RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 16  - Testo della trasmissione di lunedì 16 gennaio 2006

 

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La Chiesa cattolica vi è vicina e amica: così il Papa ha accolto in udienza il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni.  Benedetto XVI invitato alla sinagoga capitolina, a 20 anni dalla visita di Giovanni Paolo II

 

In udienza dal Papa anche il presidente della Repubblica di Montenegro, Vujanovic

 

Iniziata oggi la visita ad Limina dei vescovi della Repubblica del Congo

 

Da mercoledì, la Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani: con noi mons. Eleuterio Fortino

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’esponente del centrosinistra, Michelle Bachelet, diventa il primo presidente donna eletto democraticamente in Sud America. Ai nostri microfoni Maria Rosaria Stabili

 

Il problema dell’occupazione al centro dell’Anno europeo della mobilità professionale: da febbraio iniziative culturali, seminari di studio e premi: con noi Lea Battistoni e Pier Paolo Baretta

 

L’immagine astronomica più dettagliata della storia ritrae la nebulosa Orione e mostra il processo di formazione delle stelle.  Presentata nei giorni scorsi a Baltimora. Ce ne parla Francesco Palla

 

Carmen in una periferia di Città del Capo in Sud Africa, interpretata da una compagnia teatrale e lirica di colore: nel film U-Carmen Ekhayelitsha la rivisitazione dell’opera di George Bizet

 

CHIESA E SOCIETA’:

 Aviaria: positivo ai test un bambino in Turchia mentre a Gerusalemme un uomo è stato sottoposto ad esami. La FAO: c’è ancora tempo per impedire che il virus dell’influenza diventi endemico, ma occorrono seri controlli

 

II vescovo ausiliare di San Salvador Gregorio Rosa Chávez parla del muro che si vuole costruire al confine tra Stati Uniti e Messico:  offende la dignità umana

 

Appello del Patriarca maronita Nassrallah Sfeir perché cessino in Libano gli atti terroristici.

 

Tra dieci giorni l’Europa potrebbe beneficiare delle frequenze di navigazione satellitare Galileo. L’annuncio oggi a Parigi

 

Kenya: arrestate 24 persone per la vendita degli aiuti umanitari destinati alle vittime della carestia

 

Repubblica democratica del Congo: via al progetto di educazione civica, in vista delle prime elezioni multipartitiche. La Chiesa cattolica: “accanto al popolo nel suo desiderio di scegliere dirigenti onesti e incorruttibili”

 

24 ORE NEL MONDO:

Abbattuto in Iraq un elicottero americano con a bordo due piloti

 

Cerimonia di insediamento in Liberia per Ellen Johnson Sirleaf, prima donna in Africa a ricoprire la carica di capo di Stato

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 gennaio 2006

 

 

LA CHIESA CATTOLICA VI E’ VICINA E AMICA: COSI’ IL PAPA HA ACCOLTO IN UDIENZA

IL RABBINO CAPO DI ROMA, RICCARDO DI SEGNI, CHE HA INVITATO BENEDETTO XVI

ALLA SINAGOGA CAPITOLINA, NEL VENTENNALE DELLA VISITA DI GIOVANNI PAOLO II

 

Fratelli carissimi e amati, con i quali la Chiesa intende collaborare in amicizia per portare al mondo, e soprattutto ai giovani giustizia e carità. Con queste parole, Benedetto XVI ha accolto questa mattina in udienza il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il quale ha invitato il Papa a visitare la sinagoga quando nel prossimo aprile essa celebrerà i 20 anni dalla visita di Giovanni Paolo II. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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“A voi è vicina la Chiesa cattolica e vi è amica. Sì, noi vi amiamo e non possiamo non amarvi, a causa dei Padri: per essi voi siete a noi carissimi e prediletti fratelli”.

 

La “grande gioia” che ha animato Benedetto XVI per l’incontro con il capo della comunità ebraica di Roma ha preso a prestito dalle strofe dell’Esodo le parole più adatte ad esprimerla: “L’Eterno è la mia forza e il mio canto, a Lui devo la mia salvezza”. Un cantico che parla di liberazione dai nemici: avversari dai quali, ha ricordato il Papa fin dall’inizio, più volte il popolo ebraico è stato liberato grazie all’intervento divino, che lo ha sorretto “nei secoli dell’antisemitismo, nei momenti drammatici della Shoah”. Con la comunità ebraica di Roma - più “anziana” di circa 180 anni rispetto ai primi cristiani dell’Urbe - i cattolici hanno col tempo imparato a costruire vincoli di amicizia, in particolare negli ultimi decenni:

 

“Dopo il Concilio Vaticano II, è andata crescendo questa stima e reciproca fiducia. Si sono sviluppati contatti sempre più fraterni e cordiali, intensificatisi lungo il pontificato del venerato mio Predecessore Giovanni Paolo II”.

 

Un pensiero, questo, pienamente condiviso dal rabbino di Roma, che nel suo indirizzo di saluto a Benedetto XVI aveva definito quello di Papa Wojtyla il contributo maggiormente “decisivo” allo sviluppo dei rapporti tra le due comunità. Il Pontefice ha proseguito: “Oggi i cristiani sono consapevoli che, insieme con voi, abbiamo la responsabilità di cooperare al bene di tutti i popoli, nella giustizia e nella pace, nella verità e nella libertà”:

 

“Alla luce di questa comune missione non possiamo non denunciare e combattere con decisione l’odio e le incomprensioni, le ingiustizie e le violenze che continuano a seminare preoccupazioni nell’animo degli uomini e delle donne di buona volontà. In tale contesto, come non essere addolorati e preoccupati per le rinnovate manifestazioni di antisemitismo che talora si registrano?”.

