RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno L  n. 14  - Testo della trasmissione di sabato 14 gennaio 2006

 

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Angeli custodi” discreti ed efficienti: il saluto di Benedetto XVI al personale dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Oggi a Roma e Milano, manifestazioni in favore delle unioni di fatto e della legge sull’aborto: ai nostri microfoni Francesco D’Agostino e Olimpia Tarzia

 

L’Europa delle cattedrali: l’arte cristiana nel Medioevo. Con noi, il cardinale Francesco Marchisano

Il Vangelo di domani: il commento di padre Marko Ivan Rupnik

 

CHIESA E SOCIETA’:

Messaggio dei vescovi italiani  sull’insegnamento della religione cattolica nella scuola

 

Vescovi europei ed americani a Gerusalemme per il sostegno della Chiesa in Terra Santa

 

Il 14 gennaio di 500 anni fa veniva ritrovato in una vigna romana il celebre gruppo marmoreo del Laocoonte, oggi esposto ai Musei Vaticani

 

Al via oggi l’Anno ibseniano, un’ampia serie di manifestazioni che ricorderanno il drammaturgo norvegese Henrik Ibsen a cento anni dalla morte

 

Pakistan: bambini musulmani e cristiani festeggiano insieme l’Eid al-Adha e il Natale

 

24 ORE NEL MONDO:

I servizi segreti di Islamabad smentiscono la morte del numero due di Al Qaeda durante un raid  contro un villaggio del Pakistan

 

L’Iran va avanti sul programma nucleare: l’UE e gli USA sono per una soluzione diplomatica

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 gennaio 2006

 

 

“ANGELI CUSTODI” DISCRETI ED EFFICIENTI: IL SALUTO DI BENEDETTO XVI

AL PERSONALE DELL’ISPETTORATO DI PUBBLICA SICUREZZA PRESSO IL VATICANO

 

Un mondo migliore se ciascun Paese o organizzazione si muovesse in armonia con gli altri. E’ la considerazione suggerita a Benedetto XVI dal lavoro di corpo svolto dagli agenti chiamati a vigilare sui pellegrini che affollano ogni giorno Piazza San Pietro e le sue vicinanze. Parole che il Papa ha rivolto questa mattina ai dirigenti e al personale dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano. Il servizio di Alessandro De Carolis.

 

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Preparazione tecnica e professionale, ma anche pazienza, discrezione vigilanza costante, cortesia e spirito di sacrificio. E’ il bagaglio umano e professionale al quale devono attingere ogni giorno gli agenti di Pubblica Sicurezza, impegnati nei controlli in Piazza San Pietro e nelle vicinanze del Vaticano. Un lavoro che Benedetto XVI, ricevendoli in udienza, ha definito “meritorio” e “non facile”. Nel salutare, all’inizio dell’anno, vertici e organico dell’Ispettorato, il Papa ha ringraziato gli “angeli custodi” che, ha detto, “vegliano giorno e notte” sulla zona. In particolare, la gratitudine del Pontefice ha trovato nella dedizione mostrata durante i giorni della morte di Giovanni Paolo II e dei successivi eventi, un esempio di quella “discreta ed efficiente assistenza” che ha permesso in quelle circostanze, e lo consente ogni giorno, che “tutto si svolgesse con ordine e tranquillità”, sotto gli occhi ammirati del mondo:

 

“Questo porta a considerare quanto sia importante lavorare sempre in armonia e con sincera cooperazione da parte di tutti. Le famiglie, le comunità, le varie organizzazioni, le nazioni ed il mondo stesso sarebbero migliori se, come in un corpo sano e ben compaginato, ogni membro svolgesse con coscienza e altruismo il proprio compito, piccolo o grande che sia.  Cari amici, apriamo il cuore a Cristo ed accogliamo con fiducia il suo Vangelo, preziosa regola di vita per coloro che sono alla ricerca del senso vero dell’esistenza umana”.

 

Il Papa ha concluso affidando i membri dell’Ispettorato e le loro famiglie alla protezione della Vergine, chiamata a vegliare, ha aggiunto, “sull’Italia nell’anno 2006 da poco iniziato”.

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ALTRE UDIENZE

 

Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Jean-Marie Lustiger, arcivescovo emerito di Parigi.

 

Questo pomeriggio il Papa riceverà il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

 

NOMINE

 

Nelle Filippine il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore di Alaminos mons. Marlo Mendoza Peralta, del clero della diocesi di Urdaneta, finora vicario generale e parroco della parrocchia di San Nino della stessa diocesi.  Mons. Marlo Mendoza Peralta è nato a San Carlos, Pangasinan, il 13 giugno 1950.  E' stato ordinato sacerdote il 31 marzo 1975 nella sua città natale di San Carlos.

 

Sempre nelle Filippine il Santo Padre ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di San Fernando mons. Roberto Calara Mallari, del clero della medesima arcidiocesi, finora parroco della parrocchia di Our Lord's Ascension, assegnandogli la sede titolare vescovile di Erdonia. Mons. Roberto Calara Mallari è nato a Masantol, nell’arcidiocesi di San Fernando, Pampanga, il 27 marzo 1958. E' stato ordinato sacerdote il 27 novembre 1982 per l’arcidiocesi di San Fernando.

 

Il Santo Padre ha nominato Membro Ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali il prof. Hsin Chi Kuan, presidente del Dipartimento del Governo e della Pubblica Amministrazione alla Chinese University di Hong Kong (Cina).

 

 

DALLE CHIESE ORIENTALI CATTOLICHE

 

In India, Sua Beatitudine  il cardinale Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore della Chiesa Siro-Malabarese, ha accettato con il consenso del Sinodo Permanente, in conformità al can. 210 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (C.C.E.O.), la rinuncia di mons. Kuriakose Kunnacherry, arcivescovo metropolita di Kottayam dei Siro-Malabaresi.

