RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 22  - Testo della trasmissione di domenica 22 gennaio 2006

 

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Dio è amore, solo convertendoci a Lui ci troveremo uniti nel Corpo Mistico di Cristo: all’Angelus, nella “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”, Benedetto XVI esorta tutti i fedeli a rafforzare l’impegno ecumenico. Appello del Papa per la riconciliazione in Costa d’Avorio

 

Alla vigilia della pubblicazione della prima Enciclica di Benedetto XVI, Deus Caritas est, inizia domani in Vaticano il Convegno mondiale sulla carità promosso dal Pontificio Consiglio “Cor Unum”: intervista con l’arcivescovo Paul Cordes

 

La Guardia Svizzera pontificia festeggia cinque secoli di storia. “Servire fedelmente il Sommo Pontefice sia la vostra divisa”: così, il cardinale Angelo Sodano durante la Messa per celebrare l’evento, nella Cappella Sistina. Ai nostri microfoni, il capitano Frowin Bachmann

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Con una suggestiva cerimonia indigena, il presidente eletto della Bolivia, Evo Morales, ha assunto il “potere del comando originario”. Oggi l’insediamento ufficiale a La Paz: ce ne parla Davide Passuello

 

Alla scoperta delle radici cristiane dell’Europa: mons. Rino Fisichella ci parla delle università nel Medioevo

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’arcidiocesi cingalese di Colombo ha donato 34 nuove case per i cristiani e i buddisti di una delle zone meridionali duramente colpite dallo tsunami del dicembre 2004

 

La Chiesa australiana inaugura un nuovo sito web con file audio per ascoltare il Vangelo on-line

 

Giornata di studio, oggi alla Pontificia Università Salesiana di Roma, dal titolo: “Domare i media

 

“Medici Senza Frontiere” pubblica la lista delle dieci crisi umanitarie più ignorate dai media internazionali

 

E’ morta la balena che si era smarrita nel fiume Tamigi

 

24 ORE NEL MONDO:

Dopo due esplosioni sospette in un gasdotto, Mosca interrompe i rifornimenti alla Georgia e all’Armenia. Accuse di Tiblisi al governo russo

 

Giovedì i funerali del presidente del Kosovo, Ibrahim Rugova. Incertezza sul futuro della provincia balcanica amministrata dalle Nazioni Unite

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 gennaio 2006

 

DIO E’ AMORE,

SOLO CONVERTENDOCI A LUI CI TROVEREMO UNITI NEL CORPO MISTICO DI CRISTO: ALL’ANGELUS, NELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI,

BENEDETTO XVI ESORTA TUTTI I FEDELI A RAFFORZARE L’IMPEGNO ECUMENICO.

DOPO LA RECITA DELLA PREGHIERA MARIANA,

APPELLO DEL PAPA PER LA RICONCILIAZIONE E LA PACE IN COSTA D’AVORIO

 

I cristiani non si stanchino mai di invocare il dono della piena unità: Benedetto XVI ha dedicato l’Angelus, in piazza San Pietro, all’importanza dell’impegno ecumenico. Il Papa ha ricordato come questa domenica si collochi a metà della “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”, sottolineando che proprio nel giorno di chiusura dell’iniziativa ecumenica verrà pubblicata la sua prima Enciclica Deus Caritas est. Dopo l’Angelus, il Papa ha invocato pace e riconciliazione per la Costa d’Avorio, scossa da disordini nei giorni scorsi. Quindi, ha rivolto un saluto speciale alle Guardie Svizzere, che oggi celebrano il loro cinquecentesimo anniversario di fondazione. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

 

********

“Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. All’Angelus domenicale, Benedetto XVI si è soffermato sul significato del brano del Vangelo di Matteo, scelto per la “Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani”. Queste parole del Signore, ha sottolineato, infondono fiducia e speranza. Sono parole che “spronano i cristiani a domandare insieme a Dio quella piena unità fra di loro, per la quale Cristo stesso, con accorata insistenza, pregò il Padre nell’Ultima Cena”:

 

“Si capisce bene, allora, quanto sia importante che noi cristiani invochiamo il dono dell’unità con perseverante costanza. Se lo facciamo con fede, possiamo essere certi che la nostra richiesta sarà esaudita. Non sappiamo come, né quando, perché non spetta a noi conoscerlo, ma non dobbiamo dubitare che un giorno saremo ‘una cosa sola’, come Gesù e il Padre sono uniti nello Spirito Santo”.

 

La preghiera per l’unità, ha detto ancora, “costituisce l’anima del movimento ecumenico che, grazie a Dio, progredisce nel mondo intero”. Certo, ha riconosciuto il Pontefice, “non mancano le difficoltà e le prove, ma anche queste non sono prive di utilità spirituale, perché ci spingono ad esercitare la pazienza e la perseveranza e a crescere nella carità fraterna”. Quindi, ha offerto ai fedeli una riflessione sul tema dominante della sua prima Enciclica, Deus Caritas est:

 

“Dio è amore, e solo convertendoci a Lui ed accettando la sua Parola ci troveremo tutti uniti nell’unico Corpo mistico di Cristo”.

 

L’Encilica, ha ricordato, sarà pubblicata il 25 gennaio proprio nel giorno in cui la Chiesa celebra la Conversione di San Paolo. In quella giornata, a conclusione della “Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani” il Papa presiederà i Vespri nella Basilica di San Paolo assieme ai rappresentanti delle altre Chiese. Dopo l’Angelus, il Papa ha rivolto un pensiero speciale alle popolazioni della Costa d’Avorio, scossa da disordini nei giorni scorsi:

 

“Fra le tante preoccupazioni per la situazione internazionale, il mio pensiero ritorna oggi all’Africa ed in particolare alla Costa d’Avorio, ove persistono gravi tensioni fra le varie componenti sociali e politiche del Paese.  A tutti rivolgo un invito a proseguire nel dialogo costruttivo, in vista della riconciliazione e della pace”. 

 

Un saluto affettuoso Benedetto XVI lo ha infine rivolto al Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, che proprio il 22 gennaio di 500 anni fa veniva istituito da Papa Giulio II. Ad ascoltare il Pontefice c’erano, in piazza San Pietro, 70 membri del Corpo, schierati in un picchetto d'onore, con le divise storiche e le alabarde. A loro il Santo Padre ha espresso parole di sincero ringraziamento:

 

“Grazie per il vostro servizio di 500 anni!”.