 

In quest’ottica, il rabbino  Di Segni, tracciando  la storia dei rapporti tra ebrei e cristiani di Roma, ha proiettato verso il futuro l’importanza di questa solidarietà:

 

“La Roma ebraica e la Roma cristiana che si incontrano, si rispettano, convivono in pace, collaborano ma rimangono ciascuna fedele a se stessa, sono un esempio per il mondo travagliato di conflitti, spesso sostenuti da visioni religiose esasperate”.

 

Una conclusione che ha visto Benedetto XVI pienamente concorde:

 

“Insieme possiamo collaborare nel trasmettere la fiaccola del Decalogo e della speranza alle giovani generazioni”.

 

Il rabbino capo di Roma ha poi voluto riconfermare questa comunanza di vedute con un nuovo invito da parte della sinagoga di Roma, sulla scorta di quel primo gesto che cambiò la storia del dialogo ebreo-cristiano, il 13 aprile 1986:

 

“Questo è un anno di importanti anniversari. Sono stati ricordati da poco i 40 anni della Nostra Aetate. Tra poco, ad aprile, saranno compiuti i 20 anni della storica visita del suo  predecessore alla sinagoga di  Roma.  Un evento unico ma nulla impedisce, anzi, saremmo molto onorati, che fosse ripetuto dal nuovo Papa, che è sempre da noi il benvenuto”.

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IN UDIENZA DAL PAPA, IL PRESIDENTE DEL MONTENEGRO, VUJANOVIC

 

Anche un capo di Stato in udienza questa mattina da Benedetto XVI. Nella Sala del Tronetto, il Papa ha ricevuto il presidente della Repubblica di Montenegro, Filip Vujanović, accompagnato dalla moglie e da un piccolo seguito. L’incontro è durato una ventina di minuti e il Pontífice – riferiscono le agenzie – ha aupiscato un futuro di pace per lo Stato balcanico. In dono al Papa, il presidente montenegrino ha portato una copia del Concordato stipulato con la Santa Sede nel 1876.



INIZIATA OGGI LA VISITA AD LIMINA DEI vescovi della Repubblica del Congo

 

E’ iniziata oggi la visita ad Limina dei vescovi della Repubblica del Congo, che  si svolgerà in due fasi. Il primo gruppo è costituito dai presuli delle province ecclesiastiche di Kinshasa, Kananga e Mbandaka e si concluderà il 30 gennaio. Nel secondo gruppo ci sono i vescovi delle province ecclesiastiche di Kisangani, Bukavu e Lubumbashi, che saranno ricevuti nel periodo tra il 1 e il 14 febbraio.

 


NOMINA E RINUNCIA

 

Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Kiayi (Taiwan) il padre John Hung Shan-chuan, Società del Divin Verbo, direttore della Scuola Cattolica di Kiayi e professore presso l’Università Cattolica di Taipei”. Padre John Hung Shan-chuan è nato il 20 novembre 1943, nell'isola di Penghu, nella Diocesi di Kiayi. Si è laureato in Educazione presso l'Università Cattolica di Washington. Per tre volte è stato membro del Consiglio Provinciale dei Verbiti ed una volta Vice-Provinciale. La Diocesi di Kiayi è rimasta vacante dal 24 giugno 2004, a seguito del trasferimento di mons. Peter Liu Cheng-chung all'ufficio di Coadiutore della Diocesi di Kaoshiung. E’ stata eretta nel 1962. Ha una superficie di 3.244 kmq e conta 33 parrocchie, 57 sacerdoti (37 diocesani, 20 religiosi), 3 seminaristi maggiori, 58 religiose.

 

Inoltre, sempre stamane, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Saint-Flour (Francia), presentata da monsignor René Séjourné, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

 

 

DA MERCOLEDI’, LA SETTIMANA DI PREGHIERE PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

- Intervista con mons. Eleuterio Fortino -

 

Siamo ancora una volta convocati a pregare insieme per l’unità di tutte le Chiese e denominazioni cristiane, nella settimana che va da mercoledì prossimo al 25 gennaio. Con sottolineare con quali auspici si apre quest’anno la Settimana di preghiere per l’unità dei cristiani, Giovanni Peduto ha intervistato mons. Eleuterio Fortino, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani:

 

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R. – La preghiera per l’unità dei cristiani si svolge sempre in un itinerario, lungo la via verso la piena unità. E’ un appuntamento che fa riflettere su quando è stato compiuto, sui problemi aperti e soprattutto sull’esigenza della preghiera per l’unità, non solo come risurrezione, ma anche come iniziativa pratica. Durante questa Settimana, in tutto il mondo dove si celebra in questo periodo e particolarmente nell’emisfero nord, si prega insieme, cattolici, ortodossi, protestanti. Il Concilio Vaticano II per noi cattolici ha detto che la preghiera comune è un mezzo efficace per impetrare la grazia dell’unità. Quindi, l’auspicio è sempre quello di una prospettiva di fede e di speranza. Quest’anno, in particolare, la Settimana di preghiera per l’unità ha la forza della promessa di Gesù Cristo stesso. Il tema della preghiera per l’unità dei cristiani spinge, pertanto, a riflettere sulla comunione in Gesù Cristo.

 

D. – Ogni anno, infatti, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si incentra attorno ad un tema che viene appositamente studiato. Vogliamo puntualizzare il significato del tema scelto quest’anno?

