RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno L n. 11 - Testo della
trasmissione di mercoledì 11 gennaio 2006
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
La
città di Patrasso, capitale europea della cultura del
2006: con noi, Maria Kakridì
CHIESA E SOCIETA’:
Non
si può escludere nessuna misura. Così il premier Tony Blair
dopo la riapertura di impianti di ricerca atomica in Iran
11
gennaio 2006
DIO E’ UNA REALTA’ CHE DIFENDE L’UOMO E NON
UN’UTOPIA:
COSI’ ALL’UDIENZA GENERALE BENEDETTO XVI, CHE HA
INCORAGGIATO
IL LAVORO DI COMUNITA’ TERAPEUTICHE CHE COMBATTONO
LA DROGA. AL TERMINE,
IL PAPA HA AVUTO UN INCONTRO PRIVATO CON 23 BAMBINI
DI BESLAN
Tra le sue molte conoscenze
l’uomo contemporaneo non si dimentichi di Dio, che rappresenta per l’uomo il
più grande baluardo contro il male. All’udienza generale di questa mattina in
Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha ripreso il tema della maestà divina sugli
eventi umani, celebrata dal Salmo 143, ma anche della
verità portata da Cristo nel Vangelo che, ha detto, “non è un’ipotesi, ma una realtà”.
Il servizio di Alessandro De Carolis.
**********
Un canto di pace e di vittoria
sul male. Il Salmo 143 mostra Dio in tutta la sua onnipotenza e, per contrasto,
la fragilità dell’uomo che di quella forza divina si fa scudo per proteggersi
dal male. Un concetto già più volte affrontato in
altre catechesi del mercoledì, che stavolta Benedetto XVI, davanti a circa 8
mila persone, riprende e approfondisce per ribadire che è Dio a dare senso a
ogni atto della vita umana. Un senso pieno anche per l’uomo di oggi, tentato
qualche volta dall’ampiezza del suo sapere a dimenticare l’amicizia di Dio
portata da Cristo sulla terra:
“E’ importante nel nostro tempo
che non dimentichiamo Dio, con tutte le altre conoscenze che abbiamo nel
frattempo, che sono tante. Ma diventano tutte problematiche, anzi pericolose,
se manca la conoscenza fondamentale che dà senso e orientamento a tutta la
conoscenza di Dio, del Creatore”.
Questa considerazione a braccio
ha concluso la precedente riflessione del Pontefice sul Salmo che descriveva,
in un gioco di rapporti filiali, la “professione di umiltà” del Salmista –
cosciente della propria debolezza e della propria transitorietà – e in modo
speculare la sovranità del Messia atteso:
“Egli è la roccia sicura e stabile, è la grazia amorosa, è la fortezza
protetta, il rifugio difensivo, la liberazione, lo scudo che tiene lontano ogni
assalto del male”.
(Canto Salmo)
L’umiltà indotta dalla grandezza
divina ha ispirato una pagina di un antico Padre della Chiesa, Origene.
Riprendendola, Benedetto XVI si è soffermato con una riflessione spontanea sui
rischi che corre l’uomo quando, al contrario, ripone
un’eccessiva fiducia nel sapere disgiunto dalla verità di Dio:
“Per noi cristiani Dio non è più, come nella
filosofia precedente il cristianesimo, un’ipotesi, ma è una realtà, perché Dio
ha piegato il cielo ed è sceso. Il cielo è Egli stesso (...) E Origene
giustamente vede nella parabola della pecora smarrita che il pastore prende
sulle sue spalle, una parabola dell’incarnazione di Dio, e così conoscenza di
Dio divenuta realtà, divenuta amicizia, comunione. Ringraziamo il Signore che
ha piegato il cielo, è sceso e ha preso sulle sue spalle la nostra carne. Porta
noi nella nostra strada di vita”.
Nel salutare i pellegrini in
sette lingue, tra cui i gruppi dell’Opera romana pellegrinaggi e i giovani del
Movimento dei focolari, Benedetto XVI ha avuto parole di incoraggiamento
particolari per la Federazione italiana comunità terapeutiche,
da 25 anni in prima linea contro la tossicodipendenza:
“Auguro loro di proseguire con entusiasmo nell’opera di sostegno e di
recupero di quanti sono vittime della droga e dell’emarginazione”.
Un ultimo augurio del Pontefice
ha poi riportato in evidenza il significato della festa liturgica di domenica
scorsa: “La festa del Battesimo del Signore che ha chiuso il tempo natalizio –
ha detto il Papa - vi sia di stimolo, cari amici, perché nel ricordo del vostro
battesimo siate pronti a testimoniare con gioia la fede in Cristo in ogni
situazione, nella salute e nella malattia, in famiglia, nel lavoro e in tutti
gli ambienti.
**********
E al termine dell’udienza generale, Benedetto XVI ha avuto
un incontro privato, durato solo una manciata di minuti, in una delle salette
attigue all’Aula Paolo VI, con un trentina di bambini
di Beslan, vittime della ferocia dei terroristi
islamici nella scuola occupata per tre giorni. Benedetto XVI li ha accarezzati
e ha voluto sapere i loro nomi, grazie all’aiuto di una interprete.