**********

 

 

ALLA VIGILIA DELLA PUBBLICAZIONE DELLA PRIMA ENCICLICA DI BENEDETTO XVI,

DEUS CARITAS EST, INIZIA DOMANI IN VATICANO IL CONVEGNO MONDIALE

 SULLA CARITA’ PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO “COR UNUM”

- Intervista con l’arcivescovo Paul Cordes -

 

Si tiene domani e dopodomani, nell’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano,  il Convegno Internazionale sulla Carità, promosso dal Pontificio Consiglio “Cor Unum” sul tema “...ma  di tutte  più grande e’ la carità”. Contestualmente alla prossima pubblicazione della prima Enciclica di Benedetto XVI, Deus Caritas est,  l’incontro ha come scopo di tenere vivo nella Chiesa il senso cristiano dell'impegno a favore del prossimo. L’apertura del lavori, domani alle ore 9.00, è affidata all’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente di “Cor Unum”. Interverranno, durante la mattinata, James Wolfensohn, presidente della Banca Mondiale dal 1995 al 2005, e Denis Viénot, presidente di Caritas Internationalis. Moderati dall’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, gli interventi metteranno a confronto i due grandi settori degli aiuti umanitari: quello della società civile e quello del mondo ecclesiale. Alle 12.00, Benedetto XVI parlerà ai convegnisti. Nel pomeriggio, poi, il direttore della Sala Stampa Vaticana, dott. Joaquín Navarro-Valls, presenterà sei testimonianze su “esperienze di carità”.

 

Martedì 24 mattina, i lavori riprenderanno con un’intervista a Liliana Cavani, regista italiana di esperienza internazionale, autrice tra gli altri di “Francesco”, una biografia su San Francesco d’Assisi: a lei il compito di illustrare come una regista laica senta il richiamo della carità nella rappresentazione dell’amore nelle opere cinematografiche. Il cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago, concluderà il Convegno con una lezione teologica sulla Carità, che terminerà, alle ore 17.00, con la celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro, presieduta dal cardinale Roger Etchegaray, vice­decano del collegio dei cardinali, presidente emerito del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e del Pontificio Consiglio “Cor Unum”. Sull’importante appuntamento ecclesiale, Giovanni Peduto ha intervistato l’arcivescovo Paul Cordes:

 

**********

R. – Il titolo è tratto da una frase di San Paolo nella prima lettera ai Corinzi, capitolo 13. Paolo parla delle virtù teologali: fede, speranza e carità. La più grande di queste è la carità, egli dice. Abbiamo scelto questo titolo in vista dell’Enciclica del Papa, perché si sapeva che il Papa stava scrivendo questa Enciclica, ma non era del tutto chiaro quale titolo avrebbe avuto. Così abbiamo preso questo passo della lettera di San Paolo, volendo sottolineare l’importanza dell’amore con questa frase.

 

D. – Quale messaggio vuole, dunque, lanciare con questo Convegno?

 

R. – Il Convegno ha come scopo principale quello di lanciare l’Enciclica del Papa, che sarà molto importante per il nostro dicastero, che tratta la carità del Papa. Abbiamo invitato tutti quelli che hanno responsabilità in questo campo. Verranno circa 200 persone da tutto il mondo. Si tratta di creare una nuova attenzione al messaggio papale sull’amore e di dare anche il compito ai responsabili di diffondere questa Enciclica nei loro settori di responsabilità. Ciò vuol dire per i vescovi, i responsabili dell’opera caritativa nelle diverse conferenze episcopali e per i tanti volontari, dare una nuova spinta a questo compito molto importante.

 

D. – E infatti il convegno si svolge alla vigilia della pubblicazione della prima Enciclica del Papa “Deus Caritas est”. Significativo il fatto che questa prima enciclica sia sull’amore…

 

R. – Sì, noi certamente come dicastero della carità del Papa siamo molto contenti di questa Enciclica. Penso sia provvidenziale che il Papa l’abbia scritta. Da una parte, so che Papa Giovanni Paolo II pensava ad una tale Enciclica e Benedetto XVI ha fatto sua questa decisione del Papa. Il mondo aspetta l’amore e il compito grande della Chiesa è dimostrare l’amore che viene da Cristo ad ognuno, e certamente, prima ai membri della Chiesa, ma al di là anche a tutti quelli che sono fuori dalla Chiesa. Così, questa Enciclica risponde veramente ad un desiderio grandissimo. Basta vedere come Madre Teresa abbia potuto espandere questo messaggio tramite la sua azione e basta vedere la risonanza che Madre Teresa ha trovato per capire che questo messaggio sull’amore, che è Dio, è importante per l’umanità di oggi.

 

D. – La Chiesa, ha detto Benedetto XVI all’udienza generale di mercoledì scorso, annunciando la sua Enciclica deve amare anche in modo istituzionale. Cosa vuol dire?

 

R. – Il messaggio del Vangelo si indirizza certamente prima all’individuo. E’ interessante che la Chiesa primitiva abbia soprattutto voluto spingere ogni membro cristiano alla base del Battesimo, dimostrare l’amore ricevuto da Dio. Ma, certamente, oggi l’individuo non ha il potere di cambiare qualcosa, così il Papa sottolinea la necessità che quelli che vogliono mostrare l’amore di Dio devono anche unirsi, devono creare strutture. Se io penso, per esempio, alla Caritas, questa sarebbe una realizzazione del desiderio del Papa. Ma al di là anche delle strutture ecclesiali bisogna collaborare con le istituzioni fuori della Chiesa. Noi, per il nostro Convegno, abbiamo invitato l’ex capo della Banca Mondiale, James Wolfensohn. La Banca Mondiale aiuta infatti anche l’impegno ecclesiale nel cambiare le strutture, non solo nel fare assistenzialismo, ma ad entrare veramente nei grandi problemi, come, per esempio, cancellare i debiti esteri dei Paesi poveri. Tutto questo richiede una istituzionalizzazione e richiede anche l’aiuto delle forze politiche.