 

R. – Quest’anno il tema è stato scelto da un gruppo ecumenico dell’Irlanda, che ha presentato anche il primo progetto. E’ stato rivisto da un Comitato misto internazionale, organizzato dal nostro Pontificio Consiglio e dalla Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Il tema mantiene l’ispirazione iniziale del gruppo che l’ha proposto. Siamo in Irlanda dove la divisione ha conosciuto momenti tragici anche dal punto di vista civile, politico e umano. La proposta che ci è venuta dal gruppo irlandese è: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro”. E’ appunto il tema della presenza di Gesù Cristo nella comunità cristiana. In più, San Paolo ci spiega che non è una presenza attorno alla quale i cristiani si riuniscono, ma è di più: è la comunità cristiana in Gesù Cristo, la comunità corpo di Cristo, la Chiesa. Allora, questo è un tema forte che ci richiama alla base essenziale della ricerca dell’unità dei cristiani. La promessa, d’altra parte, che Gesù fa ai suoi discepoli è in questa linea forte e importante, e dice: “Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio la concederà. Perché? Perché io sono in mezzo a voi”. Questa promessa, allora, della realizzazione della preghiera dei cristiani si collega a quella fatta da Gesù Cristo stesso, che tutti siano uno, affinché il mondo creda.

 

D. – E questo anno che è appena iniziato segnerà anche, dal punto di vista ecumenico, un passo avanti per la ripresa del dialogo tra cattolici e ortodossi, con la ricomposizione della Commissione mista. Vuole dirci qualcosa in proposito?

 

R. – E’ un fatto importante. La Commissione mista di dialogo fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, e tutte le Chiese ortodosse insieme, ha conosciuto nell’ultimo decennio una forte difficoltà. Dal 2000, per esempio, la Commissione non si era potuta incontrare, dopo che nel 2000 aveva avuto a Baltimora una difficile riunione con un nulla di fatto, perché non si era in grado di accordarsi su un documento comune. In seguito, le Chiese, le Chiese ortodosse per conto loro e la Chiesa cattolica che era disposta a continuare il dialogo per conto suo, nei suoi rapporti con le Chiese ortodosse, hanno cercato i modi e le vie per riattivare la Commissione. Il patriarcato ecumenico, da parte sua, ha preso contatto con tutte le Chiese ortodosse e così, nel settembre scorso, in un incontro ad Istanbul, al Patriarcato ecumenico è stato possibile concordare da parte ortodossa il riavvio del dialogo. Sono state così riorganizzate le due Commissioni di dialogo, che sono composte da 30 membri per parte, e anche il Comitato di coordinamento, che è uno strumento tecnico che prepara le sessioni plenarie della Commissione. Dal 13 al 15 dicembre si è riunito qui a Roma il nuovo Comitato che ha concordato il tema e il periodo in cui si terrà la prossima riunione: la prossima riunione della Commissione mista si terrà a Belgrado, nel settembre dell’anno prossimo. L’importante tema scelto è: “Collegialità e autorità nella Chiesa”, tema che introdurrà la discussione essenziale fra cattolici e ortodossi, sul ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Cercare, trovare, incontrare Cristo": Benedetto XVI all'Angelus della seconda Domenica del Tempo Ordinario sottolinea la bellezza di questo periodo liturgico e affida al popolo di Dio una triplice consegna.

 

Servizio vaticano - Il discorso del Papa al Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni. Nella circostanza il Santo Padre ha affermato: Abbiamo la comune missione di cooperare al bene di tutti i popoli denunciando e combattendo l'odio, le incomprensioni, le ingiustizie e le violenze.

L'omelia del Cardinale Angelo Sodano durante la Santa Messa celebrata a Spoleto in onore del Patrono San Ponziano ed in occasione del decimo di episcopato dell'Arcivescovo Riccardo Fontana.  

 

Servizio estero - Nucleare: riunione a sei a Londra sulla grave crisi iraniana.

 

Servizio culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "In un vivido affresco della Parigi

occupata l'intreccio di destini travolti dalla Storia": "Suite francese", capolavoro incompiuto di Irene Nemirovsky, morta ad Auschwitz nel 1942.

 

Servizio italiano - In primo piano sempre l'Unipol.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 gennaio 2006

 

 

UNA DONNA ALLA GUIDA DEL CILE: L’ESPONENTE DEL CENTROSINISTRA,

MICHELLE BACHELET, HA BATTUTO AL BALLOTTAGGIO IL CANDIDATO CONSERVATORE SEBASTIAN PINERA. LA BACHELET E’ IL PRIMO PRESIDENTE DONNA

ELETTO DEMOCRATICAMENTE IN SUD AMERICA

- Intervista con Maria Rosaria Stabili -

        

Michelle Bachelet, socialista, pediatra di 54 anni e figlia di un generale morto durante la dittatura di Augusto Pinochet, ha vinto ieri le presidenziali cilene battendo al secondo turno Sebastian Pinera. La Bachelet, che occuperà la poltrona che fu di Allende e dello stesso Pinochet, è la prima donna democraticamente eletta capo di Stato in Sud America. Oggi, secondo fonti giornalistiche, la Bachelet dovrebbe incontrare i vertici della Conferenza episcopale cilena. Da Santiago del Cile, Maurizio Salvi:

 

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Alla fine, il vantaggio con cui si è imposta Michelle Bachelet su Sebastian Pinera è stato di oltre 5 punti, anche più importante quindi, di quello previsto dagli istituti di sondaggio della vigilia. In questo modo, tra l’altro, la coalizione formata da partiti democristiani, socialisti e social democratici, si è assicurata il quarto governo consecutivo dal ritorno alla democrazia nel 1990. I sostenitori della Bachelet si sono subito impadroniti, a piedi ed in auto, delle strade di Santiago e delle altre principali città, scatenando una gioia repressa per la mancata vittoria al primo turno, l’11 dicembre scorso. Parlando da un palco con alle spalle una grande bandiera cilena, la Bachelet ha voluto sottolineare che con il suo ingresso nella Moneda il prossimo 11 marzo, comincerà un’era nuova ed un nuovo stile di governo. “Ho un programma ambizioso e voglio metterlo in pratica da subito, perché – ha fra l’altro detto – “voglio provare, ad esempio, che si può crescere senza contaminare l’aria che respiriamo o l’acqua che beviamo”.