Secondo l’agenzia ANSA, il Papa ha detto: “Questi bambini hanno subito un
trauma violentissimo. Aiutiamoli affinché possano dimenticare la tragedia ed
affinché siano testimoni di pace per il futuro dell’umanità”. E prima che si recassero all’udienza generale,
Roberta Moretti ha potuto incontrare per pochi minuti i piccoli di Beslan:
**********
(Parole in
russo)
E’ la
voce di uno dei bambini sopravvissuti all’attacco terroristico
ceceno del primo settembre 2004 in una scuola
di Beslan, nell’Ossezia del
Nord. Una trentina di loro è giunta in Italia il 6
gennaio per una visita organizzata dalla Protezione Civile Italiana in
collaborazione con il governo osseto, che li ha
portati anche a Milano e Venezia. Il bimbo, che ha accettato di parlarci mentre gli altri erano sopraffatti dall’emozione,
ci dice di essere molto contento di questo viaggio e, riferendosi ai coetanei
italiani, afferma semplicemente una grande verità: “Sono esattamente come noi”.
E ci dice poi il suo nome:
R. – Sermat.
D. –
Lo conosci il Papa? Che cosa sai di lui?
R. –
Non so tanto.
D. –
Hai visitato Roma? Cosa ti è piaciuto di più?
R. –
Il Colosseo ed anche il centro storico.
Ma quale ricordo hanno questi piccoli di quella
terribile tragedia, costata la vita a 340
persone, tra cui oltre 200 bambini?
Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Marta Di Gennaro, responsabile Sanitaria
della Protezione Civile Italiana:
R. –
Questi bambini non parlano della tragedia e dei loro terribili ricordi. Noi sappiamo
che sono bambini gravemente feriti nell’animo, perché li abbiamo seguiti dai
giorni immediatamente successivi alla vicenda fino a portarli adesso in Italia.
Siamo andati spesso a trovarli. Li abbiamo seguiti nei momenti più critici,
quando erano ricoverati per guarire i traumi del corpo e dello spirito. Quindi,
sappiamo quanto hanno sofferto. Vediamo, però, con gioia che in questo loro
soggiorno italiano sono tornati ad essere bambini spensierati.
D. – Qual è il messaggio che i bambini di Beslan portano a Benedetto XVI?
R. – Il messaggio, inutile dirlo, è quello della
vita che continua e della speranza di pace: che episodi come questo non si
verifichino mai più nel mondo.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre
la prima pagina l’Iraq: gli USA smentiscono di avere trattative con i terroristi
e con gli uomini di Saddam Hussein.
Servizio
vaticano - Una pagina dedicata al cammino della Chiesa in Europa.
Servizio
estero - Un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Il Sudan resta immerso in
crisi gravissime”; ad un anno dall’accordo che ha posto fine
all’ultraventennale conflitto nel Sud.
Servizio
culturale - Un articolo di Ferdinando Montuschi in
merito al settimo rapporto sulla scuola cattolica in Italia.
Un
articolo di Matthew Fforde
dal titolo “Polanski è abile, ma dov’è la dickensiana apertura alla speranza?”: in margine alla
riduzione cinematografica del romanzo “Oliver Twist”.
Servizio
italiano - In rilievo l’influenza aviaria.
=======ooo=======
11 gennaio 2006
LA
‘RIVOLUZIONE’ ALLE PORTE DEL SISTEMA TV DIGITALE:
VANTAGGI
E RISCHI DI UNA NUOVA TECNOLOGIA,
CHE POTREBBE EMARGINARE
LE CLASSI MENO ABBIENTI.
OCCASIONE
PER RIFLETTERE SU UNA TELEVISIONE IN CRISI DI CONTENUTI
-
Intervista con Raffaele Barberio -
Già da qualche anno si fa un gran parlare del sistema
digitale terrestre, senza però da parte del pubblico televisivo avere compreso
bene la necessità di questa trasformazione, né i possibili vantaggi, né le
modalità per accedere a questo tipo di ricezione. Dunque, a che punto siamo di
questa ‘rivoluzione’ che qualcuno giudica ineluttabile? Roberta Gisotti ha
intervistato il dott. Raffaele Barberio, esperto di
comunicazione, direttore di “key4biz”, quotidiano on line
di telecomunicazioni, media e Internet:
**********
R. – Bisogna convincersi tutti che la strada imboccata è
una strada senza ritorno ed è una strada importante ed attraente innanzitutto.
Per dare un’idea: mettete a confronto il vecchio disco a 33 giri in vinile con
un normale CD, di quelli che oggi usiamo in tutte le nostre case. Il passaggio
dall’analogico al digitale nel campo della televisione indica proprio questo:
la possibilità di vedere tante altre cose, di vederle con una nitidezza e una
pulizia di immagine e di suono senza precedenti e, ciò che più conta, di poter
disporre di nuovi servizi televisivi, di nuovi programmi che rispondono a
caratteristiche nuove, cioè dotate di un requisito di interattività.
D. – Questa rivoluzione arriva, però, in un momento di crisi
della televisione generalista, sia pubblica che
privata, sotto accusa da ogni parte per la pochezza dei contenuti, per la
mancanza di originalità creativa, per l’appiattimento informativo ed anche per
l’invasione pubblicitaria, e allo stesso tempo di incertezza della TV
satellitare che non è decollata come si ipotizzava. Insomma, ci si chiede a che
serve rinnovare la tecnologia se i programmi restano gli stessi?
R. – Intanto stabilirei un principio fondamentale. La
tecnologia non è un obiettivo. La tecnologia è un mezzo. La tecnologia di per
sé non ci aiuterà a trovare delle nuove idee. Questo ha a che fare con
un’azione di tipo creativo, ma ha a che fare anche con i valori di una società.