 

D. – Il Papa ha precisato che la Chiesa non va confusa con una organizzazione filantropica. La Caritas, in realtà, ha detto il Pontefice, è espressione dell’atto più profondo, dell’amore personale che Dio ha creato nel nostro cuore…

 

R. – Viviamo in un mondo che ha scoperto che il vicino in sofferenza deve essere oggetto di amore. Penso che nessun comandamento della Bibbia abbia trovato una tale risonanza come questo comandamento dell’amore per il prossimo, per l’uomo di oggi. Se uno vuole essere buono, pensa a questo. La Parola del Signore sul samaritano è veramente oggi un insegnamento generale. D’altra parte, si rischia che questo amore mostrato all’altro perda le sue radici e non venga più dall’amore ricevuto da Dio, ma diventi una cosa filantropica, una cosa generale senza fondamenti cristiani. Ogni buona opera è un bene, ma noi cristiani dobbiamo legare la nostra attività caritativa a Gesù Cristo, perché l’amore mostrato all’altro deve andare al di là della simpatia, deve andare al di là del vicino che conosco, deve amare anche colui che mi odia. E qui è necessaria una forza che possiamo avere solo da Gesù Cristo stesso. Il Papa così ha voluto indicare, con la sua Enciclica, che l’amore del cristiano ha le sue radici in Dio e questa non è solo una tesi, ma un’esperienza. E’ stata un’esperienza in tutti i Santi che hanno amato al di là della simpatia, hanno amato al di là del proprio popolo, hanno amato perché Dio li ha spinti e ha dato loro la forza di amare anche il nemico.

**********

                      

LA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA FESTEGGIA OGGI

IL V CENTENARIO DELLA FONDAZIONE.

“SERVIRE FEDELMENTE, LEALMENTE ED ONOREVOLMENTE IL SOMMO PONTEFICE

SIA LA VOSTRA DIVISA”:

COSÌ IL CARDINALE ANGELO SODANO DURANTE LA MESSA DI COMMEMORAZIONE,

CELEBRATA NELLA CAPPELLA SISTINA

 

“Servire fedelmente, lealmente ed onorevolmente il Sommo Pontefice sia la divisa delle Guardie Svizzere”. Così, il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, che stamani, nella Cappella Sistina, ha celebrato la Santa Messa per commemorare il quinto centenario della fondazione del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia. Al termine della mattinata, nel cortile d’onore della Guardia Svizzera, il conferimento della medaglia commemorativa del Santo Padre da parte del sostituto della Segreteria di Stato, mons. Leonardo Sandri. Il servizio di Tiziana Campisi. 

**********

(musica)

 

500 anni fa venivano benedetti da Giulio II. Oggi, nella cappella che lo stesso Giuliano della Rovere volle far affrescare da Michelangelo, perché superasse in grandezza e bellezza ogni altra cosa del mondo, il Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, ha celebrato 5 secoli di servizio fedele ai pontefici. A rivolgere il saluto al cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, che ha presieduto la celebrazione eucaristica il cappellano Alois Jehle.

 

“Desideriamo far pervenire al Santo Padre i sentimenti della nostra filiale e rinnovata fedeltà, insieme al ringraziamento per la straordinaria e felice opportunità che ci è offerta di servire il Successore di Pietro qui, sul Colle bagnato dal sangue del Principe degli Apostoli, e a cui tutto il mondo guarda come a faro di inestinguibile luce e a testimonianza di amore evangelico”.

 

(musica)

 

Evidenziando le parole di Cristo dell’odierna liturgia, il cardinale Angelo Sodano ha esortato le Guardie Svizzere ad un rinnovamento interiore. Il porporato ha voluto anche ricordare il momento più importante della carriera di una guardia svizzera: il giuramento, pronunciato solennemente ogni 6 maggio, a ricordo dei 147 militari che durante il “Sacco di Roma” persero la vita per proteggere Clemente VII:

 

“… servire fedelmente, lealmente ed onorevolmente il Sommo Pontefice ed i suoi legittimi Successori con tutte le forze, sacrificando, ove occorra, anche la vita per la loro difesa … sia sempre la vostra divisa!”

 

Il cardinale Angelo Sodano ha poi sottolineato che ad animare il servizio delle Guardie Svizzere deve essere un’ispirazione superiore che consenta di vedere, con gli occhi della fede, in ogni Romano Pontefice il principio dell’unità indivisibile della Santa Chiesa di Dio. Emozionati tanti militari con le loro inconfondibili divise giallo, rosso e blu, affiancati dal comandante e dagli ufficiali nella splendida uniforme di gala rossa. A loro, a conclusione della sua omelia, il segretario di Stato vaticano ha voluto dire:

 

“… come ricordo dell’attuale celebrazione, vi invito ad amare sempre più la Chiesa di Cristo”

 

(musica)

**********

 

E al microfono di Tiziana Campisi ascoltiamo la testimonianza del capitano Frowin Bachmann, Guardia Svizzera da vent’anni, cui spetta, fra altri incarichi, l’organizzazione della cerimonia di giuramento:

 

**********

R. – Volevo andare all’estero, poi mi interessava e mi affascinava il fatto di potere andare a Roma, in Vaticano, al centro della Cristianità … questa curiosità, naturalmente, basata anche sulla fede mi ha spinto a decidere, ma all’inizio pensavo che forse l’esperienza sarebbe durata, come per tutti, due anni … Poi, mi sono trovato molto bene, ho continuato e ad oggi sono vent’anni …

 

D. – Che cosa ricorda del giuramento?

 

R. – Del giuramento ricordo che non ero affatto nervoso, come tutti i miei colleghi, fino all’ultimo momento. Poi, quando ho sentito chiamare il mio nome, me lo ricorderò sempre, mi sembrava che il cuore volesse scappar fuori da questa corazza che portiamo: un’emozione molto forte!

 

D. – Cosa ha significato per lei proteggere il Papa?

 

R. – Io penso che non potrei fare questo lavoro per una persona qualsiasi; servire il Santo Padre, che a sua volta si mette a disposizione degli altri, è una missione particolare. Poter far parte di questa missione è una cosa bellissima.