        

Da Santiago del Cile, Maurizio Salvi, Ansa, per la Radio Vaticana.

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La storia personale di Michelle Bachelet e il fatto che sia la  prima donna eletta democraticamente alla guida di uno Stato sudamericano sono i due elementi che più hanno destato l’interesse dell’opinione pubblica internazionale. Ma cosa significa politicamente il successo della leader di centrosinistra? Alessandro Gisotti lo ha chiesto alla prof.ssa Maria Rosaria Stabili, docente di storia dell’America Latina all’Università Roma Tre di Roma:

 

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E’ davvero la conclusione di un ciclo nella storia del Cile che si è aperto drammaticamente con un colpo di Stato militare e che si conclude ora con l’elezione della Bachelet. C’è stata una lunga transizione democratica che soltanto in Cile, tra tutti i Paesi dell’America latina, ha concluso il suo ciclo. Quindi è molto importante anche per questo, non soltanto perché è una donna. Io la leggo in modo fortemente simbolico di tutta la storia recente del Cile.

 

D. – Economicamente il Cile è il paese più progredito del Sud America, eppure la Bachelet ha vinto insistendo che si batterà per ridurre il divario tra ricchi e poveri. Che politica sarà dunque quella del nuovo inquilino della “Moneda”?

 

R. – Credo che in termini macroeconomici certamente il Cile, già dalla seconda metà degli anni ’80, aveva avviato un processo di espansione economica. Però è anche, tra i Paesi dell’America Latina, quello che registra una povertà molto alta. I dati macroeconomici nascondono una concentrazione altissima della ricchezza ed una scarsissima redistribuzione di questa richiesta. Credo che la Bachelet seguirà un poco la linea di Lagos: punterà a riequilibrare in qualche modo lo sviluppo economico con politiche di welfare, politiche che sono state accennate timidamente da Lagos ma che avranno un peso maggiore.

 

D. – Dopo Morales in Bolivia, la Bachelet conferma l’avanzamento della sinistra in Sud America. In tale contesto, cambierà il rapporto del Cile con gli Stati Uniti?

 

R. - Non credo. Innanzitutto c’è una grande differenza fra la Bachelet e Morales. La Bachelet, questo ci tengo molto a sottolinearlo, non è portatrice di alcuna tinta populista, come il presidente Morales. Accomunarli non aiuta molto a capire le diversità latino-americane. Non credo che si discosterà più di tanto perché è una persona politicamente matura e anche ben consapevole dei vincoli internazionali dello scenario in cui dovrà muoversi. Probabilmente accentuerà il desiderio di un rapporto più stretto con l’Europa ma questo era anche nell’agenda di Lagos ed è in qualche modo nell’agenda di moltissimi Paesi dell’America Latina.

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IL PROBLEMA DELL’OCCUPAZIONE

AL CENTRO DELL’ANNO EUROPEO DELLA MOBILITA’ PROFESSIONALE:

DA FEBBRAIO IN MOLTE CITTA’ INIZIATIVE CULTURALI, SEMINARI DI STUDIO E PREMI

- Con noi Lea Battistoni e Pier Paolo Baretta -

 

Sarà inaugurato ufficialmente a Bruxelles i prossimi 23 e 24 febbraio l’Anno europeo della mobilità professionale: prevede un’ampia serie di iniziative, come la prima “Job Fair Europa”, con lo svolgimento simultaneo in 100 città di fiere e manifestazioni dedicate all’occupazione. Saranno poi approntati studi e ricerche sull’impatto del fenomeno con la messa a punto di dati e statistiche aggiornati. E un premio verrà anche assegnato all’organizzazione che avrà maggiormente contribuito alla mobilità professionale. Ecco il parere di Lea Battistoni che dirige la sezione italiana del programma “Eures”, al microfono di Andrea Rustichelli:

 

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R. - Eures è un programma della Commissione europea che è nato per sviluppare i processi di mobilità dei lavoratori e degli studenti all’interno del territorio europeo. Per quanto riguarda l’Italia, ha fatto in modo che all’interno di ogni regione, di ogni provincia, ci sia un referente Eures che non soltanto raccoglie le domande e tenta di fare l’incontro domanda–offerta, ma anche, di solito, aiuta le imprese e le persone che vogliono, diciamo, effettuare i processi di mobilità, a fare in modo che questi progetti abbiano un risultato positivo. La nostra rete aiuta a far sì che, ad esempio, le persone che vi si rivolgono possano organizzare delle selezioni. Noi, ad esempio, come Ministero e come Eures, organizziamo delle selezioni per i medici, in base a un accordo stipulato con Inghilterra e Finlandia. Dunque, è un progetto complesso che ha delle proprie reti territoriali. Sicuramente c’è molto da fare, nel senso di offrire più informazioni e soprattutto maggiore assistenza alla mobilità. Sia i giovani che i meno giovani possono esser interessati ai processi di mobilità, ma è chiaro che debbano essere dei processi seguiti, accompagnati. E in questo Eures è piuttosto attenta, perché le persone che vi si rivolgono trovano un ascolto ma anche una serie di aiuti e di consulenze.

 

Ma qual è l’impatto della mobilità sul nostro mercato del lavoro, dove molto spesso la flessibilità diviene di fatto sinonimo di precarietà? Risponde Pier Paolo Baretta, segretario confederale della CISL:

 

R. – La mobilità può diventare una risorsa, anzi, dovrebbe diventare una risorsa. Purtroppo spesso, negli ultimi tempi, il mercato del lavoro ha affrontato il tema più dal lato della flessibilità-precarietà che non dal lato di una cultura della mobilità. La gestione dei tempi di lavoro, la gestione degli orari è rimasta rigida mentre invece è stata richiesta una gestione flessibile della prestazione. Io penso che sia possibile trovare un punto di equilibrio che consenta una buona mobilità, una buona flessibilità e anche diritti e capacità di tutele adeguate alla situazione attuale. Tuttavia, bisogna riformare la contrattazione e ci vuole una disponibilità dello stesso diritto del lavoro ad affrontare questo tema. Insomma, è una cultura nuova e va affermata con una disponibilità tra le parti.

