RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 16 - Testo della trasmissione di lunedì 16
gennaio 2006
IL
PAPA E
In udienza dal Papa anche il presidente della Repubblica di Montenegro, Vujanovic
Iniziata oggi la visita ad
Limina dei vescovi della Repubblica del Congo
Da mercoledì, la Settimana di preghiere per l’unità dei
cristiani: con noi mons. Eleuterio Fortino
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Appello
del Patriarca maronita Nassrallah Sfeir
perché cessino in Libano gli atti terroristici.
Abbattuto in Iraq un elicottero americano con a
bordo due piloti
Cerimonia di insediamento in Liberia per Ellen
Johnson Sirleaf, prima
donna in Africa a ricoprire la carica di capo di Stato
16
gennaio 2006
LA CHIESA CATTOLICA VI E’ VICINA E AMICA: COSI’ IL
PAPA HA ACCOLTO IN UDIENZA
IL RABBINO CAPO DI ROMA, RICCARDO DI SEGNI, CHE HA
INVITATO BENEDETTO XVI
ALLA SINAGOGA CAPITOLINA, NEL VENTENNALE DELLA
VISITA DI GIOVANNI PAOLO II
Fratelli carissimi e amati, con
i quali la Chiesa intende collaborare in amicizia per portare al mondo, e
soprattutto ai giovani giustizia e carità. Con queste parole, Benedetto XVI ha
accolto questa mattina in udienza il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni,
il quale ha invitato il Papa a visitare la sinagoga quando
nel prossimo aprile essa celebrerà i 20 anni dalla visita di Giovanni Paolo II.
Il servizio di Alessandro De Carolis.
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“A voi è vicina la Chiesa cattolica e vi è amica. Sì, noi vi amiamo e
non possiamo non amarvi, a causa dei Padri: per essi
voi siete a noi carissimi e prediletti fratelli”.
La “grande gioia” che ha animato
Benedetto XVI per l’incontro con il capo della comunità ebraica di Roma ha
preso a prestito dalle strofe dell’Esodo le parole più adatte ad esprimerla:
“L’Eterno è la mia forza e il mio canto, a Lui devo la mia salvezza”. Un
cantico che parla di liberazione dai nemici: avversari dai quali, ha ricordato
il Papa fin dall’inizio, più volte il popolo ebraico è stato liberato grazie
all’intervento divino, che lo ha sorretto “nei secoli dell’antisemitismo, nei
momenti drammatici della Shoah”. Con la comunità
ebraica di Roma - più “anziana” di circa 180 anni rispetto ai primi cristiani
dell’Urbe - i cattolici hanno col tempo imparato a costruire vincoli di
amicizia, in particolare negli ultimi decenni:
“Dopo il Concilio Vaticano II, è andata crescendo questa stima e
reciproca fiducia. Si sono sviluppati contatti sempre più fraterni e cordiali,
intensificatisi lungo il pontificato del venerato mio Predecessore Giovanni
Paolo II”.
Un pensiero, questo, pienamente
condiviso dal rabbino di Roma, che nel suo indirizzo di saluto a Benedetto XVI
aveva definito quello di Papa Wojtyla il contributo maggiormente “decisivo”
allo sviluppo dei rapporti tra le due comunità. Il Pontefice
ha proseguito: “Oggi i cristiani sono consapevoli che, insieme con voi, abbiamo
la responsabilità di cooperare al bene di tutti i popoli, nella giustizia e
nella pace, nella verità e nella libertà”:
“Alla luce di questa comune missione non possiamo non denunciare e
combattere con decisione l’odio e le incomprensioni, le ingiustizie e le violenze
che continuano a seminare preoccupazioni nell’animo degli uomini e delle donne
di buona volontà. In tale contesto, come non essere addolorati e preoccupati
per le rinnovate manifestazioni di antisemitismo che talora si registrano?”.
In quest’ottica, il rabbino Di Segni,
tracciando la storia dei rapporti tra
ebrei e cristiani di Roma, ha proiettato verso il futuro l’importanza di questa
solidarietà:
“La Roma ebraica e la Roma
cristiana che si incontrano, si rispettano, convivono in pace, collaborano ma rimangono ciascuna fedele a se stessa, sono
un esempio per il mondo travagliato di conflitti, spesso sostenuti da visioni
religiose esasperate”.
Una conclusione che ha visto
Benedetto XVI pienamente concorde:
“Insieme possiamo collaborare nel trasmettere la fiaccola del Decalogo
e della speranza alle giovani generazioni”.
Il rabbino capo di Roma ha poi
voluto riconfermare questa comunanza di vedute con un nuovo invito da parte
della sinagoga di Roma, sulla scorta di quel primo gesto che cambiò
la storia del dialogo ebreo-cristiano, il 13 aprile 1986:
“Questo è un anno di importanti
anniversari. Sono stati ricordati da poco i 40 anni della Nostra Aetate. Tra poco, ad aprile,
saranno compiuti i 20 anni della storica visita del suo predecessore alla sinagoga di Roma.
Un evento unico ma nulla impedisce, anzi, saremmo molto onorati, che
fosse ripetuto dal nuovo Papa, che è sempre da noi il benvenuto”.
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IN UDIENZA DAL PAPA, IL
PRESIDENTE DEL MONTENEGRO, VUJANOVIC
Anche un capo di Stato in udienza questa mattina da
Benedetto XVI. Nella Sala del Tronetto, il Papa ha ricevuto il presidente della
Repubblica di Montenegro, Filip Vujanović,
accompagnato dalla moglie e da un piccolo seguito. L’incontro è durato una
ventina di minuti e il Pontífice – riferiscono le agenzie – ha aupiscato un futuro di pace per lo Stato balcanico.