La televisione ha svolto un ruolo fondamentale nello scorso secolo, dagli anni
Cinquanta fino agli anni Settanta. All’epoca ci furono grandi contenuti. Oggi
abbiamo un sacco di tecnologia, rischiamo di essere però
immersi da una ‘marmellata’ indistinta, ovvero da una quantità di programmi che
non sempre rispondono a requisiti di qualità. Questo, naturalmente, è un
problema estremamente importante che riguarda la responsabilità di coloro che
fanno televisione. Riguarda anche, però, la responsabilità da parte del
pubblico. Il pubblico deve usare in modo intelligente il telecomando. Deve
saper spegnere e saper cambiar canale ed evitare di avere con la televisione un
rapporto del tutto passivo, cioè di elettrodomestico che viene
acceso quando si entra in casa e da cui si assorbe, come una spugna, qualunque
cosa. Questo va fatto innanzitutto nel rispetto delle generazioni più giovani e
dei minori. Questo è fondamentale per la gestione di qualunque mezzo di
comunicazione.
D. – Tornando agli aspetti tecnici, al momento, quanta
parte del territorio in Italia è coperta dal segnale digitale?
R. – Al momento tutte le più
grandi città italiane sono coperte agevolmente dal digitale terrestre. Abbiamo
anche la disponibilità dei decoder, queste scatoline che mettiamo sotto il
televisore e che ci permettono di vedere il segnale digitale. Abbiamo quindi un
numero di canali maggiore. Tuttavia, al momento, il digitale terrestre si sta
concentrando su alcuni segmenti di programmazione. Penso, ad esempio,
all’offerta relativa al calcio, tra l’altro immettendo un elemento nuovo:
quello del pagamento in misura proporzionale al consumo.
D. – A questo proposito, dottor Barberio,
qualcuno obietta che questo crea cittadini di serie A e cittadini di serie B …
R. – Questo è un problema strategico di straordinaria
rilevanza perché c’è un’espressione indicata dagli addetti ai lavori, il ‘digital divide’,
che è esattamente il divario che separa coloro che hanno l’accesso a questi
nuovi strumenti e coloro che, invece, ne sono emarginati. E’ fondamentale che
l’avvento delle tecnologie venga fatto nel rispetto
dell’accesso garantito alla più ampia porzione di popolazione. Questo riguarda
l’Italia, ma anche tutti i Paesi europei e gli Stati del mondo emergente.
D. – Ci sono delle direttive in ambito europeo?
R. – L’Europa ha indicato a ciascun Paese membro l’esigenza
di correre verso l’obiettivo della digitalizzazione
dei sistemi nazionali, che non riguardano soltanto la televisione, ma
riguardano gli interi sistemi di comunicazione. E’ proprio della
metà di novembre 2005 una risoluzione, approvata in ambito di Parlamento
europeo, che indica la necessità di fissare dei termini anche temporali per
l’abbandono del segnale analogico televisivo, ed è stato indicato nel 2012. In
Italia, per esempio, negli anni passati fino a qualche settimana fa, si è
indicato il 31 dicembre 2006 come data dello spegnimento del segnale analogico.
Naturalmente non era una data ipotizzabile. Qualcuno l’aveva anche detto
anticipatamente. Allora, si è spostata questa linea di demarcazione alla fine
del 2008 ed è probabile che questo limite possa essere rispettato.
Naturalmente, in quel caso, ciascuno di noi deve dotare la propria abitazione
di un televisore digitale, oppure di una piccola scatolina che converte il
nuovo segnale digitale analogico consentendo quindi di trattenere ancora per
qualche tempo il vecchio televisore.
**********
PUTIN E YUSCHENKO, IN VISITA IN KAZAKHSTAN,
DIFENDONO DI NUOVO
L’ACCORDO DI RUSSIA E UCRAINA SUL GAS DOPO LA
SFIDUCIA, IERI,
DEL PARLAMENTO DI KIEV AL GOVERNO DI YEKANUROV
- Intervista con Giuseppe Bettoni
-
La decisione di ieri del Parlamento ucraino di
sfiduciare il governo “destabilizza la situazione” ed
è un “atto irresponsabile”. Lo ha detto il presidente dell’Ucraina, Viktor Yuschenko, da ieri in
visita ad Astana, in Kazakhstan,
per la cerimonia di insediamento
del capo di Stato kazako Nazarbayev.
In Ucraina, intanto, il premier Yekanurov, sfiduciato
ieri dal Parlamento per aver sottoscritto l’accordo sul gas con la Russia, ha
dichiarato che intende continuare a lavorare alla guida del governo fino elle
legislative del prossimo 26 marzo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
**********
In
Ucraina si acuisce la spaccatura politica in seguito all’accordo raggiunto lo
scorso 4 gennaio dai governi di Mosca e Kiev sulla
fornitura di gas dalla Russia all’ex Repubblica sovietica. Il presidente
ucraino, Viktor Yuschenko,
e il presidente russo, Vladimir Putin, hanno
nuovamente difeso dal Kazakhstan, dove si trovano per
l’insediamento del rieletto capo di Stato Nazarbaiev,
l’intesa sul nuovo prezzo del metano. Ma questo accordo, che avrebbe
dovuto archiviare la cosiddetta “guerra del gas”, torna invece a
dividere l’Ucraina. Ieri, il Parlamento di Kiev ha
sfiduciato infatti il governo di Yuri
Yekanurov, al quale viene rimproverato di aver
sottoscritto un’intesa “inaccettabile”. Secondo i deputati ucraini, l’esecutivo
ha ceduto troppo facilmente alla richiesta russa di un adeguamento del prezzo
del metano - passato da quasi 56 dollari ad oltre 90 dollari ogni mille metri
cubi - mettendo in pericolo l’equilibrio economico del Paese. Ma il voto di
sfiducia del Parlamento – ha replicato Yuschenko dal Kazakistan – è “incomprensibile, incostituzionale e
sbagliato”. La mozione è stata sostenuta dall’ex premier Yulia
Timoshenko, paladina della cosiddetta rivoluzione
arancione che adesso si schiera con gli oppositori di Yuschenko.