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L’IMMAGINE ASTRONOMICA PIU’ DETTAGLIATA DELLA STORIA RITRAE

 LA NEBULOSA ORIONE E MOSTRA IL PROCESSO DI FORMAZIONE DELLE STELLE. 

PRESENTATA NEI GIORNI SCORSI A  BALTIMORA, USA 

- Con noi, il dott. Francesco Palla -

 

E’ di Orione, la più grande e brillante delle nebulose, l’immagine astronomica più dettagliata mai ottenuta finora: un insieme di gas rossastri, verdi e blu dominati, al centro, da una macchia bianca e luminosa, formata da migliaia di stelle. La straordinaria “fotografia”, frutto del lungo lavoro di un’equipe internazionale, è stata presentata la settimana scorsa presso lo Space Telescope Science Institute di Baltimora, negli Stati Uniti. Ma quali scenari di studio apre questa immagine? Roberta Moretti lo ha chiesto a Francesco Palla, direttore dell’Osservatorio di Arcetri-INAF di Firenze:

 

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R. – E’ importante perchè per la prima volta riusciamo ad avere una visione, la più completa possibile, di una regione di formazione stellare. La formazione stellare è il processo attraverso il quale dal gas diffuso – quello della nebulosa – si arriva ad una composizione di stelle. Questo è un processo che è avvenuto tante volte nella storia della galassia: avviene nella nostra via lattea, ma avviene in ogni altra galassia. Orione è la nebulosa più vicina al sole e quindi è quella che può essere studiata con più completezza.

 

D. – Quali informazioni otteniamo da questa immagine?

 

R. – Si sono scoperte essenzialmente due cose, che in parte si sapevano ma che questo studio ha completamente definito. La prima è che le stelle non si formano mai da sole. Il sole, come lo vediamo oggi, è una stella isolata, ma quando era giovane, presumibilmente miliardi di anni fa, si è formato da una situazione simile a quella della nebulosa di Orione. Le stelle si formano in grandi ammassi: in questa immagine se ne contano diverse migliaia. Il secondo punto fondamentale è che Orione ci dà una fotografia completa di tutto lo spettro delle masse stellari che si possono formare, dalle grandi alle più piccole e quindi con una diretta connessione con i sistemi planetari.

 

D. – In che modo, concretamente, siete riusciti ad ottenere questa immagine così dettagliata di Orione?

 

R. – L’immagine consiste di un mosaico di circa un miliardo di pixel, e quindi è il risultato di tante osservazioni diverse che poi sono state ‘mosaicizzate’, appunto, per rendere questa unica visione spettacolare. L’esposizione è molto profonda, perché è stata realizzata durante 105 orbite del telescopio spaziale “Habol”, per un totale di circa sette giorni.

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CARMEN in una periferia di Città del Capo in Sud Africa,

interpretata da una straordinaria compagnia teatrale e lirica di colore:

NEL FILM U-Carmen eKhayelitsha

UNA DIVERTENTE rivisitazione della famosa opera di George Bizet

 

Vincitore dell’Orso d’Oro all’ultimo Festival  del  Cinema  di  Berlino, è uscito in Italia U-Carmen eKhayelitsha, una divertente e coraggiosa rivisitazione della famosa opera di George Bizet. Questa volta è ambientata in una periferia di Città del Capo in Sud Africa ed interpretata da una straordinaria compagnia teatrale e lirica di colore. L’adattamento ad una diversa cultura e lingua porta a risultati sorprendenti. Il servizio di Luca Pellegrini:

 

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I canoni della seduzione femminile, dalle parti dell’odierna Città del Capo e tra la popolazione di colore più povera e fiera della propria identità e dignità, sono davvero diversi da quelli spagnoli immaginati da un francese nel 1875. Eppure la Carmen nera che si affianca alle tante Carmen viste negli anni all’opera e al cinema, spalanca un “nuovo mondo” sui criteri di interpretazione di un eterno mito femminile. All’epoca George Bizet scrisse un capolavoro che avrebbe letteralmente forato i tempi e le culture; oggi il regista di origine anglosassone, Mark Dornford-May, al suo esordio cinematografico, contando sulle forze artistiche irresistibili della compagnia lirica Dimpho Di Kopane – che significa “talenti combinati” –, si appropria del “mito”. Traduce il perfetto libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy in lingua Xhosa adattandolo mirabilmente (e con risvolti talvolta imprevedibili, se non comici) a Khayelitsha, una enorme e povera periferia, nella quale la storia precipita fino alla ben nota tragica conclusione. Un nuovo melodramma al cinema od un cinema ingabbiato ancora una volta nel melodramma? Comprime la struttura musicale nelle due ore ed evidenzia i momenti più noti. Li contamina, talvolta, con spericolati ritmi locali e,  offre un mirabile adattamento drammaturgico attento alle necessità della nuova, insospettabile location: la taverna di Lilas Pastia diventa il bar di Bra Nkomo dove si danza la twalatsa e si beve sputla!). La Carmen di Pauline Melafane si muove non come un comune mezzo-soprano ma, spogliata di sensualità, come una spiritosa, grintosa e vitale donna di oggi in cerca di passione, soldi  e libertà, contornata da attori-cantanti viscerali ed emozionati. Il mito, con questa interessante operazione, ne esce indenne e Carmen resta, in una delle poche parti del testo rimasta giustamente ancorata all’originale, “un oiseau rebelle”, con l’avvertimento profetico della sigaraia: “Si je t’aime, prends garde à toi”!