 

Gli succede mons. Mathew Moolakkatt, benedettino, finora arcivescovo coadiutore della medesima Arcieparchia Metropolitana. Mons. Mathew Moolakkatt,  è nato il 27 febbraio 1953 a Uzhavoor nell’Eparchia di Kottayam, Kerala. E’ stato ordinato sacerdote il 27 dicembre 1978.

 

Dopo alcuni anni di lavoro pastorale in parrocchia e nella scuola “English Medium School” è stato mandato a Roma per gli studi di diritto canonico nel 1987. Si è laureato in diritto canonico orientale al Pontificio Istituto Orientale nel 1992. Al ritorno in patria, è stato nominato segretario personale del vescovo di Kottayam, vicario giudiziale e cancelliere aggiunto. Nel 1994, mons. Moolakkatt è entrato, a Livorno, nel noviziato della Congregazione Benedettina Vallombrosiana, che ha un monastero nell’Eparchia di Kottayam. Il 6 novembre 1998 Giovanni Paolo II lo ha nominato vescovo ausiliare di Kottayam con la sede titolare vescovile di Holar. Il 29 agosto 2003 mons. Moolakkatt è stato promosso a vescovo coadiutore della medesima Eparchia.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il tema del nucleare: Stati Uniti e Germania auspicano una soluzione diplomatica con l'Iran. 

 

Servizio vaticano - Il discorso di Benedetto XVI ai dirigenti e al personale dell'Ispettorato generale di pubblica sicurezza presso il Vaticano.

 

Servizio estero - Corno d'Africa: la siccità sta provocando una catastrofe umanitaria. La situazione si fa sempre più drammatica in Kenya, in Etiopia, in Somalia e a Gibuti.

 

Servizio culturale - Un articolo di Timothy Verdon dal titolo "L' 'inventore' del Rinascimento": a Firenze la mostra dedicata ad Arnolfo di Cambio nel settimo centenario della morte.

 

Servizio italiano - In primo piano l'Unipol: dopo la deposizione di Berlusconi sempre più rovente lo scontro politico.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 gennaio 2006

 

 

OGGI A ROMA E MILANO, MANIFESTAZIONI IN FAVORE DELLE

 UNIONI DI FATTO E DELLA LEGGE SULL’ABORTO. AI NOSTRI MICROFONI,

IL GIURISTA FRANCESCO D’AGOSTINO E OLIMPIA TARZIA DEL MOVIMENTO

PER LA VITA SOTTOLINEANO LA DEBOLEZZA DELLE RAGIONI DEI MANIFESTANTI

 

In primo piano a Roma e a Milano due manifestazioni: una a sostegno dei PACS, i Patti Civili di Solidarietà, cioè le cosiddette unioni civili, l’altra a sostegno della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. A far discutere, a livello politico, è soprattutto la manifestazione sui PACS, con le forti tensioni all’interno del centrosinistra. Il servizio di Giampiero Guadagni.

 

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         Ci sarà un magistrato di Cassazione in piazza a Roma a celebrare simbolicamente l’unione di alcune coppie di fatto, etero e anche gay. Una iniziativa criticata senza mezzi termini dal vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Virginio Rognoni, e che forse rappresenta il senso folkloristico della manifestazione di oggi a Roma. Manifestazione alla quale parteciperanno molti rappresentanti politici di sinistra ma che suscita l’amarezza del leader dell’Unione Prodi perché, dice, non serve ad affrontare una questione così socialmente delicata. Prodi appoggia il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto ma è contrario ai matrimoni gay. Ci saremmo invece aspettati parole di apprezzamento, replica il leader dell’Arcigay Grillini, autore di una proposta di legge in merito ferma in Parlamento. Difendono la manifestazione i DS.  Critiche a Prodi anche da radicali e socialisti della Rosa nel pugno. E il segretario di Rifondazione comunista Bertinotti avverte: i PACS sono una irrinunciabile battaglia di civiltà e sono nell’agenda dell’Unione.

 

         Ma nel centrosinistra non tutti la pensano così. Per la Margherita quella di oggi è una inutile forzatura. Ancora più drastico il leader Udeur Mastella che si dice in dissenso sul piano politico e civile e fa sapere che non firmerà mai un programma di coalizione che preveda anche le unioni di fatto. Per il centrodestra Prodi non è amareggiato ma solo imbarazzato perché non è in grado di tenere unita una alleanza divisa su tutto. Critiche alla manifestazione di oggi dalle associazioni del mondo cattolico, che sottolineano come sia incostituzionale l’equiparazione giuridica delle unioni di fatto alla famiglia fondata sul matrimonio. E il presidente delle ACLI, Bobba ritiene che sulle unioni di fatto, che in Italia sono 500 mila, ci sia un’enfasi eccessiva. Mentre non la necessaria attenzione ad esempio sulle oltre due milioni di famiglie monoparentali, quelle cioè con madri sole con uno o più figli.  

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Attraverso i PACS si vuole far passare in realtà il matrimonio degli omosessuali: così, l’Osservatore Romano commenta con una nota la manifestazione di oggi a Roma per il riconoscimento delle unioni di fatto. Il fondo del quotidiano della Santa Sede, dal titolo “Le scorciatoie delle provocazioni”, è firmato dal prof. Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, che - al microfono di Alessandro Gisotti - si sofferma sulla debolezza delle motivazioni di chi vuole introdurre i PACS:

 

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R. - Io sono particolarmente convinto che queste ragioni sono molto deboli. In quelli regioni in cui si sono, provvisoriamente e probabilmente contro la legge, aperti dei registri pubblici, per l’iscrizione di partner che non vogliono sposarsi ma che convivono, ebbene, queste iscrizioni sono state un autentico fallimento. C’è stato un numero veramente minimo ed irrisorio di persone che sono ricorse a questo strumento.