 

D. – Vent’anni al servizio del Papa, e adesso i festeggiamenti per i 500 anni del Corpo della Guardia Svizzera …

 

R. – 500 anni sono una lunghissima tradizione. Che questa tradizione possa continuare anche in futuro! Questo sarà possibile se ciascuno di noi cercherà sempre di fare al meglio il proprio dovere, fondato sulla fede: questa è la cosa più importante, perché senza di essa il nostro lavoro diventa vano, non avrebbe senso fare questo lavoro, se non c’è alla base la fede.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

22 gennaio 2006

 

 

ALLA SCOPERTA DELLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA

 

 

L’UNIVERSITA’ NEL MEDIOEVO, TRA FEDE E SAPERE:

CON NOI, IL RETTORE DELLA LATERANENSE, MONS. RINO FISICHELLA

 

“Quando la Chiesa fonda un’università non coltiva il talento, il genio per se stessa, ma esclusivamente l’interesse dei propri figli”: l’arcivescovo Rino Fisichella cita il cardinale John Henry Newman nell’ottavo ed ultimo appuntamento del nostro speciale sulle radici cristiane dell’Europa. Proprio il porporato inglese, personalità eminente della Chiesa e della cultura dell’Ottocento, scrisse nel 1852 un libro fondamentale su “L’idea di università”. Il connubio tra Chiesa e università, fin dagli albori del Cristianesimo, è il punto di partenza della riflessione del rettore della Lateranense, mons. Rino Fisichella, raccolta da Alessandro Gisotti:

 

**********

R. – Pensiamo al fatto che già Giustino – siamo nell’anno 150 del Cristianesimo – viene a Roma e fonda una prima scuola. Direi che da questa prospettiva, il Cristianesimo si è sempre posto in una dimensione di approfondimento costante del Mistero. Mi sembra che il cuore del Cristianesimo sia proprio il Mistero. Il Cristianesimo ha sempre pensato che tra fede e ragione c’è un’armonia e che ciò che è conosciuto dalla fede può essere indagato dalla ragione, e ciò che è conosciuto dalla ragione non è contrario o opposto alla fede. Di qui, evidentemente, è sorto un movimento che ha sempre voluto indagare l’importanza del mistero.

 

D. – In questo senso, quale ruolo svolsero le università sorte nel Medioevo ma, appunto, come concezione ancora prima, nella propagazione del sapere e della fede al tempo stesso?

 

R. – Le università hanno avuto un ruolo, direi, primordiale! Se noi pensiamo alla prima Università di Parigi, a cosa è stata l’Università di Bologna, se noi pensiamo all’Università di Cracovia … Dal 1100 fino al 1500, noi abbiamo un fiorire di università! Direi che il loro ruolo è stato proprio questo: le prime università hanno avuto il compito di coniugare insieme la fede con la scoperta che l’uomo faceva. Nel Medioevo, nell’ambito specifico dell’università, la ragione non è mai stata vista come una nemica o come un qualcosa che attentasse alla verità della fede: è sempre stata vista come un’amica, come una compagna di strada che avrebbe portato ad una conoscenza sempre più profonda. Non dimentichiamo che nelle università del Medioevo potevano insegnare grandi maestri come Tommaso, come Alberto e, accanto a loro, anche grandi maestri della medicina.

 

D. – Nel libro “Luce del Medioevo”, Régine Pernoud sottolinea che ogni chiesa ha accanto una scuola giacché il Concilio Lateranense del 1179 gliene fa un obbligo stretto. A queste scuole, peraltro, vanno anche i poveri. Ecco, mons. Fisichella, un altro mito da sfatare, quello del Medioevo cristiano ostile alla cultura?

 

R. – Direi che chi parla di un Medioevo ostile alla cultura non conosce il Medioevo. Il Medioevo è stato uno spazio di grandissima attenzione culturale e di promozione culturale. Ne sono testimonianza, appunto, non solo i primi albori, le fondamenta delle università, ma anche le grandi opere d’arte che sono presenti fino ai nostri giorni! Se noi pensiamo ad esempio al sorgere del gotico, se noi pensiamo alla Cattedrale di Chartres, che cos’è quel pullulare di arte, di storia, di ricerca scientifica che è costituita dal Medioevo, c’è soltanto da impallidire nel confronto con l’oggi. Ogni ricerca era fatta per dare sempre maggior consistenza all’uomo che veniva a scoprire sempre di più se stesso. Questo uomo, che conosceva sempre di più se stesso, si conosceva in un’armonia e in un’unità fondamentale che purtroppo i secoli successivi al Medioevo hanno spezzato!

 

D. – Benedetto XVI ha sottolineato recentemente il rapporto fondamentale offerto dalle università cattoliche alla cultura dell’Europa. Oggi come si esprime questa eredità?

 

R. – In tanti modi. Non soltanto in quella continua attenzione alla ricerca ma, mi sentirei di dire, con quella costante proposta di ritornare in primo luogo ad una unità del sapere. Siamo partiti dal Medioevo che possedeva un sapere unitario. Oggi la ricerca è andata molto avanti, ma è diventata frammentaria. Io credo che una delle prime proposte, anche – perché no? – una prima provocazione che dobbiamo dare, è proprio questa: recuperare pur nella specificità e peculiarità di ogni ricerca, una profonda unità del sapere per dare all’uomo, nella sua integra unità, una visione unitaria di sé, della propria ricerca e del mondo che lo circonda. Il compito più grande che noi abbiamo è quello sì, di una ricerca, ma che sia profondamente umana perché è finalizzata all’uomo, per dare ad ogni uomo, ad ogni persona che ha diritto a conoscere e a sapere, una visione sempre più personalizzata.

**********

 

 

CON UNA SUGGESTIVA CERIMONIA INDIGENA, IL PRESIDENTE ELETTO

DELLA BOLIVIA, EVO MORALES, HA ASSUNTO IL “POTERE DEL COMANDO ORIGINARIO”.

