 

DIO E’ AMORE, LA FORZA CHE CAMBIA IL MONDO E RISVEGLIA

LA SPERANZA: BENEDETTO XVI ILLUSTRA I TEMI FORTI DELLA SUA PRIMA

ENCICLICA DEUS CARITAS EST, NEL DISCORSO AI PARTECIPANTI

 AL CONVEGNO SULLA CARITA’, PROMOSSO DA “COR UNUM”

 

L’amore di Dio che cambia il mondo e risveglia la speranza è il cuore della fede cristiana: Benedetto XVI sceglie l’occasione dell’incontro con i partecipanti al convegno sulla carità, promosso dal Pontificio Consiglio “Cor Unum”, per parlare della sua prima Enciclica. Stamani, dunque, il Papa ha anticipato i temi forti della Deus Caritas est, che verrà pubblicata mercoledì prossimo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

        

**********

“L’amor che move il sole e l’altre stelle: cita la Divina Commedia di Dante, Benedetto XVI per illustrare la sua prima Enciclica, Deus Caritas est. Il poeta fiorentino, spiega il Papa, mostra come luce e amore sono “una cosa sola”. Dio è luce infinita, ma questo Dio, aggiunge, “ha un volto umano, un cuore umano”. Per questo, sottolinea il Pontefice, l’eros di Dio, “non è soltanto una forza cosmica primordiale”, ma “amore che ha creato l’uomo e si china verso di lui, come si è chinato il buon Samaritano verso l’uomo ferito e derubato”. Il Papa si sofferma quindi sulla parola amore oggi, “così sciupata, così consumata e abusata – si rammarica il Papa – che quasi si teme di lasciarla affiorare sulle proprie labbra”. Pensiero corredato da una viva esortazione:

 

“Noi non possiamo semplicemente abbandonarla, ma dobbiamo riprenderla, purificarla e riportarla al suo splendore originario, perché possa illuminare la nostra vita e portarla sulla retta via. È stata questa consapevolezza che mi ha indotto a scegliere l'amore come tema della mia prima Enciclica”.

 

“Era mio desiderio – afferma ancora – di dare risalto alla centralità della fede in Dio, in quel Dio che ha assunto un volto umano e un cuore umano”:

 

“La fede non è una teoria che si può far propria o anche accantonare. È una cosa molto concreta: è il criterio che decide del nostro stile di vita. In un'epoca nella quale l'ostilità e l'avidità sono diventate superpotenze, un'epoca nella quale assistiamo all'abuso della religione fino all'apoteosi dell'odio, la sola razionalità neutra non è in grado di proteggerci. Abbiamo bisogno del Dio vivente, che ci ha amati fino alla morte”.

 

Benedetto XVI indica così i tre temi forti della sua Enciclica: Dio, Cristo e Amore, che, nella Deus Caritas est “sono fusi insieme come guida centrale della fede cristiana”:

 

“Volevo mostrare l'umanità della fede, di cui fa parte l'eros – ilsì’ dell'uomo alla sua corporeità creata da Dio, un ‘sì’ che nel matrimonio indissolubile tra uomo e donna trova la sua forma radicata nella creazione”.

 

Proprio nel matrimonio, prosegue, “avviene anche che l’eros si trasforma in agape, che l'amore per l'altro non cerca più se stesso, ma diventa preoccupazione per l'altro, disposizione al sacrificio per lui e apertura anche al dono di una nuova vita umana”.  Il Papa evidenzia dunque come l’amore per il prossimo nella sequela di Cristo non sia qualcosa di “estraneo, posto accanto o addirittura contro l’eros”. Anzi, aggiunge, “nel sacrificio che Cristo ha fatto di sé per l'uomo ha trovato una nuova dimensione che, nella storia della dedizione caritatevole dei cristiani ai poveri e ai sofferenti, si è sviluppata sempre di più”. Il Pontefice rivolge così il pensiero alla struttura della Deus Caritas est:

 

“Una prima lettura dell'Enciclica potrebbe forse suscitare l'impressione che essa si spezzi in due parti tra loro poco collegate: una prima parte teorica, che parla dell'essenza dell'amore, e una seconda che tratta della carità ecclesiale, delle organizzazioni caritative. A me però interessava proprio l'unità dei due temi che, solo se visti come un'unica cosa, sono compresi bene”.

 

Il Papa spiega, quindi, che occorreva innanzitutto trattare l’essenza dell’amore alla “luce della testimonianza biblica”. Mostrare che “l’uomo è creato per amare come questo amore, che inizialmente appare soprattutto come eros tra uomo e donna, deve poi interiormente trasformarsi in agape, in dono di sé all'altro – e ciò proprio per rispondere alla vera natura dell'eros”. Questa “essenza dell’amore di Dio”, rileva il Papa, è proprio “il centro dell’esistenza cristiana, è il frutto della fede”. Ma questo amore non può mai restare “una cosa solamente individuale”. Deve, afferma il Pontefice, “diventare anche un atto essenziale della Chiesa come comunità: abbisogna cioè anche della forma istituzionale che s’esprime nell’agire comunitario della Chiesa”:

 

“L'organizzazione ecclesiale della carità non è una forma di assistenza sociale che s'aggiunge casualmente alla realtà della Chiesa, un'iniziativa che si potrebbe lasciare anche ad altri. Essa fa parte invece della natura della Chiesa”.

 

Il Papa mette dunque l’accento su questa attività, che “oltre al primo significato molto concreto dell'aiutare il prossimo, possiede essenzialmente anche quello del comunicare agli altri l'amore di Dio, che noi stessi abbiamo ricevuto”. Essa, è la sua esortazione “deve rendere in qualche modo visibile il Dio vivente”. Ancora, è stato l’avvertimento di Benedetto XVI, “Dio e Cristo nell’organizzazione caritativa non devono essere parole estranee”, la forza della Caritas, infatti, “dipende dalla forza della fede di tutti i membri e collaboratori”:

 

“Lo spettacolo dell'uomo sofferente tocca il nostro cuore. Ma l'impegno caritativo ha un senso che va ben oltre la semplice filantropia. È Dio stesso che ci spinge nel nostro intimo ad alleviare la miseria. Così, in definitiva, è Lui stesso che noi portiamo nel mondo sofferente”.

 

“Il nostro amore cambierà il mondo”: conclude Benedetto XVI, il nostro amore “risveglierà la speranza, una speranza che va al di là della morte”.