In dono al Papa, il presidente montenegrino ha portato una
copia del Concordato stipulato con la Santa Sede nel 1876.
INIZIATA OGGI LA
VISITA AD LIMINA DEI vescovi della
Repubblica del Congo
E’ iniziata oggi la visita ad Limina dei vescovi della Repubblica del Congo, che si svolgerà in due fasi. Il primo gruppo è
costituito dai presuli delle province ecclesiastiche di Kinshasa, Kananga e Mbandaka e si
concluderà il 30 gennaio. Nel secondo gruppo ci sono i vescovi delle province
ecclesiastiche di Kisangani, Bukavu
e Lubumbashi, che saranno ricevuti nel periodo tra il
1 e il 14 febbraio.
NOMINA E
RINUNCIA
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo di Kiayi (Taiwan) il padre John Hung Shan-chuan,
Società del Divin Verbo, direttore della Scuola
Cattolica di Kiayi e professore presso l’Università
Cattolica di Taipei”. Padre John
Hung Shan-chuan è nato il
20 novembre 1943, nell'isola di Penghu, nella Diocesi
di Kiayi. Si è laureato in Educazione presso
l'Università Cattolica di Washington. Per tre volte è stato membro del
Consiglio Provinciale dei Verbiti ed una volta
Vice-Provinciale. La Diocesi di Kiayi è rimasta
vacante dal 24 giugno 2004, a seguito del trasferimento di mons. Peter Liu Cheng-chung
all'ufficio di Coadiutore della Diocesi di Kaoshiung.
E’ stata eretta nel 1962. Ha una superficie di 3.244 kmq e conta 33 parrocchie,
57 sacerdoti (37 diocesani, 20 religiosi), 3 seminaristi maggiori, 58 religiose.
Inoltre, sempre stamane, il
Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Saint-Flour (Francia), presentata da monsignor René Séjourné, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.
DA MERCOLEDI’, LA
SETTIMANA DI PREGHIERE PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
- Intervista con mons. Eleuterio Fortino -
Siamo
ancora una volta convocati a pregare insieme per
l’unità di tutte le Chiese e denominazioni cristiane, nella settimana che va da
mercoledì prossimo al 25 gennaio. Con sottolineare con quali auspici si apre
quest’anno la Settimana di preghiere per l’unità dei
cristiani, Giovanni Peduto ha intervistato mons. Eleuterio Fortino,
sottosegretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei
cristiani:
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R. – La preghiera per l’unità
dei cristiani si svolge sempre in un itinerario, lungo la via verso la piena
unità. E’ un appuntamento che fa riflettere su quando
è stato compiuto, sui problemi aperti e soprattutto sull’esigenza della
preghiera per l’unità, non solo come risurrezione, ma anche come iniziativa
pratica. Durante questa Settimana, in tutto il mondo dove si celebra in questo
periodo e particolarmente nell’emisfero nord, si prega insieme, cattolici,
ortodossi, protestanti. Il Concilio Vaticano II per noi cattolici ha detto che
la preghiera comune è un mezzo efficace per impetrare la grazia dell’unità.
Quindi, l’auspicio è sempre quello di una prospettiva di fede e di speranza.
Quest’anno, in particolare, la Settimana di preghiera per l’unità ha la forza
della promessa di Gesù Cristo stesso. Il tema della preghiera per l’unità dei
cristiani spinge, pertanto, a riflettere sulla comunione in Gesù Cristo.
D. – Ogni anno, infatti, la
Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si incentra attorno ad un tema
che viene appositamente studiato. Vogliamo puntualizzare
il significato del tema scelto quest’anno?
R. – Quest’anno il tema è stato
scelto da un gruppo ecumenico dell’Irlanda, che ha presentato anche il primo
progetto. E’ stato rivisto da un Comitato misto internazionale, organizzato dal
nostro Pontificio Consiglio e dalla Commissione Fede e Costituzione del
Consiglio Ecumenico delle Chiese. Il tema mantiene l’ispirazione iniziale del
gruppo che l’ha proposto. Siamo in Irlanda dove la divisione ha conosciuto
momenti tragici anche dal punto di vista civile, politico e
umano. La proposta che ci è venuta dal gruppo irlandese è: “Dove due o
tre sono riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro”. E’ appunto il tema
della presenza di Gesù Cristo nella comunità cristiana. In più, San Paolo ci
spiega che non è una presenza attorno alla quale i cristiani si riuniscono, ma
è di più: è la comunità cristiana in Gesù Cristo, la comunità corpo di Cristo,
la Chiesa. Allora, questo è un tema forte che ci richiama alla base essenziale
della ricerca dell’unità dei cristiani. La promessa, d’altra parte, che Gesù fa
ai suoi discepoli è in questa linea forte e importante, e dice: “Se due di voi
sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio la
concederà. Perché? Perché io sono in mezzo a voi”. Questa promessa, allora,
della realizzazione della preghiera dei cristiani si collega a quella fatta da
Gesù Cristo stesso, che tutti siano uno, affinché il mondo creda.
D. – E questo anno che è appena
iniziato segnerà anche, dal punto di vista ecumenico, un passo avanti per la
ripresa del dialogo tra cattolici e ortodossi, con la ricomposizione della
Commissione mista. Vuole dirci qualcosa in proposito?