OGGI L’INSEDIAMENTO UFFICIALE A LA PAZ

- Ai nostri microfoni Davide Passuello -

 

“Dopo 514 anni, è finita la colonizzazione”: è quanto dichiarato da Evo Morales nella località andina di Tiwanaku, dove, alla vigilia dell'investitura ufficiale a La Paz come presidente eletto della Bolivia, ha assunto ieri il “Potere del comando originario” attribuitogli dalle comunità indigene del Paese. Alla cerimonia precolombiana con cui Morales è stato investito del potere come massima autorità dei popoli indigeni hanno assistito oltre 30 mila persone giunte da tutte le parti della Bolivia. E’ la prima volta che un indigeno assume l'incarico di presidente della repubblica boliviana. Ma che cosa rappresenta per i boliviani l’elezione di Evo Morales? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Davide Passuello, volontario del Movimento Laici per l’America Latina, appena rientrato dalla Bolivia:

 

**********

R. – Morales rappresenta il cambio per un Paese che ha tenuto per 500 anni la testa abbassata nei confronti del colonialismo. Questo significa che rappresenta a tutti gli effetti la voce degli indigeni. E’ un Paese dove ci sono 36 differenti etnie riconosciute, quindi 36 lingue originali diverse. Significa rappresentare la maggioranza effettiva della popolazione boliviana.

 

D. – Morales ha già annunciato importanti riforme, ma di che cosa c’è effettivamente bisogno in Bolivia?

 

R. – Una delle notizie che girano di più è la nazionalizzazione del gas boliviano. Quindi credo che sia una opportunità, un investimento anche per i Paesi che sono attorno. Credo che saper vendere bene la propria merce sarà una buona azione nei confronti della gente perché poi, adesso, tutta la materia prima viene venduta, quasi regalata ai Paesi che acquistano. Un ingresso economico per il popolo boliviano sarebbe un cambio effettivo da investire in infrastrutture come strade, corrente elettrica, le cose basilari.

 

D. – Con Morales si va ad ingrossare il fronte di presidenti progressisti sudamericani. Con quali effetti nei confronti soprattutto dei rapporti con gli Stati Uniti?

 

R. – Morales darà man forte ai presidenti degli altri Stati nell’alzare la testa nei confronti anche degli Stati Uniti.

 

D. – Non conviene ai Paesi latinoamericani l’area di mercato che vuole creare Bush?

 

R. – La Bolivia non ha industrie, non ha la possibilità di vendere. La Bolivia deve solamente acquistare. Quindi, l’area di commercio allargata diventa un problema per la Bolivia.

**********

 

 

=======ooo=======

CHIESA E SOCIETA’

22 gennaio 2004

 

L’ARCIDIOCESI DI COLOMBO, IN SRI LANKA, HA DONATO 34 NUOVE CASE

PER I CRISTIANI E I BUDDISTI DI WADDUWA, UNA DELLE ZONE MERIDIONALI

DURAMENTE COLPITE DALLO TSUNAMI DEL 26 DICEMBRE 2004

 

COLOMBO. = La parrocchia di Wadduwa, una delle zone del sud Sri Lanka colpite dallo tsunami del 26 dicembre 2004, ha ricevuto 34 nuove case dall’arcidiocesi di Colombo. Come riferisce l’agenzia AsiaNews, il 18 gennaio l’arcivescovo della città, mons. Oswald Thomas Colman Gomis ha presieduto la cerimonia di consegna e benedizione delle abitazioni, destinate indistintamente a cristiani e buddisti locali. L’arcidiocesi ha finanziato la costruzione e la riparazione degli edifici danneggiati dal maremoto, grazie alle donazioni arrivate durante lo scorso anno. Con i fondi ricevuti dalla Congregazione delle Suore Francescane Minime del Sacro Cuore, l’arcivescovo Gomis ha comprato un terreno edificabile. Altri aiuti sono arrivati dalla comunità di Minden, in Germania, che ha affidato i soldi della sua raccolta al parroco di Wadduwa, padre Prasad Perera. Le case saranno presto fornite di elettricità, gas e acqua. “Immensa gratitudine” per il lavoro svolto è stata espressa, tra gli altri, da Narada Thera, monaco capo del locale tempio buddista Gangarama, che ha ringraziato l’arcidiocesi e gli altri donatori per aver provveduto alle esigenze di “questa povera gente”. Dopo lo tsunami, molti cattolici di Wadduwa hanno trovato riparo nel tempio Gangarama. Alla cerimonia di consegna delle case tutti erano molto commossi, alcuni fedeli piangevano dalla gioia. Ma il lavoro non è finito. Mons. Gomis ha già dato il via a un secondo progetto, che prevede la costruzione di altre 21 case. A Wadduwa, negli ultimi 12 mesi, il programma post-tsunami dell’arcidiocesi di Colombo ha già ricostruito 520 case.

 

ASCOLTA IL VANGELO ON LINE: È L’INVITO DELLA CHIESA AUSTRALIANA,

CHE HA INAUGURATO UN NUOVO SITO WEB CON FILE AUDIO

PER EVANGELIZZARE NELLA RETE

 

SYDNEY. = Dare la possibilità agli utenti del web non solo di leggere, ma anche di ascoltare on-line brani della Sacra Scrittura: con questo intento, la Chiesa australiana, attraverso la Commissione per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale, ha inaugurato un nuovo servizio per evangelizzare nella Rete. Si tratta del sito web www.dailyreadings.com.au , che propone un servizio giornaliero di file audio liberamente scaricabili in formato mp3, consentendo così l’ascolto della Parola di Dio sul computer, tramite un collegamento Internet. Come riferisce l’agenzia vaticana Fides, il sito riporta i brani previsti nella liturgia della Parola per la Santa Messa di ogni giorno e prevede anche un servizio di   podcast, che consente il trasferimento dei file su supporto iPod o altri lettori portatili. L’offerta di comunicazione su web della Chiesa australiana si sta amplificando: esistono già un servizio di informazione quotidiana e la newsletter mensile “Mission & Spirituality News”, sui temi della missione. La Chiesa australiana infatti, come ha sottolineato mons. Barry James Hickey, arcivescovo di Perth e responsabile della Commissione dei vescovi per la Comunicazione e i Media, vuole aumentare la sua presenza nei mass media e utilizzare i “nuovi pulpiti” per l’evangelizzazione, propri della cultura del Terzo Millennio. Sulla relazione e l’impegno della Chiesa nei mass media i vescovi australiani hanno in programma di pubblicare nel febbraio prossimo una Lettera pastorale, dal titolo “Andate, annunciate al mondo”. (R.M.)