**********

 

“…. Ma di tutte più grande è la carità”: diceva San Paolo nella Prima  Lettera ai Corinzi, frase da cui Cor Unum ha tratto il tema della Conferenza, aperta stamane nell’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano. Ascoltiamo la cronaca di questa mattina, nel servizio di Roberta Gisotti

 

**********

“Deus Caritas est”, la prima enciclica di Benedetto XVI, al centro dell’interesse di questa Conferenza, cui partecipano, oggi e domani, oltre 200 tra cardinali, arcivescovi e delegati delle Conferenze episcopali di tutto il mondo insieme ad ambasciatori, responsabili di Caritas, di enti internazionali di assistenza, di organismi non governativi e del mondo accademico. Ad introdurre i lavori è stato l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, che si è subito riferito all’Enciclica del Papa osservando - appunto – che Benedetto XVI ha scelto una tematica l’Amore “inaspettata e stupefacente” per l’ex presidente della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger, da cui ci poteva aspettare altri approfondimenti teologici; “una scelta – ha detto - dove il Papa dà prova di sé come pastore, consapevole dei sentimenti, dei desideri degli esseri umani”. E compito di questa Conferenza sarà proprio di attirare l’attenzione di tutti su questa Enciclica, perché la sua verità centrale abbia buon fine anche al di fuori della Chiesa: “l’amore motore invisibile e nascosto che anima tutti noi e le nostre attività” E “chi percepisce con le orecchie e gli occhi aperti quello che rivela Dio, non può fare a meno di guardare il suo vicino”.

 

Dopo l’arcivescovo Cordes hanno preso la parola James Wolfensohn, ex presidente della Banca Mondiale e Denis Vienot, presidente della Caritas Internationalis, in un confronto – moderato dall’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin - sui temi della fede e dello sviluppo uniti dallo spirito di carità. In particolare Wolfensohn, alla luce dei suoi viaggi in 140 Paesi, ha lanciato un appello perché nella lotta alla povertà la Chiesa, forte della sua continuità millenaria nell’opera caritatevole, possa collaborare e dialogare - insieme anche alle altre religioni - con gli Stati e le istituzioni che hanno un fondamento politico contingente. Bisogna uscire fuori da una mentalità di scontro e dare prova di apertura mentale, ha detto. In linea con l’ex dirigente della Banca Mondiale, il presidente della Caritas, Vienot ha posto l’urgenza di globalizzare la carità, quando un quarto dell’intera popolazione mondiale ancora oggi vive in stato di estrema povertà. Dopo l’udienza concessa loro dal Papa i partecipanti alla Conferenza torneranno nel pomeriggio a riunirsi per ascoltare il racconto di sei testimoni della carità nel mondo di oggi. E domani mattina, in programma, la testimonianza della regista italiana, Liliana Cavani, su come da laica ha avvertito il richiamo alla carità nella sua opera cinematografica. A chiudere i lavori sarà una lezione teologica sulla carità del cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago, cui seguirà alle ore 17 una Santa Messa nella Basilica di San Pietro, presieduta dal cardinale Roger Etchegaray.

 

Dall’Aula Nuova del Sinodo, Roberta Gisotti.

**********

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Stamane il Papa ha ricevuto in successive udienze il cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, e due presuli della Repubblica Democratica del Congo in visita ad limina, mons. Gérard Mulumba Kalemba, vescovo di Mweka, e mons. Nicolas Djomo Lola, vescovo di Tshumbe.

 

Il Santo Padre ha quindi accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Bamenda, in Cameroun, presentata da mons. Paul Verdzekov, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Cornelius Fontem Esua, coadiutore della medesima arcidiocesi.

 

 

INIZIA OGGI A ROMA L’ASSEMBLEA DELLA ROACO, CHE RIUNISCE LE OPERE

DI ASSISTENZA ALLE CHIESE ORIENTALI CATTOLICHE. AL CENTRO DEI LAVORI,

IL FUTURO DELLA COMUNITA’ CATTOLICA IN ISRAELE

E IL PROBLEMA DELLA FORMAZIONE NELLE CHIESE ORIENTALI IN ROMANIA ED ERITREA

- Intervista con don Leon Lemmens -

 

Inizia nel pomeriggio a Roma l’Assemblea della ROACO, l’organismo che riunisce le Opere di assistenza alle Chiese Orientali cattoliche. Due i temi al centro dei lavori (che si concluderanno il 27 gennaio): il primo argomento tocca il futuro della Chiesa Cattolica all’interno dello Stato di Israele; il secondo riguarda la formazione di presbiteri, seminaristi e laici delle varie Chiese Orientali, con particolare riferimento alla Romania e all'Eritrea. Grandi sono le necessità di queste Chiese che richiedono un supplemento di solidarietà a tutta la comunità cristiana. Ascoltiamo in proposito il direttore della ROACO, don Leon Lemmens, intervistato da Giovanni Peduto:

 

**********

R. – L’importante è che ci sia una solidarietà tra tutti i cristiani, un senso di appartenere ad una stessa famiglia. Questo vuole dire che una Chiesa in Europa o negli Stati Uniti è chiamata ad interessarsi anche ad una Chiesa in Medio Oriente o nell’Est europeo, non soltanto finanziariamente: è chiamata cioè ad avere un legame di amore, di interesse profondo, cosicché ci sia veramente una circolazione di vita  tra tutte le Chiese e questo non soltanto nel senso del nostro dare a loro, ma anche nel senso del nostro ricevere da loro. Penso ad esempio alla tradizione ricchissima di queste Chiese orientali: pensiamo alla liturgia, alla spiritualità, alla patristica. Ecco promuovere questa circolazione di vita tra tutti, dove tutti hanno da ricevere e da dare: questo  mi pare sia lo scopo principale di quello che noi vogliamo fare.

 

D. – Lo scorso giugno il Papa incontrandovi ha detto che di fronte all’individualismo del nostro tempo i cristiani sono chiamati ad essere sempre di più testimoni di una solidarietà senza frontiere per costruire un mondo dove tutti sono accolti e rispettati …

 

R. – Certo noi viviamo in un tempo in cui c’è la tentazione di rinchiuderci dentro le proprie frontiere, che possono essere le frontiere nazionali o le frontiere della propria Chiesa nazionale o le frontiere di un continente, come l’Unione Europea. Si potrebbero dare tanti esempi di questa chiusura, mentre il Vangelo spinge proprio all’apertura, ad interessarsi al mondo, a tutti, a diffondere un amore universale. Questo, certamente, tocca prima di tutto i cristiani stessi. Non si può essere cristiani interessandosi soltanto alle proprie cose, ma bisogna interessarsi a tutti i cristiani, cioè entrare in questa grande famiglia per essere una famiglia di cristiani nel mondo. Ciò mi pare molto importante in questo tempo in cui si parla di scontro fra le culture, in cui vediamo anche la necessità della solidarietà, per esempio tra cristiani in Europa e in Africa. In Europa i cristiani stanno bene, mentre in Africa stanno morendo addirittura di fame o per le malattie, essendo privi di cure. E’ un tema, penso, molto caldo, molto importante per il nostro tempo.