R. – E’ un fatto importante. La
Commissione mista di dialogo fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, e
tutte le Chiese ortodosse insieme, ha conosciuto nell’ultimo decennio una forte
difficoltà. Dal 2000, per esempio, la Commissione non si era potuta incontrare,
dopo che nel 2000 aveva avuto a Baltimora una difficile riunione con un nulla
di fatto, perché non si era in grado di accordarsi su un documento comune. In
seguito, le Chiese, le Chiese ortodosse per conto loro e la Chiesa cattolica
che era disposta a continuare il dialogo per conto suo, nei suoi rapporti con
le Chiese ortodosse, hanno cercato i modi e le vie per riattivare la
Commissione. Il patriarcato ecumenico, da parte sua, ha preso contatto con
tutte le Chiese ortodosse e così, nel settembre scorso, in un incontro ad
Istanbul, al Patriarcato ecumenico è stato possibile concordare da parte
ortodossa il riavvio del dialogo. Sono state così riorganizzate le due
Commissioni di dialogo, che sono composte da 30 membri
per parte, e anche il Comitato di coordinamento, che è uno strumento tecnico
che prepara le sessioni plenarie della Commissione. Dal 13 al 15 dicembre si è
riunito qui a Roma il nuovo Comitato che ha concordato il tema e il periodo in
cui si terrà la prossima riunione: la prossima riunione della Commissione mista
si terrà a Belgrado, nel settembre dell’anno prossimo. L’importante tema scelto
è: “Collegialità e autorità nella Chiesa”, tema che introdurrà la discussione essenziale
fra cattolici e ortodossi, sul ruolo del vescovo di Roma nella Chiesa.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina il titolo "Cercare, trovare, incontrare Cristo":
Benedetto XVI all'Angelus della seconda Domenica del Tempo Ordinario
sottolinea la bellezza di questo periodo liturgico e affida al popolo di Dio
una triplice consegna.
Servizio
vaticano - Il discorso del Papa al Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni.
Nella circostanza il Santo Padre ha affermato: Abbiamo la comune missione di
cooperare al bene di tutti i popoli denunciando e combattendo l'odio, le incomprensioni,
le ingiustizie e le violenze.
L'omelia
del Cardinale Angelo Sodano durante la Santa Messa celebrata a Spoleto in onore
del Patrono San Ponziano ed in occasione del decimo di episcopato
dell'Arcivescovo Riccardo Fontana.
Servizio
estero - Nucleare: riunione a sei a Londra sulla grave crisi iraniana.
Servizio
culturale - Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo
"In un vivido affresco della Parigi
occupata
l'intreccio di destini travolti dalla Storia": "Suite francese",
capolavoro incompiuto di Irene Nemirovsky, morta ad Auschwitz nel 1942.
Servizio
italiano - In primo piano sempre l'Unipol.
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16
gennaio 2006
UNA DONNA ALLA GUIDA DEL CILE: L’ESPONENTE DEL
CENTROSINISTRA,
MICHELLE BACHELET, HA BATTUTO AL BALLOTTAGGIO IL
CANDIDATO CONSERVATORE SEBASTIAN PINERA. LA BACHELET E’ IL PRIMO PRESIDENTE
DONNA
ELETTO DEMOCRATICAMENTE IN SUD AMERICA
- Intervista con Maria Rosaria
Stabili -
Michelle Bachelet, socialista,
pediatra di 54 anni e figlia di un generale morto durante la dittatura di
Augusto Pinochet, ha vinto ieri le presidenziali
cilene battendo al secondo turno Sebastian Pinera. La Bachelet, che occuperà
la poltrona che fu di Allende e dello stesso Pinochet, è la prima donna democraticamente eletta capo di
Stato in Sud America. Oggi, secondo fonti giornalistiche,
la Bachelet dovrebbe incontrare i vertici della Conferenza
episcopale cilena. Da Santiago del Cile, Maurizio Salvi:
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Alla fine, il
vantaggio con cui si è imposta Michelle Bachelet su Sebastian Pinera è stato di oltre 5 punti, anche più importante
quindi, di quello previsto dagli istituti di sondaggio della vigilia. In questo
modo, tra l’altro, la coalizione formata da partiti democristiani, socialisti e
social democratici, si è assicurata il quarto governo consecutivo dal ritorno
alla democrazia nel 1990. I sostenitori della Bachelet
si sono subito impadroniti, a piedi ed in auto, delle strade di Santiago e
delle altre principali città, scatenando una gioia repressa per la mancata
vittoria al primo turno, l’11 dicembre scorso. Parlando da un palco con alle spalle una grande bandiera cilena, la Bachelet ha voluto sottolineare che con il suo ingresso
nella Moneda il prossimo 11 marzo, comincerà un’era
nuova ed un nuovo stile di governo. “Ho un programma ambizioso e voglio
metterlo in pratica da subito, perché – ha fra l’altro detto – “voglio provare,
ad esempio, che si può crescere senza contaminare l’aria che respiriamo o
l’acqua che beviamo”.
Da Santiago del Cile, Maurizio
Salvi, Ansa, per la Radio Vaticana.
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La storia personale di Michelle Bachelet e il fatto che
sia la prima
donna eletta democraticamente alla guida di uno Stato sudamericano sono i due
elementi che più hanno destato l’interesse dell’opinione pubblica
internazionale. Ma cosa significa politicamente il successo della leader di
centrosinistra? Alessandro Gisotti lo ha chiesto alla prof.ssa Maria Rosaria
Stabili, docente di storia dell’America Latina all’Università
Roma Tre di Roma:
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E’ davvero la conclusione di un
ciclo nella storia del Cile che si è aperto drammaticamente con un colpo di
Stato militare e che si conclude ora con l’elezione della Bachelet.
C’è stata una lunga transizione democratica che soltanto in Cile, tra tutti i
Paesi dell’America latina, ha concluso il suo ciclo. Quindi è molto importante
anche per questo, non soltanto perché è una donna. Io la leggo in modo fortemente simbolico di tutta la storia recente del Cile.