 

 

“DOMARE I MEDIA”: CON QUESTO TITOLO SI SVOLGE OGGI A ROMA,

PRESSO L’UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA, LA GIORNATA DI STUDIO

PROMOSSA DALL’UNIONE CATTOLICA STAMPA ITALIANA E DALL’UFFICIO DIOCESANO

PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI

 

ROMA. = “Domare i media”: è il titolo della giornata di studio promossa oggi a Roma dai responsabili dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI), dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali e della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale (FSC) dell’Università Pontificia Salesiana (UPS). L’incontro, proposto a famiglie, operatori di pastorale dell’educazione e dei media e specialisti del campo, si colloca all’interno del Piano pastorale diocesano che quest’anno ha scelto la famiglia come tema di riferimento. Il titolo scelto, “Domare i media”, richiama l’attività circense e potrebbe suggerire dunque una valenza negativa. Al contrario, l’idea degli organizzatori è quella di far risaltare il valore dei media, che non sono soltanto un pericolo, ma una grande risorsa, un’energia da utilizzare nel migliore dei modi. Nella mattinata, dopo il saluto del presidente dell’UCSI, Massimo Milone, e di Tadeusz Lewicki, decano della FSC, è stato proposto un montaggio dal titolo “Nella giungla dei media”, cui ha fatto seguito un momento di riflessione intitolato “Il bastone e la carota. Esperienze di famiglie a confronto”, introdotto e coordinato da Ignazio Ingrao, vaticanista di Panorama. Nel pomeriggio, il programma prevede la tavola rotonda moderata dal prof. Adriano Zanacchi, docente alla FSC, intitolata “Tattiche di addomesticamento”. Infine, per un “Confronto con chi i media li fa e li studia”, interverranno per il cinema il regista Roberto Faenza, per la televisione Monica Mondo di SAT2000, per la musica Fabio Pasqualetti della FSC, per l’informazione Fabio Zavattaro del TG1. (R.M.)

 

 

MEDICI SENZA FRONTIERE” PUBBLICA LA LISTA DELLE DIECI CRISI UMANITARIE

PIÙ IGNORATE DAI MEDIA INTERNAZIONALI. L’ITALIA, TRA I PAESI PIU’ INDIFFERENTI

 

ROMA. = L’emergenza sanitaria in Congo, la guerra in Cecenia, la violenza ad Haiti, l’emergenza Aids, gli scontri religiosi ed etnici nell’India Nord-Orientale, le crisi politiche e umanitarie in Sudan e Somalia, la guerriglia in Colombia, l’insicurezza in Nord Uganda e la guerra civile in Costa d’Avorio: sono queste le dieci crisi umanitarie dimenticate dai media internazionali. La denuncia arriva da “Medici Senza Frontiere”, secondo cui tra i Paesi più indifferenti figura l’Italia. Una responsabilità piuttosto seria perché, spiega Stefano Savi, direttore generale di “Medici Senza Frontiere Italia”, “lo spazio che i media dedicano a una crisi umanitaria incide sul grado di attenzione e sul livello degli aiuti da parte della comunità internazionale”. Si scopre così che le testate nazionali italiane hanno dedicato alle emergenze umanitarie, nel loro insieme, circa 293 ore su un totale di 2539 ore di programmazione, ovvero l’11,6 per cento dello spazio, un dato in netta diminuzione rispetto al secondo semestre del 2004, quando lo spazio era stato del 17,5 per cento. Come lo scorso anno, la crisi irachena risulta la più seguita dai telegiornali di pranzo e sera, con 136 ore di programmazione. Segue lo tsunami nel sudest asiatico, per il quale si può constatare un’attenzione primaria nei confronti delle vittime, degli aiuti umanitari e della situazione nei Paesi colpiti. La terza crisi più seguita è stata il conflitto israelo-palestinese, cui sono state dedicate oltre 39 ore. Le altre zone calde del pianeta sono state pressoché ignorate. Una peculiarità italiana è che i telegiornali hanno anche ignorato crisi di cui hanno parlato i grandi network internazionali: è il caso dell’emergenza nutrizionale in Niger, con oltre 60 mila bambini gravemente malnutriti e, sebbene i nostri Tg abbiano dedicato quattro ore e mezzo al terremoto in Pakistan all’inizio di ottobre, queste appaiono esigue di fronte a un disastro che ha provocato oltre 73 mila morti e due milioni e mezzo di senzatetto. Già dopo un paio di settimane, la notizia era sparita dai teleschermi, mentre i media di tutto il mondo ancora a dicembre seguivano con angoscia la sorte dei sopravvissuti. (R.M.)

 

 

E’ MORTA SULLA CHIATTA CHE DOVEVA PORTARLA VERSO IL MARE

LA BALENA SMARRITASI NEL FIUME TAMIGI

 

LONDRA. = La balena che si era persa venerdì nel Tamigi è morta a bordo della chiatta che doveva portarla verso il mare. L’annuncio, che le migliaia di turisti e londinesi che hanno affollato le rive del fiume per avvistarla non avrebbero mai voluto sentire, è arrivato ieri sera dal portavoce dei sommozzatori della Marina britannica. Per salvare il giovane esemplare di iperodonte dal rostro si sono impegnati i migliori biologi marini e veterinari del Paese, ma non c’è stato nulla da fare. Alle 19.00 locali l’animale ha cominciato ad avere delle forti convulsioni ed è morto. L’arrivo della chiatta a Shivering Sands, sulla costa nord del Kent, era previsto per le 21.00. La balena, lunga quasi sei metri, era stata avvistata per la prima volta venerdì mattina dai passeggeri di un treno in transito su un ponte del Tamigi. Qualche ora dopo il cetaceo era arrivato davanti al Parlamento di Westminster, diventando subito un grande evento mediatico, seguito minuto per minuto dalle televisioni di tutto il mondo. Durante la notte si erano perse per qualche ora le sue tracce, ma ieri mattina era  stata nuovamente avvistata vicino al ponte di Battersela. L’animale appariva sempre più stanco e, perse ormai le speranze di vederlo riscendere il fiume da solo, gli esperti del British Divers Marine Life Group a mezzogiorno sono entrati in azione per trasportalo in mare. “Non eravamo ottimisti - ha spiegato il sindaco di Londra, Ken Livingstone – sapevamo, ma speravamo di poterla portare in mare aperto”. “E’ molto triste – ha aggiunto con un sospiro – sarebbe bello che nella tua città le balene potessero entrare e uscire liberamente”. Questo episodio ha comunque riacceso l’attenzione sulla questione della caccia alle balene. Secondo un bilancio di Greenpeace, oltre 6.800 balenottere minori sono state uccise nel mar Antartico negli ultimi 18 anni. Inoltre, nel mondo ogni due minuti muore un delfino o una balena a causa delle catture accidentali. (R.M.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