Secondo l’ex premier, l’intesa con Mosca ha piantato in Ucraina i semi di
“nuove e forse più profonde crisi”.
**********
Per
comprendere le dinamiche di questa frattura all’interno del Parlamento ucraino,
ascoltiamo al microfono di Fausta Speranza, il docente di geopolitica
all’Università Tor Vergata di Roma, Giuseppe Bettoni:
**********
R. – Ci sono, da una parte, i filorussi
che sono stati messi in angolo nelle scorse elezioni, durante la rivoluzione
‘arancione’. Ma dall’altra, ci sono anche pezzi del partito di Yushenko, guidati dall’ex primo ministro, la signora Timoshenko. Quindi, esiste una frattura interna oggi in
Ucraina, che in realtà sta semplicemente cavalcando il rifiuto dell’accordo alla
Russia come scusante, per cercare di abbattere Yushenko
o quanto meno il suo attuale governo.
D. – Certamente la questione è diventata una questione
interna all’Ucraina, come lei ci spiega, però è anche vero che qualcosa rimane
in sospeso tra Ucraina e Russia?
R. – Non è assolutamente risolto tutto e Putin è riuscito a lacerare quello che era il risultato
della rivoluzione ‘arancione’. Se fosse esistito un compatto insieme politico
che si fosse opposto alla vecchia strategia di rapporto quasi unilaterale con
la Russia – e quindi Yushenko ne fosse stato il
leader – oggi Putin avrebbe raggiunto un accordo con Yushenko e al tempo stesso avrebbe creato una forte
opposizione interna che avrebbe reso più fragile la sua posizione. E’ evidente
quindi che Putin continua in qualche modo a voler ricontrollare
l’Ucraina. E’ evidente che non ha ancora – se mi permette il modo di dire –
“mollato l’osso”. E’ più che mai convinto di dover influenzare i rapporti con
qualche Paese o comunque il Paese stesso e continua a farlo. In un certo qual
senso, potremmo quasi dire che ci guadagna. E’ aumentato quello che l’Ucraina
paga alla Russia in gas e, comunque, l’Ucraina oggi ha fatto un passo indietro
rispetto a quello che era l’obiettivo raggiunto con la rivoluzione ‘arancione’.
D. – La posta in gioco è soltanto l’Ucraina oppure c’è
anche il rischio, per esempio, che la Bielorussia si metta sulla stessa strada di indipendenza?
R. – Per la Bielorussia il
discorso è articolato, per il semplice motivo che è più fedele e in una
situazione diversa rispetto all’Ucraina. Però è vero che, in questo momento,
c’è la paura a Mosca di un effetto domino che possa compromettere il ruolo
internazionale in quell’area della Russia stessa. E Putin lo ha fatto capire dal 1° gennaio: la questione
dell’energia è l’elemento essenziale. I gasdotti, i rapporti con Schroeder, tutte queste cose ce
possiamo leggere in maniera separata sono tutti segnali chiari che vanno in
quella direzione.
D. – In
definitiva, con che cosa identificare la “nuova” Ucraina uscita dalla
rivoluzione ‘arancione’?
R. – Se mi avesse fatto questa domanda due giorni fa le
avrei detto con una voglia di prendersi per mano, da soli, e voler lanciare
politiche di sviluppo nuove, con una persona che è Yushenko
e con un nuovo modo di fare politica che si allontana profondamente anche da
quello della Bielorussia, per esempio. Fatta oggi la
domanda, invece, ha un’altra risposta. Bisogna capire quante ore o quanti
giorni durerà l’azione della Timoshenko. Ma se
riuscirà a strutturarsi in questo modo di fare politica potremo dire che il
Parlamento ucraino è tornato a fare politica in un certo modo, dove tutto viene usato per ricontrollare il potere nazionale o in
qualche modo cementare il potere nel proprio partito. E questo è sicuramente un
passo indietro. Forse, se le cose andranno così, rischieremo di non avere più
traccia della rivoluzione ‘arancione’, tra uno o due anni.
**********
PRIMO incontro A LIVELLO internazionale sul rapporto
tra televisione e ragazzi,
organizzato dal Comitato di Applicazione
del Codice per la Tutela
dei Minori in TV
- Con noi Elisa Mann -
Nei giorni
scorsi si è svolto a Roma il primo incontro internazionale sul rapporto tra
televisione e ragazzi, organizzato dal Comitato di Applicazione del Codice per
la Tutela dei Minori in TV. Il convegno ha radunato per la prima volta intorno
allo stesso tavolo, esperti e personalità istituzionali
di vari Paesi europei, con lo scopo di realizzare politiche di tutela sempre
più efficaci. Il servizio di Andrea Rustichelli:
**********
“I ragazzi e la televisione in Europa”. Questo il titolo
dell’incontro che in due sessioni diverse ha fatto il punto sulla situazione
internazionale in materia di tutela dei minori nei confronti del cosiddetto
piccolo schermo. Piccolo nelle dimensioni forse, ma capace di una straordinaria
influenza sui comportamenti e sugli stili di vita come tutti i relatori hanno
osservato motivando la delicatezza dell’argomento trattato. “La tutela dei
minori non è una forma di censura ma è anzi uno
strumento per incrementare la qualità della nostra Tv”, ha affermato nel suo intervento introduttivo
Riccardo Chiappa, presidente emerito della Corte Costituzionale e vice
presidente del Comitato per la tutela dei minori in Tv. Dello stesso comitato,
sentiamo Elisa Mann, che è anche responsabile delle
politiche culturali del CENSIS:
R. – Nel corso degli anni, le preoccupazioni dei genitori,
degli educatori, sugli effetti della televisione, sui contenuti negativi della
televisione, violenza, pornografia e molti altri, è andata crescendo anche nel
nostro Paese. Da 3 anni l’Italia ha un codice di autodisciplina su questo, “Tv
e minori”, che deve essere applicato grazie all’azione di un comitato - di cui
io faccio parte – che vigila appunto per l’applicazione del codice. In questi 3
anni si sono fatti dei passi in avanti notevoli dal punto di vista
dell’organizzazione di nuove strade, nuove esperienze, nuove forme per
intervenire. Naturalmente questo non significa che la televisione è cambiata di
colpo, perché continuano a permanere programmazioni che possono essere
pericolose per i minori, rispetto alle quali noi contiamo, come comitato “Tv e
minori”, numerosissimi reclami. E’ importante sottolineare che il codice di autodisciplina
“Tv e minori” è stato assorbito dalla legge di sistema 112.