 

D. – Se dunque non c’è un’esigenza sociale, come sottolinea lei con dati di fatto, perché c’è tutta questa attenzione, questa voglia di manifestare per i PACS?

 

R. – C’è una risposta maliziosa e una risposta non maliziosa. L’argomento malizioso è che chi chiede il riconoscimento dei Patti Civili di Solidarietà, si aspetta di avere alcuni vantaggi sociali anche in termini economici, che non sono bilanciati dagli oneri sociali assunti da coloro che si sposano. L’altra motivazione probabilmente è la più consistente: ci sono persone che da una parte rifiutano il matrimonio tradizionale proprio perché lo ritengono troppo legato alla tradizione occidentale cristiana della nostra Europa. Non vogliono però rinunciare ad un riconoscimento simbolico della loro unione, ma bisogna vedere se questa esigenza risponde all’oggettività reale delle cose.

 

D. – Professore in sintesi si può dire che si chiedono diritti senza però voler assumere doveri?

 

R. – Esattamente così!. Si chiedono diritti o si chiedono riconoscimenti sociali senza tener conto che il diritto, il sistema giuridico, le leggi, non esistono per dare gratificazioni psicologiche ai cittadini, ma per rispondere a delle esigenze sociali obbiettive.

 

D. – Non c’è, forse, una dovuta attenzione invece per le politiche di sostegno alla famiglia?

 

R. – Sono alla lunga convinto che dietro la richiesta del PACS, c’è invece la richiesta di un riconoscimento dell’unioni omosessuali. L’obiettivo implicito in tutti coloro che chiedono il riconoscimento del PACS, è arrivare al riconoscimento dell’irrilevanza della differenza sessuale nel matrimonio. L’uomo è maschio e femmina. La nostra realtà umana è bisessuale. Cercare di alterare la nostra realtà sessuale maschile e femminile, attraverso il riconoscimento del matrimonio tra omosessuali, non è più questione di tipo semplicemente sociale, diventa una questione antropologica fondamentale ed è su tale questione allora che dobbiamo misurarci perché la posta in gioco è l’immagine dell’uomo che probabilmente, sotto questi colpi di maglio, potrebbe, non dico sgretolarsi, ma essere profondamente deformata.

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A Milano, invece, si manifesta in favore della legge 194 sull’aborto. Dal canto suo, il Movimento per la Vita ribatte ai promotori del raduno chiedendo la piena applicazione della legge, nelle parti che prevedono un aiuto alla donna affinché possa portare a termine la gravidanza. E’ quanto sottolinea la biologa Olimpia Tarzia, segretario generale del Movimento per la Vita, intervistata da Alessandro Gisotti:

 

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R. - Ovviamente il nostro giudizio sulla legge resta invariato. E’ una legge che noi da 30 anni riteniamo profondamente ingiusta. Ciò premesso, è evidente proprio agli occhi di tutti che c’è una parte della legge che non è stata mai applicata. Nella legge 194 c’è una preferenza per la vita, almeno scritta… Nei primi articoli, 4 e 5, si indica che la donna deve essere aiutata a rimuovere le cause che la inducono al ricorso all’aborto. Alla donna devono essere offerte alternative e i consultori, o gli ospedali, devono realizzare convenzioni con le associazioni operanti in favore della maternità, presenti sul territorio. Ecco, tutta questa parte preventiva, non viene applicata.

 

D. – Chi scende in piazza afferma che lo fa per difendere la libertà della donna e per contestare l’ingerenza ecclesiastica. Sembra di essere tornati indietro di 30 anni…

 

R. – Sì davvero. Mi preoccupa il fatto che queste persone che, grazie a Dio sono una minoranza, sono molto amplificate dai mezzi di comunicazione. Fare schieramenti, tra l’altro ghettizzando il diritto alla vita come un valore cattolico, quando ormai davvero c’è oggi una consapevolezza acquisita anche visto ciò che è accaduto nel referendum  - abbiamo visto che c’è stata una trasversalità - tantissimi laici hanno aderito a quello che era la proposta della Chiesa di non votare. Non si può dare un colore, un’appartenenza al diritto alla vita. Davvero le vittime dell’aborto sono due: il bambino e la mamma. Ci sono donne che ci chiamano dopo 10, 20 anni dall’aborto e lo raccontano come fosse accaduto il giorno prima e ci dicono “perché nessuno mi ha detto che si trattava di un figlio, che era un bambino”.

 

D. -  Grazie all’azione dei volontari, negli ultimi anni almeno 70 mila bambini, 70 mila vite umane sono state salvate. Perché questo dato, secondo lei, viene quasi trascurato nel dibattito  sulla legge 194?

 

R. – Proprio perché è un dibattito che io credo sia portato avanti da una minoranza del nostro Paese che ha una grande amplificazione. Purtroppo questa minoranza – dico purtroppo perché è ancor più al femminile – è ideologizzata. Allora credo che noi dobbiamo proseguire in questo impegno di diffusione di una conoscenza, anche biologica, di quella che è la vita umana, cioè portare argomenti che sono antropologicamente e biologicamente fondati. Non solo argomenti di fede, ma argomenti che possono essere condivisi da tutti.