22 gennaio 2006

 

- A cura di Eugenio Bonanata -

 

La Russia questa notte ha interrotto l’erogazione di gas verso Georgia ed Armenia dopo che due esplosioni ‘sospette’ hanno danneggiato il gasdotto che rifornisce le due repubbliche ex sovietiche del Caucaso. Le autorità russe, che in prima battuta avevano parlato di incidente, ora stanno esaminando l’ipotesi di attentato terroristico. Per riparare il guasto – specificano fonti russe – potrebbero essere necessari anche due giorni. Intanto il presidente georgiano, Saakashvili, ha accusato la Russia di sabotaggio specificando che le spiegazioni di Mosca sono inadeguate e contraddittorie. La Georgia dipende interamente dalla Russia per le forniture del gas, il cui prezzo è aumentato considerevolmente, per decisione di Mosca, a partire da gennaio 2006. Le relazioni tra Georgia e Russia si sono degradate fortemente dopo la conquista del potere a Tbilisi, nel gennaio del 2004, da parte del giovane presidente filo occidentale, Saakashvili.

 

L’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Javier Solana, ha duramente condannato i disordini verificatisi nei giorni scorsi in Costa d’Avorio. Per Solana, queste violenze sono inammissibili perché compromettono il processo di pace tracciato dall’Unione Africana e dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il responsabile Europeo, che continuerà a seguire “con grande attenzione e vigilanza” gli sviluppi in Costa d’Avorio, ha ribadito il suo pieno sostegno al primo ministro Konan Banny. L’obiettivo è di valorizzare “gli sforzi della comunità internazionale per esigere l’applicazione integrale della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU”. Per una testimonianza sulla situazione nel Paese, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Gilberto Orsolin, della Società dell’Apostolato Cattolico, appena rientrato dalla Costa D’Avorio:

 

**********

R. – Per cinque-sei giorni, è stato tutto bloccato: il Paese, le città principali. E’ stato necessario ritornare a Roma perché era impossibile proseguire il viaggio, perché la città era bloccata. In questo momento, sappiamo che la situazione è tornata normale: certo, con molti disagi …

 

D. – C’è paura tra la gente che possa tornare ad esserci un’escalation della violenza, insomma, un ritorno ad una situazione di guerra civile?

 

R. – Certo. Adesso sono più tranquilli, ma la situazione è molto difficile, con una democrazia molto fragile nel senso che in qualsiasi momento può verificarsi una nuova rivoluzione.

 

D. – Come sta lavorando la Chiesa per favorire quella riconciliazione invocata all’Angelus dal Papa?

 

R. – I vescovi e gli arcivescovi si sono rivolti alla popolazione, in una Lettera, esortandola alla riconciliazione, insieme a tutte le forze organizzate, come i sindacati … I vescovi sono grandi sostenitori della riconciliazione!

**********

 

Si terranno giovedì prossimo i funerali di Ibrahim Rugova, il primo presidente del Kosovo, morto ieri all’età di 61 anni per un cancro ai polmoni. Lo ha reso noto l'ufficio della presidenza kosovara, specificando che le esequie si terranno nel capoluogo Pristina a partire da mezzogiorno. Intanto al posto di Rugova, la guida del parlamento kosovaro è stata momentaneamente assunta da Nexhat Daci, che resterà in carica fino a nuova nomina. Al microfono di Isabella Piro, ascoltiamo il ricordo di Don Lush Gjergji, vicario generale della diocesi del Kosovo:

 

**********

R. – E’ una figura carismatica del nostro movimento della “non violenza e della pace”. Nell’89, quando fu abolita totalmente l’autonomia del Kosovo, si mise a capo del movimento che poi sfociò in 3 grandi linee: la “Riconciliazione universale del popolo albanese”, la “Fondazione della associazione umanitaria Madre Teresa”, e poi il “Sistema parallelo scolastico e sanitario”. Per cui, noi lo consideriamo il “Ghandi del popolo albanese”, dei Balcani e in qualche modo del mondo intero.

 

D. – Ha avuto modo di incontrarlo recentemente?

 

R. – L’ho incontrato l’ultima volta lunedì scorso e sembrava motivato più che mai a combattere questa ultima battaglia, la battaglia della malattia.

 

D. – C’è il rischio che la sua morte scateni una nuova ondata di violenza nel Paese?

 

R. – Non penso, assolutamente. Lui era la persona più amata, era un uomo di tutti e per tutti, per cui sicuramente c’è un grande dolore. C’è una incredulità e soprattutto una grande commozione, un dolore che è proprio a livello popolare. Nessuno vuol parlare, nessuno vuole dichiararsi.

 

D. – Chi è secondo lei, la persona più adatta a prendere il suo posto?

 

R. – Sicuramente non è facile fare i nomi. Personaggi del genere non sono sostituibili. Penso che nascano raramente e non muoiono mai, anche nel senso del messaggio e del carisma che aveva e che portava avanti.

**********

 

Urne aperte da stamani in Portogallo, dove nove milioni di elettori sceglieranno il nuovo presidente della Repubblica in sostituzione del socialista Jorge Sampaio. Secondo gli ultimi sondaggi, Cavaco Silva, esponente di centro destra, e già due volte primo ministro, potrebbe ottenere fra il 52 e il 53% dei voti, eliminando così la necessità del ballottaggio. Ma se così non fosse, al secondo turno Silva si scontrerebbe con uno degli altri cinque candidati, tutti appartenenti all’area di sinistra. Tra questi, ad oltre 30 punti di distanza, il socialista indipendente, Manuel Alegre, seguito a ruota dal candidato ufficiale del Partito socialista, l’ex presidente e ultra ottantenne, Mario Soares.