D. – Economicamente il Cile è il
paese più progredito del Sud America, eppure la Bachelet
ha vinto insistendo che si batterà per ridurre il divario tra ricchi e poveri.
Che politica sarà dunque quella del nuovo inquilino della “Moneda”?
R. – Credo che in termini
macroeconomici certamente il Cile, già dalla seconda metà degli anni ’80, aveva avviato un processo di espansione economica. Però è
anche, tra i Paesi dell’America Latina, quello che registra una povertà molto
alta. I dati macroeconomici nascondono una concentrazione altissima della
ricchezza ed una scarsissima redistribuzione di
questa richiesta. Credo che la Bachelet seguirà un
poco la linea di Lagos: punterà a riequilibrare in qualche modo lo sviluppo
economico con politiche di welfare, politiche che sono state accennate
timidamente da Lagos ma che avranno un peso maggiore.
D. – Dopo Morales
in Bolivia, la Bachelet conferma l’avanzamento della
sinistra in Sud America. In tale contesto, cambierà il rapporto del Cile con
gli Stati Uniti?
R. - Non credo. Innanzitutto c’è
una grande differenza fra la Bachelet e Morales. La Bachelet, questo ci
tengo molto a sottolinearlo, non è portatrice di alcuna tinta populista, come
il presidente Morales. Accomunarli non aiuta molto a
capire le diversità latino-americane. Non credo che si discosterà più di tanto
perché è una persona politicamente matura e anche ben consapevole dei vincoli
internazionali dello scenario in cui dovrà muoversi. Probabilmente accentuerà
il desiderio di un rapporto più stretto con l’Europa ma
questo era anche nell’agenda di Lagos ed è in qualche modo nell’agenda di moltissimi
Paesi dell’America Latina.
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AL CENTRO DELL’ANNO EUROPEO DELLA MOBILITA’
PROFESSIONALE:
DA FEBBRAIO IN MOLTE CITTA’ INIZIATIVE CULTURALI,
SEMINARI DI STUDIO E PREMI
- Con noi Lea Battistoni
e Pier Paolo Baretta -
Sarà inaugurato ufficialmente a
Bruxelles i prossimi 23 e 24 febbraio l’Anno europeo della mobilità
professionale: prevede un’ampia serie di iniziative, come la prima “Job Fair
Europa”, con lo svolgimento simultaneo in 100 città di fiere e manifestazioni
dedicate all’occupazione. Saranno poi approntati studi e ricerche sull’impatto
del fenomeno con la messa a punto di dati e statistiche aggiornati. E un premio
verrà anche assegnato all’organizzazione che avrà maggiormente contribuito alla
mobilità professionale. Ecco il parere di Lea Battistoni
che dirige la sezione italiana del programma “Eures”,
al microfono di Andrea Rustichelli:
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R. - Eures
è un programma della Commissione europea che è nato per sviluppare i processi
di mobilità dei lavoratori e degli studenti all’interno del territorio europeo.
Per quanto riguarda l’Italia, ha fatto in modo che all’interno di ogni regione,
di ogni provincia, ci sia un referente Eures che non
soltanto raccoglie le domande e tenta di fare l’incontro domanda–offerta, ma
anche, di solito, aiuta le imprese e le persone che vogliono, diciamo,
effettuare i processi di mobilità, a fare in modo che questi progetti abbiano
un risultato positivo. La nostra rete aiuta a far sì che, ad esempio, le
persone che vi si rivolgono possano organizzare delle selezioni. Noi, ad
esempio, come Ministero e come Eures, organizziamo
delle selezioni per i medici, in base a un accordo stipulato con Inghilterra e
Finlandia. Dunque, è un progetto complesso che ha delle proprie reti territoriali.
Sicuramente c’è molto da fare, nel senso di offrire più informazioni e
soprattutto maggiore assistenza alla mobilità. Sia i giovani che i meno giovani
possono esser interessati ai processi di mobilità, ma è chiaro che debbano
essere dei processi seguiti, accompagnati. E in questo Eures
è piuttosto attenta, perché le persone che vi si rivolgono trovano un ascolto
ma anche una serie di aiuti e di consulenze.
Ma qual è l’impatto della
mobilità sul nostro mercato del lavoro, dove molto spesso la flessibilità
diviene di fatto sinonimo di precarietà? Risponde Pier
Paolo Baretta, segretario confederale della CISL:
R. – La mobilità può diventare
una risorsa, anzi, dovrebbe diventare una risorsa. Purtroppo spesso, negli
ultimi tempi, il mercato del lavoro ha affrontato il tema più dal lato della
flessibilità-precarietà che non dal lato di una cultura della mobilità. La
gestione dei tempi di lavoro, la gestione degli orari è rimasta rigida mentre invece è stata richiesta una gestione
flessibile della prestazione. Io penso che sia possibile trovare un punto di
equilibrio che consenta una buona mobilità, una buona flessibilità e anche
diritti e capacità di tutele adeguate alla situazione attuale. Tuttavia,
bisogna riformare la contrattazione e ci vuole una disponibilità dello stesso
diritto del lavoro ad affrontare questo tema. Insomma, è una cultura nuova e va
affermata con una disponibilità tra le parti.
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L’IMMAGINE ASTRONOMICA PIU’
DETTAGLIATA DELLA STORIA RITRAE
LA NEBULOSA
ORIONE E MOSTRA IL PROCESSO DI FORMAZIONE DELLE STELLE.