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ALLA SCOPERTA DELLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA

 

 

L’EUROPA DELLE CATTEDRALI: L’ARTE CRISTIANA NEL MEDIOEVO

CON NOI, IL CARDINALE FRANCESCO MARCHISANO

 

“La Cattedrale mostra, al tempo stesso, l’unità di pensiero e l’unità spirituale del popolo, con cui la cristianità medioevale diede forma e coscienza a se stessa”: è il 26 aprile 1959, quando il cardinale Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, pronuncia queste parole. L’occasione è offerta all’arcivescovo di Milano dalla presentazione del completamento dei restauri della Cattedrale di Crema. “Il Medio Evo, che ci tramanda le sue Cattedrali – affermava ancora il cardinal Montini – non ci fa eredi di un patrimonio inutile ai nostri tempi, ma d’una sapienza eterna, che la nostra età avrebbe torto a non fare propria”. Proprio all’arte nel Medio Evo è dedicata questa puntata del nostro approfondimento sulle radici cristiane. A parlarne con Alessandro Gisotti è una figura d’eccezione: il cardinale Francesco Marchisano, arciprete della Patriarcale Basilica Vaticana e presidente emerito della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa:

 

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In un’omelia pronunciata, ormai quasi 30 anni fa, l’allora arcivescovo di Monaco, Joseph Ratzinger, affermò: “Una volta è stato detto dell’arte che è al servizio del bello e che il bello, a sua volta, è splendore di verità, la sua luce interiore”. Ecco, è questa correlazione tra verità e bellezza, l’essenza dell’arte medievale?

 

R. – Guardi, mi piace la citazione che ha fatto dell’allora cardinale Ratzinger! Io ne faccio un’altra, di Giovanni Paolo II. Quando mi ha chiamato per affidarmi il nuovo ufficio dei beni culturali della Chiesa, nel 1988, abbiamo avuto un lungo incontro e mi ha detto questa frase: “Se io, quando ero arcivescovo di Cracovia, ho potuto fare qualcosa di bene con i lontani, è perché ho sempre incominciato con i beni culturali della Chiesa che hanno un linguaggio che tutti conoscono e che tutti accettano: il linguaggio del bello! E su questo linguaggio ho potuto innestare un dialogo che, per altre vie, sarebbe stato impossibile”. La Chiesa ha trovato nell’arte fin dal principio – pensiamo alle catacombe: tutto quello che hanno fatto i cristiani per dimostrare la loro fede attraverso figurazioni alle volte molto semplici, ma molto espressive, perché capivano che, attraverso l’arte, potevano manifestare la loro fede.

 

D. – Pensando a Giotto, Cimabue, ai grandi protagonisti dell’arte figurativa medievale, verrebbe da dire che l’arte in quell’epoca era cristiana o non era …

 

R. – Le espressioni più belle che abbiamo sono espressioni religiose. Questo è fuori discussione. Non è che fosse l’unica espressione: è un fatto che fosse l’espressione più importante.

 

D. – Anche la dimensione, gli spazi delle città dell’Europa – pensiamo alle cattedrali – cambiano profondamente nel Medioevo cristiano. In che modo, e quanto poi, questi cambiamenti sono presenti ancora oggi?

 

R. – Non so se lei ha avuto occasione di leggere un volume dal titolo “Costruttori di cattedrali”, di Jean Gimpel. E’ un bellissimo volume che descrive che cos’era l’Europa dal 1100 al 1400-1450: era un cantiere unico, di tutte le cattedrali che venivano fuori. Ed era una testimonianza della fede delle persone. Le porto un esempio. Nella cattedrale di Chartres hanno, alcuni anni fa, redatto la spesa totale che è costata quella cattedrale. Hanno ancora tutti i registri in cui sono segnate le spese. I fedeli: allora erano circa 5 mila, a Chartres; hanno dato 24-25 mila euro. Questa è la testimonianza che ciò che è stato fatto non era soltanto l’idea di qualcuno che voleva diventare famoso costruendo una chiesa. E’ veramente la popolazione come tale, che ha collaborato in maniera fondamentale per poter avere questi monumenti come espressione della propria fede.

 

D. – In fondo, ancora oggi basta passeggiare per il centro delle nostre città per imbattersi nelle radici cristiane, così visibili eppure non sembriamo accorgercene più. Perché, secondo lei?

 

R. – Non ha tutti i torti a dire così, perché quella frase che ho citato di Giovanni Paolo II che ha detto a me, si innestava in un discorso che abbiamo fatto quel mattino, e il Papa mi ha detto: “Non è che neghino le radici cristiane, ma non le affermano. Adesso hanno mille altre cose, nella vita … Dobbiamo fare il possibile perché questa dominante, che c’è ancora oggi, sia conosciuta e sia apprezzata. E credo che non sia difficile se noi ritorniamo a spiegare in modo chiaro le ragioni profonde di tutte le cose belle che noi abbiamo nelle nostre città. E la ragione è stata quella religiosa”. Sono state fatte delle dichiarazioni ufficiali per l’Europa che l’80 per cento dei beni culturali dell’Europa è dovuto alle religioni. Quindi, è una testimonianza oggettiva che è valida anche per oggi. Ciò che si deve fare è soltanto mettere in risalto questa dimensione perché tutti possano toccare con mano – si direbbe – quello che abbiamo nelle nostre bellissime città. Ed è dovuto a questo fondamentale movente attraverso i secoli, cioè il pensiero cristiano.

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IL VANGELO DI DOMANI

 

 

Domani, 15 gennaio, 2a Domenica del Tempo Ordinario, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui due discepoli di Giovanni Battista seguono Gesù, indicato come “l’agnello di Dio”. Il Maestro chiede loro: “Che cercate?” Ed essi rispondono: “Rabbì, dove abiti?” Allora Gesù dice:

 

 «Venite e vedrete».