Quindi attualmente il codice cessa di essere un codice di autodisciplina, di
autoregolamentazione ed è diventato una legge. Noi abbiamo promosso, come
Comitato “Tv e minori”, questo convegno con i comitati degli altri Paesi
europei, per vedere come si può migliorare e rendere più efficace l’azione del
Comitato nel nostro Paese e in generale.
**********
la città di Patrasso, capitale europea della cultura
del 2006
-
Intervista con Maria Kakridì -
E’
la città di Patrasso la capitale europea della
cultura del 2006, designata dalla Commissione europea. Durante questo nuovo
anno moltissimi saranno gli eventi che vedranno protagonista la città greca.
L’iniziativa della capitale della cultura nasce nel 1985 per favorire una maggiore
conoscenza delle culture tra gli stati membri della Comunità. Il servizio di
Marina Tomarro:
**********
(musica)
Una serie di manifestazioni incentrate sulla figura di
Sant’Andrea, patrono della città; diverse conferenze che mirano ad individuare
i comuni valori tra le Nazioni europee, una grande mostra dedicata al genio di
Leonardo da Vinci: questi sono alcuni tra i più importanti avvenimenti che Patrasso ha organizzato in
occasione di questo anno dedicato alla cultura. Maria Kakridì,
docente di linguistica presso l’Università di Atene:
“Patrasso è terza città della
Grecia, dopo Atene e Salonicco, come popolazione ma anche come importanza. E’
un grande porto. E’ anche, ovviamente, una città molto vivace, se così possiamo
dire. E così il fatto che sia stata designata come capitale della cultura per
il 2006 significa che ritrova un po’ il suo ruolo come città importante, visto
che Atene è stata capitale della cultura, Salonicco anche … Allora, adesso è
giusto che sia Patrasso ad esserlo!”.
Patrasso si colloca al centro di un
triangolo archeologico e culturale immaginario di grande importanza, che vede a
Nord l’antica Delfi, Epidauro a Sudest e Olimpia ad
Ovest. Ma come viene vissuta la cultura, oggi, in
questa città? Ascoltiamo ancora Maria Kadridì:
R. – E’ una città grande: ha sempre avuto una borghesia
importante e una vita culturale importante. Ci sono tanti scrittori, musicisti,
politici che vengono da Patrasso. Per esempio la
famiglia di Papandreu, in cui ci sono tre generazioni
di politici, viene da lì. Quindi, ha sempre avuto questa vita culturale molto
vivace, con gente che voleva creare. Si fanno tanti convegni; lì si tiene anche
un festival della poesia … E credo che con questa opportunità, tutte queste
cose saranno rivalorizzate e, anzi, si faranno molte
più cose.
D. – Ma quali sono i benefici che Patrasso
potrà avere grazie a questa designazione così prestigiosa?
R. – Il fatto che si parlerà della cultura greca di oggi
credo sia molto importante sia per la Grecia ed i suoi abitanti, sia per la
stessa Patrasso. Darà l’opportunità anche alla
giovane generazione, che tende a fare riferimento sempre ad Atene, di osservare
i prototipi culturali della musica, della poesia, dei festival … E credo che
tutto questo sia molto importante!
(musica)
**********
=======ooo=======
11 gennaio 2006
AVIARIA: NUOVO CASO IN TURCHIA.
IN CINA SCOPERTO IL 33ESIMO FOCOLAIO. L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ HA
RIBADITO
CHE NESSUN CONTAGIO SI È FINO AD ORA VERIFICATO DA UOMO A UOMO.
OGGI INCONTRO DI VETERINARI A BRUXELLES
ROMA. = Aveva toccato a mani nude
alcuni polli morti del suo cortile la donna che ieri è stata
ricoverata a Sivas, nella Turchia centro-orientale,
divenendo così la quindicesima persona infetta da influenza aviaria accertata
negli ultimi dieci giorni nel Paese. La donna, di circa 40 anni, ha raccontato
che qualche giorno fa aveva notato polli morti nel cortile della sua casa di
campagna e che li aveva presi a mani nude per gettarli nella spazzatura.