**********

                                                        

 

CONCORDIA CRESCENTE, CONFRONTI E SEMINARI DI STUDIO, INCONTRI:

COME CRESCE IL DIALOGO ECUMENICO TRA CATTOLICI, ORTODOSSI,

MEMBRI DELLE CHIESE D’ORIENTE E DI QUELLE RIFORMATE

- Intervista con padre Jozef Maj, mons. Johan Bonny e mons. John Radano -

 

         “Missione nel nome di Gesù. 'Il Padre vostro che è in cielo vuole che nessuna di queste persone semplici vada perduta'”. Recita così il titolo della sesta giornata della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che – tra celebrazioni solenni di carattere ecumenico a Roma e nel mondo - si avvicina alla conclusione di mercoledì prossimo, nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura, alla presenza di Benedetto XVI. Tra le relazioni più importanti della Chiesa cattolica con quelle ortodosse di tradizione slava si inserisce certamente il dialogo con il Patriarcato russo di Mosca. Giovanni Peduto ne ha parlato con un esperto del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, padre Jozef Maj:

 

**********

R. – Tra gli avvenimenti che hanno segnato l’anno scorso individuerei due momenti molto importanti successi l’anno scorso. Il funerale di Giovanni Paolo II e il solenne inizio del Pontificato di Papa Benedetto XVI. Al funerale di Papa Giovanni Paolo II sono state presenti varie delegazioni delle Chiese ortodosse e anche una delegazione del Patriarcato di Mosca, guidata dal metropolita Kyril, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato. Una presenza che certamente non si può definire solo protocollare. Durante gli anni che sono trascorsi dal Concilio Vaticano II, e anche nell’arco del Pontificato di Giovanni Paolo II, ci sono stati vari contatti, positivi anche se non privi di ombre. Quindi, anche questa presenza ha voluto esprimere una vicinanza tra le Chiese nei momenti particolari della loro vita. Anche il solenne inizio del Pontificato di Benedetto XVI ha visto la partecipazione di una delegazione del Patriarcato di Mosca. Altro evento è stata il Sinodo dei vescovi sull’Eucaristia: in questa circostanza, all’apertura è stato presente un vescovo della Chiesa ortodossa russa. Poi è stata assicurata la presenza di un altro sacerdote a Roma, che svolge funzioni di parroco della comunità ortodossa russa. C’è stata poi una partecipazione di un rappresentante del Patriarcato di Mosca al Simposio sul genoma umano, una questione molto importante, di grande interesse per la Chiesa ortodossa russa, che ha elaborato un compendio, o meglio dei principi fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa ortodossa russa, approvati dall’Assemblea dei vescovi di questa Chiesa nel 2000. Da parte cattolica, oltre all’incontro di inizio Pontificato di Benedetto XVI con il metropolita Kyril, va ricordato il viaggio del cardinale Kasper a Mosca nel mese di giugno, dove si è voluto proseguire il discorso iniziato a Roma sulla collaborazione nei settori molto importanti della vita odierna, non solo dell’Europa, ma anche del mondo, specialmente sui valori cristiani. Inoltre, a Mosca è stato presente anche mons. Lajolo, per una visita di lavoro con le autorità della Federazione russa ma anche per un incontro con lo stesso metropolita Kyril. A novembre, poi, il cardinale Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, ha presentato a San Pietroburgo e poi a Mosca una traduzione russa del compendio della Dottrina sociale della Chiesa. Questa presentazione ha avuto una vasta eco e anche in questa circostanza il cardinale ha incontrato il metropolita Kyril per individuare le vie di collaborazione nel campo della dottrina sociale tra le nostre due Chiese. Questa collaborazione è importante perché si basa proprio sul Vangelo, su questa forza liberante del Vangelo: il servizio al mondo che le nostre Chiese possono fare, illustrando i principi di giustizia, di pace in ogni campo della vita umana.

 

D. – Cosa è possibile prevedere per il futuro di queste relazioni?

 

R. – Io mi auguro che possa proseguire ciò che è stato individuato nell’arco dell’anno passato, cioè questa collaborazione più visibile, affinché possa essere data una testimonianza al mondo intero, cioè i cristiani radicati nel Vangelo, d’accordo comune come forza liberante del Vangelo, portino i suoi valori nel mondo.

**********   

         

Guardando sempre a est, la Chiesa di Roma da oltre 1500 anni è in dialogo con le Antiche Chiese Orientali, la cui origine risale al tempo del Concilio di Calcedonia, nel 451, quando alcune Chiese nella parte orientale dell’Impero Romano non accettarono alcune definizioni di questo Concilio riguardante la persona e le due nature di Gesù Cristo. In questa denominazione si riconoscono la Chiesa copta-ortodossa, in Egitto - con accanto la Chiesa ortodossa in Eritrea e in Etiopia - la Chiesa siro-ortodossa, la Chiesa armena-apostolica, con i due Catholicosati di Antelias, in Libano, e quello in Armenia, e infine la Chiesa malancarese-ortodossa, in India. Lo specialista di questo settore in seno al Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, mons. Johan Bonny, ne descrive lo stato attuale dei rapporti con la Chiesa cattolica, al microfono di Giovanni Peduto:

 

**********

R. – In Medio Oriente, l’ecumenismo è molto importante perché in questa zona sono presenti tutte le Chiese e le comunità ecclesiali cattoliche, ortodosse, le Antiche Chiese d’Oriente, e anche Chiese e comunità di tradizione protestante. Inoltre, si è sviluppata e si sta sviluppando ancor più una vita ecumenica molto intensa. C’è ad esempio, la riunione dei Patriarchi del Medio Oriente, finalizzata a rinsaldarne la collaborazione. C’è un Consiglio per le Chiese del Medio Oriente che organizza tanti impegni nel settore della carità, dell’educazione, della teologia. Poi tra le facoltà ed i seminari, in Medio Oriente, già esiste una bella collaborazione, scambio di studenti e di professori. Importante in Medio Oriente è anche la preghiera: varie sono le comunità monastiche o contemplative, i cui membri pregano ogni giorno per l’unità dei cristiani, in un contesto socio-politico ed economico abbastanza difficile. C’è poi il problema dell’immigrazione, con molti cristiani che preferiscono tuttora spostarsi in altri continenti. L’insieme è un quadro di cristiani tutti in situazioni di minoranza, in situazioni spesso di instabilità, ma provano tuttavia a mantenere viva la fiamma del cristianesimo in questa zona in cui è nato il cristianesimo. Sull’agenda dei prossimi impegni figurano i temi dell’ecclesiologia, legati specialmente a tre temi: i vescovi e la successione apostolica, la relazione tra il Primato del Papa nella Chiesa e la sinodalità o la collegialità dei vescovi, e quindi il tema de sinodi a livello locale, regionale o anche internazionale, e  dei concili ecumenici.