PRESENTATA NEI GIORNI SCORSI A BALTIMORA, USA
- Con noi, il dott. Francesco Palla -
E’ di
Orione, la più grande e brillante delle nebulose, l’immagine astronomica più
dettagliata mai ottenuta finora: un insieme di gas rossastri, verdi e blu
dominati, al centro, da una macchia bianca e luminosa, formata da migliaia di
stelle. La straordinaria “fotografia”, frutto del lungo lavoro di un’equipe
internazionale, è stata presentata la settimana scorsa presso lo Space Telescope Science Institute di Baltimora, negli Stati Uniti. Ma quali scenari
di studio apre questa immagine? Roberta Moretti lo ha
chiesto a Francesco Palla, direttore dell’Osservatorio di Arcetri-INAF
di Firenze:
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R. – E’ importante perchè per la
prima volta riusciamo ad avere una visione, la più completa possibile, di una
regione di formazione stellare. La formazione stellare è il processo attraverso
il quale dal gas diffuso – quello della nebulosa – si arriva ad una composizione
di stelle. Questo è un processo che è avvenuto tante volte nella storia della
galassia: avviene nella nostra via lattea, ma avviene in ogni altra galassia.
Orione è la nebulosa più vicina al sole e quindi è quella che può essere
studiata con più completezza.
D. – Quali informazioni
otteniamo da questa immagine?
R. – Si sono scoperte
essenzialmente due cose, che in parte si sapevano ma che questo studio ha
completamente definito. La prima è che le stelle non si formano mai da sole. Il
sole, come lo vediamo oggi, è una stella isolata, ma quando era giovane,
presumibilmente miliardi di anni fa, si è formato da una situazione simile a
quella della nebulosa di Orione. Le stelle si formano in grandi ammassi: in
questa immagine se ne contano diverse migliaia. Il secondo punto fondamentale è
che Orione ci dà una fotografia completa di tutto lo spettro delle masse
stellari che si possono formare, dalle grandi alle più piccole e quindi con una
diretta connessione con i sistemi planetari.
D. – In che modo, concretamente,
siete riusciti ad ottenere questa immagine così dettagliata di Orione?
R. – L’immagine
consiste di un mosaico di circa un miliardo di pixel, e quindi è il risultato
di tante osservazioni diverse che poi sono state ‘mosaicizzate’,
appunto, per rendere questa unica visione spettacolare. L’esposizione è molto
profonda, perché è stata realizzata durante 105 orbite del telescopio spaziale
“Habol”, per un totale di circa sette giorni.
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CARMEN in una periferia
di Città del Capo in Sud Africa,
interpretata da una
straordinaria compagnia teatrale e lirica di colore:
NEL FILM U-Carmen
eKhayelitsha
UNA
DIVERTENTE rivisitazione
della famosa opera di George Bizet
Vincitore dell’Orso d’Oro
all’ultimo Festival del Cinema
di Berlino, è uscito in Italia U-Carmen eKhayelitsha,
una divertente e coraggiosa rivisitazione della famosa opera di George Bizet. Questa volta è
ambientata in una periferia di Città del Capo in Sud Africa ed interpretata da
una straordinaria compagnia teatrale e lirica di colore. L’adattamento ad una
diversa cultura e lingua porta a risultati sorprendenti. Il servizio di Luca Pellegrini:
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I canoni della seduzione
femminile, dalle parti dell’odierna Città del Capo e tra la popolazione di
colore più povera e fiera della propria identità e dignità, sono davvero
diversi da quelli spagnoli immaginati da un francese nel 1875. Eppure la Carmen
nera che si affianca alle tante Carmen viste negli
anni all’opera e al cinema, spalanca un “nuovo mondo” sui criteri di interpretazione
di un eterno mito femminile. All’epoca George Bizet scrisse un capolavoro che avrebbe letteralmente
forato i tempi e le culture; oggi il regista di origine anglosassone, Mark Dornford-May, al suo esordio
cinematografico, contando sulle forze artistiche irresistibili della compagnia
lirica Dimpho Di Kopane –
che significa “talenti combinati” –, si appropria del
“mito”. Traduce il perfetto libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy in lingua Xhosa
adattandolo mirabilmente (e con risvolti talvolta imprevedibili, se non comici)
a Khayelitsha, una enorme e
povera periferia, nella quale la storia precipita fino alla ben nota tragica
conclusione. Un nuovo melodramma al cinema od un cinema ingabbiato ancora una
volta nel melodramma? Comprime la struttura musicale nelle due ore ed evidenzia
i momenti più noti. Li contamina, talvolta, con spericolati ritmi locali e, offre un mirabile
adattamento drammaturgico attento alle necessità
della nuova, insospettabile location: la
taverna di Lilas Pastia
diventa il bar di Bra Nkomo
dove si danza la twalatsa e si beve sputla!). La Carmen di Pauline Melafane si muove non come un comune mezzo-soprano ma,
spogliata di sensualità, come una spiritosa, grintosa e vitale donna di oggi in
cerca di passione, soldi
e libertà, contornata da attori-cantanti viscerali ed emozionati.
Il mito, con questa interessante operazione, ne esce indenne e Carmen resta, in
una delle poche parti del testo rimasta giustamente
ancorata all’originale, “un oiseau rebelle”, con l’avvertimento profetico della sigaraia: “Si je t’aime, prends garde
à toi”!