Successivamente si è sentita poco bene ed è stata colpita da febbre molto alta;
ricoverata in ospedale le è stata diagnosticata l’influenza aviaria, anche se
non si sa ancora se si tratti del ceppo H5N1. La FAO (l’Organizzazione per
l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni Unite) ha lanciato l’allarme: il
virus dell’influenza aviaria potrebbe diventare endemico in Turchia e seri
rischi potrebbero sussistere per i Paesi vicini. Intanto un nuovo focolaio, il
33esimo dall’inizio dello scorso anno, è stato scoperto nella provincia cinese
del Guizhou. Decine di migliaia di volatili sono
stati abbattuti e ora – ha affermato il ministero dell’Agricoltura di Pechino –
tutto è sotto controllo. Le autorità sanitarie hanno però
annunciato la morte di altre due persone che avevano contratto il virus. Un
bambino di sei anni è invece in gravi condizioni. “Possiamo senza dubbio
affermare che il tasso globale di mortalità dell’influenza aviaria è tra il 50
e il 60 per cento e che questo dato è valido anche per la
Cina” ha detto il portavoce dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità
(OMS) Roy Wadia. Il
direttore regionale europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Marc Denzon, ha ribadito oggi che
fino a questo momento non c’è stato contagio da uomo a uomo del virus
dell’influenza aviaria. (T.C.)
KENYA: IL VESCOVO DI ELDORET, CORNELIUS KIPNG’ENO ARAP KORIR,
SUGGERISCE AL GOVERNO POSSIBILI SOLUZIONI PER FAR
FRONTE ALLA CARESTIA
CHE HA COLPITO IL PAESE.
APPELLO DELL’ONU ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER
GLI AIUTI
NAIROBI. = La provincia
nord-orientale del Kenya è stata di recente colpita dalla siccità. Mons. Cornelius Kipng’eno Arap Korir, presidente della
Conferenza episcopale del Kenya, ha dimostrato di apprezzare, secondo quanto
riferisce l’agenzia Fides, la decisione del governo di proclamare lo stato
d’emergenza per la grave carestia. Il presule, però, ha manifestato il suo
rammarico per il ritardo con il quale è giunto il provvedimento: soltanto l’1
gennaio. Si contano infatti, almeno 40 casi di morte
dovuti ad una vita di stenti e di malattie legate alla malnutrizione. Questi
decessi hanno indotto il vescovo a suggerire al governo di prelevare mais dalle
regioni che registrano delle eccedenze, per distribuirlo a quelle che ne sono
deficitarie. Il programma di acquisto del mais, per sopperire alle necessità
alimentari, avrà un costo di circa 150 milioni di dollari e prevede la
fornitura di acqua potabile sia per la popolazione che per gli animali, la
ricostruzione delle riserve di foraggio e la fornitura di sementi ai contadini
per la nuova stagione di semina. Dalla Chiesa cattolica arriva un appello alla
solidarietà e la proposta di creare anche dei centri di raccolta per aiutare le
zone in difficoltà. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per
l’alimentazione e l’agricoltura, la siccità sta mettendo a rischio in Africa la
vita di oltre 11 milioni di persone. Per questo, ha lanciato un appello alla
comunità internazionale. Secondo il Programma Alimentare Mondiale (PAM), per
far fronte alla grave carestia occorrono 64 mila tonnellate di aiuti alimentari
fino al giugno 2006, con una disponibilità attuale di solo 16.700 tonnellate. (A.E.)
ALL’ASSEMBLEA BIENNALE DEL CONSIGLIO CATTOLICO
DELL’INDIA
IL CARDINALE TOPPO SOTTOLINEA L’IMPORTANZA DEL RUOLO
DELLA CHIESA
NELL’EDUCAZIONE DEGLI ESCLUSI
NEW DELHI. = La Chiesa ha
sempre avuto un’attenzione particolare per gli emar-ginati e la promozione
dell’educazione dei poveri e delle categorie sociali più deboli è un dovere
prioritario di ogni cattolico. Lo ha ricordato il cardinale Telesphore
Toppo, presidente della Conferenza dei vescovi indiani (CCBI), intervenendo nei
giorni scorsi a New Delhi, come riferisce l’agenzia SarNews,
all’assemblea biennale del Consiglio cattolico dell’India (CCI). E’ un
organismo della Conferenza episcopale impegnato in
attività caritative e di promozione umana. All’incontro sul tema “L’educazione
cattolica e la sollecitudine della Chiesa per gli esclusi” hanno partecipato
180 delegati dalle 155 diocesi del Paese. Parlando all’apertura dei lavori
nella sua qualità di presidente del Cci, il cardinale
Toppo ha voluto elogiare lo straordinario contributo dato dalle istituzioni
cattoliche in India nel campo dell’educazione, un impegno - ha ricordato - riconosciuto e apprezzato in tutto il Paese. L’educazione è infatti uno dei
maggiori campi di azione della Chiesa in India, dove gli istituti cattolici
sono spesso preferiti per la loro superiore qualità ed efficienza rispetto alle
scuole statali. In questo senso si sono espressi anche diversi
autorevoli pedagoghi intervenuti all’assemblea. Si sono detti preoccupati dagli
attuali trend del sistema scolastico indiano gestito sempre più secondo criteri economicisti e
meno attento alla dimensione sociale dell’educazione. (L.Z.)
FAR
CONOSCERE LE CONCLUSIONI DEL SINODO DEI VESCOVI PER UN PIÙ FORTE
IMPEGNO DI FEDE: È L’OBIETTIVO DEL CONVEGNO
ORGANIZZATO DALL’AMBASCIATA
DEL PERÙ
PRESSO LA SANTA SEDE CHE SI È SVOLTO STAMANI
ALLA
PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE
ROMA. = Divulgare le conclusioni del Sinodo dei vescovi
dello scorso ottobre per un impegno verso la fede cattolica. È l’obiettivo
dell’Ambasciata del Perù presso la Santa Sede che ha promosso una conferenza
dal titolo “L’XI Assemblea Generale Ordinaria del
Sinodo dei Vescovi”. L’incontro, che si è svolto questa mattina nell’aula Paolo
VI della Pontificia Università Lateranense, è frutto della volontà di tradurre
l’autentico sentimento cristiano del popolo peruviano, che anela essere sempre
vicino al Papa. All’evento hanno preso parte mons. Nikola
Eterovic, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi,
e mons. Rino Fisichella, rettore della Lateranense.