**********   

 

L’Alleanza mondiale delle Chiese Riformate ha sede in Ginevra. Si tratta di 215 Chiese Riformate, Congregazionali e Presbiteriane presenti in tutto il mondo. Con essa, da 40 anni la Chiesa cattolica ha avviato un dialogo in più fasi. A fare il punto è mons. John Radano, anch’egli esperto del settore all’interno del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. L’intervista è di Giovanni Peduto:

 

**********

R. – Dal Concilio Vaticano II, abbiamo avuto tre fasi di dialogo con le Chiese riformate e solo in questo momento abbiamo finito la terza fase e siamo quindi in grado di definire il rapporto relativo a questa fase sotto il titolo “Le Chiese come comunità di testimonianza al Regno di Dio”. Una cosa molto importante è avvenuta una decina di giorni fa, quando qui a Roma abbiamo avuto la visita di una delegazione ufficiale dell’Alleanza mondiale. Questa è la prima volta che abbiamo avuto questo tipo di delegazione ufficiale. Hanno voluto incontrare il Santo Padre e parlare con il nostro Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, con l’intento di continuare il dialogo, di trovare un modo per offrire una testimonianza comune. C’è stata, in questi ultimi anni, un’attenzione particolare sui problemi della giustizia nel mondo. Per le Chiese Riformate questo è un campo molto importante, sul quale hanno avuto anche una riunione con il Pontificio Consiglio per la Giustizia e la pace, per spiegare il loro lavoro ed ascoltare quello compiuto dal dicastero vaticano, e anche per parlare della possibilità della comune testimonianza per quanto riguarda la giustizia nel mondo. Questo è un segno e un progresso nelle nostre relazioni con le Chiese Riformate.

**********

 

 

COMUNICATO DELLA LIBRERIA EDITRICE VATICANA

IN MERITO AD UN ARTICOLO PUBBLICATO SUL QUOTIDIANO “LA STAMPA” 

CIRCA I DIRITTI SUGLI SCRITTI DEL PAPA

 

La Libreria Editrice Vaticana (LEV), così come accade da oltre 25 anni, resta la detentrice in esclusiva dei diritti di utilizzazione economica di tutte le opere e degli atti di Benedetto XVI, anche di quelle precedenti all’elezione pontificia. Non è dunque una novità rispetto a quanto già in vigore ciò che la stessa Libreria Editrice Vaticana ricorda oggi in un comunicato, che replica alle critiche mosse dal vaticanista del quotidiano La Stampa, Marco Tosatti, in un suo articolo, pubblicato sabato scorso, dal titolo “Atti, encicliche e discorsi. Il Papa mette il copyright”. Nel suo comunicato, la LEV si rifà al decreto firmato lo scorso 31 maggio dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, che, al punto 3, afferma testualmente: “Il Sommo Pontefice Benedetto XVI ha affidato alla Libreria Editrice Vaticana, l’esercizio e la tutela di tutti i diritti d’autore e di tutti i diritti esclusivi di utilizzazione economica degli atti, delle opere e degli scritti redatti dallo stesso Pontefice prima della sua elevazione alla Cattedra di Pietro”.

 

Il decreto del cardinale Sodano – precisa la nota della LEV – “segue senza soluzione di continuità”, l’“analogo provvedimento” del 1978, siglato dall’allora segretario di Stato, il cardinale Jean Villot, che dimostra come, sin dall’epoca, siano stati “esplicitamente e volutamente” affidati alla Libreria Editrice Vaticana “la tutela e l’esercizio dei diritti d’autore non solo sui testi di tutte le opere di Magistero del Sommo Pontefice ma anche sui testi di tutte le opere prima del cardinale Karol Wojtyla e, ora, del cardinale Joseph Ratzinger”. Tali provvedimenti sono tutt’altro che ignoti giacché, si legge nel comunicato, “regolarmente pubblicati su Acta Apostolicae Sedis (la raccolta ufficiale degli atti della Santa Sede) e divulgati attraverso i più efficienti mezzi di comunicazione”.

 

Anche il promemoria del direttore della Libreria Editrice Vaticana, Don Claudio Rossini – nel quale si esplicano le modalità applicative dei provvedimenti – non è per nulla “riservato”, come scrive La Stampa, ma “è stato consegnato a tutti gli Editori presenti alla fiera internazionale del libro di Francoforte già nello scorso mese di ottobre ed è stato successivamente inviato a tutti gli Editori italiani”. A rafforzare questa evidenza, viene ricordato anche l’incontro internazionale con gli editori dell’allora cardinale Ratzinger, svoltosi in Vaticano dal 13 al 16 dicembre 2005, “le cui conclusioni, per nulla segrete – dichiara il comunicato – sono state pubblicate su ‘L’Osservatore Romano’ e sul ‘Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede’”.

 

Infine, in merito alla richiesta di € 15.000,00 rivolta ad una casa editrice milanese per l'utilizzo di “una trentina di righe del discorso ‘pro eligendo pontifice’ tenuto da Ratzinger in conclave e di quello di ‘incoronazione’”, si precisa che tale domanda è stata avanzata dalla Libreria Editrice Vaticana per la pubblicazione di un volume ove così si scrive all’inizio dell’introduzione: “tutto quello che troverete, dalla fine di questa introduzione in poi, appartiene alla penna o alla voce di Joseph Ratzinger”. Il volume, giunto alla seconda edizione, consta di 124 pagine ed è venduto al prezzo di copertina di 9,90 euro.

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Prima pagina – “Nella mia prima Enciclica i temi di ‘Dio’,Cristo’ e ‘Amore’ sono fusi insieme come guida centrale della fede cristiana”: nel discorso ai partecipanti all’incontro promosso dal Pontificio Consiglio “Cor Unum” Benedetto XVI evidenzia che l’atto personale dell’“agape” deve diventare atto essenziale della Chiesa come comunità.

Sempre in prima, in evidenza il titolo “Un giorno saremo una cosa sola”: l’Angelus recitato dal Santo Padre nel cuore della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.  