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16 gennaio 2004
AVIARIA:
POSITIVO AI TEST UN BAMBINO IN TURCHIA, IL FRATELLINO DELLA DODICENNE MORTA NEI
GIORNI SCORSI. LA FAO: C’È ANCORA TEMPO PER IMPEDIRE CHE IL VIRUS
DELL’INFLUENZA DIVENTI ENDEMICO, MA OCCORRONO SERI CONTROLLI
ROMA. = Muhammed Ozcan, cinque anni, fratello della dodicenne morta nei giorni
scorsi in Turchia, è risultato positivo ai test per l’influenza aviaria
effettuati dai medici dell’ospedale di Van. Ma
secondo quanto dichiarato dal ministero della Salute, gli esami effettuati
'post mortem' sulla ragazzina hanno dato esito
negativo. I medici, tuttavia, restano convinti che entrambi abbiano contratto
l’influenza aviaria. Sono in tutto 19, fino ad ora, le persone contaminate in
Turchia dal virus dei polli mentre in Germania l’uomo
ricoverato in un ospedale di Colonia con sintomi sospetti è risultato negativo
ai test. Un nuovo decesso è stato invece accertato in Indonesia: si tratta di
una tredicenne morta nella provincia di Giava. Positivi
al medesimo virus sono inoltre risultati i due fratelli della giovanissima paziente.
Intanto a Gerusalemme un palestinese è stato ricoverato stamani nell’ospedale Hadassah Ein Karem
con sintomi sospetti. Si tratterebbe del proprietario di un pollaio dove nei
giorni scorsi sono morti alcuni volatili. Le carcasse sono state sottoposte ad
esami. E stamattina a Roma Juan Lubroth,
esperto di malattie infettive della divisione salute animale della Fao, di ritorno da una missione in Turchia, ha incontrato i
giornalisti nella sede dell’organizzazione internazionale. L’esperto ha
affermato: “C’è ancora tempo per impedire che il virus dell’influenza aviaria
diventi endemico” a patto di “essere dotati di risorse sufficienti”. Per quanto
riguarda il “viaggio” del virus nei Paesi limitrofi non europei, Lubrooth ha sottolineato che “non c’è nessun motivo di
pensare che il virus non abbia superato le frontiere”. Gli esperti della Fao hanno sottolineato la necessità di introdurre
l’autocertificazione per i viaggiatori di rientro dalle zone a rischio,
prendendo esempio dagli Stati Uniti dove ogni turista deve dichiarare se ha con
sè generi alimentari, e viene
multato in caso dichiari il falso. “In Europa ciò non avviene”, ha sottolineato
Samuel Jutzi, responsabile della Divisione Salute
degli animali della Fao. Degli 80 voli giornalieri in
arrivo a Francoforte dalla Turchia, “dalla fine di ottobre sono stati
controllati 322 voli - ha ricordato Jutzi – e i controlli
che hanno portato al sequestro di 9,5 tonnellate di merci”. (T.C.)
IL VESCOVO AUSILIARE DI SAN SALVADOR, GREGORIO ROSA CHÁVEZ, PARLA DEL MURO CHE SI VUOLE COSTRUIRE AL CONFINE
TRA STATI UNITI E MESSICO AFFERMANDO CHE OFFENDE LA DIGNITÀ UMANA
SAN SALVADOR. = “In Salvador c’è un muro tra ricchi e
poveri che impedisce la giustizia sociale ma C’è anche
un altro muro, che è un’offesa alla dignità umana, quello che si vuole
costruire alla frontiera tra Stati Uniti e Messico”. Lo ha detto il vescovo
ausiliare di San Salvador, monsignor Gregorio Rosa Chávez,
al termine della messa domenicale, riferendosi al progetto statunitense di
erigere una barriera lungo la frontiera meridionale per frenare il flusso di
clandestini. A riferirlo è l’agenzia MISNA. “Voglio unire la mia voce a quella
dei miei fratelli vescovi del Messico, degli Usa e di altri Paesi, alcuni dei
quali hanno parlato di muro della vergogna”, ha affermato il presule. “Il muro
divide il mondo in due parti, nord e sud, ma il mondo è uno e l’umanità è una –
ha proseguito il vescovo – tutti hanno diritto a una vita degna; le persone che
lasciano il nostro Paese cercano una vita migliore ed è un affronto alla loro
dignità essere accolti come criminali”. Da parte sua, il presidente Elías Antonio Saca ha auspicato
che Washington conceda al Salvador una nuova proroga
del cosiddetto ‘Status di protezione temporanea’ (Tps). Concesso a migliaia di salvadoregni riparati negli
Usa dopo i terremoti del 13 gennaio e 13 febbraio 2001, questo scadrà a settembre.
Secondo Saca, finora, ne hanno beneficiato 250.000
cittadini. In totale sono 2,4 milioni i salvadoregni residenti in Usa. (T.C.)
APPELLO
DEL PATRIARCA MARONITA NASSRALLAH SFEIR PERCHÉ
CESSINO IN LIBANO
GLI ATTI TERRORISTICI. NELL’OMELIA PRONUNCIATA IERI DURANTE LA
MESSA
CELEBRATA A BKERKE, IL PORPORATO HA RICORDATO I PRINCIPI
DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
BEIRUT. = Il patriarca maronita cardinale Nassrallah Sfeir ha espresso una
“forte denuncia” contro i recenti atti terroristici verificatisi in Libano.
Nell’omelia pronunciata ieri durante la messa celebrata a Bkerke,
nella sede del patriarcato, il porporato, scrive l’agenzia Asianews, ha ammonito i
responsabili del “pericolo che sta dietro le porte” dopo gli ultimi incidenti
della settimana scorsa, quello fra palestinesi e libanesi nella cittadina di El Nahemeh e la manifestazione di
sabato. Quest’ultima ha causato il ferimento di 11 persone, tra militari e
civili, davanti alla sede del governo, durante la visita dell’inviato
americano. Sfeir ha condannato questi atti che
“distruggono la figura del Libano ed aumentano le tensioni”. Il cardinale Sfeir ha ricordato che la dottrina sociale della
Chiesa è “fondata sulla giustizia, la giusta remunerazione e la diffusione
della pace sociale basata sulla vita degna di ogni essere umano”. Il porporato
ha voluto poi insistere sulle tematiche che “creano dolore nei cuori di molti”,
a causa della guerra, della discriminazione sociale e delle divisioni dovute
alle differenze etniche e religiose. (T.C.)