Tra gli argomenti della conferenza, il ruolo che l’istituzione sinodale svolge
come organismo vicino al Santo Padre. (T.C.)
MAROCCO:
IL RE MOHAMED VI FIRMA UNA GRAZIA PER 1.059 DETENUTI.
IL
PROVVEDIMENTO IN CONCOMITANZA CON LA FESTIVITÀ RELIGIOSA ODIERNA
DEL SACRIFICIO
DELL’AGNELLO
RABAT. = Il re del Marocco Mohamed
VI ha firmato la grazia per 1.059 persone recluse nelle carceri. Il
provvedimento del sovrano, scrive l’agenzia MISNA, è in concomitanza con la
festività religiosa del sacrificio dell’agnello (Aid el Kebir o Aid
el Adha) che si celebra
oggi insieme alla ricorrenza del 62esimo anniversario dell’indipendenza. Come
avvenuto negli ultimi tre anni, il sovrano di Rabat ha concesso a una parte dei
carcerati indulti totali, ad altri indulti parziali sulla pena da scontare. Dal
2003, anno della nascita del suo primogenito ed erede alla corona, Mohamed VI ha già provveduto a liberare 47.988 carcerati,
risolvendo in parte una delle più gravi emergenze del Marocco: il
sovraffollamento dei penitenziari. Secondo i rapporti di numerose
organizzazioni umanitarie locali e internazionali in molte carceri del Paese le
condizioni di vita dei detenuti sono difficilissime, questo anche a causa della
vetustà degli impianti carcerari. Il nuovo indulto concesso da Mohamed VI giunge appena un giorno dopo il discorso in cui
il sovrano del Marocco ha chiesto ufficialmente scusa per i 40 anni di abusi
dei diritti umani compiuti nel suo Paese e denunciati il mese scorso in un
dossier della Commissione per la riconciliazione e la verità (IER). (T.C.)
PRESENTATO OGGI A ROMA “STADIUM”, STORICA RIVISTA
DEL CENTRO
SPORTIVO ITALIANO NELLA SUA NUOVA VESTE TIPOGRAFICA
- A cura di Giancarlo La Vella
-
ROMA. = “Stadium”
torna nella sua veste tipografica più tradizionale, confermando, dopo un breve
periodo di attesa,
il suo ruolo di organo di stampa mensile del CSI (Centro Sportivo Italiano).
L’obiettivo è apertamente dichiarato: il magazine che ama lo sport pulito. Una
scelta di campo netta e ambiziosa in un momento così importante per il mondo
agonistico sempre alle prese con i suoi scandali, il doping e i buchi
finanziari in primis, e alla vigilia di due grandi appuntamenti come le Olimpiadi
invernali di Torino e i Mondiali di Calcio in Germania. Ma “Stadium”
vuole tornare ad essere anzitutto cassa di risonanza per lo sport di base,
strumento educativo per i giovani, sano passatempo per i meno giovani e tutti
coloro che, lontano dalle grandi platee, si dedicano costantemente all’attività
motoria. Da quest’anno il giornale sarà edito dal gruppo
Periodici San Paolo e firmato dai direttori don Giusto Truglia e da Gianni Visnadi. Con
il primo numero del 2006, la cui copertina è dedicata al centauro Marco
Melandri, “Stadium” celebra anche i suoi 100 anni:
nato nel 1906 come organo della Federazione delle Associazioni Sportive
Cattoliche Italiane, ha nel tempo rappresentato la tribuna privilegiata di
presentazione del Centro Sportivo Italiano alla società civile, al mondo
sportivo, ecclesiale e politico italiano. Presenti alla conferenza stampa, tra
gli altri, il presidente del CSI, Edio Costantini; il
presidente del CONI. Gianni Petrucci,
e mons. Carlo Mazza, responsabile dell’Ufficio Sport e Tempo libero della CEI.
(G.L.)
=======ooo=======
11
gennaio 2006
- A cura di Amedeo Lomonaco -
“Non si esclude nessuna misura”. Lo ha detto il premier
britannico Tony Blair commentando la riapertura dei
siti di tecnologia atomica iraniani. Nonostante le rassicurazioni di Teheran sull’uso civile dell’energia nucleare, sono
numerose le richieste rivolte dalla comunità internazionale alla Repubblica
islamica di tornare sui propri passi. Gli Stati Uniti minacciano il deferimento
al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e successive sanzioni economiche. Ma come viene percepita, tra gli iraniani, la decisione di riaprire
i centri di ricerca nucleare? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Alberto Zanconato, corrispondente Ansa da Teheran:
**********
R. – C’è stata una campagna martellante alla televisione
di Stato, il mezzo di informazione più seguito, per sottolineare il diritto
dell’Iran a dotarsi di una tecnologia nucleare pacifica. Io credo che la
maggioranza della popolazione iraniana concordi sul fatto che l’Iran abbia
diritto a questa tecnologia e che questa tecnologia sia pacifica.
D. – Gli Stati Uniti minacciano il deferimento dell’Iran
all’ONU e successive sanzioni. Che percezione c’è a Teheran?
Si teme addirittura il ricorso ad azioni militari contro gli impianti nucleari?