 

Servizio vaticano – L’omelia del cardinale Angelo Sodano nella Messa per i 500 anni della Guardia Svizzera.

 

Servizio estero - Per la rubrica dell’“Atlante geopolitico” un articolo di Pieluigi Natalia dal titolo “Kosovo: lutto per Rugova e inquietudine per il futuro”.

 

Servizio culturale - Un articolo di Emanuele M. Ciampini dal titolo “Unlibro’ aperto sulla civiltà dei Faraoni”: il Museo Egizio fra storia e attualità.

 

Servizio italiano - In primo piano il tema delle elezioni. Fine legislatura: attesa per il parere di Ciampi; Berlusconi ha chiesto una proroga.

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

23 gennaio 2006

 

 

APERTO A GINEVRA L’INCONTRO DELLE ORGANIZZAZIONI CATTOLICHE IMPEGNATE

 NELLA LOTTA ALL’AIDS. APPELLO AD UNA MAGGIORE COLLABORAZIONE

CON LE AGENZIE INTERNAZIONALI PER COMBATTERE LA PANDEMIA

- Intervista con Duncan MacLaren -

 

E’ iniziato stamane a Ginevra, in Svizzera, l’incontro delle organizzazioni cattoliche mondiali impegnate nella lotta all'AIDS. L'appuntamento promosso dalla Caritas Internationalis intende porre l'accento sulla necessità di aumentare progressivamente le risorse da destinare al contrasto della pandemia e sull'importanza di rafforzare la collaborazione tra realtà cattoliche ed agenzie internazionali. Sugli obiettivi  di questo incontro ascoltiamo il segretario generale della Caritas Internationalis Duncan MacLaren, al microfono di Philippa Hitchen:

 

**********

R. – Il primo scopo è rafforzare il rapporto con le organizzazioni cattoliche che si occupano dell’AIDS nel mondo: vogliamo un migliore coordinamento dei nostri sforzi. Il secondo scopo è migliorare ed approfondire la collaborazione con il sistema delle Nazioni Unite. Per esempio, come Caritas Internationalis noi abbiamo un accordo, ma vogliamo migliorare questi rapporti come ‘praticanti sul campo’. Poi, il terzo scopo, forse quello più importante, è quello di migliorare i nostri sforzi insieme, perché in questa epoca stiamo entrando in una nuova fase dell’AIDS. Abbiamo, per esempio, 22 milioni di orfani causati da questa malattia; ci sono 60 milioni tra morti e persone che convivono con il virus. In questa nuova fase, dobbiamo avere una pianificazione più profonda, più strategica con le organizzazioni cattoliche, per affrontare questa pandemia. Alla fine, speriamo di riuscire ad avere un piano strategico per riuscire ad affrontare l’AIDS ma insieme, come organizzazioni cattoliche, con i nostri collaboratori nelle altre organizzazioni ecumeniche ed anche con il sistema delle Nazioni Unite.

 

D. – In passato, si può dire che ci sono stati molti contrasti tra il punto di vista della Chiesa – soprattutto nel campo della prevenzione dell’AIDS – e il punto di vista dell’ONU e di vari governi. Possiamo dire che questa fase del conflitto è superata?

 

R. – Non direi ‘superata’, direi che questo conflitto è diminuito parzialmente perché il sistema delle Nazioni Unite ha visto cosa fa la Chiesa con la gente che soffre. Poi, la seconda cosa è che quello che abbiamo detto in passato sulla prevenzione è che la prevenzione migliore è la castità e la fedeltà all’interno del matrimonio, che è vero: questo è il modo migliore per evitare l’AIDS! Poi, abbiamo incominciato un dialogo e andiamo avanti, perché al 99% siamo d’accordo con le strategie e dobbiamo lavorare insieme per affrontare questo che è un pericolo per tutta l’umanità. Ma devo dire che anche dal Papa è venuta una grande leadership su questo argomento dell’AIDS. Giovanni Paolo II ha detto che dobbiamo amare le nostre sorelle e i nostri fratelli malati di AIDS e lui ha abbracciato i malati, come esempio per tutti noi. Abbiamo visto dalle parole di Papa Benedetto XVI che lui continua questo insegnamento, e questo è un incoraggiamento per tutto quello che noi cerchiamo di fare nel campo dell’AIDS.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

 

 

CHIESA E SOCIETA’

23 gennaio 2004

 

 

ONDATA DI GELO PROVENIENTE DALLA SIBERIA IN TUTTA L’EUROPA.

IN POLONIA REGISTRATI MENO 30 GRADI. DIVERSI I MORTI PER ASSIDERAMENTO

 

ROMA. = L’intera Europa colpita da un’ondata di freddo proveniente dalla Siberia. In Italia sta soffiando ilBurian’, un vento che ha portato gelo in tutte le regioni e temperature sotto lo zero. A Milano un immigrato cingalese è stato trovato morto in un giardino pubblico. 4 i decessi registrati in Germania e a Berlino si registrano 18 gradi sotto lo zero. In Polonia sono almeno 140 i morti per il freddo dall’inizio di questo inverno, per la maggior parte senzatetto. Un treno proveniente dalla località sciistica di Zacopane e diretto a Varsavia, è rimasto fermo per dieci ore a causa delle abbondanti nevicate che hanno danneggiato la linea elettrica. Per fare fronte al fabbisogno nazionale la compagnia PGNIG, che gestisce la fornitura di gas nel Paese, è stata costretta a tagliare le erogazioni alle industrie. In Estonia il termometro è rimasto fermo a meno 30. In Lituania sistemi di riscaldamento obsoleti hanno causato un centinaio di incendi e 2 morti assiderati si sommano agli altri 6 dei giorni scorsi. Rimangono moltissime le case prive di acqua a Vilnius e Kaunas, a causa del congelamento delle condutture. E anche in Ucraina si continua a morire per il gelo: 3 le nuove vittime e 86 i ricoverati per principi di assideramento. Scuole e miniere sono rimaste chiuse in tutto il Paese e il termometro registra 30 sotto lo zero. Stessa temperatura in Turchia, dove migliaia di villaggi sono completamente isolati a causa delle forti nevicate. Un uomo è morto ieri per congelamento dopo che si era avventurato su una montagna assieme ad un amico. L’eccezionale ondata di gelo che da giorni continua ad affluire dalla Siberia, imperversando sul resto della Russia, soltanto nelle ultime 24 ore a Mosca ha mietuto 3 vittime. Sale così a 131 il numero complessivo delle persone che nella capitale hanno perso la vita dall’inizio dell’inverno per ipotermia o altre cause legate al freddo intenso. Sono 95 invece i ricoverati in ospedale. (T.C.)