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CHIESA E SOCIETA’

16 gennaio 2004

 

 

AVIARIA: POSITIVO AI TEST UN BAMBINO IN TURCHIA, IL FRATELLINO DELLA DODICENNE MORTA NEI GIORNI SCORSI. LA FAO: C’È ANCORA TEMPO PER IMPEDIRE CHE IL VIRUS DELL’INFLUENZA DIVENTI ENDEMICO, MA OCCORRONO SERI CONTROLLI

 

ROMA. = Muhammed Ozcan, cinque anni, fratello della dodicenne morta nei giorni scorsi in Turchia, è risultato positivo ai test per l’influenza aviaria effettuati dai medici dell’ospedale di Van. Ma secondo quanto dichiarato dal ministero della Salute, gli esami effettuati 'post mortem' sulla ragazzina hanno dato esito negativo. I medici, tuttavia, restano convinti che entrambi abbiano contratto l’influenza aviaria. Sono in tutto 19, fino ad ora, le persone contaminate in Turchia dal virus dei polli mentre in Germania l’uomo ricoverato in un ospedale di Colonia con sintomi sospetti è risultato negativo ai test. Un nuovo decesso è stato invece accertato in Indonesia: si tratta di una tredicenne morta nella provincia di Giava. Positivi al medesimo virus sono inoltre risultati i due fratelli della giovanissima paziente. Intanto a Gerusalemme un palestinese è stato ricoverato stamani nell’ospedale Hadassah Ein Karem con sintomi sospetti. Si tratterebbe del proprietario di un pollaio dove nei giorni scorsi sono morti alcuni volatili. Le carcasse sono state sottoposte ad esami. E stamattina a Roma Juan Lubroth, esperto di malattie infettive della divisione salute animale della Fao, di ritorno da una missione in Turchia, ha incontrato i giornalisti nella sede dell’organizzazione internazionale. L’esperto ha affermato: “C’è ancora tempo per impedire che il virus dell’influenza aviaria diventi endemico” a patto di “essere dotati di risorse sufficienti”. Per quanto riguarda il “viaggio” del virus nei Paesi limitrofi non europei, Lubrooth ha sottolineato che “non c’è nessun motivo di pensare che il virus non abbia superato le frontiere”. Gli esperti della Fao hanno sottolineato la necessità di introdurre l’autocertificazione per i viaggiatori di rientro dalle zone a rischio, prendendo esempio dagli Stati Uniti dove ogni turista deve dichiarare se ha con generi alimentari, e viene multato in caso dichiari il falso. “In Europa ciò non avviene”, ha sottolineato Samuel Jutzi, responsabile della Divisione Salute degli animali della Fao. Degli 80 voli giornalieri in arrivo a Francoforte dalla Turchia, “dalla fine di ottobre sono stati controllati 322 voli - ha ricordato Jutzi – e i controlli che hanno portato al sequestro di 9,5 tonnellate di merci”. (T.C.)

 

 

IL VESCOVO AUSILIARE DI SAN SALVADOR, GREGORIO ROSA CHÁVEZ, PARLA DEL MURO CHE SI VUOLE COSTRUIRE AL CONFINE TRA STATI UNITI E MESSICO AFFERMANDO CHE  OFFENDE LA DIGNITÀ UMANA

 

SAN SALVADOR. = “In Salvador c’è un muro tra ricchi e poveri che impedisce la giustizia sociale ma C’è anche un altro muro, che è un’offesa alla dignità umana, quello che si vuole costruire alla frontiera tra Stati Uniti e Messico”. Lo ha detto il vescovo ausiliare di San Salvador, monsignor Gregorio Rosa Chávez, al termine della messa domenicale, riferendosi al progetto statunitense di erigere una barriera lungo la frontiera meridionale per frenare il flusso di clandestini. A riferirlo è l’agenzia MISNA. “Voglio unire la mia voce a quella dei miei fratelli vescovi del Messico, degli Usa e di altri Paesi, alcuni dei quali hanno parlato di muro della vergogna”, ha affermato il presule. “Il muro divide il mondo in due parti, nord e sud, ma il mondo è uno e l’umanità è una – ha proseguito il vescovo – tutti hanno diritto a una vita degna; le persone che lasciano il nostro Paese cercano una vita migliore ed è un affronto alla loro dignità essere accolti come criminali”. Da parte sua, il presidente Elías Antonio Saca ha auspicato che Washington conceda al Salvador una nuova proroga del cosiddetto ‘Status di protezione temporanea’ (Tps). Concesso a migliaia di salvadoregni riparati negli Usa dopo i terremoti del 13 gennaio e 13 febbraio 2001, questo scadrà a settembre. Secondo Saca, finora, ne hanno beneficiato 250.000 cittadini. In totale sono 2,4 milioni i salvadoregni residenti in Usa. (T.C.)

 

 

APPELLO DEL PATRIARCA MARONITA NASSRALLAH SFEIR PERCHÉ CESSINO IN LIBANO

GLI ATTI TERRORISTICI. NELL’OMELIA PRONUNCIATA IERI DURANTE LA MESSA

CELEBRATA A BKERKE, IL PORPORATO HA RICORDATO I PRINCIPI

DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

 

BEIRUT. = Il patriarca maronita cardinale Nassrallah Sfeir ha espresso una “forte denuncia” contro i recenti atti terroristici verificatisi in Libano. Nell’omelia pronunciata ieri durante la messa celebrata a Bkerke, nella sede del patriarcato, il porporato, scrive l’agenzia Asianews, ha ammonito i responsabili del “pericolo che sta dietro le porte” dopo gli ultimi incidenti della settimana scorsa, quello fra palestinesi e libanesi nella cittadina di El Nahemeh e la manifestazione di sabato. Quest’ultima ha causato il ferimento di 11 persone, tra militari e civili, davanti alla sede del governo, durante la visita dell’inviato americano. Sfeir ha condannato questi atti che “distruggono la figura del Libano ed aumentano le tensioni”. Il cardinale Sfeir ha ricordato che la dottrina sociale della Chiesa è “fondata sulla giustizia, la giusta remunerazione e la diffusione della pace sociale basata sulla vita degna di ogni essere umano”. Il porporato ha voluto poi insistere sulle tematiche che “creano dolore nei cuori di molti”, a causa della guerra, della discriminazione sociale e delle divisioni dovute alle differenze etniche e religiose. (T.C.)