KENYA:
ARRESTATE 24 PERSONE PER LA VENDITA DEGLI AIUTI UMANITARI DESTINATI ALLE
VITTIME DELLA CARESTIA
NAIROBI.= Arrestate a Garissa,
in Kenia, 24 persone per la vendita illegale degli
aiuti umanitari destinati alle popolazioni colpite dalla carestia. A riferirlo,
scrive l’agenzia MISNA, è stato il portavoce governativo Alfred Mutua. Le autorità hanno fatto sapere che
ricorreranno a severe misure preventive. La carestia, dovuta ad un periodo di
siccità che perdura da tre anni, ha provocato la morte di almeno una quarantina
di persone. Per il presidente kenyota, Mwai Kibaki, si è in presenza di “un disastro nazionale”. Da parte del suo
esecutivo è arrivato l’appello alla comunità internazionale, affinché vengano inviati, 150 milioni di dollari di aiuti. (A.E.)
REPUBBLICA
DEMOCRATICA DEL CONGO: AL VIA IL PROGETTO DI EDUCAZIONE CIVICA, IN VISTA DELLE
PRIME ELEZIONI MULTIPARTITICHE. LA CHIESA CATTOLICA: “ACCANTO AL POPOLO NEL SUO
DESIDERIO DI SCEGLIERE DIRIGENTI ONESTI E INCORRUTTIBILI”
KINSHASA. = Un programma di educazione civica, nella
Repubblica democratica del Congo, ha preso il via allo
scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica in vista delle prime elezioni
multipartitiche. Lo riferisce l’agenzia MISNA. Anche la Chiesa Cattolica, nei
giorni scorsi, attraverso una lettera pastorale dell’arcivescovo di Kinshasa, il cardinale Frédéric Etsou-Nzabi-Bamungwabi, si è fatta
promotrice di un’iniziativa simile. Il porporato ha ribadito il ruolo della
Chiesa accanto al popolo, nel suo desiderio di “scegliere dirigenti onesti e
incorruttibili”. E il presidente dell’associazione ‘Forze vive’
del Kasai, Alexis Mukania, ha invece sottolineato che obiettivo del programma
è quello di “permettere agli elettori di scegliere, in tutta coscienza e con
piena consapevolezza,” i futuri dirigenti del Paese.
L’arrivo del voto porrà termine, finalmente, al lungo periodo di instabilità
scaturito dalla caduta della dittatura di Mobutu Sese Seko. Infine, il presidente
della Commissione elettorale indipendente, padre Apollinaire
Malu Malu, ha precisato che vi è ancora incertezza sulla
data delle elezioni, ma il traguardo che si vorrebbe raggiungere, coadiuvati
anche dal sostegno della comunità internazionale, è quello di poter votare
entro il 30 di giugno. (A.E.)
TRA
DIECI GIORNI L’EUROPA POTREBBE BENEFICIARE DELLE FREQUENZE
DI
NAVIGAZIONE SATELLITARE GALILEO. L’ANNUNCIO OGGI A PARIGI
ROMA. = L’assegnazione delle frequenze per il
sistema europeo di navigazione satellitare Galileo potrebbe arrivare anche nei
prossimi dieci giorni. Se il primo satellite pre-operativo,
Giove A, continuerà a funzionare bene e i suoi segnali saranno ancora di ottima
qualità, il progetto dovrebbe avere successo. Lo ha
detto oggi a Parigi il direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), Jean Jacques Dordain,
nel corso della conferenza stampa di presentazione dei programmi per il 2006.
Giove A (Galileo Array Validation
Element) è stato lanciato il 28 dicembre scorso dal
cosmodromo russo di Baikonur ed ha inviato il primo
segnale il 13 gennaio. Il lancio del secondo satellite pre-operativo,
Giove B, è in programma per il 30 aprile. Se qualcosa non dovesse
funzionare in modo ottimale con Giove A, ha osservato Dordain,
Giove B permetterà di ottenere comunque l’assegnazione delle frequenze per il
prossimo giugno. Sviluppato congiuntamente dall’ESA e dall’Unione Europea,
Galileo è anche il primo sistema di navigazione satellitare al mondo realizzato
e gestito in ambito civile. L’obiettivo è un controllo preciso e costante per
la sicurezza del traffico ferroviario e aereo, o per l’ambiente. Il mercato è
stimato in centinaia di miliardi di euro entro il 2020, con 850 milioni di utenti.
(T.C.)
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16 gennaio 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Un elicottero statunitense è precipitato in Iraq, a nord di Baghdad. Il velivolo, secondo testimoni
oculari, è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco sparati da terra. L’azione
è stata rivendicata da un gruppo di ribelli. Un portavoce dell’esercito
americano ha confermato la notizia dello schianto dell’elicottero precisando
che, al momento, si ignora la sorte dei due piloti. Si tratta del secondo
episodio del genere in pochi giorni: un altro velivolo statunitense è stato
abbattuto infatti, venerdì scorso, nei pressi di Mossul. Quest’ultimo abbattimento, costato la vita ai due
membri dell’equipaggio, è stato rivendicato dall’organizzazione terroristica
‘Al Qaeda’.