 

 

AL VIA OGGI IN SUDAN, A KHARTOUM, IL SESTO VERTICE DELL’UNIONE AFRICANA.

POLEMICHE SULLA POSSIBILE GUIDA SUDANESE DELL’ORGANISMO

 

KHARTOUM. = “Educazione e Cultura”: questo il tema del sesto vertice dell’Unio-ne Africana (Ua) aperto oggi in Sudan, a Khartoum, con i discorsi introduttivi del presidente di turno Olusegun Obasanjo e del capo di Stato che ospita il Summit, Omar Hassan el Beshir. L’incontro, scrive l’agenzia MISNA, rischia di essere incentrato, soprattutto, sulle polemiche legate alla possibile guida sudanese dell’or-ganismo panafricano e sulle tensioni in corso in alcune zone del continente. Tranne qualche cenno dedicato alla mostra sulle culture africane, organizzata dall’Unesco e inaugurata dopo la cerimonia d’apertura, la copertura mediatica del vertice è tutta dedicata alle trattative diplomatiche in corso per decidere chi dovrà prendere la guida dell’Unione Africana per il 2006. Secondo la tradizione, il Paese che ospita il primo dei due vertici annuali dell’Ua detiene anche la presidenza di turno. Ma la decisione di affidare la guida dell’organismo al presidente sudanese Omar Hassan el Beshir ha sollevato perplessità e critiche. Critici sulla possibilità di affidare la guida dell’Ua a Khartoum anche i ribelli del Darfur (la regione occidentale sudanese teatro di scontri e violenze), che temono una sorta di ‘conflitto di interessi’. Proprio all’Ua, infatti, è stato affidato il delicato compito di mediare tra le posizioni dei combattenti dell’ovest e quelle del governo del Sudan per arrivare a una soluzione negoziata. Secondo fonti giornalistiche internazionali, nelle ultime ore alcuni capi di Stato (tra cui quelli di Botswana, Etiopia, Niger, Gabon e Algeria) avrebbero depositato una richiesta formale in cui invitano il presidente sudanese Beshir a rompere la tradizione e cedere il passo come presidente di turno al congolese Denis Sassou N’guesso. “Non è stata presa ancora nessuna decisione, ne discuteremo oggi”, ha detto alla stampa il presidente senegalese Abdoulaye Wade. Tra gli assenti a questo vertice spiccano il presidente ciadiano Idriss Deby, protagonista di una crisi diplomatica proprio col Sudan che è stata inserita all’ultimo momento nell’agenda del Summit. Assenti anche il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika, l’ivoriano Laurent Gbagbo e l’egiziano Hosni Moubarak. (T.C.)

 

 

IN ASSEMBLEA A ROMA DA QUESTO POMERIGGIO IL CONSIGLIO EPISCOPALE

PERMANENTE. TRA I TEMI IN DISCUSSIONE LE INIZIATIVE PER LA PASTORALE GIOVANILE E L’ORGANIZZAZIONE DELLA VISITA AD LIMINA DEI VESCOVI ITALIANI

 

ROMA. = Si apre questo pomeriggio a Roma, alle 17, con la prolusione del cardinale Camillo Ruini, Presidente della CEI, il Consiglio episcopale permanente, in Assemblea fino al 26 gennaio. All’ordine del giorno l’approvazione dei verbali delle riunioni precedenti, la scelta del tema principale della 56ª Assemblea Generale prevista dal 15 al 19 maggio, l’approvazione dei programmi quinquennali delle Commissioni episcopali. Il Consiglio episcopale deciderà anche le iniziative per la pastorale giovanile del prossimo decennio. Al centro del dibattito saranno pure l’organizzazione della visita ad limina dei vescovi italiani, le valutazioni e le prospettive per le Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, le ipotesi concernenti la revisione di alcuni meccanismi di calcolo della remunerazione del clero e una bozza della traduzione italiana del “Martirologio romano”. Il Consiglio Permanente approfondirà inoltre l’impegno per la salvaguardia del Creato in prospettiva ecumenica e prenderà in esame i nuovi parametri per l’edilizia di culto. (T.C.)

 

 

IN DIFFICOLTÀ FINANZIARIE, IN FRANCIA, IL CANALE TELEVISIVO CATTOLICO KTO.

APPELLO DELL’ARCIVESCOVO DI PARIGI, ANDRÉ VINGT-TROIS, AI CATTOLICI FRANCESI AFFINCHÈ SOSTENGANO ECONOMICAMENTE LA TELEVISIONE CATTOLICA

 

PARIGI.= Il canale televisivo cattolico, KTO, un punto di riferimento per tutto il mondo francofono, versa in difficoltà finanziarie. L’arcivescovo di Parigi, mons. André Vingt-Trois, riferisce oggi l’agenzia ZENIT, rivolgendosi ai cattolici francesi, ha lanciato un appello per il sostegno economico dell’emittente. Per salvare la televisione cattolica, la Conferenza episcopale francese si è rivolta al programma della catena pubblica “France 2” Il Giorno del Signore, per intraprendere una collaborazione strutturale con il canale cattolico. KTO, che trasmette dal 13 dicembre del 1999, tramite satellite, cavo e Internet, offre per 24 ore al giorno trasmissioni liturgiche, informazioni sulla vita della Chiesa e soprattutto sugli avvenimenti di Roma. Il palinsesto include anche programmi di formazione cristiana e spunti di riflessione e scambio su varie esperienze umane. Il progetto a sostegno del canale cattolico, conta oggi sull’appoggio di 60 diocesi francesi che si sono associate a partire dal 2004, a sostegno del piano di risanamento finanziario e su oltre cento mila piccoli donatori che hanno offerto circa 3 milioni di euro. (A.E.)

 

 

IL CRISTO ACCANTO ALLE DIVINITÀ INDÙ DELLA TRADIZIONE INDIANA.