 

 

KENYA: ARRESTATE 24 PERSONE PER LA VENDITA DEGLI AIUTI UMANITARI DESTINATI ALLE VITTIME DELLA CARESTIA

 

NAIROBI.= Arrestate a Garissa, in Kenia, 24 persone per la vendita illegale degli aiuti umanitari destinati alle popolazioni colpite dalla carestia. A riferirlo, scrive l’agenzia MISNA, è stato il portavoce governativo Alfred Mutua. Le autorità hanno fatto sapere che ricorreranno a severe misure preventive. La carestia, dovuta ad un periodo di siccità che perdura da tre anni, ha provocato la morte di almeno una quarantina di persone. Per il presidente kenyota, Mwai Kibaki, si è in presenza di “un disastro nazionale”. Da parte del suo esecutivo è arrivato l’appello alla comunità internazionale, affinché vengano inviati, 150 milioni di dollari di aiuti. (A.E.)

 

 

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO: AL VIA IL PROGETTO DI EDUCAZIONE CIVICA, IN VISTA DELLE PRIME ELEZIONI MULTIPARTITICHE. LA CHIESA CATTOLICA: “ACCANTO AL POPOLO NEL SUO DESIDERIO DI SCEGLIERE DIRIGENTI ONESTI E INCORRUTTIBILI”

 

KINSHASA. = Un programma di educazione civica, nella Repubblica democratica del Congo, ha preso il via allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica in vista delle prime elezioni multipartitiche. Lo riferisce l’agenzia MISNA. Anche la Chiesa Cattolica, nei giorni scorsi, attraverso una lettera pastorale dell’arcivescovo di Kinshasa, il cardinale Frédéric Etsou-Nzabi-Bamungwabi, si è fatta promotrice di un’iniziativa simile. Il porporato ha ribadito il ruolo della Chiesa accanto al popolo, nel suo desiderio di “scegliere dirigenti onesti e incorruttibili”. E il presidente dell’associazione ‘Forze vive’ del Kasai, Alexis Mukania, ha invece sottolineato che obiettivo del programma è quello di “permettere agli elettori di scegliere, in tutta coscienza e con piena consapevolezza,” i futuri dirigenti del Paese. L’arrivo del voto porrà termine, finalmente, al lungo periodo di instabilità scaturito dalla caduta della dittatura di Mobutu Sese Seko. Infine, il presidente della Commissione elettorale indipendente, padre Apollinaire Malu Malu, ha precisato che vi è ancora incertezza sulla data delle elezioni, ma il traguardo che si vorrebbe raggiungere, coadiuvati anche dal sostegno della comunità internazionale, è quello di poter votare entro il 30 di giugno. (A.E.)

 

 

TRA DIECI GIORNI L’EUROPA POTREBBE BENEFICIARE DELLE FREQUENZE

DI NAVIGAZIONE SATELLITARE GALILEO. L’ANNUNCIO OGGI A PARIGI

 

ROMA. = L’assegnazione delle frequenze per il sistema europeo di navigazione satellitare Galileo potrebbe arrivare anche nei prossimi dieci giorni. Se il primo satellite pre-operativo, Giove A, continuerà a funzionare bene e i suoi segnali saranno ancora di ottima qualità, il progetto dovrebbe avere successo. Lo ha detto oggi a Parigi il direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), Jean Jacques Dordain, nel corso della conferenza stampa di presentazione dei programmi per il 2006. Giove A (Galileo Array Validation Element) è stato lanciato il 28 dicembre scorso dal cosmodromo russo di Baikonur ed ha inviato il primo segnale il 13 gennaio. Il lancio del secondo satellite pre-operativo, Giove B, è in programma per il 30 aprile. Se qualcosa non dovesse funzionare in modo ottimale con Giove A, ha osservato Dordain, Giove B permetterà di ottenere comunque l’assegnazione delle frequenze per il prossimo giugno. Sviluppato congiuntamente dall’ESA e dall’Unione Europea, Galileo è anche il primo sistema di navigazione satellitare al mondo realizzato e gestito in ambito civile. L’obiettivo è un controllo preciso e costante per la sicurezza del traffico ferroviario e aereo, o per l’ambiente. Il mercato è stimato in centinaia di miliardi di euro entro il 2020, con 850 milioni di utenti. (T.C.)

 

                                         

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24 ORE NEL MONDO

16 gennaio 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

        

 

 

Un elicottero statunitense è precipitato in Iraq, a nord di Baghdad. Il velivolo, secondo testimoni oculari, è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco sparati da terra. L’azione è stata rivendicata da un gruppo di ribelli. Un portavoce dell’esercito americano ha confermato la notizia dello schianto dell’elicottero precisando che, al momento, si ignora la sorte dei due piloti. Si tratta del secondo episodio del genere in pochi giorni: un altro velivolo statunitense è stato abbattuto infatti, venerdì scorso, nei pressi di Mossul. Quest’ultimo abbattimento, costato la vita ai due membri dell’equipaggio, è stato rivendicato dall’organizzazione terroristica ‘Al Qaeda’.