 

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko Ivan Rupnik:

 

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         Il peccato di Adamo ha fatto scivolare lo sguardo dell’uomo da Dio alle cose, agli oggetti. Il peccato ha sganciato l’uomo dalla relazione con Dio, dall’essere di amore all’essere di avere e possedere. Cristo chiede ai discepoli: “che cercate?” Ci vorrà molto cammino. Si compirà l’opera della salvezza nella Pasqua per sentire Cristo chiedere alla Maddalena al Sepolcro: “Chi cercate?” Il passaggio,dunque, dall’oggetto alla Persona. Colui che toglie il peccato del mondo, Colui che prende su di sé il peccato che ha inchiodato e rinchiuso l’uomo all’interno degli orizzonti del mondo redimerà l’uomo riportandolo di nuovo nell’ambito dell’amore del Padre. L’uomo si è abituato a vedere perché le cose si vedono, ma finalmente Cristo invita “a venire e vedere” non qualche cosa, ma il Volto di Dio che abita tra di noi.

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CHIESA E SOCIETA’

14 gennaio 2006

 
 

L’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA NELLE SCUOLE ITALIANE

 FAVORISCE IL DIALOGO E IL CONFRONTO TRA CONFESSIONI E CULTURE DIVERSE.

COSÌ LA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA NEL MESSAGGIO ANNUALE SULL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE

- A cura di Tiziana Campisi -

 

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ROMA. = Esprimono gratitudine i vescovi italiani per la scelta del 91,8 per cento degli studenti di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. Nel messaggio della Conferenza episcopale italiana per l’anno scolastico 2005-2006, i presuli sottolineano che l’insegnamento della religione cattolica favorisce il confronto tra culture e fedi differenti. Esso propone anzitutto una conoscenza organica del cattolicesimo secondo la coscienza che ne ha la Chiesa, “in dialogo con le diverse confessioni di fede cristiane e le altre religioni”. “In tal modo – si legge nel documento – gli alunni possono accostarsi a un fatto religioso e al tempo stesso culturale ignorando il quale è impossibile comprendere storia e identità dell’Italia e dell’Europa, e cominciare a dare una risposta alla duplice domanda basilare: chi siamo, da dove veniamo”. E sui compiti che l’intera nazione italiana deve assumersi, a partire dalla propria storia e dai valori sui quali si è costruita, la Conferenza episcopale sollecita, proprio cominciando dalla scuola, all’accoglienza e ad un incontro costruttivo e non conflittuale. Il messaggio dei vescovi italiani sottolinea che la scuola è il luogo dove gli alunni imparano a rispettarsi, ad aiutarsi e a crescere insieme, dove diverse identità si confrontano e scoprono di avere come fine comune il bene della persona e della società. L’insegnamento della religione cattolica, vuole proprio incoraggiare il confronto e la ricerca dei valori che favoriscono una proficua convivenza civile. E per incentivare il dialogo, con le diverse confessioni di fede cristiana ed altre religioni i presuli propongono una conoscenza organica del cattolicesimo. “Se veramente la centralità della persona è il fine primario della scuola – scrivono i vescovi – l’insegnamento della religione cattolica può offrire alle nuove generazioni il contributo dell’umanesimo cristiano, quello che si ispira alla persona di Gesù Cristo e al suo Vangelo. È qui – precisa il documento – sulla solida base del riconoscimento di Dio come Padre di tutti, che è compreso un mondo di valori spirituali ed etici peculiari, dove si concentrano in massimo grado, intrecciandosi tra loro, le esigenze della persona, della giustizia, della solidarietà e della pace”. Infine i vescovi auspicano che tutti riescano a comprendere l’importanza dell’insegnamento della religione cattolica per la propria crescita personale e culturale e per la propria formazione professionale. “Non si vive solo di ‘saper fare’ - conclude il documento – ma soprattutto di ‘saper essere’: la vita richiede sapienza sempre”.

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VESCOVI EUROPEI ED AMERICANI A GERUSALEMME PER IL SOSTEGNO

DELLA CHIESA IN TERRA SANTA. FINO AL 19 GENNAIO IN ASSEMBLEA

ANCHE GLI ORDINARI CATTOLICI

 

GERUSALEMME. = Si riunisce oggi a Gerusalemme il Gruppo di Coordinamento delle Conferenze episcopali  europee e americane per il sostegno della Chiesa in Terra Santa e l’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa. L’incontro si concluderà il 19 gennaio. Il programma prevede visite pastorali nelle parrocchie di Gerusalemme, Galilea e Cisgiordania. Domani, i vescovi incontreranno alcune personalità israeliane al centro “Notre Dame”. Lunedì invece si svolgerà un incontro con giovani sacerdoti e religiose, seminaristi e laici e nel pomeriggio i presuli raggiungeranno Betlemme per una celebrazione eucaristica che sarà presieduta dal Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Michel Sabbah. Il 17 gennaio, il Coordinamento si trasferirà ad Amman. (T.C.)