A DIPINGERLO SARÀ IL PITTORE INDIANO, EDWIN PARMAR. DAL PORTAVOCE

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE, BABI JOSEPH,

L’APPREZZAMENTO PER IL LAVORO DELL’ARTISTA

 

AHMEDABAD.= Un’opera monumentale in cui saranno raffigurati elementi biblici e indù. Il pittore Edwin Parmar è al lavoro dallo scorso 5 dicembre, per realizzarla. A riferirlo e l’agenzia Asianews. L’artista è mosso dal desiderio di diffondere in tutto il mondo il messaggio di pace e fratellanza cristiano. Parmar sta dedicando alla realizzazione dell’opera buona parte delle sue giornate. Lavora, infatti, incessantemente per 16 ore al giorno. Ha già dipinto oltre 112 metri degli oltre 143 pensati e vorrebbe ultimare il suo lavoro entro febbraio, nutrendo così la speranza di entrare nel libro dei Guinness dei primati. L’idea di realizzare un gigantesco affresco, in cui Cristo si cala nella tradizione indiana accanto alle divinità indù, ha detto l’artista, nasce da un personale interrogativo: come sarebbe stata la vita di Gesù, se fosse nato in un villaggio dell’India? La risposta che il pittore si è dato a questa domanda è sintetizzata nella sua opera, dove la cultura indiana si fonde a quella occidentale. Nelle sue rappresentazioni, infatti, Maria indossa il sari e il dio indù Rama interagisce con Cristo. Il tema centrale, afferma poi Parmar, resta la Bibbia, dove “le religioni non hanno frontiere”. Nei dipinti dell’artista il messaggio essenziale è la pace. Il pittore ha coperto personalmente buona parte delle spese affrontate, giovandosi anche dell’aiuto della moglie, che per la causa ha venduto tutti i suoi gioielli. Un contributo considerevole è arrivato anche dalla Chiesa locale e dalle associazioni cristiane. A causa dei costi dell’opera, è stato rivolto persino un appello a donatori generosi. In un’intervista ad AsiaNews, il portavoce della conferenza dei vescovi cattolici indiani e direttore della commissione per i media Babi Joseph ha detto di apprezzare l’opera di Parmar: “Il suo lavoro esemplare – ha affermato – presenta e promuove il messaggio del Vangelo in maniera nuova e creativa”. (A.E.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

23 gennaio 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Sale la tensione nei Territori palestinesi, alla vigilia delle legislative di mercoledì. Un palestinese è morto ieri in un raid israeliano nella Striscia di Gaza. Le truppe dello Stato ebraico hanno fatto sapere, intanto, che in questi giorni rimarranno lontane dalle città palestinesi della Cisgiordania per permettere il regolare svolgimento del voto. Il servizio da Hebron di Andrea Cocco:

 

**********

Si conclude con un autentico tour de force la campagna elettorale per le legislative del prossimo 25 gennaio. Città e villaggi palestinesi sono tappezzati di manifesti e striscioni elettorali, mentre proseguono i comizi nei luoghi pubblici all’interno delle sedi di partito e nelle università. Secondo quanto previsto dalla legge elettorale, qualsiasi forma di propaganda dovrà cessare 24 ore prima dell’apertura dei seggi. E’ un voto sentito quello per il rinnovo del Parlamento di Ramallah, un’elezione che per la prima volta vede la partecipazione di tutte le maggiori forze politiche palestinesi. “Dopo 10 anni di governo di Al Fatah - sottolinea un’insegnante di una scuola di Hebron - abbiamo bisogno di un autentico cambiamento, di misure politiche in grado di porre un freno alla disoccupazione che, in questi ultimi anni, ha raggiunto livelli altissimi. Servono programmi di assistenza sociale, fine del sistema di clientelismo all’interno delle istituzioni”. Il movimento islamico Hamas, principale avversario di Al Fatah, ha fatto proprio della lotta alla corruzione un suo cavallo di battaglia e secondo i sondaggi potrebbe arrivare a conquistare oltre un terzo dei seggi. Ma al centro della competizione elettorale ci sono, naturalmente, anche i rapporti con Israele. Per tutti i partiti gli obiettivi sono la fine dell’occupazione in Cisgiordania, la chiusura dei check-point, lo smantellamento delle colonie e la creazione di un autentico Stato palestinese, con Gerusalemme capitale. Ma mentre Al Fatah e le altre forze politiche indipendenti accettano i confini anteriori al 1967, Hamas ambisce alla riconquista di tutti i territori sottratti da Israele a partire dalla guerra del ’48.

 

Da Hebron, Andrea Cocco, per la Radio Vaticana.

**********  

 

In Iraq, proseguono gli sforzi politici per un’alleanza tra i partiti curdi e il blocco sciita che ha vinto le elezioni di dicembre ma senza ottenere la maggioranza assoluta.  All’incertezza politica si aggiungono, poi, nuovi episodi di violenza contro le forze di polizia. Il nostro servizio:

 

**********

         Un posto di blocco vicino all’ambasciata iraniana, nel centro di Baghdad, è stato attaccato da un kamikaze. Fonti del ministero dell’Interno hanno riferito che l’esplosione dell’autobomba ha provocato la morte di almeno 3 persone: due agenti e l’attentatore suicida. Non è chiaro se l’attacco sia stato pianificato per colpire la sede diplomatica iraniana. E’ certo, invece, che l’Iran ha ricevuto il sostegno dell’esercito guidato dal leader radicale sciita, Moqtada Al Sadr, in caso di un intervento militare contro la Repubblica Islamica. Sul terreno, intanto, proseguono le azioni della guerriglia contro le forze dell’ordine: l’odierno attacco contro il posto di blocco della polizia segue, infatti, il ritrovamento di ieri, a nord di Baghdad, dei corpi di almeno 23 agenti rapiti la scorsa settimana da un gruppo di ribelli. Proprio un guerrigliero iracheno, leader di un gruppo sunnita, ha rivelato inoltre ad un quotidiano britannico che il militante islamico legato ad Al Qaeda, Musab Al Zarqawi, è vivo e sta bene. Il terrorista giordano – ha aggiunto la fonte – indossa una cintura esplosiva anche quando dorme. Un’altra cintura esplosiva, quella intorno ad un ostaggio giordano, ripropone, infine, il dramma dei sequestri. In un video diffuso dall’emittente Al Arabiya, l’uomo implora il governo di Amman di accogliere la richiesta dei suoi sequestratori e di liberare un detenuto iracheno in Giordania.

**********

 

Una piattaforma petrolifera in Nigeria, gestita dall’AGIP, è stata attaccata stamani da ribelli. L’attacco sembra rientrare nella campagna di sabotaggio e sequestri lanciata un mese fa dai guerriglieri. I ribelli chiedono una diversa distribuzione dei proventi derivanti dalle risorse petrolifere presenti nel Paese africano. Fonti della società italiana hanno riferito, inoltre, che l’offensiva è stata respinta dalle forze di sicurezza e che l’attività dell’impianto non ha subito interruzioni.

 

Almeno 8 caschi blu guatemaltechi della Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo sono morti nel corso di scontri con milizie ribelli nel nordest del Paese. Fonti della missione MONUC delle Nazioni Unite hanno precisato che i guerriglieri sono probabilmente ugandesi.