 

I 370 mila elettori capoverdiani eleggeranno oggi i 72 deputati dell'Assemblea nazionale. Un membro della Commissione elettorale nazionale ha riferito all’agenzia France Presse che in mattinata l’affluenza alle urne è stata piuttosto bassa ma si attende una maggiore partecipazione nel primo pomeriggio, dopo la fine delle messe domenicali. Capo Verde, infatti, ex colonia portoghese, è un   Paese a maggioranza cattolica. In questi giorni, Agostino Lopes, segretario generale del principale partito d’opposizione, il Movimento Popolare per la Democrazia (MPD), ha messo in guardia contro eventuali brogli elettorali. “La gente voterà per noi - ha dichiarato José Maria Neves, primo ministro e capo del Partito per l’Indipendenza di Capo Verde (PAICV) - perché il bilancio del nostro governo in questi cinque anni è positivo”. Il PAICV, fino al 1990 partito unico, nella scorsa tornata elettorale aveva ottenuto 40 seggi contro i 30 del MPD, unico altro partito ad aver conquistato il potere dopo l'indipendenza, nel 1975. Capo Verde è composta da una dozzina di isole a 500 chilometri dalla costa senegalese.

 

Un elicottero della Croce Rossa Internazionale, utilizzato per la consegna di aiuti nel territorio colpito dal terremoto in Pakistan, è attualmente disperso. Lo hanno riferito funzionari locali, aggiungendo che a bordo si trovavano sette passeggeri. Un funzionario della Croce Rossa ha specificato che l’elicottero, conclusa la sua missione, era diretto in Turkmenistan e ha perso i contatti con la torre di controllo poco dopo aver lasciato la città di Peshawar. Intanto, nei pressi di Dera Bugti, a sud est di Quetta, nove persone sono rimaste uccise durante uno scontro tra milizie tribali e soldati. Le vittime sarebbero tutte civili. Secondo un funzionario governativo nell’attacco, diretto ad una base militare, sarebbero stati lanciati 500 missili.

 

A tre giorni dalle elezioni parlamentari palestinesi, Israele ha autorizzato in via eccezionale un’intervista televisiva a Marwan Barghuthi, capolista di Fatah, condannato all’ergastolo da un tribunale israeliano. Il leader, secondo anticipazioni fornite dall’ANSA, si sarebbe detto favorevole a ungoverno di emergenza nazionale’ che si dedichi a profonde riforme e a negoziati con Israele per la costituzione di uno Stato palestinese indipendente.

 

Il governo israeliano discute con i responsabili militari, delle conseguenze di un probabile successo elettorale di Hamas. Il movimento fondamentalista, fra gli altri impegni, nella campagna elettorale ha affermato di voler interrompere qualsiasi contatto fra l’Autorità Nazionale Palestinese ed Israele.

 

“Un eventuale attacco di Israele sarebbe un errore fatale”. E’ quanto ribadito dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Asefi, in risposta al Ministro della difesa di Tel Aviv che stamani aveva affermato di non tollerare in alcun modo l’opzione nucleare di Teheran.

 

In Iraq, scaduto l’ultimatum dei rapitori di Jill Carroll, non ci sono novità sulla sorte della giovane giornalista americana. Le autorità statunitensi hanno smentito l’imminente liberazione di sei detenute irachene, come chiesto dai rapitori, annunciata oggi dal governo di Baghdad. Sul piano politico, l’Organizzazione della Conferenza islamica (OCI) ha invitato tutti i politici del Paese arabo ad accantonare le divergenze per formare un governo pluralista, che rappresenti fedelmente il popolo. Sul terreno, infine, è ancora la violenza a dominare la scena. Due diversi attentati hanno provocato la morte di quattro agenti iracheni e di due marine statunitensi.

 

Dodici deputati colombiani, ostaggi da quasi quattro anni dei guerriglieri delle Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia (FARC), hanno chiesto al presidente venezuelano Hugo Chavez di concedere loro asilo politico. La richiesta è contenuta in una videocassetta fatta pervenire ad una televisione colombiana e trasmessa ieri.

 

Caso umano sospetto di influenza aviaria in Francia. Si tratta di una donna di 32 anni di ritorno da un viaggio in Turchia che è stata ricoverata nell’ospedale di Montpellier. Lo riferisce il ministero della Sanità francese.

 

L’Europa sarà il tema centrale dei colloqui di domani tra il presidente francese Chirac e il cancelliere tedesco Merkel. Negli storici saloni della prefettura di Yvelines, a Versailles, Chirac e Merkel chiariranno anche diversi altri punti fondamentali per le relazioni fra i due Paesi.

 

In Spagna, la regione della Catalogna potrà chiamarsi “Nazione”. E’stato infatti raggiunto l’accordo tra il premier spagnolo, Zapatero, e il leader del partito nazionalista catalano, Artur Mas, sul progetto dello statuto autonomo della regione che definisce appunto la Catalogna come “Nazione”. La notizia è riportata dalla stampa iberica. Intanto un ordigno di piccole dimensioni è esploso davanti alla sede del Partito socialista spagnolo a Iruna, nel nord del Paese. Secondo fonti locali non ci sarebbero feriti. Al momento non sono arrivate rivendicazioni.

 

In Italia, l’agitazione del personale Alitalia sta causando molte cancellazioni in tutti gli aeroporti, ma nella trattativa si è aperto uno spiraglio. I sindacati hanno infatti sospeso lo sciopero indetto per domani, in attesa dell’esito del confronto con il Governo fissato per mercoledì a Palazzo Chigi.

 

Grave incidente sull’autostrada A21 Torino-Brescia. Un pullman proveniente dalla Romania è finito contro le barriere del casello “Sant’Antonio”, all’altezza di Piacenza. Sono almeno due le vittime accertate. A riferirlo sono fonti dei Vigili del fuoco. I soccorritori sono tuttora impegnati nell'estrazione dei feriti dalle lamiere.

 

 

=======ooo=======