 

 

IL 14 GENNAIO DI 500 ANNI FA VENIVA RITROVATO DA MICHELANGELO

 E GIULIANO DA SANGALLO IL CELEBRE GRUPPO MARMOREO DEL LAOCOONTE,

OGGI ESPOSTO AI MUSEI VATICANI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

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ROMA. = Sei braccia di terra a coprire un capolavoro già vecchio di secoli nel 1500. E due scopritori d’eccezione: Michelangelo Buonarroti e il grande architetto Giuliano da Sangallo. Sono loro, due degli artisti che diedero corpo al sogno rinascimentale di Giulio II, a sottrarre alla vegetazione di un vigneto il gruppo marmoreo del Laocoonte, straordinaria ricostruzione plastica di un dramma ricordato dalla mitologia greca. Era esattamente il 14 gennaio 1506. I 2 metri e 40 di altezza della statua mostrano il sacerdote troiano Laocoonte che tenta di districarsi dalle spire del serpente avviluppato su di lui e i suoi figli: una vendetta della dea Atena, che voleva impedire ai troiani di scoprire l’inganno del Cavallo ordito da Ulisse. Un’opera monumentale già famosa ai tempi di Plinio, che ne parla nella sua Storia Naturale attribuendola a tre scultori di Rodi, Agesandro, Atanodoro e Polidoro. In effetti, il dubbio se il gruppo marmoreo sia l’originale scolpito a Rodi o a Pergamo, nel II sec. a. C., o non piuttosto una copia realizzata in età romana di una precedente statua in bronzo non è mai stato sciolto. La ricerca archeologica non ha messo l’ultima parola, ma è certamente storico il fascino che essa e altre dell’antico Giardino delle Statue vaticano esercitarono su Napoleone, che se ne impadronì nel 1797 con il Trattato di Tolentino. Una ruberia che il generale francese trasformò in una sorta di trionfo personale, facendo sfilare per le vie di Parigi, collocate su carri, le statue confiscate allo Stato pontificio. Opere che con il Trattato di Vienna ripresero quasi tutte la via dell’Italia. Esposto attualmente nei Musei Vaticani, il Laocoonte continua a sbalordire per la grande padronanza tecnica dei suoi scultori, capaci di controllare in maniera unitaria l’estrema dinamicità del gruppo scultoreo.

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AL VIA OGGI L’ANNO IBSENIANO, UN’AMPIA SERIE DI MANIFESTAZIONI ED EVENTI

 CHE IN NORVEGIA ED IN ALTRI PAESI RICORDERANNO LA FIGURA DI HENRIK IBSEN

 

OSLO. = Con un articolato programma di manifestazioni, ha inizio oggi in Norvegia l’Anno ibseniano che vuole ricordare la figura del drammaturgo Henrik Ibsen. Nel centesimo anniversario della morte dell’intellettuale norvegese - diversi gli eventi anche in altri Paesi – si intende sottolineare l’importanza dell’eredità lasciata da Ibsen. Nelle sue opere, l’autore proclama la libertà dell’individuo e la sua visione umanistica e artistica non si può inquadrare in pensieri filosofici definiti e semplici messaggi ideologici. Gli scritti di Ibsen mostrano all’uomo il cammino verso la libertà personale e invitano a riflettere sui valori autentici della vita. Considerato uno dei più grandi nomi della letteratura mondiale, Henrik Ibsen è stato uno dei personaggi chiave della moderna svolta intellettuale europea, guadagnandosi il titolo di padre del teatro moderno. La sua produzione letteraria, che conserva ancora grande attualità, comprende 26 opere teatrali e una raccolta di poesie. Ibsen amava anche dipingere: tanti i paesaggi su tela, le caricature e gli schizzi da lui realizzati e oggi raccolti ad Oslo in un museo. Ibsen.net ha anche realizzato un archivio di questi lavori riprodotti in versione digitale. Nei suoi drammi realistici, Ibsen ha cercato di mettere in luce gli aspetti negativi della società come l’ipocrisia e l’inganno, l’uso del potere, la manipolazione, e ha rivendicato tenacemente la verità e la libertà. Ne sono esempio “I pilastri della società” e “Spettri”. Un ruolo assai importante per il movimento di liberazione della donna ha giocato poi “Casa di bambola”. I personaggi dei drammi di Ibsen vivono situazioni della quotidianità. Lo scrittore voleva infatti dar vita a rappresentazioni convincenti, dove potesse essere riconoscibile la realtà. (T.C.)

 

 

PAKISTAN: BAMBINI MUSULMANI E CRISTIANI FESTEGGIANO INSIEME L’ EID AL-ADHA

E IL NATALE. L’INIZIATIVA DEL CONSIGLIO NAZIONALE PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO ALLO SCOPO DI PROMUOVERE

I VALORI PER UNA PACIFICA CONVIVENZA

 

LAHORE. = Il Consiglio nazionale per il dialogo interreligioso del Pakistan ha coinvolto in una funzione religiosa bambini musulmani e cristiani per celebrare le due grandi festività religiose dell’Eid al-Adha e del Natale. Lo riferisce l’agenzia Asianews. “Crediamo tutti in un unico Dio – ha detto Allama Sahibzada Muhamamd Yad Zahoori, segretario congiunto della Lega degli Ulema musulmani del Punjab, alla St. Mary Hall di Guldberg, Lahore, dove si è svolta la celebrazione - egli ci ha insegnato ad amare tutti gli esseri umani e noi abbiamo il bisogno di mostrare il nostro amore. Ognuno dovrebbe portare questo concetto nella sua casa e fare in modo che, al posto delle differenze, possa crearsi la pace”. E rivolgendosi ai bambini il religioso ha detto: “Siete ambasciatori di pace. Dovete poter crescere senza dare peso alle differenze di colori o di fede. Questo è l’unico modo per portare armonia e pace nella società e nella nazione”. Il padre cappuccino Francis Nadeem, patrocinatore del Consiglio, ha ringraziato il religioso per la sua presenza ed ha spiegato che lo scopo del gruppo è proprio quello di promuovere una armonia interreligiosa. “E’ molto importante - ha sottolineato - portare avanti il progetto con i giovani, perché questa è l’età in cui si possono instillare i valori che creano una società armoniosa e moderata, dove tutti vivono rispettando il credo di ognuno”. (T.C.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

14 gennaio 2006

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Alessandra Errico -

        