 

L’Iran continuerà la sperimentazione nucleare, anche in caso di sanzioni da parte della comunità internazionale, e non chiuderà la porta ai negoziati con l’Agenzia dell’ONU per l’Energia Atomica. Lo ha ribadito il governo iraniano. A queste dichiarazioni seguono quelle del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che chiede di fissare, prima possibile, il voto per il deferimento al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del dossier nucleare di Teheran. Intanto, la crisi nucleare iraniana sarà al centro dell’odierno incontro a Mosca tra il presidente russo, Vladimir Putin e il neo cancelliere tedesco, Angela Merkel. La questione del programma atomico iraniano sarà affrontata anche nei colloqui a sei tra Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna e Germania, in programma oggi a Londra.

 

Non migliorano le condizioni di salute del premier israeliano, Ariel Sharon, dopo l’intervento di tracheotomia. Stamani, la stampa dello Stato ebraico aveva diffuso la notizia secondo cui Sharon avrebbe riaperto gli occhi. I medici hanno spiegato che una breve riapertura degli occhi c’è stata, ma si sarebbe trattato di una reazione non volontaria. Sul versante politico, è stato ufficialmente annunciato che sarà il premier ad interim, Ehud Olmert, a guidare il partito di centro “Kadima” alle elezioni politiche israeliane del 28 marzo.

 

Continuano, in Pakistan, le manifestazioni di protesta contro gli Stati Uniti, accusati di aver ucciso civili innocenti nel raid compiuto nella notte tra venerdì e sabato in un villaggio di una zona tribale, nell’ovest del Paese. Nell’attacco, pianificato dalla CIA per colpire il terrorista giordano Al Zahawiri, sono rimaste uccise 17 persone, tra cui donne e bambini. Fonti locali sostengono che tra le vittime potrebbero esserci anche elementi di Al Qaeda. L’intelligence pakistana esclude, invece, che il medico egiziano sia rimasto ucciso nell’operazione militare. I servizi segreti di Islamabad hanno precisato che il giorno dell’attacco il terrorista Al Zahawiri era stato effettivamente invitato per una cena nel villaggio pakistano al confine con l’Afghanistan. Ma a questo appuntamento – hanno aggiunto le stesse fonti – si sono presentati, al posto di Al Zahawiri, alcuni militanti di Al Qaeda. Non è stato ancora chiarito, invece, se le autorità pakistane siano state informate del raid dall’amministrazione americana.

E’ di almeno sei morti il bilancio di un attacco suicida compiuto a Kandahar, ex roccaforte talebana nell’Afghanistan meridionale. Un kamikaze si è fatto saltare in aria davanti a un veicolo dell’esercito uccidendo anche tre soldati afghani e due civili. Ieri in seguito ad un altro attacco, condotto sempre nella zona di Kandahar, sono morti un diplomatico canadese e due civili.

 

Sono ricominciati a Vienna gli interrogatori dell’ONU a quattro alti ufficiali siriani, già ascoltati in dicembre dalla commissione di inchiesta sull’attentato costato la vita, 14 febbraio 2005 a Beirut, all’ex premier libanese Hariri. Nelle scorse settimane, la stessa commissione aveva presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite due rapporti nei quali indicava i servizi segreti siriani e libanesi come i mandanti dell'attentato.

 

 La socialdemocratica Tarja Halonen ha vinto il primo turno delle presidenziali tenutesi ieri in Finlandia ma non ha superato il quorum del 50 per cento. La signora Halonen, che ha ottenuto più del 46 per cento delle preferenze, andrà dunque al turno di ballottaggio, previsto il prossimo 29 gennaio, con il conservatore Sauli Niinisto, ex ministro delle Finanze, che ha conquistato il 24 per cento dei consensi. Ha partecipato al voto quasi il 74 per cento degli oltre 4 milioni di elettori. Tarja Halonen, prima donna presidente in Finlandia, ha l’appoggio, oltre che dell’elettorato socialdemocratico, anche dell’Alleanza delle sinistre, e del maggiore sindacato del Paese.

 

In Liberia, il neo presidente Ellen Johnson Sirleaf, eletta lo scorso 8 novembre, ha prestato giuramento per un mandato di 6 anni. E’ la prima donna, in Africa, a ricoprire la carica di capo di Stato. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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Inizia, dunque, ufficialmente il suo mandato Helen Johnson Sirleaf, soprannominata amabilmente dai liberiani “Grandma Helen”, che in lingua creola significa nonna Helen, una donna che passerà alla storia come la prima a ricoprire la massima carica dello Stato in un Paese africano. Vice presidente di una banca internazionale, nonna Helen, stimata ed apprezzata anche all’estero, si è laureata in economia in un’Università americana. La sua nomina ha un valore fortemente simbolico perché rappresenta l’emblema dell’impegno delle donne africane in politica. Intanto, nelle acque territoriali liberiane stazionano già due navi da guerra americane, inviate dal presidente statunitense, George Bush, in segno di omaggio. Alla cerimonia a Monrovia, oltre a numerosi capi di Stato e di governo africani, hanno preso parte anche la moglie del numero uno della Casa Bianca, la signora Laura Bush, e il capo del dipartimento di Stato americano, Condoleezza Rice.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Si è concluso con un numero ancora imprecisato di morti e feriti, uno scontro armato tra un gruppo di ribelli e i militari nigeriani a guardia della piattaforma petrolifera anglo-olandese Shell, nel Delta del Niger. A rivendicare l’attacco sarebbe stato il sedicente ‘Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger’, responsabile di altri due attentati simili ell’ultima settimana. I ribelli, per mettere fine alle azioni contro le installazioni petrolifere, chiedono il rilascio di due detenuti e una diversa distribuzione dei proventi derivanti dalle risorse petrolifere.

 

 

 

 

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