 

Dopo una forte crescita per le tensioni geopolitiche in Nigeria e in Iran e per il calo delle forniture di gas russo in Europa, il prezzo del petrolio è sceso sotto i 68 dollari. A far scendere i prezzi sono le previsioni di un innalzamento delle temperature nella costa orientale degli Stati Uniti. Il clima piuttosto mite dovrebbe portare, infatti, ad una diminuzione dei consumi.

 

La Georgia è tornata a ricevere metano russo dall’Azerbaigian dopo la duplice esplosione che sabato scorso aveva colpito un gasdotto. Ma la questione non sembra risolta. Dopo le due esplosioni il presidente georgiano, Saakashvili, aveva accusato infatti il governo di Mosca di aver volutamente causare il blocco della fornitura di gas. Al momento non è ancora chiaro, però, se si sia trattato di un sabotaggio o di un incidente. In Georgia, intanto, la popolazione cerca di adattarsi all’emergenza energetica. Ascoltiamo, al microfono di Roberto Piermarini il sacerdote Carlo De Stefano, missionario che opera alla periferia della capitale Tbilisi:

        

**********

R. – La gente è abituata a queste situazioni. Molti sostengono che il governo avesse già pensato ad allacciare rapporti con l’Azerbaigian per avere forniture di gas da questo Paese, in caso di necessità.

 

D. – Considerando la temperatura polare di questi giorni, come riesce a sopravvivere la gente?

 

R. – Nella capitale, certamente fa più freddo. Ma in questo momento non nevica ed è già arrivato il gas dall’Azerbaigian, in centro; in periferia ancora no. E’ chiaro che stanno dando la precedenza alla capitale perché lì vive un terzo della popolazione. E fuori, si sopravvive, ci si arrangia, comprando gas se si può, si scaldano con la corrente elettrica, dove c’è. E’ un fatto abitudinario, che non tocca più di tanto, ecco!

 

D. – Qual è l’atteggiamento della gente nei confronti della Russia, nei confronti di Mosca?

 

R. – Alcuni dicono che è meglio essere con l’America che con la Russia, che certamente vuole ‘mangiarci’ sopra; hanno un po’ paura, perché l’“orso sovietico” è un orso affamato che avrebbe voglia di mangiare anche la Georgia, perché è sempre stata interessata alla Georgia, la Russia. La gente vuole essere libera, ecco!

**********

 

In Giappone, il magnate della new economy, il 33.enne Takafumi Horie, è stato arrestato con l’accusa di aggiotaggio e false comunicazioni. Presidente e fondatore del colosso di Internet,Livedoor’, Horie ha dato, secondo la polizia, alse informazioni agli investitori e ha emesso nuove azioni per finanziare la sua politica espansionistica. Dopo la notizia di indagini sul colosso di Horie, la borsa di Tokyo ha chiuso con un nuovo forte calo. La flessione è di oltre il 2 per cento.

 

Aperti i seggi in Canada per il rinnovo del Parlamento federale. Al voto, sono chiamati più di 22 milioni elettori. Secondo i sondaggi, il leader del partito conservatore, Stephen Harper, sarebbe saldamente in testa nella sfida con il suo principale antagonista, il liberale Paul Martin. Se Harper riuscirà a diventare primo ministro, la politica di Ottawa subirebbe una brusca inversione di tendenza: i conservatori appoggiano, infatti, la guerra in Iraq, si oppongono al rispetto del protocollo di Kyoto sulle emissioni di gas inquinanti e sostengono il controverso progetto di scudo spaziale avanzato dal Pentagono.

 

L’ex premier Anibal Cavaco Silva, candidato unico della destra, ha vinto al primo turno le presidenziali, tenutesi ieri, in Portogallo. Cavaco Silva ha ricevuto poco più del 50 per cento dei voti. L’indipendente Manuel Alegre ha conquistato, invece, circa il 20 per cento delle preferenze. Il servizio, da Lisbona, di Riccardo Carucci:

 

**********

Per la prima volta dalla “Rivoluzione dei Garofani” del 1974 la destra portoghese è arrivata alla presidenza della Repubblica. Cavaco Silva, che assumerà la carica il prossimo 9 marzo, ha ribadito che sarà il presidente di tutti i portoghesi e ha garantito la massima collaborazione con il governo socialista, eletto lo scorso febbraio, in difesa dello sviluppo e della stabilità e nel rispetto dei poteri costituzionali propri del capo dello Stato. Ha smentito, cioè, quella tendenza ad ampliare tali poteri per interferire nelle attività di governo che gli avversari gli attribuivano. Il primo ministro Josef Socrates, da parte sua, ha egualmente assicurato piena collaborazione con il nuovo presidente. Interessante è il secondo posto di Manuel Alegre, il socialista dissidente che ha difeso una posizione di autonomia dagli apparati di partito a vantaggio del potere dei cittadini. Ora, dopo tre elezioni in meno di un anno, i portoghesi potranno finalmente riposare, o meglio, lavorare per rilanciare la malmessa economia e affrontare i gravi problemi sociali se la coabitazione tra destra e sinistra ai vertici del potere non creerà complicazioni.

 

Da Lisbona, per la Radio Vaticana, Riccardo Carucci.

********** 

 

In Bolivia, si è insediato ieri il nuovo presidente Evo Morales, primo indio ad assumere la massima carica dello Stato andino. Ce ne parla Maurizio Salvi:

 

**********

Nel discorso in Parlamento e poi, davanti a 100 mila persone, in Plaza San Francisco, Morales ha promesso un governo onesto, che cambierà però profondamente la struttura dello Stato per assicurare giustizia e miglioramento di condizioni di vita alle popolazioni indigene della Bolivia. Senza cravatta e con una giacca nera con strisce colorate, il capo dello Stato si è rivolto a deputati, senatori e alle delegazioni di 70 Paesi, nello stesso Parlamento da dove giusto 5 anni fa fu espulso dalla precedente maggioranza. “Abbiamo lottato per 500 anni - ha detto - e ora prenderemo il potere per altri 500”. Emozionato, Morales ha ricordato quando ancora 50 anni fa gli indigeni non erano ammessi nei centri cittadini e non potevano transitare sui marciapiedi pubblici. Dopo aver ripetuto che il neo liberalismo non serve per la nuova Bolivia ha assicurato che “siamo poveri, ma non vogliamo uno Stato mendicante. In questo - ha concluso - non siamo soli, perché da Fidel Castro agli Stati Uniti, tanti Paesi ci hanno promesso il loro aiuto”.

 

Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.

********** 

 

 

 

=======ooo=======