L’Iran continuerà la
sperimentazione nucleare, anche in caso di sanzioni da parte della comunità
internazionale, e non chiuderà la porta ai negoziati con l’Agenzia dell’ONU per
l’Energia Atomica. Lo ha ribadito il governo iraniano. A queste dichiarazioni
seguono quelle del segretario di Stato americano, Condoleezza
Rice, che chiede di fissare, prima possibile, il voto
per il deferimento al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del dossier
nucleare di Teheran. Intanto, la crisi nucleare
iraniana sarà al centro dell’odierno incontro a Mosca tra il presidente russo, Vladimir
Putin e il neo cancelliere tedesco, Angela Merkel. La questione del programma atomico iraniano sarà
affrontata anche nei colloqui a sei tra Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran
Bretagna e Germania, in programma oggi a Londra.
Non migliorano le condizioni di salute del premier israeliano, Ariel Sharon, dopo l’intervento di tracheotomia. Stamani, la
stampa dello Stato ebraico aveva diffuso la notizia secondo cui Sharon avrebbe riaperto gli occhi. I medici hanno spiegato
che una breve riapertura degli occhi c’è stata, ma si sarebbe trattato di una
reazione non volontaria. Sul versante politico, è stato ufficialmente
annunciato che sarà il premier ad interim, Ehud Olmert, a guidare il partito di centro “Kadima”
alle elezioni politiche israeliane del 28 marzo.
Continuano, in Pakistan, le
manifestazioni di protesta contro gli Stati Uniti, accusati di aver ucciso
civili innocenti nel raid compiuto nella notte tra venerdì e sabato in un
villaggio di una zona tribale, nell’ovest del Paese. Nell’attacco, pianificato
dalla CIA per colpire il terrorista giordano Al Zahawiri,
sono rimaste uccise 17 persone, tra cui donne e bambini. Fonti locali
sostengono che tra le vittime potrebbero esserci anche elementi di Al Qaeda. L’intelligence
pakistana esclude, invece, che il medico egiziano sia rimasto ucciso
nell’operazione militare. I servizi segreti di Islamabad
hanno precisato che il giorno dell’attacco il terrorista Al Zahawiri
era stato effettivamente invitato per una cena nel villaggio pakistano al
confine con l’Afghanistan. Ma a questo appuntamento – hanno aggiunto le stesse
fonti – si sono presentati, al posto di Al Zahawiri, alcuni militanti di Al Qaeda.
Non è stato ancora chiarito, invece, se le autorità pakistane siano state
informate del raid dall’amministrazione americana.
E’ di almeno sei morti il bilancio
di un attacco suicida compiuto a Kandahar, ex
roccaforte talebana nell’Afghanistan meridionale. Un
kamikaze si è fatto saltare in aria davanti a un veicolo dell’esercito
uccidendo anche tre soldati afghani e due civili. Ieri
in seguito ad un altro attacco, condotto sempre nella zona di Kandahar, sono morti un diplomatico canadese e due civili.
Sono ricominciati a Vienna gli interrogatori dell’ONU a quattro alti ufficiali siriani, già
ascoltati in dicembre dalla commissione di inchiesta sull’attentato costato la
vita, 14 febbraio 2005 a Beirut, all’ex premier libanese Hariri.
Nelle scorse settimane, la stessa commissione aveva presentato al
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite due rapporti nei quali indicava i
servizi segreti siriani e libanesi come i mandanti dell'attentato.
La
socialdemocratica Tarja Halonen
ha vinto il primo turno delle presidenziali tenutesi ieri in Finlandia
ma non ha superato il quorum del 50 per cento. La signora Halonen, che ha ottenuto più del 46 per cento delle
preferenze, andrà dunque al turno di ballottaggio, previsto il prossimo 29
gennaio, con il conservatore Sauli Niinisto, ex ministro delle Finanze, che ha conquistato il
24 per cento dei consensi. Ha partecipato al voto quasi il 74 per cento degli
oltre 4 milioni di elettori. Tarja Halonen, prima donna presidente in Finlandia, ha
l’appoggio, oltre che dell’elettorato socialdemocratico, anche dell’Alleanza
delle sinistre, e del maggiore sindacato del Paese.
In Liberia, il neo presidente Ellen Johnson Sirleaf,
eletta lo scorso 8 novembre, ha prestato giuramento per un mandato di 6 anni.
E’ la prima donna, in Africa, a ricoprire la carica di capo di Stato. Il
servizio di Giulio Albanese:
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Inizia, dunque, ufficialmente il suo mandato Helen Johnson Sirleaf, soprannominata amabilmente dai liberiani “Grandma Helen”, che in lingua
creola significa nonna Helen, una donna che passerà
alla storia come la prima a ricoprire la massima carica dello Stato in un Paese
africano. Vice presidente di una banca internazionale, nonna Helen, stimata ed apprezzata anche all’estero, si è laureata
in economia in un’Università americana. La sua nomina ha un valore fortemente simbolico perché rappresenta l’emblema
dell’impegno delle donne africane in politica. Intanto, nelle acque
territoriali liberiane stazionano già due navi da guerra americane, inviate dal
presidente statunitense, George Bush,
in segno di omaggio. Alla cerimonia a Monrovia, oltre
a numerosi capi di Stato e di governo africani, hanno preso parte anche la
moglie del numero uno della Casa Bianca, la signora Laura Bush,
e il capo del dipartimento di Stato americano, Condoleezza Rice.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Si è
concluso con un numero ancora imprecisato di morti e feriti, uno scontro armato
tra un gruppo di ribelli e i militari nigeriani a guardia della piattaforma
petrolifera anglo-olandese Shell, nel Delta del
Niger. A rivendicare l’attacco sarebbe stato il sedicente ‘Movimento per
l’emancipazione del Delta del Niger’, responsabile di
altri due attentati simili ell’ultima settimana. I
ribelli, per mettere fine alle azioni contro le installazioni petrolifere,
chiedono il rilascio di due detenuti e una diversa distribuzione dei proventi
derivanti dalle risorse petrolifere.
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