R. – Questo tipo di timori non è mai venuto meno nel senso che la
Repubblica islamica, da quando è nata 27 anni fa, ha sempre vissuto in una
situazione di crisi, prima per la presa degli ostaggi nell’ambasciata
americana, poi per successivi scontri verbali e minacce con gli stessi Stati
Uniti o con gli europei. Oggi poi gli americani accusano l’Iran di interferire
nella questione irachena. Quindi, questo Paese è abituato a vivere in una situazione
di crisi. Sembra che questa sia la strategia adottata, quella di un confronto
diretto con l’Occidente. Ora bisogna vedere se questa strategia punti, alla fine, ad
ottenere maggiori risultati magari non solo nel campo delle trattative
nucleari, ma anche nelle relazioni politiche con l’Occidente su vari aspetti.
Oppure bisogna vedere se, effettivamente, la strategia da parte di una nuova élite politica sia più
conservatrice e voglia effettivamente isolare il Paese perché ritiene che, in
questa situazione, abbia maggiori possibilità di mantenere il potere.
**********
Un militare americano ed un civile iracheno sono rimasti
uccisi in uno scontro a fuoco tra truppe statunitensi e ribelli nei pressi
della città di Al Jalidiya,
ad ovest di Baghdad. Intanto, negli Stati Uniti, il presidente americano,
George Bush, ha dichiarato ieri che i soldati
statunitensi dovranno ancora “affrontare sacrifici e aspri combattimenti” fin
quando in Iraq le forze di polizia e le truppe irachene saranno in grado di
garantire stabilità e sicurezza. Sul discorso del presidente americano,
ascoltiamo il servizio di Paolo Mastrolilli:
**********
L’Iraq rischia di scivolare di nuovo nella tirannia se
invece di superare le differenze settarie e costruire un governo di unità
nazionale, il Paese continuerà a dividersi in base alle rivalità del passato.
E’ l’avvertimento lanciato ieri dal presidente Bush,
tenendo un nuovo discorso per difendere la sua politica nel Golfo Persico. Dopo
le elezioni del 15 dicembre scorso, nel Paese arabo sono riprese le violenze
che hanno fatto decine di vittime fra gli iracheni e gli americani e rischiano
di deragliare il processo politico. Quindi, il capo della Casa Bianca ha detto
ai leader locali che solo il compromesso e la condivisione del potere possono
portare all’unità e alla democrazia durevole. Bush si
è rivolto anche al pubblico interno, perché i sondaggi dicono che
l’approvazione della sua linea a Baghdad è scesa di nuovo sotto il 40 per
cento, mentre uno studio appena pubblicato sostiene che il costo del conflitto
potrebbe raggiungere i due trilioni di dollari. Quindi, allungando lo sguardo
alle elezioni di medio termine, in programma a novembre, ha richiamato
l’opposizione democratica a promuovere un dibattito responsabile sulla guerra,
evitando le accuse e le dispute che favoriscono il nemico. Poi ha chiesto alla
comunità internazionale di cancellare il debito dell’Iraq e di aiutare la
ricostruzione.
Per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
Sono leggermente migliorate le
condizioni di salute del primo ministro israeliano Ariel
Sharon: secondo i dottori, “non è più in pericolo immediato di vita”. La radio
israeliana ha rivelato che i medici potrebbero decidere di cessare la somministrazione dei sedativi,
gradualmente ridotta a partire da lunedì mattina. Intanto,
il futuro politico di Israele appare sempre più nella mani
dell’attuale premier Ehud Olmert.
Secondo i sondaggi elettorali, Olmert avrebbe,
infatti, almeno 45 seggi al Parlamento.
Terremoto in Kashmir, fortunatamente
senza vittime e danni. Stamani nella regione, al confine tra Pakistan e India,
è stata avvertita una scossa di magnitudo 5.1 gradi della scala Richter. L’epicentro è stato localizzato 200 chilometri a
nord-est di Peshawar, capitale del Kashmir pakistano,
colpito già nell’ottobre scorso da un devastante terremoto che provocò oltre 87 mila morti e 3 milioni e mezzo di
senzatetto.
La Costituzione
europea “è un trattato morto per l’Olanda”. Lo ha detto, stamani, il ministro
degli Esteri olandese, Ben Bot, a conclusione di un
incontro con la collega austriaca Plassnik,
presidente di turno dell'Unione Europea. Bot ha
confermato che il suo governo non sottoporrà, nuovamente, il testo
costituzionale a un referendum, dopo il voto negativo di
giugno 2005, il secondo dopo quello degli elettori francesi.
In Italia, comincia tra poco l’esame
alla Camera del provvedimento su amnistia e indulto. Lo ha deciso la Conferenza
dei capigruppo della Camera. Alleanza Nazionale e Lega Nord hanno già
annunciato un’opposizione molto dura. Il primo voto è comunque atteso per
domani mattina alle 11.00.
L’ex-presidente del Perù,
Albero Fujimori, non potrà ricandidarsi
alla guida del Paese nelle consultazioni del prossimo 9 aprile. Lo ha deciso il
Consiglio elettorale nazionale. Fujimori ha comunque
due giorni di tempo per fare ricorso. Attualmente, è detenuto in Cile dove è
stato arrestato a novembre di ritorno dal Giappone, Paese in cui si era rifugiato
in seguito ad uno scandalo finanziario.
Verrà emesso
un mandato di cattura internazionale dalle autorità croate nei confronti di Dragan Vasiljkovic, un ex
paramilitare serbo accusato di aver commesso atrocità durante la guerra
serbo-croata del 1991-95. Vasiljkovic, soprannominato
“Capitano Dragan”, sarebbe in Australia sotto falso
nome. Secondo un rapporto ONU, durante il conflitto, Dragan
Vasiljkovic era considerato il vice del famigerato
comandante Arkan, ucciso nel 2000 in un attentato a
Belgrado.
=======ooo=======