 

Sempre più tesi i rapporti tra l’Iran, che intende portare avanti il suo programma nucleare, e la comunità internazionale. Il rappresentante della politica Estera dell'Unione Europea, Javier Solana, ha affermato che l’intervento dell’ONU resta l’unica soluzione, escludendo così l’inquietante ipotesi dell’azione militare. Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, ha dichiarato, intanto, che non esiste nessun motivo per sospendere la ricerca sull’uranio arricchito. Non abbiamo bisogno – ha aggiunto - di armi nucleari. Il capo di Stato iraniano ha anche precisato che il governo di Teheran non limiterà il proprio programma atomico anche se il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite gli ordinerà di farlo. Di Iran si è parlato anche ieri durante la prima visita a Washington del cancelliere tedesco, Angela Merkel, con il presidente degli Stati Uniti, George Bush. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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“Non ci lasceremo intimidire da un Paese come l’Iran: i comportamenti e le dichiarazioni dei suoi leader sono inaccettabili”. Il presidente americano Bush e Angela Merkel, hanno ritrovato la convergenza su questo punto, durante la prima visita del nuovo Cancelliere tedesco alla Casa Bianca, finalizzata a rilanciare i rapporti bilaterali, dopo gli attriti sull’Iraq avvenuti con il suo predecessore Schroeder. I due leader hanno criticato le prese di posizione di Tehran nei confronti di Israele e la decisione di togliere i sigilli dell’ONU alle apparecchiature nucleari utilizzabili per costruire armi. L’Iran, dotata dell’atomica, ha detto Bush, non è nell’interesse della sicurezza internazionale, e la Merkel ha concordato. Washington ha detto in varie occasioni, che tutte le opzioni restano sul tavolo, compresa quella militare, ma ieri i due leader si sono concentrati sulla strategia comune per portare la questione davanti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, condivisa anche dagli altri Paesi europei. In questa sede potrebbero essere imposte sanzioni economiche alla Repubblica islamica, ma per approvarle, è necessario ottenere anche il via libera di Russia e Cina che hanno interessi petroliferi molto importanti in Iran. Il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha detto che le autorità di Teheran gli hanno comunicato l’intenzione di riprendere il dialogo ma se questa apertura non fosse seria, Washington e Berlino non vedrebbero alternative al deferimento della crisi al Consiglio di Sicurezza. Il cancelliere tedesco ha sollevato anche il problema della prigione di Guantanamo che vorrebbe vedere chiusa. Ma Bush ha bocciato la richiesta dicendo che il penitenziario di Guantanamo serve a proteggere gli americani.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Raid americano in un villaggio del Pakistan contro un covo di presunti terroristi, tra i quali era stata segnalata la presenza del numero due di Al Qaeda, al Zawahiri. Secondo alcune fonti, il terrorista sarebbe morto ma i servizi segreti pakistani hanno smentito questa notizia. Sull’attacco compiuto nella notte dalle forze statunitensi, il nostro servizio:

 

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Il numero due di Al Qaeda, il medico egiziano al Zawahiri, potrebbe essere stato ucciso durante un raid aereo americano pianificato dalla CIA e condotto, nella notte, in un villaggio del Pakistan, al confine con l’Afghanistan. Lo riferisce l’emittente statunitense CNN precisando che l’attacco ha causato la morte di almeno 18 persone. Secondo fonti locali, le vittime sono tutti civili pakistani, tra cui donne e bambini. La notizia della presunta morte del medico egiziano è stata smentita, invece, dai servizi segreti di Islamabad. Secondo l’intelligence pakistana, anche il mullah Omar, leader dell’ex regime afghano dei talebani, era presente nel villaggio al momento dell’attacco. Ma il suo portavoce ha dichiarato che il mullah Omar, genero di Osama Bin Laden, non è rimasto ucciso nel bombardamento. E’ stato accertato che l’obiettivo principale del raid era al Zawahiri, ritenuto uno dei responsabili della pianificazione degli attentati dell’11 settembre 2001 contro le Torri Gemelle. Ma le autorità americane non hanno confermato l’uccisione del medico egiziano, apparso lo scorso 6 gennaio in un video trasmesso dalla televisione araba al Jazeera nel quale aveva chiesto al presidente americano, George Bush, di ammettere la sconfitta in Iraq. Il raid è stato condotto nella zona di Bajaur, una delle sette zone tribali pakistane amministrate con un sistema autonomo di leggi basate sull’Islam. Subito dopo il raid, è stata organizzata, nei pressi del villaggio colpito, una manifestazione contro gli Stati  Uniti. I manifestanti hanno anche chiesto al presidente pakistano, Pervez Musharraf, di aprire un’indagine.

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In Iraq fonti del tribunale speciale, incaricato del processo Saddam Hussein e sette suoi collaboratori, hanno smentito che il presidente della corte, il curdo Rizkar Mohamed Amin, abbia manifestato l’intenzione di dimettersi, come riportato invece da fonti giornalistiche.

 

Episodi di violenza anche in Afghanistan, dove è salito ad almeno nove il numero delle persone rimaste uccise in furiosi scontri tra ribelli e truppe statunitensi, appoggiate da forze afghane, nella provincia sud-orientale di Paktia e in quella centrale di Uruzgan. In queste zone sono operanti, secondo il governo di Kabul e l’esercito americano, gruppi di ribelli talebani e di al-Qaeda.

 

“Le condizioni di salute del premier israeliano restano invariate e sono gravi ma stabili”. Lo hanno reso noto fonti dell’ospedale di Gerusalemme dove è ricoverato Sharon, dopo l’ictus che lo ha colpito lo scorso 4 gennaio. Le stesse fonti hanno anche precisato che i medici continuano a ridurre gradualmente la dose di sedativi per consentire al premier di uscire dal coma farmacologico indotto. E’ stata respinta, intanto, la proposta di inserire simbolicamente Sharon nella lista elettorale di “Kadima” per le elezioni del prossimo 28 marzo.

 

Sedici ribelli maoisti e un soldato nepalese sono morti in seguito a scontri tra forze governative e ribelli maoisti. Fonti dell’esercito hanno riferito che i combattimenti sono avvenuti a Syangja, a circa 225 chilometri dalla capitale Kathmandu. Nei primi giorni del 2006, la guerriglia maoista aveva posto fine ad una tregua concordata con il governo.

 

In Indonesia, l’influenza aviaria ha provocato la morte di un’altra persona. Sale così a 12 il numero delle vittime accertate nel Paese asiatico. In Belgio si sospetta, inoltre, un nuovo caso di aviaria: una persona è morta in un ospedale di Bruxelles dopo un viaggio in una regione turca colpita dalla malattia. Nel famigerato ceppo H5N1 sono state riscontrate, intanto, delle piccole mutazioni, ma per l’OMS non si può ancora stabilire se queste saranno causa di una rapida trasmissione della malattia da uomo a uomo. Per arginare la diffusione dell’aviaria nel mondo, l’UE intende anticipare almeno 4 milioni di euro degli 80 milioni previsti, mentre la Banca Mondiale contribuirà con circa 35 milioni di dollari.

 

Tragedia in Romania: almeno sette minatori sono morti e cinque sono rimasti feriti a causa di un’esplosione avvenuta sabato mattina nella miniera di Anina, nel sud-ovest del Paese. Lo ha annunciato, stamani, la direzione della miniera, situata a più di mille metri di profondità, una della più profonde d’Europa.

 

Rischia l’arresto Ali Agca, l’attentatore di Giovanni Paolo II, che dopo la scarcerazione di ieri non si è presentato nel posto di polizia a Pendik, in Turchia, per firmare nel registro delle persone in libertà vigilata. Entro lunedì mattina dovrà presentare un certificato medico che giustifichi l’assenza. In caso contrario, nei suoi confronti sarà emesso un mandato di cattura per diserzione. Agca, non avendo infatti ancora assolto nel suo Paese agli obblighi di leva, deve presentarsi al posto di polizia ogni 12 ore.

 

Sono otto i candidati che si contenderanno, domani, la poltrona di presidente della Finlandia. Nei sondaggi, favoritissima è la socialdemocratica Tarja Halonen, capo di Stato uscente. Il servizio di Vincenzo Lanza:

 

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Sono otto i candidati che si contendono con voto diretto dell’elettorato la poltrona di presidente della Finlandia per i prossimi sei anni di mandato. Secondo i più recenti dati di ricerche pre-elettorali, la maggioranza dei finlandesi chiamerà ancora alla massima carica dello Stato per un secondo ed ultimo mandato l’attuale presidente, l’avvocato signora Tarij Halonen, cresciuta politicamente nell’area sindacale socialdemocratica. Sarà il risultato di domenica sera ad indicare se la signora Halonen otterrà più del 50 per cento dei voti, risultando subito eletta, oppure se l’elettorato dovrà di nuovo recarsi alle urne domenica 29 gennaio. In questo secondo caso, la signora Halonen dovrà confrontarsi con il primo degli altri sette candidati, che risulterà eletto dal voto di domenica 15 gennaio. Dopo una campagna elettorale molto calma, i toni si sono improvvisamente accesi in quest’ultima settimana con contrasti in particolare sulla necessità o meno della Finlandia di aderire in pieno agli altri 19 Paesi NATO, partecipando quindi a tutti gli effetti alle manovre NATO con forze militari finlandesi di rapida reazione. La Finlandia aderisce, per il momento, solo al cosiddetto programma di associazione per la pace della NATO.

 

Per la Radio Vaticana, Vincenzo Lanza.

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Elezioni anche in Cile per il ballottaggio di domani tra la candidata socialista, Michelle Bachelet, e il rappresentante del centro-destra, Sebastian Pinera. Nelle ultime ore di campagna elettorale, i due aspiranti alla guida del Paese hanno riaffermato i punti fondamentali dei rispettivi programmi di governo. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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La socialista sostiene che il lavoro svolto dai tre governi della concertazione di centro-sinistra, che hanno guidato il Paese dopo la fine della dittatura, è stato eccezionale. Michelle Bachelet ha dichiarato, inoltre, che se verrà eletta potrà attaccare il vero problema cileno: la forte disuguaglianza esistente tra ricchi e poveri. La risposta dell’imprenditore di centro-destra, Sebastian Pinera, si fonda invece su una logica totalmente differente. I governi della concertazione hanno affrontato i problemi esistenti, hanno anche ottenuto risultati ma ora hanno fatto il loro tempo, appartengono al passato. E poi - assicura - una democrazia è veramente sana quando esiste una alternanza.  Negli ultimi giorni della campagna elettorale i due candidati hanno percorso in lungo e in largo il Paese per assicurarsi il voto degli indecisi e, magari, convincere settori esitanti del fronte opposto a mutare la scelta. Lo sforzo è stato importante, ma da una settimana si è consolidata la sensazione che la Bachelet sia riuscita a superare Pinera nelle preferenze dell’elettorato. Se così fosse, la leader socialista, oltre ad essere stata il primo ministro della difesa donna d’America Latina, passerebbe alla storia come primo presidente donna del Sudamerica uscito dal voto popolare.

 

Da Santiago, Maurizio Salvi, Ansa, per la Radio Vaticana.

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